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La displasia dell’anca nei cani è una delle patologie ortopediche più diffuse

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Academic year: 2021

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CONCLUSIONI

La displasia dell’anca è una complessa malattia poligenica e multifattoriale che porta ad osteoartrosi delle articolazioni coxofemorali. Il grado di coinvolgimento va da minuti cambiamenti della cartilagine articolare e della sinovia a marcati rimodellamenti dell’articolazione (Powers, 2004).

La displasia dell’anca nei cani è una delle patologie ortopediche più diffuse. Al momento, a causa dell’inabilità ad identificare gli specifici geni responsabili della predisposizione, l’esame radiografico delle articolazioni coxofemorali è un metodo largamente accettato e documentato per la diagnosi di displasia e rappresenta l’unico modo di ridurne la frequenza genetica attraverso la valutazione fenotipica dei riproduttori (Willis, 1997).

Il lento progresso nella diminuzione dell’incidenza della displasia durante gli ultimi trenta anni è stato attribuito a molti fattori, tra questi l’insensibilità della proiezione ventrodorsale standard all’evidenziazione della lassità articolare (Smith e coll., 1993), la tarda apparizione di aspetti radiografici patognomonici di osteoartrosi secondaria a displasia dell’anca (Ackerman, 1982) e la variazione tra radiologi nella valutazione delle radiografie (Smith e coll., 1996).

Lo scopo di questo studio è stato di determinare la prevalenza della displasia dell’anca, nei suoi diversi gradi e manifestazioni, in una popolazione canina di 42 soggetti in addestramento per attività sociali ed identificare i soggetti fenotipicamente normali come potenziali cani guida per non vedenti.

L’uso delle frequenze relative standardizzate ha offerto il vantaggio, rispetto alle frequenze assolute, di facilitare il confronto con altri dati derivanti da altre indagini o da altre casistiche nelle quali è stato esaminato un diverso numero di animali.

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Nonostante la nostra popolazione omogenea rispetto alla razza, i risultati di questo studio differiscono ampiamente dai dati ricavati da altri Autori e non riflettono l’esatta situazione riguardo alla prevalenza della displasia dell’anca nella popolazione canina: dato il numero non elevato di soggetti radiografati in questo studio, i dati ottenuti devono essere considerati alla luce di questo fattore. Pertanto, questi risultati danno una veduta generale della situazione epidemiologica della displasia dell’anca in una popolazione composta da 42 cani appartenenti alle razze Labrador e Golden Retriever.

I risultati ottenuti danno il 73,8% della popolazione come displasico: il 57,1% con grado C, l’11,9% di grado D e il 4,8% di grado E.

Ricordiamo che, in realtà, i club delle due razze prevedono nella selezione dei riproduttori i gradi A, B e C; pertanto possiamo supporre che possano essere ritenuti idonei all’addestramento anche i soggetti classificati con grado C. In questo modo dei 42 cani del nostro studio, ne viene ammesso all’addestramento l’83,3% (35/42) ed escluso il 16,7%, che rappresenta la percentuale dei soggetti classificati con D ed E (7/42).

Considerando che la displasia dell’anca è una malattia degenerativa che evolve nel tempo, considerando l’attività lavorativa nella quale sono impiegati i cani di questo studio, e tenendo sempre presente l’importanza fondamentale di una diagnosi precoce basata sulla valutazione della lassità articolare, possiamo concludere che i dati da noi ottenuti vogliono essere un punto di partenza per studi successivi che, apportando nuova casistica e permettendo pertanto di formulare nuove ipotesi diagnostiche, potrebbero permettere una diagnosi più sicura e più precoce. Andrebbero così rivalutati a 2 anni i soggetti di grado B di età inferiore ai 18 mesi, per avere maggiore sicurezza che l’assenza di displasia rimanga costante nel tempo. Ancora proponiamo di rivalutare a 24 mesi i soggetti classificati con grado C appartenenti al gruppo di età compresa tra 14 e 18 mesi: il loro inserimento nell’addestramento e nell’ambiente sociale lavorativo potrebbe essere messo in discussione qualora questi soggetti presentino gradi maggiori di displasia col passare del tempo. Infine, ci proponiamo di verificare con uno

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studio genetico i gradi di parentela tra i soggetti e valutare gli ascendenti, i discendenti ed i paralleli per ridurre l’incidenza della malattia attraverso il controllo del genotipo.

RINGRAZIAMENTI

Si ringrazia il Dipartimento di Clinica Veterinaria e la Scuola Nazionale Cani Guida per Ciechi della Regione Toscana per la concessione ed utilizzo dei dati.

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