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XVI Congresso CGIL IV Congresso Funzione Pubblica CGIL Roma Est UNA STRAORDINARIA VOGLIA DI CONOSCENZA E DI LIBERTA. Rebibbia febbraio 2010

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Roma Est

XVI° Congresso CGIL

IV° Congresso Funzione Pubblica CGIL Roma Est

“ UNA STRAORDINARIA VOGLIA DI CONOSCENZA E DI LIBERTA”

Rebibbia 25-26 febbraio 2010

Care Compagne e cari Compagni,

abbiamo voluto svolgere il nostro IV° Congresso della Funzione Pubblica CGIL di Roma Est qui a Rebibbia.

Anche questa volta il congresso si tiene in un posto di lavoro. Il III Congresso si è svolto quattro anni fa al Ministero dei Trasporti, questo a Rebibbia, forse la realtà più emblematica del territorio di Roma Est.

Il carcere di Rebibbia è la struttura penitenziaria più grande d’Europa dove sono evidenti le condizioni di invivibilità per la popolazione detenuta. L’intollerabile sovraffollamento rende estremamente difficili il lavoro della polizia penitenziaria ma anche di tutte quelle professionalità legate al recupero e al reinserimento sociale

Funzione Pubblica CGIL Roma Est

Via Padre Lino da Parma, 3 – 00156 Roma Tel. 4111280 – Fax 41220210

e-mail: fpromaest@lazio.cgil.it

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La Costituzione e l’ordinamento penitenziario prevedono per i detenuti, insieme alla pena anche il recupero sociale e un trattamento umanitario, questo non avviene per mancanza di adeguate risorse e di indirizzi politici e amministrativi.

E’ evidente che si “scaricano” sul carcere l’inaccettabilità di una politica giudiziaria e penitenziaria che rende intollerabili le ingiustizie di questo Paese, dove vengono depenalizzati i reati dei

“colletti bianchi”, reati gravi per la collettività come quelli finanziari e di corruzione, e tratta l’immigrato clandestino e/o irregolare, come un criminale.

Colgo l’occasione per ringraziare la Direzione del Nuovo Complesso e tutti i suoi collaboratori, il Comitato degli Iscritti della CGIL di Rebibbia Nuovo Complesso che hanno contribuito all’organizzazione di queste due giornate.

Pensiamo che sia importante svolgere i Congressi il più possibile nei posti di lavoro, coinvolgendo i lavoratori.

Abbiamo dato al nostro Congresso un titolo tratto da un’intervista a Bruno Trentin il quale si presenta così: “ Mi chiamo Bruno Trentin, ho 71 anni. Ho passato tutta una vita nel lavoro sindacale. Probabilmente questa scelta l'ho fatta perché ho scoperto, anche quand'ero molto giovane, nella classe lavoratrice, una straordinaria voglia di conoscenza e di libertà, proprio in quei lavoratori che non avevano avuto la fortuna di un'educazione, di partecipare ad un'esperienza di studi. Proprio lì ho trovato un bisogno straordinario, molto più grande di quello di avere un alto salario, ecco, di diventare persone libere, di esprimersi attraverso il proprio lavoro liberamente, di conoscere.”

Io penso che un Congresso per la CGIL dovrebbe essere proprio questo, un momento di discussione, che consente non solo la verifica del gruppo dirigente, ma di esercitare una funzione conoscitiva della realtà del mondo del lavoro. Una sorta di intellettuale collettivo e, per questo, tale funzione va esercitata in modo assolutamente libero.

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La conoscenza è sempre legata alla libertà di espressione, alla libera di discussione, fino alla manifestazione del dissenso.

Mi rendo conto che quello che sto dicendo rischia di essere una rappresentazione solo ideale, perché poi è arduo stimolare una vera e libera discussione in un contesto dove la partecipazione trova difficoltà in tanti condizionamenti ideali, etici ma soprattutto materiali, nella pesante crisi economica, nella mancanza di riferimenti culturali e politici, nelle tante complessità del quotidiano che accadono nei posti di lavoro.

Spesso i lavoratori ci percepiscono distanti dai loro bisogni e dalle proprie problematiche e per questo occorre ripartire dai posti di lavoro, metterci in un atteggiamento di disponibilità e di ascolto.

In gran parte nei Congressi i lavoratori si affidano al delegato, è il termometro di un consenso, la verifica del rapporto fiduciario verso il gruppo che li rappresenta.

Abbiamo svolto il Congresso a Roma Est con un buon dato di partecipazione. Nei 64 Congressi di base hanno votato ben 1873 lavoratrici e lavoratori, che rappresentano il 46,94% degli aventi diritto di questa categoria.

Non è importante come ci si sia espressi, è importante che lo si sia potuto fare e lo si sia fatto liberamente, rispettandoci tra di noi e rispettando le regole della democrazia, che prevedono la misurazione corretta del consenso e della rappresentanza.

Posso dire che questo, almeno in questo territorio e per questa Categoria, è avvenuto.

Un confronto anche acceso, ma con grande lealtà e attenzione a tutte le opinioni, con la convinzione appassionata che stavamo dando tutti il nostro contributo a costruire una CGIL più forte e in grado di rappresentare gli interessi del mondo del lavoro dipendente e quindi della parte più importante del Paese.

Il XVI congresso ha stabilito nella CGIL posizioni di maggioranza e di minoranza che hanno il dovere di essere coerenti con loro stesse e con i contenuti che li hanno distinti.

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Hanno anche però il dovere non solo, come ovvio del rispetto reciproco, ma di trovare una sintesi avanzata, un’attenta considerazione di tutte le opinioni e di tutti i contributi.

Ho ricordato in molte assemblee che da sempre nella storia della CGIL le culture diverse, le posizioni diverse, anche in momenti drammatici della storia italiana, il dopoguerra, il terrorismo, tangentopoli hanno sempre trovato una sintesi superiore.

Le grandi discussioni poi ci hanno lasciato più forti e hanno trovato una sintesi più alta e unitaria.

Solo così si può esercitare quella funzione di intellettuale collettivo che determina la linea della CGIL.

Non intendo riproporre una relazione che ripeta i temi che ci hanno appassionato nel Congresso.

Mi limito solo ad accennare - mi scuso per la brevità e la schematicità - ad alcune questioni che seppure forse con accentuazioni diverse sono patrimonio comune di tutta la Categoria

In primo luogo la questione della redistribuzione del reddito, questione che è collegata alla riforma fiscale al centro della prossima mobilitazione del 12 marzo. Il Governo infatti non ha predisposto misure idonee per fronteggiare la crisi, né dal punto di vista degli ammortizzatori sociali, né per stimolare lo sviluppo né per dare sostegno ai consumi delle famiglie.

La seconda questione è l’unità del mondo del lavoro pubblico e privato e pertanto la lotta alla contro-riforma Brunetta che ci riporta a prima di tangentopoli, reintroducendo cioè la politica nella gestione amministrativa e determinando la prevalenza della legge sulla contrattazione.

La Terza questione è il contrasto del lavoro precario, la centralità del rapporto di lavoro a tempo indeterminato e l’unità dei diritti di tutti i lavoratori, semplificando le tipologie di accesso al mondo del lavoro in contrasto con la Legge 30.

La Quarta questione è la difesa dell’universalità dello stato sociale e pertanto del ruolo della fondamentale della P.A. non come spesa

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ma come risorsa per lo sviluppo e il progresso civile in questo Paese.

Per questo contrasteremo ogni idea di privatizzazione dei servizi pubblici e l’idea di sostituire il welfare aziendale a quello universale come nel libro bianco di Sacconi e come nell’accordo separato sul modello contrattuale del 22 gennaio.

Una Pubblica Amministrazione che è anche baluardo di legalità e giustizia. Lo Stato che nelle sue diverse articolazioni centrali e periferiche deve essere in grado di prevenire e contrastare efficacemente ogni forma di illegalità siano esse connesse a forme di corruzione fino a quelle più gravi collegate alla presenza delle organizzazioni criminali e mafiose. Voglio fare un inciso stimolato anche dalle ribalta della cronaca, sulla discussione sulla corruzione e sugli scandali della Protezione Civile.

Come si può pensare di combattere questi aspetti se si continua a considerare la Pubblica Amministrazione e l’esercizio delle sue funzioni di controllo come un ostacolo allo sviluppo, come un costo da tagliare? Pensiamo all’importanza per il progresso civile di questo Paese della lotta al lavoro nero, all’evasione contributiva, previdenziale, all’ accertamento dell’osservanza delle norme di sicurezza sul lavoro.

La Quinta questione è il controllo e la gestione da parte della Pubblica Amministrazione sui beni comuni, l’acqua in primo luogo, ma anche la sanità, l’ambiente, il ciclo dei rifiuti, la conoscenza, i beni culturali, perché siano sottratti alla logica del profitto e garantiti come beni di pubblica utilità non disponibili al mercato.

Su questi temi strategici abbiamo invitato ai lavori del nostro Congresso alcune associazioni che con noi hanno fatto un cammino, perché se esiste la crisi della politica vi è anche un diffuso mondo dell’associazionismo, che evidenzia una ricchezza della società civile.

Alcune di queste sono presenti e interverranno direttamente.

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Il Foum della Salute dei detenuti con cui abbiamo condiviso l’impegno sull’universalità del diritto alla salute anche per i cittadini privati della libertà. Colgo l’occasione per sottolineare che con il trasferimento delle competenze sulla salute dei detenuti dal Ministero della Giustizia al Servizio Sanitario si è realizzata la più importante riforma di questi ultimi anni. Sono però evidenti le difficoltà legate al contesto politico, sociale ed economico. Questo dà sostegno a forti resistenze conservative e mette in evidenza i ritardi con cui i sistemi sanitari regionali cercano di individuare adeguati modelli gestionali.

E’ stata invitata anche l’Associazione Libera che svolge un impegno importante a sostegno della lotta contro le mafie e per la legalità, con cui abbiamo fatto tante iniziative di sensibilizzazione, con cui condividiamo la difesa di una legge importante che prevede la requisizione a fini di recupero sociale e culturale dei beni confiscati ai mafiosi. Ora si vuole introdurre un pericoloso meccanismo di messa all’asta di tali beni con il rischio concreto della loro riappropriazione da parte dei prestanome dei mafiosi.

E’ stata invitata anche l’associazione Insieme per l’Aniene che è parte del Forum per l’Acqua. A questa realtà siamo particolarmente legati perché è collegata al Castello della Cervelletta che è il luogo dove abbiamo svolto tante iniziative, dalle feste del tesseramento alla formazione sindacale.

Con il Forum abbiamo raccolto le firme per l’iniziativa di legge popolare per la gestione pubblica dell’acqua, il contrasto alla Legge Ronchi, di cui ricordo lo sciopero del 15 dicembre promosso dalla categoria del Comparto dell’Igiene Ambientale e un impegno comune che deve proseguire con la modifica degli statuti comunali e municipali.

L’Associazione Emergency con cui abbiamo condiviso un impegno a sostegno della pace e per il diritto alla salute anche dei cittadini stranieri. Ricordo qui un bellissimo sloagan della CGIL Medici, “Io non denuncio, io curo” con cui la categoria ha voluto manifestare la propria posizione sull’infame legge che prevedeva

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la possibilità di denuncia alle Autorità di quei cittadini che si rivolgevano alle Strutture Sanitarie Pubbliche.

Quello dei lavoratori stranieri e dell’integrazione con i cittadini immigrati. è un grande problema ed è importante che dopo i fatti di Rosarno sia stato inserito nello sciopero del 12 marzo la modifica della Legge Bossi-Fini.

Di fronte alla crescita del fenomeno razzista è evidente anche un ritardo della CGIL e io sono tra coloro che ritiene importante l’adesione allo sciopero del 1 marzo.

Mi avvio a concludere riproponendo alcuni temi di ordine locale e regionale e colgo l’occasione per auspicare che le forze politiche, le rappresentanze istituzionali locali sviluppino un’attenta riflessione soprattutto in vista delle prossime elezioni amministrative e regionali.

Possiamo affrontare il problema della crisi senza sviluppare un‘

iniziativa sull’idea, o meglio sulla mancanza di idea di sviluppo dell’area metropolitana di Roma e della Regione?

In questo quadro la Commissione Marzano, istituita dal Sindaco Alemanno e la legge su Roma Capitale dello Stato Federale, contenuta nella legge sul federalismo Fiscale non rispondono pienamente alle esigenze di governo di questo territorio.

Non affronta ad esempio due questioni.

Una di carattere istituzionale, non si governa quest’area metropolitana senza affrontare le questione del decentramento ai municipi e senza l’estensione del governo del territorio ai comuni dell’hinterland.

L’altra questione è politica, legata alla necessità di un’idea dello sviluppo di Roma e della sua area metropolitana.

Uno sviluppo che si deve basare sulle vocazioni del territorio che sono legate all’essere polo della ricerca, della formazione, sviluppo legato allo straordinario patrimonio culturale, artistico, ambientale e religioso.

Proprio per questo Roma è non solo Capitale, ma anche punto di riferimento mondiale

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Quali sono le idee delle Amministrazioni locali, o pensiamo che portare a Roma una gara di Formula 1 e affidare ad un Commissario la tutela del patrimonio archeologico di Roma diano questa prospettiva?

L’altra considerazione è quella che riguarda la questione della Regione Lazio e della sanità in particolare.

Non possiamo non sottolineare le contraddizioni e i limiti della Regione Lazio di questi anni, pur se sappiamo legate al Commissariamento e al ruolo svolto del Ministero dell’Economia per il rientro dal debito sanitario.

Credo che a Roma e nel Lazio si sono esercitate troppe pressioni, in particolare i ricatti dei poteri economici forti, rappresentati dai grandi finanzieri, dai Palazzinari, dai Padroni della sanità privata, spesso legati al Vaticano. Poteri spesso legati a poteri paralleli che hanno sicuramente influito sulla vicenda, triste, del Presidente della Regione.

Dobbiamo dare più forza alle ragioni del lavoro e della cittadinanza, partendo da una nostra idea di sviluppo locale, dalle nostre proposte di un nuovo modello di welfare locale e di sanità.

Per questo la battaglia per la riorganizzazione del Sistema Sanitario regionale deve essere rilanciato con il perseguimento di alcuni obiettivi condivisi da tante forze sociali.

Tra questi vogliamo sottolineare l’integrazione tra interventi sociali e sanitari, la prevenzione delle cause del disagio sociale e della malattia, lo sviluppo della medicina territoriale di prossimità, un diverso funzionamento del sistema sanitario pubblico, il controllo sui servizi sanitari affidati ai gestori privati che debbono applicare le regole stabilite dal servizio pubblico.

Questi obiettivi sono strettamente legati alla lotta alla precarietà diffusa nel sistema sanitario regionale, alla riconduzione nell’ambito delle Aziende Sanitarie dei servizi dati in appalto.

Specialmente in sanità, il rapporto tra pubblico e privato deve basarsi sulla trasparenza e su parità di regole, perché il destinatario del servizio è il cittadino che pone una seria domanda di salute.

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In questo contesto è intollerabile la posizione delle Associazioni datoriali della Sanità, di non firmare il Contratto dei lavoratori della Sanità privata scaduto da oltre quattro anni, continuando a mantenere i loro margini di profitto sulla pelle dei lavoratori, che continuano a garantire qualità e professionalità.

Per ultimo voglio concludere con un tema decisivo.

Riguarda un impegno vero di tutta la CGIL per una legge per la democrazia sui luoghi di lavoro. Un tema che la CGIL deve continuare a praticare anche autonomamente ma che deve essere rilanciato come un fatto sempre più decisivo nella regolazione dei rapporti unitari.

Di fronte al sindacato dei servizi che trova la sua legittimazione nel riconoscimento delle controparti, come il modello uscito il 22 gennaio, è vitale consolidare il rapporto democratico nei posti di lavoro e con i lavoratori, praticando la democrazia di mandato e rilancio la necessità della legge sulla rappresentanza nei luoghi di lavoro

Buon congresso a tutti noi con tanta voglia di conoscenza e di libertà.

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