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L 1. La qualità microbiologica delle acque costiere

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Academic year: 2021

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1. La qualità microbiologica delle acque costiere

a qualità microbiologica delle acque costiere per la balneazione e per la molluschicoltura viene valutata, secondo le norme vigenti, in base ai batteri indicatori di contaminazione fecale (coliformi totali, coliformi fecali, Streptococchi fecali).

Il controllo degli indicatori di contaminazione fecale nelle acque è utilizzato, in alternativa a quello diretto dei patogeni, perché attualmente non è possibile determinare, su base routinaria, le concentrazioni di tutti i patogeni eventualmente presenti nelle acque, vista l’enorme varietà delle forme esistenti.

Altra difficoltà nella ricerca dei patogeni è legata alla scarsa disponibilità di metodi che, sempre di routine, permettano di rilevare basse concentrazioni di patogeni in grandi volumi di acqua.

Oltretutto questi metodi non sono in grado di determinare per ogni singolo patogeno la vitalità o la virulenza.

In più, l’eliminazione di questi patogeni non è continua, infatti, la presenza di patogeni nelle acque dipende dalla diffusione e dalla prevalenza delle diverse infezioni all’interno della comunità. Specialmente nelle acque di balneazione, il rapporto tra indicatori e patogeni è fortemente alterato dalle condizioni locali e viene influenzato da:

- clima: elevata insolazione e quindi alti livelli di radiazione ultravioletta contribuiscono a ridurre selettivamente i microrganismi più sensibili;

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_________________________________________________________________ 12 - temperatura: la temperatura dell’acqua influenza la sopravvivenza dei microrganismi che vivono più a lungo in acque più fredde;

- torbidità: la presenza di particolato sospeso nelle acque favorisce la sopravvivenza dei microrganismi, agendo come fonte di nutrimento ed espletando azione protettiva;

- fonte della contaminazione: il rapporto indicatori/patogeni è influenzato dal tipo di fonte di contaminazione, considerando anche che i trattamenti a cui vengono sottoposte le acque alterano il rapporto in base alla diversa sensibilità dei microrganismi;

- vicinanza della fonte di contaminazione rispetto all’area in esame.

Per dare un’idea dell’importanza di quest’ultimo fattore, si può fare riferimento alle concentrazioni di microrganismi presenti nei reflui civili che, per quanto riguarda gli indicatori di contaminazione fecale, sono dell’ordine di decine o centinaia di milioni per ogni 100 ml di acqua.

Nel caso in cui i reflui non vengano sottoposti a depurazione, i liquami fognari, qualora vengano rilasciati in mare, determinano zone a concentrazione elevata di inquinanti che si concentrano in aree a scarso ricambio. Tuttavia bisogna anche considerare che i liquami, una volta riversati in mare sono sottoposti ad una serie di processi.

Il primo è quello della dispersione, legato al diffondersi del carico inquinante nell’ambiente marino, che può comportare, ad una distanza variabile dal punto di scarico, una diluizione tale da non consentire più di rilevare sperimentalmente la presenza degli inquinanti.

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_________________________________________________________________ 13 Oltre alla dispersione, nell’ambiente marino, i microrganismi vanno anche incontro ad un processo di epurazione.

L’autoepurazione nell’ambiente marino è riferibile a:

- fenomeni di adsorbimento su particelle organiche o minerali in sospensione cui fa seguito la sedimentazione sul fondo;

- azione dei raggi solari; - fattori chimici;

- fenomeni di antibiosi, parassitismo, batteriofagia, ecc.

Per tutti questi motivi, il monitoraggio delle acque di balneazione è stato quindi tradizionalmente basato sulla misura degli indicatori, che non sono di per sé causa di infezioni o malattie, ma che dovrebbero “predire” il rischio potenziale legato alla presenza, di patogeni enterici.

1.1Gli indicatori

Vengono usati come indicatori, come già accennato, i coliformi e gli streptococchi, perché più facili da isolare e da identificare e perché vivendo nel tratto gastrointestinale degli animali a sangue caldo e dell’uomo, entrano a far parte del ciclo a trasmissione oro-fecale.

Per poter assolvere al ruolo di indicatore di contaminazione fecale, è necessario però che questi microrganismi rispondano a determinati requisiti, primo fra tutti quello di presentare una correlazione dotata di significato statistico con agenti eziologici specifici di malattie.

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_________________________________________________________________ 14 Inoltre, l’indicatore deve:

- essere presente esclusivamente là dove è presente il patogeno;

- essere presente con densità almeno uguali, o meglio maggiori, rispetto al patogeno stesso;

- rispondere in ugual misura, rispetto al patogeno, alle condizioni ambientali e agli eventuali trattamenti di disinfezione e sopravvivere almeno tanto a lungo quanto il patogeno;

- essere caratterizzato da incapacità di replicazione nell’ambiente;

- essere facilmente rilevabile ed identificabile, con metodologie pratiche, ripetibili, economiche e selettive in tutti i tipi di campione.

Tuttavia gli indicatori forniscono soltanto una misura approssimativa del rischio per la salute umana, perché la relazione tra le loro concentrazioni e quelle dei patogeni non è mai costante.

Inoltre va ricordato che, essendo gli indicatori dei batteri di origine enterica, non sono in grado di segnalare la presenza di microrganismi a diffusione diversa da quella fecale-orale, trasmissibili, per esempio, per inalazione o per contatto. E soprattutto non sono in grado di mettere in evidenza il rischio legato alla presenza di microrganismi più resistenti alle condizioni inattivanti del mezzo ed ai trattamenti di depurazione dei reflui, come i virus, i parassiti e le loro forme di resistenza (cisti, uova, ecc.) [3].

Purtroppo, i rischi di patologie d’origine idrica ad eziologia virale e/o parassitaria possono sussistere malgrado la conformità dei parametri batteriologici ai dispositivi di legge [4].

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_________________________________________________________________ 15 - sopravvivono per minor tempo nell’ambiente;

- hanno dimensioni maggiori;

- mostrano una distribuzione stagionale diversa;

per questi e per altri motivi quindi, nessuno degli attuali indicatori batterici di contaminazione fecale delle acque risulta ottimale a svelare la presenza di virus [5].

Le principali difficoltà ad avere degli indicatori validi di contaminazione virale sono dovute alla mancanza di una metodica standardizzata adattabile a tutti i virus enterici, alla necessità di trattare volumi considerevoli e ai costi notevolmente superiori rispetto alle analisi batteriologiche.

1.2Sviluppi nella ricerca di nuovi indicatori

Relativamente ai criteri attuali di controllo delle acque di balneazione e di molluschicoltura, negli ultimi anni, sono emersi alcuni evidenti limiti: i parametri indicati dalle normative in vigore, sembrano poco significativi e i metodi analitici, spesso diversi da Paese a Paese, non permettono di ottenere risultati comparabili.

I coliformi totali, attualmente inseriti tra i parametri sanitari da ricercare per valutare la qualità delle acque, come da tempo accertato, sono largamente diffusi nell’ambiente, e questo toglie valore alla loro funzione di indicatori di contaminazione [3].

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_________________________________________________________________ 16 In numerosi convegni nazionali ed internazionali, sono state avanzate proposte per l’eliminazione di parametri poco significativi, come i coliformi totali, e per l’introduzione di altri indicatori nuovi, come spore di Clostridium perfringens [6], e batteriofagi di batteri a localizzazione enterica [7].

Questi ultimi vengono considerati dei possibili buoni indicatori indiretti di contaminazione virale delle acque, in quanto possono fornire risultati maggiormente correlabili al grado di inquinamento da virus di origine umana ed animale, e nel contempo le metodiche di laboratorio per il loro rilevamento sono di semplice esecuzione e hanno costi contenuti [8].

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