Capitolo 6
Materiali e Metodi
Materiali: le Ancore
Le ancore utilizzate in questo studio sono le Corkscrew TM Suture Anchor Arthrex® in titanio. Questi dispositivi per la loro conformazione consentono di rendere solidali con l’osso materiali di sutura. In particolare le Corkscrew TM Suture Anchor sono dei perni in titanio dotati di occhiello, nel quale vengono pre-innestate una o due suture, in questo studio le suture impiegate erano in Kevlar e in Mersilene (Foto 1).
Foto 1- Particolare delle Corkscrew TM Suture Anchor Arthrex®con suture innestate.
È stato impiegato il titanio in quanto da numerosi studi sperimentali (Brånemark R., 1996; Gotfredsen K. et al., 2000) è emerso che un sottile strato di ossido si sviluppa spontaneamente ricoprendo la superficie del titanio puro (Sundgren JE. et al. 1986). Quando questo viene inserito in un substrato biologico la presenza di cellule infiammatorie, soprattutto macrofagi, contribuisce allo sviluppo di uno strato di ossido di titanio maggiore, grazie alla produzione di enzimi proteolitici, citochine, superossidi e perossidi di idrogeno che contribuisce, quindi ad una maggior stabilità dell’impianto (Bjursten LM., 1991). Gli ossidi reperibili sulla superficie del titanio (Ti) sono: il TiO, TiO2, TiO3, e tracce di ossido di
Alluminio (Al) e Vanadio (V). I1 TiO2 è il più stabile ed è quindi il più frequente sulla superficie del Ti e delle sue leghe. Tale ossido carica negativamente l'impianto aumentandone l'affinità per le differenti biomolecole. Durante le varie fasi d’inserimento dell'impianto, l'ossido può essere danneggiato, ma si riforma istantaneamente. L'ossido è dotato di un'altra caratteristica importante: previene la diffusione di ioni metallici all'interno dei tessuti, conferendo al titanio un alto grado di biocompatibilità.
Il materiale costituente le suture impiegate è stato il Kevlar e il Mersilene. La sutura in Mersilene è costituita da fibre di poliestere (teraftalato di polietilene) non lavorate, strettamente intrecciate in un filo multifilamentoso. Tale sutura risulta più resistente delle fibre naturali, a parità di diametro, e causa una minor reazione tissutale e non viene indebolita dall’inumidimento prima dell’uso. Ha, però, un coefficiente di frizione più alto quando passa attraverso i tessuti perché non è rivestita. La sutura in Mersilene è stata la prima sutura sintetica intrecciata ad essere lasciata nel corpo per sempre (Candela A., 1995).
L’altra sutura è costituita da un sottile filo di Kevlar intrecciato ad un monofilamento di polietilene e rivestito da uno strato di poliestere; questo tipo di sutura è stata ideata per la chirurgia della spalla nell’uomo, perché unisce a doti di elevata resistenza un diametro molto ridotto. Per questo tipo di sutura viene quasi totalmente eliminata la possibilità di una sua rottura durante l’esecuzione del nodo per la sua elevata resistenza all’abrasione (AAVV., 2005).
Metodi:
In questo studio retrospettivo sono state rivalutate le cartelle cliniche di tutti i soggetti afferiti presso il Dipartimento di Clinica Veterinaria dell’Università di Pisa nel periodo compreso tra novembre 2005 e novembre 2007 che al momento della visita presentavano zoppia, più o meno manifesta, all’arto posteriore.
Sono stati presi in esame 17 cani di proprietà per complessivi 18 arti malati. I soggetti di razza diversa (due Beagle, due Meticci, due Rottweiler, un Segugio Maremmano, un Epagneul Breton, un Bull Mastiff, un Pastore Tedesco, un Pastore
Maremmano, un Terranova, un Mastino Tibetano, un Siberian Husky, un Pitt Bull, un Labrador e uno Spriger Spaniel) appartenenti a entrambi i sessi (10 maschi e 7 femmine), con peso variabile fra 7,30 e 70,00 kg (media 32,95 kg) ed età compresa fra 16 e 144 mesi (media di 68,11 mesi); presentavano zoppia a carico o del solo arto destro (8 casi) o del solo arto sinistro (8 casi); un solo caso di quelli considerati presentava lesione del Legamento Crociato Anteriore bilaterale (vedi tabella riepilogativa).
Ogni soggetto è stato sottoposto ad accurata visita ortopedica finalizzata all’evidenziazione del cedimento del LCA come causa della zoppia riferita onde poter escludere altre potenziali patologie ortopediche.
Tutti i soggetti sono stati osservati in stazione quadrupedale per valutare la presenza di iperestensione del ginocchio (aspetto a coscia lunga), e in posizione seduta per evidenziare la positività del sit test.
L’indagine clinica è stata condotta mediante accurata palpazione dell’arto per testare la presenza di segni di sofferenza articolare quali, ad esempio, ispessimento periarticolare mediale, parapatellare e della troclea femorale. È stata inoltre valutata l’escursione dei movimenti articolari, nonché l’eventuale presenza di crepitii e rumori di “schiocco” ai movimenti passivi, indice, nella maggior parte dei casi di lesioni al menisco mediale (Denny H.R., 1998; Johnoson AL. & Hulse DA., 2004). Sono state valutate, su entrambi gli arti, la positività alla manovra del cassetto e al test di compressione tibiale segni patognomonici di rottura del LCA.
In accordo con i proprietari tutti i soggetti, in sedazione, sono stati sottoposti ad esame radiografico, nelle due proiezioni standard, dell’articolazione sede di lesione per poter valutare la presenza dei segni radiologici indiretti caratteristici della lesione del LCA quali lo slittamento craniale dell’epifisi prossimale della tibia rispetto ai condili femorali (Crovace A. et al, 2005), e la distensione della capsula articolare con parziale obliterazione del cuscinetto adiposo infra-rotuleo (Vezzoni A., 2004 a).
Una volta confermata la diagnosi di rottura/lesione del LCA tutti i proprietari sono stati informati delle varietà di tecniche presenti per la risoluzione chirurgica
dell’incompetenza del LCA e messi al corrente delle caratteristiche sperimentali della tecnica con Ancore di Sutura attuata presso il Dipartimento di Clinica Veterinaria dell’Università di Pisa.
Nel periodo pre-operatorio è stato suggerito, in taluni casi in cui la perdita del tono muscolare dei muscoli vasto laterale, mediale e intermedio, retto del femore e sartorio era notevole, di intraprendere una fisioterapia, in particolare il nuoto, per migliorare il recupero funzionale post-chirurgico (Marsolais GS. et al., 2002).
La tecnica eseguita è stata la medesima per quasi tutti i soggetti eccetto che per 2 casi in cui i tiranti sono stati messi in tensione sul versante mediale dell’articolazione, e per altri due casi in cui i tiranti in Kevlar e Mersilene sono stati annodati separatamente.
Tutti i soggetti sono stati sottoposti ad ampia tricotomia dell’arto, sono stati posizionati in decubito dorsale con l’arto affetto libero per le manipolazioni e dopo accurata preparazione del campo operatorio si è proceduto con l’individuazione del punto di infissione valutando come riferimento la linea tesa tra l’osso sesamoideo laterale e la troclea. L’ancora è stata infissa nel condilo laterale del femore come descritto nel capitolo precedente; i tiranti, resi mobili dal supporto sono stati portati in prossimità del tunnel eseguito sulla cresta tibiale per passaggio nel sottocute, e in seguito al passaggio nel tunnel tibiale, sono stati messi in tensione mediante un o più nodi chirurgici.
Nel post-operatorio i soggetti sono stati sottoposti a terapia antibiotica (Amoxicillina-Acido Clavulanico per 7 giorni) ed a terapia antidolorifica (Tramadolo ogni 8-12 ore per 2-3 giorni) e contenzione dell’arto mediante fasciatura morbida e riposo assoluto per almeno 15 giorni.
Per avere una graduale ripresa funzionale dell’articolazione la riabilitazione è stata graduale iniziando con brevi passeggiate al guinzaglio, tenuto molto corto, evitando salti e scale, per arrivare a passeggiate sempre più lunghe fino alla completa ripresa dell’attività di ogni soggetto. Quando possibile i soggetti sono stati sottoposti a sedute di fisioterapia presso centri specializzati (Marsolais GS. et al.,
2002).
I controlli post-operatori sono stati programmati per ogni soggetto a 7, 15, 30, 45, 60, 90 120, 180 giorni dalla chirurgia. In alcuni casi non è stato possibile eseguire i controlli a medio e lungo termine a causa della riluttanza dei proprietari a sottoporre ad ulteriori sedazioni e manovre mediche i loro animali già ristabilitisi dall’intervento.
Nel corso di tali controlli ogni soggetto è stato esaminato in stazione quadrupedale e durante la normale deambulazione per valutare la permanenza di zoppia e l’eventuale grado, e sono stati sottoposti ad accurata visita ortopedica mediante palpazione dell’articolazione trattata per valutare la presenza di raccolte infiammatorie a livello sinoviale ed esecuzione del test di compressione tibiale, la manovra del cassetto anteriore e il sit test per verificare la stabilità dell’articolazione e della protesi Quando possibile sono stati eseguiti i controlli radiografici nelle due proiezioni standard onde poter valutare la presenza e il grado di artropatia degenerativa con osteofitosi periarticolare documentabile sia in soggetti non trattati chirurgicamente che sottoposti a interventi di stabilizzazione (Crovace et al., 2005; Sbrana et al., 2005).
Caso N° Nome del
cane Razza
Età
(in mesi) Sesso
Peso
(in kg) Arto colpito
Eziologia Traumatica
1 Nicolaj Terranova 16 M 70,00 sinistro No
2 Apricot Mastino
tibetano 48 F 37,00 bilaterale No
3 Furia Siberian
Husky 84 M 25,00 sinistro Si
4 Lello Rottweiler 144 M 45,00 destro No
5 Viola Rottweiler 60 FS 38,20 destro Si
6 Susy Labrador 72 F 36,00 sinistro No
7 Nuvola Meticcio 96 F 7,30 destro Si
8 Eva Springer
spaniel 72 F 20,00 destro Si
9 Mora Beagle 72 F 16,20 destro Si
10 Foco Segugio
maremmano 48 M 17,80 sinistro Si
11 Brio Epagneul
breton 84 M 16,00 sinistro Si
12 Toby Beagle 60 M 19,50 sinistro No
13 Rudy Bull Mastiff 24 M 46,50 destro Si
14 Topo Meticcio 108 M 31,60 sinistro Si
15 Sasha Pitt Bull 60 F 32,00 destro Si
16 Abramo Pastore
maremmano 24 M 45,00 sinistro No
17 Tronky Pastore
tedesco 84 M 37,00 destro Si