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1. Cenni storici 1.1. La biblioteca

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1. Cenni storici

1.1. La biblioteca

La biblioteca ( dal greco bilion-thèke, ovvero deposito di libri) è definita come una “raccolta organizzata e dinamica di libri o di altri documenti non avente scopo commerciale, ma conservativo ad incremento della cultura e, come derivazione, il locale che tale raccolta contiene”.

Se questo può essere considerato come un comune denominatore, le biblioteche, tuttavia, possono essere caratterizzate anche da altri parametri, come, per esempio, il patrimonio di unità bibliografico, il tipo di comunicazione in archivio, il tipo di informazioni date, la presenza di attività collaterali e il loro status giuridico istituzionale. Tenendo conto di queste variabili, la classificazione più comunemente accettata è quella elaborata dalla commissione apposita dell’AIB (Associazione Italiana Biblioteche) che fornisce una distinzione delle biblioteche italiane in tre categorie, anche se una stessa biblioteca può appartenere contemporaneamente anche a più di una categoria.

§ Biblioteche di conservazione. Hanno il compito fondamentale di catalogare ed

immagazzinare tutte le pubblicazioni presenti sul territorio nazionale; permettono inoltre di raccogliere e smaltire il patrimonio librario, indirizzandolo verso le biblioteche di minore importanza che fanno da tramite con l’utente e di programmare attività socio-culturali. In Italia vengono individuate nelle biblioteche nazionali.

§ Biblioteche di alta cultura e ricerca. Sono biblioteche specializzate, abbinate ad istituti

come quelli universitari o per particolari fini di ricerca (per esempio il CNR). Si possono includere in questa classe anche altri tipi di raccolte di libri, da quelle scolastiche a quelle di istituti sociali.

§ Biblioteche pubbliche centrali e/o di base. Hanno come scopo principale lo

svolgimento di un compito sociale più capillare rispetto ai precedenti tipi e non possono essere intese come istituti di educazione, ma divengono veri e propri centri sociali. Per questo tipo di biblioteche è possibile individuare, accanto al tradizionale compito di fornire un sistema organizzato di percorsi bibliografici, altre funzioni quali:

- organizzare una documentazione di storia locale; - divenire centro di informazioni di pubblica utilità; - configurarsi come polo di iniziativa culturale.

Ciascuna di queste classi può essere a sua volta suddivisa in altri sottotipi. Fondamentale in questo senso è la suddivisione secondo il grado di informatizzazione, che permette di distinguerle in:

- biblioteche di tipo tradizionale; - biblioteche di tipo automatizzato.

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Origini ed evoluzione

Notizie di cronisti e suppellettili documentarie e librarie, rinvenute in scavi archeologici, ci hanno permesso di documentare l’esistenza di biblioteche dell’antichità. Numerose, oltre 20000 le tavolette d’argilla ritrovate nella biblioteca fondata a Ninive da Assurbanipal (668-626 a.C.), della quale sono pure stati conservati i cataloghi; ben 100000 quelle della biblioteca di Lagas, risalente al sec. XXI a.C. Cimeli egiziani sono pure venuti alla luce, come anche si hanno notizie di biblioteche private dell’epoca greca, come quella di Aristotele.

Diciamo che all’inizio la biblioteca era un contenitore di rotoli di pergamena, come si narra della libreria di Tolomeo ad Alessandria, o forse più semplicemente un muro su cui erano iscritte le leggi e la cultura della città, come Henri Labrouste ipotizza nella sua ricostruzione del portico di Paestum. Comunque di grande importanza furono le raccolte di epoca ellenistica. La biblioteca di Alessandria diede grandissimo impulso alla formazione della cultura ed arrivò a possedere, all’epoca di Cesare, ben 700000 rotoli di papiri. Callimaco, che ne fu probabilmente il bibliotecario dal 260 al 240 a. C., ne compitò un catalogo in 120 libri. Pare sia stata distrutta in un incendio appiccato involontariamente da Cesare nell’assedio del 49-48 a.C., ma fu poi ricostituita coi 200000 rotoli della biblioteca di Pergamo che Antonio donò a Cleopatra. Fu più volte incendiata; le ultime opere da essa posseduta sarebbero infine state distrutte dal califfo Omar (641).

La biblioteca di Pergamo, forse fondata Eumene II (197-158 a.C.), ebbe pure grande importanza; scomparve quando Antonio, come già detto, donò le opere a Cleopatra. Anche altre città del periodo ellenistico (Rodi, Corinto, Delfo…etc) possedevano biblioteche minori. A Roma molte biblioteche sorsero col materiale asportato da paesi conquistati; tra le private si ricordano quelle di Lucullo e di Attico, mentre solo nel 39 a.C. , da Asinio Pollione, fu aperta una biblioteca pubblica, cui seguì quella ben più ampia di Augusto (28 a.C.). Altri imperatori lo imitarono, Tiberio, Vespasiano, Traiano, sino ad arrivare a ben 28 raccolte aperte al pubblico nella sola città; esse scomparvero , per incendi o per distruzione, durante l’epoca barbarica. In genere le biblioteche dell’antichità erano formate da un ‘ampia sala nelle cui pareti si aprivano armadi a muro contenenti i rotoli a stati sovrapposti, identificabili dal titolo scritto su una striscia pendente all’esterno. I papiri e le pergamene erano perlopiù divisi per materia, ma in genere esisteva anche un catalogo generale che indicava probabilmente i singoli armadi. Con le invasioni barbariche la conservazione degli strumenti della cultura precedente restò affidata esclusivamente ai conventi che ereditarono parte del materiale romano e quei testi sacri che si erano già andati raccogliendo nelle biblioteche cristiane (tra le quali assai nota era già stata quella di Cesarea in Palestina, fondata nel sec. III). Esse erano formate da un limitato numero di volumi : solo la biblioteca imperiale di Costantinopoli, continuava per ricchezza di materiale, le tradizioni romane. Nel Medioevo i monaci cistercensi conservavano i libri nel coro della chiesa o, più di frequente, in una nicchia del chiostro che chiudeva il transetto ad est. Tra le

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biblioteche dell’Alto Medioevo ricordiamo, oltre al primitivo nucleo della Vaticana, le raccolte dei monasteri di Bobbio, Nonantola, S.Gallo, Reichenau, Cluny, Luxeiul, Corbie, nelle quali esistevano anche centri di copiatura che contribuirono non solo all’evolversi delle varie forma di scrittura, ma anche al diffondersi dei testi sacri e dei loro commenti; per questa ragione genericamente simili sono i fondi di tutte le biblioteche medievali.

Figura 1: Illustrazione di una libreria usata in un monastero

Non mancavano tuttavia anche le opere classiche, delle quali assai ricche erano le biblioteche di Bobbio, di Pomposa e, soprattutto, quella di Montecassino. Accanto ad esse, eminentemente conventuali, sorsero nelle città le biblioteche episcopali, dalle stesse caratteristiche per quanto riguarda il materiale librario. Le biblioteche bizantine furono però quelle che maggiormente conservarono i testi classici che poi con l’umanesimo torneranno a diffondersi nel mondo della cultura.

Nella seconda metà del XII secolo, con il fiorire delle grandi università in tutta l’Europa occidentale, la biblioteca risorse come istituzione e, non più relegata al ruolo di mero deposito librario e sala di copisti, rinnovò la propria struttura arricchendosi di una sala lettura, ormai indispensabile considerato il numero sempre crescente di lettori. Questi primi modelli di biblioteche presentavano una suddivisione interna a navate che ricordava vagamente l’impianto ecclesiastico e i libri erano sistemati all’interno di leggii, a cui talvolta erano addirittura legati. Ogni coppia di leggii era posta in corrispondenza di una finestra dell’edificio. Intanto anche i popoli arabi aprirono numerose biblioteche sparse nei vari centri. La sola Baghdad, nel secolo XIII, ne possedeva trentasei.

Verso la fine del Medioevo le biblioteche ricevettero nuovi impulsi sia dalla sostituzione della carta alla più costosa pergamena, sia dal più ampio risveglio della cultura in seguito all’umanesimo, sia specialmente dal sorgere delle biblioteche dei grandi signori che

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contribuirono a diffondere quell’amore del libro sul quale si fonda la storia delle biblioteche rinascimentali. Fondi appositi vennero stanziati per l’acquisto dei volumi; si diffuse l’uso della catalogazione; si organizzarono i vari servizi. Doni di privati accrebbero rapidamente i fondi librari. La Vaticana, dispersa quasi completamente col trasporto della sede papale ad Avignone, tornò a formarsi con Niccolò V nel sec. XV per poi estendersi considerevolmente con Sisto V. Si formavano intanto biblioteche private quali quelle del re di Francia, iniziata da Giovanni di Valois a metà del sec. XIV; le raccolte degli Angioini e la biblioteca fondata da Alfonso da Aragona nel sec. XV, ricca di codici miniati e smembrata nei secoli successivi; la celebre biblioteca fondata a Buda da Mattia Corvino; la biblioteca Viscontea - Sforzesca di Pavia; quella di Cesena, fondata nel 1452; l’Estense a Ferrara; quella di Urbino impiantata da Federico di Montefeltro (1471); quella dei Medici a Firenze; la Marciana a Venezia.

Figura 2: Sala di lettura della biblioteca dei Malatesta di Cesena Figura 3: Particolare di un leggio

Aumentò con l’Umanesimo la richiesta di libri classici, aumentò il gusto dell’illustrazione, della legatura; si accrebbe in una parola l’importanza culturale della biblioteca. L’invenzione della stampa accelera nel sec. XV il processo culturale già in atto; il libro si diffonde rapidamente e sorgono nuove biblioteche anche a carattere pubblico. Nuovi concetti si formano per l’organizzazione delle biblioteche. Anzitutto la maggiore facilità di acquisto impone delle soluzioni di carattere amministrativo, ma quello che più preme sono i problemi che riguardano la collocazione, sorti dal rapidissimo aumento dei fondi librari.

Da un lato quindi mecenati benemeriti che aumentano le dotazioni dei singoli istituti; dall’altro bibliotecari di valore che si propongono di risolvere i vari problemi.

Sorge così una nuova scienza, la biblioteconomia, che riguarda tutto quanto può interessare una biblioteca, dai locali alle suppellettili, alla schedatura, alla collocazione. A Londra un esule italiano, A. Panizzi, fa del British Museum una biblioteca modello; il Delisle, nella Nazionale di

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Parigi – accresciutasi a dismisura requisendo le antiche biblioteche religiose- riordina il materiale secondo nuovi criteri ed una catalogazione più accurata. I singoli stati a questo punto non poterono più estraniarsi al funzionamento delle biblioteche, e furono pertanto dettate norme, spesso a carattere internazionale.

Dal punto di vista architettonico, durante il Rinascimento vengono introdotte modifiche alla sala, che però lasciano inalterati struttura funzionale e mobilio: solo con la fine del Cinquecento tale evoluzione si estenderà agli arredi con la creazione di scaffali lungo le pareti, per sopperire all’aumentato numero e alle mutate caratteristiche dei libri.

Questo rimane il modello di biblioteca fino all’inizio dell’Ottocento, quando, probabilmente in conseguenza della loro apertura al pubblico (la prima biblioteca pubblica fu quella di Berlino), l‘italiano Leopoldo della Santa propose una suddivisione funzionale in tre settori specifici: deposito, sala lettura, ufficio-catalogo. Sulla base di questo principio vengono progettate tutte le più grandi biblioteche dell’Ottocento, operando la suddivisione verticalmente, come nella biblioteca di S. Geneviève, progettato da Henri Labrouste nel 1843; oppure orizzontalmente come nel modello originale di Della Santa.

Figura 4: Abbazia di Montecassino Figura 5: Biblioteca Marciana a Venezia

La sala di lettura delle biblioteche ottocentesche, che abbia forma circolare come quella prevista da Sydney Smorte per il British Museum, oppure quadrata come quella della Biblioteca Nazionale di Parigi ideata da Labrouste, presenta comunque alte scaffalature su tutte le pareti. Un’inversione di questo processo si ha solo nel 1935 con la biblioteca di Viipuri progettata da Alvar Aalto che rinnega la tripartizione a favore del recupero di una maggiore integrazione tra i nuclei funzionali. Tale esperimento rimase per molti anni un caso isolato, poiché i modelli di progettazione più in uso in quegli anni erano legati all’adozione di un ordinamento spaziale a blocchi di funzioni separate. Negli ultimi trent’anni il sistema a funzioni separate è entrato in crisi soprattutto per l’emergere di sostanziali mutamenti nel concetto di biblioteca stesso.

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All’origine delle successive trasformazioni si possono individuare diverse cause: - un maggiore grado di alfabetizzazione e scolarizzazione;

- la riconosciuta necessità di decentramento e di maggiore capillarità sul terreno dell’informazione di base;

- la necessità di flessibilità d’uso, onde favorire l’integrazione delle varie attività;

- l’avviamento della meccanizzazione e dell’automazione nel lavoro e la necessità di riservare vasti spazi agli impianti;

- l’evoluzione del concetto di biblioteca, intesa come sistema in rapporto ad altri sistemi.

Ciò ha portato all’affermarsi di nuove linee evolutive sia di strutturazione bibliotecaria che di tipologia del contenitore. Sulla base di siffatte istanze si è approdati a modelli di biblioteche caratterizzati più dalle funzioni di servizio per l’uso del libro che da istituzioni di tipo museale per la conservazione, e dunque meno legate ad un’impostazione di rigida definizione degli spazi.

Figura 6: Biblioteca dell’ITIS L. Casale, Torino

Le biblioteche pubbliche italiane appartengono in genere agli enti locali e allo Stato. Quest’ultime dipendono dal Ministero della Pubblica Istruzione, e di esse due, quelle di Roma e di Firenze, sono “centrali” in quanto raccolgono e conservano, per diritto di stampa, quanto annualmente si pubblica in Italia, mentre sono considerate “nazionali” quelle aventi sede in città anticamente capoluoghi di stati indipendenti (Torino, Milano, Venezia, Firenze, Napoli, Bari, Palermo).

Un’apposita legislazione regola l’amministrazione delle biblioteche governative e non , ad alcune delle quali, di particolare importanza, è stato esteso il diritto di stampa sulle opere edite nella provincia nella quale hanno sede.

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1.2. La palestra

Il termine “palestra” deriva dal latino palaestra e dal greco palaìstra che hanno in comune la radice pàle, che significa lotta. Trattasi di un “luogo adibito ad esercizi di ginnastica, da praticarsi sotto la guida di un maestro od istruttore” e trae origine dal locale destinato, nell’antica Grecia, all’addestramento dei giovani alla lotta, al pugilato, e ad altri esercizi ginnico - sportivi.

La palestra faceva parte del “gimnasium” dei Greci ed era costituita, generalmente, da un piazzale con il fondo in sabbia, da un vestiario, da una vasca per lavarsi, da un’attrezzatura per il bagno caldo e da servizi vari. Fra le palestre rinomate si ricordano quelle appartenenti ai ginnasi di Atene (Accademia, Cinosarge, Liceo).

Sotto Licurgo le palestre ateniesi si svilupparono e si perfezionarono mediante la costruzione di un peristilio, quadrato o rettangolare, avente un perimetro di due stadi olimpici (pari a 384 m), e di portici colonnati comprendenti esedre spaziose e sedili riposanti. Le palestre medesime comprendevano inoltre ambienti per il bagno, locali per i massaggi e magazzini vari. Tracce notevoli di palestre antiche sono affiorate, fra l’altro, tra i ruderi di Delfi, di Olimpia e di Pompei.

Nel corso del tempo la costruzione e l’uso delle palestre subirono lunghi periodi di stasi in funzione del mancato impulso, differenziato da popolo a popolo, delle generazioni che non seppero o non vollero tenere nella giusta considerazione l’addestramento ginnico - sportivo della gioventù. Nell’epoca moderna fino ai nostri giorni le palestre si sono trasformate e completate in rapporto all’uso cui sono state adibite (palestre ginniche , sportive, scolastiche). Esse possono essere coperte o scoperte ed appartengono ad un’organizzazione sportiva, attrezzata convenientemente ed igienicamente (saloni e locali accessori, magazzini, spogliatoi, bagni, docce e servizi generali). Il complesso sportivo è completato da impianti moderni per l’aerazione, il riscaldamento e l’illuminazione. Gli attrezzi sportivi variano da palestra a palestra, ma generalmente vi si trovano: anelli, parallele, pertiche e funi, quadri e scale svedesi, pedane ed attrezzi per i salti, tappeti per la lotta, quadrato (ring) ed arnesi speciali per il pugilato, pedane, indumenti ed armi per la scherma, pesi per il sollevamento, appoggi per le flessioni, bastoni ed elementi vari per la ginnastica.

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2. Situazione iniziale e stato di fatto

La biblioteca

Non esiste un criterio univoco che permetta di determinare il rapporto tra la nuova biblioteca e il contesto territoriale. Infatti, a seconda del tipo di biblioteca che si consideri, si ricade in strumenti programmatori e pianificatori di differente tipo e livello. La programmazione e la costruzione (o l’ampliamento) di biblioteche adibite alla conservazione sono legati a piani nazionali, ai quali si dà poi attuazione mediante adeguamento degli strumenti urbanistici locali in base al programma richiesto.

Per le biblioteche di ricerca più di frequente si fa riferimento a piani e programmi dell’ente promotore (università., CNR, istituti sociali…etc). La costruzione delle nuove biblioteche pubbliche in Italia è essenzialmente legata alla legge 765/67 e al DM 1444/ 68, che prevedono una dotazione di spazi per le attrezzature di interesse sociale, in relazione all’integrazione delle altre attività presenti nell’intorno territoriale. Questo inserimento, determinando la natura dell’impianto, eventualmente decentrato in più punti, e permettendo di prevedere modifiche col variare delle necessità, indica i legami da stabilire con una rete comunale, regionale o nazionale di biblioteche. L’inserimento nel tessuto urbano può anche essere favorito da localizzazioni “centrali”, non solo in caso di contesti fortemente connotati, ma anche di aree periferiche, per le quali il nuovo organismo pubblico potrebbe servire da elemento catalizzatore di un nuovo nucleo centrale urbano (per esempio un quartiere), o come elemento pubblico in grado di permettere il riassetto di centri abitati di classe intermedia. In quest’ultimo caso la biblioteca può utilmente servire come struttura polivalente, supporto fondamentale per ospitare attrezzature culturali atte a migliorare l’ambito fisico di ricezione.

Per ciò che concerne la localizzazione in centri urbani storicamente consolidati, appare chiaro come un’ubicazione centrale possa avvenire quasi esclusivamente mediante il riutilizzo di organismi edilizi già esistenti, da riconvertire a destinazioni d’uso differenti rispetto a quelle originali. In questo caso, fatta eccezione per il reimpiego di edilizia residenziale “minore”, il carattere di centralità viene quasi sempre soddisfatto proprio per le modalità intrinseche di formazione dei nuclei antichi urbani.

Assai più complesso, in rapporto al contesto territoriale, risulta il problema del recupero e dell’ampliamento delle biblioteche esistenti, che richiede di operare una distinzione delle strutture in due insiemi: le biblioteche pubbliche di divulgazione, per le quali è ipotizzabile un sistematico ”riuso” di edifici esistenti, e le istituzioni più complesse (è il caso delle biblioteche centrali, universitarie specializzate…etc), soggette ad un incessante accrescimento del proprio patrimonio, in cui la grande quantità di libri, informazioni registrate, utenti, addetti, impianti, attrezzature è destinata a condizionare fortemente le scelte di localizzazione. Fra le strutture che si prestano ad ospitare una piccola biblioteca o una succursale, figurano anche i centri culturali e

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gli edifici polivalenti: in questi casi l’integrazione può essere favorita dall’uso comune della sala riunioni e delle risorse tecniche. Appare chiaro come la localizzazione della biblioteca debba essere effettuata lontana dalle zone di particolare rischio ambientale e da aree che possono creare disagi nello svolgimento delle attività inerenti alla lettura e agli altri servizi. E’ da rilevare, in ogni caso, che anche le esperienze straniere più recenti consigliano di eliminare le biblioteche pubbliche di grandi dimensioni e di decentrare il servizio, cercando eventualmente di organizzarlo attraverso una rete di biblioteche di base coordinata da un’unità centrale. In tal modo è pure possibile prevedere una ripartizione delle collezioni tra le varie biblioteche, attribuendo ad alcune di esse una particolare specificazione. Ritornando ai criteri urbanistici di tipo generale, risulta ovvio che la frequenza di studiosi alle biblioteche è legata all’accessibilità delle stesse. La facilità di accesso dipende da vari fattori di cui occorre tenere conto in sede di localizzazione della struttura.

I più significativi parametri da analizzare, ai fini di una corretta ubicazione, sono i seguenti: - lo stato dei servizi scolastici e culturali della zona;

- l’assetto dei trasporti, della viabilità e delle zone commerciali; - la densità territoriale, onde permettere lo studio dei bacini di utenza; - l’esame di eventuali progetti riguardanti lo sviluppo urbano;

- l’accessibilità a mezzo di veicoli a motore;

- la vicinanza degli altri elementi urbani pubblici e privati (isolati residenziali…etc).

In particolare distanze e tipi di percorrenza dovranno essere rapportati con i seguenti bacini di utenza interessati dai vari tipi di servizio:

- per le biblioteche pubbliche di base, la zona di attrazione si estende per un raggio di 0,8-1,5 km, corrispondente ad un tempo di percorrenza, a piedi, che non dovrà superare la mezz’ora;

- per le biblioteche pubbliche centrali, il raggio di attrazione è maggiore (3 km) e deve servire un maggior numero di persone (150000 ab.); è buona norma collocare questo tipo di biblioteca in vicinanza sia di trasporti collettivi sia di parcheggi per il trasporto individuale;

- per le biblioteche di conservazione e specializzate, la zona di attrazione non è definita, poiché i bacini di utenza possono essere comunali, provinciali, regionali, nazionali; - per quanto riguarda le biblioteche di ricerca a livello scolastico la zona di attrazione è

paragonabile a quella delle biblioteche pubbliche di base; le altre sotto questo riguardo possono invece essere assimilate alle biblioteche di conservazione.

La palestra

Nella realizzazione di una nuova palestra è necessario fare una serie di analisi che riguardano in particolare l’aspetto demografico della zona, soprattutto considerando la domanda dell’utenza

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sportiva nel territorio, le condizioni infrastrutturali e dei trasporti , nonché la disponibilità economica e gestionale relativa all’efficienza dell’organizzazione sportiva locale.

Nella fase di progettazione di un nuovo impianto, è essenziale quindi verificare le condizioni di fruibilità da parte degli utenti in termini di distanza tra luoghi di residenza ed edificio, e in termini di presenza ed efficienza delle infrastrutture di collegamento esistenti e dei trasporti. Pertanto è necessario considerare:

§ il sistema di viabilità e trasporti;

§ origine – destinazione del pendolarismo residenza –scuola e residenza - lavoro; § grado di attrazione delle aree centrali rispetto alle periferie;

§ flussi turistici giornalieri, settimanali e stagionali. Si dovranno conseguentemente valutare i seguenti aspetti:

Ø Centralità dell’edificio rispetto al bacino d’utenza;

In questo ambito di valutazione occorre porre in conto anche le seguenti condizioni di relazione, con valori di integrazione urbana crescenti:

a) fabbricato autonomo (valore di integrazione minore);

b) fabbricato inserito in un complesso scolastico (valore di integrazione intermedio);

c) fabbricato inserito in un complesso di servizi sociali (valore di integrazione massimo).

Ø Relazione con le reti infrastrutturali di comunicazione e di servizio, articolata come segue:

a) vicinanza di importanti reti stradali;

b) facilità di collegamento alla rete idrica, alla rete fognaria e alla rete elettrica e congruenza delle capacità di tali reti rispetto alle capacità richieste dalla struttura (con attenzione al fabbisogno idrico per l’innaffiamento);

c) assenza nell’area di attraversamenti di elettrodotti o linee telefoniche.

Ø Integrazione o agevole possibilità di integrazione nella rete dei trasporti; Ø Presenza o possibilità di realizzazione di agevoli percorsi pedonali e ciclabili; Ø Condizioni morfologiche e climatiche del terreno in esame e delle aree

adiacenti, tra cui assumono rilievo i seguenti requisiti:

a) sito pianeggiante e di forma regolare; b) suolo stabile e di buona permeabilità;

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c) sito non interessato da risalita della falda freatica, né soggetto a inondazioni e smottamenti;

d) sito non soggetto a forti venti; e) sito soleggiato durante tutto il giorno;

f) sito che consenta un buon orientamento dell’edificio;

g) sito lontano da fonti di inquinamento dell’aria e di inquinamento acustico.

2.1. Il bacino d’utenza

La valutazione dei fattori di localizzazione di nuovi edifici discende dall’analisi del bacino di utenza o area di gravitazione in cui la costruzione si colloca e a cui fa riferimento. Il bacino d’utenza può essere definito in termini spaziali, spazio – temporali, e in termini sociali:

- in termini spaziali, il bacino d’utenza è costituito dalla superficie territoriale che circonda la struttura entro un determinato raggio o entro una determinata distanza; - in termini spazio – temporali, il bacino d’utenza è costituito dalla superficie territoriale

che comprende i luoghi dai quali l’edificio è raggiungibile entro determinati tempi; - in termini sociali, il bacino d’utenza può essere definito come l’insieme di domanda che

si rivolge a quel fabbricato.

Detto ciò, analizziamo il bacino potenziale d’utenza dei due complessi edilizi in progetto, perlopiù identificabile con la popolazione che risiede nell’area comunale. E’ bene notare come Stagno sia la frazione più grande del comune, arrivando a contare più abitanti delle altre frazioni per un totale di circa 5000 unità, perlopiù di provenienza livornese.

Per quanto riguarda la classificazione del bacino d’utenza è possibile suddividere l’area circostante, considerato come baricentro la scuola in esame, in quattro settori:

- zona A , con un raggio < 2000 m: le strutture sono facilmente fruibili a piedi con un

tempo di percorrenza minore di 30’ ed è comunque fruibile con un mezzo proprio pubblico;

- zona B , con un raggio compreso tra i 2000 e gli 6000 m: le strutture non sono fruibili a

piedi ed il tempo di percorrenza con mezzo proprio o con un mezzo pubblico minore di 10’;

-

zona C, con un raggio compreso tra i 6000 e i 12000 m: le strutture non sono

fruibili a piedi ed il tempo di percorrenza con mezzo proprio o con un mezzo

pubblico è compreso tra i 10’ ed i 15’;

- zona D, con un raggio >12000 m: le strutture non sono fruibili a piedi ed il tempo di

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2.2. Analisi dell’offerta

Per valutare l’offerta del servizio reso, sia dalla palestra che dalla biblioteca, in termini di esigenze di natura spaziale e pertanto di requisiti dimensionali, sono stati individuati i seguenti ambiti funzionali omogenei - AFO :

La Biblioteca

- AFO 1: Servizi bibliotecari; - AFO 2: Emeroteca; - AFO 3: Sala polivalente;

- AFO 4: Attività commerciali al dettaglio; - AFO 5: Extrasistema.

In relazione alle unità spaziali - US - che costituiscono tali ambiti si fa presente che: i servizi bibliotecari attualmente si compongono di:

AFO 1 – SERVIZI BIBLIOTECARI

Atrio 22

Zona prestito/informazioni 123 Sala lettura e consultazione adulti 124 Sala lettura e consultazione ragazzi 164

Spazio multimediale 61

Sala studio per gruppetti o individuale 133

Servizi per l’utenza 72

Servizi per il personale 24

Zona amministrazione 46

Archivio volumi e documenti 98 Spazio per la circolazione 189

TOTALE 1056 mq

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AFO 2 – EMEROTECA

Spazio espositivo giornali/riviste 26 Spazio per la consultazione giornali/riviste 37

Spazio per la circolazione 13

TOTALE 76 mq

la sala polivalente attualmente si compone di:

AFO 3 – SALA POLIVALENTE

Sala conferenze 139

Servizi per l’utenza 37 Spazio per la circolazione 99

TOTALE 275 mq

l’attività commerciale al dettaglio attualmente si compone di:

AFO 4 – ATTIVITA’ COMMERCIALI AL DETTAGLIO

Bar ristoro 57

TOTALE 57 mq

l’extrasistema attualmente si compone di:

AFO 5 – EXTRASISTEMA

Sistemazioni esterne 2042

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La Palestra

L’analisi dei fattori di offerta del territorio considerato, è articolata in: - numero e capacità degli impianti esistenti;

- numero degli operatori;

- numero e dimensioni delle società sportive.

Pertanto i servizi offerti dalla struttura in progetto, sono: - AFO 1: Area pubblico;

- AFO 2: Area attività sportiva ; - AFO 3: Servizi di supporto; - AFO 4: Impianti tecnologici; - AFO 5: Extrasistema.

In relazione alle unità spaziali - US - che costituiscono tali ambiti si fa presente che: l’ area pubblico attualmente si compone di:

AFO 1 – AREA PUBBLICO

Atrio 26

Gradinate 104

Servizi per l’utenza 30 Spazio per la circolazione 31

TOTALE 191 mq

l’area attività sportiva attualmente si compone di:

AFO 2 – AREA ATTIVITA’ SPORTIVA

Spazio attività sportiva 572 Spazio per la circolazione 118

TOTALE 690 mq

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AFO 3 – SERVIZI DI SUPPORTO

Attività amministrative 28 Servizi per il personale 4 Atrio dipendenti e atleti 54 Magazzino attrezzature 75 Spogliatoio atleti 117 Spogliatoio istruttori 57

Pronto soccorso 17

Spazio per la circolazione 85

TOTALE 437 mq

gli impianti tecnologici attualmente si compongono di:

AFO 4 – IMPIANTI TECNOLOGICI

Centrale trattamento aria 18

Centrale termica 20

Spazio per la circolazione 20

TOTALE 58 mq

l’extrasistema attualmente si compone di:

AFO 5 – EXTRASISTEMA

Percorsi attrezzati 1381

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2.3. Analisi della domanda

Per l’elaborazione di un programma di intervento finalizzato alla realizzazione di una nuova costruzione, è necessaria un’analisi della domanda nel territorio considerato, articolata in:

- popolazione residente;

- numero degli eventuali fruitori e delle discipline sportive praticate, nel caso della palestra.

La Biblioteca

Una biblioteca, dotata di una quantità di volumi (cartacei e multimediali) adeguata al numero di utenti, che ben corrisponda al complesso sistema esigenziale della collettività e che sia fornita di tutti i servizi necessari, è la soluzione che pare consentire di poter soddisfare la domanda connessa alla richiesta di informazione e di cultura.

Con particolare riferimento al caso di studio specifico della biblioteca di Stagno, si può affermare che la richiesta di servizio è relativa a tre differenti aspetti:

- le fonti delle informazioni (volumi cartacei e multimediali, riviste, quotidiani, periodici, ecc.); - i requisiti richiesti alla struttura che consente lo svolgimento delle attività;

- la presenza di extra servizi.

Dai vari studi condotti in questo settore, sono emerse vari tipi di richieste in relazione alle caratteristiche dell’utenza, dalla richiesta di accesso alla consultazione di documenti nelle “sezioni tematiche”, alla necessità di un luogo di studio individuale rivolto a coloro che utilizzano materiale proprio supportato da consultazione di testi di approfondimento e alla richiesta, infine, di informazioni circa argomenti di attualità dovuta ad una costante presenza di adulti e anziani. Infine è stimata in forte crescita la domanda di un servizio multimediale, che consenta l’utilizzo di personal computer e permetta connessioni internet, avanzata da un pubblico generalmente giovane residente, ma anche da turisti alla ricerca di comunicazione via web. L’intenzione di questo tipo di progettazione è stata, comunque, quella di offrire un servizio bibliotecario efficiente, supportato da una pluralità di funzioni, quali una sala conferenze, spazi per l’informagiovani, un ampio spazio multimediale ecc.. che aumentassero l’appetibilità dell’edificio pubblico, operando a favore dell’espansione culturale.

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La Palestra

L’idea di uno spazio palestra estremamente flessibile ed adattabile a esigenze e modi di utilizzo diversi, dotata di servizi, attrezzature e ambienti tali da rispondere efficacemente alle richieste della comunità, è la soluzione che ci consente di soddisfare i bisogni dei cultori dello sport e non, data la possibilità del complesso di accogliere anche eventi a carattere culturale.

Le esigenze della collettività di Stagno possono essere così sintetizzate: - avere spazi e attrezzature idonee all’esercizio fisico;

- avere un ambiente in grado di ospitare manifestazioni e spettacoli vari.

Le richieste riguardano soprattutto un eventuale uso extrascolastico della struttura per consentire lo svolgimento di corsi di diverse discipline sportive, l’esercizio di pesistica o di altre attività non strettamente correlate all’ambito scolastico, quali tornei di pallacanestro o pallavolo.

2.4. Il luogo e il contesto territoriale

Collesalvetti è un comune di 15866 abitanti che si estende per 107 km nella provincia di Livorno. La frazione più importante di Collesalvetti, in origine sede di una fattoria medicea (tuttora esistente), oltre a Stagno, situato a ridosso di Livorno e a carattere prevalentemente industriale e artigianale, è: Vicarello, attiguo a Collesalvetti, di forti tradizioni contadine. Negli altri centri minori (Nugola, Guasticce, Parrana San Martino, Parrana San Giusto, Castell'Anselmo, Colognole), è prevalente il carattere agricolo con una crescente propensione all'agriturismo, ad eccezione di Guasticce, che unisce la vocazione agrituristica al notevole sviluppo industriale dell'area ex - CMF e dell'Interporto toscano "Amerigo Vespucci ".

Lo sviluppo di Stagno così come la vediamo oggi è avvenuto nel XX secolo, con la forte industrializzazione della zona, soprattutto con la Raffineria Agip (ex- Stanic), cui è seguito uno sviluppo urbanistico notevole: il nuovo abitato di Stagno si è espanso nella zona del Villaggio Emilio, con numerose palazzine e residenze mono e bi-familiari. Purtroppo la costruzione dell'Autostrada A12 Genova - Livorno e la realizzazione della superstrada FI-PI-LI hanno "rinchiuso" Stagno tra due strisce d'asfalto che ne pregiudicano la vivibilità. Detto ciò è importante sottolineare come Stagno rappresenti il fulcro delle attività industriali ed artigianali del comune.

Per quanto concerne la realizzazione dei due nuovi edifici, in relazione al contesto territoriale, assumono significativa importanza le reti delle infrastrutture viarie e ferroviarie che consentono la fruibilità e l’accessibilità a questa frazione del comune ed alle strutture pubbliche ed istituzionali ivi presenti. Per quanto riguarda la viabilità, Stagno risulta rinchiuso, come già detto, da due strade abbastanza note:

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- l’Autostrada A12 Genova - Livorno (oggi prolungatasi nella Genova - Rosignano); - la superstrada FI-PI-LI.

I collegamenti fra Stagno e le altre frazioni del comune sono assicurati da un sistema viario costituito da una rete stradale urbana usufruita dai mezzi di trasporto pubblico gestiti dall’azienda A.T.L.

2.5. Il lotto

L’area complessiva interessata dalle trasformazioni in oggetto è caratterizzata da una forma di pseudo - parallelogramma disposta longitudinalmente secondo l’asse NO ed ha superficie complessiva di 11513 mq. Essa confina sui lati lunghi con delle zone destinate ad attrezzature pubbliche e con Via della Costituzione, sui lati corti con un’area attualmente destinata a parcheggio e una piazzetta e con un’area coperta da pini marittimi. E’ da ricordare come Via della Costituzione sia una pista pedonale e ciclabile dotata, lungo il suo perimetro, di una fila alberata. Il lotto è collocato vicino a edifici residenziali di completamento e a zone destinate al verde pubblico attrezzato, agli uffici pubblici, e ad attività commerciali. Tuttavia, la mancanza di attività e di funzioni di interesse, ha di fatto reso questa zona un vuoto urbano, che interrompe la connessione con il centro; pertanto la realizzazione delle due strutture nell’area in esame deve essere finalizzata a riqualificare definitivamente l’area, creando un polo di attrazione per i diversi tipi di utenti e valorizzando un’area altrimenti spoglia.

In particolare il terreno su cui dovrebbe insistere la biblioteca si trova alla destra della scuola, confinante con il bosco di pini e con il verde pubblico attrezzato, nella zona meno rumorosa del lotto e più lontana dal traffico. Viceversa, il fazzoletto di terreno destinato alla palestra si trova alla sinistra della scuola, dal lato più immerso nel caos cittadino e più esposto ai rumori.

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3. Obiettivi generali

L’obiettivo della presente tesi è quello di ampliare e valorizzare l’attuale scuola elementare e materna di Stagno, prevedendo la costruzione di una palestra ed una biblioteca che insistono sullo stesso lotto e che si rivolgono ad un bacino d’utenza non necessariamente limitato a quello d’età scolare. I due edifici nascono anche nell’interesse di creare un polo d’attrazione in una zona altrimenti anonima, soddisfacendo sia i cultori del corpo che della mente.

Per la progettazione di questi tipi edilizi si è partiti considerando dapprima il sistema luogo – terreno - edificio, in maniera tale di riguardare organicamente e globalmente ai due complessi e al contesto in cui andranno ad immergersi sotto più punti di vista: dalla dotazione di ampie zone a verde, alla disposizione dei fabbricati tenendo conto dei fattori di orientamento, insolazione e ventilazione.

E’ da notare, infatti, come questi due edifici si adattino perfettamente alla geometria del lotto, considerando anche l’accessibilità dello stesso e la viabilità della zona.

Per quanto riguarda l’architettura delle due strutture, rinunciando a soluzioni estrose o troppo eccentriche, si è cercato di conciliare le esigenze delle stesse costruzioni con l’inserimento non invasivo nel contesto urbano di Stagno.

La biblioteca, a mio avviso, doveva comunicare un senso di tranquillità, di silenzio racchiuso all’interno di un edificio solido dalla geometria semplice ed essenziale: per questo la scelta di collocarla sul lato più raccolto, caratterizzato da una certa boscosità e su una strada ad accesso esclusivamente pedonale.

La palestra, invece, doveva sorgere nella parte del lotto più esposta al traffico, rispondendo ad un’esigenza totalmente opposta e richiamando, nelle sue architetture, comunque, i caratteri di sobrietà della biblioteca.

Per quanto riguarda lo stile, le due nuove costruzioni si differenziano dal costruito e lo accompagnano armoniosamente, pur non riproponendone gli stessi topos.

Come già ricordato, l’obiettivo perseguito è stato anche quello di valorizzare una zona del paese con un’opera esteticamente gradevole e funzionale, capace di rispondere alle varie esigenze in termini prestazionali, curando minuziosamente i dettagli per rendere la soluzione ottimale.

La biblioteca prevede al suo interno, oltre ai vari ambienti come emeroteche, sale di consultazione e lettura, anche degli spazi per la ricerca informatizzata, nonché degli ambienti capaci di ospitare iniziative culturali quali mostre, convegni e quant’altro, per un suo eventuale uso anche al di fuori degli orari convenzionali.

Discorso analogo può essere fatto anche per la palestra che con la sua sala principale potrebbe essere teatro di eventi non necessariamente legati agli ambiti scolastici.

Per quanto riguarda gli spazi verdi progettati tutto intorno agli edifici, questi sono stati concepiti in modo da creare un dialogo con l’esistente, con l’uso di percorsi e richiami anche nelle

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coperture, nonché di luoghi come piazzette e scalinate di raccordo che creino dei punti di incontro per gli adulti e degli stimoli per il gioco dei piccoli fruitori, il tutto garantendo una certa continuità di stile.

In quest’ottica è stato, quindi, predisposto il Documento preliminare all’avvio della progettazione, garanzia di adeguatezza dell’opera progettata al soddisfacimento delle esigenze che ne hanno motivato la realizzazione.

3.1. Servizi da rendere

Per quanto riguarda le nostre due strutture, i servizi da rendere sono prioritari in quanto finalizzati a promulgare e diffondere l’informazione e la cultura nei confronti di un vasto bacino di utenza, nel caso della biblioteca, e a promuovere l’attività fisica, nel caso della palestra, nonché per l’influenza che avranno nell’ambito della riqualificazione dei contesti socioeconomici e territoriale.

L’obiettivo principale è quello di fornire un sistema di servizi in grado di favorire lo sviluppo della cultura, dell’arte, dell’informazione e della formazione mentale e fisica dell’individuo, con metodi tradizionali nonché facendo ricorso alle tecniche ed alle tecnologie più moderne. Nella biblioteca, l’attività principale sarà quello relativa ai servizi bibliotecari, che avranno, fra gli obiettivi particolari, quelli di:

- fornire gli strumenti bibliografici e documentari idonei, sia per tipo, sia per numero, all' attività dello studio, della ricerca, della sperimentazione e della didattica;

- conservare il patrimonio librario e documentario nel tempo;

- rispondere alle esigenze di tutte le categorie di utenza (adulti, ragazzi, bambini, studenti universitari, ecc);

- mantenere nel tempo un elevato livello di soddisfazione nell’utenza.

Insieme al servizio bibliotecario verranno insediati anche i servizi connessi all’Emeroteca, alla Sala Polivalente, al Bar-Ristoro, al Verde Attrezzato.

Ciò per prefigurare gli obiettivi particolari di: - stimolare la lettura e l’aggiornamento; - favorire attività culturali e ricreative;

- ristorarsi con consumo di pasti veloci e bevande; - usufruire degli spazi verdi.

Nella palestra, il servizio più importante è quello fornito dall’area per l’attività sportiva che, tra i suoi scopi, prevede quelli di:

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- fornire strumenti idonei per la pratica sportiva, sia in termini di attrezzature che di personale;

- ospitare eventi a carattere sportivo e non, promuovendo iniziative ricreative e culturali; - soddisfare le esigenze dell’utenza in relazione alle diverse categorie in cui si suddivide

(adulti, bambini...);

-

garantire nel tempo un’efficace risposta alle richieste dei fruitori.

Altre attività previste sono quelle relative all’area pubblico, coadiuvata dai servizi di supporto, dagli impianti tecnologici, e dall’extrasistema, che prevede un percorso ginnico ben attrezzato. Il tutto per perseguire i seguenti scopi:

- stimolare l’interesse per lo sport;

- garantire il benessere igienico di atleti ed istruttori; - assicurare un adeguato microclima interno;

- favorire l’attività sportiva all’aperto.

In entrambi i casi, rendere alla collettività una serie di servizi complementari avrà lo scopo di facilitare il raggiungimento dell’obiettivo principale e di prefigurare il raggiungimento dei seguenti obiettivi particolari:

- stimolare le relazioni fra diverse categorie sociali; - riqualificare il contesto urbano.

3.2. Sviluppo sostenibile

Il concetto di sostenibilità, nasce nel passaggio dalle visioni meccanicistiche di Platone, Euclide, Cartesio, Newton, alle concezioni olistiche ed ecologiche. Tale concetto si è quindi sviluppato in parallelo al mutamento del paradigma scientifico. L’evoluzione è stata di fatto causata da una serie di squilibri e cambiamenti ambientali, come per esempio l’aumento medio della temperatura della terra di 1 C° per l’eccesso di CO2 presente in atmosfera (effetto serra)

nel corso del XX sec., che di fatto mettono in pericolo la salvaguardia dell’attuale e delle future generazioni.

Per non compromettere, con l’intervento dell’uomo, la salvaguardia del pianeta, molte sono state le iniziative internazionali che hanno delineato politiche e strategie di piano: la Conferenza di Rio de Janeiro (1992) e definizione di Agenda 21, la Conferenza di Kioto (1997), il Piano nazionale per lo sviluppo sostenibile in attuazione dell’Agenda 21. In parallelo molte iniziative nazionali hanno dato vita a norme che si prefiggono come obiettivo generale la tutela del

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concetto di sostenibilità: Legge 308/82, Legge 9/911, DM 5.02.1997 n. 22 (Decreto Ronchi)2, ISO 140003, ecc. Il summit organizzato dalle Nazioni Unite su "Ambiente e Sviluppo" - Rio de Janeiro 1992, ha rilanciato il concetto di sviluppo sostenibile come integrazione di due elementi: l’ambiente, dimensione essenziale dello sviluppo economico, e la responsabilità tra le generazioni nell’uso delle risorse naturali. Lo sviluppo sostenibile è stato introdotto e definito ufficialmente nel 1987 dal rapporto "Our Common Future" della Commissione Mondiale sull'Ambiente e lo Sviluppo noto come Rapporto Brundtland il quale dichiara che:

“lo sviluppo sostenibile è lo sviluppo che soddisfa i bisogni della presente generazione senza compromettere la capacità delle future generazioni di soddisfare i propri".

I quattro principi operativi per garantire un corretto sviluppo sostenibile sono:

1. il peso complessivo dell'impatto della specie umana sui sistemi naturali deve essere riportato al livello in cui non supera la capacità di carico della natura;

2. il prelievo delle risorse rinnovabili non deve superare la loro velocità di riproduzione;

3. il prelievo di risorse non rinnovabili deve essere compensato dalla produzione di pari quantità di risorse rinnovabili che, a lungo termine, siano in grado di sostituirle;

4. lo scarico di emissioni nell'ambiente non deve superare la capacità di assorbimento dei recettori.

Nel caso specifico degli edifici in progetto, l’auspicio è di:

- corrispondere ai principi dello sviluppo sostenibile realizzando un’opera che altresì risponda alla definizione di “Architettura” ovvero di elaborazione artistica degli elementi strutturali, componenti e materiali, funzionale ed estetica/formale.

In tal senso, l’Architettura rappresenta la massima capacità di corrispondere alle esigenze dell’uomo. Dagli anni ‘80 in poi troviamo in letteratura la qualifica del sostantivo “architettura” con l’aggettivo bioclimatica e successivamente ulteriori aggettivi quali bioecologica. Con l’introduzione di tali aggettivi si è voluto prima sottolineare l’importanza della risposta alle esigenze di benessere ed in particolare a quella sottoclasse connessa al comfort ambientale da corrispondere mediante l’utilizzo di risorse naturali e facilmente rinnovabili.

Onde prefigurare un corretto sviluppo sostenibile, i due fabbricati dovranno rispettare i principi progettuali propri dell’architettura bioclimatica e bioecologica.

Il termine bioclimatico venne usato per la prima volta dal botanico e climatologo tedesco Köppen che, nel primo decennio del secolo scorso, sviluppò un sistema di classificazione del macroclima terrestre basato sull'adattamento climatico della vegetazione nelle diverse zone del pianeta.

L'applicazione del termine alla progettazione architettonica è di molto successiva e risale ai primi anni sessanta. Essa è dovuta ai fratelli Olgyay, architetti americani di origine ungherese, che per primi studiarono, secondo un approccio scientifico, le problematiche connesse con le

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interazioni tra clima e architettura, approfondendo in modo particolare l'aspetto del controllo solare. L'architettura bioclimatica, e parimenti la bioarchitettura che la comprende, si prefigurano di proporre soluzioni sostenibili per l'ambiente e compatibili con l'uomo, comportamento questo che si traduce nei seguenti principi:

- integrazione tra architettura, tecnologia e contesto ambientale, nella coerenza delle diverse fasi del progetto: ideazione, analisi esigenziale, programmazione funzionale, scelta di tecnologie e materiali, scelta dei sistemi impiantistici, verifica prestazionale, programmazione della gestione e della manutenzione;

- benessere psicofisico del fruitore, da realizzarsi tramite l'edificio nella sua totalità e non con gestione impiantistica specifica;

- conservazione energetica, tramite sia l'uso di materiali a basso contenuto energetico che l'impiego di sistemi di climatizzazione passivi, al fine di ridurre la dipendenza dal petrolio e l'inquinamento atmosferico che produce il progressivo riscaldamento globale del pianeta per effetto serra;

- insediamenti a basso impatto territoriale e a forte integrazione paesaggistica, ovvero con il minimo di sbancamenti e riporti di terreno e il massimo di ricostruzione vegetale;

- integrazione degli edifici in cicli ambientali chiusi, con bilancio netto di consumo complessivo delle risorse ambientali tendente a zero.

Dal punto di vista del metodo di progettazione l'approccio bioclimatico prevede il rispetto di una serie di criteri progettuali e il ricorso a tecniche di analisi e di verifica prestazionale di seguito elencate:

- analisi climatica del sito per determinarne le potenzialità al fine del controllo climatico passivo degli edifici e lo sfruttamento di fonti rinnovabili (irraggiamento solare, vento, acqua); - localizzazione, tipo, forma e orientamento degli edifici in funzione dei fattori climatici principali: sole (irraggiamento e dinamica delle ombre), vento (barriere, ventilazione, raffrescamento), bacini di calore (terra, cielo, acqua);

- distribuzione degli spazi interni secondo una zonizzazione termica ispirata al funzionamento termocinetico del corpo umano;

- utilizzo della vegetazione e dei bacini d'acqua come fattori di controllo del microclima;

-

impiego di tecnologie atte a sfruttare i fattori climatici esterni per il controllo del microclima interno;

- integrazione tra tecnologie bioclimatiche di involucro e sistemi impiantistici (Es. solari fotovoltaici).

Analizzando nello specifico l’edificio, l’appellativo di “bioecologico” dipende dalla capacità di esplicare le seguenti funzioni reputate prioritarie dall’Amministrazione Pubblica:

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- consentire il ricambio d'aria, smaltire l'umidità e permettere il passaggio delle radiazioni che giungono dal cosmo;

- attutire, filtrate, selezionare dal mondo esterno (rumori inquinanti, freddo e caldo, presenze estranee, ecc.);

- essere costituito da materiali naturali (legno, calce, magnesio, terra, cotto sughero, lana, lino, ecc.);

- consentire di evitare ogni spreco energetico sia in fase di costruzione che di esercizio;

- favorire l’utilizzo di fonti rinnovabili (l’energia solare non costa, quindi è auspicabile il ricorso all’aria aperta, a giardini vetrati, all’accumulo termico nei muri, ai pannelli solari, ecc.;

- limitare il riscaldamento al minimo necessario. Evitare tipi di riscaldamento che, muovendo l'aria sollevano polveri e microbi (stufe, pareti, lunghi percorsi dell'impianto, no ai pavimenti radianti);

- evitare l'inquinamento elettromagnetico (i cavi e gli elettrodomestici devono essere schermati e messi a terra);

- prevedere che la natura entri tra le mura e collabori a purificare e ossigenare l'aria; - consentire di risparmiare, riciclare e recuperare.

Dal punto di vista dei materiali diventano importanti i seguenti requisiti: - assenza di effetti tossici per l’uomo e per l’ambiente;

- bassa quantità di materiale utilizzato; - longevità;

- basso consumo di energia; - facilità di recupero o riciclaggio;

Un materiale è tanto più sostenibile quanto minore è l’energia, da un lato, e la produzione di rifiuti, dall’altro, necessarie per l’estrazione delle materie prime di cui è fatto, per i cicli intermedi di lavorazione, per l’imballaggio, il trasporto e la distribuzione, per l’applicazione, l’uso e il consumo e per l’eventuale riutilizzo o riciclo, ed infine per la sua dismissione o smaltimento finale.

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4. I vincoli

4.1. Normativa vigente

La redazione di questo progetto non sarà esente dal rispetto dei vincoli di vario genere imposti dalle preesistenze, in conformità agli strumenti urbanistici ed alle norme cogenti in materia, con particolare attenzione ai vincoli preposti dalla committenza e alle sue esigenze, nonché a quelle degli eventuali fruitori.

Il progetto dovrà essere realizzato nel rispetto delle leggi vigenti in materia di:

Lavori pubblici

Legge 11 febbraio 1994 n°109 “Legge quadro in materia di lavori pubblici “ (detta Legge Merloni) e successive modificazioni: L 216/95 Merloni- bis, L 415/98

Merloni-ter (Supplemento ordinario alla GU n°234 del 5 ottobre 1999);

⇒ Decreto del Presidente della Repubblica 21 dicembre 1999 n° 554

“Regolamento di attuazione della legge quadro in materia di lavori pubblici 11/2/94 n°109 e successive modificazioni” Supplemento ordinario alla GU n°98 del 28 aprile 2000);

⇒ Decreto del Presidente della Repubblica 19 Aprile 2000 n°145

“Regolamento recante il capitolato generale d’appalto dei lavori pubblici, ai sensi dell’art. 3 comma 5 della legge 11 febbraio 1994 n. 109 e successive modificazioni”.

⇒ Decreto del Presidente della Repubblica 21 Giugno 2000

“Modalità per la redazione del programma triennale, dei suoi aggiornamenti annuali e dell’elenco annuale dei lavori, ai sensi dell’ art. 14, comma 11, della legge 11/2/1994 n°109 e successive modificazioni”;

Circolare Ministero Interno 18 Giugno 1997 n. 9Mi. Sa. (97) “Utilizzo degli impianti sportivi per manifestazioni occasionali a carattere sportivo – chiarimenti sull’art. 12 del DM 18 Marzo 1996.

Circolare Interno 18 Dicembre 1997 n. 21 Mi. Sa. (97) “Utilizzo occasionale di impianti sportivi al chiuso per spettacoli musicali o altro”.

Sicurezza sul luogo del lavoro e nel normale utilizzo di impianti

Decreto del Presidente della Repubblica 27 Aprile 1955 n. 547 “Norme per la prevenzione degli infortuni”;

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Decreto del Presidente della Repubblica 19 Marzo 1956 n. 303 “Norme generali per l’igiene del lavoro”;

Legge 1 Marzo 1968 n. 186 “Definizioni di realizzazione e costruzione a regola d’arte degli impianti elettrici”;

Legge 18 Ottobre 1977 n. 791 “Norme per la sicurezza degli impianti elettrici”;

Legge 5 marzo 1990 n°46 “Norme per la sicurezza de gli impianti”;

Decreto Legislativo 15 agosto 1991 n°277 in materia di “Protezione dei lavoratori contro rischi derivanti da esposizione ad agenti chimici, fisici e biologici durante il lavoro”;

Decreto del Presidente della Repubblica 6 dicembre 1991 n°447 “Regolamento di attuazione della L 5/3/90, in materia di sicurezza degli impianti”;

Decreto Legislativo 19 settembre 1996 n°626 “Adeguamento alle direttive 89/392/CEE, 89/654/CEE, 89/655/CEE, 89/656/CEE, 90/269/CEE, 90/270/CEE, 90/269/CEE, 90/394/CEE, 90/679/CEE, 93/88/CEE, 97/42/CEE e 199/3/CEE, riguardanti il miglioramento durante il lavoro”.

D.M. 18-3-96 - “Norme di sicurezza per la costruzione e l’esercizio degli impianti sportivi” e successive modifiche ed integrazioni del 6-6-2005

DM Interno 25 Agosto 1989 “Norme di sicurezza per la costruzione e l’esercizio di impianti sportivi”;

Circolare interna 3 Giugno 1993 n. 12- DM 25 Agosto 1989 “Norme di sicurezza per la costruzione e l’esercizio degli impianti sportivi” interpretazione degli artt.8 e 9.

Sicurezza in caso di incendio

Decreto Ministeriale 16 febbraio 1982 “Elenco dei depositi e industrie pericolose soggetti alle visite ed ai controlli di prevenzione incendi”;

Decreto Ministeriale 30 novembre 1983 “Termini, definizioni generali e simboli grafici di prevenzione incendi”;

Decreto Ministeriale 10 marzo 1998 “Criteri generali di sicurezza antincendio e per la gestione dell’emergenza nei luoghi di lavoro”;

DM Interno 6 Luglio 1983 “Norme sul comportamento al fuoco delle strutture e dei materiali da impiegarsi nella costruzione di teatri, cinematografi e altri locali di spettacolo in genere”;

Lettera Circolare Ministero Interno 13 Giugno 1984 n.2818/4109 DM Interno 28 Agosto 1984 “Modificazioni al DM 6 Luglio 1983 concernente norme sul

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comportamento al fuoco delle strutture e dei materiali da impiegarsi nella costruzione di cinematografi e altri locali di spettacolo in genere”.

Accessibilità e fruibilità

Decreto del Presidente della Repubblica 27 aprile 1978 n°384 “Norme sull’abbattimento delle barriere architettoniche”;

Legge 9 gennaio 1989 n°13 “Disposizioni per favorire il superamento e l’eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati”;

Decreto Ministeriale 14 giugno 1989 n°236 “Prescrizioni tecniche necessarie a garantire l’accessibilità, l’adattabilità e la visibilità degli edifici privati e di edilizia residenziale pubblica sorveglianza e agevolata ai fini del superamento e

dell’eliminazione delle barriere architettoniche”;

Legge Regione Toscana 9 settembre 1991 n°47 “Norme sull'eliminazione delle barriere architettoniche”;

Decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1996 n°503 “Regolamento recante norme per l’eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici, spazi e servizi pubblici”.

DM Interno 18 Marzo 1996 “Norme di sicurezza per la costruzione e l’esercizio egli impianti sportivi”.

Benessere

Decreto del Presidente della Repubblica 27 aprile 1955 n°547 “Illuminazione generale”;

Decreto del Presidente della Repubblica 19 marzo 1956 n°303 “Illuminazione naturale e artificiale”;

UNI EN ISO 717-1: 1997: “Valutazione dell'isolamento acustico in edifici ed elementi di edificio- Isolamento acustico per via aerea”;

UNI EN ISO 3740:2002: “Determinazione dei livelli di potenza sonora delle sorgenti di rumore - Linee guida per l'uso delle norme di base”;

UNI EN 12354-2:2002: “Valutazioni delle prestazioni acustiche di edifici a partire dalle prestazioni di prodotti - Isolamento acustico al calpestio tra ambienti”.

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5. Le classi di esigenze

Il presente paragrafo è finalizzato ad individuare le classi di esigenze da soddisfare e, per ognuna di essa, dare una descrizione qualitativa dei bisogni dell’utenza finale in modo tale da facilitarne la successiva traduzione in requisiti tecnici e prestazioni attese da parte dell’organismo edilizio.

La norma UNI 8289 DEL 1981 stabilisce che le classi di esigenze sono: “l’esplicitazione dei bisogni dell’utenza finale, tenuto conto dei vincoli che l’ambiente naturale pone all’ambiente costruito (…). La loro individuazione passa attraverso l’analisi dei bisogni da soddisfare, confrontati con i fattori di tipo ambientale, culturale ed economico” e individua le seguenti classi: - Sicurezza - Benessere - Fruibilità - Aspetto - Gestione - Integrabilità - Salvaguardia dell’ambiente

Per ogni classe di esigenza sono state individuate delle sottoclassi in grado di definire con più puntualità i bisogni dell’utente finale nella specifica applicazione.

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§ Sicurezza

Insieme delle condizioni relative all’incolumità degli utenti, nonché alla difesa e alla prevenzione dei danni dipendenti da fattori accidentali nell’uso del servizio.

L’incolumità degli utenti all’interno degli edifici progettati è particolarmente importante e deve essere garantita da una progettazione attenta ed accurata; anche la scelta di materiali e arredi deve essere oculata in tal senso, per evitare rischi derivanti da urti o cadute accidentali. Inoltre devono essere protetti da furti e danneggiamenti anche le merci ed i prodotti presenti all’interno degli ambienti: siano essi costose attrezzature sportive o preziosi manuali antichi.

§ Benessere

Insieme delle condizioni relative a stati dell’ambiente interno adeguati alla salute e allo svolgimento delle attività degli utilizzatori.

Il concetto di benessere interessa la qualità degli ambienti in cui si svolgeranno determinate attività, per assicurare la quale si dovrà tener conto di parametri come la tenuta all’acqua, la permeabilità all’aria, l’isolamento termico, acustico, il comfort tattile dei materiali utilizzati e via discorrendo.

In fase di progettazione si dovrà valutare, per esempio, la corretta disposizione dei vari ambienti in relazione alle attività da svolgere al proprio interno, la dimensione e la collocazione delle aperture, il tipo di struttura capace di garantire un certo benessere termoigrometrico in modo da limitare al minimo l’utilizzo di condizionatori dell’aria, comunque previsti, per esempio.

Per corrispondere alle esigenze connesse al benessere termoigrometrico il progetto dovrà permettere, in fase di esercizio, il controllo della temperatura media dell’aria ambiente (°C) nelle singole unità spaziali, dell’umidità relativa, dell’aria (%), della velocità dell’aria v (m/sec) e del numero di ricambi dell’aria stessa n (num/h).

Si fa obbligo, in tal senso, di assicurare il rispetto dei valori di tali parametri nei singoli ambienti secondo quanto fissato e riportato nella sezione delle presenti linee guida dedicata ai “requisiti tecnici”.

Inoltre, risulta auspicabile far ricorso:

- a tecnologie atte a regolare i parametri microclimatici interni quali facciate e coperture ventilate;

- serre e dispositivi di accumulo solare;

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Laddove emerga la necessità di far ricorso a dotazioni impiantistiche, saranno preferite soluzioni che prevedano impianti tecnici atti a favorire l’utilizzo di fonti

di energia rinnovabili (es. sistemi solari passivi, ecc.), motivo per cui , in entrambi gli edifici si è scelto un tipo di copertura piana.

§ Fruibilità

Insieme delle condizioni relative all’attitudine del sistema edilizio ad essere adeguatamente utilizzato nello svolgimento delle attività.

Questa classe di esigenze si rapporta al tema del superamento delle barriere architettoniche: un edificio per essere completamente fruibile da chiunque, anche da chi temporaneamente disabilitato, deve presentare dei requisiti di accessibilità, comodità d’uso e di manovra opportunamente trattati dalle succitate leggi. Inoltre deve avere la caratteristica di essere flessibile all’uso, non fossilizzandosi su schemi precostituiti.

§ Aspetto

Insieme delle condizioni relative alla fruizione percettiva del sistema edilizio.

Questa classe di esigenze è relativa alla fruizione percettiva del sistema edilizio da parte degli utenti e interessa campi quali la soluzione architettonica, la forma, il colore, il tipo di materiale impiegato…etc. E’ importante, inoltre, tener conto che la composizione architettonica nel suo complesso deve svolgere anche la funzione di stimolo sensoriale nel caso, come il nostro, di un eventuale utilizzo da parte di piccoli se non piccolissimi fruitori.

I fabbricati dovranno, quindi, essere esteticamente gradevoli come volumi architettonici e come tecnologie costruttive impiegate.

Un requisito di questa classe di esigenze è, infine, la regolarità geometrica: edifici di facile lettura e fruizione, caratterizzati da forme semplici e lineari sono da preferire a soluzioni troppo articolate e complesse.

§ Gestione

Insieme delle condizioni relative all’economia di esercizio del sistema edilizio.

Elemento importante dell’economia di un’attività, questa classe di esigenze comprende elementi spesso sottovalutati nella fase preliminare di progettazione, quali:

- manutenzione ordinaria preventiva; - manutenzione straordinaria; - pulibilità degli elementi; - riparabilità degli elementi;

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L’art. 15 del DPR 554/1999 prevede un’adeguata progettazione per la fase di gestione:“La progettazione ha come fine fondamentale la realizzazione di un intervento di qualità e tecnicamente valido, nel rispetto del miglior rapporto tra benefici e costi globali di costruzione, manutenzione e gestione. La progettazione è informata, tra l’altro, a principi (…) di massima manutenibilità, curabilità dei materiali e dei componenti, sostituibilità degli elementi (…) ed agevole controllabilità delle prestazioni dell’intervento nel tempo”. Di conseguenza, siccome spesso i costi di gestione superano di gran lunga i costi di realizzazione, sarebbe opportuno utilizzare per tempo degli accorgimenti per ridurre questa voce nei costi globali.

§ Integrabilità

Insieme delle condizioni relative all’attitudine dei componenti che costituiscono il sistema edilizio a connettersi funzionalmente tra loro.

Questa classe comprende l’analisi di diversi fattori: - relazione con il contesto antropologico; - relazione con gli elementi naturali;

- compatibilità tecnica e funzionale tra i materiali e gli elementi tecnici.

La vigente normativa in materia di lavori pubblici si occupa, in particolar modo il DPR 554, anche di questa classe di esigenze:”La progettazione è informata, tra l’atro, a principi (…) di compatibilità dei materiali”.

§ Salvaguardia dell’ambiente

Insieme degli aspetti connessi al sistema edilizio per assicurare il mantenimento o il miglioramento delle condizioni ambientali.

Questa voce si può tradurre, in parole brevi, nei seguenti punti:

- la progettazione deve tener in adeguato conto l’impatto ambientale che essa avrà nel contesto in cui si inserisce;

- l’opera deve contribuire alla riduzione dei fattori inquinanti; - l’opera deve utilizzare materiali riciclabili in fase di smaltimento;

- l’opera deve, sia nella realizzazione che nella gestione contribuire alla riduzione dello sfruttamento delle risorse terrestri.

Anche in questo caso l’art. 15 del DPR 554 del 1999 prevede che alla salvaguardia dell’ambiente sia dedicata un’attenzione particolare:” La progettazione è informata, tra l’altro, a principi di minimizzazione dell’impegno di risorse materiali non rinnovabili e di massimo riutilizzo delle risorse naturali impegnate nell’intervento”.

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5.1. Sicurezza

Nella progettazione di un edificio sicuro che si preoccupi dell’incolumità dei suoi fruitori, grandi e piccoli, è opportuno garantire il rispetto delle seguenti sottoclassi di esigenze:

- Protezione da agenti atmosferici e naturali; - Resistenza a carichi statici e dinamici; - Resistenza agli urti;

- Sicurezza in caso antincendio;

- Sicurezza nei luoghi di lavoro e nel normale utilizzo di impianti; - Sicurezza dei materiali;

- Sicurezza contro intrusioni e furti.

5.2. Benessere

Alla base di un’architettura sociale, in cui predomina l’aspetto dell’interrelazione e in cui convivono molteplici attività, vi è il soddisfacimento dei requisiti di comfort e di microclima interno ottimale.

Il benessere, classe di esigenza facilmente riscontrabile nella soddisfazione dei fruitori, può distinguersi in:

- termo - igrometrico, funzione della temperatura, dell’umidità e della velocità dell’aria; - acustico, funzione del tempo di riverberazione e dell’isolamento da rumori esterni ed

interni;

- luminoso, funzione del tipo di illuminazione del pavimento o del piano di lavoro, del fattore di luce diurna e dell’assenza o meno dei fenomeni di abbagliamento, a seconda del tipo di ambiente);

- igienico-olfattivo, funzione della purezza dell’aria e del numero di ricambi orari.

5.2.1. Benessere termo – igrometrico

Per quanto concerne il soddisfacimento di tale requisito, è opportuno fare delle scelte oculate sia in fase di progettazione di ogni singolo edificio che in fase di gestione dello stesso, in relazione ai diversi cambiamenti climatici dovuti all’alternarsi delle stagioni. I due corpi di fabbrica hanno esigenze molto diverse tra loro per essere accomunati nelle scelte impiantistiche, è pertanto indicato uno studio specifico per le soluzioni da adottare a seconda dell’edificio preso in esame di volta in volta, nonché del singolo ambiente considerato in funzione dell’attività svoltasi al suo interno.

Figura

Figura 1: Illustrazione di una libreria usata in un monastero
Figura 2: Sala di lettura della biblioteca dei Malatesta di Cesena Figura 3: Particolare di un leggio
Figura 4: Abbazia di Montecassino  Figura 5: Biblioteca Marciana a Venezia
Figura 6: Biblioteca dell’ITIS  L. Casale, Torino

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