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Il canto di Nino Visconti. Purgatorio canto VIII

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Academic year: 2022

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Il canto di Nino Visconti

Purgatorio canto VIII

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Introduzione

LUOGO

È la parte bassa della montagna del Purgatorio, che comprende la spiaggia e la prima fascia, i primi tre balzi della costa. Qui i penitenti cominciano a espiare dovendo attendere un

determinato periodo di tempo prima di poter salire alle vere cornici del Purgatorio dove purgare con pene fisiche i propri peccati.

BALZO II

La valletta amena. Si tratta di una conca lussureggiante di prati verdi e di splendidi fiori.

- PENITENTI E PENA

Spiriti negligenti. Le anime dei principi e regnanti, che le cure dello Stato e la gloria

mondana hanno allontanato dalle cure spirituali, o che si mostrano indolenti nell'esercizio delle loro funzioni per il bene dei sudditi, sono raccolte in una valletta amena e siedono su un prato verdissimo. Devono restare fuori del Purgatorio tanto tempo quanto vissero e ogni giorno al tramonto sono sottoposti alla tentazione del serpente.

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La dimensione temporale e il tramonto

– Nella parta iniziale Dante descrive il tramonto, l’ora in cui il ricordo riaccende nei naviganti il desiderio della patria lontana. Una delle anime intona l’inno “Te lucis ante”, seguita dalle altre in coro. Tutte sembrano in attesa. Dante richiama l’attenzione del lettore sul significato allegorico di questa scena. Ed ecco

scendere dall’alto due angeli, vestiti di verde, con in mano due spade infuocate e prive delle punte, che hanno il compito- come spiega Sordello – di mettere in fuga il serpente che sta per giungere.

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Incontro con Nino Visconti

– I tre poeti scendono nella valletta, dove Dante riconosce il nobile amico Nino Visconti. Questi, udito che Dante è vivo, si ritrae meravigliato e grida all’anima di Corrado Malaspina di venire a vedere quale grazie Dio ha concesso a un vivente.

Poi chiede a Dante di ricordare alla figlia Giovanna di pregare per lui, così che i suoi suffragi giungano fino al cielo. Si rammarica infine che la moglie Beatrice d’Este non lo ami più, e abbia sposato un Visconti: lo stemma del nuovo marito, che sarà posto sul sepolcro di lei, non le farà tanto onore, quanto le avrebbe fatto il suo.

Beatrice d’Este

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La vera storia di Nino Visconti

Nino Visconti

Cittadino di Pisa fra i più potenti, fu giudice di Gallura, in Sardegna, dove succedette al padre Giovanni dal 1271 al 1298 (il suo nome era forse Ugolino). Fu associato al governo pisano dal nonno materno, Ugolino della Gherardesca, e i due, col titolo di «rettori e

governatori del Comune», operarono una serie di riforme che

favorivano il basso ceto artigiano e rafforzavano il governo signorile della città. Inimicatosi col nonno, fu cacciato da Pisa nel 1288 ad opera dell'arcivescovo Ruggieri degli Ubaldini e della nobiltà

ghibellina. Nel 1293 divenne capo della Taglia Guelfa e fu più volte a Firenze, dove forse incontrò Dante. In Sardegna (1294) si alleò con i Sassaresi, i Malaspina e con Branca Doria e cercò di impossessarsi anche dell'Arborea. Morì nel 1298.

Immagine realtiva a Nino Visconti

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Allegoria della tentazione

– Dante alza gli occhi al cielo, dove, al posto delle quattro stelle viste all’alba, può ammirare tre astri, simbolo delle virtù teologali, che illuminano il polo antartico.

A un tratto, ecco giungere la biscia tentatrice, messa però subito in fuga dagli angeli. L’apparizione degli angeli è dunque simbolo dell’intervento e dell’aiuto divino, il serpente invece simboleggia la tentazione ed il peccato. Essi sono affiancati dai tre astri allegoria di fede, speranza e carità.

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Incontro con Corrado Malaspina

– Dopo la fulminea scena, Corrado Malaspina chiede a Dante notizie della Val di Magra, dove egli fu grande signore, e gli profetizza che fra poco conoscerà direttamente la virtù dei Malaspina, quando, esule, sarà da loro accolto.

Corrado Malaspina

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La vera storia di Corrado Malaspina

– Figlio di Federico I, marchese di Villafranca in Val di Magra, fu nipote di Corrado il Vecchio, capostipite della famiglia dei Malaspina dello Spino Secco o di

Mulazzo, signori della Lunigiana. Morì nel 1294. Dante nel 1306 fu in Lunigiana durante l'esilio, ospite di Franceschino Malaspina, come prova un documento del 6 ottobre di quell'anno in cui il poeta compare quale procuratore di

Franceschino, Moroello e Corradino per concludere la pace col vescovo di Luni.

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Gli affetti e l’esilio

– Il secondo grande tema è quello degli affetti umani. Qui si parla dell’amore paterno di Nino Visconti, del suo affetto coniugale e del suo dolore per il

comportamento della moglie, della cortese amicizia che lo legò a Dante; e poi del sentimento di generosità dei Malaspina verso Dante e della sua sincera, commossa gratitudine, che lo spinge nell’ultima parte del canto a una delle più intense lodi mai rivolte a signori del suo tempo. Il motivo degli affetti si fonde qui con il tema autobiografico, e in particolare con il pensiero dell’esilio, con le ansie del peregrinare di Dante di terra in terra alla ricerca di chi, come la

famiglia dei Malaspina, sapesse accoglierlo adeguatamente e con liberalità.

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Un lavoro di:

Mario Liuzzo

Armando Truglio Selena Russo

Noemi Caruso

Debora Fasolo

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