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Pubblicare e tradurre libri di storia. Il caso di Laterza, Viella e il Mulino nel periodo 1992-2016

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Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere

CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN STORIA E

CIVILTÀ

TESI DI LAUREA

Pubblicare e tradurre libri di storia.

Il caso di Laterza, Viella e il Mulino nel

periodo 1992-2016

CANDIDATA RELATORI

Lea Moro Roberto Bizzocchi

Andrea Addobbati

(2)
(3)

INDICE

Introduzione

7

1. Cataloghi e dati: le prime impressioni

18

1.1. Dati per lingua

20

1.2. Nuove stampe e ristampe

26

1.3. Dati per argomento

32

1.4. Monografie e raccolte di saggi

41

11. Scelte culturali e temi selezionati

44

2.1. La scelta culturale: parte generale

45

2.2. La scelta culturale: le traduzioni

48

2.3. I temi dei libri italiani

56

2.4. I temi dei libri stranieri tradotti e un primo

60

profilo identitario delle case editrici

2.5. Le case editrici e il rapporto con le lingue straniere

79

2.6. La ristampa come scelta culturale

87

2.7. La storia come disciplina ‘in crisi’

88

111. L’aspetto dei libri: tra copertine e grafica interna

92

(4)

3.2. Il confronto con le copertine estere

95

3.3. L’evoluzione delle copertine italiane

116

3.4. L’aspetto interno dei libri: illustrazioni e apparati

126

1v. Rapporti, influenze e aspetti pratici

135

4.1. Pubblico e mercato

136

4.2. Aspetti tecnici

152

4.3. Rapporti con esterni

161

4.4. Editoria e tecnologia

172

v. L’esperienza del traduttore

182

5.1. Gli intervistati

183

5.2. I rapporti con le case editrici

186

5.3. Il lavoro del traduttore

192

5.4. Le difficoltà delle traduzioni e dei traduttori 203

Conclusioni

213

Ringraziamenti

219

Bibliografia

220

Appendice

224

(5)

Intervista a Giovanni Carletti

245

Intervista a Cecilia Palombelli

263

Intervista a Luca Falaschi

278

Intervista a Stefania Pastore

286

(6)
(7)

Introduzione

L’idea di analizzare le politiche di alcune case editrici italiane di saggistica storica, riguardanti in particolare la traduzione di libri stranieri in lingua italiana, ha preso corpo ormai più di un anno fa, in occasione di un colloquio con il professor Roberto Bizzocchi, relatore del presente lavoro di tesi. Considerando i miei progetti lavorativi successivi alla laurea, orientati verso il mondo editoriale, e l’interesse che da sempre nutro per la carta stampata, è parso opportuno a entrambi sviluppare un progetto di tesi che fosse in linea con queste circostanze e mi consentisse di esplorare in anticipo l’universo delle case editrici. Fin dalla sua pianificazione, l’obiettivo del presente lavoro è stato stabilire l’identità editoriale di alcune case editrici selezionate tramite una panoramica della loro attività concernente principalmente le traduzioni, per verificare cosa sia cambiato rispetto al passato e quale sia la loro condizione attuale. Per costruire il profilo identitario di una casa editrice si sono tenute in considerazione le scelte culturali che vengono prese al suo interno, così come le influenze esterne, quali il mercato, i gusti del pubblico e le direzioni prese dal mondo accademico, che possono arrivare a condizionare notevolmente il quadro finale.

Il primo nodo da sciogliere è stato identificare gli editori da esaminare, partendo da un’unica condizione obbligatoria ossia che pubblichino volumi di saggistica storica. La prima selezione includeva cinque case editrici, ossia Einaudi, Mondadori, Viella, Laterza e il Mulino, salvo poi decidere di escludere le prime due perché, nonostante la certezza di poter ricavare spunti interessanti dalla loro produzione editoriale, la saggistica storica non rappresentava un settore dominante o centrale di entrambi i loro cataloghi librari, come lo è invece per le altre tre: oltretutto, il materiale riconducibile a quest’ultime era già sufficiente per poter costruire un’analisi su casi ben distinti e diversi l’uno dall’altro.

(8)

Il passo successivo è stato quello di definire i limiti temporali della ricerca, anche questi soggetti ad alcuni cambiamenti mentre il progetto andava sviluppandosi e assumendo una certa forma: se inizialmente l’intenzione era quella di analizzare il trentennio dal 1985 al 2016, successivamente si è deciso di ridurre l’arco temporale di sette anni e quindi di concentrarsi sugli anni dal 1992 al 2016. A prescindere dalla datazione precisa, è importante fare in modo di considerare un periodo temporale sufficientemente esteso affinché si possano registrare gli eventuali cambiamenti avvenuti sia all’interno che all’esterno del mondo editoriale e confrontare la situazione passata con quella attuale.

A livello di fonti, il punto di partenza nell’analisi dell’attività editoriale delle case editrici sono stati i loro cataloghi, disponibili soprattutto online ma anche in versione cartacea. Il loro spoglio ha permesso di avere una prima panoramica generale sulla produzione editoriale delle tre, mentre l’esame dei dati in essi contenuti ha costituito il punto di partenza fondamentale per poter discutere diffusamente delle scelte culturali di Laterza, Viella e il Mulino e delle correnti storiografiche che sono state (o meno) accolte da queste ultime. Tuttavia, le informazioni ricavate dall’esplorazione dei cataloghi non sarebbero state sicuramente sufficienti per poter sviluppare il tema scelto in tutte le sue declinazioni, quindi si è pensato di procedere con una serie di interviste a figure interne al mondo editoriale italiano, con l’obiettivo di ricavare il maggior numero di informazioni utili a sviluppare la tesi. Mi è stato possibile contattare e incontrare Ugo Berti Arnoaldi per il Mulino, editor responsabile del gruppo di lavoro disciplinare di storia, Giovanni Carletti, editor di Laterza per materie quali storia, politica e varia, e infine Cecilia Palombelli, amministratrice delegata di Viella1: le interviste sono avvenute tra Ottobre e Novembre 2017 rispettivamente a Bologna, per Berti, e a Roma, per Carletti e Palombelli, nelle sedi delle case editrici.

Per affrontare in maniera esaustiva il tema delle traduzioni è stato necessario confrontarsi, oltre che con gli editori, anche con alcuni traduttori, per poter esaminare in dettaglio anche gli aspetti più pratici del lavoro di chi traduce: i nomi di Luca Falaschi, redattore e traduttore, e Stefania Pastore, docente universitaria, sono stati suggeriti da Carletti e Palombelli durante i rispettivi colloqui, mentre Jacques Dalarun,

1 In particolare, è stato possibile mettersi in contatto con Berti tramite Giovanna Sarti, che gestisce la Direzione Riviste presso l’editore bolognese, mentre, per Laterza, ha fatto da tramite Elena Greco, nella segreteria della Direzione editoriale; per quel che riguarda, invece, Viella, la dottoressa Palombelli è stata contattata direttamente.

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storico e traduttore francese, è una diretta conoscenza del professor Bizzocchi, avendo tradotto il suo libro Cicisbei. Morale privata e identità nazionale in Italia (Laterza, 2008). Solo il colloquio con Pastore è avvenuto di persona, a Pisa nel mese di Dicembre, mentre quello con Falaschi si è svolto via Skype e Dalarun ha risposto alle domande via e-mail. Infine, un’ulteriore fonte di informazioni sono stati, in particolare, gli articoli che il giornalista Giacomo Papi ha scritto per la rubrica su libri ed editoria de Il Post online, che hanno spesso confermato le affermazioni degli editori intervistati: specialmente per quanto riguarda la parte dedicata al lavoro dei traduttori, si è invece fatto affidamento su Tirature ’16, la raccolta di contributi promossa annualmente dalla Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori che, nel 2016, ha affrontato il tema delle traduzioni e dei problemi ad esse connessi. Tutto il materiale così raccolto costituisce la base su cui è stato costruito il presente lavoro di tesi, per il quale, fra l’altro, è stata utile anche l’esperienza Erasmus svolta presso la University of Leicester per un periodo di sei mesi: ho potuto, in quel frangente, esaminare direttamente alcune delle edizioni originali dei libri in lingua inglese e utilizzarne un certo numero per il confronto, a livello di grafica delle copertine, tra le varie edizioni, confronto che è oggetto del terzo capitolo.

Tornando brevemente alla scelta delle case editrici da esaminare, partire dalla loro storia pregressa è stato senza dubbio importante per poter ricostruire la loro identità e per poter comprendere le loro scelte editoriali e di pubblico a cui indirizzare la propria produzione. Parlando di Laterza, la più antica in ordine di tempo, è essenziale citare l’incontro, nel 1901, con il filosofo Benedetto Croce, che <<tracciò [...] quella che di fatto è stata, ed è ancora oggi, la ‘mappa genetica’ della Laterza>>2, contribuendo a influenzare le direzioni seguite dalla casa editrice fino alla scomparsa del filosofo nel 1952. L’editore si è dedicato a tempo pieno alla saggistica di cultura, diventando, durante l’epoca mussoliniana, <<il riferimento simbolico di chi non approvava i principi fondamentali della cultura fascista>>3: l’obiettivo era, infatti, quello di <<favorire la diffusione e la conoscenza di tutto ciò che potesse [...] contribuire al recupero dei valori di libertà sociale, culturale e politica>>4 tramite sia opere italiane sia traduzioni di volumi stranieri. Laterza ha continuato a partecipare al dibattito politico anche nel dopoguerra, rivolgendosi sia agli studenti, con la produzione dedicata a scuole e

2 Si veda la storia della casa editrice sul sito internet ufficiale, all’indirizzo https://www.laterza.it/index.php?option=com_content&view=article&id=156&Itemid=54.

3 Maria Elena Mancini, L’Archivio Laterza e la storia dell’editoria negli anni del fascismo in La fabbrica del libro, n.1, Milano, Franco Angeli, 2006, p. 43.

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università, sia all’opinione pubblica generale, garantendosi uno spazio sempre maggiore all’interno delle librerie italiane, tramite, in particolare, le edizioni economiche. L’editrice romano-barese, attualmente sotto la direzione dei cugini Giuseppe (presidente) e Alessandro (amministratore delegato), è riuscita a reinventarsi per stare costantemente al passo con i mutamenti avvenuti a livello culturale e sociale, di gusti del pubblico e del mondo accademico italiani.

Il Mulino, invece, è nato a metà anni Cinquanta a Bologna, per iniziativa di un gruppo di ex studenti universitari che qualche anno prima avevano fondato l’omonima rivista, con l’intento di contribuire alla modernizzazione della cultura italiana partecipando al dibattito pubblico. Come Laterza nel dopoguerra, anche l’editore bolognese ha fatto propria la necessità di cercare nuovi valori a cui affidarsi nell’impresa di rinnovamento della nazione: fondamentali sono state le collaborazioni, come tra Giuseppe Laterza e Croce, con intellettuali e studiosi5 – in particolare di centro-sinistra– , del quale, come ricordato dallo stesso Berti6, il Mulino è da molti considerato una vera e propria culla. Rivista e casa editrice hanno, per diverso tempo, affrontato gli stessi temi – contribuendo tra l’altro alla promozione delle scienze sociali in un Paese come l’Italia che aveva per lungo tempo mantenuto un atteggiamento di rifiuto –, salvo poi vedere la seconda ampliarsi e assumere un ruolo prominente, che tuttora detiene rispetto alla rivista. La produzione libraria dell’editore bolognese è da sempre indirizzata, per la sua gran parte, al mondo accademico (sia studiosi che studenti), tuttavia già dagli ultimi decenni, una parte consistente dei volumi pubblicati si rivolge anche ad un pubblico non specializzato, con collane come ‘Universale Paperbacks il Mulino’.

La storia di Viella, invece, si discosta nettamente dai due casi precedenti, a partire dal fatto che la casa editrice non è nata come tale, bensì è stata, dalla fine degli anni Settanta ai primi anni Novanta, una libreria internazionale specializzata in testi che trattano di Medioevo e Rinascimento. Il lavoro di Viella consisteva inizialmente nel consultare la maggior quantità possibile di cataloghi degli editori, stranieri e non, e di selezionare da essi i titoli che trattavano del periodo medievale e rinascimentale e che rispettassero certi canoni di qualità: essi venivano poi riuniti in un grande catalogo generale, il quale veniva inviato, su richiesta, a enti, istituzioni, professori universitari,

5 Per maggiori informazioni sugli intenti degli intellettuali che fondarono il Mulino, si veda la Relazione

introduttiva al Primo Convegno Amici e Collaboratori de <<il Mulino>>, fascicolo edito in occasione del

centenario della casa editrice nel 2004.

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biblioteche italiani e stranieri, in modo che avessero una bibliografia costantemente aggiornata per quanto concerneva il periodo storico sopracitato7. Il lavoro era senza dubbio notevole, se si considera anche il fatto che era eseguito completamente a mano tramite la composizione di piccole schede su ciascun libro, che venivano poi ricomposte dal tipografo e corrette8: esso ha permesso di conoscere a fondo la produzione editoriale dei principali editori stranieri (come Cambridge, Oxford, Yale, Princeton University Press) e italiani, così come ha reso Viella un intermediario importante tra gli acquirenti e i libri, procurandoli su richiesta. Lavorando in questo modo – fungendo da tramite tra gli editori e i lettori – Palombelli ha avuto anche la possibilità di coltivare una rete di contatti internazionali (sia con chi vende i libri che con chi li acquista), basata sul rapporto di fiducia stabilito dall’amministratrice delegata, che continua tuttora a crescere ed è di fondamentale importanza per Viella. Con l’avvento di internet, che ha reso il mondo globale e ha facilitato l’acquisto di qualsiasi tipo di merce, il servizio offerto dalla libreria era destinato a diventare obsoleto, così Viella ha iniziato la graduale trasformazione a casa editrice, facendosi conoscere sempre di più grazie anche alla rete di contatti sviluppata nei decenni precedenti9. Attestandosi su una produzione prettamente indirizzata al pubblico accademico, Viella ha nel frattempo ampliato la rosa dei periodi trattati – non occupandosi più esclusivamente di Medioevo e Rinascimento – e ha mantenuto la sua dimensione internazionale, cercando di promuovere le proprie pubblicazioni all’estero.

Passando ora agli intervistati, anche in questo caso Viella si discosta dalle altre due case editrici perché la figura professionale di Palombelli, amministratrice delegata, non corrisponde a quella degli altri due intervistati, che ricoprono entrambi il ruolo di editor. In particolare, Carletti, che si è laureato e ha svolto il dottorato presso l’Università di Pisa, ha ricoperto lo stesso incarico per otto anni prima da Carocci, per poi passare, nel 2008, a Laterza, occupandosi sempre di saggistica. Berti, invece, ha sempre lavorato all’interno de il Mulino dal 1982, iniziando come responsabile dell’ufficio stampa e propaganda, per poi diventare assistente alla direzione per i programmi di storia e, infine, direttore del gruppo disciplinare di storia come editor10.

Palombelli, invece, ammette di non essere una studiosa né di avere la qualifica di editor,

7 Ibidem.

8 Ibid,. Appendice p. 227. 9 Ibid., Appendice p. 227 e 229.

10 Il percorso di Berti è tracciato all’interno della cronologia il Mulino 1951-2004, pubblicata nel 2004 dalla casa editrice in occasione del centenario dalla fondazione.

(12)

tuttavia, complice anche l’esperienza accumulata fin dagli anni della libreria, interviene e discute attivamente sulle scelte editoriali (anche se ogni volume viene comunque visionato da uno storico, che possa darne un giudizio da esperto della materia)11. Per quel che riguarda i traduttori, si è cercato di selezionare tre esperienze diverse, in modo da poter esplorare più sfumature possibili del mestiere: Luca Falaschi, che traduce per Laterza, svolge questo lavoro da parecchi anni, mentre Stefania Pastore ha avuto un’unica esperienza, traducendo e curando l’edizione italiana di L’uomo dei tre mondi.

Storia di Samuel Pallache, ebreo marocchino nell’Europa del Seicento di Mercedes

García-Arenal e Gerard Wiegers per Viella (2013). Il caso di Jacques Dalarun è riportato come punto di vista internazionale, di storico che traduce dall’italiano al francese e che definisce la sua attività di traduttore come un ‘hobby’, destinato però ad assumere maggiore peso nei prossimi anni12.

È giusto fornire qualche dettaglio in più anche sui cataloghi, che sono stati una prima e importante fonte di informazioni, utili per conoscere la produzione delle case editrici e per poter fare ipotesi in merito alle scelte culturali di ciascuna. Per Laterza, è stato possibile fare affidamento sia sul catalogo online13 sia su quello cartaceo, pubblicato dalla stessa casa editrice nel 200114 e che comprende però l’arco di tempo che va dal 1901 al 2000, mentre per il Mulino e Viella si ha avuto accesso ai soli cataloghi online. Il catalogo risulta essere una vetrina importante per qualsiasi editore, poiché rappresenta una delle forme di accesso diretto (oltre a quello fisico, all’interno della libreria) che ha il lettore alla produzione libraria della casa editrice: è importante, dunque, che esso sia non solo il più possibile curato e dettagliato, ma anche facilmente accessibile e consultabile specialmente da chi, nell’era di internet, decide di fare acquisti online. Ne è consapevole Palombelli, la quale, parlando del catalogo di Viella, spiega come, nel riportare le informazioni inerenti a ciascun libro, lei e i suoi collaboratori siano stati <<accuratissimi nel numero delle pagine, illustrazioni, tavole, fotografie,

11 Palombelli, Appendice p. 268.

12 Si è scelto di riprendere e approfondire le biografie dei traduttori nell’ultimo capitolo del presente lavoro, dedicato appunto alla questione delle traduzioni, perché l’esperienza professionale e le vicende personali dei tre intervistati hanno in parte influenzato il loro lavoro di traduzione ed era giusto condurre un discorso organico all’interno dello stesso capitolo.

13 L’indirizzo internet corrispondente è https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=55. 14 Roberto Mauro, Massimo Menna, Michele Sampaolo (a cura di), Le edizioni Laterza: catalogo storico,

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traduttore...>>15. Inoltre, Viella si impegna a fornire anche elementi aggiuntivi, quali l’indice (riportato per intero), recensioni e appuntamenti legati al libro, in modo da offrire una panoramica il più ampia possibile e diretta ad ogni tipo di pubblico, mantenendo sempre un alto standard di qualità.

Venendo ora alla struttura della tesi, essa non ha subito grandi modifiche in corso d’opera, seguendo la scaletta inizialmente ideata, a cui sono stati apportati però numerosi ampliamenti a seconda delle informazioni progressivamente raccolte tramite le interviste e i ragionamenti che ne sono seguiti. Il primo capitolo è dedicato all’analisi dei dati – tratti dai cataloghi delle tre case editrici – che riguardano esclusivamente le traduzioni, servendosi anche dell’ausilio di grafici di vario tipo in modo che i concetti risultino maggiormente chiari: sono stati classificati per lingua, poi argomento e periodo storico affrontati e infine si è verificata la frequenza delle nuove stampe rispetto alle ristampe e delle monografie sulle raccolte di saggi. In particolare, ci si è concentrati su quanto e cosa si è tradotto in una determinata lingua o argomento, se ci sono stati cambiamenti nell’arco temporale preso in considerazione (1992-2016) e se si possono riscontrare tendenze o peculiarità che rivelino dettagli significativi sulle case editrici. A partire dalla sola osservazione dei dati numerici, si sono potute avanzare ipotesi sulle scelte culturali intraprese dagli editori, che plasmano le caratteristiche della produzione editoriale e stabiliscono le direzioni da seguire.

Nel secondo capitolo, dedicato interamente alle scelte culturali, sono riprese le ipotesi avanzate precedentemente, di cui viene verificata la correttezza o meno grazie alle risposte fornite dagli intervistati: queste ultime hanno inoltre offerto ulteriori spunti di riflessione e rivelato numerosi dettagli che non erano emersi dall’osservazione dei cataloghi. Ad una parte generale, in cui si identifica chi detta le scelte culturali all’interno della casa editrice, segue il paragrafo espressamente dedicato alle sole traduzioni: si esaminano i mezzi tramite cui accedere alla produzione libraria degli editori stranieri e si affronta, per la prima volta, il problema della diminuzione delle traduzioni, presentandone le cause e i mutamenti avvenuti nel tempo. La sezione centrale del capitolo esamina i temi affrontati dall’intera produzione editoriale delle tre case editrici in oggetto, partendo dai libri italiani per poi concentrarsi maggiormente su quelli tradotti: di nuovo, si fa riferimento ai risultati discussi nel primo capitolo, a cui però vanno aggiunte le informazioni fornite dagli intervistati, che hanno segnalato le tematiche e le correnti storiografiche che hanno maggiore riconoscimento a livello di

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pubblico e hanno spiegato il rapporto che ha ciascun editore con l’attualità e con discipline come la storia di genere. Nella parte finale, si affronta la relazione che le tre case editrici hanno con le principali lingue da cui traducono (inglese, francese, tedesco): in più, emerge per la prima volta l’identità internazionale di Viella come casa editrice che punta ad ampliare la rete dei propri contatti internazionali, oltre a sviluppare quanto più possibile le già esistenti collane in lingua inglese (sia testi pubblicati direttamente in lingua originale sia volumi italiani tradotti). Infine, dopo una breve considerazione sulla fattibilità di una ristampa come precisa scelta culturale, l’ultimo paragrafo è dedicato alla questione della storia come disciplina in crisi, che ha perso lettori e spazio all’interno delle librerie, ma che continua comunque a garantire prodotti di qualità a prescindere dal pubblico a cui essi sono indirizzati.

Il capitolo successivo è interamente dedicato alla grafica dei libri tradotti, sia esterna – quindi, la copertina – che interna, a partire dalle illustrazioni, ma anche gli apparati: sebbene, anche qui, le risposte delle interviste siano state utili, ad esempio per avere maggiori dettagli sulle collane, la maggior parte delle ipotesi sono state formulate sulla base dell’osservazione delle copertine e delle considerazioni da essa derivate. Dopo un breve accenno sulla nascita e la storia delle copertine, si avvia un confronto tra quelle delle edizioni originali e quelle della corrispettiva traduzione italiana: la prima parte è dedicata ai testi anglosassoni, che è stato possibile consultare fisicamente durante l’esperienza di studio presso l’University of Leicester, mentre le restanti immagini contenute nel capitolo sono state tratte da internet. Il confronto prosegue poi con le copertine di volumi tedeschi e francesi, cercando, come si è fatto per quelli inglesi, di evidenziare i mutamenti intercorsi tra un’edizione e la sua traduzione italiana e di ipotizzare a che tipo di pubblico esse siano indirizzate. Utilizzando solamente immagini provenienti dal web, è stato successivamente possibile confrontare l’evoluzione delle copertine italiane in occasione di nuove edizioni o di passaggi di collana, verificando così i progressi della grafica succedutisi nel corso degli anni e gli eventuali cambiamenti di pubblico a cui l’editore vuole rivolgersi ripubblicando quel testo. Passando poi all’aspetto interno dei libri, sono riportati esempi di illustrazioni e apparati contenuti nelle edizioni straniere e italiane, cercando anche qui di coglierne le diversità e gli eventuali interventi di correzione o altro che possano aver apportato gli editori italiani all’edizione originale.

Il quarto capitolo raccoglie una serie di aspetti, di natura diversa e più generica, utili comunque a completare il quadro che si è tentato di tracciare fin dall’inizio a proposito del rapporto fra le case editrici italiane e la loro intera produzione di libri di

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storia. La prima parte affronta la questione del mercato, con l’intento primario di mostrare i cambiamenti avvenuti dal secolo scorso fino a oggi e l’influenza da esso esercitata sulle scelte culturali delle case editrici. L’evento che funge da spartiacque imprescindibile è la crisi economica iniziata nel 2008 (e la conseguente crisi dell’editoria italiana), che ha condizionato pesantemente non solo la saggistica storica in sé, ma anche l’ambiente della libreria, il cui meccanismo di funzionamento ha subito una svolta tale da rendere sempre più ardua la sopravvivenza dei testi di storia sui suoi scaffali. Un’altra fonte di influenza importante, che gli editori non possono non prendere in considerazione, sono i gusti del pubblico, che si sono anch’essi modificati nel tempo, costringendo dunque a intervenire sui criteri di selezione dei libri da pubblicare (e anche da tradurre): torna di nuovo la questione della storia come disciplina in difficoltà, che è spesso obbligata ad adeguarsi alle condizioni imposte dall’esterno o affrontare il rischio di perdere altri lettori pubblicando libri che il mercato non riesce a smaltire e che il pubblico non apprezza. Il paragrafo successivo affronta, invece, aspetti tecnici come prezzi e tirature dei libri, e la questione dei diritti d’autore, riuscendo, grazie alle risposte di Carletti, Berti e Palombelli, a fare chiarezza dall’interno su questioni pratiche di cui difficilmente sarebbe stato possibile discutere. Un’altra sezione del capitolo riguarda i rapporti tra casa editrice e università o enti, con i quali spesso si instaurano collaborazioni anche durature, come testimoniano le collane dedicate a istituzioni e atenei che figurano all’interno della produzione editoriale di Laterza, Viella e il Mulino. Il discorso sull’università, in particolare, è ben più ampio perché, al di fuori dei testi espressamente commissionati, una buona parte delle pubblicazioni delle tre continua ad essere destinata all’adozione universitaria ed è dunque necessario verificare le evoluzioni avvenute in tale settore, che ha subito anch’esso il contraccolpo della crisi economica con una perdita sufficientemente rilevante di iscrizioni da parte degli studenti. La riforma ministeriale del cosiddetto ‘3+2’ ha ristrutturato radicalmente il sistema universitario, ai cui mutamenti, di nuovo, le case editrici sono state costrette ad adeguarsi, fornendo strumenti che fossero più adatti alla nuova suddivisione degli anni e che potessero essere compatibili con i programmi accademici. L’ultima parte del capitolo, infine, accoglie la novità dell’e-book, tracciandone brevemente il percorso e dimostrando quanto e in che modo gli editori hanno affrontato questa sfida: se effettivamente di sfida si tratti è un’altra questione che si è cercato di trattare, mostrando la situazione attuale, ridimensionando le esagerazioni (in qualsiasi direzioni esse siano) e cercando di prevedere i futuri sviluppi.

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L’ultimo capitolo è stato interamente riservato all’analisi del lavoro dei traduttori, a partire dal contributo di Tirature ’16 e dalle risposte che hanno fornito Falaschi, Pastore e Dalarun: le loro brevi biografie sono state l’oggetto del primo paragrafo, con lo scopo di mostrare fin dall’inizio il diverso percorso professionale che contraddistingue i tre intervistati e ne condiziona l’esperienza. Il nucleo centrale del capitolo vede prima l’osservazione dei rapporti intrattenuti con le case editrici, commentando in particolare come essi vengono regolamentati e identificando a che tipo di figura professionale gli editori in questione preferiscono rivolgersi; successivamente, il lavoro del traduttore viene esplorato nei suoi aspetti più pratici, mostrando la sua evoluzione a seguito dell’avvento di internet ed evidenziando le implicazioni che ha in sé il tradurre un libro di saggistica. È risultato notevolmente interessante esaminare, in particolare, il lavoro di Pastore su L’uomo dei tre mondi. Storia di Samuel Pallache, ebreo

marocchino nell’Europa del Seicento (Viella, 2013), per il suo ruolo attivo di curatrice che le

ha permesso di apportare numerose modifiche al testo e di renderlo più facilmente fruibile dal pubblico italiano. La parte finale del capitolo è stata invece dedicata alle difficoltà che le traduzioni e i traduttori si trovano ad affrontare attualmente: le prime hanno visto il loro numero diminuire drasticamente rispetto al secolo scorso, mentre i secondi sono spesso sottopagati e privi di tutele sindacali. Tuttavia, nonostante le difficoltà, non sembra che le traduzioni saranno penalizzate a tal punto da scomparire e, grazie all’attività di associazioni e sindacati come STradE (il Sindacato dei Traduttori Editoriali), anche il mestiere dei traduttori potrà giovarsi di qualche miglioramento.

Come già dichiarato in precedenza, l’obiettivo principale del presente lavoro di tesi è ricostruire l’identità culturale e editoriale delle tre case editrici selezionate attraverso l’analisi del loro rapporto con i libri stranieri tradotti, esplorato in tutte le sue declinazioni possibili, a livello di temi trattati, di lingue da cui sono stati tradotti i volumi, e di ricezione da parte del pubblico, in senso pratico (come la questione su tirature, prezzi e diritti d’autore) e sul piano economico. Sono emersi tre profili ben distinti, così come ben diverse sono apparse le esperienze avute dalle tre figure di traduttori scelte proprio affinché offrissero una panoramica il più completa possibile del lavoro di traduzione della saggistica storica, che ha le sue peculiarità così come le sue difficoltà. La propria identità culturale, l’influenza di mercato e mondo accademico, il peso dei costi economici, i gusti del pubblico sono tutti elementi importanti che non solo intervengono nel rapporto che gli editori hanno con i volumi stranieri, ma plasmano allo stesso tempo le loro scelte generali, che vanno esse stesse a costruire la personalità

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culturale di ciascuna casa editrice e ne stabiliscono la posizione all’interno del mercato editoriale italiano.

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Capitolo 1

Cataloghi e dati: le prime impressioni

La fonte principale dalla quale ricavare dati concreti riguardanti i libri di storia tradotti da lingua straniera sono i cataloghi delle case editrici, considerati il punto di partenza necessario per un’analisi accurata delle pubblicazioni anno per anno. Per quanto riguarda la sola Laterza, sono stati utilizzati parallelamente il catalogo online e quello cartaceo, pubblicato dalla stessa casa editrice e comprendente il periodo dal 1901 al 200016: entrambi contengono tutte le informazioni principali per ciascun libro, come autore, titolo, collana ed edizione, ma presentano alcune differenze di contenuto che hanno richiesto anche l’utilizzo di fonti esterne17. Rispetto al catalogo stampato, che comunque è stato possibile utilizzare solo per il periodo 1992-2000, il catalogo online Laterza presenta in più le immagini della copertina per quasi ogni libro, il nome del traduttore e un breve commento al libro: è il caso del volume La rivolta. Bronte 1860 (2012) di Lucy Riall18, dove, oltre ai dati sopracitati, è riportato anche il contenuto della quarta di copertina, compresa la citazione da una recensione di Sergio Rizzo e Gian

16 Roberto Mauro, Massimo Menna, Michele Sampaolo (a cura di), Le edizioni Laterza. Catalogo storico

1901-2000, Roma, Laterza, 2001; per quanto riguarda il catalogo online, il sito internet corrispondente è

http://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=55.

17 Fondamentale è stato il contributo dell’ICCU (Istituto Centrale per il Catalogo Unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche) e del suo catalogo OPAC SBN (http://opac.sbn.it/opacsbn/opac/iccu/free.jsp), che ha fornito informazioni a volte non presenti nei cataloghi di tutte e tre le case editrici.

18 La pagina internet corrispondente è http://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788842096757.

(19)

Antonio Stella sul Corriere della Sera19. Ciò che invece gli manca sono le date delle edizioni precedenti alla comparsa del libro sul catalogo e quelle delle ristampe, presenti invece nel catalogo cartaceo, ed è stato perciò necessario ricorrere alla consultazione dell’OPAC SBN per poter completare il profilo di ogni volume. Per il Mulino, invece, si è ricorsi esclusivamente al catalogo online, che è molto simile alla corrispondente versione dell’editore romano-barese, riportando le stesse, principali informazioni che si dimostrano essere presenti in maniera più puntuale specialmente negli anni più recenti; per quanto riguarda i dati mancanti – che pure non risultano presenti nel catalogo online di Laterza – è stato di nuovo necessario ricorrere all’OPAC SBN.

Il catalogo della casa editrice Viella sembra essere il più dettagliato perché presenta tutte le informazioni principali, le foto delle copertine, la trama e offre in più anche una panoramica più dettagliata sia sull’autore (tramite una breve biografia), sia sui contenuti del libro (tramite link a recensioni o l’indice riportato per intero), come nel caso di La prigione medievale di Guy Geltner (2012). A mancare sono sempre le date delle precedenti edizioni, a cui si è risaliti di nuovo tramite l’aiuto del catalogo OPAC SBN20: è quello che caratterizza pure il catalogo de il Mulino, insieme al fatto che anch’esso presenta informazioni maggiormente dettagliate sia sull’autore (tramite una breve biografia) che sul libro (tramite l’indice riportato) 21, ma dove invece non figurano i nomi dei traduttori. Come già anticipato nell’Introduzione22, l’editrice romana tiene particolarmente a curare il proprio catalogo, per agevolarne il più possibile la consultazione e per garantire il maggior numero di informazioni ad un potenziale lettore che scelga di acquistare i libri direttamente da sito internet di Viella. Considerando che essa, con la pubblicazione di molti volumi indirizzati al mondo accademico alto, si rivolge spesso a un pubblico di specialisti, sembra utile, per non dire necessario, che informazioni più dettagliate siano presenti già nel catalogo, in modo da avere una panoramica il più completa possibile su ciascun opera.

19 Questi dati valgono dal 1995 in poi, mentre prima non erano presenti né le immagini delle copertine né informazioni aggiuntive.

20 Tuttavia, come si vedrà meglio in seguito, nella quasi totalità dei casi i libri di Viella non hanno avuto ristampe e l’anno di comparsa del libro nel catalogo è quello definitivo.

21 I dati sul catalogo de il Mulino si riferiscono in particolare agli anni successivi al 2000: prima vengono puntualmente a mancare le immagini delle copertine dei libri, le informazioni sull’autore e, a volte, qualche informazione principale.

(20)

I dati ricavati dall’analisi dei cataloghi sono stati classificati e, con il supporto di tabelle e grafici, sono stati messi a confronto in modo da ricavare un profilo sufficientemente dettagliato sull’attività delle case editrici riguardante il tema scelto. In particolare, si è deciso di strutturare il capitolo in vari paragrafi: il primo concerne la divisione dei dati in base alla lingua originale dei libri tradotti e in esso si evidenziano le differenze che intercorrono tra le case editrici; il secondo invece studia le percentuali di nuove stampe e ristampe, sottolinea ciò che viene ristampato e cerca di individuare il perché delle scelte effettuate. Infine, il terzo paragrafo è un’analisi dei volumi in base all’argomento e al periodo storico da essi sviluppato, mentre l’ultima parte analizza e commenta la divisione in monografie e raccolte di saggi. L’obiettivo di questo primo capitolo è farsi un’idea provvisoria sulla personalità e attività degli editori analizzati, costruendo una serie di ipotesi, basate sulla sola osservazione dei dati, che sarà poi necessario rivedere e correggere nei successivi capitoli, al fine di costruire un quadro esatto e completo.

1.1. Dati per lingua

Tot. libri in italiano Tot. libri stranieri Libri in inglese Libri in francese Libri in tedesco Libri in spagnolo Libri in russo Libri in polacco Viella 679 54 30 (55,5%) 13 (24%) 8 (14,8%) 2 (3,7%) 1 (1,8%) / il Mulino 1493 498 261 (50,8%) 83 (15,9%) 147 (31,5%) 6 (1,4%) / 1 (0,2%) Laterza 1226 402 186 (46,2%) 157 (39%) 52 (12,9%) 2 (0,4%) 2 (0,4%) 3 (0,7%)

1.1 Divisione per lingue dei libri tradotti e pubblicati da ciascuna casa editrice.

Dando una prima lettura superficiale ai dati di tutti i cataloghi, appare subito evidente come il numero dei libri italiani pubblicati nell’arco temporale considerato sia estremamente maggiore rispetto ai libri tradotti, come ammesso dagli stessi intervistati prima ancora di iniziare i colloqui: tuttavia, l’oggetto del presente lavoro sono le

(21)

traduzioni, dunque, tenendo comunque presente la prevalenza delle edizioni italiane, ci si è concentrati esclusivamente sull’analisi dei dati inerenti ai libri stranieri tradotti. A tal proposito, si nota immediatamente come la lingua inglese sia quella da cui è stato tradotto il maggior numero di libri, con il Mulino al primo posto, seguito da Laterza e Viella: tuttavia, analizzando anno per anno l’elenco di libri tradotti, non sembra che l’inizio di una netta prevalenza di tale lingua sia databile a un periodo preciso, piuttosto si riscontra sempre un’alternanza non regolare tra le tre lingue principali, quali inglese, francese e tedesco. Per quanto riguarda Laterza, l’alternanza più comune è tra inglese e francese, per il Mulino è tra inglese e tedesco, mentre i libri tradotti dal francese sono più rari; infine, per quanto riguarda Viella, sono di nuovo inglese e francese a succedersi.

Inoltre, come il predominio anglosassone non sembra collocabile a partire da una data precisa, così non sembra sia possibile affermare che, in determinati anni, ci si sia concentrati su una lingua in particolare: segnalazioni come il fatto che Viella, nel 2016, abbia pubblicato esclusivamente libri tradotti dall’inglese o che Laterza, nel 1995, ne abbia pubblicato un numero estremamente ridotto sembrano episodi, piuttosto che essere il risultato di scelte programmatiche.

A far concorrenza all’inglese, per Laterza e per Viella, è il francese, che è la lingua originale di ben 157 volumi tradotti dalla casa editrice barese (quelli dall’anglosassone sono 186), mentre per Viella sono 13 (contro i 30 originariamente inglesi).

1.2. Dati sui libri tradotti dall’inglese e dal francese per Laterza e Viella.

0 50 100 150 200 250 300 350 Laterza Viella 186 30 157 13 Libri tradotti dal francese Libri tradotti dall'inglese

(22)

Per Laterza il dato è notevole, tanto da far supporre che ci sia una scelta culturale strutturata dietro lo scarto minimo tra le due lingue, la cui discussione sarà tuttavia rimandata al secondo capitolo del presente lavoro, dove verrà appunto discusso il rapporto delle case editrici con le lingue delle traduzioni.

Il Mulino ha invece privilegiato il tedesco come alternativa, pubblicando il doppio dei libri rispetto a quelli dal francese: l’interesse per la lingua tedesca è motivato e anche di lunga data, visto che tra i fondatori dell’Associazione di cultura e politica “il Mulino” (1964) – e quindi della casa editrice stessa – vi è Paolo Prodi (1932-2016), che è stato anche fondatore dell’Istituto Storico Italo-Germanico (ISIG) di Trento (1973) e suo direttore fino al 1997.

Si può pensare che l’intento dell’Istituto di promuovere gli scambi culturali tra il mondo germanico e quello latino e di evidenziarne i punti di contatto sia stato abbracciato in parte anche da il Mulino, o comunque che la casa editrice bolognese abbia parzialmente subìto l’influenza delle politiche culturali dell’ISIG tramite la persona di Prodi.

1.3. Dati sui libri tradotti dal francese e tedesco per il Mulino.

I libri tedeschi, infatti, sono ben distribuiti lungo tutto il periodo selezionato, con un leggero aumento negli anni 2000, caratteristica non condivisa dalle altre due case editrici: Viella ha tradotto solo 8 libri e solo negli anni 1997, 2000, 2006 e dal 2011 al 2013, mentre Laterza non ne ha pubblicato neppure uno dal 2014 al 2016.

83 36% 147 64%

il Mulino

Libri tradotti dal francese Libri tradotti dal tedesco

(23)

Le altre lingue che compaiono nella tabella – spagnolo, russo e polacco – sono presenti in percentuale minima all’interno dei cataloghi di tutte e tre le case editrici: l’unica ad aver tradotto almeno un libro per ciascuna delle tre lingue è Laterza, mentre il Mulino non ha mai tradotto dal russo e Viella dal polacco.

Quest’ultima ha tradotto due libri dallo spagnolo, rispettivamente nel 2010 e 2013, entrambi dedicati all’età moderna e riguardanti personaggi che attraversano diverse culture23, mentre dal russo ha tradotto, nel 2015, uno dei pochi libri sull’età contemporanea, concernente la guerra civile in Russia dopo la rivoluzione d’ottobre24. Per quel che riguarda Laterza, a livello di argomenti trattati i volumi pubblicati non presentano tra loro similitudini evidenti, salvo quelli tradotti dal russo, che trattano entrambi del concetto di individuo/individualità tra Medioevo e Rinascimento25 e comprendono un contributo di Leonid Batkin (1932-2016), celebre rappresentante dell’italianistica sovietica. I volumi dallo spagnolo de il Mulino si concentrano tutti sull’area europea e, in particolare, tre delle sei opere tradotte sono dello storico José Antonio Maravall (1911-1986), tutte trattanti la Spagna e il periodo Barocco26. Mentre le pubblicazioni di Viella sono tutte molto recenti, la maggior parte delle traduzioni dalle tre lingue in oggetto si concentrano per Laterza nel secolo scorso, mentre ne il Mulino arrivano fino al primo decennio del 200027.

Sembra forse azzardato affermare che le due grandi case editrici abbiano deciso di focalizzarsi quasi esclusivamente e consapevolmente su inglese, francese e tedesco, però è comunque da segnalare il fatto che le lingue alternative sono poche, che da esse sono stati tradotti pochi libri e in anni neppure troppo recenti.

23 Il primo è Viaggio a Samarcanda, 1403-1406. Un ambasciatore spagnolo alla corte di Tamerlano di Ruy Gonzalez De Clavijo, tradotto da Paola Boccarsi Storoni; l’altro è L’uomo dei tre mondi. Storia di Samuel

Pallache, ebreo marocchino nell’Europa del Seicento di Mercedes Garcia-Arenal e Gerard Wiegers, tradotto da

Stefania Pastore.

24 Il riferimento preciso è La controrivoluzione in provincia. Movimento bianco e Guerra civile nella Russia del

nord, 1917-1920 di Liudmila Novikova, tradotto da Giovanna Piera Viale.

25 I titoli sono L’idea di individualità nel Rinascimento italiano di Leonid Batkin (1992) e La nascita dell’individuo

nell’Europa medievale di Aron Gurevic (1996).

26 I riferimenti precisi sono Teatro e letteratura nella Spagna barocca (1995), La cultura del Barocco (1999) e

Potere, onore ed élites nella Spagna del secolo d’oro (2000).

27 Eccezioni sono Dopo il movimento moderno. L’architettura della seconda metà del Novecento di Josep Maria Montaner, pubblicato da Laterza nel 2013, ed Europa, diritto e religione di Ivan Iban, pubblicato da il Mulino nel 2011.

(24)

Come fa presente il giornalista Giacomo Papi nel suo articolo28 del 30 Marzo 2016 su Il

Post online, per quanto riguarda la narrativa, i compensi per i traduttori di lingue

straniere che non siano l’inglese (o almeno una delle altre lingue principali) si aggirano attorno ai 20 euro a cartella29, valore che può essere anche di gran lunga superiore al

compenso standard dato a ‘cartella’ per le traduzioni normali: si può pensare che, anche nell’ambito della saggistica storica, la situazione sia la stessa e i libri tradotti da lingue straniere che non sono quelle principali risultino essere più costosi. È dunque plausibile che un editore decida di investire meno su di essi o di puntare solo su pochi libri ma scelti, che hanno grande probabilità di ottenere buone vendite o la cui tiratura viene ridotta: a confermare l’ipotesi sul costo maggiore di queste traduzioni interviene, piuttosto che Ugo Berti o Giovanni Carletti, Cecilia Palombelli di Viella, rivelando di pagarle ben più di quelle dalle lingue principali e obbligandosi così a ridurne il numero per non incorrere in difficoltà a livello di bilancio30. L’amministratrice delegata segnala31, oltretutto, quanto per lei sia spesso difficile reperire traduttori per alcune lingue che possono essere considerate ‘insolite’: si riferisce in realtà al tedesco (dando così una motivazione sulla scarsità delle traduzioni dal tedesco pubblicate da Viella), ma si può pensare piuttosto a lingue come il polacco, che compare nei cataloghi delle case editrici in oggetto ma in numero infatti ridottissimo.

Tornando ora ai libri tradotti dalle lingue principali, è interessante verificare se ci siano periodi o tipologie di argomenti precisi affrontati in volumi tradotti da una lingua in particolare. Per Laterza, si è notato che molti libri originariamente in lingua francese trattano del periodo medievale, volumi di autori come Jacques Le Goff (1924-2014) e Georges Duby (1919-1996): nel complesso, i libri riguardanti il Medioevo sono 4832, di cui 19 di Le Goff, 14 di Duby e 15 di autori vari (Vovelle, Schmitt, Mollat du Jourdin per citarne alcuni), quindi circa 1/3 dei 157 libri tradotti dal francese.

28 Il titolo dell’articolo è Un tentativo di migliorare i contratti dei traduttori e si può trovare al seguente indirizzo internet: http://www.ilpost.it/2016/03/30/linee-guide-contratti-traduttori/ .

29 L’unità di misura della ‘cartella’ corrisponde a 2000 caratteri di testo, inclusi gli spazi. 30 Intervista a Cecilia Palombelli, 18 Ottobre 2017, Appendice p. 274.

31 Ibidem, Appendice p. 276.

32 Questo dato è riportato senza contare i 7 capitoli tratti dal libro L’uomo medievale di Le Goff (a cura di), pubblicato nel 1988, che sono stati scorporati e venduti singolarmente in formato e-book.

(25)

1.4. Libri francesi sul Medioevo tradotti da Laterza, divisi per autore.

Per quanto concerne il Mulino invece, dei 147 libri tradotti dal tedesco, 24 hanno come protagonista la Germania in varie occasioni e periodi temporali, mentre 31 trattano di argomenti di storia greca e romana: lo stesso può riscontrarsi per Laterza, ma in misura minore e, oltretutto, i libri sulla Germania trattano tutti del periodo nazista. L’analisi dei temi affrontati dai libri tradotti sarà approfondita più avanti nel capitolo, ma è comunque importante tenere presente che non ci sono anni in cui c’è stata una concentrazione rilevante di libri tradotti da una determinata lingua, né periodi in cui è stato tradotto un numero consistente di volumi trattanti un preciso argomento.

Da segnalare, infine, è l’iniziativa di Viella di pubblicare libri o contributi direttamente nella lingua originale oppure, in minor numero, di pubblicare libri di autori italiani tradotti in lingua straniera, in modo che essi possano essere fruiti anche da un pubblico internazionale: per la lingua inglese i libri ammontano a 53, per il francese a 38, mentre per lo spagnolo e il tedesco i numeri si riducono notevolmente, attestandosi rispettivamente a 17 e 10. Guardando ai dati del catalogo, è subito evidente che l’iniziativa si concentra principalmente dall’anno 2011 e come la quasi totalità dei volumi siano raccolte di saggi, mentre le monografie sono presenti in numero ridottissimo (circa due per lingua): di queste raccolte di saggi, è necessario precisare che la maggior parte sono libri che presentano un titolo in italiano, che hanno al loro interno molti contributi in italiano ma tra i quali figurano anche contributi in lingua straniera, pubblicati senza dunque essere tradotti. In minor numero sono presenti raccolte di saggi con il titolo in lingua straniera, che hanno la maggior parte dei

14 29% 19 40% 15 31%

Libri francesi sul Medioevo, divisi per

autore

Libri di Georges Duby Libri di Jaques Le Goff Libri di autori altri

(26)

contributi nella stessa lingua del titolo e che vedono solo qualche contributo di studiosi italiani, spesso tradotto; inoltre, specialmente per la lingua inglese, ci sono libri che presentano sia il titolo che i contributi nella stessa lingua, anche se non necessariamente gli autori dei contributi sono anglofoni o francofoni. Per quanto riguarda invece i libri interamente di italiani, tradotti poi in lingua straniera, essi sono più rari, che siano monografie o raccolte di saggi. L’importanza dell’iniziativa, di cui si discuterà più dettagliatamente nei successivi capitoli, è notevole poiché non solo alimenta un network multiculturale e versatile di studiosi capaci di leggere volumi con apporti in lingue diverse, ma favorisce anche la collaborazione tra accademici e letterati di diverse nazionalità e rende disponibili contributi stranieri ad un pubblico che è certamente colto, ma che non si riduce necessariamente ai soli studiosi e docenti universitari.

Tot. libri Monografi e Raccolte di saggi Titolo italiano e contributi in lingua mista Titolo straniero e contributi in lingua mista Titolo straniero e contribut i nella lingua del titolo Libri italiani tradotti in lingua straniera Inglese 53 5 (9,4%) 47 (88,6%) 24 (45,2%) 4 (7,5%) 16 (30%) 9 (16,9%) Francese 38 2 (5,2%) 36 (94%) 22 (57,8%) 13 (34,2%) 2 (5,2%) 1 (2,6%)

1.5. Dati sui libri pubblicati da Viella in lingua originale.

1.2. Nuove stampe e ristampe

Non sarebbe stato possibile effettuare l’analisi delle nuove stampe e ristampe senza il supporto dell’OPAC SBN, contenente tutte le date di pubblicazione di un volume (non presenti nei cataloghi delle case editrici, fatta eccezione per il catalogo storico pubblicato da Laterza). In questo caso, le tre case editrici presentano ciascuna una situazione differente: Laterza vede una maggioranza netta di volumi ristampati rispetto alle nuove stampe, infatti, nel venticinquennio preso in oggetto, sono 20 gli anni con

(27)

maggioranza di ristampe e solo 5 quelli che vedono invece la prevalenza di nuove stampe.

2.1. Confronto tra anni con maggioranza di nuove stampe e anni con maggioranza di ristampe (Laterza).

Per il Mulino, al contrario, sono le nuove stampe a prevalere (14 anni con maggioranza di nuove stampe contro 11 con un maggior numero di ristampe), sebbene il distacco non sia così netto.

5 20% 20 80%

Laterza

Anni con maggioranza di nuove stampe Anni con maggioranza di ristampe

(28)

2.2. Confronto tra anni con maggioranza di nuove stampe e anni con maggioranza di ristampe (il Mulino).

Viella si presenta infine come un caso a parte poiché non vi sono ristampe dei volumi pubblicati nel periodo considerato: ciò potrebbe essere dovuto sia alla minore longevità della casa editrice rispetto alle altre, sia anche ai libri in sé, che sono spesso indirizzati ad un pubblico (anche molto) ridotto o comunque non indirizzati al mercato del consumo rapido e che quindi non necessitano di essere ristampati. Toccherà quindi momentaneamente accantonarla e concentrarsi sulle altre due case editrici, provando a quantificare le ristampe effettuate e a verificare cosa sia stato effettivamente ristampato.

Entrando maggiormente in dettaglio, si può preliminarmente far presente che, dei 402 volumi tradotti e pubblicati da Laterza tra il 1992 e il 2016, ben 258 sono stati ristampati, mentre i restanti 144 sono stati pubblicati per la prima volta33; per quel che

riguarda il Mulino, invece, i libri con almeno una ristampa sono 182 sui 498 totali e quindi le nuove stampe ammontano a 316.

33 In questo dato sono compresi anche i 20 capitoli scorporati e quindi pubblicati come entità a sé per la prima volta: essi sono tratti da, rispettivamente, L’uomo medievale di Jacques Le Goff (a cura di) (1988),

L’uomo romano di Andrea Giardina (a cura di) (1989) (7), L’uomo greco di Jean Paul Vernant (a cura di) (1991)

(4), (6), L’uomo egiziano di Sergio Donadoni (a cura di) (1996) (3), mentre 1, con autore Michel Balard, proviene da Gli anni di Genova di Franco Cardini et al. (2010).

14 56% 11 44%

il Mulino

Anni con maggioranza di nuove stampe Anni con maggioranza di ristampe

(29)

2.3. Confronto tra nuove stampe e ristampe pubblicate da Laterza e il Mulino.

Di tutti i libri ristampati dalla casa editrice romano-barese, 98 hanno avuto una sola ristampa, mentre 121 ne hanno avute da 2 a 4 e, infine, 39 hanno superato le 4 ristampe.

2.4. Divisione in base al numero di ristampe pubblicate da Laterza.

All’interno della categoria di libri che hanno avuto da 2 a 4 ristampe, opere di storici affermati (ma non necessariamente di fama internazionale) convivono con quelle di celebri esponenti della storiografia come Le Goff: prendendo appunto come esempio Le Goff, delle 23 opere tradotte e pubblicate da Laterza, la maggior parte ha ricevuto da 1 a 3

0 100 200 300 400 500 il Mulino Laterza 249 144 172 258 Nuove pubblicazioni Ristampe 98 38% 121 47% 39 15%

Ristampe

1 ristampa da 2 a 4 ristampe più di 4 ristampe

(30)

o 4 ristampe, mentre le opere che ne hanno avute dalle 5 in su sono solo 4 e 3 sono invece nuove stampe.

2.5. Divisione delle ristampe dei libri di Le Goff pubblicati da Laterza.

Su scala più ridotta, lo stesso sembra valere per George Mosse (1918-1999), le cui 8 opere tradotte e pubblicate comprendono 1 nuova stampa, 1 opera con una sola ristampa, 5 che hanno avuto da due a quattro ristampe (la maggior parte ne ha però avute solo 2) e 1 con più di quattro ristampe. Certo questi stessi autori hanno avuto anche opere con 6 o 7 ristampe, come Il cielo sceso in terra. Le radici medievali dell’Europa di Le Goff, pubblicato per la prima volta nel 2004 e con ultima ristampa nel 2017, o Le guerre mondiali. Dalla

tragedia al mito dei caduti di Mosse, con prima pubblicazione in data 1990 e ultima

ristampa nel 2014, e ciò dimostra l’importanza del loro contributo culturale e la necessità di rendere sempre disponibili queste opere. Della stessa categoria fanno parte altri autori con opere ripubblicate almeno cinque volte all’interno del periodo considerato, ad esempio Georges Duby (Il cavaliere, la donna e il prete. Il matrimonio nella Francia

feudale, pubblicato nel 1982 e ristampato 6 volte), Denis Mack Smith (Storia d’Italia dal 1861 al 1997, pubblicato nel 1959 e poi aggiornato dall’autore fino ad arrivare alla data

definitiva, ristampato 7 volte), François Furet (Critica della Rivoluzione francese, del 1980 e anch’esso con 7 ristampe) e altri ancora.

3 13% 7 31% 9 39% 4 17%

Libri Le Goff

Nuove stampe Opere con 1 ristampa Opere con da 2 a 4 ristampe Opere con più di 4 ristampe

(31)

Passando a il Mulino, dei 182 libri ristampati si segnalano in numero pressoché identico i volumi con una sola ristampa (76) e quelli che hanno da 2 a 4 ristampe (83), mentre quelli che superano le 4 ristampe sono 23.

2.6. Divisione in base al numero di ristampe pubblicate da il Mulino.

Le opere dei grandi autori sono in numero minore rispetto al catalogo Laterza, ma la situazione è la stessa, con la maggior parte dei libri dei grandi autori ristampati due o tre volte, mentre solo alcuni hanno ricevuto numerose ristampe: tra questi sono sicuramente da segnalare La società di corte di Norbert Elias (prima edizione 1980), ristampato 11 volte, e La nazionalizzazione delle masse. Simbolismo politico e movimenti di

massa in Germania (1815-1933) di George Mosse (prima edizione 1975), con 13 ristampe34. Infine, mentre per Laterza dal 2001 in poi sembrano aumentare i libri con una sola ristampa, per il Mulino sono assai frequenti quelli che non sono ancora stati stampati di nuovo.

La discussione sulle ristampe verrà ripresa, in parte, anche nei successivi capitoli, perciò è importante tenere a mente questi dati in modo da avere sempre presente la situazione generale: nel prossimo capitolo si discuterà della ristampa come scelta culturale35 , mentre nel quarto capitolo di farà un breve accenno, sempre a quest’ultima,

34 Dati dall’OPAC SBN.

35 Si veda il discorso a partire da p. 87.

76 42% 83 45% 23 13%

Ristampe

1 ristampa da 2 a 4 ristampe più di 4 ristampe

(32)

all’interno del paragrafo sulle tirature36, chiarendo, grazie alle risposte degli intervistati, qualsiasi dubbio sorto durante l’analisi dei dati.

1.3. Dati per argomento

I dati emersi dai cataloghi sono stati poi classificati non solo in base all’argomento trattato dai vari volumi, ma anche in base al periodo storico affrontato da essi: a partire dai risultati, sarà poi possibile esplorare, nel secondo capitolo, le scelte culturali di ciascuna casa editrice e valutare, in base ai titoli selezionati per essere tradotti e pubblicati, il contributo dato dai libri stranieri alla cultura italiana. All’interno del presente paragrafo, invece, si procederà analizzando prima gli argomenti trattati, in dati numerici, da tutte le case editrici, supportati da esempi concreti tratti sempre dai cataloghi, poi verranno invece esaminate le peculiarità di ciascun editore, ad esempio che libri ha tradotto uno e che invece mancano all’altro. Successivamente, si sposterà l’attenzione sui periodi storici trattati dai libri, con un breve focus sui volumi che si occupano dei grandi temi (come la guerre mondiali) ma con un approccio nuovo e diverso; infine, ci sarà un breve accenno a libri cosiddetti ‘di nicchia’ perché esplorano argomenti estremamente specifici. Le conclusioni, a partire dai dati numerici, riguardanti le scelte culturali fatte da ciascun editore e l’influenza sui cataloghi sia di tendenze e correnti storiografiche, sia dell’attualità, saranno rimandate invece al secondo capitolo del presente lavoro.

Come prima cosa, dunque, è interessante verificare se ci siano temi che vengono trattati da tutte e tre le case editrici: per esempio testi che affrontano argomenti religiosi sono presenti in tutti e tre i cataloghi e, sebbene per Laterza e il Mulino non siano un numero notevole guardando alla vastità numerica della produzione, sono invece da segnalare nel caso di Viella.

(33)

Tot. libri Libri di argomento religioso/magico/mitologico

Viella 54 13 (24%)

Laterza 402 25 (6,2 %)

il Mulino 498 34 (6,8%)

3.1. Dati sui libri di argomento religioso pubblicati dalle tre case editrici

Concentrandosi momentaneamente su Viella, è necessario specificare che sono stati assimilati al tema religioso anche quei libri che parlano di personalità e aspetti legati al mondo della religione nel senso più ampio del termine, ossia che non trattano tanto di temi religiosi quanto piuttosto di personaggi come papi e di ambienti come la curia romana. Nella collana Sacro/Santo figurano testi come Esperienze religiose nel Medioevo di Andrè Vauchez (2003) o Il saggio, il giusto e il pio. Racconti agiografici ebraici di Jean Baumgarten (2007); invece, la collana La corte dei papi, definita dalla stessa casa editrice come ospitante studi sulla <<storia del papato in termini di vita di corte>>37, contiene titoli quali Vestire la Chiesa. Gli abiti del clero nella Roma medievale di Maureen Miller (2014) o anche un più generico Il Papato. Antichità, medioevo, rinascimento di Bernhard Schimmelpfennig (2014). Per quel che riguarda Laterza e il Mulino, facendo un confronto con il totale dei libri tradotti pubblicati, quelli di storia religiosa non sono molti (includendo nel numero anche quelli che trattano di mitologia e magia) e sono inoltre indirizzati ad un pubblico più vasto e meno specialistico. Gli argomenti si fanno più generici e omnicomprensivi, come La religione a Roma di John Scheid per Laterza (1983) o Monaci e religiosi nel Medioevo di Marcel Pacaut per il Mulino (1989), e il libro di Scheid, così come, per esempio, La religione greca di Louise Zaidman Bruit e Pauline Pantel Schmitt (Laterza, 1992) o La religione dei romani di Jacqueline Champeaux (il Mulino, 2002), sembrano manuali a tutti gli effetti, pensati per gli studenti dell’università. Ecco quindi l’esempio di come tutte e tre le case editrici si interessino alla stessa fetta di mercato – quello scolastico/universitario –, ma riescano ad esplorarne livelli diversi, senza necessariamente concentrarsi esclusivamente su un pubblico specifico: basti pensare che, nel catalogo di Viella, vi sono anche titoli come Innocenzo

III: 1119-1216 di Jane Seyers (1997) e il già citato Il Papato di Schimmelpfennig, che

appaiono fruibili da un pubblico più ampio rispetto a quelli nominati in precedenza

(34)

Riportando l’attenzione sul catalogo della casa editrice romana, si riscontrano tematiche specifiche, trattate in testi che hanno come protagonista il teologo Gioacchino da Fiore (1130-1202), contenuti quasi tutti38 nella collana Opere di Gioacchino da Fiore: testi e

strumenti, e quelli che invece trattano della Toscana e di vari aspetti della sua storia,

divisi nelle collane I libri di Viella (3), La storia. Saggi (1) e Temi (1). Volumi come La festa di

Sant’Abramo. Millenarismo gioachimita ed ebrei nel Medioevo (Robert Lerner, 2002) e Gioacchino da Fiore e il mito dell’Evangelo eterno nella cultura europea (Marjorie Reeves,

Warwick Gould, 2001) da un lato, dall’altro Legge, pratiche e conflitti. Tribunali e risoluzione

delle dispute nella Toscana del XII secolo (Chris Wickham, 2000) lasciano presupporre un

pubblico di lettori più ristretto e preparato, appartenente al mondo accademico, e quindi un mercato meno ampio.

Passando invece ai cataloghi delle altre due case editrici, uno dei temi affrontati dai libri che vi figurano all’interno è la storia militare, che invece compare in misura molto ridotta nel catalogo di Viella, a tal punto da non risultare come uno degli argomenti principali della sua produzione. Per quanto riguarda Laterza, si possono fare esempi come Storia della seconda guerra mondiale. Obiettivi di guerra e strategie delle grandi

potenze di Andreas Hillgruber (1987, ultima ristampa nel 2004) o La guerra di Spartaco di

Barry Strauss (2009), mentre per il Mulino si nominano Fronte orientale. Le truppe tedesche

e l’imbarbarimento della guerra 1941-1945 di Omer Bartov (2003) e La battaglia di Verdun di

Paul Jankowski (2014). Esaminando i cataloghi solo in riferimento ai testi tradotti – che è come si sta operando per quanto riguarda il presente capitolo – gli esempi di volumi di storia militare, in realtà, non sono moltissimi: nel capitolo successivo si verificherà come, invece, gli esempi italiani siano più numerosi, ma soprattutto si sottolineerà l’importanza e il successo di pubblico attribuiti al tema da parte degli intervistati, tali da definirlo come uno dei temi cardine della loro produzione libraria.

Altre due presenze rilevanti nell’ambito degli argomenti trattati da Laterza e il Mulino sono la storia sociale e quella culturale: la prima si occupa dell’insieme dei rapporti (economici, politici...) che definiscono una società e dei loro mutamenti nel tempo39, mentre la seconda si impegna a decifrare le mentalità, idee e costumi di un

determinato gruppo di individui. Molti volumi sono già facilmente attribuibili ad una

38 L’unica eccezione è Robert Lerner, Refrigerio dei Santi. Gioacchino da Fiore e l’escatologia medievale, 1996, che è invece contenuta nella collana I libri di Viella.

39 Per una definizione più completa si veda il dizionario Zanichelli al seguente link: http://dizionaripiu.zanichelli.it/storiadigitale/p/voce/5717/storia-sociale .

Riferimenti

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