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Nel processo di un intervento edilizio, ed in particolare nella fase iniziale o di programmazione, che si traduce con l’elaborazione del Documento Preliminare all’

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CAPITOLO 1.3: CLASSI DI ESIGENZE

Definizioni

Nel processo di un intervento edilizio, ed in particolare nella fase iniziale o di programmazione, che si traduce con l’elaborazione del Documento Preliminare all’

avvio della Progettazione o Dpp, dopo aver individuato obiettivi e vincoli è necessario prendere in considerazione le Classi di esigenze e successivamente tradurle tecnicamente in termini misurabili o Requisiti, da riscontrare in sede di collaudo ed in fase di esercizio.

Le Classi di esigenze sono definite dalla norma UNI 8289: 1981 come esplicitazione dei bisogni dell’utenza finale tenuto conto dei vincoli che l’ambiente naturale pone all’ambiente costruito. La loro individuazione passa attraverso l’analisi dei bisogni da soddisfare confrontati con i fattori di tipo ambientale, culturale ed economico.

Relativamente all’organismo edilizio la presente norma definisce le seguenti Classi di esigenze:

Sicurezza: insieme delle condizioni relative all’incolumità degli utenti, nonché alla difesa e prevenzione di danni in dipendenza da fattori accidentali, nell’esercizio del sistema edilizio;

Benessere: insieme delle condizioni relative a stati del sistema edilizio adeguati alla vita, alla salute ed allo svolgimento delle attività degli utenti;

Fruibilità: insieme delle condizioni relative all’attitudine del sistema edilizio ad essere adeguatamente usato dagli utenti nello svolgimento delle attività;

Aspetto: insieme delle condizioni relative alla fruizione percettiva del sistema edilizio da parte degli utenti;

Gestione: insieme delle condizioni relative all’economia di esercizio del sistema edilizio;

Integrabilità: insieme delle condizioni relative all’attitudine delle unità e degli

elementi del sistema edilizio a connettersi funzionalmente tra di loro;

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Salvaguardia dell’ambiente: insieme delle condizioni relative al mantenimento e miglioramento degli stati dei sovrassistemi di cui il sistema edilizio fa parte.

Per ogni singolo caso studio vengono analizzate le classi di esigenze e per ciascuna di esse vengono individuate le varie specifiche, quest’ultime devono essere, infine, tradotte in requisiti, ovvero in un insieme di caratteristiche che connotino la singola specifica dell’ esigenza e che risultino misurabili in base ad indicatori di livello di soddisfacimento della stessa. Il Requisito è quindi, secondo la norma UNI 10838:

1999, la traduzione di un’esigenza in fattori atti ad individuare le condizioni di soddisfacimento da parte di un organismo edilizio o di sue parti spaziali o tecniche, in particolari condizioni d’uso e/o di sollecitazione; in pratica è ciò che si richiede ad un elemento edilizio perché abbia caratteristiche tali da soddisfare determinate esigenze nel contesto in cui si trova.

I requisiti vengono normalmente classificati in:

requisiti funzionali spaziali: traduzione di un’esigenza in fattori geometrico dimensionali e di organizzazione degli spazi, atti ad individuare le condizioni di soddisfacimento di un elemento spaziale;

requisiti ambientali;

requisiti tecnologici: traduzione di un’esigenza in fattori tecnico- scientifici atti ad individuare le condizioni di soddisfacimento da parte di un subsistema tecnologico e/o di un elemento tecnico;

requisiti tecnici: traduzione di un requisito nelle caratteristiche intrinseche ( chimiche, fisiche, meccaniche,…) che devono connotare le parti componenti di un elemento tecnico per il soddisfacimento del requisito stesso;

requisiti operativi: traduzione di un requisito tecnico in caratteristiche tecnico- dimensionali e di relazione che connotano un elemento tecnico per il soddisfacimento del requisito stesso;

requisiti di curabilità: traduzione di un requisito tecnologico nelle caratteristiche

funzionali alla durata e alla sua affidabilità che connotano un elemento tecnico

per il soddisfacimento del requisito stesso;

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requisiti di manutebilità: traduzione di un requisito tecnico nelle caratteristiche di operabilità manutentiva che connotano un elemento tecnico per il soddisfacimento del requisito stesso.

Questa analisi delle esigenze e loro specifiche, e relativa traduzione in requisiti, svolta in fase di programmazione, ha lo scopo di soddisfare, oltre agli obiettivi stessi del processo edilizio, nel rispetto dei vincoli legislativi ed ambientali, le prestazioni attese dall’utenza. La definizione di Prestazione edilizia secondo la norma UNI 10838: 1999 è infatti il comportamento reale dell’organismo edilizio e/o delle sue parti nelle effettive condizioni di uso e di sollecitazione; vengono classificate in prestazioni edilizie ambientali e tecnologiche.

Applicando l’analisi sopra descritta al caso studio oggetto di questa tesi sono state ricavate delle tabelle riassuntive per ogni Classe di esigenza, dove sono stati riportati oltre a definizioni e parametri ricavati dalla manualistica, i riferimenti normativi di massima ed i requisiti corrispondenti.

Classe di esigenza: Sicurezza

Per la Classe di esigenza della Sicurezza, sono state individuate sette Sottoclassi di esigenza e relativi Requisiti.

Per la Sottoclasse di esigenza della sicurezza statica, questa è stata limitata all’analisi delle strutture portanti in conglomerato cementizio armato e non a quelle in acciaio, essendo la prima soluzione quella più idonea al caso studio.

Inoltre è stata individuata la Sottoclasse di esigenza relativa alla sicurezza dei

materiali in quanto la progettazione deve essere mirata al massimo contenimento del

rilascio di sostanze nocive da parte di componenti e materiali edili. Da sottolineare

anche l’importanza della messa in opera di materiali o prodotti per l’edilizia, infatti

proprio in questa fase per molti di essi si sviluppa in modo rilevante la propria azione

tossica. In tutti i casi in cui si utilizzano materiali o prodotti capaci di emettere

sostanze nocive nell'ambiente interno è indispensabile consigliare una maggiore

ventilazione dell'ambiente. Esiste inoltre una tecnica detta del bake-out, la quale

consiste in una serie forzata di cicli di riscaldamento e ventilazione degli ambienti in

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materiale. Questa analisi relativa all’uso di determinati materiali in edilizia rientra anche nella Classe di esigenza del Benessere allorché più che di sicurezza degli utenti dall’inquinamento da sostanze nocive si tratti di benessere derivante dalla qualità dell’aria interna.

Al fine della sicurezza risulta anche indispensabile valutare il rilascio di sostanze tossiche in caso di incendio, che possono essere la maggior causa di decessi.

In tabella 1 sono riportati, per grandi famiglie, i materiali che più di altri possono compromette la qualità dell'aria interna.

TAB. 1 - MATERIALI COMPROMETTENTI LA QUALITÀ DELL'ARIA INTERNA

Le modalità di volatilizzazioni di alcune sostanze costituenti i prodotti per l'edilizia avvengono in genere in modo differenziato durante nel tempo:

concentrazioni molto alte al momento della posa in opera con successivo decadimento rapido, oppure livelli di concentrazioni bassi ma stabili nel tempo (più pericolose). Oltre alle caratteristiche intrinseche della sorgente anche le condizioni ambientali al contorno, (temperatura, tasso di umidità dell'aria e all'interno del materiale velocità dell'aria che lambisce la superficie), possono influenzare, l'intensità dell'emissione.

Ad esempio aldeidi (formaldeide) e chetoni hanno la proprietà di decuplicare il proprio rilascio all'aumentare del contenuto di vapore acqueo dell'ambiente dovuto, ad esempio, ad una temporanea concentrazione persone.

Una scelta consapevole dei materiali, dati gli strumenti oggi a disposizione, può

MATERIALI A RISCHIO Fondazioni

- Insetticidi e altri trattamenti

impermeabilizzanti del terreno derivati del petrolio

- Umidità di risalita Struttura

- Prodotti di preservazione del legno - Sigillanti

- Collanti - Siliconi

- Membrane impermeabilizzanti - Composti smaltati

Isolamento - Isolante termico - Isolante acustico - Isolante al fuoco Interni finiture

- Adesivi per pavimentazioni e moquette - Rivestimenti resilienti per pavimentazioni - Moquette

- Rivestimenti per pareti - Adesivi

- Vernici - Coloranti - Partizioni

- Rivestimenti con pannelli - Arredo

- Controsoffitto

Impianti di climatizzazione/ventilazione - Isolante nei condotti

- Sigillanti per i condotti

- Trattamento chimico dell'acqua

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- raccogliere informazioni, per quanto possibile, circa le sostanze componenti il materiale;

- raccogliere informazioni, per quanto possibile, circa la potenzialità e le caratteristiche di emissione di alcuni tipi di materiali o manufatti;

- identificare la posizione del materiale o del componente in funzione dell'ambiente (interno, confinato o esterno);

- determinare l'estensione o la massa del materiale in funzione del volume dell'ambiente;

- verificare se gli occupanti possono trovarsi in prossimità del materiale;

- determinare l'estensione o la massa di materiali adsorbenti in funzione del volume dell'ambiente, quali tessuti e materiale cartaceo;

- identificare i materiali che richiedono prodotti umidi per la pulizia [in molti casi gli stessi prodotti per la pulizia possono risultare anch'essi fonte di inquinamento];

- verificare le possibilità di ventilazione dei locali.

Efficaci misure di prevenzione per garantire la qualità dell'aria interna devono essere prese in sede progettuale. I campi entro cui il progettista può operare sono:

1. rispondenza del progetto ai requisiti igienico-sanitari vigenti in materia;

2. scelta di componenti e materiali mirata al massimo contenimento del potenziale rilascio di sostanze nocive;

3. attuazione di misure specifiche contro inquinamento da radon;

4. progettazione di impianti di condizionamento o ventilazione secondo i requisiti richiesti dalla specifica destinazione d'uso, ponendo attenzione al numero di ricambi d'aria all'efficienza di ricambio d'aria, all'efficienza di ventilazione, all'efficienza dei sistemi di filtrazione, e progettando sistemi di distribuzione dell'aria locali tecnologici tali da essere facilmente ispezionabili e manutenibili;

5. stesura di indicazioni o direttive contenenti procedure di manutenzione tecnologico-sanitarie del manufatto edilizio, di specifici componenti e/o dell'impianto di condizionamento/ventilazione.

In tabella 2 sono riportate più in dettaglio le caratteristiche che occorre valutare per

stabilire, a grandi linee, se il materiale può rappresentare un rischio per l'ambiente

confinato.

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TAB. 2 - CARATTERISTICHE DEL MATERIALE CHE INFLUENZANO LA QUALITÀ DELL'ARIA

FATTORI ASPETTI PRINCIPALI CHE INFLUENZANO LA QUALITÀ

DELL'ARIA Costituzione

chimico-fisica del materiale

- Materiale friabile

- Materiale contenete Composti Organici Volatili

- Materiale contenente elementi naturalmente radioattivi - Materiale facilmente attaccabile da microrganismi - Materiale con spiccate caratteristiche di assorbimento Condizioni che influen-

zano il rilascio di sostanze

- Intensità della sorgente

- Condizioni microclimatiche favorevoli Modalità di rilascio di sostanze - Emissione lenta

Modalità di stoccaggio dei materiali

- Scarsa ventilazione prima della posa Tecniche di posa - Posa ad umido

Posizione all'interno Dell’edificio

- Elevato rapporto tra estensione superficiale, area tras- versale o massa del materiale e volume dell'ambiente - Contatto diretto con flussi d'aria di ventilazione - Materiale non confinato

- Materiale a diretto contatto fisico con le persone Comportamento del

materiale in esercizio

- Effetti in condizioni di usura - Effetti in condizioni di frattura - Effetti in condizioni di sollecitazione Comportamento del materiale in

presenza di agenti aggressivi

- Effetti degli agenti atmosferici - Effetti degli agenti chimici Comportamento in

caso di incendio

- Emissione di gas tossici

Comportamento sotto sollecitazioni

- Rilascio di fibre e particolato

- Rottura delle strutture che realizzano il confinamento di materiali contenenti sostanze potenzialmente nocive

Ventilazione - Scarso numero di ricambi d'aria

Abitudini di vita - Lunghi periodi di permanenza nell'ambiente - Settori di popolazione potenzialmente più a rischio Cicli manutentivi - Scarsa o errata manutenzione

- Scarsa o errata pulizia

Nella tabella 3 sono riportati solo alcuni dei materiali compromettenti la qualità

dell’aria interna e loro caratteristiche, a questi oltre all’impiego corrente è associata

una valutazione del rischio associata all’uso. La valutazione del rischio è comunque

suscettibile di modificazioni nel momento in cui le condizioni specifiche di impiego del

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TAB. 3 - MATERIALI IMPIEGHI E VALUTAZIONE DEL RISCHIO

MATERIALI LITOIDI NATURALI E ARTIFICIALI

Materiali lapidei naturali

Vi possono essere problemi legati all'emissività di radon da parte di rocce eruttive sia massive (granito, sienite, dioriti, gabbro, porfido, trachite, diabase, basalto, porfiriti) che detritiche (pomice usata come legante in calcestruzzi alleggeriti tufo).

Misure di radioattività hanno però dimostrato ampi range di variabilità per rocce simili estratte in zone anche poco distanti tra loro. È stato inoltre rilevato che la pietra levigata ha una emissività notevolmente inferiore della pietra grezza.

Impieghi: strutturali, leganti, rivestimento

Valutazione del rischio: alta per pietre come tufo, peperino soprattutto se utilizzati in locali non ventilati. Possibile aumento di radioattività se utilizzati in congiunzione con cementi pozzolanici. Tra le pietre da rivestimento è da segnalare il granito che in alcuni casi ha mostrato elevati livelli di radioattività.

Per le pietre da rivestimento è inoltre sconsigliato l'uso di cere e prodotti lucidanti utilizzati per la manutenzione ordinaria in quanto contengono un'elevata quantità di composti volatili.

Materiali ceramici

Ottenuti per cottura dell'argilla impastata con l'acqua. Il costituente principale è il silicato di alluminio idrato a cui sono aggiunti in varia percentuale carbonato di calcio (terrecotte e laterizi), quarzo, feldspato (porcellane, terraglie), allumina (grès). Durante il processo produttivo possono avvenire delle contaminazioni in funzione del tipo di combustibile utilizzato. Il contenuto di radioattività naturale è legato alle caratteristiche delle materie prime impiegate.

Impieghi: strutturali, rivestimento, sanitari.

Valutazione del rischio: non sussistono rischi associabili a questo tipo di prodotto durante la sua vita in opera.

Calcestruzzi

Costituenti base sono acqua e cemento (il più utilizzato è il tipo Portland) con l'eventuale aggiunta, in concentrazioni molto base, di additivi fluidificanti e/o ritardanti. Impieghi: strutturali

Valutazione del rischio: crepe e fessurazioni nelle strutture che si realizzano specie se di fondazione, possono costituire delle vie per la propagazione del gas radon. Alti livello di radioattività per i cementi contenenti pozzolana e derivati.

Malte per intonaci

Il componente principale è la calce miscelata con acqua e sabbie di idonea composizione e granulometria. Impieghi: strutturali

Valutazione del rischio: il livello di radiazione, per altro basso, dipende dalle cave di provenienza delle materie prime.

MATERIE PLASTICHE ED ELASTOMERICHE

Sigillanti, siliconi

Materiali, presenti in forma liquida o semisolida, costituiti da una macromolecola di silicio e ossigeno o cloro, e radicali alchilici (etile, metile ecc.). Le soluzioni siliconiche possono essere trattate con resine sintetiche di vario tipo (alchidiche poliestere ecc.) per ottenere i corrispondenti copolimeri.

Impieghi: l'impiego dei siliconi è vastissimo. In edilizia si utilizza come sigillante, adesivo con proprietà idrofughe, come additivo per vernici, smalti e prodotti impermeabilizzanti, come base per guarnizioni.

Valutazione del rischio: in forma fluida vi è una elevata volatilizzazione dei composti organici durante la posa in opera. In forma elastomerica è

caratterizzato da rilasci a emissione lenta nel tempo.

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PVC

Il polivinilcloruro è un polimero del cloruro di vinile, a cui vengono aggiunti plastificanti (esteri ftalati o esteri di acidi pluribasici, alcoli monovalenti), stabilizzanti (gesso, caolino, fibre di vetro, grafite, carbonio, kevlar ecc.) e ritardanti di fiamma (idrossidi di alluminio o composti di cloro e bromo).

Nell'utilizzo come rivestimento lo strato di finitura viene trattato con protettivi a base di resine acriliche o poliuretaniche (PVC plastificato).

Impieghi: diversi in diverse forme: rivestimento, film impermeabili, schiume tubazioni ecc.

Valutazione del rischio: il cloruro di vinile è una sostanza cancerogena. Il cloro contenuto nel polimero tende a volatilizzare nel tempo così come lo strato di resine acriliche o poliuretaniche. L'utilizzo di collanti per la posa in opera aumenta l'intensità delle emissioni. In alcuni tipi di lavorazioni (schiume ed elastomeri) le emissioni sono lente e costanti nel tempo.

Poliuretano

Polimeri caratterizzati dalla presenza di una macromolecola del gruppo uretanico ottenuto per reazione tra gli isocianati e alcoli polivalenti.

Impieghi: utilizzati in colle e additivi, isolanti temoacustici, arredo Valutazione del rischio: anche se le reazioni tra le materie prime sono,

teoricamente complete si verificano emissioni di composti volatili lente nel tempo correlate anche ad una diminuzione di volume, soprattutto nel caso delle

schiume.

Polistirene

Polimero dello stirene (vinilbenzene). Nelle forme espanse è additivato con pentano.

Impieghi: pannelli termoisolanti, coperture trasparenti.

Valutazione del rischio: rilasci elevati di stirene sono stati riscontrati alla fabbricazione del prodotto seguiti da un veloce decadimento; anche il tipo di lavorazione del materiale (sinterizzato o estruso) influisce sulle modalità di emissione. Nel caso del polistirene espanso sintetizzato (polistirolo) il rilascio è condizionato anche dall'invecchiamento del materiale e dalla perdita di tenuta delle celle.

Gomma

Elastomeri naturali o sintetici ottenuti dopo un processo di vulcanizzazione. In queste fasi vengono inoltre aggiunte cariche di origine naturale, plastificanti (esteri pluribasici alcoli monovalenti, esteri ftalati o particolari mescole

polimeriche più stabili) e pigmenti. Nel caso di rivestimenti lo strato superficiale può essere rinforzato con un film protettivo di acriliche o poliuretaniche.

Impieghi: rivestimenti, guarnizioni

Valutazione del rischio: le gomme sono soggette ad invecchiamento precoce rispetto alle resine viniliche con conseguente polverizzazione a causa della scarsa tenuta dei legami intermolecolari dello zolfo. Scarse emissioni di composti volatili. Problematiche possono essere associabili all'eventuale strato protettivo acrilico o poliuretanico e all'uso di collanti (policloroprenici ed epossi-

poliammidici) che possono rilasciare composti anche lentamente nel tempo.

VETRI E DERIVATI

Vetro

Non presenta alcun problema dal punto di vista della qualità dell'aria.

Fibre minerali artificiali (MMVF)

Questi prodotti sono costituiti a base di silicati amorfi, trattati con oli minerali e resine termoindurenti.

Impieghi: isolante termoacustico

Valutazione del rischio: allo stato attuale sono stati accertati sono effetti irritativi alle mucose, alle prime vie dell'apparato respiratorio, agli occhi ed alla pelle. Effetti cancerogeni non sono ancora del tutto evidenti. Misure di protezione agli occhi e sul corpo devono essere prese soprattutto in fase di posa in opera.

Oli e resine impiegati possono rilasciare diversi composti organici durante il periodo di invecchiamento.

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Riportiamo, di seguito, la tabella riassuntiva della Classe di esigenza: Sicurezza.

CLASSE DI ESIGENZA

SOTTO

CLASSI DEFINIZIONE DI REQUISITO RIFERIMENTO

NORMATIVO REQUISITI

Stabilità della struttura in fase di costruzione ed esercizio dell’opera:

Classe di protezione richiesta per garantire la stabilità della struttura portante e di tamponamento dell’opera nell’intero ciclo di vita.

• L. 1086/’71

• DM 16/01/’96

• DM 14/02/’92

SICUREZZA STATICA

Stabilità della struttura in caso di sisma:

Classe di protezione richiesta per garantire la stabilità della struttura portante e di tamponamento dell’opera in caso di sisma.

• DM 16/01/’96

Infissi con vetro resistente agli urti:

Classe di protezione richiesta per garantire la protezione dei locali dagli agenti

atmosferici.

• UNI 7979

Protezione in caso di fulmini:

Classe di protezione richiesta per garantire la sicurezza in caso di fulmini.

• CEI 81-1

SICUREZZA DA AGENTI ATMOSFERICI E NATURALI

Sistemazione idraulica:

Classe di protezione richiesta per garantire la sicurezza dell’area in caso di eventuali inondazioni del fiume Serchio,Tr = 200 anni.

•Piano di bacino – Fiume Serchio

Sicurezza degli utenti nell’uso dell’impianto elettrico:

Classe di protezione richiesta per garantire la sicurezza degli utenti nel normale utilizzo degli impianti elettrici.

• L. 46/’90

• DPR 447/’91

• L. 186/’68

• L. 791/’77

SICUREZZA SICUREZZA NEL NORMALE UTILIZZO DEGLI IMPIANTI

Sicurezza degli utenti nell’uso dell’impianto di riscalda- mento e condi- zionamento:

Classe di protezione richiesta per garantire la sicurezza degli utenti nel normale utilizzo degli impianti di riscaldamento e condizionamento.

• L. 46/’90

• DPR 447/’91

• UNI CIG 7129

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Sicurezza antifurto:

Classe di protezione richiesta nei confronti delle intrusioni per garantire la sicurezza del materiale di proprietà.

•L. 16/’85

Sicurezza alle intrusioni:

Classe di protezione richiesta nei confronti delle intrusioni per garantire la sicurezza dalla presenza di persone non autorizzate.

•L. 16/’85

SICUREZZA DI COSE e/o PERSONE ALL’INTERNO DELL’EDIFICIO

Sicurezza antiproiettile:

Classe di protezione richiesta nei confronti della sicurezza antiproiettile.

•L. 16/’85

SICURE ZZA DEI MATERI ALI

Concentrazio- ne massima di sostanze inquinanti:

Valori massimi della concentrazione degli inquinanti presenti nell’aria degli ambienti interni e confinati.

•DLvo 277/’91

•DPR 246/’93

Vedi tabelle

1,2,3 Sicurezza

antincendio, livello di rischio lieve:

Classe di protezione richiesta in termini di rilevamento e spegnimento di eventuali incendi.

•DM 10/03/’98

•DM 30/11/’83

Sistema di rilevazione automatico,

spegnimen to manuale

Lunghezza massima vie di uscita:

Valore massimo per la lunghezza delle vie di uscita affinché sia garantita l’eva- cuazione in sicurezza delle persone

dall’edificio a luogo sicuro.

•DM 10/03/’98

•DM 30/11/’83

30 m

Larghezza minima vie di uscita:

Valore minimo della larghezza delle vie di uscita per consentire l’evacuazione in si- curezza delle perso-ne dall’edificio a luogo sicuro.

•DM 10/03/’98

•DM 30/11/’83

120 cm

SICUREZZA IN CASO DI INCENDIO Classe di

resistenza al fuoco:

Classe di protezione richiesta per strut-ture, materiali e com-ponenti in termini di resistenza al fuoco.

•DM 10/03/’98

•DM 30/11/’83

REI 120 autorimes-

sa e ct.

SICUREZZA SICUREZZA SUL LUOGO DI LAVORO

Requisiti minimi per la sicurezza dei lavoratori:

Valori minimi richiesti per la sicurezza e la salute dei lavoratori.

•DLvo 626/’94

•DPR 547/’55

•DPR 303/’56

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Classe di esigenza: Benessere

La Classe di esigenza relativa al Benessere, che può essere definito come la condizione in cui un individuo non è condizionato in nessuna maniera dall’ambiente in cui si trova, è stata suddivisa in cinque Sottoclassi di esigenza.

Relativamente alla Sottoclasse di esigenza del benessere termoigrometrico, si specifica che il corpo umano ha, dal punto di vista termico, una esigenza fondamentale: mantenere la sua temperatura interna molto stabile, su valori di 37±0.5C. Allo stesso tempo il corpo produce costantemente calore, come risultato della sua attività metabolica. Per conseguire il primo obiettivo, il corpo deve quindi cedere all'ambiente questa quantità di calore: non di più, altrimenti la sua temperatura interna diminuirebbe, non di meno, altrimenti essa crescerebbe. E’

definito equilibrio termico la condizione in cui il corpo riesce, facendo eventualmente ricorso ai suoi meccanismi di autoregolazione ad eguagliare i termini positivi e negativi relativi alla produzione interna di calore ed agli scambi di calore con l'ambiente, e benessere termoigrometrico la condizione mentale che esprime soddisfazione nei confronti dell'ambiente termico. Il corpo scambia calore con l'ambiente in vari modi, le variabili che intervengono sono di tipo ambientale (temperatura dell'aria e delle superfici, contenuto di umidità dell'aria, velocità dell'aria) e di tipo operativo, cioè legate agli occupanti: tipo di attività e abbigliamento.

La somma di tutti i termini Qi, relativi agli scambi di calore, deve dare risultato zero

perché il corpo si trovi in condizioni di equilibrio (equazione di equilibrio termico); ma,

questa è una condizione necessaria, ma non sufficiente perché il corpo si trovi in

condizioni di benessere. I dati riportati nella tabella relativi al benessere

termoigrometrico sono riferiti a condizioni tipo di attività e di abbigliamento, sono

quindi indicativi per una progettazione di massima. Facendo riferimento ai manuali,

possiamo trovare, stimati con precisione, valori relativi alla potenza meccanica

sviluppata dal corpo umano a seconda dell’ attività svolta e alla resistenza termica

degli indumenti che intervengono nel regolare il flusso di calore tra cute e superficie

esterna del corpo vestito; questi valori sono necessari per una progettazione a livello

esecutivo degli impianti di riscaldamento/condizionamento.

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Ad integrazione della Sottoclasse relativa al benessere igienico-olfattivo si riporta la tabella 4 con i valori delle concentrazioni massime per gli inquinanti di più frequente monitoraggio unitamente alla fonte da cui il dato è stato tratto. Non sempre standard o riferimenti normativi differenti riportano gli stessi valori limite. Questi valori sono da intendersi come linee guida, o raccomandazioni, per il controllo di potenziali effetti sulla salute; essi comunque non garantiscono la totale assenza di disturbi.

TAB. 4 - CONCENTRAZIONI MASSIME PER AMBIENTI CONFINATI NON INDUSTRIALI PER BREVI O LUNGHI PERIODI PER LE SOSTANZE PIÙ FREQUENTEMENTE MONITORATE

Parametro Livello di soglia Tempo esposizione Riferimento

Particolato sospeso 50 mg/m3 150 mg/m3

media annuale max 24 h

ASHRAE standard 62-89

Monossido di carbonio

- CO 10 mg/m3(9 ppm)

40 mg/m3(35 ppm)

media 8 h.

media 1h

ASHRAE standard 62-89

Biossido di carbonio

CO2 1,8 g/ m3(1000 ppm) esposizione continua ASHRAE standard 62-89

Formaldeide HCHO 0,1 mg/m3(0.1 ppm) media in 30 minuti WHO (World Health Organisation) Biossido di azoto NO2 100 mg/m3(0.055 ppm) media annuale ASHRAE standard

62-89 Biossido di zolfo

SO2

80 mg/m3(0.03 ppm) 365 mg/m3(0.14 ppm)

media annuale media 24 h

ASHRAE standard 62-89

Ozono - O3 100 mg/m3(0.05 ppm) esposizione continua ASHRAE standard 62-89

VOC Sono stati proposti in sede di convegni alcune metodologie di misura e linee guida per le

concentrazioni di composti organici volatili, ma non esistono ancora standard di riferimento.

European Collaborative Action Report n.11:

Guidelines for ventilation requirements in building Stirene 800 mg/m3(192 ppm) media su 24 h WHO

Tetracloroetilene 5 mg/m3(0.7 ppm) media su 24 h WHO

Toluene 8 mg/m3(2.1 ppm) media su 24 h WHO

Tricloroetilene 1 mg/m3(0.18 ppm) media su 24 h WHO Asbesto (amianto) 0.6 ff/cm3crisotilo

0.2 ff/cm3altre fibre

Legge n. 257 del 27.03.1992

Radon 200 Bq/m3

400 Bq/ m3

note: unità di misura Becquerel al m3 corri- spondente ad 1 disintegrazione al sec..

Edifici nuovi Edifici esistenti

Raccomandazione CEE n. 90/143 "Protezione del pubblico contro

l'esposizione al radon"

Per il Benessere visivo e luminoso degli ambienti si fa riferimento alla definizione di

prestazione visiva, ovvero concetto che riassume l'influenza che le condizioni di

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visivo desiderato. Tutti gli esperimenti mostrano che la prestazione dipende dalle seguenti grandezze: l'illuminamento sull'area di osservazione; il contrasto di luminanza (vedi tabella 5) e/o di colore tra dettaglio e sfondo; e le dimensioni angolari del dettaglio e la difficoltà del compito.

TAB. 5 -ILLUMINAMENTI RACCOMANDATI [LUX] IN FUNZIONE DEL TIPO DI ATTIVITÀ

CAMPO DI IMPIEGO ATTIVITÀ E [lux]

Zone pubbliche con contorni

scuri 20 - 50

Brevi permanenze solo

orientamento 50 - 100

Illuminazione generale per ambienti con modeste esigenze visive

Atrii, depositi 100 - 200

Lavori su macchine semplici,

Sale conferenza 200 - 500

Lavori su macchine di media

difficoltà, Uffici 500 - 1000

Illuminazione generale per locali di lavoro con esigenze visive medie

Lavori di incisione controllo,

abbigliamento 1000 - 2000

Lavori di elettronica fine,

orologeria 2000 - 5000

Lavori di micro-elettronica 5000 - 10000 Illuminazione supplementare

per ambienti con elevate esigenze visive

Chirurgia 10000 - 20000

Per il Benessere acustico degli ambienti, i principali aspetti che interessano la progettazione architettonica, e che sono fortemente influenzati dalle scelte progettuali, sono i seguenti:

- la qualità acustica delle sale destinate all'ascolto (di spettacoli, di conferenze, di musica) ;

- la trasmissione del rumore attraverso le pareti di separazione tra due ambienti adiacenti;

- la trasmissione del rumore di calpestio attraverso i solai;

- la riduzione del rumore generato da sorgenti esterne, in particolare quelle associate ai sistemi di trasporto, nelle vicinanze di centri abitati.

Gli obiettivi fondamentali della progettazione acustica di un ambiente destinato a

funzioni specifiche sono:

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1. assicurare un livello sonoro adeguato in tutti i punti della sala;

2. eliminare, o ridurre a livelli accettabili, i rumori disturbanti;

3. garantire tempi di riverberazione ottimali.

In aggiunta a questi, la qualità di un locale va valutata tenendo conto di altri aspetti quali: intimità, calore, vivezza, diffusione, distorsione, disuniformità, ecc. Per quanto riguarda gli aspetti progettuali, il conseguimento di tali obiettivi è legato a: alla la forma e le dimensioni della sala e ad i materiali e componenti impiegati. La tabella seguente dà un’indicazione di alcuni livelli sonori.

TAB. 6 - RAPPORTO TRA LIVELLO SONORO E SENSAZIONI

Sono da ricordare i limiti massimi del rumore ammissibile all’interno di abitazioni dovuto a sorgenti esterne imposti dal DPCM del 01/03/1991 che stabilisce tre criteri:

- Il rumore ambientale va considerato sempre inaccettabile qualora all'interno delle abitazioni il livello superi i 45 dB di notte e i 60 dB di giorno (non si precisa se a finestre aperte o chiuse).

-Il rumore ambientale a finestre chiuse va considerato sempre accettabile qualora all'interno delle abitazioni non superi i 30 dB di notte e i 40 dB di giorno.

- Nel caso di specifiche sorgenti disturbanti, la differenza tra i livelli misurati a finestre aperte, tra rumore totale e rumore residuo (senza sorgente disturbante) non deve eccedere i 3 dB di notte e i 5 dB di giorno.

LIVELLO SONORO

[dB]

SENSAZIONE SITUAZIONE TIPICA

ESTERNO

SITUAZIONE TIPICA INTERNO 0 soglia udibilità

10 appena udibile respiro normale

20 molto silenzioso stormire di foglie sussurri

30 zona residenziale tranquilla abitazione senza radio

40 cinguettio di uccelli ristorante tranquillo

50 silenzio ufficio silenzioso

60 moderato conversazione tra 2 persone

70 forte ufficio rumoroso

80 piuttosto forte camion a 60 km/h a 15 metri dentro auto ad alta velocità

90 strada urbana rumorosa fabbrica rumorosa

100 molto forte motocicletta a pochi metri

110 passaggio jet a 300 m interno di un aereo ad elica

120 treno soprelevato gruppo rock

130 soglia del dolore

140 assordante jet vicino, artiglieri

(15)

Inoltre per le vie di comunicazione stradale e le linee ferroviarie sono fissate delle fasce di rispetto, di ampiezza, a partire dal ciglio, pari a: 60 m per le autostrade; 40 m per le strade di grande comunicazione; 30 m per le strade di media importanza; 20 m per strade locali.

Riportiamo, di seguito, la tabella riassuntiva della Classe di esigenza: Benessere.

CLASSE DI ESIGENZA

SOTTO CLASSE DI

ESIGENZA

DEFINIZIONE DEI REQUISITI RIFERIMENTO

NORMATIVO REQUISITI

Temperatura invernale:

Valore ottimale che la temperatura dell’aria deve assu-mere all’interno degli ambienti affinché sia garantito il benes-sere termico durante la stagione fredda.

• L. 10/’91

• DPR 412/’93

• UNI 10379

20 - 22 °C

Temperatura estiva:

Valore ottimale che la temperatura dell’aria deve assu-mere all’interno degli ambienti affinché sia garantito il benes-sere termico durante la stagione calda.

• L. 10/’91

• DPR 412/’93

• UNI 10379

24 - 26 °C

Umidità relativa:

Valore ottimale del contenuto di vapore acqueo nell’aria affinché sia garantito il benessere igrome-trico negli ambienti.

• UNI 10339

• UNI 10350

45 - 55 %

BENESSERE TERMOIGROMETRICO

Velocità dell’aria:

Valore ottimale della velocità dell’aria immessa nell’ambiente affinché l’individuo non abbia percezioni spiacevoli in termini di comfort ambientale e dei parametri ad esso collegati.

• UNI 10339

< 0.15 m/s

Ricambi d’aria:

Numero ideale di ricambi d’aria per il mantenimento di adeguate condizioni igienico-olfattive.

• UNI 10339

2 – 3 vol/h

BENESSERE BENESSERE IGIENICO -OLFATTIVO

Purezza dell’aria:

Valori massimi della concentrazione degli inquinanti presenti nell’aria interna agli ambienti.

•DLvo 277/91

•Ansi/Ashrae standard 62/89

Vedi tabella

4

(16)

CLASSE DI ESIGENZA

SOTTO CLASSE DI

ESIGENZA

DEFINIZIONE DEI REQUISITI RIFERIMENTO

NORMATIVO REQUISITI

Acuità e velocità della percezione:

Capacità di distin- guere oggetti piccoli e lontani e loro par- ticolari e di osserva-re oggetti in movi- mento,in tempi brevi.

• DPR 547/’55

BENESSERE VISIVO

Capacità di adattamento:

Capacità di adattarsi alle variazioni del campo visivo e di rilevare contrasti di luminosità e colore.

• DPR 547/’55

Illuminamento minimo

pavimento:

Valore ottimale del flusso luminoso mi- surato in corrispon- denza del pavimen-to affinché sia ga-rantita una ade-guata

percezione visiva degli oggetti.

• DPR 303/’56

160 lux Vedi tabella

5

Illuminamento medio piano di lavoro:

Valore ottimale del flusso luminoso mi- surato in corrispon- denza del piano di lavoro affinché vi sia garantita una ade- guata percezione vi- siva, senza affatica- mento per l’occhio.

• DPR 303/56

500 lux

Fattore di luce diurna:

Valore ottimale del rapporto tra l’illumi- namento all’interno sul pavimento e quello su una supe-rficie orizzontale all’aperto schermata dalla luce solare diretta, affinché sia garantita

un’adegua-ta

illuminazione natu-rale in luce diurna.

• DPR 303/’56

1 - 4 %

Illuminazione d’emergenza:

Presenza di dispo-sitivi che consentano di generare energia elettrica qualora sia interrotta l’eroga-zione di rete.

• DPR 547/’55

BENESSERE BENESSERE LUMINOSO

Assenza di fastidio da abbagliamento:

Assenza di sorgenti luminose con una lu- minanza molto mag- giore della media delle luminanze delle altre sorgenti.

• DPR 303/’56

(17)

Livello sonoro massimo:

Valore massimo accettabile del livello sonoro all’interno degli ambienti sia in

funzione dei rumori esterni che non devono disturbare le attività, sia dei rumori provocati all’interno che non devono infastidire né deconcentrare.

•UNI EN ISO 717-1

•UNI EN ISO 3740

•UNI EN 12354

50 – 60 dB

BENESSERE BENESSERE ACUSTICO Tempo di

riverberazione:

Valore ideale della durata di tale intervallo affinché il fenomeno della riverberazione non pregiudichi una adeguata percezione dei suoni.

•UNI EN ISO 717-1

•UNI EN ISO 3740

•UNI EN 12354

0.8 - 1.0 s

Classe di esigenza: Fruibilità

Per la Classe di esigenza della Fruibilità, sono state individuate tre Sottoclassi di

esigenza e relativi Requisiti. La fruibilità degli spazi trova riferimento progettuale e

verifica nella conoscenza dettagliata dei dati antropometrici che riportano i manuali,

comprendendo in tali dati sia le dimensioni fisiche statisticamente rilevanti (pari a

circa il 95% della popolazione), sia le misure di ingombro e di accesso relative alla

esplicazione di movimenti e attività usuali come: camminare, sedersi, lavorare,

dormire, prendere, ecc. Fatto salvo quanto prescritto per la fruizione dei corridoi,

disimpegni e simili da parte dei portatori di handicap, la larghezza dei corridoi deve

essere dimensionata in rapporto al flusso massimo di persone ipotizzabile o

determinabile che può attraversarla. Il flusso di persone massimo viene calcolato

nella ipotesi di "esodo" contemporaneo di tutte le persone che abitano, lavorano o

svolgono qualsiasi altro tipo di attività nei locali che hanno accesso dal corridoio in

esame; si utilizzano gli stessi criteri anche per la progettazione di scale e rampe,

sempre che non vi siano prescrizioni da normative specifiche relative alla agibilità di

tali locali. In tutti i luoghi aperti al pubblico deve essere garantita ai portatori di

handicap l'accessibilità agli spazi di relazione e quando questi locali superano i 250

(18)

condizioni di fruibilità degli spazi e degli ambienti da parte di portatori di handicap sono definite e prescritte da norme nazionali, in particolare nel Decreto del Ministero dei Lavori pubblici 14 giugno 1989, n. 236 "Prescrizioni tecniche necessarie a garantire l'accessibilità, adattabilità e la visitabilità degli edifici privati e di edilizia residenziale pubblica, sovvenzionata e agevolata, ai fini del superamento e dell'eliminazione delle barriere architettoniche", dove per barriere architettoniche si intendono:

- gli ostacoli fisici che sono fonte di disagio per la mobilità di chiunque ed in particolare di coloro che, per qualsiasi causa, hanno una capacità motoria ridotta o impedita in forma permanente o temporanea;

- gli ostacoli che limitano o impediscono a chiunque la comoda e sicura utilizzazione di parti, attrezzature o componenti;

- la mancanza di accorgimenti e segnalazioni che permettono l'orientamento e la riconoscibilità dei luoghi e delle fonti di pericolo per chiunque ed in particolare per i non vedenti, per gli ipovedenti e per i sordi.

Si sottolineano per la Sottoclasse di esigenza della Fruibilità e accessibilità degli spazi esterni, le prescrizioni di massima dettate dalla normativa :

- Percorsi: negli spazi esterni e sino agli accessi degli edifici deve essere previsto

almeno un percorso preferibilmente in piano con caratteristiche tali da consentire la

mobilità delle persone con ridotte o impedite capacità motorie, e che assicuri loro la

utilizzabilità diretta delle attrezzature dei parcheggi e dei servizi posti all'esterno, ove

previsti. I percorsi devono presentare un andamento quanto più possibile semplice e

regolare in relazione alle principali direttrici di accesso ed essere privi di strozzature,

arredi, ostacoli di qualsiasi natura che riducano la larghezza utile di passaggio o che

possano causare infortuni. La loro larghezza deve essere tale da garantire la mobilità

nonché, in punti non eccessivamente distanti tra loro, anche l'inversione di marcia da

parte di una persona su sedia a ruote. Quando un percorso pedonale sia adiacente a

zone non pavimentate, è necessario prevedere un ciglio da realizzare con materiale

atto ad assicurare l'immediata percezione visiva nonché acustica se percosso con

bastone. Le eventuali variazioni di livello dei percorsi devono essere raccordate con

lievi pendenze ovvero superate mediante rampe in presenza o meno di eventuali

gradini ed evidenziate con variazioni cromatiche. In particolare, ogni qualvolta il

(19)

percorso pedonale si raccorda con il livello stradale, o è interrotto da un passo carrabile, devono predisporsi rampe di pendenza contenuta e raccordate in maniera continua col piano carrabile, che consentono il passaggio di una sedia a ruote. Le intersezioni tra percorsi pedonali e zone carrabili devono essere opportunamente segnalate anche ai non vedenti. Il percorso pedonale deve avere una larghezza minima di 90 cm. ed avere, per consentire l'inversione di marcia da parte di una persona su sedia a ruote, allargamenti del percorso da realizzare in piano, ogni 10 m. di sviluppo lineare. Qualsiasi cambio di direzione rispetto al percorso rettilineo deve avvenire in piano; ove sia indispensabile effettuare svolte ortogonali al verso di marcia, la zona interessata alla svolta, per almeno 170 cm. su ciascun lato a partire dal vertice più esterno, deve risultare in piano e priva di qualsiasi interruzione. Ove sia necessario prevedere un ciglio, questo deve essere sopraelevato di 10 cm. dal calpestio, essere differenziato per materiale e colore dalla pavimentazione del percorso, non essere a spigoli vivi ed essere interrotto almeno ogni 10 m. da varchi che consentano l'accesso alle zone adiacenti non pavimentate. La pendenza longitudinale non deve superare di norma il 5%; ove ciò non sia possibile, sono ammesse pendenze superiori, purché realizzate in conformità alla normativa. Per pendenze del 5% è necessario prevedere un ripiano orizzontale di sosta, di profondità di almeno 150 cm., ogni 15 m. di lunghezza del percorso; per pendenze superiori tale lunghezza deve proporzionalmente ridursi fino alla misura di 10 m. per una pendenza dell'8%. Il dislivello ottimale tra il piano del percorso ed il piano del terreno o delle zone carrabili ad esso adiacenti è di 2, 5 cm. Allorquando il percorso si raccorda con il livello stradale o è interrotto da un passo carrabile, sono ammesse brevi rampe di pendenza non superiore al 15% per un dislivello massimo di 15 cm.

Fino ad una altezza minima di 210 cm. dal calpestio, non devono esistere ostacoli di nessun genere, quali tabelle segnaletiche o elementi sporgenti dai fabbricati, che possono essere causa di infortunio ad una persona in, movimento.

- Pavimentazione: la pavimentazione del percorso pedonale deve essere

antisdrucciolevole. Eventuali differenze di livello tra gli elementi costituenti una

pavimentazione devono essere contenute in maniera tale da non costituire ostacolo

al transito di una persona su sedia a ruote. I grigliati utilizzati nei calpestii devono

(20)

avere maglie con vuoti tali da non costituire ostacolo o pericolo rispetto a ruote, bastoni di sostegno e simili.

- Parcheggi: si considera accessibile un parcheggio complanare alle aree pedonali di servizio o ad esse collegato tramite rampe o idonei apparecchi di sollevamento. Lo spazio riservato alla sosta delle autovetture delle persone disabili deve avere dimensioni tali da consentire anche il movimento del disabile nelle fasi di trasferimento; deve essere evidenziato con appositi segnali orizzontali e verticali.

Nelle aree di parcheggio devono comunque essere previsti, nella misura minima di 1 ogni 50, o frazione di 50, posti auto di larghezza non inferiore a 320 cm., e riservati gratuitamente ai veicoli al servizio di persone disabili. Detti posti auto, opportunamente segnalati, sono ubicati in aderenza ai percorsi pedonali e nelle vicinanze dell'accesso dell'edificio o attrezzatura. Al fine di agevolare la manovra di trasferimento della persona su sedia a ruote in comuni condizioni atmosferiche, detti posti auto riservati sono preferibilmente dotati di copertura.

Per la Sottoclasse di esigenza della Fruibilità e accessibilità delle unità spaziali e dei collegamenti, le prescrizioni di massima dettate dalla normativa sono:

- Servizi igienici: per garantire la manovra e l'uso degli apparecchi anche alle persone con impedita capacità motoria, deve essere previsto, in rapporto agli spazi di manovra, l'accostamento laterale alla tazza w.c., bidet, vasca, doccia, lavatrice e l'accostamento frontale al lavabo. A tal fine devono essere rispettati i seguenti minimi dimensionali:

- lo spazio necessario all'accostamento e al trasferimento laterale della sedia a ruote alla tazza w.c. e al bidet, ove previsto, deve essere minimo 100 cm. misurati dall'asse dell'apparecchio sanitario;

- lo spazio necessario all'accostamento laterale della sedia a ruote alla vasca deve essere minimo di 140 cm. lungo la vasca con profondità minima di 80 cm.;

- lo spazio necessario all'accostamento frontale della sedia a ruote al lavabo deve essere minimo di 80 cm. misurati dal bordo anteriore del lavabo.

Relativamente alle caratteristiche degli apparecchi sanitari inoltre:

- i lavabi devono avere il piano superiore posto a 80 cm. dal calpestio ed essere

sempre senza colonna con sifone preferibilmente del tipo accostato o incassato a

parete;

(21)

- i w.c. e i bidet preferibilmente sono di tipo sospeso, in particolare l'asse della tazza w.c. o del bidet deve essere posto ad una distanza minima di 40 cm. dalla parete laterale, il bordo anteriore a 75-80 cm. dalla parete posteriore e il piano superiore a 45-50 cm. dal calpestio.

Qualora l'asse della tazza w.c. o bidet sia distante più di 40 cm. dalla parete, si deve prevedere a 40 cm. dall'asse dell'apparecchio sanitario un maniglione o corrimano per consentire il trasferimento;

- la doccia deve essere a pavimento, dotata di sedile ribaltabile e doccia a telefono.

Nei servizi igienici dei locali aperti al pubblico è necessario prevedere e installare il corrimano in prossimità della tazza w.c., posto ad altezza di 80 cm. dal calpestio e di diametro pari a 3-4 cm.; se fissato a parete deve essere posto a 5 cm. dalla stessa.

- Percorsi orizzontali: corridoi e passaggi devono presentare andamento quanto più possibile continuo e con variazioni di direzione ben evidenziate. I corridoi non devono presentare variazioni di livello; in caso contrario queste devono essere superate mediante rampe. La larghezza del corridoio e del passaggio deve essere tale da garantire il facile accesso alle unità ambientali da esso servite e in punti non eccessivamente distanti tra loro ed essere tale da consentire l'inversione di direzione ad una persona su sedia a ruote. I corridoi o i percorsi devono avere una larghezza minima di 100 cm., ed avere allargamenti atti a consentire l'inversione di marcia da parte di persona su sedia a ruote. Questi allargamenti devono di preferenza essere posti nelle parti terminali dei corridoi e previsti comunque ogni 10 m. di sviluppo lineare degli stessi.

- Rampe: la pendenza di una rampa va definita in rapporto alla capacità di una persona su sedia a ruote di superarla e di percorrerla senza affaticamento anche in relazione alla lunghezza della stessa. Si devono interporre ripiani orizzontali di riposo per rampe particolarmente lunghe. Non viene considerato accessibile il superamento di un dislivello superiore a 320 cm. ottenuto esclusivamente mediante rampe inclinate poste in successione. La larghezza minima di una rampa deve essere:

- di 90 cm. per consentire il transito di una persona su sedia a ruote;

- di 150 cm. per consentire l'incrocio di due persone.

Ogni 10 m. di lunghezza ed in presenza di interruzioni mediante porte, la rampa deve

prevedere un ripiano orizzontale di dimensioni minime pari a 150x150 cm., ovvero

(22)

140x170 cm. in senso trasversale e 170 cm. in senso longitudinale al verso di marcia, oltre l'ingombro di apertura di eventuali porte. Qualora al lato della rampa sia presente un parapetto non pieno, la rampa deve avere un cordolo di almeno 10 cm.

di altezza. La pendenza delle rampe non deve superare l'8%.

- Porte: la luce netta della porta di accesso di ogni edificio e di ogni unità immobiliare deve essere di almeno 80 cm. La luce netta delle altre porte deve essere di almeno 75 cm. L'altezza delle maniglie deve essere compresa tra 85 e 95 cm. (consigliata 90 cm.) Devono inoltre essere preferite soluzioni per le quali le singole ante delle porte non abbiano larghezza superiore ai 120 cm., e gli eventuali vetri siano collocati ad una altezza di almeno 40 cm. dal piano del pavimento. L'anta mobile deve poter essere usata esercitando una pressione non superiore a 8 kg.

Riportiamo, di seguito, la tabella riassuntiva della Classe di esigenza: Fruibilità.

CLASSE DI ESIGENZA

SOTTO CLASSE DI

ESIGENZA

DEFINIZIONE DEI REQUISITI RIFERIMENTO

NORMATIVO REQUISITI

FRUIBILITA’ DEGLI SPAZI INTERNI ALL’EDIFICIO

Fruibilità e accessibilità delle unità spaziali e dei collegamenti:

Possibilità per per- sone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale di accedere all’edi-ficio e raggiungere le sue singole unità ambientali, entrarvi agevolmente e fruire di spazi e attrezza-ture, in condizioni di adeguata sicurezza e autonomia.

• DPR 384/’78

• L. 13/ ‘89

• DM 236 14/06/’89

• DPR 503/’96

FRUIBILITA’ DEGLI SPAZI ESTERNI ALL’EDIFICIO

Fruibilità e accessibilità degli spazi esterni:

Possibilità per persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale di

raggiungere l’edi-ficio in condizioni di adeguata sicurezza e autonomia.

• DPR 384/’78

• L. 13/ ‘89

• DM 236 14/06/’89

• DPR 503/’96

FRUIBILITA’ FRUIBILITA’ DEGLI ARREDI

Attrezzabilità:

Attitudine a ricevere arredi e attrezzature necessarie allo

svolgimento delle varie attività garan-tendo gli spazi e le condizioni necessari per il loro utilizzo.

• L. 16/’85

(23)

Classe di esigenza: Aspetto

Per la Classe di esigenza dell’ Aspetto, sono state individuate due Sottoclassi di esigenza e relativi Requisiti. La maggiore qualità della vita degli ultimi anni ha reso l’aspetto del sistema edilizio di valenza significativa. I bisogni primari dell’uomo non sono solo legati alla capacità che ha un bene o servizio di soddisfare una certa funzione, ma sono strettamente connessi alla qualità estetica e al modo con cui questi beni o servizi vengono presentati o pubblicizzati. Lo studio della percezione visiva dell’uomo è di fondamentale importanza per fare degli ambienti, interni ed esterni, dei luoghi di identificazione collettiva. E’ pertanto necessario valutare i seguenti punti:

CLASSE DI ESIGENZA

SOTTO CLASSE DI

ESIGENZA

DEFINIZIONE DEI REQUISITI RIFERIMENTO

NORMATIVO REQUISITI

VOLUME TRIA

Volumetria dell’

intervento:

Disposizione, geometria e conformazione dei diversi corpi che costituiscono l’edificio.

• Regolamento edilizio

Natura materiale:

Tipo di materiale impiegato nella realizzazione di paramenti esterni, del manto di copertura, etc.

• Regolamento edilizio

Conformazio- ne materiale:

Forma e lavorazione del materiale impiegato nella realizzazione dei rivestimenti esterni.

• Regolamento edilizio

ASPETTO RIVESTIMENTI ESTERNI

Aspetto cromatico materiale:

Colore del materiale impiegato nella realizzazione dei rivestimenti esterni.

• Regolamento edilizio

(24)

Classe di esigenza: Gestione

Per la Classe di esigenza della Gestione, sono state individuate due Sottoclassi di esigenza e relativi Requisiti. Per ogni tipo di intervento, l’investimento per la realizzazione dello stesso dovrà tenere in considerazione non solo il costo di costruzione, ma anche quello di gestione per il ciclo di vita ipotizzato dell’opera, inteso come presunto periodo nel quale il prodotto mantiene un accettabile livello di funzionalità ed efficienza, nel nostro caso corrispondente a 30 anni. Si rende necessaria quindi una manutenzione con l’obiettivo di conservare il più possibile le caratteristiche originarie del prodotto edilizio, compatibilmente con le esigenze di garantire un equilibrio tra qualità funzionale, benessere per i fruitori e costo di gestione per il periodo di vita utile. Per questo la normativa rende obbligatoria la stesura, per il nostro intervento, del Piano di manutenzione, a cui si fa riferimento nella tabella seguente, che è il documento complementare al progetto esecutivo che prevede, pianifica e programma, tenendo conto degli elaborati progettuali esecutivi effettivamente realizzati, l'attività di manutenzione dell'intervento al fine di mantenere nel tempo la funzionalità, le caratteristiche di qualità, l'efficienza ed il valore economico. Il piano di manutenzione assume contenuto differenziato in relazione all'importanza e alla specificità dell'intervento, ed è costituito dai seguenti documenti operativi: il manuale d'uso, il manuale di manutenzione, il programma di manutenzione.

Secondo il Decreto del Presidente della Repubblica del 6 Giugno 2001, n. 380

“Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di edilizia“, si intendono per:

- "interventi di manutenzione ordinaria", gli interventi edilizi che riguardano le opere di riparazione, rinnovamento e sostituzione delle finiture degli edifici e quelle necessarie ad integrare o mantenere in efficienza gli impianti tecnologici esistenti;

- "interventi di manutenzione straordinaria", le opere e le modifiche necessarie per

rinnovare e sostituire parti anche strutturali degli edifici, nonché per realizzare ed

integrare i servizi igienico-sanitari e tecnologici, sempre che non alterino i volumi e le

superfici delle singole unità immobiliari e non comportino modifiche delle destinazioni

di uso.

(25)

Generalmente gli interventi di manutenzione ordinaria sono richiesti a seguito di:

- rilevazione di guasti o avarie ( manutenzione a guasto o correttiva );

- attuazione di politiche manutentive ( manutenzione preventiva, ciclica, predittiva secondo condizione );

- esigenza di ottimizzare la disponibilità del bene e migliorarne l’efficienza ( interventi di miglioramento o di piccola modifica che non comportano incremento del valore patrimoniale del bene ).

I suddetti interventi non modificano le caratteristiche originarie del bene stesso e non ne modificano la struttura essenziale, la destinazione d’uso; i costi relativi devono essere previsti nel budget di manutenzione. La manutenzione straordinaria prevede, invece, interventi non ricorrenti e di elevato costo, solitamente attribuibili ad imprevisti; anche per evitare questo tipo di interventi si redige il Piano di manutenzione. Riportiamo la tabella riassuntiva della Classe di esigenza: Gestione.

CLASSE DI ESIGENZA

SOTTO CLASSE DI

ESIGENZA

DEFINIZIONE DEI REQUISITI RIFERIMENTO

NORMATIVO REQUISITI

Piano di Manutenzione:

Presenza di un documento, comple- mentare al progetto esecutivo, in cui sia-no contenute tutte le indicazioni per una manutenzione programmata.

• L. 109/’94

• DPR 554/’99

Vita Utile:

Durata del periodo di tempo per il quale l’organismo edilizio si presenta in grado di corrispondere alle funzioni per cui è stato progettato, se

sottoposto ad ade- guata manutenzione.

• L. 109/’94

• DPR 554/’99

50 anni

GESTIONE MANUTENZIONE ORDINARIA Frequenza

interventi manutentivi:

Valore ottimale della frequenza degli interventi manutentivi affinché sia possibile garantire il

mantenimento del livello di funzionalità per tutta la durata del ciclo di vita

• L. 109/’94

• DPR 554/’99

(26)

CLASSE DI ESIGENZA

SOTTO CLASSE DI

ESIGENZA

DEFINIZIONE DEI REQUISITI RIFERIMENTO

NORMATIVO REQUISITI

GESTIONE MANUTENZIONE STRAORDINARIA

Interventi di manutenzione straordinaria:

Previsione di un budget per interventi non ricorrenti e di elevato costo da realizzarsi a seguito di imprevisti non rientranti nel piano di

manutenzione ordinaria

• L. 109/’94

• DPR 554/’99

Classe di esigenza: Integrabilità

Per la Classe di esigenza relativa all’ Integrabilità, di cui riportiamo, di seguito, la tabella riassuntiva, specifichiamo che il complesso edilizio deve essere progettato tenendo in considerazione il contesto insediativo ed integrarsi funzionalmente con esso.

I parametri da rispettare sono:

- gli allineamenti stradali;

- le altezze degli edifici esistenti;

- funzioni esistenti;

- percorsi esistenti.

Inoltre la progettazione deve rispondere all’esigenza dell’ ubicazione delle Unità

Spaziali compatibilmente alle funzioni che vi si svolgono e alle relazioni tra gli stessi

attraverso i percorsi interni all’edificio, come studiato successivamente attraverso

l’analisi funzionale e più specificatamente attraverso la matrice di relazione. Per

questo sono state indivuate due Sottoclassi esigenziali, una riguardante l’edificio

come sintesi di Unità Spaziali e percorsi orizzontali e verticali; e l’altra riguardante

l’integrabilità dei materiali, l’importanza della compatibilità dei quali è essenziale per

un corretto svolgimento delle funzioni all’interno dell’edificio e per garantire ad esso

un ciclo di vita pari a quello ipotizzato in fase progettuale.

(27)

Riportiamo, di seguito, la tabella riassuntiva della Classe di esigenza: Integrabilità.

CLASSE DI ESIGENZA

SOTTO CLASSE DI

ESIGENZA

DEFINIZIONE DEI REQUISITI RIFERIMENTO

NORMATIVO REQUISITI

Adiacenza con comunicazio- ne attraverso spazi di collegamento:

Ubicazione delle Unità Spaziali in modo da rispettare la

connessione

funzionale tra ambienti relazionati e

compatibili.

• L. 16/’85

Comunicazio- ne attraverso spazi di collegamento:

Previsione spazi di collegamento per garantire la connessione tra le Unità Spaziali.

• L. 16/’85

Separazione percorsi orizzontali:

Organizzazione delle Unità Spaziali in modo da evitare interferenze di percorsi orizzontali ed accessi tra pubblico ed addetti ai lavori.

• L. 16/’85

INTEGRABILITA’ DELLE UNITA’ SPAZIALI

Separazione percorsi verticali:

Realizzazione di percorsi verticali distinti per il pubblico ed addetti ai lavori.

• L. 16/’85

INTEGRABILITA’ INTEGRABILITA’ DEI MATERIALI

Compatibilità di elementi e materiali:

Progetto e messa in opera di elementi e materiali compatibili tra loro per evitare

successivi “fenomeni di rigetto.

Classe di esigenza: Salvaguardia dell’ambiente

Come si può facilmente notare dal quadro normativo della tabella riassuntiva

seguente, relativa alla Classe di esigenza della Salvaguardia ambientale, sia in

(28)

specifici, le azioni di tutela del paesaggio anticipano di mezzo secolo quelle rivolte alla salvaguardia dell'ambiente in generale. La tutela dell'ambiente, infatti, si è imposta solo negli ultimi anni come istanza primaria ed essenziale in riferimento ai settori dell'attività umana che hanno rivelato maggiore impatto ambientale, ma ha finito per affermarsi anche come esigenza da considerare e verificare in qualsiasi tipo di intervento, integrando e modificando profondamente la prassi progettuale.

La Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) costituisce il più importante e diffuso tra gli strumenti tecnico-normativi messi a punto e regolamentati in vista dell'esigenza di salvaguardare gli ambiti di compatibilità delle trasformazioni ambientali, mediante un duplice ordine di operatività: consentire la valutazione preventiva delle ricadute ambientali degli interventi e predisporre strategie di limitazione degli eventuali danni e/o interventi compensativi del danno stesso. Accanto alla proclamazione di obiettivi e valori generali, l'Atto definisce alcuni interessanti aspetti procedurali di ordine amministrativo come:

- adottare un approccio sistematico e interdisciplinare al fine di assicurare l'uso integrato delle scienze sociali e naturali e delle tecniche progettuali nella pianificazione e nei processi decisionali in grado di influenzare l'ambiente umano;

- definire e sviluppare metodi e procedure... che possano garantire che i valori e le bellezze ambientali presenti e non quantificabili, siano adeguatamente considerati nell'ambito dei processi decisionali unitamente agli aspetti tecnici ed economici;

- inserire in ogni raccomandazione o relazione sulle proposte di legge e negli atti federali rilevanti che incidano significativamente sulla qualità ambientale, una relazione dettagliata redatta dal funzionario responsabile contenente: l'impatto sull'ambiente dell'azione proposta, qualsiasi effetto negativo sull'ambiente che non può essere evitato nell'attuazione della proposta, le alternativa all'azione proposta e il rapporto tra l'utilizzazione locale a breve termine e la preservazione e miglioramento della produttività a medio termine e qualsiasi utilizzazione di risorse irreversibile e irreparabile che sia dall'attuazione dell'azione proposta.

Di importanza sempre maggiore negli ultimi anni anche lo studio dell’uso razionale

dell’energia e delle risorse a cui il progettista deve fare attenzione fin dall’inizio della

sua attività progettuale per una seria tutela dell’ambiente.

(29)

Riportiamo, infine, la tabella della Classe di esigenza: Salvaguardia dell’ambiente.

CLASSE DI ESIGENZA

SOTTO CLASSE DI

ESIGENZA

DEFINIZIONE DEI REQUISITI RIFERIMENTO

NORMATIVO REQUISITI

TUTELA PAESAG GISTICA

Tutela

paesaggistica:

Tutela del patrimonio culturale, artistico, storico e paesaggistico del contesto in cui si opera.

• L.1497/’39

• L. 431/’85

• L.1089/’39

Valutazione dell’impatto ambientale:

Strumento tecnico- normativo con il fine di consentire la valuta- zione preventiva delle ricadute ambientali degli interventi e predisporre strategie di limitazione degli eventuali danni

• L. 349/86

• DPCM 27/12/’88

Compatibilità ambientale:

Impiego di materiali e componenti ottenuti con sfruttamento di risorse e tecniche di produzione compatibili con le esigenze di sviluppo sostenibile.

• DPCM 377/’88

• DPCM 27/12/’88

Provenienza locale

materiale:

Impiego di materiali il cui luogo di origine, di produzione o trasfor- mazione sia prossimo a quello di utilizzazione affinché sia incentivata l’economia locale e ridotta l’incidenza dei trasporti.

• DPCM 377/’88

• DPCM 27/12/’88

Riciclabilità:

Impiego di materiali che al termine del loro ciclo di vita, sia possibile immettere di nuovo nel ciclo di lavorazione, limitan-do lo sfruttamento delle risorse.

• DPCM 377/’88

• DPCM 27/12/’88

SALVAGUARDIA DELL’AMBIENTE TUTELA AMBIENTALE

Risparmio energetico:

Presenza di impianti e dispositivi che con- sentano di limitare l’impiego delle risor-se e fonti energe-tiche non rinnovabili.

• L. 10/’91

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