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Vc - Vr C. contabile Q.re =

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Academic year: 2022

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COSTI DI PRODUZIONE

Concetto: insieme di spese sostenute dall'imprenditore per ottenere una data quantità di prodotto.

Classificazione:

in base al tipo di fattore produttivo

1. L'impresa utilizza dei prodotti intermedi extraziendali (fertilizzanti, antiparassitari ect.) acquistati sul mercato. Essi sono caratterizzati dal fatto di essere a fecondità semplice per cui esauriscono la loro funzione nel momento stesso in cui sono utilizzati. L'insieme di tali costi si chiama (Sv = spese varie) 2. L'uso della terra (fattore irriproducibile a fecondità illimitata) comporta l'esborso (diretto o indiretto) di

un certo Bf beneficio fondiario

3. L'impresa utilizza beni capitali (es; fabbricati macchinari, miglioramenti fondiari) che sono "beni

riproducibili a fecondità ripetuta e durata limitata e la cui funzionalità si estende a più cicli produttivi.

I "beni capitali così definiti implicano 2 ordini di costi:

le Quote di assicurazione (Qass), manutenzione (Qm) e reintegra (Qre) e gli Interessi (I).

Qass: spese annue che garantiscono i capitali da possibili sinistri. Il capitale non si può assicurare per un valore superiore a quello reale (no sovrassicurazione.)

Qm: necessaria per mantenere in efficienza i cap. fissi. Si distinguono due tipi di m.ordinaria - di piccola entità ed abbastanza regolare nel tempo (es. cambio dei filtri, sostituzione olio, ecc;) m.straordinaria ; di notevole entità e saltuaria nel tempo, comprende interventi più drastici (es.

rifacimento motore, sostituzione infissi, tetto ecc.)

Qre: detta anche di ricostituzione del capitale; rappresenta il valore medio di di svalutazione dei capitali fissi dovuto al logorio tecnico ed economico. Si può calcolare seguendo due criteri:

Vc - Vr C. contabile Q.re = —————

n

C. estimativo Q.re =(Vc-Vr).* (i/(1+ i)^n - 1)

II c. estimativo pur essendo più corretto dal punto di vista teorico presenta alcuni inconvenienti;

in particolare vanno definite tre incognite (Vr, n, i) al posto di due, inoltre la quota risulta inferiore rispetto a quella calcolata col c. contabile (in quanto si capitalizzano anche gli interessi). Per questo in genere nella pratica spesso si adotta il c.contabile dato che meglio risponde all'esigenza di avere alla scadenza di un capitale sufficiente alla sostituzione del capitale necessario. Per tenere conto dell'inflazione è inoltre opportuno porre Vr pari a O e rivalutare ogni anno il Vc.

4. L'uso del capitale monetario investito comporta l'esborso di

I (interessi). I = C * i * t C = capitale i = tasso t = tempo < 1 anno

5. Altro fattore produttivo impiegato è il lavoro distinto in manuale, compensato con un (Sa) ed intellettuale compensato con uno (St).

6. Un ulteriore insieme di costi è dato dalle imposte (Imp) dovute allo stato. (IRPEF, ILOR , ICI e Contributi vari assistenziali e previdenziali)

7. Sommando ora tutti i costi sopra definiti si ha il costo totale di produzione (Ct) di un determinato prodotto:

Vc = valore di costo Vr = valore di recupero n = durata economica i = tasso d'interesse

(2)

CT = .Sv + Qte + Imp + Sa + St + I + Bf

Spese extraziendali Spese aziendali

Nei CT sono visibili 2 possibili raggruppamenti distinti in base alla provenienza ( se all'interno o all'esterno dell'azienda)

b - in base alla prospettiva economica BP e LP nel BP C t = C f +C v

Nel caso di un'azienda agraria i Cf, connessi all'impianto, possono essere ad es. i seguenti:

Cf = Q(re, ass., parte della manutenzione) + Imp + I + Bf

Tali costi sono sostanzialmente indipendenti dal volume della produzione; in altre parole sono sostanzialmente indipendenti dal fatto che quella azienda produca molto o poco.

Cv dipendono invece dal volume di produzione Cv = Sv + Sa + St + Q(manutenzione in parte)

Nel LP. (o adattamento totale) in cui anche l'impianto è considerato variabile, perde di significato la distinzione tra Cf e Cv. Pertanto nel LP tutti i costi sono da

considerare variabili.

Dinamica: è intuitivo che all'aumentare del livello di produzione si noti anche un aumento di costi. Tuttavia per vedere come essi aumentino ne diamo una rappresentazione grafica.

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Sul precedente grafico possiamo fare le seguenti considerazioni:

a - per un livello di produzione pari a O il Ct non è O ma corrisponde al livello dei Cf.

b - con l'aumento della produzione si nota un aumento anche nei costi totali e variabili che viene distinto in 3 zone:

1. Zona: scarso utilizzo degli impianti con conseguente alta incidenza dei costi fissi che comunque incidono anche a nulle produzioni.

2. Zona: impiego ottimale degli impianti rispetto alle produzioni richieste dal mercato.

3. Zona: eccessivo utilizzo degli impianti con conseguente alta incidenza dei costi variabili (lavoro straordinario, energia, ect.). Ciò è dovuto ad una errata scelta dell'imprenditore che non ha valutato bene la forte richiesta del mercato.

Il Ct cresce ma in misura via via decrescente: cioè ogni nuova unità di prodotto costa meno della, precedente perché si fanno sentire le economie di scala della produzione in serie. Oltre un certo limite (3° zona.) l'impianto diventa inadeguato, si ricorre al lavoro notturno e festivo (+ costosi), per cui, all'aumentare della produzione il Ct cresce nuovamente in misura via via maggiore.

Per meglio comprendere i concetti sopra esposti definiamo, i concetti di:

costo medio (Ct/q) inteso come rapporto tra il costo totale e la quantità di prodotto totale ottenuta

costo marginale (dc/dq) inteso come rapporto fra l'incremento di spesa relativo all'ultima dose di prodotto (cioè la variazione che subisce il CV quando la quantità prodotta aumenta di una unità)

Vediamo ora come variano questi 2 rapporti (c. medio e c.marginale) al variare della quantità prodotta, e nel BP.

L'andamento delle 2 curve dipende da quello del CT. In particolare il C. medio è inizialmente molto alto ma decresce rapidamente perché influenzato dalla spinta al ribasso dei Cf che vanno

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ripartendosi su un numero via via crescente di prodotto. Il costo medio raggiunge il minimo nel punto F (p. di fuga). In tale punto C. medio e C. marginale sono uguali. Successivamente il C.

medio riprende a salire. In sintesi si nota un andamento ad "U" con minimo in F. La fase di aumento è determinata dalla netta prevalenza dei Cv che spingono al rialzo.

II C. marginale e inizialmente inferiore al C. medio; successivamente iniziano a manifestarsi aggravi di costo. Rapidamente viene raggiunto il punto F e quindi successivamente l'aumento è rapidissimo in quanto il C. marginale dipende solo dai Cv. Ed è pertanto molto più reattivo "effetto turbo".

Pertanto anche in questo caso possiamo dire che la zona di utilizzo ottimale degli impianti e quindi quella che comporta una bassa incidenza dei costi si avrà in prossimità del punto di fuga.

Nel LP. le 2 curve hanno andamento decrescente perché le imprese, potendosi adattare totalmente, studiano sempre nuovi sistemi per ridurre i costi ed essere competitive.

DIAGRAMMI DI REDDITIVITA' (B.E.P. = break even point = punto di pareggio)

Sono strumenti che permettono di rilevare il punto di equilibrio economico di un'azienda mettendo in relazione CF, CV, CT e Ricavi totali.

La linea dei ricavi totali parte da O dato che se non si vende non si hanno ricavi;

successivamente cresce al crescere delle quantità prodotte e vendute. La linea dei CF è una costante rispetto al livello produttivo; sommando ad di sopra di esse, il triangolo dei CV si rappresenta il costo totale.

Dato che CT e RT hanno diversa pendenza s'incontrano in un punto di equilibrio dove CT = RT e quindi l'impresa è in pareggio.

A sx. del BEP. si entra in una zona di perdita via via crescente A dx. " " " " utile " " .

II BEP é quindi uno strumento molto valido per analizzare gli obiettivi minimi di vendita e considerare un livello minimo di capacità produttiva ad di sotto del quale non bisogna andare.

Ogni azienda ha una sua leva operativa, cioè la capacità di trasformare un piccolo incremento di vendita in un grande aumento di profitti (o viceversa un modesto decremento di vendita, in un forte incremento di perdita).

Se l'angolo formato dall'intersezione di CT e RT è molto ampio la leva operativa è ampia (es.

az. Siderurgiche o chimiche con alti capitali fissi); bassa leva operativa, si riscontra, invece in imprese di piccole dimensioni con sistemi di produzione flessibili e bassi investimenti in immobilizzazioni: il livello di rischio è basso ma si raggiungono bassi valori di profitto.

es. Si supponga di voler uscire con un giornale quotidiano e che l'ammontare dei costi fissi annui (Q.re., Q.ass., Qma. min., Imp. , parte Sa e St, I., Bf.) ammontino a 700.000 € mentre il costo variabile a copia (carta, energia, (Sv.) lavoro di stampa e distribuzione ect. ) ammonti a 0,6 € con un ricavo medio unitario di 1 €. Ogni anno si dovrebbero produrre e vendere almeno 1.750.000 di copie infatti:

BEP. = 700.000/ (1 – 0,6) = 1.750.000

con una diffusione media gg. di (1.750.000 : 365)= 4.795 copie. Supponendo che la capacità max. dell'impianto sia di 10.000 copie/gg. l'impianto dovrebbe funzionare per almeno 4.795/10.000= 0.4795 della capacità massima. (coefficiente di utilizzo medio).

Verifica. = RT - CT = O = (1 x 1.750.000) - ( 700.000 + 1.750.000 x 0,6)

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