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Capitolo 4. La famiglia

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Academic year: 2021

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Capitolo 4. La famiglia da San Miniato ad Empoli

La prima generazione di ebrei sanminiatesi: Abramo di Dattilo di Matassia di Sabato de Synagoga.

Matassia di Sabato de Synagoga fu titolare della prima condotta per San Miniato con il figlio Vitale, fondatore dell’illustre famiglia da Pisa, mentre l’altro figlio di Matassia, Dattilo e poi, il di lui figlio, Abramo daranno vita al gruppo parentale da San Miniato che per oltre un secolo dimorerà prevalentemente ad Empoli.

Il capostipite della famiglia da San Miniato fu dunque Dattilo di Matassia di Sabato de Synagoga cui presto successe il figlio Abramo. Se si prescinde dalle notizie contenute nei capitoli di prestito di cui Abramo fu il referente fin dal rinnovo per San Miniato del 1416, le informazioni su Abramo non sono abbondantissime, ma sufficienti per farsi un’idea del suo operato. Va infatti osservato che Abramo fu l’unico membro della famiglia ad essere citato nella documentazione pubblica sanminiatese. Era nato nel 1383 probabilmente a Perugia.

Il 31 ottobre 14131 il camerlengo del comune di San Miniato deve effettuare due restituzioni di denaro, una di 260 lire e l’altra di 5 lire ad Abramo che aveva anticipato il denaro necessario per il pagamento della gabella del sale. Il comune si impegna a saldare il debito “cum hebreo” entro il successivo mese di novembre ma ancora al 12 maggio 14142 Abramo non può essere pagato per le difficoltà finanziarie del comune, il cui debito ammonta ora a ben 400 lire.

Il 7 luglio 14183 Abramo, in lite con alcuni sanminiatesi, fa procuratore l’ebreo Samuele alias Mele del fu Ventura da Cremona, anche lui abitante a San Miniato, del quale non si hanno altre notizie.

Un atto4 catastale del 27 giugno 1427 ci informa che a tale data vivono a San Miniato, assieme ad Abramo, sua moglie Susanna di Angelo di Dattilo di

1

Cfr. ASCSM, Comunità di San Miniato. Deliberazioni dei Priori e del Consiglio, n.2318, cc.37v.-38v.

2

Cfr. ASCSM, Comunità di San Miniato. Deliberazioni dei Priori e del Consiglio, n.2318, cc.84v.-85r.

3

Cfr. ASFi, Notarile Antecosimiano, n.17986, cc.52v.-54r. Esistono altri due documenti, in cui Abramo fa richiesta di pagamento, risalenti l’uno al 1424 e l’altro al 1428; per questi cfr. ASCSM, Comunità di San Miniato. Deliberazioni dei Priori e del Consiglio, n. 2321, c. 244v; ibidem n. 2326, cc. 19r.-21v.

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Vitale da Perugia con i figli Manuele, Dattilo, Angelo, Consiglio, Stella, Rosa e Dolce.

Dallo stesso documento sappiamo che Abramo possiede un appezzamento di terra tenuto a grano, vigna, oliveto e bosco, con una colombaia “guasta” nel comune di San Miniato, più un bue.

Ancora nel giugno 14295 Abramo risulta sempre possedere una “presa” di terra tenuta a grano e vigna e un bue; probabilmente lo stesso terreno che in parte viene adibito anche a cimitero come vedremo in seguito.

Fino al gennaio 1438 Abramo continua a comparire nei documenti d’archivio di San Miniato dove abita anche dopo l’apertura del banco di Empoli. Infatti sia il Comune che molti abitanti di San Miniato risultano debitori di Abramo, spesso definito semplicemente come “il giudeo” o “Abramo ebreo”6 a dimostrazione di un certo e durevole riconoscimento del suo ruolo di capofamiglia e di responsabile dell’insediamento ebraico.

Per quanto residente a San Miniato, Abramo è attestato per la prima volta nel Castello di Empoli il 31 maggio 14307 in occasione di una richiesta di restituzione di 3 lire a Michele d’Andrea di Empoli. Da questo momento in poi la sua attività di prestito e quella dei suoi figli ad Empoli sarà sempre più documentata.

Per quanto poche siano le notizie su Abramo, esse risultano essenziali per seguire il percorso di progressivo avvicinamento che il suo gruppo parentale compì dalle colline sanminiatesi fino alla città di Firenze. Il 29 ottobre 14328 infatti Abramo stipula con le autorità fiorentine l’ultima condotta conosciuta per San Miniato che permetteva anche l’apertura ufficiale del primo banco ebraico ad Empoli e dopo cinque anni, esattamente il 17 ottobre 14379, fu proprio Abramo ad ottenere capitoli di prestito per l’esercizio della pratica feneratizia nella capitale del dominio. 4 Cfr. ASFi, Catasto n.289, cc.354rv. 5 Cfr. ASFi, Catasto n.309, c.949r. 6

Cfr. ASCSM, Comunità di San Miniato. Deliberazioni dei Priori e del Consiglio, nn.2326-2330.

7

Cfr ASCE, Archivio del Podestà di Empoli. Atti civili, n.1, c.56v.

8

Cfr. ASFi, Capitoli, Appendice n.29, cc.19r.-22v. già in BRUSCINO A.,L’insediamento ebraico di San Miniato, in <<Miscellanea Storica della Valdelsa>>, Anno CX n.3 (2004), pp.27-52; e ASFi, Signori e Collegi, Giornali delle deliberazioni in forza di speciale autorità, n.6, c.91r

9

Cfr. ASFi, Capitoli, Appendice, n.29, cc.29r.-32r. [già in A. BRUSCINO, Una famiglia di banchieri ebrei, cit., pp.142-157].

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Nell’arco di questi anni San Miniato rimane la residenza di Abramo che ha ancora rapporti con il comune il 3 novembre 143210 quando il consigliere Filippo di Iacopo Gacci propone, proposta successivamente accettata, che si impegni presso l’“ebreo”, appunto Abramo di Dattilo, una parte dei beni requisiti ai ribelli per ottenerne in cambio un prestito di denaro sufficiente a comprare un moggio di grano per Giovanni “Marconis” creditore nei confronti del comune.

A distanza di quasi quattro anni dall’apertura del banco di Empoli il comune di San Miniato è ancora indebitato con Abramo cui viene chiesto, il 5 giugno 1436, un prestito di 47 fiorini per raggiungere la somma necessaria per il pagamento della gabella sul vino, dovuta a Firenze11.

Un non altrimenti noto “Dattero Ioseph” ebreo affitta per due anni, in data 8 maggio 143712, nel terziere di Fuoriporta di San Miniato una casa “cum apotheca et palchis et cameris”. La casa era appartenuta ad un ribelle alla dominazione fiorentina ed era stata acquisita dal comune di San Miniato; Abramo di Dattilo compare nel documento in qualità di garante e di fideiussore per Dattero.

Il 28 luglio 143713 il Comune obbliga Abramo, detto feneratore ancora nella terra di San Miniato, ad anticipare 200 lire per pagare i guastatori inviati a distruggere i raccolti nel contado lucchese. Il successivo 14 gennaio 143814 il debito non risulta saldato da parte delle autorità sanminiatesi.

Solo al 13 gennaio 144115 risale la seconda notizia certa relativa alla presenza di Abramo nel castello di Empoli dove risulta creditore di Giovanni Orsi per una somma di 40 lire.

Un atto del 3 marzo 144816 ricorda Abramo di Dattilo come ebreo abitante ad Empoli che nomina suo procuratore Sabato di Bonaventura, ebreo di Montepulciano ma abitante a Firenze, affinché recuperi ogni sua quantità di denaro dovutagli da Mosè di Leuccio, ebreo di Viterbo, abitante a Montepulciano.

10

Cfr. ASCSM, Comunità di San Miniato. Deliberazioni dei Priori e del Consiglio, n.2326, cc.149v.-150r.

11

Cfr. ASCSM, Comunità di San Miniato. Deliberazioni dei Priori e del Consiglio, n.2329, cc.172v. e 173r.

12

Cfr. ASCSM, Comunità di San Miniato. Deliberazioni dei Priori e del Consiglio, n.2330, c.36v.

13

Cfr. ASCSM, Comunità di San Miniato. Deliberazioni dei Priori e del Consiglio, n.2328, cc.170v.-171r.

14

Cfr. ASCSM, Comunità di San Miniato. Deliberazioni dei Priori e del Consiglio, n.2330, c.36v.

15

Cfr. ASCE, Archivio del Podestà di Empoli. Atti civili, n.7, cc.12rv.

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L’ultimo documento attestante l’attività di Abramo ad Empoli risale al 20 agosto 145117, quando recupera un credito di 1 lira e 1 soldo dal calzolaio empolese Mario di Pippo debitore di suo figlio Dattilo.

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La seconda generazione di ebrei sanminiatesi: Angelo, Dattilo e Manuele figli di Abramo di Dattilo di Matassia di Sabato.

Già prima della morte di Abramo furono i figli Angelo, ma soprattutto Manuele e Dattilo, ad occuparsi del banco empolese benchè il loro orizzonte fosse più ampio di quello costituito dal castello di Empoli. La loro residenza, e quella dei figli in particolare, sarà sì prevalentemente ad Empoli ma lo stimolo ad allargare la sfera delle proprie attività, soprattutto in direzione di Firenze, obbliga a seguire nel tempo le tappe della loro vita.

Manuele di Abramo di Dattilo

Il primogenito di Abramo, Manuele, nato quasi certamente tra il 1407 e il 140818, compare per la prima volta sulla piazza di Empoli il 2 gennaio 143619 come ebreo feneratore ad Empoli che trattiene in pegno una corazza e una cintola d’argento per un prestito di otto lire e sette soldi concesso a un “Nannis” di Francesco “Gellarii” di San Miniato. Da questa data in avanti sono sempre più fitti i documenti relativi alla presenza e all’attività di Manuele ad Empoli anche se non mancano atti documentari attestanti il suo impegno presso il banco ai Quattro Pavoni di Firenze.

Sposato con Stella di Abramo di Dattilo di Abramo da Recanati, ebbe ben sette figli: Salomone, Isacco, Mosè, David, Jacob, Abramo e Fiore. La moglie apparteneva forse ad una famiglia meno agiata di quella di Manuele se la dote ammontava a soli 90 fiorini20.

La documentazione podestarile empolese attesta una sua quasi ininterrotta presenza nel castello di Empoli fino al 1450 perché impegnato nel locale banco di prestito e perché riveste il ruolo più significativo sia per quello che concerneva i rapporti con le autorità sia per quanto riguardava le relazioni interne al nucleo ebraico stesso.

18

La nostra fonte è una portata catastale del 27 giugno 1427 [ASFi, Catasto, n.289, cc.354rv.] in cui Abramo di Dattilo da San Miniato denuncia il nome e l’età dei propri familiari.

19

Cfr. ASCE, Archivio del Podestà di Empoli. Atti civili, n.3, c.28r.

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Manuele il 29 dicembre 143821 in Firenze, in qualità di procuratore del padre, nominava soci del banco di Firenze Jacob, Isacco e Abramo di Salomone di Bonaventura da Terracina, abitanti a Prato. Ancora a Firenze, il 12 aprile 145122 maestro Aliuccio del fu Salomone di Aliuccio da Arezzo, “auctoritate sibi concessa vigore capitulorum que habet cum Magnifico Comune Florentie cum licentia et consensu expressis Bonaventure Bonaventure ebrei de Terracina, habitantis in terra Prati”, fa suo procuratore Manuele che nomina “coram dominis officialibus Montis Comunis Florentie et eorum notario” Consiglio di Abramo da Gubbio e Salomone di Abramo da Forlì per prestare ad Arezzo “omnem quantitatem denariorum quam eis videbitur, ultra duo milia florenorum”.

Il 9 aprile 145523 Manuele è ricordato nella documentazione ancora come feneratore nel castello di Empoli quando revoca la nomina di Salomone di Tivoli che non potrà godere quindi dei benefici previsti dai capitoli di prestito. Di contro Manuele nomina Abramo di maestro Vitale da Siena e i suoi figli Bonaventura e Vitale a godere del beneficio contenuto nei capitoli di prestito relativamente all’esenzione dal portare il segno dell’O.

La mancanza dei capitoli del 145924, stipulati fra il 16 e il 18 giugno, non ci permette di conoscere con esattezza quali fossero le condizioni di prestito degli ebrei tra i cui nomi compare, in qualità di titolare del banco dei Quattro Pavoni, quello di Manuele di Abramo da San Miniato.

Seguire le tappe della vita di Manuele come di molti altri membri della sua famiglia è cosa assai complessa dato il loro numero e le loro attività professionali che andarono da quella tradizionale del prestito su pegno a quelle della mercatura e del rigattiere.

Gli impegni di prestatore e socio di più banchi lo portarono, se non proprio a viaggiare, quanto meno a fare la spola tra Empoli e Firenze dove i da San Miniato avevano investito gran parte dei loro capitali fin dal 1437. Ecco che il 3 febbraio 146125 Manuele compare a Firenze come prestatore presso il Banco dei Quattro Pavoni e ancora ad Empoli quando, tra il 19 e il 24 novembre 146126,

21

Cfr. ASFi, Capitoli, n.101, c.8rv.

22

Cfr. ASFi, Notarile Antecosimiano, n.50, c.19r.

23

Cfr. ASFi, Notarile Antecosimiano, n.15031, c.19r.

24

Cfr. ASFi, Otto di Guardia e Balia, n.12, c.42r.

25

Cfr. ASFi, Otto di Guardia e Balia della Repubblica, n.14, c.17v.

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paga una tassa di 4 fiorini d’oro al camerario di Firenze e di 8 fiorini d’oro agli Ufficiali del Monte per poter prestare nel banco locale.

Manuele ricompare a Firenze il 12 maggio 146527. Due anni dopo, il 6 maggio 146728, viene eletto, insieme con Manuele di Isacco da Fano, come arbitro in un atto di scioglimento di una società di prestito costituita a Pistoia il 17 agosto 1466 da Consiglio di Aliuccio da Viterbo, abitante a Pisa, Gaio di Manuele da Todi, abitante a Pistoia e il convertito Raffaele, una volta ebreo con il nome di Sabato da Pistoia con il figlio Salomone. Il fatto che fosse stato scelto come arbitro per una faccenda abbastanza delicata come questa ci permette di ipotizzare che la sua figura fosse abbastanza conosciuta nell’ambito dell’ebraismo toscano, non fosse altro per il fatto che era figlio di quell’Abramo che per primo era riuscito ad aprire banco in Firenze.

In data 8 dicembre 146829 Manuele revoca la procura e ogni mandato fatti il precedente 7 ottobre ai figli Salomone, Isacco e Davide e a qualsivoglia loro sostituto. Il 27 gennaio 1469 Manuele, ancora abitante a Firenze e feneratore al presto dei Quattro Pavoni, notifica l’emancipazione del figlio David.

Al 16 novembre 1469 Manuele è morto da più giorni come recita un atto notarile del 16 novembre dello stesso anno30 quando la moglie Stella, abitante a Firenze, si dichiara “non ydoneam ad curam et tutelam” dei figli e dei loro beni, e chiede perciò che sia nominato un tutore.

Tra i beni meno traducibili in denaro Manuele lasciò ai figli anche una ricca biblioteca “di cui facevano parte fra l’altro un codice, ora Laurenziano, del cabbalistico Sepher ha-Orà e quel manoscritto del Talmud, noto tanto per la sua bellezza esteriore quanto per la sua antichità e per l’importanza delle sue varianti, che si trova nella Nazionale di Firenze”31. Più di Manuele però forse furono il figlio Isacco e sua moglie Virtudiosa a coltivare la lettura e l’amore per lo studio come vedremo più sotto.

Vedremo essere i suoi figli, o parte di essi, e i suoi nipoti, a mantenere viva la presenza degli ebrei della famiglia da San Miniato ad Empoli.

27

Cfr. ASFi, Notarile Antecosimiano, n.16824, cc.434r.-437v.

28

Cfr. ASFi, Notarile Antecosimiano, n.16824, cc.422r.-423v.

29

Cfr. ASFi, Notarile Antecosimiano, n.16827, c.116v.

30

Cfr. ASFi, Notarile Antecosimiano, n.16827, cc.193r.-195v.

31

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Dattilo di Abramo di Dattilo

Uno dei primi rappresentanti della famiglia da San Miniato a comparire sulla piazza di Empoli è Dattilo che il 7 dicembre 143532, all’età di ventiquattro anni, trattiene presso di sé una mantella e una camicia impegnate da un notaio pratese.

Nei primi anni di vita del banco empolese Dattilo si alterna con il fratello Manuele nella gestione e documenti locali ci confermano la sua attività di prestito. Dattilo compare ad Empoli ancora nel 1449 e fino al 1461 come creditore di molti abitanti del castello33.

Dalla documentazione finora reperita sembra che Dattilo sia stato più di tutti gli altri da San Miniato artefice del successo del banco empolese tanto che, a differenza dei fratelli, non risulta fare la spola con i banchi di Firenze. Forse non è un caso neppure il fatto che il suo primogenito Mosè sia l’unico ebreo sanminiatese detto “da Empoli”.

Da una Stella, sposata in prime nozze, Dattilo ebbe Mosè e Ricca, mentre dalla seconda moglie, Perla di Jacob di Mosè di Elia da Borgo San Sepolcro ebbe gli altri quattro figli Abramo, Zaccaria, Graziosa e Stella o Bella.

Dattilo muore fra il 1462 e il 1463.

Angelo di Abramo di Dattilo

Nato nel 1422 e sposato con Bionda di Ventura di Sabbattuccio da Pescia, Angelo, dei tre figli di Abramo, è quello di cui abbiamo meno notizie e che compare ad Empoli più tardi di tutti, per la prima volta esattamente il 25 marzo 146334 in occasione della richiesta di un credito insoluto di 2 fiorini che poi verranno pagati il 20 maggio successivo ad un Dattilo ebreo, probabilmente suo fratello.

32

Cfr. ASCE, Archivio del Podestà di Empoli. Atti civili, n.3, c.17r.

33

Per la lettura dei documenti relativi a Dattilo si rimanda all’Appendice Documentaria; pure cfr. ASCE, Archivio del Podestà di Empoli. Atti civili, n.11, c.4r; n.13, c.22r; n.20, c.85v.

34

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In un complesso atto notarile sulla divisione di alcuni beni dei da San Miniato del 15 gennaio 146635 Angelo, e suo nipote Mosè, figlio di primo letto di Dattilo di Abramo, vengono nominati “gubernatores et administratores” del banco empolese per 4 anni con un salario di 100 fiorini d’oro l’anno da dividersi fra Angelo, che percepirà 60 fiorini e sarà tenuto “ad faciendum expensas discipulis et factoribus dicti presti Empolis et forensibus ibi venientibus”, e Mosè cui andranno 40 fiorini “pro eius labore salario et exercitio”. La chiusura dei conti avvenuta l’11 ottobre 1465 ci rivela la buona salute di cui godeva il presto di Empoli se aveva un attivo di 4100 fiorini d’oro. Il 30 marzo 146636 vengono pignorati due libri di conto del banco di Empoli dove Angelo risulta abitare. Il successivo 1 aprile37 gli Otto di Guardia e Balia ne stabiliscono la restituzione all’ebreo.

Nel 146938 Angelo abita ancora ad Empoli quando, il 22 novembre, rinuncia alla tutela dei figli dei fratelli Manuele e Dattilo ormai defunti perchè si dichiara impossibilitato a farlo per motivi di salute [“infirmus et non bone valetudinis”] tanto più che deve curare con suo “magno detrimento” gli interessi dei propri cinque figli: Abramo, Dattilo, David, Fiore e Stella (o Perla). Contestualmente alla debolezza della sua salute, Angelo segnala una diminuita capacità economica, affermazione quest’ultima che stride con il notevole giro d’affari attestato in generale per tutta la famiglia da San Miniato; è anche vero che nei tanti documenti conosciuti sulle transazioni economiche compiute da questo gruppo parentale, Angelo non compare quasi mai; inoltre era comunque oneroso sobbarcarsi la tutela di così tanti nipoti.

Le ultime notizie dirette relative ad Angelo risalgono al settembre 147639 quando da Empoli viene citato in giudizio dagli Otto di Guardia e Balia per la controversa restituzione di un pegno. Tra la fine del 1476 e la prima metà del 1478 dovrebbe cadere la data della sua morte dato che al 25 luglio 147840 risale una lamentela contro un empolese da parte di Bionda, detta ormai vedova di Angelo.

35

Cfr. ASFi, Notarile Antecosimiano, n.16826, cc.56r.-66r.

36

Cfr. ASFi, Otto di Guardia e Balia della Repubblica, n.17, c.17v.

37

Cfr. ASFi, Otto di Guardia e Balia della Repubblica, n.17, c.18r.

38

Cfr. ASFi, Notarile Antecosimiano, n.16827, c.197r.

39

Cfr. ASCE, Archivio del Podestà di Empoli, Atti civili, n.44, c.47v.

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Gli altri figli di Abramo di Dattilo di Matassia di Sabato.

Al 27 giugno 142741 Abramo aveva 45 anni ed era sposato con Susanna di Angelo di Dattilo da Corneto o da Perugia di dieci anni più giovane di lui. Oltre a Manuele, Dattilo ed Angelo, di cui si è detto nelle pagine precedenti, i due avevano altri quattro figli: Stella di quattro anni, Consiglio di tre, Rosa di uno e Dolce di 3 mesi. Di questi non ricorre documentazione.

La terza generazione di ebrei sanminiatesi: i figli di Manuele di Abramo di Dattilo.

Manuele morì poco prima del 16 novembre 1469 lasciando la moglie Stella e i figli Salomone, Isacco, Mosè e Davide, tutti maggiorenni, e Jacob e Abramo, rispettivamente di 15 e 7 anni. Vi era inoltre la figlia Fiore di cui perdiamo le tracce molto presto; è ipotizzabile che fosse già morta prima del 1466.

Dalle notizie finore reperite sappiamo che almeno a partire dal 29 marzo 146842 vive a Firenze, Salomone, erede per la sesta parte dei beni del padre come risulta da un atto in data 27 febbraio 147043. Sposato44 con Rosa di Sabato di Raffaele di Buonaventura da Terracina, ricevette in dote 450 fiorini d’oro45.

Salomone trascorse la maggior parte della sua vita dietro il banco di Firenze lasciando la gestione del banco empolese soprattutto ai fratelli David e Isacco. Nel 1471, al momento del rinnovo dei capitoli di prestito per Firenze, Salomone compare con il cugino Angelo di Abramo, i fratelli Isacco e David e Guglielmo di Elia da Mestre, come titolare del banco dei Quattro Pavoni46.

Al 3 luglio 147147 Salomone è in lite con David ed Isacco perché viene accusato dai fratelli di dissipare i beni comuni al gioco e di condurre male gli

41

Cfr. ASFi, Catasto, n.289, c.354rv.

42

Cfr. ASFi, Notarile Antecosimiano, n.16827, c.2r.

43

Cfr. ASFi, Notarile Antecosimiano, n.16827, cc.219rv.

44

Cfr. ASFi, Notarile Antecosimiano, n.16828, cc.130v.-141v.

45

Cfr. ASFi, Otto di Guardia e Balia della Repubblica, n.54, c.113r.

46

Cfr. ASFi, Otto di Guardia e Balia della Repubblica, n.41, cc.13rv.

47

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affari suoi e dei fratelli. Salomone si difende sostenendo le medesime cose a proposito di Isacco e Davide. Dalla lettura dell’atto si evince che Isacco, con l’approvazione dei fratelli, può spostarsi da Empoli a Firenze anche nel governo del banco fiorentino e lo stesso deve valere per Salomone e Davide. Dal documento risultano tutti abitare nel popolo di Santa Felicita, ma Isacco era il gestore del presto di Empoli e socio in quello di Firenze; ecco spiegato il permesso concessogli di spostarsi tra i due banchi dei da San Miniato.

Il 28 giugno 147448 Salomone vende a suo fratello David, che la riceve anche per i fratelli Isacco, Mosè, Jacob e Abramo, la sesta parte di una casa di Empoli per 58 fiorini.

Gli intrecci familiari continuano nel successivo mese di dicembre 147449 quando David risulta governatore e cassiere del banco di prestito di Firenze dei Quattri Pavoni ed è tenuto ed obbligato, entro “chalendi di gennaio” del prossimo anno [1475], a fare una verifica dei pegni del banco in modo che il primo febbraio seguente si possano consegnare a Salomone tutti i “pegni, libri et scripture danari chontanti et debitori et creditori et ogni et qualunchaltra chosa al decto presto et bancho appartenente et spectante in qualunche modo”. Si stabilisce inoltre che Salomone sia “ghovernatore et administratore et chassiere di detto bancho et presto” solo per i prossimi due anni “secondo la forma tenore et effecto” d’alcuni lodi. Al termine di questi due anni Salomone è “tenuto et obligato a chonsegnare a decto Davit decto bancho et pegni et danari et libri et scripture et debitori et creditori et ognaltra chosa”. Di nuovo, a partire del 1 febbraio 147650, David deve lasciare la gestione del banco dei Quattro Pavoni in qualità di cassiere a Salomone che risulta ancora presso il detto banco il 29 maggio 147751.

Il 15 marzo 147652 Salomone viene condannato per aver giocato più volte “ad ludum cartarum et taxillorum” nella sua casa d’abitazione con molte persone. In caso la pena pecuniaria di 15 fiorini d’oro larghi venga saldata entro i prossimi 15 giorni, Salomone potrà considerarsi libero.

48

Cfr. ASFi, Notarile Antecosimiano, n.16830, c.206r.

49

Cfr. ASFi, Notarile Antecosimiano, n.16830, c.298v.

50

Cfr. ASFi, Otto di Guardia e Balia della Repubblica, n.41, c.30r.

51

Cfr. ASFi, Otto di Guardia e Balia della Repubblica, n.45, c.15r.

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Al 29 novembre 147953 Salomone risulta già defunto se Rosa sua vedova ottiene dagli Otto di Guardia e Balia di richiedere una parte della dote.

Fra i figli di Manuele di Abramo da San Miniato, Isacco è rintracciabile spesso, e quasi contemporaneamente, sia nella documentazione fiorentina che in quella empolese.

Sposato con Virtudiosa di Zaccaria di Beniamino da Parma54, compare per la prima volta sulla piazza feneratizia di Empoli il 23 gennaio 147255. Qui la sua presenza sarà attestata fino al 19 ottobre 151556. Segue sia gli affari del banco del castello di Empoli che di quello fiorentino dei Quattro Pavoni di cui risulta titolare, con i fratelli David e Salomone e il cugino Angelo di Abramo, nel 147157. Il 15 settembre 1481 dieci anni dopo, al momento del rinnovo dei capitoli di prestito per i quattro banchi ebraici fiorentini, Isacco è ancora il titolare del presto dei Quattro Pavoni, questa volta con Guglielmo di Elia da Mestre, David e Isacco di maestro Guglielmo da Montalcino e con il solo fratello David58. Al momento dell’ennesimo rinnovo del 15 settembre 149159 risultano essere ancora i da San Miniato titolari dei Quattro Pavoni sempre con Isacco e David e loro cugino Abramo di Dattilo da San Miniato.

Nel 1491 Isacco è il titolare del rinnovo della condotta anche per il banco di Empoli. E’ appurata l’alternanza che esisteva all’interno della famiglia da San Miniato nella gestione dei banchi e dei loro beni in generale ma non siamo in grado di stabilire con assoluta certezza le cesure temporali all’interno delle quali un figlio di Manuele poteva essere a Firenze o dietro il banco empolese. Il 15 dicembre 1491 Isacco, con il fratello David e il cugino Abramo di Dattilo di Abramo da San Miniato, risultano contemporaneamente presso il banco “al Pagone o altrove e’ medesimi sono a Empoli”. Difficile dunque stabilire con esattezza i modi di gestione dei banchi di proprietà da San Miniato.

Pur essendo titolare di uno dei banchi più importanti di Firenze, Isacco mantiene forte il contatto con Empoli dove spesso risiede per controllare il giro d’affari di cui siamo informati dai numerosi atti che suonano abbastanza ripetitivi

53

Cfr. ASFi, Otto di Guardia e Balia della Repubblica, n.54, c.25r.

54

Cfr. ASFi, Notarile Antecosimiano, n.16828, cc.130v.-141v.

55

Cfr. ASCE, Archivio del Podestà di Empoli. Atti civili, n.27, c.9v.

56

Cfr. ASCE, Archivio del Podestà di Empoli. Atti civili, n.81, c.93r.

57

Cfr. ASFi, , Balie, n.34, c.56v.; ibidem n.41, cc.13rv. e c.30r.; ibidem n.43, cc.23r.

58

Cfr. ASFi, Capitoli, n.102, cc.103v e sgg., già in M.CIARDINI I banchieri ebrei, cit., pp.LVII-LXXXI.

59

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ogni qual volta si leggono le tante richieste di pagamento. Più interessante un atto del 18 settembre 147860 in cui gli Otto di Guardia e Balia informano il podestà di Empoli delle lamentele da parte di Isacco di Manuele, ebreo prestatore in Empoli appunto, per i tanti crediti che non riesce a riscuotere. In merito a questa lamentela gli Otto vogliono che il podestà di Empoli faccia rispettare i diritti di Isacco e che ogni sua richiesta di gravamento nei confronti dei suoi debitori sia accolta. La magistratura fiorentina si mostra realmente attenta alle esigenze degli ebrei nei confronti dei quali sembra assai impegnata di fronte alle istituzioni locali.

Dal tenore di una lettera del 19 dicembre 148561 inviata dagli Otto di Guardia e Balia al podestà di Empoli possiamo ipotizzare che Isacco fosse stato accusato di aver contratto la peste ma gli viene concesso direttamente dai magistrati fiorentini il permesso di esercitare liberamente la mercatura nel Castello di Empoli, ad eccezione del giovedì, giorno di mercato e di vendere le sue mercanzie purchè all’interno della sua bottega dato che non ha contratto il morbo.

Uno degli ultimi documenti che attestano la presenza di Isacco ad Empoli risale al 16 settembre 150262 quando il figlio di Manuele paga 4 lire al Provveditore delle mura di Empoli insieme ad un “Davit hebreum” che sborsa invece 8 lire e 1 soldo. Questo ebreo non dovrebbe essere il fratello David se è vero che il 15 febbraio 1498 è già defunto.

Il 17 maggio 150863 Isacco nomina suoi ministri Abramo Sansone teutonico e Moisè di Simone da Pontremoli. Per quanto ormai il prestito feneratizio ebraico in Firenze fosse stato sospeso, Isacco può ancora avvalersi dei diritti conferitigli dai capitoli di prestito del 1491 e riconfermati nel 1496 per nominare suoi fattori, ma a Empoli.

Isacco possedeva una ricca biblioteca ereditata dal padre Manuele e con sua moglie Virtudiosa aveva fatto rilegare all’empolese ser Agnolo Ferrigni64 molti libri. Cassuto65 individua alcuni di questi libri tra cui i Salmi di David

60

Cfr. ASCE, Archivio del Podestà di Empoli, Atti civili, n.47, c.57v.

61

Cfr. ASFi, Otto di Guardia e Balia della Repubblica, n.72, c.47v.

62

Cfr. ASCE, Archivio del Podestà di Empoli. Atti civili, n.81, cc.75v.-76v.

63

Cfr. ASFi, Balie, n.39, c.138v.

64

Cfr. D.TORDI, Ser Agnolo Ferrigni legatore d’incunaboli (1473-1488), in Bibliofilia XI (1909-1910), p.182 e sgg.

65

Cfr. U.CASSUTO I libri di Isach ebreo in Empoli, in Bibliofilia XII (1910-1911), pp.247-249; La famiglia da Pisa, pp.81-82.

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rilegati il 20 dicembre 1477 e una Bibia grande di foglio reale in charta pecora, di quinterni 45 rilegata il 3 marzo 1480.

Notevole fu l’interesse di molti membri della famiglia da San Miniato, in particolar modo da parte di Isacco, per la lettura e la cultura in genere. Alla sua biblioteca personale apparteneva un manoscritto a commento del Pentateuco, ora conservato presso la biblioteca di Leida. Per la figlia di Isacco, Gentile, fu compiuta nel 1484 la copia di una traduzione italiana in caratteri ebraici delle preghiere di tutto l’anno, ora appartenenti alla collezione Derossiana di Parma66. I da San Miniato furono tra gli eredi del famoso banchiere da Camerino che lasciò una cospicua raccolta di libri. Da una sentenza degli Otto di Guardia e Balia del 30 giugno 148167 sappiamo che il padre di Isacco, Manuele, possedeva un manoscritto ebraico, probabilmente di medicina, lasciato in eredità ai figli.

Isacco morirà il 24 marzo 151568.

Il primo dei figli di Manuele a comparire ad Empoli è Mosè il 3 ottobre 146969 come debitore di 8 soldi nei confronti di un cristiano, ma è poco probabile che Mosè abbia seguito gli affari del banco empolese. Infatti non compare mai più nella documentazione empolese mentre il 9 dicembre 147070 risulta abitare a Firenze nel Popolo di Santa Felicita. Sposato con Colomba di Mele di Aliuccio da Toscanella, confessa di aver ricevuto in dote 260 fiorini d’oro larghi “recti ponderis et conii comunis Florentie” e si impegna, in caso di scioglimento del matrimonio, a restituire la dote sotto la pena del doppio di quanto ricevuto.

L’attività di prestito a Firenze da parte di Mosè è attestata da un documento del 24 dicembre 147071 in cui egli, insieme al fratello David, risulta creditore di Salomone, figlio di Sabato di Buonaventura da Pistoia, una volta ebreo e ora cristiano, per 58 fiorini d’oro. Infatti Mosè aveva speso 50 fiorini larghi per la difesa di Salomone in una causa che quest’ultimo aveva a Napoli con Antonello Chiappa di Napoli per un acquisto di panni fatto da Salomone presso Antonello Chiappa; gli altri 8 fiorini larghi Salomone li ottenne da un prestito fattogli a Firenze da David.

66

Cfr. U.CASSUTO Gli ebrei a Firenze, cit., p.189.

67

Cfr. ASFi, Otto di Guardia e Balia della Repubblica, n.58, c.83r.

68

Cfr. ASFi, Notarile Antecosimiano, n.11622, cc.211rv; ibidem n.8828, cc.36v.-37v.

69

Cfr. ASCE, Archivio del Podestà di Empoli. Atti civili, n.31, c.34v.

70

Cfr. ASFi, Notarile Antecosimiano, n.16828, cc.101v.-102r.

71

(15)

Il 14 febbraio 147172, insieme ai fratelli Salomone, Isacco, David e Jacob, Mosè investe nel banco dei Quattro Pavoni ben 570 fiorini d’oro della dote della madre Stella. Alla stessa data i figli di Manuele si riconoscono debitori della madre e promettono di restituire la somma in un'unica soluzione di pagamento entro un anno.

Un lodo del 18 luglio 147173 attesta ancora la presenza di Mosè dietro il banco dei Quattro Pavoni di Firenze mentre non abbiamo notizie certe sull’anno della sua morte.

Ad un altro figlio di Manuele, David, abbiamo già accennato indirettamente parlando di alcuni suoi rapporti con i fratelli Mosè e Salomone. David, insieme ai fratelli Isacco e Salomone e al cugino Angelo di Abramo, risulta uno dei feneratori del banco fiorentino dei Quattro Pavoni fra il 1 febbraio e il 20 settembre 147674.

Sappiamo che il 9 novembre 147875, insieme al fratello Isacco, è debitore a Firenze degli eredi dell’aromatario Jacob di Angelo, ma neppure un anno dopo David compare a San Miniato dove, il 3 giugno 147976, affitta una casa con i suoi edifici ed abituri posta nella via detta “del Fondo” nel Terziere di Fuoriporta, da Lena, vedova di messer Francesco di ser Jacopo Lancillotti di San Miniato, e figlia del fu Salimbene Bartolini di Firenze. Il successivo 2 gennaio 148077 Angelo di Elia da Mestre, allora fattore del banco di Empoli e dello stesso David, paga 7 fiorini d’oro larghi a Lena come residuo della pensione della casa affittata il precedente 3 giugno 1479.

Da una missiva del 13 gennaio 148078 degli Otto di Guardia e Balia inviata al vicario di San Miniato sappiamo che David, a nome di Bionda, vedova di Angelo di Abramo da San Miniato, si era lamentato del fatto che “certi huomini diputati costì sopra il morbo” avevano cacciato un lavoratore di Bionda con tutta la sua famiglia per rinchiudere in una casa di proprietà della stessa Bionda alcuni ammorbati. Gli Otto denunciano il cattivo esempio che potrebbe dare tale azione e impongono che “nella casa detta” venga fatto rientrare il lavoratore. Si ricorda

72

Cfr. ASFi, Notarile Antecosimiano, n.16828, cc.126v.-127v.

73

Cfr. ASFi, Notarile Antecosimiano, n.16828, cc.171rv.

74

Cfr. ASFi, Otto di Guardia e Balia della Repubblica, n.34, c.56v.; Ibid., n.41, cc.13rv. e 30r.; Ibidem, .43, c.22r.

75

Cfr. ASFi, Otto di Guardia e Balia della Repubblica, n.50, c.4v.

76

Cfr. ASFi, Notarile Antecosimiano, n.10583, c.58r.

77

Cfr. ASFi, Notarile Antecosimiano, n.10583, c.65r.

78

(16)

infine che relativamente alle cause degli ebrei solo gli Otto di Guardia e Balia sono “giudici competenti et ogni diterminatione in ciò appartiene al nostro uficio et non ad altri”. Il giorno successivo, 14 gennaio 148079, il vicario di San Miniato, preso atto dell’informativa degli Otto di Guardia e Balia, impone immediatamente l’evacuazione degli ammorbati di peste dalla casa di Bionda perchè vi possano fare ritorno “certo lavoratore chon suoi figl[i]uoli et famiglia”.

Non possiamo dire se questa casa è la stessa che David affitta il 2 gennaio 1480, certo è che si trova nel terziere di Fuoriporta dove già i da San Miniato avevano affittato e continuavano a possedere beni immobili come il podere con il cimitero.

Con la condotta del 6 novembre 148180 David può fenerare ad Empoli dove comparirà con una certa continuità dietro il banco locale fino al 29 settembre 149781.

Tra i non pochi documenti empolesi in cui David risulta protagonista spicca uno datato 7 agosto 148282: gli Otto di Guardia e Balia vogliono che il podestà di Empoli imponga a Neri di Sano da Empoli e suo fratello di non offendere David di Manuele “e suoi fratelli et compagni da Empoli in beni et a persone”. Non si capisce se le molestie siano di natura fisica o se nascano dal disagio che eventuali debiti insoluti da parte dei cristiani possano aver prodotto in David e i suoi. Certo è che non sembra essere il podestà a voler porre fine alla questione sorta tra le parti, ma sono direttamente gli Otto che da Firenze si muovono a difesa degli ebrei.

In data 8 giugno 149083 David, Salomone di Abramo di maestro Bonaventura da Prato e Benedetto di Deodato de Gallis da Parma vengono condannati dagli Otto di Guardia e Balia della città di Firenze a pagare 10 fiorini d’oro larghi ciascuno perché sia nel precedente mese di maggio che nel presente mese di giugno “luserunt in civitate Florentie pluries et pluries ad ludum prohibitum” contravvenendo alla legge per loro stessa confessione.

79

Cfr. ASCSM, Vicariato di San Miniato. Atti vari, n.1346, c.6v.

80

Cfr. ASFi, Capitoli, Appendice n.30, cc.56r.-57v.

81

Cfr. ASCE, Archivio del Podestà di Empoli. Atti civili, n.77, c.16v.

82

Cfr. ASCE, Archivio del Podestà di Empoli. Atti civili, n.54, c.16v.

83

(17)

Ancora il successivo 22 luglio 149084 David viene condannato a pagare 25 lire di spese processuali per la precedente condanna per giochi proibiti.

Il 27 agosto 149085 David ottiene, dietro pagamento di un fiorino d’oro largo, un salvacondotto per poter “libere venire, stare, habitare, redire et discedere ad, in et ex civitate, comitatu et districtu Florentie”. Da questo documento in particolare, ma anche dagli altri, si deduce l’impegno di David nel banco di Empoli come in quello di Firenze per cui aveva bisogno di salvacondotti che gli garantissero la possibilità di entrare ed uscire dalla città abbastanza liberamente.

Il 15 dicembre 149186 David, con il fratello Isacco e il cugino Abramo di Dattilo di Abramo da San Miniato, viene condotto a fenerare presso il banco “al Pagone o altrove e medesimi sono a Empoli” con le stesse condizioni previste dalla precedente condotta del 6 novembre 1481. Pure questi nuovi capitoli di prestito avranno durata decennale, ma la tassa “pro fenerando” sarà fissata in 90 fiorini d’oro larghi.

Dagli ultimi documenti reperiti su David, possiamo sostenere che la sua morte sia avvenuta tra il 25 gennaio e il 15 febbraio 149887 quando la moglie Gentile viene nominata come sua vedova.

Jacob di Manuele di Abramo da San Miniato, sposato con Sara di Consiglio di Salomone da Cortona, compare per la prima volta dietro il banco feneratizio empolese il 19 maggio 1475 come creditore per 2 lire del notaio Antonio di Nicola di Empoli88 e almeno fino al 29 marzo 150589 con certezza documentaria. Il 23 maggio 147690 durante la preparazione da parte di Jacob di una festa fatta per il carnevale fu gettata a terra una tavola imbandita anche di oggetti di valore e “furonovi tracti di molti sassi et dato a uno fanciullo di maestro Giovanni di Cello che è stato di decta ferita assai male”. Gli Otto di Guardia e Balia vogliono che si emetta un bando per scoprire i responsabili del gesto, promettendo agli eventuali delatori riservatezza e il guadagno di un moggio di grano “da detto Giacob et compagnia”. Dagli scambi epistolari intercorsi tra il podestà empolese e i magistrati fiorentini degli Otto di Guardia e Balia non

84

Cfr. ASFi, Otto di Guardia e Balia della Repubblica, n.86, c.23v.

85

Cfr. ASFi, Otto di Guardia e Balia della Repubblica, n.86, c.61v.

86

Cfr. ASFi, Capitoli, Appendice, n.30, c.136v. e c.170v. Ibidem, Balie, n.39, c.127r.

87

Cfr. ASCE, Archivio del Podestà di Empoli. Atti civili, n.76, c.104v. e ibidem n.77, c.16v.

88

Cfr. ASCE, Archivio del Podestà di Empoli, Atti civili, n.40, c.68r.

89

Cfr. ASFi, Otto di Guardia e Balia della Repubblica, n.131, cc.176r.177v.

90

(18)

emerge il nome di alcun colpevole. Il fatto tuttavia non dovette rivelarsi tanto grave se Jacob assicurò la sua presenza ad Empoli come gestore del locale banco di prestito.

Il 10 maggio 148091 Jacob è a Firenze ed ottiene, dagli Otto di Guardia e Balia, soddisfazione dal cassiere del banco di Empoli, Angelo di Elia, per 18 lire e 6 soldi92.

Ancora Jacob di Manuele il 23 dicembre 1486 si è lamentato presso gli Otto perché durante la notte in Empoli qualcuno ha “loro disfatto certo stechato chè drieto alla loro casa et portato via”. Oltre a tale furto Jacob si lamenta dei maltrattamenti cui sono spesso sottoposti gli ebrei di Empoli da parte della popolazione locale tanto da non potervi più “sicuramente habitare essendo tutto dì da predetti et in fatti et in parole molestati et ingiuriati”.

In base ad una scritta privata sottoscritta il precedente 19 marzo 1498, Jacob di Manuele compare presso l’ufficio degli Otto di Guardia e Balia il 22 febbraio 149993 per ottenere da Antonio di Ludovico “de Masis” la restituzione di 3 fiorini d’oro, 58 lire e 7 soldi.

Le ultime notizie relative ad Jacob risalgono al marzo 1505.

L’ultimogenito di Manuele, Abramo, compare per la prima volta nella nostra documentazione il 22 febbraio 1480 quando gli Otto di Guardia e Balia deliberano che Angelo di Elia da Mestre, cassiere del banco di Empoli, paghi 6 lire appunto ad Abramo di Manuele da San Miniato.

Abramo si sposò con Gentile di Salomone di Sabato da Pistoia da cui ebbe quattro figli: Salomone, Manuele, Buonaiuto e Angelo.

Nella condotta del 6 novembre 1481 Abramo compare come uno dei contitolari per poter prestare ad Empoli a partire dal successivo 10 novembre 1483. Il 12 marzo 148394 gli Otto di Guardia e Balia informano il podestà di Empoli della lamentela di Abramo di Manuele da San Miniato per il fatto che sua cognata Susanna si è sposata con Guglielmo di Abramo da Recanati, che però

91

Cfr. ASFi, Otto di Guardia e Balia della Repubblica, n.55, c.59r.

92

La questione non si risolve così se il successivo 13 giugno gli Otto tornano sulle questioni tra i da San Miniato, vietando al cassiere del banco di Empoli, Angelo di Elia, di pagare a Zaccaria di Dattilo di Abramo i 4 fiorini larghi che lo stesso Zaccaria vantava come credito nei confronti del cugino Jacob di Manuele da San Miniato. Cfr. ASFi, Otto di Guardia e Balia della Repubblica, n.55, c.95v.

93

Cfr. ASFi, Otto di Guardia e Balia della Repubblica, n.113, c.67v.

94

Cfr. ASFi, Otto di Guardia e Balia della Repubblica, n.64, c.14r. e ASCE, Archivio del Podestà di Empoli, Atti civili, n.55, c.32v.

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vuole andarsene e “nascostamente, et lasciare detta fanciulla” ad Empoli. Si pretende quindi di far comparire presso il loro ufficio Guglielmo che non può, tra le altre cose, abbandonare il territorio fiorentino previa licenza degli Otto. Ad Empoli compare la trascrizione della lettera degli Otto che ricordano come Abramo di Manuele da San Miniato aveva esposto presso l’ufficio degli Otto di Guardia e Balia che sua cognata Susanna si è nuovamente sposata con Guglielmo di Abramo da Recanati il quale ha cercato di “andare via nascostamente et lasciate decta fanciulla così”. Pertanto si chiede al podestà di Empoli di ordinare a Guglielmo di fornire sufficiente malleveria di non lasciare il territorio fiorentino senza il permesso degli Otto di Guardia e Balia e di comparire “infra tre dì al nostro officio altrimenti non lo rilascerai”.

Abramo, insieme al cugino Zaccaria di Dattilo, viene nominato socio del banco fiorentino dei Quattro Pavoni il 2 gennaio 149295 ma è molto probabile che abbia continuato a seguire personalmente gli affari del prestito di Empoli data l’esistenza dei numerosi documenti che attestano una sua quasi ininterrotta presenza nel castello empolese mentre scarsi sono quelli relativi ad una sua dimora in Firenze.

Primo fra tutti i da San Miniato ad avere a che fare con i sefarditi, Abramo risulta debitore il 3 gennaio 149896 per un fiorino d’oro nei confronti di Salomone di Leone “hyspanius hebreus Emporii” per un precedente mutuo.

La sua attività viene divisa tra i banchi di Firenze ed Empoli, ma è difficile ricostruire le tappe della sua permanenza ora nella capitale ora nel castello del dominio, certo è che il suo nome compare abbastanza frequentemente nella documentazione empolese; inoltre il periodo a cavallo tra il XV e il XVI secolo fu molto ricco di eventi a partire dalle vicende politico-militari fino ai conseguenti cambi di governo, epidemie di peste e prediche antiebraiche. Molto più sereno il clima del contado.

Un documento del 18 luglio 150297 vede Abramo fare le veci anche di Bionda, la vedova di suo zio Angelo, nel pretendere dai fratelli Antonio e Donato di Simonetto di Empoli 21 lire come somma residua di un debito maggiore.

95

Cfr. ASFi, Capitoli, n.102, cc.172r-173v.

96

Cfr. ASCE, Archivio del Podestà di Empoli, Atti civili, n.76, c.99r.

97

(20)

Le ultime notizie dirette relative ad Abramo risalgono al 19 maggio 151198; la moglie Gentile viene definita vedova in un atto del 26 gennaio 151299, per cui la sua morte dovrà essere collocata in questo arco temporale. “Domina Gentile ebrea” infatti chiede al podestà di Empoli di notificare a Zaccaria di Isacco da San Miniato di non osare o presumere di “tangere neque extraere” i libri che furono del defunto marito Abramo di Manuele. Tali libri risultano ricoperti di un panno azzurro e posti in un armadio coperto di un velluto verde decorato con motivi floreali. Gentile chiede che tali libri siano affidati agli Otto di Guardia e Balia. Le ultime notizie relative alla vedova di Abramo invece risalgono al 12 febbraio 1512100 quando gli Otto di Guardia e Balia ordinano al podestà di Prato che venga giudicata la causa insorta tra “madonna Gentile” abitante a Prato e gli ebrei Zaccaria e Joseph. La vedova chiede in eredità la sua dote o ¼ di una casa, situata ad Empoli, “dove habita più hebrei”. Gli Otto dicono, inoltre, che nel caso il podestà non riuscisse a portare a soluzione la causa, la rimetta al loro ufficio.

98

Cfr. ASCE, Archivio del Podestà di Empoli, Atti civili, n.94, c.77r.

99

Cfr. ASCE, Archivio del Podestà di Empoli, Atti civili, n.96, c.36v.

100

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La terza generazione di ebrei sanminiatesi: i figli di Dattilo di Abramo di Dattilo.

Il 20 agosto 1465101 in casa di Manuele, fratello di Dattilo, viene rogato un atto in base al quale Perla, seconda moglie e ormai vedova di Dattilo, ottiene come mundualdo il fratello Aliuccio e rinuncia alla tutela dei propri figli: Abramo di 5 anni, Zaccaria di 3 anni, Stella (o Bella) di 6 anni e Graziosa di 4 anni.

Dattilo però aveva avuto due figli, Ricca e Mosè, dalla prima moglie Stella. Sappiamo che Ricca sposò Mosè di Jacob di Musetto da Borgo San Sepolcro abitante a Castiglion Fiorentino ma di lei poi si perdono le tracce.

Poco più numerose invece sono le notizie relative a Mosè, sposato con Sara, figlia di Sabato di Buonaventura da Pistoia (o da Terracina) che poi si converte prendendo il nome di Raffaele. Mosè viene nominato governatore del banco di Empoli per quattro anni, con gli zii Angelo e Manuele, a partire dal novembre 1465102. Il nome di Mosè però non compare mai nella documentazione empolese che non conferma in questo senso la sua presenza nel castello di Empoli.

Al 29 aprile 1468103 risale un atto notarile con cui Perla, vedova di Dattilo di Abramo da San Miniato e ora moglie di Manuele di Aliuccio di Matassia da Viterbo, si accorda con i figli Abramo e Zaccaria avuti da Dattilo ma assenti e rappresentati dal fratellastro Mosè di Dattilo di Abramo da San Miniato, figlio di primo letto del defunto marito di Perla. La donna rinuncerà entro 6 mesi alla sua dote in favore dei figli e del figliastro.

Mosè fa testamento il successivo 16 luglio 1468104 e muore a Napoli dove si era recato per commerciare panni. La vedova Sara, nel giugno 1470105, sembra abitare a Pistoia e, attraverso il suo procuratore Dattilo di Consiglio da Pisa, può richiedere la sua parte di eredità, che ammonta a 300 fiorini d’oro, in base al testamento fatto dal defunto marito.

101

Cfr. ASFi, Notarile Antecosimiano, n.16826, c.49r.

102

Cfr. ASFi, Notarile Antecosimiano, n.16826, cc.56r.-66r.

103

Cfr. ASFi, Notarile Antecosimiano, n.16827, c.11r.

104

Cfr. M. LUZZATI La casa dell’ebreo, Pisa 1985, pag.261 (ASFi, Notarile Antecosimiano, n.16828, cc.33r. e 111r.).

105

(22)

Di alcuni dei figli di secondo letto di Dattilo abbiamo qualche notizia in più. Abramo, sposato con Gentile di Salomone di Dattilo da Camerino, compare per la prima volta nella nostra documentazione il 21 gennaio 1479106 in occasione di una petizione presentata al podestà di Empoli contro il cugino Isacco di Manuele, anch’egli abitante ad Empoli e socio del detto Abramo “in terra Empuli”. Abramo chiede che si imponga ad Isacco (“mandasse et intimasse et ad memoriam reduxisse ac etiam protestatum fuisse”) di non osare di praticare usura o accettare pegni di pertinenza della “dictam eorum societatem banci Empulis”. Il successivo 3 febbraio Isacco viene convocato dal podestà locale.

Il 13 settembre 1480107 si apre una lunga questione tra gli ebrei da San Miniato e un certo Bartolomeo Cortesi per il cui svolgimento e conclusione rimandiamo alle pagine successive. Ora ci preme sapere che a questa data Abramo risulta impegnato ancora nel banco di Empoli e creditore per una “certa somma di denari” in base ad una scritta privata nei confronti appunto di Bartolomeo Cortesi da Pavia “al presente” abitante a San Gimignano.

Fino al 1491, anno di rinnovo dei capitoli di prestito per Firenze ed Empoli, Abramo compare nella documentazione empolese con una certa continuità e molto attivo dietro al banco locale. Il 30 ottobre del 1480108 gli Otto di Guardia e Balia ricordano al podestà di Empoli che Abramo di Dattilo da San Miniato risulta creditore non soddisfatto di “più persone di costì” pertanto si impone di amministrare giustizia “in modo che nessuno non habbi materia di dolersi”.

Probabilmente Abramo era il titolare del banco empolese nel decennio 1480-1490 e una richiesta di pagamento, inviata il 3 dicembre 1482109 dagli Ufficiali del Monte di Firenze, perchè il podestà facesse gravare Abramo di Dattilo ebreo “che si truova chostì in Empoli” per la somma di 50 fiorini larghi, potrebbe suonare come l’imposizione dell’annuale “tassa pro fenerando”.

Abramo di Dattilo, detto ora da Empoli, viene condannato il 25 ottobre 1490110 insieme a Lazzaro da Volterra e Isacco da Fano a pagare 100 fiorini d’oro larghi ciascuno al provveditore dell’ufficio degli Otto di Guardia e Balia entro la

106

Cfr. ASCE, Archivio del Podestà di Empoli, Atti civili, n.48, cc.10v.-11r.

107

Cfr. ASFi, Otto di Guardia e Balia della Repubblica, n.56, c.61r.

108

Cfr. ASFi, Otto di Guardia e Balia della Repubblica, n.56, c.103v.

109

Cfr. ASCE, Archivio del Podestà di Empoli, Atti civili, n.54, c.83v.

110

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fine del presente mese per potersi ritenere liberi e assolti da una multa: non si specifica il motivo dell’infrazione.

Abramo, insieme ai cugini Isacco e David di Manuele, compare quale titolare del banco dei Quattro Pavoni di Firenze il 15 dicembre 1491111. Nell’atto di rinnovo dei capitoli si concede ad Abramo, Isacco e David la possibilità di fenerare sia a Firenze che ad Empoli. La documentazione finora reperita ci rivela un impegno costante e parallelo tra le due piazze da parte degli eredi di Manuele ed Abramo, mentre la discendenza di Angelo sembra estinguersi o spostare altrove i propri interessi.

Il successivo 23 dicembre112 dello stesso anno Abramo nomina Manuele di Bonaiuto di Salomone da Camerino a godere, per i successivi cinque anni, degli stessi “beneficiis immunitatibus privilegiis et favoribus” di cui godono i titolari della condotta del 15 dicembre 1491 prevista per il banco di Firenze. Lo stesso giorno Abramo nomina “Israelem et Joseph fratres et filios olim magistri Habrahe de Civita Ducali” a godere dell’esenzione dal segno distintivo dell’O per tutta la durata della condotta.

Abramo risulta abitare a Firenze quando, il 4 giugno 1492113, sottoscrive per Israele e Joseph di maestro Abramo “de Civita Ducali”, Angelo di Aliuccio di Matassia da Vetralla abitante in “Civitate Castelli” e Manuele di David da Bologna abitante in “Civitate Castelli” il beneficio dell’esenzione dal segno della O di cui godranno per i successivi due anni. I quattro ebrei erano stati appena nominati da Abramo a godere di tale beneficio sia nel castello di Empoli che nella città di Firenze a dimostrazione del loro impegno in entrambe le località come del resto accadeva per il loro titolare Abramo. Per fare solo un esempio dei continui spostamenti di Abramo basti notare come il 4 giugno 1492 sia attestato a Firenze e qui abitante, ma già il successivo 27 settembre114 compare ad Empoli impegnato in una richiesta di pagamento da parte di alcuni suoi debitori insolventi.

Una lettura incrociata della documentazione esperita ci informa dei continui viaggi di Abramo che comunque sembra privilegiare la piazza di Empoli dove risulta abitare e fenerare almeno fino al 22 aprile 1523115 quando il podestà

111

Cfr. ASFi, Capitoli, Appendice, n.30, c.136v. e c.170v. Ibidem, Balie, n.39, c.127r.

112

Cfr. ASFi, Balie, n.39, c.134r.

113

Cfr. ASFi, Balie, n.39, c.135r. e ibid., Capitoli, Appendice, n.30, c.168r.

114

Cfr. ASCE, Archivio del Podestà di Empoli, Atti civili, n.69, c.60r.

115

(24)

gli notifica l’ordine degli Otto di Guardia e Balia di Firenze di presentarsi, insieme a Joseph di Isacco, presso il loro ufficio per “vedere una domanda et richiamo contro di loro posto per Piero di Giuliano”.

Le ultime notizie relative ad Abramo risalgono al 13 ottobre del 1524116, data dell’ultimo rinnovo conosciuto per poter esercitare attività di prestito ad Empoli e probabile anno della sua morte. In tale data, Abramo aveva sottoscritto la “nova reconducta de eis facta per officiales Montis comunis Florentie” il 1° settembre passato per i prossimi cinque anni con validità a partire dal giorno 7 del presente mese di ottobre, “per se et suos heredes suo nomine proprio ac etiam pro et vice nomine Salomonis et Angeli eius filiorum pro una dimidia et Zacharias Isac Manovelli de Emporio hebreus pro alia dimidia”. Abramo accetta e ratifica i nuovi capitoli di prestito che contengono gli stessi diritti e doveri della precedente condotta del 1514.

Zaccaria, sposato con Regina di Salomone di Joseph da Fano117, compare una sola volta nella documentazione empolese, il 21 maggio 1479118, come creditore di un certo “Matheum Paglantis” per una somma residua che il cristiano aveva avuto da Salomone di Manuele da San Miniato, cugino di Zaccaria. Pochi altri documenti ci parlano della sua attività che probabilmente fu lontana dal castello di Empoli. In data 8 febbraio 1484119 Zaccaria nomina suo procuratore Mosè del fu Jacob di Abramo da Borgo San Sepolcro mentre le ultime notizie relative ai suoi interessi sulla piazza di Empoli risalgono al 18 giugno 1489120 quando Francesco del fu Antonio Gucci, cittadino fiorentino, aveva dato in locazione una casa posta nel castello di Empoli per tre anni ai fratelli Abramo e Zaccaria di Dattilo di Abramo da San Miniato.

Il 2 gennaio 1492121, con il cugino Abramo di Manuele, viene associato nel banco fiorentino dei Quattro Pavoni dal fratello Abramo e fino alla morte fu impegnato molto probabilmente nel seguire le vicende di questo banco di Firenze.

Al 29 marzo 1505122 risale l’ultima notizia relativa a Zaccaria che è obbligato a rispettare, insieme al fratello Abramo e ai cugini Isacco, David, Jacob

116

Cfr. ASFi, Capitoli, Appendice, n.30, c.183v.

117

Cfr. ASFi, Notarile Antecosimiano, n.10584, cc.112v.-113r.

118

Cfr. ASCE, Archivio del Podestà di Empoli, Atti civili, n.48, c.69v.

119

Cfr. ASFi, Notarile Antecosimiano, n.10584, c.13r.

120

Cfr. ASFi, Notarile Antecosimiano, n.11633, cc.113v.-114r.

121

Cfr. ASFi, Capitoli, n.102, cc.172r-173v.

122

(25)

e Abramo di Manuele da San Miniato, un contratto del febbraio del 1481 rogato dal notaio fiorentino Ugolino di Vieri. In base a quanto contenuto nel contratto gli ebrei erano tenuti a dotare rispettaviamente per 50 fiorini larghi ciascuna, Leonarda e Lisabetta, figlie di Gante, un calzaiuolo empolese. Gli Otto di Guardia e Balia impongono ai da San Miniato il pagamento di 10 fiorini larghi nei confronti di Lisabetta poiché risulta ancora creditrice di questa somma residua. Il podestà di Empoli deve convocare le due parti in lite e costringere gli ebrei, nel caso risultassero effettivamente debitori, a pagare quanto dovuto.

Di Stella e Graziosa sappiamo soltanto che al 20 agosto 1465 avevano rispettivamente 6 e 4 anni. Dopo tale data i loro nomi non compariranno più nella documentazione fino qui reperita.

(26)

La terza generazione di ebrei sanminiatesi: i figli di Angelo di Abramo di Dattilo.

Il ramo genealogico di Angelo risulterà essere quello più “secco” della numerosa famiglia da San Miniato. Sappiamo che Angelo ebbe cinque figli: Fiore, Stella o Perla, Dattilo, Abramo e David.

Della primogenita Fiore sappiamo solamente che andò sposa a Salomone di Sabato di Buonaventura da Pistoia (o da Terracina) e che, una volta rimasta vedova, si risposò con Mosè di Dattilo da Vigevano. Il nome di Fiore non compare mai nella documentazione esperita nel corso della ricerca sulla famiglia da San Miniato. E’ molto probabile che Fiore abbia seguito le vicende dei suoi coniugi.

Più ricche le notizie su Stella che si sposò con Raffaele di Consiglio da Cortona.

Il 26 gennaio 1478123 gli Otto di Guardia e Balia concedono a Bionda, e a sua figlia Stella, entrambe abitanti ad Empoli, di potersi recare a Firenze e dimorarvi per i successivi due mesi di febbraio e marzo insieme ai loro due famuli Angelo e Guglielmo.

Da un documento del 14 aprile 1479124 sappiamo che Stella, ormai vedova di Raffaele di Consiglio, abita a San Miniato nel Terziere di Fuoriporta nella via “que dicitur il Fondo” e agisce, con il consenso del secondo marito Abramo di Dattilo da Correggio, abitante a Firenze e cassiere del banco della Vacca.

Il 26 novembre 1492125 Stella, insieme alla madre Bionda e alla sorella Fiore, dona ai cugini Abramo del fu Dattilo di Abramo da San Miniato e ad Abramo del fu Manuele di Abramo da San Miniato un podere con casa da signore e terre “et cum sepulturis et monumentis hebreorum dictorum de Sancto Miniate” nel popolo di Santa Maria a Fibbiastri, “loco detto nella valle di Charraggia, loco detto Londra”. La vedova di Angelo, Bionda, si riserva, vita natural durante, l’usufrutto che, dopo la sua morte, passerà alle figlie Fiore e Stella.

123

Cfr. ASFi, Otto di Guardia e Balia della Repubblica, n.47, c.15v.

124

Cfr. ASFi, Notarile Antecosimiano, n.10583, c.56v.

125

(27)

Dopo quasi due anni Stella compare di nuovo nella nostra documentazione, l’otto ottobre 1494126, in occasione di una lite a proposito della donazione fatta dalla stessa Stella con la madre Bionda e la sorella Fiore. Dattilo del fu Salomone da Camerino e Salomone del fu Abramo di Benedetto da Bologna, entrambi abitanti a Firenze, vengono nominati arbitri dalle parti in lite: Abramo del fu Dattilo di Abramo da San Miniato e Stella appunto, con il marito Abramo di Dattilo da Correggio abitante a Borgo San Lorenzo.

Gli arbitri confermano la donazione, ma revocano l’usufrutto del podere che Bionda aveva riservato a Stella, che, a seguito dell’annullamento dell’usufrutto e a saldo di tutte le sue ragioni ereditarie, dovrà però avere da Abramo del fu Dattilo di Abramo 56 fiorini d’oro larghi.

Si delibera inoltre che “omnes bestie vaccine et bovine existentes super dicto podere et bonis” spetteranno a Stella; le “masseritie” e “omnia superlectilia et panni lanei et linei lecti et fulcimenta lectorum et alia quecumque mobilia et tini et vegetes et vasa vinaria et alia quecumque vasa” spetteranno invece ad Abramo.

Le notizie successive relative a Stella risalgono al 17 agosto 1518127. A questa data la donna risulta vedova anche del secondo marito e impegnata a recuperare certe somme da Nanni di Giovanni di Michele Baldi da Corniuola. L’ultimo documento in nostro possesso è del mese successivo, 17 settembre 1518128, quando Stella compare invece debitrice di “Pasquinus Sancti Bolçoni” per 5 lire e sempre sulla piazza di Empoli dove probabilmente morì.

David compare ad Empoli, per la prima volta, il 23 luglio 1465129 per pagare 10 lire d’argento a “Vannis Guidi de Punturmo” di cui il padre Angelo era debitore.

La sua morte è anteriore al 15 aprile 1499130, data cui risale una petizione avanzata dal cugino Abramo di Dattilo da San Miniato presso l’ufficio degli Otto di Guardia e Balia, perchè sembra che Gabriello di Angelo da Orvieto avesse già venduto o volesse vendere “robe” a Gentile, vedova appunto di David. Poiché “dette robe s’apartenghono a altri” gli Otto ordinano al podestà di Empoli di

126

Cfr. ASFi, Notarile Antecosimiano, n.16836, cc.462v.-465r.

127

Cfr. ASCE, Archivio del Podestà di Empoli, Atti civili, n.106, c.39r.

128

Cfr. ASCE, Archivio del Podestà di Empoli, Atti civili, n.106, c.46r.

129

Cfr. ASCE, Archivio del Podestà di Empoli, Atti civili, n.27, c.15r.

130

(28)

impedire a Gabriello tale vendita senza la loro licenza e che sequestri il ricavato dei beni ormai venduti per inviarlo al loro ufficio.

Dattilo compare tra i titolari della condotta del 6 novembre 1481131 per fenerare nel castello di Empoli ma nessun altro documento finora reperito riporta il suo nome e di lui si perde ogni traccia come del fratello Abramo che forse si converte con il nome di Francesco.

131

(29)

La quarta generazione di ebrei sanminiatesi: i nipoti di Manuele di Abramo di Dattilo.

I figli di Salomone di Manuele:

Il primogenito di Manuele, Salomone, ebbe sei figli: Fiorina, Anna, Colombina, Gentile, Susanna e Guglielmo. L’esistenza di quest’ultimo è consegnata ad un atto, finora inedito, degli Otto di Guardia e Balia di Firenze, datato 20 giugno 1481132.

Le prime notizie relative a Fiorina risalgono ad un episodio che si potrebbe definire di presumibile violenza sessuale mascherato da incidente domestico. Il 29 marzo 1468133 infatti i medici Agostino di Stefano “de Sanctuaris” da Urbino, Abramo di Mosè da Prato e Salomone di Simone da Pisa giurarono che Fiorina, di 7 anni e mezzo circa, aveva perso la verginità per una caduta accidentale da una scala “sita in domo habitationis” del padre. Dato che per la legge ebraica il marito può ripudiare la moglie trovata “defloratam et impudicam”, Salomone di Manuele da Toscanella, allora già consorte e forse autore di una violenza, accetta di buon grado quanto stabilito dai medici. Fiorina risulta poi sposata nel 1478 con Abramo di Mosè da Prato, uno dei medici che l’avevano visitata dieci anni prima.

Anna pure risulta essersi sposata due volte, la prima con Isacco di Raffaele di Vitale da Vicenza (o da Imola); divorziata nel 1481, si sposa con Mosè di Simone di Elia da Teta di Abruzzi nel 1487.

Di Gentile e di Colombina non abbiamo notizie mentre sembra che Susanna si sia convertita134.

I figli di Isacco di Manuele:

Se Salomone ebbe sei figli, il fratello Isacco fu padre di ben dieci figli: Zaccaria, Raffaele, Gentile, Sara, Pazienza, Manuele, Diamante, Guglielmo, Consiglio ed Abramo.

132

Cfr. ASFi, Otto di Guardia e Balia della Repubblica, n.58, c.77r.

133

Cfr. ASFi, Notarile Antecosimiano, n.16827, c.2r.

134

(30)

La presenza e l’attività di prestito di Zaccaria nel castello di Empoli sono documentate a partire dal 28 maggio 1499 fino al 13 ottobre 1524135.

Rimandiamo alla lettura dei numerosi atti d’archivio relativi a Zaccaria in Appendice Documentaria; privilegiamo in questa sede solo i più meritevoli d’attenzione come uno del 7 aprile 1505136.

Una lettera degli Otto di Guardia e Balia di Firenze indirizzata al capitano di Volterra ci informa delle lamentele di Zaccaria per l’avvenuta incarcerazione di Buonaventura di Manuele da Volterra, di suo figlio Manuele e di sua moglie Perla perché durante la notte di venerdì santo avevano “posto in croce uno contadino [che] sta costì nel borgho di Volterra”. I magistrati fiorentini impongono al capitano volterrano di inviare loro gli ebrei in quanto essi soli sono i giudici degli ebrei. L’intercessione di Zaccaria presso le autorità fiorentine in favore degli ebrei volterrani dimostra il ruolo assunto dalla famiglia da San Miniato presso la Dominante, nonché i fitti legami esistenti fra le varie realtà toscane ebraiche, per quanto lontane fra loro e apparentemente slegate.

Il 15 settembre 1506137 Zaccaria, a nome suo e di suo padre Isacco di Manuele da San Miniato, notifica agli Otto di Guardia e Balia di essere in lite con il fratello Raffaele per la dote promessa alla sorella Diamante “et circa li alimenti et cura et governo di Isaah loro padre vechio”. Gli Otto, “soli iudici et cognitori di tutte le cause delli hebrei”, danno facoltà al podestà di Empoli di comporre la lite fra i figli di Isacco ed eventualmente di far comparire presso il loro ufficio coloro che non si riterranno soddisfatti dalle decisioni che verranno prese. Diamante risulta, al maggio 1521138, moglie del sefardita Joseph di Jacob che interverrà

135

Cfr: ASCE, Archivio del Podestà di Empoli, Atti civili, n.85, c.64r; ibidem n.87, c.45v; ibidem n.88, cc.11r e 26v; ibidem n.90, cc.6v, 55rv e 57v; ibidem n.91, cc.68r e 83v; ibidem n.92, c.3r; ibidem n.93, cc.27v-28r, 30r, 50v e 55v; ibidem n.95, cc.66r, 70r e 78r, 94v; ibidem n.96, cc.31v, 31v.-32r, 36v e 103v; ibidem n.97, cc.33r, 44v.-45r e 52v; ibidem n.98, cc.45v, 81r e 104v; ibidem n.99, cc.40rv, 41r, 57r, 70r e 71r; ibidem n.101, cc.6v, 21v, 53v, 76v, 80r, 98v e 102v; ibidem n.102, cc.3v, 10r, 19v e 55r; ibidem n.103, cc.14r e 49v; ibidem n.104, cc.19rv. e 59r; ibidem n.105, c.56r; ibidem n.106, cc.7r, 37v e 66v; ibidem n.107, cc.37r e 66r; ibidem n.108, cc.2v, 12r e 30r; ibidem n.109, cc.40r, 47v e 51r; ibidem n.110, cc.60r, 80v e 89r; ibidem n.111, cc.48rv e 60v; ibidem n.112, c.23v e 63r; ibidem n.115, cc.13v, 116v e 118v; ibidem n.116, c.109r; ASFi, Notarile Antecosimiano n.70, c.46v. ASFi, Otto di Guardia e Balia della Repubblica, n.116, c.18v; ibidem n.130, cc.31r e 105r; ibidem n.131, c.215v; ibidem n.144, cc.10r e 25r; ibidem n.145, cc.216rv; ibidem n.148, c.221v; ibidem n.150, cc.92v.-93r; ibidem n.152, c.97v; ibidem n.164, c.64r; ibidem n.167, c.41v; ibidem n.176, c.47v; ibidem n.179, c.13r; ibidem n.228, c.n.n.

136

Cfr. ASFi, Otto di Guardia e Balia della Repubblica, n.131, cc.194rv.

137

Cfr. ASFi, Otto di Guardia e Balia della Repubblica, n.136, c.23r.

138

Cfr. ASFi, Otto di Guardia e Balia della Repubblica, n.180, cc.16r. e 22v. Joseph è condannato a pagare un’ammenda di 15 fiorini come condizione del rilascio della moglie Diamante e del figlio Mosè. Il successivo 22 maggio i congiunti del sefardita risultano liberati.

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