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PARTE SPERIMENTALE

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Academic year: 2021

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Premessa

Questa tesi è stata effettuata nell'ambito di un progetto di ricerca finanziato dall'Agenzia Regionale Sviluppo e Innovazione Agricola (A.R.S.I.A.) riguardo la "Valorizzazione della zootecnia toscana attraverso

l'ottimizzazione dell'utilizzazione delle risorse pascolive in aree collinari e montane ed attraverso l'utilizzo di fonti proteiche alternative alla soia più idonee per le realtà zootecniche regionali". Più in particolare il lavoro è

riferito al sotto-progetto che riguarda il "Miglioramento delle produzioni animali attraverso la razionalizzazione della gestione dei pascoli nei territori della Val Tiberina".

Nella prima parte della tesi, è stato trattato l'argomento che riguarda la valorizzazione del territorio montano mediante il miglioramento dei cotici erbosi da utilizzare dagli animali al pascolo; e come l'allevamento del bestiame, nelle realtà collinari o montane, deve essere una valida soluzione ai problemi legati al territorio. Tra questi ricordiamo l'eccessiva declività, e in generale le condizioni pedo-climatiche sfavorevoli, che non permettono di svolgere un' agricoltura razionale e intensiva.

L'attività zootecnica può contribuire, specialmente in molte zone collinari svantaggiate come la Valtiberina, ad aumentare i redditi delle imprese agricole, consentendo di sfruttare e gestire razionalmente le risorse pascolive. Il pascolamento, oltre a rappresentare un importante fattore economico, poiché permette di contenere i costi di produzione del bestiame, risulta di notevole importanza ai fini del mantenimento dell'equilibrio ambientale del territorio. La presenza del cotico erboso rappresenta un sistema di controllo efficace e prioritario contro i dissesti idrogeologici, come in molte zone declive situate sulla dorsale Appenninica.

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La Valtiberina si trova sull'estrema punta orientale del territorio toscano; come zona di confine, in passato, è stata luogo di molte vicissitudini belliche, sottoposta nel corso dei secoli sia alle mire espansionistiche di Arezzo, sia agli attacchi da parte delle milizie dei potenti dell'Italia Centrale. Con la famosa battaglia di Anghiari, nel XIV° sec. entrò nell’orbita di Firenze, che ne sancì la definitiva annessione al Ducato.

La struttura economica della Valtiberina è stata tradizionalmente incentrata sull’agricoltura e sullo sfruttamento del patrimonio boschivo; nel corso dei secoli si sono poi affiancate attività manifatturiere, come l’artigianato e la coltivazione del tabacco. Nell'ultimo secolo, con la ripresa economica degli anni sessanta, si è sviluppata un'importante industria tessile, calzaturiera ed alimentare; facendone oramai uno fra i più consolidati distretti agro-industriali della Toscana.

Il territorio della Valtiberina è situato nella provincia di Arezzo, si estende su una superficie circa di 323.195 ha. Secondo gli ultimi parametri I.S.T.A.T., la provincia Aretina è suddivisibile principalmente in due ambienti pedoclimatici, un territorio di montagna con un'estensione pari a circa 128.812 ha, e uno di collina con un'estensione pari a circa 194.384 ha, con un indice di boschività del 46,5%.

La Provincia di Arezzo è caratterizzata da un sistema di valli, sul fondo delle quali si trovano gli agglomerati urbani più importanti, che il Piano di Coordinamento Territoriale Provinciale ha distinto in cinque zone:

ƒ la Piana Aretina; ƒ il Valdarno; ƒ la Valtiberina; ƒ la Val di Chiana; ƒ il Casentino.

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Geograficamente la Valtiberina è posizionata nell'estremità settentrionale della fossa tettonica del Tevere, delimitata dall'Alpe di Poti e dall'Alpe della Luna. Quest’area si presenta con un sistema di strette valli con formazioni di pendii acclivi e zone pianeggianti, limitate alla fascia territoriale ove scorre il fiume Tevere e dove si concentrano i centri urbani maggiori.

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Il paesaggio è morfologicamente suddivisibile in tre aree: la zona montana a nord e ad est, occupata da ampie superfici forestali con presenza di prati permanenti e pascoli; quella collinare, destinata prevalentemente a colture cerealicolo-zootecniche e una parte pianeggiante interessata da colture erbacee intensive come il tabacco.

ƒ La parte dell’alta Valtiberina comprende i territori dei comuni di Caprese Michelangelo, Pieve Santo Stefano, Badia Tedalda, Sestino e parzialmente quelli di Sansepolcro e Anghiari.

Le fasce altimetriche variano da 200 a 1300 metri, con le aree più in alte occupate da bosco di querce, faggete e castagneti. Recentemente sono stati fatti numerosi interventi di rimboschimento di conifere; in molti casi il bosco è interrotto da aree destinate a prato-pascolo e da colture foraggere.

ƒ La parte collinare interessa il Comune di Monterchi e parzialmente quello di Anghiari; la maggior parte di questo territorio ricade nella fascia tra i 300 e i 600 metri d'altitudine.

ƒ Le zone pianeggianti sono limitate dal bacino fluviale del Tevere, dove si concentrano i maggiori centri urbani: Anghiari e Sansepolcro, con altitudine che arriva fino a 300 metri s.l.m. Gran parte della superficie è occupata da seminativi, destinati in particolare a colture erbacee intensive come il tabacco e colture cerealicolo-zootecniche.

La Valtiberina si presenta come uno degli ambiti provinciali più ricchi da un punto di vista naturalistico, infatti in questa area ricadono ben 12 siti protetti sui 34 della provincia di Arezzo. Le principali Riserve Naturali presenti nel territorio della Comunità Montana sono: la Riserva Statale delle Formole che si estende per circa 247 ha; la Riserva Statale del

Poggio Rosso che si estende su 19 ha e la Riserva Statale della Fungaia

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Inoltre sul territorio sono rilevanti anche le zone a protezione speciale (Z.P.S.), siti di interesse comunitario (S.I.C.), nazionale (S.I.N.) e regionale (S.I.R.).

Nel comprensorio della Valtiberina sono presenti grosse estensioni di terreno che possono essere utilizzati solo dagli animali al pascolo, una delle razze bovine più numerose che vengono allevate è la razza Chianina, che proprio nella vicina Valdichiana ha avuto la sua origine.

In quest'ambiente l'utilizzazione del pascolo, rappresenta insieme all'allevamento dei bovini da carne, una delle più importanti attività economiche. Ad inizio progetto sono state individuate due aziende rappresentative del comprensorio; di cui una localizzata nel comune di Badia Tedalda, costituita da terreni di proprietà privata, mentre l'altra, localizzata nei pressi del Lago Montedoglio, nel comune di Pieve Santo Stefano, costituita da terreni demaniali.

Sui territori di queste due zone del comprensorio, è stata effettuata la fase sperimentale della ricerca, finanziata dall'A.R.S.I.A. e condotta da personale del D.A.G.A. dell'Università di Pisa, e dal D.I.S.A.T. dell'Università di Firenze, che hanno avuto il compito di valutare la produzione quanti-qualitativa del cotico, la composizione botanica dei cotici naturali, l'utilizzazione di alcune varietà di essenze erbacee per aumentare la produzione quanti-qualitativa dei cotici.

Inoltre, con l'obiettivo di incrementare il cash-flow delle due aziende, sono state valutati i parametri riproduttivi sugli animali di razza Chianina allevati e dal punto di vista sanitario sono stati eseguiti controlli sugli endoparassiti che potevano essere presenti negli animali e condizionare le loro produzioni. Queste ultime verifiche sono state svolte grazie alla collaborazione col settore di Parassitologia del Dipartimento di Patologia Animale, Profilassi e Igiene degli Alimenti dell'Università di Pisa.

Figura

Figura 2: La localizzazione e il territorio della Valtiberina

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