• Non ci sono risultati.

CAPITOLO 5.

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "CAPITOLO 5."

Copied!
28
0
0

Testo completo

(1)
(2)

5. Alopecia ciclica del fianco

5.1. Definizione

L’alopecia ciclica del fianco, anche detta “displasia follicolare ciclica del cane”, “alopecia stagionale del fianco”, o “alopecia ciclica idiopatica del fianco”, è una patologia ancora poco nota del cane ed è

caratterizzata dalla presenza di aree alopeciche, spesso

marcatamente iperpigmentate, non pruriginose, che interessano la regione del fianco, ma che possono anche coinvolgere altre zone della regione toracolombare. La sua evoluzione consiste generalmente in una spontanea ricrescita del pelo nell’arco di tre/sei mesi dall’insorgenza dei primi segni di caduta. La maggioranza degli individui che ne sono affetti sono solitamente soggetti a recidive aventi carattere ciclico nel corso degli anni, spesso su base stagionale, ma l’alopecia può anche diventare nel tempo definitiva.

(3)

5.2. Cenni storici

Il primo studio riguardante l’alopecia ciclica del fianco risale al 1990, anno in cui furono segnalati 5 casi di alopecia stagionale del fianco da Scott (79). Le razze rappresentate in detto studio furono: 2 Bulldog inglesi, 1 Boxer, 1 Schnauzer nano e 1 Pastore dei Pirenei. Gli individui, tutti di sesso femminile, risultavano aver subito un intervento di ovarioisterectomia.

Dall’anamnesi raccolta risultò che i soggetti affetti avevano sviluppato il loro primo episodio ad un’età compresa fra 1,5 e 4,5 anni, e che il periodo di insorgenza delle manifestazioni alopeciche coincideva per tutti gli individui con l’inizio della primavera (Marzo/Aprile), verificandosi poi una spontanea ricrescita del pelo nei mesi di Luglio ed Agosto. Il risultato dello studio fu che nessuno dei soggetti in esame riportava segni clinici o sierologici riconducibili a patologie quali ipotiroidismo o iperadrenocorticismo. Inoltre un soggetto, sottoposto a test per la valutazione dei livelli degli ormoni riproduttivi (testosterone sierico, progesterone ed estradiolo), ed a test per la verifica di eventuali deficienze dell’ormone della crescita (determinazione radioimmunologica dei livelli di GH prima e dopo la somministrazione di Xilazina), produsse risultati che portarono ad escutere tali coinvolgimenti.

Nel 1993 furono segnalati da Miller M.A., 24 casi di alopecia stagionale del fianco, relativi al periodo compreso tra il 1985 ed il 1992, in cani di razza Boxer e Airedale Terrier (53). Gli individui affetti

(4)

risultarono essere 12 Boxer (3 femmine intere, 8 ovariectomizzate, 1 maschio orchiectomizzato) e 12 Airedale Terrier (2 femmine intere, 5 ovariectomizzate, 4 maschi orchiectomizzato ed 1 maschio intero). La patologia si caratterizzava per la presenza di un’alopecia ciclicamente ricorrente situata a livello della regione del fianco ma che, a differenza dei casi riportati da Scott, insorgeva puntualmente in corrispondenza dell’inizio della stagione autunnale per risolversi circa sei mesi più tardi, con l’approssimarsi della primavera. Soltanto in due soggetti di razza Airedale Terrier i segni di Alopecia venivano registrati in Giugno risolvendosi poi in Ottobre.

Dopo aver verificato l’estraneità degli ormoni sessuali e di quelli tiroidei nella patogenesi della patologia, Miller ipotizzò una stretta relazione tra la durata del fotoperiodo ed il manifestarsi della patologia, e quindi che l’alterazione cutanea fosse dovuta ad una risposta anomala della pelle ai cambiamenti del fotoperiodo. Secondo detta teoria il meccanismo patogenetico era da riferirsi ad una carenza subclinica dell’ormone GH che però si renderebbe manifesto solo in corrispondenza di periodi stagionali caratterizzati da un ridotto numero di ore si luce.

Questa deficienza di GH eserciterebbe un’azione desensibilizzante a livello follicolare nei confronti degli androgeni e in associazione alla naturale diminuzione dei livelli plasmatici degli androgeni stessi in coincidenza dei periodi con ridotta illuminazione, comporterebbe il verificarsi di un’alopecia da iperestrogenismo.

(5)

Questa teoria però non si accorda con le segnalazioni di alopecia ciclica del fianco in femmine ovariectomizzate.

Nel 1994 fu pubblicato da Paradis uno studio più ampio

sull’alopecia stagionale del fianco che comprendeva ben 77 casi clinici (63), appartenenti alle seguenti razze:

20 Airedale Terrier, 30 Boxer, 4 Bulldog, 1 Bullmastiff, 3 Labrador Retriever, 1 Golden Retriever, 1 German Pointer, 5 Schnauzer nani, 2 Schnauzer standard, 3 Schnauzer giganti, 3 Bovaro delle Fiandre, 1 Pastore delle Brie, 1 Dobermann, 1 Rottweiler, 1 Pittbull;

Così suddivisi: 38 femmine (15 sterilizzate e 23 intere); 39 maschi (21 sterilizzati e 18 interi).

Grazie all’osservazione di questo consistente numero di casi, i caratteri clinici di questa patologia vennero meglio analizzati e delineati, risultandone le seguenti conclusioni:

• L’alopecia stagionale del fianco ha mostrato di avere un’incidenza maggiore in cani di razza Boxer e Airedale Terrier, ma può manifestarsi anche in altre razze, seppure con meno frequenza. La razza italiana prevalentemente colpita è il Lagotto romagnolo.

• La patologia non ha rilevato alcuna predilezione per un sesso in particolare, e neppure per un particolare stadio riproduttivo, essendo stata registrata in cani di entrambi i sessi, sia interi che sterilizzati.

(6)

• L’epoca di insorgenza dell’alterazione nella maggioranza dei casi si è manifestata tra i mesi di Novembre e Febbraio, indipendentemente dal sesso, dalla razza o dallo stato riproduttivo. Questa osservazione ha confutato gli studi precedenti per cui l’insorgenza della malattia risultava confinata nei mesi autunno-invernali per gli individui di sesso maschile ovvero nei mesi primaverili per quelli di sesso femminile.

• L’età d’insorgenza del primo episodio di alopecia stagionale del fianco è risultato molto variabile essendo compreso tra 1 e 10 anni d’età, mentre l’età media è risultata essere di 3,8 anni.

Diverse procedure diagnostiche, come raschiati cutanei, colture micotiche e test di stimolazione con TSH si rivelarono sempre normali o negativi.

Le biopsie cutanee mostravano la presenza di alterazioni di natura atrofica, le quali sembravano ricondurre ad un’endocrinopatia, ma i caratteri istopatologici osservati non furono sufficienti a permettere una differenziazione della alopecia stagionale del fianco con altre

endocrinopatie o con le displasie follicolari.

Nel 1995 Waldman (87) ha riportato un caso di alopecia stagionale del fianco riscontrata in 2 soggetti di razza Affenpinscher, razza che fino ad allora non era mai stata segnalata per questa patologia. Molto interessante è risultata l’anamnesi di questi cani:

(7)

femmine intere rispettivamente di 2 e di 3,5 anni, il cui primo episodio era da riportare ad 11 mesi di vita nel primo caso (periodo di insorgenza nel mese di Novembre), e a 12 mesi nel secondo (periodo di insorgenza nel mese di Gennaio). La risoluzione della sintomatologia avveniva per entrambi i soggetti nel mese di Maggio. In particolare risultò che in coincidenza con la sintomatologia i cani erano tenuti in un ricovero non riscaldato e privo di illuminazione artificiale. Altri 5 cani (4 femmine e un maschio), tenuti nello stesso ricovero, un inverno precedente avevano sofferto di alopecia bilaterale simmetrica a livello dei fianchi; patologia che non si è ripresentata quando in seguito sono stati tenuti in casa.

I due soggetti della ricerca furono sottoposti ad esami ematochimici che esclusero l’ipotiroidismo, l’ipercorticosurrenalismo o squilibri legati agli ormoni sessuali nella patogenesi della malattia.

Nel 1996 Curtis C.F. e collaboratori pubblicarono uno studio (28) sui livelli plasmatici dell’ormone della crescita e di quelli della riproduzione in cani affetti da alopecia ciclica del fianco durante le stagioni in cui il fotoperiodo è massimo e anche quando è minimo. Furono così repertati 12 cani (9 maschi e 3 femmine), sterilizzati con almeno un precedente di questa patologia riscontrata a livello della regione del fianco o di quella lombare, seguita dalla ricrescita spontanea del pelo. Detti cani, eutiroidei ed esenti da ectoparassiti e da dermatofiti, appartenevano alle seguenti razze: 7 Boxer, 2

(8)

Schnauzer standard, 1 Bassotto tedesco nano, 1 Rhodesian Ridgeback e 1 Glen of Imaal Terrier.

Vennero quindi selezionati 9 giovani cani sterilizzati, privi anch’essi di patologie sistemiche e cutanee, come gruppo di controllo. A questo gruppo appartenevano 3 Labrador Retriever, 1 Flatcoated Retriever, 1 Border Collie, 1 Springer Spaniel, 1 Jack Russel Terrier, 1 Lurcher e 1 Meticcio.

Entrambi i gruppi vennero sottoposti al test di stimolazione con ACTH, al test di stimolazione con Xilazina e ad un dosaggio radioimmunologico di Insulin-like Growth factor in coincidenza col livello massimo e con quello minimo del fotoperiodo.

I risultati della ricerca furono i seguenti:

a. Le concentrazioni plasmatiche di Cortisolo, pre- e post-ACTH accertati al momento del fotoperiodo massimo e minimo, risultarono nei valori limite in tutte e due i gruppi, constatando quindi che nessun soggetto era affetto da Iperadrenocorticismo.

b. I valori di Progesterone, 17-OHP, Androstenedione,

Testosterone e 17β-estradiolo, sia prima che dopo la stimolazione con ACTH, all’epoca del fotoperiodo massimo, risultarono senza alcuna differenza significativa nei due gruppi. c. Gli stessi esami eseguiti durante il periodo di minor fotoperiodo

riscontrarono una concentrazione plasmatici di Progesterone post-ACTH significativamente più alta nel gruppo affetto dalla patologia, rispetto a quello di controllo.

(9)

d. Otto dei 12 cani affetti dalla patologia mostrarono una risposta normale all’iniezione EV di Xilazina, con una concentrazione plasmatici di GH maggiore del valore minimo considerato nella norma; tre cani vennero classificati come iporesponsivi, mentre un soggetto presentò una concentrazione basale dell’ormone già al di sopra del suddetto valore soglia.

e. Le concentrazioni sieriche di Insulin-like Growth Factor, una proteina strettamente correlata ai livelli di GH in circolo, risultarono significativamente più alte nel gruppo affetto rispetto ai valori riscontrati nel gruppo di controllo in relazione al fotoperiodo massimo; nessuna differenza indicativa emerse invece dai valori ottenuti durante il minimo fotoperiodo.

I risultati di questo studio hanno suggerito che il fattore di maggiore influenza nel manifestarsi della malattia fosse il fotoperiodo, poiché la maggioranza dei cani avevano sviluppato le lesioni alopeciche in coincidenza dei periodi in cui sono minori le ore di luce, giungendo peraltro alla risoluzione delle stesse durante i periodi di fotoperiodo massimo. Inoltre venne esclusa l’implicazione patogenetica del GH e degli ormoni riproduttivi nella dermatosi in esame.

Nel 1998 uno studio clinico dell’affezione prodotto da Fontain,

Beco e Paradis condotto su 12 cani di razza Griffone Korthals (36), ha

(10)

In questo lavoro furono esaminate 10 femmine, di cui due ovariectomizzate, e due maschi interi, tutti affetti da alopecia ricorrente dei fianchi, per un periodo variabile da 1 a 6 anni.

All’anamnesi risultò che l’età media di insorgenza dei primi segni della patologia risultava essere di circa tre anni.

La comparsa dell’alopecia andava da fine settembre a dicembre, mentre la durata degli episodi di alopecia oscillava da 6 a 8 mesi. Da questo studio emerse che l’incidenza genetica e i vincoli di parentela nell’insorgenza dell’alopecia ricorrente dei fianchi non risultarono importanti, così come non apparve significativa una predisposizione legata al sesso nello sviluppo della dermatosi. Inoltre l’investigazione della funzionalità tiroidea ed ipofisaria, e dei livelli plasmatici di GH negli individui affetti esitò in un generalizzato quadro di normalità. Gli esami istologici effettuati sulla base di biopsie cutanee mostrarono la presenza di lesioni compatibili con una disfunzione follicolare, evidenziabile da un arresto dell’attività del follicolo pilifero.

(11)

5.3. Epidemiologia

L’età media dei soggetti all’insorgenza del primo episodio risulta molto variabile andando da 1 a 10 anni, con una media di circa 3,8 anni. La maggior parte dei cani colpiti sviluppa i segni dell’alopecia in coincidenza col quadrimestre Novembre/Febbraio, senza che vi siano differenze influenzate da fattori quali il sesso dei soggetti o il loro stato riproduttivo. La malattia, pur non essendo molto conosciuta, è segnalata in cani appartenenti ad un ampio numero di razze, con una maggiore frequenza tuttavia per le razze Boxer, Airedale Terrier, Bulldog e Schnauzer (28).

5.4. Eziopatogenesi

La causa dell’alopecia stagionale del fianco resta ancora sconosciuta e le ipotesi secondo cui all’origine della malattia risieda in una carenza subclinica relativa all’ormone della crescita o agli ormoni riproduttivi, non sono più sostenibili.

Un orientamento recente è quello di considerare questa malattia una displasia-distrofia follicolare ciclica, molto probabilmente correlata al fotoperiodo, ed in particolare, modulata dagli ormoni che vengono rilasciati in funzione del fotoperiodo. Sembra esserci un’incidenza maggiore della forma al di sopra del 45° parallelo e si ipotizza sia mediata da una carenza relativa di melatonina in razze geneticamente predisposte. La carenza di melatonina si farebbe sentire nei mesi estivi nei quali, alle sopra menzionate latitudini, l’elevato numero di ore

(12)

di luce porta ad una mancata inibizione della liberazione dell’ormone (84).

Per questo motivo la teoria oggi più accreditata circa l’eziologia dell’alopecia stagionale del fianco vede nella carenza genetica di melatonina, ormone fotodipendente regolante la crescita pilifera, la causa della malattia, attraverso una sua azione diretta o indiretta sulla prolattina. Un supporto sperimentale a questa teoria è stato dato dall’utilizzo di impianti sottocutanei o di iniezioni a base di melatonina, i quale sembrano prevenire l’insorgenza dell’alopecia in cani che hanno già presentato più di tre episodi consecutivi (62).

Secondo uno studio di Murray la melatonina è entrata nel protocollo di trattamento dei furetti affetti da iperadrenocorticismo in quanto l’ormone inibisce il rilascio del GnRH il quale fa decrescere il rilascio dell’LH e dell’FSH, e interrompe la stimolazione della ghiandola adrenergica (che presenta i recettori per l’LH). In questo modo viene decrementata la quantità di ormoni adrenergici sessuali che se sovraprodotti causano sintomi tipici dell’iperadrenocorticismo che sono: perdita del pelo, vulva edematosa nelle femmine e prostata ingrossata nei maschi, atteggiamento aggressivo. Se questa stimolazione ormonale costante viene interrotta si ha, come risultato, la ricrescita del pelo, la risoluzione dell’ingrossamento della vulva o della prostata, e ad eccezione dei casi di carcinoma, la riduzione delle dimensioni delle surrenali (48).

(13)

In dermatologia veterinaria solo da pochi anni è stata attribuita la giusta attenzione alla melatonina principalmente coinvolta nel controllo neuroendocrino del fenomeno della muta del pelo e, in alcune specie di animali, anche del suo cambiamento del colore. Ad esempio questo ormone è responsabile della crescita del mantello invernale nel criceto siberiano, probabilmente per l’effetto inibitore sulla secrezione dell’MSH. Il meccanismo attraverso il quale la melatonina induce la muta e la crescita del pelo non è stato ancora interamente compreso (66).

L’ormone potrebbe agire direttamente sui follicoli piliferi, oppure mediante un’alterazione della secrezione dell’MSH e/o della prolattina.

Gli effetti della melatonina sulla crescita del pelo sono stati studiati nel visone, nella volpe, nel procione e nella puzzola (88, 89). La constatazione che l’innalzamento fisiologico dei livelli plasmatici della melatonina, che si verifica in coincidenza del periodo autunnale quando si ha la produzione e la crescita del mantello invernale, e la contemporanea riduzione della secrezione della prolattina, ha indotto a pensare che essa abbia un ruolo indiretto nella crescita pilifera, che si estrinseca attraverso la rimozione del controllo inibitorio esercitato dalla prolattina (50, 89).

Tuttavia alcuni studi effettuati sul lupo grigio sembrano essere in contraddizione col teorizzato meccanismo di feed-back negativo melatonina-dipendente sulla prolattina, in quanto è stato dimostrato

(14)

sopprime la secrezione di prolattina soltanto in coincidenza dei mesi

di maggio/giugno, mentre non sortisce alcun effetto in

ottobre/dicembre; ed inoltre che la pinealectomia non abolisce il ritmo circadiano della produzione di prolattina (51).

Nonostante alcune divergenze tra le varie ricerche, è un dato di fatto che visoni, volpi, procioni e puzzole trattati con impianti sottocutanei di melatonina in periodi in cui la sua secrezione endogena è molto bassa (giugno/luglio), mostrano un significativo anticipo dell’insorgenza della muta invernale che può andare da otto settimane a soli 10 giorni, in relazione alla specie (89). Per questa ragione gli impianti a base di melatonina sono stati a lungo utilizzati nell’allevamento della volpe e del visone da pelliccia, allo scopo di velocizzare il conseguimento del mantello invernale (66).

E’ altresì noto che gli stessi risultati possano essere ottenuti nel visone mediante un’esposizione degli animali ad un fotoperiodo artificiale costituito da 6 ore di luce e da 18 ore di oscurità, oppure attraverso un trattamento con bromocriptina, un agonista della dopamina, che inibisce la secrezione endogena della prolattina (2, 66). La somministrazione della melatonina, sia per via parenterale che per OS, ha sull’animale gli stessi effetti dell’esposizione al buio.

(15)

5.5. CLINICA

L’alopecia ciclica del fianco si manifesta con aree alopeciche non pruriginose, generalmente simmetriche, il più delle volte limitate alla regione toracolombare. Tuttavia può capitare che solo un lato del soggetto possa essere interessato, oppure che uno dei due lati sia più estesamente colpito rispetto al controlaterale. In alcuni cani sono state registrate delle localizzazioni alopeciche in siti non usuali, come a livello dei padiglioni auricolari o della faccia posteriore delle cosce, a cui si aggiungono le lesioni classiche (36). (Fig. 5.5. A)

Fig. 5.5.A:Alopecia ciclica dei fianchi in un Dobermann: aree ben delimitate di ipotricosi.

Le aree alopeciche presentano margini ben demarcati e possono essere di svariate forme: anulari con bordi nettamente demarcati, o a carta geografica. Spesso le lesioni risultano intensamente pigmentate ed in alcuni soggetti appartenenti alla razza Griffone Korthals, è stata

(16)

osservata la presenza di macule ipopigmentate, le quali risulterebbero essere una caratteristica legata a questa determinata razza (36).

Figura 5.5.B Alopecia a livello dei fianchi e delle cosce.

(17)

Figura 5.5.D Particolare del caso precedente.

(18)

Figura 5.5.G Alopecia del dorso del naso.

Figura 5.5.E Barbone con alopecia dei fianchi e del dorso.

(19)

Una ricrescita spontanea del pelo si verifica generalmente nei tre/sei mesi successivi all’episodio, in molti casi contemporaneo al ripristino della normale densità e del consueto colore del mantello. In alcuni soggetti, particolarmente quelli appartenenti alla razza Boxer, il pelo può ricrescere di un colore con tonalità più scura, mentre in altri individui di razza Schnauzer nano si è verificata la così detta aurotrichia, cioè la ricrescita del pelo di colore dorato (43, 66, 63). Nella maggioranza dei cani affetti da alopecia stagionale del fianco il disturbo si ripresenta ciclicamente per anni; alcuni individui possono occasionalmente “saltare” un anno e solo una parte dei soggetti, quantificabile col 20% circa, sperimenta nella vita un solo ed unico episodio.

L’aspetto delle lesioni può essere variabile, anche da un episodio all’altro. Sono stati osservati casi di soggetti sviluppanti lesioni con le stesse caratteristiche di forma, dimensioni e durata temporale anno dopo anno ed altri casi di soggetti le cui lesioni tendono ad allargarsi ulteriormente ad ogni successiva insorgenza della sintomatologia. Gli individui affetti da alopecia stagionale del fianco, con maggiore incidenza per i Boxer, dopo molti episodi consecutivi di questa patologia non manifestano più una completa ricrescita del pelo tra un episodio ed il successivo (36, 66, 63).

(20)

5.5.1 Istopatologia

L’epidermide ed il derma risultano generalmente normali, benché talvolta possa essere presente un’ipercheratosi ed un’ipermelanosi di grado variabile (72). I follicoli piliferi si presentano atrofici, con gli infundibuli dilatati e ripieni di cheratina, la quale è presente nei follicoli primari, secondari e nei dotti escretori delle ghiandole sebacee.

Fig. 5.5.1.A: Aspetto istologico caratteristico dell’alopecia ciclica dei fianchi: infundiboli dilatati e follicoli secondari atrofici, a formare la “figura a polipo” (ematossilina eosina, 40x).

(21)

Figura 5.5.1.A Sezione istologica.

Figura 5.5.2.B Caratteristica conformazione a “polipo” con dilatazione infundibulare.

La configurazione delle lesioni assume spesso un aspetto caratteristico detto a “medusa”, a “polipo” o a “piede di strega” (figura 5.5.2.B) (43), in cui l’infundibulo disteso e ipercheratotico ne rappresenta la “porzione plantare” ed i follicoli secondari le “dita”. Questa immagine, oramai divenuta un classico dell’alopecia ciclica del fianco, non si osserva frequentemente ma solo in relazione con gli

(22)

stadi più precoci della malattia (36). Quando l’alopecia comincia a risolversi, si vedono radici in fase anagena accanto a quelle ancora in fase telogena. I bulbi piliferi in fase anagen, se sono presenti, sono localizzati in profondità alla base dei peli corti e anomali. Le ghiandole sebacee hanno solitamente una grandezza normale, ma talvolta possono rivelarsi moderatamente ipertrofiche e, in alcuni casi, in preda a melanosi, unitamente ai loro dotti escretori (10, 43, 72).

5.5.2 Diagnosi

Ad un primo approccio l’alopecia stagionale del fianco può mimare molte altre malattie dermatologiche caratterizzate dalla presenza delle stesse chiazze alopeciche. Per questo motivo è necessario adottare un iter diagnostico differenziale che consenta di escludere la presenza d’altre patologie ad espressione cutanea. Dopo aver redatto un’accurata indagine anamnestica presente e remota, la procedura corretta deve tener conto della localizzazione e della descrizione delle lesioni presenti: se sono primarie o secondarie, da quanto tempo l’animale le presenta, delle loro caratteristiche, della loro distribuzione regionale, e se sono sempre presenti o se hanno carattere ricorrente, magari stagionale (26).

(23)

• Parassiti (14)

o Sarcoptes scabiei varietà canis (rogna sarcoptica o scabbia).

o Demodex canis (rogna demodettica o rogna rossa). • Miceti

o Trichophyton mentagrophytes; T. verrucosum; T. rubrum;

T. radians (tigna tricofitica).

o Microsporum canis; M. gypseum (tigna microsporica). • Principali disendocrinie ad espressione cutanea (14, 58, 80).

o Ipercorticosurrenalismo (sindrome di Cushing)

o Ipotiroidismo

o Alopecia X

o Iperprogesteronismo, ipoestrogenismo (disovarismo con estri irregolari e/o pseudogravidanza; disovarismo 1)

o Ipoestrogenismo da ovariectomia (disovarismo 2)

o Iperestrogenismo (sertolioma, cisti ovariche)

o Ipoandrogenismo (insufficienza testicolare) • Displasie follicolari non cicliche (43).

• Displasia follicolare dei peli neri e alopecia dei mantelli diluiti (43).

Concludendo, la diagnosi di alopecia stagionale del fianco si basa fondamentalmente sull’aspetto ciclico della sua insorgenza e sulle caratteristiche morfologiche delle lesioni. L’esame istopatologico delle

(24)

aree colpite non risulta essere un fattore discriminante nei confronti delle altre displasie follicolari.

5.6. Terapia

Poiché questa forma ha la caratteristica di tendere alla remissione spontanea per poi ricomparire nella stessa stagione gli anni successivi, lo scopo principale della terapia dovrebbe essere quello di prevenire gli episodi futuri. La Melatonina ha fornito degli apparenti successi a riguardo poiché è plausibile che in questa patologia agisca non solo come promotore aspecifico della crescita del pelo “invernale”, ma che intervenga anche sul reale meccanismo causale.

Al momento attuale la dose diaria suggerita sembra essere quella di 5-6 mg/cane per via orale. L’intervallo di somministrazione minimo riportato è di 24 ore, ma la cortissima emivita della melatonina sembrerebbe giustificare la somministrazione di una dose ogni 8 ore. Si sono per altro ottenuti risultati migliori mediante l’utilizzo, come nei visoni, di impianti di melatonina “costant release”.

Tuttavia dal momento che la melatonina sembra servire solo a far iniziare il ciclo pilare, ma non a farlo progredire, dovrebbe bastare protrarre la sua somministrazione per 1,5-2 mesi. Si è visto inoltre che un mese e mezzo è il tempo necessario ad attivare il ciclo pilare nei visoni. Ne deriva che il momento migliore per iniziare la terapia

(25)

preventiva è, probabilmente, 2 mesi prima del mese abituale di comparsa dell’alopecia (84).

5.6.1. Melatonina e Fotoperiodo

La Melatonina, (5-metossi-N-acetil-triptamina), è una molecola ad attività ormonale che viene sintetizzata dall’epifisi, o ghiandola pineale. E’ il prodotto di una serie di reazioni da parte dei pinealociti che, a partire dall’aminoacido Triptofano, porta alla sintesi della Serotonina, la quale viene acetilata a N-acetilserotonina; questa è la principale reazione limitante della sintesi di melatonina e l’attività dell’enzima responsabile è sotto controllo nervoso. Mediante una successiva reazione di metilazione, si ottiene la melatonina. L’ormone, una volta liberato nel torrente circolatorio, è legato ad un’albumina carrier e ha un’emivita breve di circa 10 minuti. Infine viene metabolizzato a livello epatico.

La pineale presenta un pronunciato ritmo secretorio, con la maggiore attività durante la notte sia negli animali diurni che in quelli notturni. L’attività dei pinealociti nella trasformazione del triptofano in serotonina, e quindi in melatonina, è massima durante le ore di buio, mentre durante le ore di luce la reazione si arresta alla sola formazione della serotonina. Comunque il ritmo circadiano dell’attività epifisaria non dipende in via immediata dalla luminosità ambientale, in quanto il ruolo fondamentale della pineale è quello di tarare i ritmi

(26)

biologici sull’alternanza giorno-notte, migliorando la precisione di un segnatempo autonomo localizzato nei nuclei sopra-chiasmatici (2). Il funzionamento dell’epifisi è quindi regolato principalmente dalla luce, restando la sua attività depressa in condizioni di illuminazione. Il suo ritmo secretorio è infatti regolato da informazioni sulla luminosità ambientale, percepita quindi dall’occhio, che le giungono tramite l’innervazione simpatica sotto forma di stimolazione prodotta dalla noradrenalina. Da studi compiuti su esseri umani risulta che la quantità di melatonina prodotta durante la notte è da cinque a dieci volte maggiore di quella prodotta durante il giorno. In particolare l’organismo umano produce il massimo livello di questo ormone tra le due e le tre del mattino (2).

La melatonina viene oggi chiamata in causa in molte specie nella regolazione di una grande varietà di processi fisiologici e comportamentali.

Questi processi includono: la modulazione dei cicli riproduttivi, soprattutto per quelle specie che presentano gli estri stagionali; la termoregolazione; la pigmentazione della cute e del pelo; i cicli di crescita del pelo.

Da diversi anni è stata autorizzata anche in Italia la vendita della melatonina come integratore alimentare, ma è consigliabile l’acquisto soltanto da aziende note per la loro attenzione alla qualità dei prodotti, poiché un’eventuale impurità del preparato potrebbe causare effetti tossici. A questo proposito, un grave precedente risale alla fine degli

(27)

anni ’90 negli Stati Uniti per cui il consumo di alcune partite di melatonina contaminata da sottoprodotti di reazione, provocò in oltre 1500 persone una patologia detta “sindrome da eosinofilia-mialgia”. Un terzo dei pazienti fu ospedalizzato e per 24 di essi la malattia risultò fatale.

L’utilizzo della melatonina nei cani è ancora sperimentale. Infatti non disponiamo ancora di sufficienti informazioni circa i suoi effetti a lunga scadenza e nemmeno la sua possibile tossicità cronica.

E’ comunque sconsigliabile l’utilizzo di questa sostanza a scopo terapeutico nei soggetti da riproduzione poiché è stato dimostrato il suo effetto inibitorio sulla biosintesi della prolattina ed anche un suo coinvolgimento nella regolazione dei cicli riproduttivi fotoperiodo dipendenti dei mammiferi (36, 57, 66).

Le vie di somministrazione dell’ormone sono diverse: può venire impartita per OS, sotto forma di capsule o tavolette; oppure per via parenterale mediante iniezioni sottocutanee in veicolo acquoso o attraverso l’utilizzo di impianti sottocutanei a rilascio graduale.

Il maggior limite in relazione alla somministrazione orale della melatonina è costituito dalla emivita estremamente breve dell’ormone, limite che potrebbe essere superato con l’utilizzo di cerotti adesivi ad assorbimento trans-mucosale che rilascerebbero il principio attivo per molte ore e in modo continuativo (66).

(28)

Una preparazione iniettabile in veicolo acquoso è stata utilizzata negli Stati Uniti per il trattamento dell’ Acanthosis nigricans (62), mentre gli impianti sottocutanei a rilascio graduale sono stati approvati in numerosi Stati, per l’utilizzo in visoni e volpi. Sfortunatamente i cani sembra che presentino una predisposizione allo sviluppo di ascessi sottocutanei sterili o di granulomi localizzati al sito di impianto di questi dispositivi.

Comunque, nonostante il rischio di sviluppo di ascessi o granulomi, l’impianto sottocutaneo rappresenta il trattamento di scelta nella terapia dell’alopecia ricorrente del fianco, in virtù del suo rilascio graduale e protratto nel tempo

Un protocollo terapeutico prevede l’utilizzo d’impianti sottocutanei di melatonina da 12 milligrammi ad una quantità di 1/4 per cane (36, 66). Tuttavia se questa soluzione non potesse essere impiegabile, è possibile adottare la via di somministrazione orale ad un dosaggio di 5/6 milligrammi di melatonina ogni 8/12 ore, e per un minimo di 30 giorni (66, 62).

Concludendo, benché la melatonina sia comunemente considerata piuttosto sicura dal punto di vista tossicologico, i proprietari dei cani che vangono sottoposti a questo tentativo terapeutico, dovrebbero essere sempre informati della natura sperimentale dello stesso.

Figura

Fig. 5.5.A:Alopecia ciclica dei fianchi in un Dobermann: aree ben delimitate di ipotricosi
Figura 5.5.C La pelle nelle aree alopeciche è iperpigmentata.
Figura 5.5.D Particolare del caso precedente.
Figura 5.5.G Alopecia del dorso del naso.
+2

Riferimenti

Documenti correlati

Tal petición por parte de la nueva generación de jóvenes universitarios, cultos y adultos, que exigen una forma de arte que no se limita a semanales para

Responding to the call of the G20 Development Working Group, the Global Forum will serve as a platform to facilitate coordination of assistance provided in the

La nuova costituzione ha formalmente ampliato i poteri del capo di governo e apre la strada sia alla separazione dei poteri, sia ad un progetto di regionalizzazione, annunciata già

I fattori che portarono allo sviluppo della fotografia vanno, però, ricercati molto prima rispetto alla sua convenzionale nascita nel 1839 e rientrano tutti nei confini

Therefore, to have a wider and successful marketing campaign, and to sell more products, many brands, especially luxury ones, must partners with KOLs who engage with Gen Zers,

Quello che però preme porre all’attenzione, non è tanto la perdita di posti di lavoro nella manifattura, che in parte, come abbiamo visto, sono compensati da una crescita

A questo fine, in riferimento a questo specifico lavoro sulla Chiesa di Santa Maria ad Undas si sta attualmente sviluppando, grazie alla collaborazione con il Laboratorio

Ainsi, le grand nom bre de participants invités à siéger au sein du Comité de Suivi franco-espagnol instauré par les conseils m unicipaux ne doit pas cacher la