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Azione Cattolica. Raccolta di testi del Magistero al riguardo di AZIONE CATTOLICA GIOVANI. in appendice al Calendario annuale ACG 1997

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Azione Cattolica GiovaniAzione Cattolica Giovani Azione Cattolica Giovani Casella postale 138 CH - 6932 Breganzona

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AZIONE CATTOLICA GIOVANI

Raccolta di testi del Magistero al riguardo di

Azione Cattolica

in appendice al Calendario annuale ACG 1997

QUADERNI ACG No. 3a, Lugano 1997–2002

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I NDICE

Presentazione pg. 3

Documenti della Chiesa su AC pg. 4

Concilio vaticano II pg. 4

Costituzione „Lumen Gentium“ pg. 4

Decreto „Apostolicam Actuositatem“ pg. 5

Decreto „Ad Gentes“ pg. 6

Decreto „Christus Dominus“ pg. 7

Paolo VI pg. 9

Primo messaggio al mondo pg. 9

Udienza generale pg. 9

Giovanni Paolo II pg. 10

Esortazione „Christifedeles laici“ pg. 10

Vescovi polacchi in visita „ad limina“ pg. 12

Catechesi del mercoledì (23.3 1994) pg. 12

Catechesi del mercoledì (23.9 1994) pg. 13

Discorso all’Assemblea Nazionale

dell’AC Italiana del 26 aprile 2002 pg. 13

sua missione; il far propri il cammino, le scelte pastorali, la spiritualità della Chie- sa diocesana, tutto questo fa dell’Azione cattolica non un’aggregazione ecclesiale tra le altre, ma un dono di Dio e una risorsa per l’incremento della comunione ec- clesiale” (Lettera del Consiglio Permanente della C.E.I. alla Presidenza Naziona- le dell’ACI, del 12 marzo 2002).

La Chiesa ha bisogno dell’Azione Cattolica, perché ha bisogno di laici pronti a dedicare la loro esistenza all’apostolato e a stabilire, soprattutto con la Comunità diocesana, un legame che dia un’impronta profonda alla loro vita e al loro cammi- no spirituale. Ha bisogno di laici la cui esperienza manifesti, in maniera concreta e quotidiana, la grandezza e la gioia della vita cristiana; laici che sappiano vedere nel Battesimo la radice della loro dignità, nella Comunità cristiana la propria fa- miglia con cui condividere la fede, e nel Pastore il padre che guida e sostiene il cammino dei fratelli; laici che non riducano la fede a fatto privato, e non esitino a portare il fermento del Vangelo nel tessuto delle relazioni umane e nelle istituzio- ni, nel territorio e nei nuovi luoghi della globalizzazione, per costruire la civiltà dell’amore.

4. Proprio perché la Chiesa ha bisogno di un’Azione Cattolica viva, forte e bella, mi piace ripetere a ciascuno di voi: Duc in altum!

Duc in altum, Azione Cattolica! Abbi il coraggio del futuro. La tua storia, segnata dall’esempio luminoso di Santi e Beati, brilli anche oggi per fedeltà alla Chiesa e alle esigenze del nostro tempo, con quella libertà tipica di chi si lascia guidare dal soffio dello Spirito e tende con forza ai grandi ideali.

Duc in altum! Sii nel mondo presenza profetica, promovendo quelle dimensioni della vita spesso dimenticate e perciò ancora più urgenti come l’interiorità e il si- lenzio, la responsabilità e l’educazione, la gratuità e il servizio, la sobrietà e la fra- ternità, la speranza nel domani e l’amore alla vita. Opera efficacemente perché la società di oggi recuperi il senso vero dell’uomo e della sua dignità, il valore della vita e della famiglia, della pace e della solidarietà, della giustizia e della miseri- cordia.

Duc in altum! Abbi l’umile audacia di fissare il tuo sguardo su Gesù per far ripar- tire da Lui il tuo autentico rinnovamento. Ti sarà così più facile distinguere ciò che è necessario da ciò che è frutto del tempo, e vivrai l’auspicato rinnovamento come un’avventura dello Spirito, che ti renderà capace di percorrere anche i sen- tieri ardui del deserto e della purificazione per giungere a sperimentare la bellezza della vita nuova, che Dio non smette di donare a quanti si affidano a Lui.

Azione Cattolica, non avere paura! Tu appartieni alla Chiesa e stai a cuore al Si- gnore, che non cessa di guidare i tuoi passi verso la novità mai scontata e mai su- perata del Vangelo.

In tale itinerario, quanti fate parte di questa gloriosa Associazione, sappiate che il Papa vi sostiene e vi accompagna con la preghiera, e nel rivolgervi il Suo caldo invito a perseverare negli impegni assunti, tutti di cuore vi benedice.

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stretto e nel tempo si è consolidato. Fin dal suo inizio, infatti, la vostra Associa- zione ha avuto nella persona e nell’insegnamento del “bianco Padre” un qualifi- cante punto di riferimento per i propri programmi e per la propria azione. Questo legame si caratterizza come una salda amicizia, che trova espressione in alcuni significativi incontri: ogni anno, a Natale, i ragazzi dell’ACR vengono a farmi gli auguri, mentre ogni triennio ci rivediamo in occasione della vostra Assemblea Na- zionale. È quanto avviene stamani, in queste prime ore della vostra XI Assemblea Nazionale.

Saluto in modo speciale il Cardinale Camillo Ruini, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, e i Vescovi che vi hanno accompagnato, la Presidente Nazio- nale, Signora Paola Bignardi, l’Assistente Ecclesiastico Generale, Mons. France- sco Lambiasi, gli altri Assistenti e Responsabili. Estendo il mio saluto a ciascuno di voi, che prendete parte all’Assemblea, e a tutti gli iscritti.

2. In questa circostanza, desidero prima di tutto dirvi grazie per il vostro amore alla Chiesa, che la fede vi fa sentire come la vostra famiglia. Grazie per il vostro impegno nella vita ordinaria delle comunità parrocchiali. So che voi “ci siete”, anche quando la vostra presenza preferisce i modi discreti del confondersi tra il Popolo di Dio nel servizio umile e quotidiano.

Questo vostro servizio ecclesiale non si riduca mai a mero attivismo, ma sia segno concreto della compassione con cui il Signore si china sulle sofferenze dei poveri e chiede a ciascuno di aprire il cuore ai drammi di quanti sono in difficoltà.

Continuate a costruire all’interno del Popolo di Dio legami di comunione e di dia- logo: nei Consigli Pastorali, nei rapporti con i sacerdoti e con gli altri gruppi e movimenti. Tanto più apprezzato sarà il vostro servizio, se saprete far emergere in modo mite e sereno il volto maturo di un laicato aperto e propositivo.

A tal fine, è importante plasmare vere coscienze cristiane, attraverso una forma- zione diretta a giovani e adulti, a ragazzi e anziani, a famiglie e adolescenti. Mi è caro, in questo contesto, spendere una parola di particolare apprezzamento per tut- ti coloro che in Azione Cattolica svolgono il servizio educativo, impegnandosi ad accompagnare le persone con l’insegnamento e con l’ascolto, con la comprensio- ne e con il sostegno dell’esortazione e dell’esempio. Nella storia della Gioventù Femminile era in uso il motto: “l’ideale vale più della vita”. Specialmente voi, ca- ri formatori, sappiate far intravedere ai più giovani la bellezza di un’esistenza an- che oggi pronta a spendersi per l’ideale che Cristo propone nel Vangelo.

3. Consentitemi di profittare di questa felice occasione per consegnarvi alcuni messaggi, che tanto mi stanno a cuore.

Prima di tutto, vorrei dirvi che la Chiesa non può fare a meno dell’Azione Cattoli- ca. La Chiesa ha bisogno di un gruppo di laici, che fedeli alla loro vocazione e stretti attorno ai legittimi Pastori, siano disposti a condividere, insieme con loro, la quotidiana fatica dell’evangelizzazione in ogni ambiente.

Come recentemente vi hanno scritto i vostri Vescovi, “il legame diretto e organico dell’Azione Cattolica con la diocesi e con il suo Vescovo, l’assunzione della mis- sione della Chiesa, il sentirsi «dedicati» alla propria Chiesa e alla globalità della

P RESENTAZIONE

ACG: Chi è mai costei?

Questo fascicolo vuole sinteticamente presentare i testi del Magi- stero che i diversi pontefici che si sono succeduti negli ultimi decen- ni sul soglio pontificio hanno pronunciato a riguardo dell’Azione Cattolica e che in un qualche modo la definiscono.

Per un approfondimento rimandiamo al Quaderno ACG No. 2a

(“Eccomi, manda me”, La Linea Spirituale dei Giovani di AC) ed al

Quaderno ACG No. 4 (“La Chiesa, una, santa, cattolica ed aposto-

lica”, Raccolta di scritti di Mons. Eugenio Corecco sul tema della

Chiesa per i Giovani di AC, Catechesi 1991–1995).

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C ONCILIO E CUMENICO V ATICANO II

C OSTITUZIONE “L UMEN G ENTIUM SULLA C HIESA

33. Riuniti nel popolo di Dio e inseriti nell’unico corpo di Cristo sotto un unico capo, tutti i laici, senza distinzione, sono chiamati a contribuire quali membra vive all’incremento della chiesa e alla sua continua santificazione, impiegandovi le for- ze che hanno ricevuto dalla bontà del Creatore e dalla grazia del Redentore.

L’apostolato dei laici è partecipazione alla missione salvifica della Chiesa, alla quale sono tutti deputati dal Signore per mezzo del battesimo e della confermazio- ne. I sacramenti, specialmente la santa eucarestia, comunicano e alimentano la ca- rità verso Dio e verso gli uomini che è l’anima di tutto l’apostolato. Ma i laici so- no particolarmente chiamati a rendere presente e operante la Chiesa in quei luoghi e in quelle circostanze, in cui essa non può diventare sale della terra se non per mezzo di loro. Così ogni laico, in virtù dei doni che ha ricevuto, è testimone e allo stesso tempo strumento vivo della missione della Chiesa, “in misura dei doni di Cristo” (Ef 4,7).

Oltre a questo apostolato che riguarda indubbiamente tutti i fedeli cristiani, i lai- ci possono anche essere chiamati in modi diversi ad una collaborazione più im- mediata con l’apostolato della gerarchia, alla maniera di quegli uomini e di quel- le donne che aiutavano l’apostolo Paolo nel Vangelo e faticavano molto per il Signore (cf Fil 4,3; Rm 16,3ss). Hanno inoltre attitudine ad essere assunti dalla gerarchia ad esercitare alcune funzioni ecclesiastiche, in vista di un fine spirituale.

Grava quindi su tutti i laici la magnifica responsabilità di lavorare perché il dise- gno divino di salvezza raggiunga sempre più gli uomini di ogni tempo e di ogni luogo. A loro perciò resta aperta ogni possibilità perché anch’essi partecipino atti- vamente, secondo le loro capacità e le necessita dei tempi, all’opera salvifica della chiesa.

37. (...) Da tali rapporti familiari tra laici e pastori si devono attendere molti van- taggi per la Chiesa: si consoliderà nei laici il loro senso di responsabilità, se ne incoraggerà lo zelo, ed essi saranno più disposti a unire le loro forze all’opera dei pastori. Questi a loro volta, aiutati dall’esperienza dei laici, possono dare un giudi- zio più chiaro e più opportuno sia in materia spirituale che temporale; cosicché la Chiesa intera, fortificata da tutti i suoi membri, possa svolgere con maggior effi- cacia la sua missione per la vita del mondo.

38. Ogni laico deve essere davanti al mondo testimone della risurrezione e della vita del Signore Gesù e segno del Dio vivente. Tutti insieme, e ognuno per la sua parte, devono nutrire il mondo con i frutti dello Spirito (cf Gal 5,22) e diffondervi

C ATECHESI DEL MERCOLEDÌ

del 23 settembre 1994

1. Una grande speranza anima la Chiesa in questa vigilia del terzo millennio dell’era cristiana. Essa si prepara ad entrarvi con un forte impegno di rinnova- mento di tutte le sue forze, tra le quali il laicato cristiano. È un dato positivo della storia dell’ultimo secolo, in corrispondenza a un notevole sviluppo dell’ecclesiologia, la più viva coscienza che i laici sono andati acquistando del- la missione loro attribuita nella vita della Chiesa.

2. Sono stati gli stessi Pastori della Chiesa ad invitare i laici a questa assunzione di responsabilità. Fu in particolare la promozione dell’Azione Cattolica da parte di Pio XI ad aprire un capitolo decisivo nello sviluppo dell’opera dei laici nel campo religioso, sociale, culturale, politico e persino economico. L’esperienza storica e l’approfondimento dottrinale dell’Azione Cattolica prepararono nuove leve, aprirono nuove prospettive, accesero nuove fiamme. La gerarchia si mo- strò sempre più favorevole all’azione del laicato, fino a quella sorta di mobilita- zione apostolica richiesta più volte da Pio XII, che nel messaggio pasquale del 1952 esortava e invitava: “Accanto ai Sacerdoti parlino i laici, che hanno ap- preso a penetrare con la parola e con l’amore le menti e i cuori. Sì, penetrate, portatori di vita, in ogni luogo, nelle fabbriche, nelle officine, nei campi; ovun- que Cristo ha diritto di entrare” (cf Discorsi e radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, vol. XIV, p. 64). Dagli appelli di Pio XII presero slancio molte iniziative dell’Azione Cattolica e di altre associazioni e movimenti, che estesero sempre più l’azione dei laici cristiani nella Chiesa e nella società.

I successivi interventi dei Papi e dei Vescovi, specialmente nel Concilio Vatica- no II (cf Decreto Apostolicam actuositatem), nei Sinodi e in non pochi docu- menti dopo il Concilio, convalidarono e promossero sempre più un risveglio della coscienza ecclesiale dei laici, che oggi fa sperare in una crescita della Chiesa.

D ISCORSO ALL ’A SSEMBLEA N AZIONALE DELL ’AC I TALIANA

del 26 aprile 2002

Carissimi ragazzi, giovani e adulti dell’Azione Cattolica!

1. Mi è particolarmente gradito accogliervi in speciale Udienza in occasione della vostra XI Assemblea Nazionale. Il rapporto tra l’Azione Cattolica e il Papa è molto

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te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai man- dato” (Gv 17.21). In tal modo la comunione si apre alla missione, si fa essa stessa missione.

A I V ESCOVI POLACCHI IN VISITA “A D LIMINA il 12 gennaio 1993

Importante mezzo di formazione apostolica dei laici sono le organizzazioni, le as- sociazioni e i movimenti cattolici. Tra questi, occupa un posto particolare l’Azione Cattolica, che in passato è stata molto vivace in Polonia e ha portato tan- ti frutti meravigliosi. Sarebbe quindi quanto mai opportuna la sua rinascita perché, senza di essa, l’infrastruttura dell’associazionismo cattolico in Polonia restereb- be incompleta. Tutte queste forme organizzative, grazie ai carismi loro propri, sprigionavano la ricchezza spirituale - a volte nascosta - propria dei laici: la loro profonda sete di santità, una generosità degna di ammirazione e una sincera dedi- zione alla causa di Cristo e della Chiesa. Oggi si può parlare di “una nuova sta- gione aggregativa” nella Chiesa (cf. Christifideles laici, 29); si tratta di un nuovo soffio dello Spirito Santo nei nostri tempi, a cui dobbiamo aprirci generosamente con gratitudine e speranza.

C ATECHESI DEL MERCOLEDÌ

del 23 marzo 1994

Tra le forme di apostolato associativo, il Concilio cita espressamente e particolar- mente l’Azione Cattolica (AA, 20). Pur nelle varie forme prese nei diversi paesi e le mutazioni che si sono succedute nel tempo, l’Azione Cattolica è contraddistinta dal più stretto legame mantenuto con la gerarchia: non ultima ragione degli ab- bondantissimi frutti prodotti nella Chiesa e nel mondo nei molti anni della sua sto- ria.

Le organizzazioni conosciute sotto il nome di Azione Cattolica (ma anche sono altri nomi e di tipo simile) hanno come fine l’evangelizzazione e la santificazione del prossimo, la formazione cristiana delle coscienze, l’influsso sul costume, l’animazione religiosa della società. I laici ne assumono la responsabilità in comu- nione con il Vescovo e i Sacerdoti. Essi agiscono “sotto la superiore direzione della Gerarchia medesima, la quale può sancire tale cooperazione anche per mezzo di un mandato esplicito”.

lo spirito dei poveri, dei miti e dei pacifici, che il Signore nel suo Vangelo ha pro- clamato beati (cf Mt 5, 3-9). In una parola, “ciò che è l’anima nel corpo, siano nel mondo i cristiani”.

D ECRETO “A POSTOLICAM ACTUOSITATEM

SULL APOSTOLATO DEI LAICI

19. Si trova una grande varietà nelle associazioni di apostolato; alcune si propon- gono il fine apostolico generale della chiesa; altre in modo particolare i fini dell’evangelizzazione e della santificazione; altre attendono ai fini dell’animazione cristiana dell’ordine temporale; altre in modo speciale rendono testimonianza a Cristo con le opere di misericordia e di carità.

Tra queste associazioni, in primo luogo vanno considerate quelle che favoriscono e rafforzano una più intima unità tra la vita pratica dei membri e la loro fede. Le associazioni non sono fine a se stesse, ma devono servire a compiere la missione della Chiesa nei riguardi del mondo; la loro incidenza apostolica dipende dalla conformità con le finalità della Chiesa e dalla testimonianza cristiana e dallo spiri- to evangelico dei singoli membri e di tutta l’associazione.

L’impegno universale poi della missione della chiesa, tenuto conto ad un tempo del progredire delle istituzioni e del rapido evolversi della società odierna, richie- de che le iniziative apostoliche dei cattolici perfezionino sempre più le forme as- sociate in campo internazionale. Le organizzazioni internazionali cattoliche rag- giungono meglio il proprio fine, se le associazioni che ne fanno parte e i loro membri sono alle stesse più intimamente uniti.

Salva la dovuta relazione con l’autorità ecclesiastica, i laici hanno il diritto di cre- are e guidare associazioni e iscriversi a quelle fondate. Tuttavia si deve evitare la dispersione delle forze, che si ha allorché si promuovono nuove associazioni e o- pere senza motivo sufficiente, o si mantengono in vita più del necessario associa- zioni o metodi superati; né sarà sempre opportuno che forme istituite in una nazio- ne vengano portate indiscriminatamente in altre.

20. Da diversi decenni in molte nazioni, i laici, consacrandosi sempre più all’apostolato si sono raccolti in varie forme di attività e di associazioni, che, man- tenendo un più stretto legame con la gerarchia, hanno perseguito e perseguono fini propriamente apostolici. Tra queste istituzioni o anche simili più antiche sono so- prattutto da ricordare quelle che, sebbene seguissero modi diversi di operare, tut- tavia hanno prodotto abbondantissimi frutti al regno di Cristo e, meritatamente raccomandate e promosse dai sommi pontefici e da molti vescovi, hanno avuto da essi il nome di Azione Cattolica e spessissimo sono state configurate come colla- borazione dei laici nell’apostolato gerarchico.

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Queste forme di apostolato si chiamino Azione Cattolica o altro, che oggi eserci- tano un apostolato prezioso, sono costituite dal concorso delle seguenti note pre- se insieme:

a) Fine immediato di tali organizzazioni è il fine apostolico della Chiesa, cioè l’evangelizzazione e la santificazione degli uomini e la formazione cristiana della loro coscienza, in modo che riescano a permeare di spirito evangelico le varie comunità e i vari ambienti.

b) I laici, collaborando con la gerarchia secondo il modo loro proprio, por ta- no la loro esperienza e assumono la responsabilità nel dirigere tali organizza- zioni, nel ponderare le condizioni in cui si deve esercitare l’azione pastorale della Chiesa, e nella elaborazione ed esecuzione del piano di attività.

c) I laici agiscono uniti a guisa di un corpo organico, così che sia espressa in mo- do più adatto la comunità della Chiesa e l’apostolato riesca più efficace.

d) I laici, sia che si offrano spontaneamente, sia che vengano invitati all’azione e alla cooperazione diretta con l’apostolato gerarchico, agiscono sotto la supe- riore direzione della gerarchia medesima, la quale può sancire tale coopera- zione anche per mezzo di un mandato esplicito.

Le organizzazioni in cui, a giudizio della gerarchia, si trovano tutte insieme queste note, si devono ritenere Azione Cattolica, anche se, per esigenze di luoghi e di po- poli, prendono varie forme e nomi.

Il sacrosanto Concilio raccomanda vivamente queste istituzioni che certamente in molti paesi rispondono alle necessità dell’apostolato della Chiesa: invita i sacer- doti e i laici che lavorano in esse a tradurre sempre più in alto le note sopra ricor- date e a cooperare sempre fraternamente nella Chiesa con tutte le altre forme di apostolato.

21. Tutte le associazioni di apostolato devono essere giustamente stimate; quelle poi che la gerarchia secondo le necessità dei tempi e dei luoghi ha lodato o racco- mandato o ha deciso di istituire come più urgenti, devono essere prese in somma considerazione dai sacerdoti, dai religiosi e dai laici e promosse secondo la manie- ra a ciascuno propria. Tra queste oggi soprattutto si devono annoverare le associa- zioni e i gruppi internazionali dei cattolici.

D ECRETO “A D GENTES SULL ATTIVITÀ MISSIONARIA DELLA C HIESA

15. Lo Spirito Santo, che, mediante i germi del Verbo e la predicazione del Van- gelo, chiama tutti gli uomini a Cristo e suscita nei cuori l’adesione della fede, al- lorché nel seno del fonte battesimale genera a nuova vita i credenti in Cristo, li

- L’ impegno di una presenza nella società umana che, alla luce detta dottrina sociale della Chiesa, si ponga a servizio delta dignità integrale dell’uomo.

In tal senso, le aggregazioni dei fedeli laici devono diventare correnti vive di par- tecipazione e di solidarietà per costruire condizioni più giuste e fraterne all’interno della società.

I criteri fondamentali ora esposti trovano la loro verifica nei frutti concreti che accompagnano la vita e le opere delle diverse forme associative quali: il gusto rin- novato per la preghiera, la contemplazione, la vita liturgica e sacramentale;

l’animazione per il fiorire di vocazioni al matrimonio cristiano, al sacerdozio mi- nisteriale alla vita consacrata; la disponibilità a partecipare ai programmi e alle attività della Chiesa a livello sia locale sia nazionale o internazionale; l’impegno catechetico e la capacità pedagogica nel formare i cristiani; l’impulso a una pre- senza cristiana nei diversi ambienti della vita sociale e la creazione e animazione di opere caritative, culturali e spirituali; lo spirito di distacco e di povertà evange- lica per una più generosa carità verso tutti; la conversione alla vita cristiana o il ritorno alla comunione di battezzati lontani.

31. I pastori nella chiesa, sia pure di fronte a possibili e comprensibili difficoltà di alcune forme aggregative e all’imporsi di nuove forme, non possono rinunciare al servizio della loro autorità, non solo per il bene della Chiesa, ma anche per il bene delle stesse aggregazioni laicali. In tal senso, devono accompagnare l’opera di di- scernimento con la guida e soprattutto con l’incoraggiamento per una crescita del- le aggregazioni dei fedeli laici nella comunione e nella missione della Chiesa.

(...) Tra le diverse forme apostoliche dei laici che hanno un particolare rapporto con la gerarchia i padri sinodali hanno esplicitamente ricordato vari movimenti e associazioni di Azione Cattolica in cui i laici si associano liberamente in forma organica e stabile, sotto la spinta dello Spirito Santo, nella comunione con il ve- scovo e con i sacerdoti, per poter servire, nel modo proprio della loro vocazione, con un particolare metodo, all’incremento di tutta la comunità cristiana, ai pro- getti pastorali e all’animazione evangelica di tutti gli ambiti della vita, con fedel- tà e operosità.

(...) Tutti, pastori e fedeli, siamo obbligati a favorire e ad alimentare di continuo vincoli e rapporti fraterni di stima, di cordialità, di collaborazione tra le varie for- me aggregative di laici. Solo così la ricchezza dei doni e dei carismi che il Signore ci offre può portare il suo fecondo e ordinato contributo all’edificazione della casa comune: per la solidale edificazione della casa comune è necessario, inoltre, che sia deposto ogni spirito di antagonismo e di contesa, e che si gareggi piuttosto nel- lo stimarsi a vicenda (cf Rm 12.10), nel prevenirsi reciprocamente nell’affetto e nella volontà di collaborazione, con la pazienza, la lungimiranza, la disponibilità al sacrificio che ciò potrà talvolta comportare.

(…) Cosi la vita di comunione ecclesiale diventa un segno per il mondo e una forza attrattiva che conduce a credere in Cristo: “Come tu, Padre, sei in me e io in

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G IOVANNI P AOLO II

E SORTAZIONE APOSTOLICA POST - SINODALE

“C HRISTIFIDELES LAICI ”, SU VOCAZIONE E MISSIONE DEI LAICI NELLA C HIESA E NEL MONDO

30. È sempre nella prospettiva della comunione e della missione della Chiesa, e dunque non in contrasto con la libertà associativa, che si comprende la necessità di criteri chiari e precisi di discernimento e di riconoscimento delle aggregazioni laicali, detti anche criteri di ecclesialità.

Come criteri fondamentali per il discernimento di ogni e qualsiasi aggregazione dei fedeli laici nella Chiesa si possono considerare, in modo unitario, i seguenti:

- Il primato dato alla vocazione di ogni cristiano alla santità, manifestata nei frutti della grazia che lo Spirito produce nei fedeli come crescita verso la pie- nezza della vita cristiana e la perfezione della carità. In tal senso ogni e qual- siasi aggregazione di fedeli laici è chiamata ad essere sempre più strumento di santità nella Chiesa, favorendo e incoraggiando una più intima unita tra la vita pratica dei membri e la loro fede.

- La responsabilità di confessare la fede cattolica, accogliendo e proclamando la verità su Cristo, sulla Chiesa e sull’uomo in obbedienza al magistero della chiesa che autenticamente la interpreta. Per questo, ogni aggregazione di fedeli laici deve essere luogo di annuncio e di proposta della fede e di educazione ad essa nel suo integrale contenuto.

- La testimonianza di una comunione salda e convinta, in relazione filiale con il Papa, perpetuo e visibile centro dell’unità della Chiesa Universale e con il Ve- scovo, principio visibile e fondamento dell’unità della Chiesa particolare e nel- la stima vicendevole fra tutte le forme di apostolato nella Chiesa. La comunio- ne con il Papa e con il Vescovo, é chiamata ad esprimersi nella leale disponibi- lità ad accogliere i loro insegnamenti dottrinali e orientamenti pastorali. La co- munione ecclesiale esige, inoltre, il riconoscimento della legittima pluralità delle forme aggregative dei fedeli laici nella Chiesa e, nello stesso tempo, la disponibilità alla loro reciproca collaborazione.

- La conformità e la partecipazione al fine apostolico della Chiesa, ossia l’evangelizzazione e la santificazione degli uomini, e la formazione cristiana della loro coscienza in modo che riescano a permeare di spirito evangelico le varie comunità e i vari ambienti. In questa prospettiva, da tutte le forme aggre- gative di fedeli laici, e da ciascuna di esse, è richiesto uno slancio missionario che le renda sempre più soggetti di una nuova evangelizzazione.

raduna nell’unico popolo di Dio, che è “Stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione sacra, popolo di acquisto” (1 Pt 2-9).

( ..) Fin dall’inizio la comunità cristiana deve essere formata in modo che possa provvedere da sola, per quanto è possibile, alle proprie necessità.

Un tal gruppo di fedeli in possesso del patrimonio culturale della nazione cui ap- partiene, deve mettere profonde radici nel popolo: germoglino famiglie dotate di spirito evangelico e siano sostenute da scuole appropriate; si costituiscano associa- zioni e organismi, per mezzo dei quali l’apostolato dei laici sia in grado di permea- re di spirito evangelico l’intera società. Risplenda infine la carità tra cattolici di rito diverso.

Anche lo spirito ecumenico deve essere favorito tra i neofiti: essi pensino giusta- mente che i fratelli che credono in Cristo sono discepoli di Cristo rigenerati nel bat- tesimo e compartecipi di moltissimi tesori del popolo di Dio.

(...) I fedeli, riuniti nella Chiesa da tutti i popoli, non sono separati dagli altri uomi- ni né per territorio, né per lingua, né per istituzioni politiche; perciò, devono vivere per Dio e per il Cristo, seguendo gli onesti costumi della propria gente; come buoni cittadini, devono coltivare un sincero e fattivo amor di patria ed, evitando ogni for- ma di razzismo e di nazionalismo esagerato, promuovere l’amore universale tra i popoli.

Per il raggiungimento di questi obiettivi, hanno grande importanza e sono degni di particolare interesse i laici, cioè i fedeli che, incorporati per il battesimo a Cristo, vivono nel mondo Tocca infatti a loro, penetrati dello Spirito di Cristo, come un fermento, animare dall’interno ed ordinare le rea la terrene in modo che siano sem- pre secondo il Cristo.

(…) Ora, per l’impianto della Chiesa e lo sviluppo della comunità cristiana, sono necessari vari ministeri, che, suscitati nell’ambito stesso dei fedeli da una chiamata divina, tutti devono diligentemente promuovere e coltivare; tra essi sono da anno- verare i compiti dei sacerdoti, dei diaconi e dei catechisti, e l’Azione Cattolica. Pa- rimenti i religiosi e le religiose, per stabilire e rafforzare il regno di Cristo negli a- nimi, come anche per estenderlo ulteriormente, svolgono un compito indispensabi- le sia con la preghiera, sia con l’attività esterna.

D ECRETO “C HRISTUS D OMINUS

SULL UFFICIO PASTORALE DEI VESCOVI

17. Si favoriscano le varie forme di apostolato, e in tutta la Diocesi, e in ciascuna delle sue parti se ne assicuri il coordinamento e l’intima unità sotto la guida del Vescovo: di modo che tutte le iniziative e attività -di carattere catechistico, missio- nario, caritativo, sociale, familiare, scolastico e ogni altro lavoro mirante a fini pa- storali - siano ricondotte a un’azione concorde, dalla quale sia resa ancor più palese l’unità della diocesi.

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Si inculchi insistentemente che tutti i fedeli, secondo la loro condizione e capaci- tà, hanno il dovere di fare dell’apostolato, e si raccomandi loro di partecipare e di dare appoggio alle varie opere dell’apostolato dei laici e specialmente dell’Azione Cattolica. Si promuovano inoltre e si incrementino le associazioni che direttamen- te o indirettamente tendano a fini soprannaturali: ossia al conseguimento di una vita più perfetta, o all’annuncio dei Vangelo di Cristo tra tutti gli uomini, o alla diffusione della dottrina cristiana e all’incremento del culto pubblico, o a scopi sociali, o all’esercizio di opere di pietà e di carità.

Le forme di apostolato devono essere adattate alle necessità dei nostri giorni, te- nendo presenti le moderne esigenze non solo spirituali e morali, ma anche quel- lsociali, demografiche ed economiche.

P AOLO VI

P RIMO MESSAGGIO AL MONDO

del 26 giugno 1963

Ci rivolgiamo ancora con una lode tutta particolare ai soci di Azione Cattolica, che coadiuvano la Gerarchia ecclesiastica nell’apostolato, e a tutti coloro che pre- stano la loro opera in tutte le varie Organizzazioni di carattere nazionale e interna- zionale.

U DIENZA GENERALE

del 14 febbraio 1968

Diremo soltanto che l’apostolato dell’Azione Cattolica è più che mai d’attualità.

Si legga ciò che ne dice il Concilio (Christus dominus n. 17 e Apostolicam actuo- sitatem n. 20)

I Pastori ben sanno che se ai Laici è libero l’appartenervi o no (l’Azione Cattolica è un movimento di volontari), è obbligo loro di conservarla e di promuoverla.

Non é fenomeno caduco, che ha fatto, come si dice da alcuni, il suo tempo; è or- gano ormai integrativo della struttura ecclesiale; ed è di tale importanza nelle pre- senti contingenze storiche, che sarebbe fallace giudizio tenerlo in mediocre consi- derazione (cf. Apostolicam actuositatem n. 20) (…).

Rispecchia, a suo modo, le note della Chiesa, che è una, santa, cattolica ed aposto- lica; e perciò fa partecipare i Laici, che hanno l’intelligenza e la generosità di ap- partenervi, al mistero di unione e di carità, proprio della Chiesa di Cristo.

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