UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DELL’AQUILA Dipartimento di Medicina clinica, sanità pubblica,
scienze della vita e dell’ambiente
Corso di Laurea Magistrale in Medicina e Chirurgia Presidente: Prof.ssa Leila Fabiani
Tesi di Laurea
Variazioni dello stile di vita e dell'alimentazione in età pediatrica sul territorio italiano durante la pandemia
da SARS-CoV-2
Confronto tra il lockdown di marzo-aprile-maggio 2020 e i mesi precedenti
RELATORE
Chiar.mo Prof. Giovanni Farello
CANDIDATO Rebecca Chiariotti
Matricola 234387
Anno Accademico 2019/2020
INTRODUZIONE
1. IL NUOVO CORONAVIRUS:
1.1 ORIGINE, SINTOMI E TRASMISSIONE DEL SARS-CoV-2 1.2 IL LOCKDOWN COME MISURA DI CONTENIMENTO 2. IL COVID-19 IN ETA’ PEDIATRICA
3. GLI EFFETTI INDIRETTI DEL CORONAVIRUS
4. UTILITA’ E RISCHI LEGATI ALL’USO DEI DISPOSITIVI ELETTRONICI
4.1 L’IMPORTANZA DEL SONNO IN ETÀ DI SVILUPPO
5. ATTIVITÀ FISICA E SEDENTARIETÀ IN ITALIA E NEL MONDO LO SCOPO DELLO STUDIO
MATERIALI E METODI RISULTATI
DISCUSSIONE
CONCLUSIONI
INTRODUZIONE
Il 2020 è stato un anno insolito e del tutto inaspettato. Nel secolo della modernità, del progresso e della globalizzazione, che guardava alle epidemie e alle pestilenze come narrazioni del passato, si è improvvisamente e rapidamente diffusa questa nuova patologia virale che nel giro di poco tempo ha messo in crisi il mondo intero.1 Se guardiamo al passato da sempre l’uomo si è trovato a fronteggiare epidemie e pandemie, basti pensare che negli ultimi 3000 anni si sarebbero presentate almeno 13 pandemie. Le epidemie, scandiscono la storia, hanno un impatto sulle vicende dei popoli comparabile a quello di rivoluzioni, guerre e crisi economiche.2,3 L’emergenza che stiamo vivendo sta determinando conseguenze considerevoli in tutta la popolazione mondiale in termini sanitari, economici, politici e sociali.
Alla luce di questo il mio elaborato si propone di analizzare l’impatto che ha avuto la diffusione del coronavirus sulla società e in particolare il modo in cui la pandemia e il lockdown degli ultimi mesi abbiano profondamente influenzato e modificato la vita quotidiana e le abitudini di adulti, bambini e adolescenti. Dietro la pandemia esiste infatti un’emergenza sommersa, di cui poco si parla, ma che riguarda molti, se non tutti. Ritengo sia di notevole importanza analizzare quelli che possono essere definiti effetti indiretti del virus, che riguardano la salute fisica e mentale, la condizione finanziaria e molto altro. Essi dimostrano che l’emergenza non si estinguerà con la scomparsa del virus e che è necessario ragionare già da oggi in termini di prevenzione delle conseguenze a lungo termine della pandemia che in maniera subdola compromettono la salute e la qualità di vita della popolazione.4
1. IL NUOVO VIRUS:
ORIGINE, SINTOMI E TRASMISSIONE
Il virus è stato notificato per la prima volta in Cina il 31 Dicembre 2019 quando le autorità cinesi hanno denunciato un focolaio di casi di polmonite a eziologia ignota nella città di Wuhan.
Molti dei pazienti contagiati riferivano un’esposizione al “Wuhan’s South China Seafood City market”, ossia il mercato del pesce della città, in cui venivano venduti vari tipi di animali anche vivi, lasciando ipotizzare fin da subito che l’agente responsabile si fosse trasmesso all’uomo a partire da una fonte animale (zoonosi).
Il 9 gennaio 2020, il China DCD (centro per il controllo e la prevenzione delle malattie) ha identificato un nuovo coronavirus, ovvero un virus che non era stato mai identificato nell’uomo, come causa della patologia, confermandone anche la trasmissione interumana. L’11 febbraio l’organizzazione mondiale della sanità ha annunciato che la malattia respiratoria da nuovo coronavirus è stata chiamata COVID-19 (Corona Virus Disease).56
I coronavirus sono chiamati così per le punte a forma di corona presenti sulla loro superficie.
Costituiscono un’ampia famiglia di virus respiratori comuni in molte specie animali, ma in alcuni rari casi, mutazioni del loro genoma li rendono in grado di infettare l’uomo e diffondersi nella popolazione. I pipistrelli sono considerati ospiti naturali di questi virus, ma anche molte altre specie animali sono considerate fonti. Ad esempio, il Coronavirus della sindrome respiratoria del Medio Oriente (MERS-CoV) viene trasmesso all’uomo dal cammello, mentre la sindrome respiratoria acuta grave da Coronavirus-1 (SARS-CoV-1) all’origine dell’epidemia del 2003 viene trasmessa dallo zibetto, che è l’ospite intermedio, tra il pipistrello e l’uomo.7 Invece, per quanto riguarda l’origine del coronavirus alla base dell’attuale pandemia, il SARS-CoV-2, nonostante la ricerca mondiale si stia adoperando da mesi, essa resta ancora sconosciuta, fatto che risulta di fondamentale importanza non solo dal punto di vista scientifico, ma anche per le possibili ricadute sulla prevenzione e sui rapporti internazionali. La particolarità del SARS-CoV-2 è che al contrario del SARS-CoV-1 (virus dell’epidemia del 2003), con cui condivide un’omologia genomica del 79%, oltre al recettore ACE2 che lo rende in grado di legarsi alle cellule umane, il virus del COVID-19 si presenta come una specie matura e molto più perfezionata. Esso in grado di infettare anche le prime vie respiratorie facilitando l’emissione del virus all’esterno e ha un’affinità per il suo recettore nell’ospite ACE2 molto superiore, caratteristiche che lo rendono molto più contagioso del suo predecessore. 8910 Le ipotesi sull’origine del virus sono pertanto tre:
- Secondo la prima ipotesi il SARS-CoV-2 analogamente al SARS-CoV si sarebbe evoluto in un ospite intermedio tra il pipistrello e l’essere umano, andando incontro a quelle mutazioni adattive che lo hanno reso maturo e in grado di infettare l’uomo. Tale ospite intermedio resta ignoto in quanto lo studio del genoma del virus del pipistrello o del pangolino (un formichiere squamoso), le specie inizialmente chiamate in causa, hanno mostrato una divergenza evolutiva troppo elevata rispetto al coronavirus umano.
11
- Le considerazioni precedenti hanno condotto alla seconda ipotesi e cioè che il virus si sia evoluto infettando indisturbato l’uomo per circa tre mesi, il tempo necessario per effettuare una serie di mutazioni che ne avrebbero aumentato l’infettività, per poi raggiungere la fase evoluta che è quella in cui è stato rilevato.11 A favore di tale tesi, numerosi studi stanno dimostrando che il virus circolava in Cina, ma anche in altri paesi già da Agosto 2019. Per esempio in Italia sarebbe stato rinvenuto RNA appartenente al SARS-CoV-2 nella biopsia cutanea di una paziente con dermatosi e nel tampone orofaringeo in un bambino con sintomi respiratori, entrambi risalenti all’autunno 2019 (il Sars CoV 2 può infatti dar luogo a sindrome simil-Kawasaki e manifestazioni cutanee, comuni ad altre infezioni virali, come il morbillo).12
- Esiste anche una terza, se vogliamo fantascientifica ipotesi secondo la quale il virus sia originato in un centro di ricerca, e che mediante tecniche di laboratorio sia stato reso in grado di infettare l’uomo. Allo stato attuale non esiste alcuna prova di questa possibilità che è stata anche esclusa con certezza da numerosi ricercatori. 11
L’infezione da coronavirus può causare malattie da lievi come un comune raffreddore, a sindromi respiratorie gravi come la SARS (Severe acute respiratory syndrome-sindrome respiratoria acuta grave) o la MERS (Middle East respiratory syndrome, o sindrome respiratoria mediorientale, che provoca una grave malattia influenzale detta anche influenza cammello letale in circa il 34% dei casi).13
I pazienti che contraggono il SARS-CoV-2, in linea con quanto appena detto, possono sviluppare da forme asintomatiche o paucisintomatiche, a sintomi di cui i più comuni sono febbre >37.5°C e brividi, tosse con difficoltà respiratoria, riduzione o perdita improvvisa dell’olfatto (iposmia o anosmia), alterazione o diminuzione del gusto (ageusia o disgeusia), mal di gola, rinorrea, debolezza con affaticamento muscolare e più raramente diarrea e vomito. In
alcuni casi il virus può dare origine a malattie del sistema respiratorio inferiore come bronchite o polmonite. Ciò è più probabile, ma comunque non esclusivo nelle persone anziane di età superiore a 70 anni, nei soggetti con preesistenti patologie croniche a carico del sistema cardiovascolare e respiratorio o negli individui immunocompromessi (per patologia congenita o acquisita, trapiantati o in trattamento con farmaci immunosoppressori), rendendo queste categorie più a rischio di sviluppare forme gravi di malattia con insufficienza respiratoria e/o cardiaca severe, sepsi e shock settico, che possono provocare l’exitus del paziente. 1314
Le principali vie attraverso cui i coronavirus umani si trasmettono sono la saliva e le secrezioni respiratorie (droplets) o mediante aerosol.13,14 Diversi studi hanno confermato che goccioline infette aerosolizzate (inferiori a 5 micron) sono grado di restare a lungo sospese nell’aria soprattutto in ambienti chiusi e affollati. Sebbene l’OMS sostenga che le prove a sostegno di ciò siano insufficienti, questa viene additata da vari autori, come si legge in un articolo pubblicato su Science, come la modalità principale di contagio e sarebbe anche uno dei motivi per cui le misure di distanziamento e protezione individuale non sarebbero state sufficienti ad evitare la propagazione rapida ed estesa dell’infezione.15
Il contagio avviene principalmente attraverso il contatto con i casi sintomatici (ossia coloro che manifestano i sintomi della malattia, che nel 97% dei casi compaiono entro 11.5 giorni dall’infezione), ma può avvenire anche durante il periodo di incubazione che ha durata media di 4-5 giorni, prima della comparsa dei sintomi. Anche la trasmissione da casi asintomatici sembrerebbe possibile, ma non frequente.16 Questi costituiscono altri motivi per cui dopo mesi rimane ancora così difficile controllare e arrestare la diffusione e la mortalità di un virus di cui, nonostante la scienza si stia adoperando ininterrottamente fin dall’inizio dell’epidemia, si conosce ancora molto poco dal punto di vista della trasmissione, del trattamento più adeguato ai singoli pazienti e dell’efficacia dei numerosi vaccini, alcuni già approvati e in via di somministrazione, altri ancora in corso di sviluppo.
1.2 IL LOCKDOWN COME MISURA DI CONTENIMENTO
L’11 Marzo 2020, visto il rapido aumento esponenziale dei casi di infezione di COVID-19 al di fuori della Cina con 118.000 casi confermati in 114 paesi e 4.291 decessi, il direttore generale dell’OMS dichiara che l’infezione debba essere considerata una Pandemia,17,18 termine che secondo l’OMS stesso sta a designare “la diffusione mondiale di una nuova malattia, molto contagiosa e ad alta mortalità, per la quale le persone non hanno immunità”19. Si prevedeva nelle settimane successive un ulteriore aumento del numero delle nazioni coinvolte e pertanto si invitavano i paesi a mettere in atto soluzioni di emergenza. Vista la scarsità di conoscenze sul nuovo virus e l’assenza di un vaccino, la strategia da adottare era diversa. Occorreva preparare le strutture sanitarie a gestire la situazione. Contemporaneamente era necessario istituire sistemi di sorveglianza efficaci in grado di testare i casi sospetti, riconoscere e isolare i nuovi casi, mettere in quarantena i contatti più vicini, al fine di rallentare il più possibile la trasmissione.19
In Italia già dall’inizio del 2020 si parlava di Coronavirus, di lockdown e misure di contenimento, ma era un discorso legato a Wuhan e alla Cina.
Alla fine di gennaio, tuttavia, vengono individuati due casi di Coronavirus in turisti cinesi in visita a Roma e in seguito, del tutto inaspettatamente il 21 Febbraio 2020 viene identificato mediante tampone molecolare a Codogno, in Lombardia il primo caso italiano di positività. Nel giro di tre giorni i casi confermati salgono a 325. Inizia così la prima ondata in Italia, che in pochi giorni la vedrà diventare uno dei paesi occidentali più colpiti dall’epidemia.620
Nei primi giorni di Marzo il governo italiano ritiene necessario mettere in atto su tutto il territorio nazionale una serie di misure rigide che comprendono la sospensione delle attività didattiche nelle scuole di ogni ordine e grado, il divieto di eventi sportivi o altre manifestazioni quando non sia possibile mantenere il distanziamento, la chiusura di parchi, ville e giardini pubblici, l’interruzione delle attività produttive non essenziali, e il divieto di spostarsi dalla propria abitazione se non per comprovate esigenze lavorative o di necessità. Il 9 marzo 2020 l’intero paese, primo tra gli stati occidentali ad adottare misure così restrittive entra entra in un vero e proprio lockdown che si protrarrà fino al 18 maggio dello stesso anno, ben più di quanto inizialmente previsto. 2122
Le misure di contenimento della pandemia sono riuscite solo parzialmente ad arrestare la diffusione del virus, a evitare il sovraccarico dei reparti ospedalieri, a migliorare la morbilità e
la mortalità legate all’infezione.
A più di un anno dall’inizio della pandemia ci si trova ancora a fronteggiare il virus non solo dal punto di vista clinico, ma soprattutto emergono pesantemente le conseguenze della pandemia che ha stravolto non solo l’economia e la sanità internazionale, ma anche i rapporti sociali, le abitudini e la psiche delle persone.
2. IL COVID IN ETA’ PEDIATRICA
La popolazione pediatrica rappresenta un gruppo molto particolare di pazienti COVID-19 risultando meno colpiti e in maniera meno grave rispetto agli adulti23. I dati dell’ISS (27 Gennaio 2020) dicono che dall’inizio dell’epidemia sono stati 100.370 (pari al 4% del totale) i casi diagnosticati in Italia nella fascia di età da 0-9 anni e 208.988 quelli diagnosticati nella fascia 10-19 (8,4%).24 Questi dati sono in linea con quanto rilevato in Cina e negli altri paesi colpiti. I bambini e gli adolescenti (0-19) oltre a presentare un decorso nella maggior parte dei casi asintomatico o paucisintomatico, fattore che rende difficile capire con certezza quanti abbiano contratto il virus, sembrano avere una suscettibilità all’infezione pari a circa la metà rispetto alla popolazione sopra i 20 anni25. Anche lo sviluppo di complicanze come la polmonite interstiziale e la necessità di ricovero in terapia intensiva sono evenienze molto più rare in età pediatrica rispetto a quella adulta2326. Dall’inizio dell’epidemia sono stati solamente 8 i decessi registrati nell’età da 0 a 19 anni. Questi dati sono in linea con quando accadde nel 2002-2003 durante l’epidemia SARS-CoV23.
Il motivo per cui i bambini si ammalino in modo meno grave rispetto agli adulti non è stato confermato con certezza e alla base vi sarebbero un insieme di ragioni.
Prima fra tutte una risposta immunitaria più efficiente, soprattutto di tipo innato e su cui, anche la stimolazione data dalle vaccinazioni tipiche dell’età potrebbe influire23. L’immunità innata rappresenta la prima linea di difesa contro i patogeni, in grado di rispondere immediatamente agli agenti esterni.
Un altro fattore è che i bambini sono in generale più sani, con minori comorbidità croniche, il che li proteggerebbe dagli effetti peggiori del virus. Come per gli adulti, comunque, la presenza di malattie cardiache congenite, malattie polmonari e delle vie aeree, tumori, malnutrizione e obesità sembrano rendere i bambini più a rischio di infezione da COVID-19, non escludendo la possibilità che sviluppino la malattia in forma più grave.27
Un altro elemento degno di nota riguarda il ruolo del recettore per l’angiotensina 2 (ACE2), espresso negli pneumociti a livello polmonare e in altre cellule dell’organismo, come i miocardiociti, le cellule di rene, intestino tenue, cervello e testicolo, serve fisiologicamente a regolare la pressione sanguigna e la funzione cardiaca.Il virus sembra legarsi al recettore ACE2 per infettare le cellule umane2723. Questo aspetto spiegherebbe non solo la minore casistica di Covid-19 nel paziente pediatrico, ma anche la minore morbilità e mortalità rispetto agli adulti.
L’ACE2 è uno degli enzimi centrali nel sistema renina-angiotensina (RAS) che regolano la pressione arteriosa, l’equilibrio idroelettrolitico e le resistenze vascolari sistemiche.
L'attivazione del RAS può influenzare la patogenesi del danno polmonare. Lo confermano anche le analisi condotte sulle cartelle cliniche dei decessi da Coronavirus da parte dell’Istituto Superiore di Sanità, che indicano nell'ipertensione arteriosa e nella cardiopatia ischemica le patologie più spesso riscontrate tra le persone decedute a seguito del contagio.
Se questo meccanismo di infezione attraverso il recettore ACE2 fosse vero si spiegherebbe anche perché i soggetti che hanno una sovraregolazione del recettore ACE2, (come i pazienti con diabete o con ipertensione arteriosa trattati con farmaci ACE inibitori e ARB, ossia antagonisti del recettore per l'angiotensina II o sartani), o che mostrano polimorfismi del gene per tale recettore avrebbero un rischio più alto di infettarsi e di registrare un decorso più grave della malattia COVID-19.
Al contrario nei bambini una “immaturità” e una minore espressione (down regulation) del recettore determinerebbero una minore suscettibilità all’infezione. Questi meccanismi necessitano di ulteriori studi per essere confermati27.
La maggior parte della letteratura scientifica riguardo gli effetti clinici del Coronavirus in età pediatrica deriva da uno studio multicentrico italiano promosso dalla Società Italiana di Infettivologia Pediatrica (SITIP) e dalla Società Italiana di Pediatria (SIP)23. Secondo quanto pubblicato finora la maggior parte dei bambini aveva contratto l’infezione attraverso lo stretto contatto con i genitori o altri familiari affetti e i pazienti sintomatici (l’intero campione tranne 4 soggetti) presentavano in ordine di frequenza: febbre da 37,5 a 39 °C, tosse, rinite, diarrea, dispnea, faringite, vomito, più raramente congiuntivite, dolore toracico, astenia e convulsioni febbrili. Agli esami di laboratorio il reperto di più frequente risconto era l’aumento della proteina C reattiva sopra 0,5 mg/dl, mentre altre alterazioni tipicamente riscontrate negli adulti come leucopenia, neutropenia, linfopenia o aumento dei valori di LDH e CK erano rare. Il 19,6% dei bambini presi a campione aveva patologie croniche preesistenti, dato in linea con quanto detto precedentemente circa l’aumentata incidenza e morbilità in questa categoria di soggetti.26
Tra le complicanze vengono riportate polmonite interstiziale, malattia respiratoria grave e vasculiti2628. Nella provincia di Bergamo, città fortemente colpita durante la prima ondata sono stati riscontrati 10 casi di Sindrome simil-Kawasaki in soli due mesi, 8 dei quali positivi al SARS-CoV-2. Si tratta di una vasculite conseguente alla risposta immunitaria all’infezione e si manifesta con occhi e labbra arrossati, lingua rosso fragola, gonfiore, rossore e desquamazione di mani e piedi, eruzione cutanea a chiazze sul tronco, gonfiore e dolore dei linfonodi del collo.
I pazienti che hanno manifestato tale quadro in concomitanza all’infezione da Coronavirus, rispetto ai casi diagnosticati negli anni precedenti erano più grandi (età media 7,5 anni) e mostravano una sintomatologia più grave con complicazioni cardiache e/o segni di sindrome da shock tossico. Anche in questi pazienti la remissione era stata completa nel 100% dei casi.2928
3. GLI EFFETTI INDIRETTI DEL CORONAVIRUS
I bambini e gli adolescenti sono stati colpiti in modo minore dal virus dal punto di vista strettamente clinico. Non può dirsi altrettanto relativamente alle implicazioni indirette della pandemia e del lockdown su numerosi aspetti della salute e della vita quotidiana. Prima di tutto la pandemia ha provocato un’evidente carenza sanitaria di cui sia i bambini, che gli adulti e gli anziani continuano a risentire. La paura delle persone di frequentare i luoghi sanitari considerati a rischio di contagio, la sospensione dei servizi di prevenzione, diagnosi e cura anche per il fatto che molti medici e infermieri sono stati dirottati in prima linea nei reparti COVID, hanno provocato una drastica riduzione sia delle visite ambulatoriali di controllo, sia dell’accesso ai servizi di emergenza.
Si stima che durante la pandemia ci sia stato un calo di circa il 40% dell’utenza pediatrica nei Pronto Soccorso che in alcuni casi ha raggiunto l’80%, con un ritardo diagnostico per patologie quali l’epilessia, o condizioni come la chetoacidosi diabetica in pazienti con diabete mellito di tipo 1. Anche le diagnosi dei tumori pediatrici si sarebbero ridotte in questi mesi. Non meno importante il fatto che in molti casi siano stati trascurati o posticipati i follow up di pazienti con patologie croniche soprattutto endocrinologiche e metaboliche o respiratorie. L’OMS inoltre ha rilevato un preoccupante calo a livello globale del numero di bambini che hanno completato le 3 dosi di vaccino contro difterite, tetano e pertosse (DTP3) e delle coperture vaccinali in generale.30
Non meno preoccupanti sono gli effetti che la pandemia ha avuto sull’alimentazione e sullo stile di vita. La chiusura delle scuole, la sospensione delle attività sportive e le raccomandazioni di restare nelle proprie abitazioni ha stravolto completamente la routine quotidiana di bambini e adolescenti. Semplici azioni come il recarsi a scuola a piedi, il giocare nel giardino della scuola o al parco, il praticare attività sportiva costituiscono infatti occasione di socializzazione e movimento. La scuola e le attività extrascolastiche, sportive o di altro tipo, riempiono e scandiscono le giornate di bambini e adolescenti. Avere delle occupazioni e degli impegni da portare avanti favorisce lo sviluppo delle abilità organizzative e pragmatiche, contribuisce indirettamente al mantenimento di un ritmo sonno-veglia adeguato e all’assunzione dei pasti quotidiani con regolarità31.
Le restrizioni imposte hanno modificato le abitudini delle famiglie costringendo figli e genitori a trascorrere molte ore in più rispetto al solito all’interno delle proprie abitazioni, spesso piccole e prive di un giardino esterno. Questo maggiore tempo libero avrebbe potuto essere sfruttato dai genitori per trascorrere più tempo insieme ai figli, per coinvolgerli in giochi o in attività fisica,
per migliorare le abitudini alimentari di tutta la famiglia, avendo maggiore cura nel proporre alimenti sani e preparati in casa32. Purtroppo i primi in Italia e in altri paesi, rivelano uno scenario totalmente diverso. Il lockdown avrebbe generato una condizione generale di isolamento sociale, stress e noia in adulti e bambini che, unita alla difficoltà dei genitori di combinare lavoro da casa e gestione dei figli avrebbe ridotto enormemente le ore quotidiane di attività fisica e incrementato il tempo trascorso davanti alla TV, al computer o altri dispositivi elettronici, inducendo a una “sedentarietà forzata”. 33 Questa condizione avrebbe inoltre favorito l’assunzione di cibo in maniera disordinata e incentivato il consumo di merendine e dolci, con aumento dell’incidenza di sovrappeso o obesità3435. Uno studio condotto a Verona su 41 bambini obesi ha evidenziato durante il lockdown, anche a causa dell’assenza della “routine scolastica”, un significativo incremento del numero di pasti giornalieri e dell’assunzione di patatine fritte, bevande zuccherate, oltre a un aumento del tempo trascorso davanti agli schermi con conseguente riduzione dell’attività fisica.36 Dati simili emergono da uno studio spagnolo condotto su bambini normopeso da cui emerge un peggioramento della qualità di vita durante la pandemia soprattutto nei figli di genitori stranieri o con basso titolo di studio.37 Questo dimostra che il lockdown e la chiusura delle scuole rischiano di accentuare le disparità culturali ed economiche delle famiglie, specie di quelle residenti nelle aree urbane e con più figli, penalizzando in particolar modo quelle che a causa della pandemia hanno visto una riduzione del proprio reddito.3437
Non meraviglia il fatto che tali condizioni stiano provocando sul piano psicologico un aumento dei disturbi d’ansia, di ipocondria patologica, di insonnia e depressione. Queste problematiche vedono spesso come protagonisti gli adolescenti, costretti in casa e privati della loro vita sociale, in cui si è riscontrato un aumento di depressione e cyber-dipendenza, con episodi di autolesionismo e suicidi.383940
4. UTILITA’ E RISCHI LEGATI ALL’USO DEI DISPOSITIVI ELETTRONICI
L’avvento del COVID-19 e delle conseguenti restrizioni ha portato a un incremento esponenziale nell’utilizzo dei dispositivi tecnologici. Gli strumenti digitali che già prima della pandemia erano parte integrante della vita quotidiana, durante il lockdown sono diventati indispensabili, non solo per gli adulti, dove lo smart-working nella maggior parte dei casi è divenuto la modalità ordinaria di lavoro, ma anche per bambini e adolescenti.
La tecnologia mai come in questo tempo si sta dimostrando essere uno strumento funzionale e indispensabile per compensare le limitazioni introdotte, basti pensare alla didattica a distanza che in qualche modo sta cercando di sopperire alla chiusura delle scuole, all’utilizzo e dei social network e delle videochiamate come mezzo per mantenere delle relazioni sociali, o addirittura alle piattaforme digitali come modalità di promozione dell’attività fisica, come allenamenti sportivi o altre attività di gruppo online. Dall’altro lato però non bisogna sottovalutare che un’esposizione prolungata e poco consapevole porta con sé gravi rischi.39 Di fatto già prima dell’avvento del Coronavirus, dalle ultime indagini di Okkio alla SALUTE (2019), era emerso che in Italia il 44,5% dei bambini trascorreva più di 2 ore al giorno davanti al computer e/o videogiochi, tablet o smartphone41 e tra i più piccoli 8 bambini su 10 di età compresa tra 3 e 5 anni sapevano utilizzare lo smartphone o il tablet dei genitori39. La domanda che sorge spontanea a questo punto è se i genitori siano consapevoli dei pericoli legati all’uso precoce e/o eccessivo dei dispositivi digitali. È chiaro che al giorno d’oggi piuttosto che demonizzare i dispositivi elettronici o negarne completamente l’accesso, sarebbe più opportuno educare i genitori ad un uso consapevole e adeguato della tecnologia e informarli sui possibili effetti collaterali che un uso inappropriato avrebbe sui loro figli.39
La SIP (Società Italiana di Pediatria) nel 2018 ha redatto delle Linee Guida sull’uso degli strumenti tecnologici che regolano e limitano l’utilizzo giornaliero dei dispositivi tecnologici in funzione all’età del bambino nel modo che segue:
1. Bambini di età inferiore ai 2 anni: consigliata l’astensione dall’uso di strumenti tecnologici e dall’esposizione passiva e prolungata alla luce di uno schermo.
2. Bambini di età compresa tra i 2 e i 5 anni: consigliata un’esposizione sorvegliata da parte di un adulto per massimo un’ora al giorno. In questa fascia d’età, il bambino necessita di allenare e sviluppare le abilità motorie, relazionali e la creatività.
3. Bambini di età compresa tra i 6 e gli 9 anni: consigliata un’esposizione sorvegliata da parte di un adulto per massimo due ore al giorno. In questa fascia d’età, i genitori dovrebbero iniziare a fornire informazioni al bambino in merito ai differenti dispositivi (tv, tablet, smartphone, pc, videogiochi), spiegando opportunità e pericoli nell’utilizzo e stabilendo delle regole.
4. Bambini di età compresa tra i 10 e i 12 anni: in questa fascia d’età l’utilizzo degli strumenti tecnologici può avvenire senza sorveglianza diretta da parte dell’adulto, solo dopo un’accurata educazione all’uso consapevole della tecnologia e l’introduzione di regole sull’esposizione in autonomia (numero di ore totali, momenti della giornata, tempo massimo di utilizzo continuativo). Resta raccomandabile l’utilizzo di internet da parte del bambino in un’area comune.
5. Dopo i 12 anni: il genitore è chiamato a vigilare sull’impiego degli strumenti digitali da parte dei figli, monitorando che tale utilizzo non interferisca sul benessere e sullo sviluppo del ragazzo (ad es. su qualità del sonno, alimentazione, mantenimento di relazioni sociali non virtuali, svolgimento di attività sportive).3942
Oggi a fronte dei cambiamenti imposti dal COVID-19 si è resa necessaria una rimodulazione del tempo di esposizione ai dispositivi elettronici. La DAD già di per sé richiede un certo numero di ore davanti ai mezzi digitali, che, unita all’aumento del tempo trascorso in casa rischiano di sfociare in un accumulo eccessivo di ore trascorse davanti agli schermi, soprattutto per quei bambini i cui genitori hanno continuato a lavorare anche durante la pandemia.
L’indicazione generale sicuramente è quella di non superare i tempi raccomandati dalla SIP, stabilire dei limiti di utilizzo in termini di ore, momenti della giornata e contenuti a cui il bambino più accedere e proporre delle attività alternative da poter svolgere magari insieme a tutta la famiglia. È importante che anche i genitori si comportino in maniera coerente con le regole stabilite e condivise. 39
Un’esposizione inappropriata al mondo digitale può interferire sulla salute e sullo sviluppo del bambino con effetti sia a breve che a lungo termine. Si possono notare una facile irritabilità con improvvisi episodi di pianto e rabbia, soprattutto rivolti verso le figure adulte che limitano o ostacolano l’uso della tecnologia, uniti ad apatia e perdita di interesse verso ciò che circonda il bambino con rischio di depressione, difficoltà a mantenere la concentrazione su un compito, fino addirittura a segni d’ansia o irrequietezza motoria. Va sottolineato che questi atteggiamenti vengono anche esacerbati e slatentizzati dalla condizione di isolamento generale imposta dal lockdown e rischiano di esitare in disturbi di cyber-dipendenza in soggetti che già presentano una predisposizione e una fragilità emotiva di base. 39
Oltre ai danni a carico del neurosviluppo e della sfera psichica, non vanno sottovalutati i possibili disturbi alla vista, soprattutto secchezza oculare, bruciore, miopia, i danni all’apparato auricolare o a carico del nervo acustico (neurinoma) quando i dispositivi sono a stretto contatto con l’orecchio e un possibile aumento del rischio di cancerogenicità per esposizione a onde elettromagnetiche specie nei più piccoli, se esposti fin dai primi anni di vita.
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Un utilizzo prolungato dei dispositivi elettronici, soprattutto nel contesto delle restrizioni imposte dalla pandemia, oltre a favorire l’assunzione di merendine e spuntini in maniera disordinata si correla ad una diminuizione dell’attività fisica e ad un aumento della sedentarietà con tutte le conseguenze che ne conseguono, ossia rischio di aumento del peso e obesità, insulino-resistenza, patologie cardiovascolari, ma questo aspetto verrà approfondito successivamente.3943
Un dato drammatico, frutto di questo periodo di emergenza e reclusione in cui le relazioni sociali e le attività quotidiane passano attraverso il mondo digitale è l’aumento degli episodi di cyberbullismo, soprattutto tra gli adolescenti. La Fondazione Carolina, una associazione italiana che opera contro il cyberbullismo e la violenza sul web parla di segnalazioni sempre più numerose provenienti da scuole, oratori e associazioni. Solo nel mese di aprile 2020 si sarebbero verificati 121 casi di cyberbullismo con vittime tra i ragazzi e 89 con vittime tra i docenti, 9 casi di “sexting” e 4 di “revenge porn” e oltre a casi di gruppi su Telegram in cui vengono diffuse indebitamente immagini di minori con anche episodi di adescamento.44,45 Sono dati che preoccupano, soprattutto per le conseguenze che si generano sia nelle vittime che negli artefici di tali azioni e che rendono opportuno una maggiore sorveglianza da parte dei genitori sulle attività dei loro figli e soprattutto interventi di supporto psicologico mirato ove necessario, anche perché le abitudini di vita dettate dalla pandemia non sono destinate a esaurirsi in tempi brevi.
4.1 L’IMPORTANZA DEL SONNO IN ETÀ DI SVILUPPO
L’ultimo, ma non ultimo aspetto su cui si vuol porre l’attenzione in quanto spesso sottovalutato, è la correlazione tra l’uso della tecnologia e il sonno notturno. Entrambi gli elementi sono
fondamentali per un corretto sviluppo neurologico durante l’infanzia e diventano cruciali nell’età dello sviluppo puberale46. In primo luogo un eccesso di tempo trascorso davanti agli schermi, soprattutto se utilizzati prima di andare a letto sopprime la produzione di melatonina, causando sia diminuzione che alterazione del sonno notturno.47
La melatonina è un’importante regolatore del sonno. Viene definita orologio biologico o ormone del buio: a livello plasmatico infatti la sua concentrazione è bassa di giorno, e alta di notte con un picco di secrezione che avviene, in assenza di luce, tra le 22 e le 2 di notte. Sono proprio i fotorecettori retinici che, attraverso i nuclei soprachiasmatici ipotalamici, arrivano poi a stimolare l’epifisi (o ghiandola pineale) che produce la melatonina. La riduzione della funzione comportamentale e la propensione al sonno in genere si verificano circa due ore dopo la produzione endogena dell’ormone.
La sovrailluminazione associata alla sovraesposizione televisiva nelle ore serali, cioè quando si dovrebbe avere il picco secretorio di melatonina, provoca un abbassamento della sua secrezione e altera la sua produzione circadiana, determinando difficoltà nell’addormentamento, e più in generale un sonno di scarsa qualità46.
La società americana di pediatria per questo raccomanda di evitare l’uso dei dispositivi elettronici nei bambini 1 ora prima di recarsi a dormire.
Durante questi mesi di pandemia, l’eccessivo uso degli schermi avrebbe contribuito al peggioramento della qualità del sonno, già inficiata dall’aumento di stress e ansia legati alla pandemia47. Nei bambini e ragazzi sono stati riscontrati disturbi come difficoltà ad addormentarsi, ridotta qualità del sonno, numerosi risvegli e incubi.
Inoltre, da quando è venuta meno la routine imposta dalla scuola, si è assistito al fatto che bambini e ragazzi andassero a letto più tardi del solito, ma anche che tale orario fosse molto più disordinato e disomogeneo3839.
I bambini dovrebbero dormire almeno 9-11 ore a notte.31 Questo è necessario per un corretto sviluppo cerebrale, con ripercussioni negative sulle performance cognitive e di conseguenza sulle prestazioni scolastiche nel caso di mancato soddisfacimento di tale bisogno. Ma c’è di più, secondo uno studio che ha correlato abitudini del sonno e intelligenza pubblicato su BMJ (Journal of Epidemiology and Community Health), andare a letto ad un orario irregolare ha effetti sulle prestazioni cognitive dei bambini, anche peggiori rispetto all’andare a letto tardi.
Gli effetti sarebbero inoltre maggiori nei bambini in cui era mancata una precisa routine serale fin dall’età di 3 anni, rispetto a quelli i cui ritmi sonno-veglia erano stati più regolari nel tempo48 .
Si comprende come sia indispensabile, specie in questo periodo di pandemia e lockdown intermittenti imporre a bambini e adolescenti una routine sonno veglia regolare e costante e un uso dei dispositivi elettronici controllato e limitato.
5. ATTIVITÀ FISICA E SEDENTARIETÀ IN ITALIA E NEL MONDO
Le linee guida OMS, aggiornate al 25 novembre 2020, raccomandano per bambini e adolescenti (età 5-17) una media di 60 minuti di movimento quotidiano durante la settimana, a cui aggiungere attività fisica da moderata a vigorosa ed esercizi di potenziamento muscolare almeno 3 volte a settimana.
Relativamente ai comportamenti sedentari, le Linee guida 2020 non riportano indicazioni quantitative, ma per le diverse fasce di età e gruppi specifici si raccomanda in generale una riduzione del tempo trascorso in condizioni di inattività, e in particolare per bambini e ragazzi si sottolinea l’importanza di ridurre il tempo trascorso davanti dispositivi elettronici.
Si stima che a livello globale 1 su 4 adulti e addirittura 3 su 4 adolescenti (di età 11-17 anni) non svolgano sufficiente attività fisica. La situazione è peggiore nelle aree economicamente più sviluppate dove l’eccesso di urbanizzazione, l’utilizzo maggiore dei mezzi di trasporto e della tecnologia e i ritmi lavorativi frenetici fanno sì che in alcuni paesi i livelli di inattività possano arrivare al 70%.
L’attività fisica è inserita dall’OMS tra i fattori determinanti della salute, salute che viene intesa come stato di benessere fisico, mentale e sociale.49
Il movimento migliora la forma fisica e contribuisce a costruire e rafforzare l’apparato muscoloscheletrico, ma soprattutto è fondamentale per il controllo del peso e per la prevenzione di sovrappeso e obesità. L’inattività e l’eccesso ponderale si associano ad un aumento del rischio di patologie cardiovascolari come l’ipertensione arteriosa, l’infarto del miocardio e lo scompenso cardiaco, di alcune condizioni metaboliche come le dislipidemie, l’insulino- resistenza e il diabete, che oggi rappresentano le maggiori cause di morbilità e mortalità nel mondo. La sedentarietà si correla anche al rischio di insorgenza di alcune neoplasie molto comuni a livello globale come il cancro del colon e della mammella.49
Lo sport favorisce anche il benessere mentale riducendo l’insorgenza della depressione, migliorando le prestazioni scolastico-lavorative e la qualità del sonno sia nella popolazione adulta, sia nell’infanzia e adolescenza. L’attività fisica, specie in età evolutiva promuove lo sviluppo di un comportamento sociale virtuoso, il rispetto delle regole e stimola l’adattabilità della persona alle contingenze quotidiane.4950
L’OMS con il “Piano d’azione globale sull’attività fisica 2018-2030”, ha posto l’obiettivo di ridurre del 15% la prevalenza globale dell’inattività fisica negli adulti e negli adolescenti entro
il 2030.49
I progressi nell’aumento dell’attività fisica da parte della popolazione sono lenti e il motivo va ricercato nella mancanza di consapevolezza del problema da parte della popolazione e negli scarsi investimenti sul tema della sedentarietà e delle patologie correlate. Perché si apprezzino cambiamenti nei livelli di attività fisica praticata dalla popolazione è necessario che i diversi Paesi si attivino concretamente con interventi specifici da attuare in diversi contesti (sanità, istruzione e lavoro per esempio)49.
La pandemia e il lockdown sicuramente non stanno aiutando ad andare verso questa direzione e rischiano di peggiorare una situazione già di per sé preoccupante.
5.1 ATTIVITA’ FISICA E SEDENTARIETA’ NEI BAMBINI E NEGLI ADOLESCENTI ITALIANI
L’Italia, le cui strategie sono in linea con gli obiettivi del Piano d’azione promossi dall’OMS, già da diversi anni si adopera con numerose iniziative e programmi per la promozione della salute e per il contrasto alle cattive abitudini.
Ne sono esempi il Piano Nazionale della Prevenzione (PNP), parte integrante del Piano Sanitario Nazionale, o il programma “Guadagnare Salute – Rendere facili le scelte salutari”.
Quest’ultimo, coordinato dal Ministero della salute mira a contrastare i quattro principali fattori di rischio di malattie croniche nel nostro paese: scorretta alimentazione, inattività fisica, consumo eccessivo di bevande alcoliche e tabagismo.51
Sul territorio nazionale sono inoltre attivi dei sistemi di sorveglianza coordinati dall’ISS (Istituto Superiore di Sanità) che raccolgono informazioni sugli stili di vita nelle diverse fasce di età della popolazione, tra cui:
- OKkio alla SALUTE monitora lo stato nutrizionale e gli stili di vita dei bambini della scuola primaria (8-9 anni)52;
- Health Behaviours in School-aged Children (HBSC) raccoglie informazioni nell’età della preadolescenza e dell’adolescenza (11, 13 e 15 anni)5354;
- Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia (PASSI) indaga su salute, qualità della vita e fattori di rischio comportamentali nell’età adulta (18-69 anni)55; - PASSI d’Argento si occupa di salute, qualità della vita e bisogni delle persone anziane
(65 anni e oltre)56.
Gli ultimi dati antecedenti la pandemia da COVID-19 rilevati da questi sistemi di sorveglianza nazionale, delineano un quadro per nulla rassicurante soprattutto per quanto concerne la buona
alimentazione e l’attività fisica.
Dalla sesta e ultima raccolta del 2019 sistema di sorveglianza “OKkio alla SALUTE” è emerso che i bambini in sovrappeso erano il 20,4% e i bambini obesi il 9,4%, compresi i bambini gravemente obesi che rappresentavano il 2,4%. Tendenzialmente le Regioni del Sud e le famiglie in condizioni socioeconomiche più svantaggiate mostrano i valori più elevati di eccesso ponderale in entrambi i generi.
Per la definizione dello stato ponderale nei bambini, OKkio alla SALUTE utilizza i valori soglia dell’International Obesity Task Force (IOTF), basati sul BMI (Body Mass Index) corretto per età e sesso. Sovrappeso, obesità e obesità severa corrispondono, rispettivamente, a valori di BMI ≥ 85°, ≥ 95° e ≥ 99° centile5741. La formula del BMI consiste nella divisione del peso espresso in chilogrammi (kg), per il quadrato della sua statura espressa in metri (m). In età pediatrica esso viene sempre corretto per età e sesso (centile). Nella valutazione dello stato ponderale, oltre al BMI si tiene conto anche di impedenzometria, plicometria e altre misure antropometriche.
L’Italia prende parte anche al sistema di sorveglianza internazionale dell’organizzazione mondiale della sanità (OMS) “Childhood Obesity Surveillance Initiative” (COSI). Rispetto all’ultima rilevazione l’Italia risulta tra le nazioni con i valori più elevati di eccesso ponderale nei bambini insieme ad altri Paesi dell’area mediterranea.41
Le cause di tali preoccupanti risultati sono riconducibili a numerose cattive abitudini assunte dai più piccoli anche di conseguenza alla negligenza dei genitori. Sempre dalle analisi di “ Okkio alla SALUTE” emerge infatti che il 40,3% dei bambini in sovrappeso o obesi è percepito dalla madre come sotto-normopeso, il 59.1% delle madri di bambini poco attivi ritiene che il proprio figlio svolga attività fisica adeguata e tra le mamme di bambini in sovrappeso o obesi il 69,9% pensa che la quantità di cibo assunta dal proprio figlio non sia eccessiva. La scuola è un tramite fondamentale per la promozione dell’attività motoria e delle buone abitudini alimentari del bambino. Il 93% delle scuole prevede nel proprio curriculum il rafforzamento dell’attività motoria e il 57% l’organizzazione di attività motoria extracurriculare. L’81% delle scuole prevede anche l’educazione nutrizionale curriculare e il 34% coinvolge i genitori in queste iniziative.41,57
Gli indicatori riferiti all’attività fisica e al peso corporeo in Italia sono però stabili negli anni, a indicare l’inefficacia e l’insufficienza di quanto messo in atto finora57.
Per quanto riguarda l’età adolescenziale la situazione diventa ancora più delicata. Dai dati del 2018 della sorveglianza sui rischi comportamentali in età 11-17 anni “Health behaviour in
school-aged children (HBSC) è emerso che solo 1 su 10 adolescenti risponde completamente alle direttive dell’OMS sula pratica di attività fisica per un totale di almeno 60 minuti al giorno e questa diminuisce con l’età. Complessivamente solo il 38% ha dichiarato di svolgere esercizio fisico in occasione di attività extra-scolatiche tra le due e le tre volte alla settimana.53
Per quanto concerne i comportamenti sedentari associati alla visione della TV e l’uso di computer e/o altri dispositivi elettronici negli ultimi anni si è registrata una forte crescita favorita dall’aumento dell’uso dello smartphone a partire da un’età sempre più precoce. Il tempo così speso può interferire con il sonno e con il rendimento scolastico.
Questi risultati sono ancora più preoccupanti se si considera che sono i dati rilevati in un contesto di normalità, quale il periodo precedente la pandemia, quando la scuola, lo sport, le relazioni sociali con i coetanei erano in varia misura parte integrante delle abitudini degli adolescenti53.
Il rischio è che lo stile di vita sedentario e la condizione di isolamento e inattività, instauratesi in questi mesi a causa delle restrizioni possano diventare la normalità e possano protrarsi anche dopo la fine della pandemia, determinando un ulteriore peggioramento del benessere psicofisico di bambini e adolescenti. Uno studio svolto in Svizzera ha dimostrato infatti che le abitudini assunte durante il lockdown di Marzo Aprile Maggio 2020 relativamente al consumo di alimenti non salutari e al tempo trascorso davanti alla TV dopo più di 3 mesi erano rimaste inalterate rispettivamente nel 20% e nel 37% dei bambini.35 Anche se i bambini riescono ad adattarsi ai cambiamenti meglio rispetto agli adulti, è altrettanto noto che le abitudini che essi acquisiscono durante la crescita tendono a persistere e possono essere modificate con difficoltà
43.
Il periodo che stiamo vivendo avrà conseguenze negative non tanto nell’immediato, ma soprattutto nel lungo termine, tanto che si è addirittura parlato del rischio di una “obesity pandemic” ossia un forte incremento dell’obesità pediatrica nei paesi a medio e alto sviluppo.
Al contrario ci si aspetta un peggioramento della denutrizione e della qualità della vita nelle aree più povere, vanificando in questi paesi anni di lotta al fine di ridurre le morti infantili prevenibili.3558
L’obesità infantile è una condizione a eziologia multifattoriale associata a fattori genetici ed ambientali. I presupposti per lo sviluppo di tale condizione patologica si costituiscono molto precocemente nella vita dell’individuo e cioè nel periodo che va dalla vita intrauterina ai primi anni di vita. Tra i fattori di rischio precoci predittivi per lo sviluppo successivo di obesità
rientrano:
- presenza di obesità nei genitori;
- basso peso alla nascita (i cosiddetti neonati dismaturi);
- eccessivo incremento di peso nel primo anno di vita, in cui un tempo di allattamento al seno breve è correlato a un aumentato rischio di sovrappeso;
- early adiposity rebound in età inferiore ai 5 anni59.
La fase adolescenziale è invece quella in cui insorgono la maggior parte dei disturbi del comportamento alimentare che vanno dalla privazione (anoressia) all’eccessivo introito alimentare (sovrappeso e bulimia)59.
Il sovrappeso e l’obesità si associano a conseguenze metaboliche, cardiovascolari, respiratorie, ortopediche e psicosociali in adolescenza e in età adulta. Diagnosticare e trattare, ma soprattutto prevenire queste condizioni fin dall’età precoce, significa dunque garantire e migliorare la salute delle nuove generazioni.60 Ne gioverebbero anche le casse dello stato italiano in quanto si stima che un paziente obeso abbia un impatto sul Sistema Sanitario Nazionale fino al 51% in più rispetto a un paziente normopeso.4361
I sistemi di sorveglianza permettono di conoscere lo stato, i bisogni e le consuetudini della popolazione, al fine di comprendere quali interventi sono necessari, in che modi e tempi.
SCOPO DELLO STUDIO
Nell’ottica di quanto sopra descritto, lo studio si pone l’obiettivo di valutare in che modo un campione di popolazione di età compresa tra 5 e 17 anni abbia affrontato i mesi iniziali di pandemia, confrontando le abitudini da loro assunte nel trimestre marzo-aprile-maggio 2020, e di verificare se, e in che misura, il lockdown abbia influito nel peggiorare un quadro già inizialmente non rassicurante.
Il periodo scelto è quello del primo lockdown nazionale in cui sono state messe in atto le misure più restrittive al fine di bloccare la rapida diffusione del virus.
Riguardo tale periodo e tale fascia di età sono pochi gli studi pubblicati finora dall’Italia, ma è necessario implementare i dati e le osservazioni a riguardo per attuare, nel minor tempo possibile, i necessari presidi al fine di preservare la salute dei bambini e degli adolescenti italiani.
MATERIALI E METODI
1. POPOLAZIONE DEL CAMPIONE
Sono stati studiati 823 soggetti (di cui M=434 e F=389) e sono stati suddivisi prendendo come parametro l’età del figlio/a, in due gruppi:
- Età 5-11 anni (comprendente 531 soggetti di cui 272 maschi e 259 femmine) - Età 12-17 anni (comprendente 292 soggetti di cui 162 maschi e 130 femmine)
Tale divisione è stata praticata al fine di aumentare la specificità e l’attendibilità delle risposte, riducendo l’influenza dell’età sui risultati ottenuti.
2. RACCOLTA DEL CAMPIONE
Lo studio, di tipo trasversale e osservazionale, ha utilizzato per la raccolta del campione un questionario anonimo online, creato tramite Google Moduli e accessibile attraverso un apposito link.
La raccolta dei dati è iniziata il 7 gennaio 2021 e si è conclusa il 16 febbraio 2021.
Il questionario era rivolto esclusivamente ai genitori e la durata di compilazione era di circa 10 minuti.
I parametri di inclusione erano 2 e comprendevano:
1. l’essere genitori di figli di età compresa tra i 5 e i 17 anni;
2. l’essere residenti sul territorio italiano.
La diffusione ha visto il coinvolgimento di alcune scuole del territorio italiano (primaria, secondaria di primo e secondo grado) selezionate casualmente, i cui dirigenti scolastici hanno provveduto a inoltrare ai genitori degli studenti un’e-mail contenente il link per accedere al questionario. Questo era introdotto da una breve presentazione in cui venivano definiti in maniera sintetica lo scopo dello studio, i parametri di inclusione, il tempo di compilazione, l’anonimato e la facoltatività delle risposte.
La compilazione prevedeva l’iniziale accettazione del consenso informato (unica domanda obbligatoria), mentre le restanti domande erano facoltative e il questionario poteva essere interrotto in qualsiasi momento. Nel caso in cui un genitore possedesse più di un figlio la cui età soddisfacesse il criterio di inclusività, il questionario poteva essere compilato più di una volta.
Alla fine dell’arco di tempo sopracitato il numero di compilazioni è stato di 848. Di queste, solo 823 sono state considerate valide, ossia rientranti nei parametri di inclusione, andando a costituire il campione dello studio.
3. STRUMENTI: STRUTTURA DEL QUESTIONARIO
Il questionario era costituito da una serie di domande volte ad analizzare le variazioni dello stile di vita dei soggetti durante il periodo del primo lockdown nazionale estesosi dal 9 marzo 2020 al 18 maggio 2020, attraverso la percezione dei loro genitori.
Era articolato in 4 parti:
1. Dati demografici 2. Stato fisico
3. Stile di vita: attività fisica e attività sedentarie 4. Ritmo sonno-veglia
1. Dati demografici
La prima parte del questionario comprendeva domande riguardanti la nazionalità, il titolo di studio e lo stato occupazionale di ciascuno dei genitori nel periodo antecedente la pandemia. È inoltre stato chiesto se i genitori avessero continuato a lavorare da casa o nella sede di lavoro durante il lockdown, oppure se avessero smesso a causa della pandemia o se fossero disoccupati già da prima. Lo scopo di tali domande era quello di contestualizzare il campione da un punto di vista socio-culturale e osservare se e in che misura la pandemia avesse influito sulle abitudini del nucleo familiare. In questa sezione venivano richieste anche informazioni circa l’età e il sesso del figlio al fine di caratterizzare il campione in esame.
2. Stato fisico
Questa sezione raccoglieva informazioni sullo stato ponderaledel figlio percepito dal genitore e in particolare:
lo stato ponderale prima e dopo la pandemia con domanda a risposta multipla e possibilità di scegliere tra SOTTOPESO, NORMOPESO, SOVRAPPESO o OBESO
la variazione di peso percepita dopo il lockdown da indicare in termini di AUMENTATO, DIMINUITO o INVARIATO.
3. Stile di vita: attività fisica e attività sedentarie
Questa era la parte più consistente del questionario comprendente una serie di domande riguardanti l’attività fisica e i comportamenti sedentari dei soggetti presi in esame. Le domande sono state estrapolate e riadattate a partire dallo “Youth Activity Profile” YAP62, un questionario utilizzato per valutare e misurare i sopracitati parametri in età pediatrica, di cui si è conservata la struttura in 3 parti (attività fisica a scuola, attività fisica extrascolastica, attività sedentarie), comprendenti le domande che seguono:
a. attività fisica a scuola (prima della pandemia)
Quanti giorni a settimana suo figlio si recava a scuola, o rientrava da scuola a piedi o in bicicletta? Con risposta a scelta multipla tra MAI, 1 GIORNO, 2 GIORNI, 3 GIORNI o OGNI GIORNO.
Quante ore di educazione fisica a scuola erano svolte a settimana? Con possibilità di scegliere tra: NON SVOLGEVA ATTIVITÀ FISICA, 1 ORA 2 ORE o PIÙ DI 2 ORE.
Durante la ricreazione quanto spesso svolgeva attività come sport/camminata/gioco attivo? Con risposta a scelta tra NON FACEVA RICREAZIONE, MAI, A VOLTE SPESSO, SEMPRE.
b. attività fisica extra-scolastica
Quanti giorni a settimana suo figlio praticava attività sportiva? Si intendeva sport di squadra o singoli.
Quanti giorni a settimana suo figlio svolgeva attività fisica di altro tipo? Tali attività includevano giocare al parco, negli spazi del proprio quartiere, nel giardino della propria abitazione, o in luoghi simili.
Quanti giorni a settimana suo figlio seguiva lezioni sportive al computer? Venivano incluse lezioni di danza, ginnastica, judo o qualsiasi altra attività sportiva svolta in maniera attiva.
Per ciascuna di queste domande era prevista una risposta a scelta multipla tra: MAI, 1
GIORNO, 2 GIORNI, 3 GIORNI o OGNI GIORNO. Ogni domanda era presentata due volte, di cui la prima in riferimento al periodo antecedente la pandemia, mentre la seconda ai mesi del lockdown di marzo-aprile-maggio 2020, al fine di permettere il confronto.
c. attività sedentarie
Quanto tempo spendeva suo figlio davanti alla TV?
Quanto tempo passava suo figlio giocando ai videogiochi o utilizzando Facebook, Whatsapp, Youtube, programmi per videochiamate? Si escludeva l’uso ai fini scolastici, che veniva analizzato appositamente con la domanda successiva;
Quanto tempo trascorreva suo figlio davanti al computer o al telefono per attività scolastiche?
Le risposte comprendevano diverse fasce temporali (MAI, CIRCA 1 ORA AL GIORNO, 1-2 ORE, 2-3 ORE o PIÙ DI 3 ORE) al fine di favorire un riscontro più preciso e sincero possibile.
Veniva poi chiesto di indicare quale termine descrivesse maggiormente lo stile di vita del figlio scegliendo tra MOLTO SEDENTARIO, A VOLTE SEDENTARIO, RARAMENTE SEDENTARIO, MAI SEDENTARIO.
Anche tutte queste domande erano presentate nella doppia variante: PRIMA e DURANTE IL LOCKDOWN.
A completamento del quadro veniva posta la seguente domanda: “Se in questi mesi ha riscontrato cambiamenti nelle attività (fisiche e sedentarie) svolte da suo figlio, quanto pensa che la pandemia abbia influito?” con possibilità di rispondere PER NIENTE, POCO, MOLTO.
4. Ritmo sonno-veglia
In questa ultima parte si chiedeva di indicare l’ora a cui i figli si recavano a letto e l’orario della sveglia durante la settimana, ancora differenziando il periodo del lockdown, rispetto ai mesi precedenti. Inoltre è stato domandato se i figli fossero soliti dormire il pomeriggio prima e durante il lockdown per meglio definire le abitudini riguardo le ore di sonno e porre meglio in evidenza i cambiamenti emersi.
RISULTATI
Le analisi sono state realizzate con il software “IBM SPSS Statistics”.
I dati sono riportati nelle tabelle che seguono sottoforma di prevalenze assolute e relative, e come media (±DS) nel caso dell’età.
L’ordine rispetta quello di presentazione delle domande all’interno del questionario.
1. Dati demografici (Tabelle 1a, 1b, 1c)
Età 5-11 anni (Tot=531) Media (SD)
Età 12-17 anni (Tot=292) Media (SD)
1b. Età del figlio
8,271 (1,9607) 13,8 (1,556)
Età 5-11 anni (N=531) N (%)
Età 12-17 anni (N=292) N (%)
1a. Dati demografici dei genitori
VARIABILI
MADRE PADRE MADRE PADRE
Nazionalità
ITALIANA
ESTERA
Tot=530 496 (93,6) 34 (6,4)
Tot=530 508 (95,8) 22 (4,2)
Tot=289 280 (96,9) 9 (3,1)
Tot=291 280 (96,2) 11 (3,8) Titolo di studio
LICENZA SCUOLA ELEMENTARE
LICENZA SCUOLA MEDIA
DIPLOMA
LAUREA
Tot=529 0 57 (10,8) 198 (37,4) 274 (51,8)
Tot=527 2 (0,4) 123 (23,3) 249 (47,2) 153 (29,0)
Tot=290 0 37 (12,8) 135 (46,6) 118 (40,7)
Tot=290 2 (0,7) 76 (26,2) 141 (48,6) 71 (24,5) Stato occupazionale
DIPENDENTE A TEMPO PIENO
DIPENDENTE PART-TIME
LIBERA PROFESSIONISTA
DISOCCUPATA
PENSIONATA
IN CONGEDO PARENTALE
Tot=529 215 (40,6) 126 (23,8) 83 (15,7) 97 (18,3) 0 8 (1,5)
Tot=526 334 (63,5) 14 (2,7) 162 (30,8) 13 (2,5) 3 (0,6) 0
Tot=289 126 (43,6) 79 (27,3) 32 (11,1) 51 (17,6) 0 1 (0,3)
Tot=289 177 (61,2) 6 (2,1) 90 (31,1) 12 (4,2) 4 (1,4) 0 La madre/il padre ha lavorato durante il lockdown
SÌ
SÌ, DA CASA
NO, HA SMESSO DURANTE IL LOCKDOWN
NO, ERA DISOCCUPATA ANCHE PRIMA
Tot=529 127 (24,0) 175 (33,1)
136 (25,7) 91 (17,2)
Tot=523 259 (49,5) 102 (19,5)
150 (28,7) 12 (2,3)
Tot=292 86 (29,8) 97 (33,6)
57 (19,7) 49 (17,0)
Tot=289 144 (49,8) 63 (21,8) 71 (24,8) 11 (3,8)
1c. Sesso Età 5-11 anni (Tot=531) N (%)
Età 12-17 anni (Tot=292) N (%)
Maschio Femmina
272 (51,2) 259 (48,8)
162 (55,5) 130 (44,5)
Caratteristiche demografiche dei genitori e dei bambini
I dati demografici di genitori e bambini sono riportati nella prima tabella. Rispetto al campione globale (823), la maggioranza sono bambini di età compresa tra 5 e 11 anni (un totale di 531 soggetti corrispondente al 64.52%). Gli adolescenti di età compresa tra 12 e 17 anni anni sono 292, ovvero il 35,48% del totale. Il rapporto maschi/femmine è invece abbastanza omogeneo, con un 51,3% di maschi e 48,7% di femmine per quanto riguarda i bambini e un 55,7% di maschi e 44,3% di femmine tra gli adolescenti.
I dati sul titolo di studio e lo stato lavorativo dei genitori sono in linea con quanto riportano i dati epidemiologici ISTAT italiani63.
La maggior parte genitori era di nazionalità italiana (circa il 95%), ciò permette di anticipare che le variazioni che il campione mostrerà negli aspetti in studio saranno pressochè indipendenti dall’etnia e dalla provenienza, in quanto la quasi totalità del campione è di cittadinanza italiana. Per quanto riguarda il titolo di studio dei genitori, la prevalenza maggiore spetta a diploma e laurea. In particolare, in controtendenza rispetto al passato, per quanto riguarda i livelli di scolarizzazione è emerso che le madri avevano un titolo di studio superiore a quello dei padri con una percentuale del 51,8% tra le madri con figli di età tra 5 e 11 anni che ha risposto di essere in possesso di una laurea, rispetto agli uomini tra i quali tale titolo di studio è stato dichiarato solo nel 29% dei casi. Nei genitori con figli di età compresa tra i 12 e i 17 anni la maggior prevalenza nel titolo di studio è il diploma. Una più bassa percentuale di soggetti ha dichiarato di possedere una “licenza di scuola media” comunque più alta tra gli uomini (23,3%
nella fascia 5-11 anni e 26,6% in quella 12-17 anni) rispetto alle donne (con percentuali rispettivamente del 10,8 e del 12,8%). Quasi nullo invece il numero di soggetti con titolo di studio di “licenza elementare” (4 soggetti maschi complessivamente).
Per quanto concerne lo stato occupazionale possiamo affermare che circa il 40% delle madri lavora come dipendente a tempo pieno (40,6% nella fascia dei bambini e 43,6% nella fascia degli adolescenti), circa ¼ come dipendente part-time (23,8% tra le madri dei bambini e 27,3%
tra le madri degli adolescenti) mentre poco più del 10% ha risposto di lavorare come libera professionista (rispettivamente il 15,7 e l’11,1%). Circa il 17% ha dichiarato di essere disoccupata già prima del lockdown, Invece tra le madri che svolgevano un lavoro, circa un quarto ha continuato a lavorare durante il lockdown (il 24% delle madri dei bambini e il 29,8 delle madri degli adolescenti), circa un terzo ha lavorato da casa (33,1%-33,6%), mentre il 25,7% delle madri dei bambini e il 24,8% di quelle degli adolescenti hanno smesso di lavorare durante il lockdown. Differente è quanto emerge riguardo lo stato lavorativo del padre dove il lavoro a tempo pieno e da libero professionista la fanno da padrone, con percentuali rispettivamente maggiori al 60% e superiori al 30%. Circa la metà dei padri ha continuato a lavorare durante il lockdown (il 49,5% nella fascia dei bambini e il 49,8% nella fascia degli adolescenti), ¼ ha smesso di lavorare durante il lockdown (28,7% e 24,8%), mentre solo il 20%
circa ha lavorato da casa. Molto esigua è la percentuale di coloro che hanno dichiarato che fossero disoccupati anche prima del lockdown (2,3% nei bambini e 3,8% negli adolescenti).
2. Stato fisico (Tabella 2)
Età 5-11 anni N (%)
Età 12-17 anni N (%)
2. Stato fisico
VARIABILI:
PRIMA DELLA PANDEMIA
DOPO IL LOCKDOWN
PRIMA DELLA PANDEMIA
DOPO IL LOCKDOWN Stato ponderale
SOTTOPESO
NORMOPESO
SOVRAPPESO
OBESO
Tot=470 32 (6,8) 398 (84,7) 40 (8,5) 0
Tot=477 27 (5,7) 364 (76,3) 83 (15,6) 3 (0,6)
Tot=244 13 (5,3) 210 (86,1) 21 (8,6) 0
Tot=239 15 (6,3) 183 (76,6) 40 (16,7) 1 (0,4) Variazione di peso percepita dai
genitori dopo il lockdown
AUMENTATO
DIMINUITO
INVARIATO
Tot=530
147 (27,7) 18 (3,4) 365 (68,9)
Tot=292
85 (29,1) 16 (5,5) 191 (65,4)
6.80 84.70
8.50
0.00 5.70
76.30
15.60
0.60 5.30
86.10
8.60
0.00 6.30
76.60
16.70
0.40 PRIMA DELLA
PANDEMIA (5-11)
DOPO IL LOCKDOWN (5-11)
PRIMA DELLA PANDEMIA (12-17)
DOPO IL LOCKDOWN (12-17) 100
90 80 70 60 50 40 30 20 10 0
Sottopeso Normopeso Sovrappeso Obeso
Stato
%