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Aidan Turner & Matilda De Angelis. RadiocorriereTv SETTIMANALE DELLA RAI RADIOTELEVISIONE ITALIANA numero 12 - anno marzo 2021.

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Academic year: 2022

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Reg. Trib. n. 673 del 16 dicembre 1997

RadiocorriereTv

SETTIMANALE DELLA RAI RADIOTELEVISIONE ITALIANA numero 12 - anno 90

22 marzo 2021

©Fabio Lovino

Aidan Turner

& Matilda De Angelis

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NELLE LIBRERIE E STORE DIGITALI Nelle librerie

e store digitali

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Nelle librerie e store digitali

Fabrizio Casinelli

V ita da strada

Ce la faremo. Lo abbiamo urlato dai balconi, l’abbiamo scritto nei post sui nostri social. E invece non ce l’abbiamo fatta. Dopo un anno, siamo ancora chiusi in casa, bloccati nella nostra stessa vita e privati delle nostre libertà.

Siamo stati capaci di convivere con il dolore convertendolo in forza, in capacità di reagire, ma non è bastato.

Continuiamo a vivere un dramma quotidiano aspettando con ansia quei numeri serali diventati ormai nostri fedeli compagni e artefici di un sorriso o di una smorfia di dolore.

Ci stiamo abituando a convivere con la mancanza di qualcuno a noi sempre caro, e anche chi abbiamo seduto accanto deve essere per forza a distanza, lontano.

Siamo ormai allenati a soffrire e lo facciamo con un buon uso anche della ragione. La nostra sensibilità è tale che la ricerca della normalità è diventata una prova talmente tanto difficile, tanto snervante, che abbiamo smarrito la voglia di pensare. E quella di sognare è ormai riposta da tempo in un cassetto.

I nostri sogni sono duri, irreali e difficili da realizzare.

Certifichiamo i nostri tempi morti preoccupandoci di resistere, confidando solo su quella fortuna che non c’è, che non vediamo.

Finirà tutto questo? Non lo sappiamo. Nessuno lo sa. Noi abbiamo ubbidito a quanto ci hanno chiesto di fare. Con difficoltà ci siamo calati in una realtà diversa, complicata, senza capire il come e il perché.

Ci hanno detto tutto o ci hanno tenuto nascosto qualcosa?

Non lo sapremo mai. Non ce lo diranno mai. E anche se la verità farà male una volta sola, le bugie resteranno per sempre.

Buona settimana.

LA COLPA

NON È NOSTRA

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RadiocorriereTv RadiocorriereTv radiocorrieretv

SOMMARIO

RADIOCORRIERETV SETTIMANALE DELLA RAI RADIOTELEVISIONE ITALIANA Reg. Trib. n. 673

del 16 dicembre 1997 Numero 12 - anno 90 22 marzo 2021

DIRETTORE RESPONSABILE FABRIZIO CASINELLI Redazione - Rai Via Umberto Novaro 18 00195 ROMA Tel. 0633178213

www.radiocorrieretv.rai.it www.raicom.rai.it www.ufficiostampa.rai.it

Capo redattore Simonetta Faverio In redazione Cinzia Geromino Antonella Colombo Ivan Gabrielli Tiziana Iannarelli

Grafica Vanessa Penelope Somalvico

RadiocorriereTv RadiocorriereTv radiocorrieretv

VITA DA STRADA

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N. 12

22 MARZO 2021

LEONARDO

LEONARDO ROCCO

SCHIAVONE

L’autore dei romanzi Antonio Manzini, il protagonista Marco

Giallini e il regista Simone Spada parlano del vicequestore

più amato del piccolo schermo 24

Martedì 23 marzo, in prima serata su Rai1, la serie evento diretta Dan Percival e Alexis Sweet, co-prodotta da Lux Vide e Sony Pictures Television in collaborazione

con Rai Fiction 8

MANFREDI 100

“Uno, nessuno, cento Nino”: Rai Documentari presenta un ritratto

privato e intenso dell’attore raccontato dal figlio Luca. Lunedì 22 Marzo in prima serata su Rai2

34 I personaggi, la storia

e gli interpreti della serie evento di Rai1

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CALCIO

In diretta su Rai1 le tre partite della nazionale di Roberto Mancini per le qualificazioni ai Mondiali

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#MAESTRI

Le lezioni della settimana 31

MATILDA DE ANGELIS

“Da grande ammiratrice e appassionata di Leonardo da Vinci è stato un orgoglio interpretare la sua migliore amica”: intervista all’attrice

più promettente del cinema italiano

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ESTER PANTANO

“Sto abbracciando il mio sogno”: intervista alla protagonista femminile della serie Màkari, in onda in prima

serata su Rai1 20

RAGAZZI ALMANACCO

CINEMA IN TV

Le storiche copertine del RadiocorriereTv

58 Tutte le novità del palinsesto

Rai dedicato ai più piccoli 50

Tutto il meglio della musica nazionale e internazionale nelle classifiche di AirPlay

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LE CLASSIFICHE DI RADIO MONITOR

L'arte, la musica, la storia, la danza, il teatro, i libri, la

bellezza raccontati dai canali Rai

44

Intervista a Olimpia Del Maffeo, Dirigente Superiore della Polizia di Stato e Direttore del Servizio Polizia Ferroviaria per

il Lazio 48

CULTURA

DONNE IN PRIMA LINEA

TUTTI I PROGRAMMI SONO DISPONIBILI SU

Una selezione dei film in programma

sulle reti Rai 56

SULLA PAURA

Il più atavico dei temi esplorato da cinque scrittori

contemporanei di successo.

In anteprima esclusiva su RaiPlay dal 31 marzo

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MANFREDI 100

Lunedì 22 marzo una programmazione speciale su Rai Movie e Rai Premium.

Film e fiction per celebrare il centenario della nascita del

grande attore 35

SPORT

Beppe e Franco Baresi 52

PLOT MACHINE

Anteprima della puntata 42

UN FRICCICO NER CORE

Luca Manfredi offre ai lettori uno scorcio diverso, privato

e intimo di suo padre, nel volume edito da Rai Libri

36

OSCAR

Due nomination per il film

“Pinocchio” di Garrone, Costumi e Trucco e

acconciatura 32

DANTEDÌ

La Rai commemora il Sommo Poeta. Tra i numerosi appuntamenti di giovedì 25 marzo, la lettura

di Roberto Benigni del Quinto dell’Inferno in prima

serata su Rai3 18

SANREMO 2021

"La musica è un miracolo, non si deve fermare":

intervista a Francesca Michielin, seconda sul podio

con Fedez 26

CHE CI FACCIO QUI

Da lunedì 22 marzo, Domenico Iannacone torna su

Rai3 in seconda serata con quattro nuove puntate sulle

tracce della bellezza 30

BASTA UN PLAY

La Rai si racconta in digitale

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A

idan Turner, Matilda De Angelis, Giancarlo Gian- nini e Freddie Highmore sono i fiori all’occhiello del cast di “Leonardo”, la serie di Frank Spotnitz e Steve Thompson, diretta da Dan Percival e Alexis Sweet, co-prodotta da Lux Vide e Sony Pictures Television in collaborazione con Rai Fiction. Quattro prime serate, in prima visione su Rai1 dal 23 marzo, per raccontare Leo- nardo da Vinci: l’uomo e il geniale artista e inventore. “Per guardare il mondo attraverso gli occhi di Leonardo, il mio principio ispiratore è stato quello di rendere ogni aspetto della produzione il più autentico possibile – afferma il re- gista Dan Percival – dai paesaggi ai suoni, dai materiali alle tecniche, fino ai capelli unti e allo sporco sotto le unghie.

Non volevo che ci accontentassimo di provare il mondo di Leonardo: dovevamo abitarlo”. Una produzione destinata al pubblico mondiale, una serie evento destinata a lasciare il segno. “Il nostro direttore della fotografia, Steve Lawes, ha scelto di ricorrere solo alla luce che Leonardo stesso avrebbe utilizzato per dipingere – prosegue Percival – luce solare e lunare per gli esterni, lume di candela e fuoco del camino per gli interni. Il nostro costumista, Alessandro Lai, ha creato un guardaroba spettacolare partendo unicamente dai modelli, dalle trame e dai tessuti dell’epoca. Anche lo scenografo, Domenico Sica, ha progettato set spettacolari per gli ambienti interni ed esterni, ricreando non solo le location più famose, come il refettorio di Santa Maria della Grazie, dove ancora ammiriamo l’Ultima Cena, ma tutte le strade, le piazze, i tuguri e i saloni dei palazzi del Rinasci- mento fiorentino e milanese”. La serie ha inizio con Leonar- do poco più che ventenne che lavora come apprendista nel- la bottega di Andrea Del Verrocchio a Firenze, dove incontra Caterina da Cremona, che posa come modella. Ogni episo- dio si concentra su una delle opere di Leonardo, alcune ra- dicate nella memoria collettiva, altre meno note al grande pubblico: non solo dipinti, ma anche invenzioni, macchine da guerra, grandi sculture in bronzo. Ogni episodio mette in luce la relazione tra vita e opera d’arte, tra la formazione intellettuale e la complessità umana di un grande artista come Leonardo. “Ciò che colpisce di più l’osservatore è l’at- tenzione maniacale di Leonardo per i dettagli – conclude il regista – il suo approccio al processo creativo era quello di uno scienziato, che si trattasse di dissezionare un fiore o cogliere il movimento di un cavallo rampante. Testava e ritestava ogni nozione fino a scoprire una verità o una re- altà a cui aggrapparsi. L’immagine che emerge è quella di un uomo ossessivo, in perpetua tensione, totalmente votato alla ricerca, instancabile e sempre insoddisfatto”.

Leonardo da Vinci come non l’ha mai raccontato nessuno.

Martedì 23 marzo, in prima serata su Rai1, va in onda la serie diretta Dan Percival e Alexis Sweet, co-prodotta da Lux Vide

e Sony Pictures Television in collaborazione con Rai Fiction

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SERIE EVENTO

©Fabio Lovino © Angelo Turetta 9

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MATILDA DE ANGELIS

©Fabio Lovino ©Angelo Turetta

C

ome nel suo film d’esordio, anche la sua carriera sta andando “Veloce come il vento”...

È vero, tutto sta correndo molto velocemente, ma io mi sento ancora all’inizio della mia car- riera, e penso sia un bene. Sono molto sincera nel dire che inizio solo ora a capire come funzionano davvero le cose. “Leonardo” è stata una sfida importante, perché per la prima volta ho avuto la possibilità di lavorare in maniera conscia e molto intensa con l’inglese. Da gran- de ammiratrice e appassionata di Leonardo da Vinci è stato un orgoglio interpretare la sua migliore amica.

Spero sia un altro importante tassello del mio percorso professionale.

Ancora ventenne Leonardo ha dovuto fare i conti con il proprio genio, la propria arte. Cosa pensa lei del talento e come lo coltiva?

Il talento può essere un fardello, c’è anche chi ne ha troppo e non sa cosa farne. Se hai la fortuna di nascere con una particolare predisposizione, questo dono deve essere instradato nel verso giusto, un talento fine a se stesso non è niente, non funziona e rischia di perdersi nel nulla. È necessario trovare una strada perché questo possa trasformarsi in qualcosa di speciale e di unico.

Come ha “instradato” il suo dono?

Il primo passo è la consapevolezza. Quando a un cer- to punto ti rendi conto di avere in mano qualcosa, di armeggiare qualcosa di relativamente importante, è poi fondamentale avere al proprio fianco persone di cui fidarsi. In questo sono stata molto fortunata, posso contare anche su una famiglia molto presente, che mi ricorda quali sono i valori fondamentali. Ho sviluppato poi un mio gusto personale che mi spinge a fare delle

Occhi puntati su di lei, l’attrice più promettente del cinema italiano, molto richiesta anche all’e- stero e che ora, proprio come il suo film d’esordio

a soli diciotto anni, corre più veloce del vento.

«Da grande ammiratrice e appassionata di Leo- nardo da Vinci è stato un orgoglio interpretare la sua migliore amica. Spero sia un altro importante tassello del mio percorso professionale», raccon-

ta a proposito della serie evento “Leonardo”

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noi più accessibile perché siamo abituati a ca- pire quello che sentiamo, le arti visive sono più complesse da decifrare, devono arrivare in un modo diverso dalle parole.

Nella vita cosa emoziona Matilda?

Sarà banale, ma mi emoziona la verità, tutto quello che recepisco come autentico. Mi emo- ziono per cose molto semplici, come la vista di bambini che giocano al parco o i cani che si inseguono, una coppia di anziani che cam- mina tenendosi la mano. Penso sia importante non andare sempre alla ricerca dell’assurdo o dell’impossibile, perché alla fine ciò che è più reale, diretto, spesso è quello che rimane di più.

scelte artistiche di un certo tipo, a rifiutare alcuni progetti e a seguirne altri. Ci sono state volte in cui è stato proprio lampante che la mia scelta dovesse andare in una certa direzione e, se è vero che ho accanto delle persone che mi aiutano e mi consigliano, tutto alla fine deve venire da dentro. Ecco perché è fondamentale studiare, non essere solo in balia degli eventi, piuttosto sviluppare una consa- pevolezza, coltivare un senso estetico e critico.

L’attore come un artigiano plasma la propria materia arti- stica per un pubblico, che valore ha per lei questo mestiere?

È una responsabilità, me lo ricorda lo zio di Spiderman “da grandi poteri derivano grandi responsabilità” (sorride). Il compito più arduo di un artista è spesso quello di maneg- giare la realtà, perché alla fine l’arte è sempre uno spec- chio della società in cui viviamo, si deve essere precisi nel

restituire una o più sfaccettature di questa. La realtà non è oggettivabile, piuttosto una proiezione del nostro mon- do interiore, il difficile è proprio riuscire a estrapolare un concetto universale, fruibile per tutti, che a uno sguardo sia chiaro, sia ovvio e soprattutto emozionante.

Ancora una volta le emozioni…

In giro c’è tanta arte, ma quante cose ci emozionano ve- ramente? Quanti artisti sanno rappresentare la realtà e al tempo stesso renderla anche unica, universale, emozio- nante? È per questo che alla fine ce ne sono pochi, perché è un compito difficilissimo. Leonardo, per esempio, è stato capace di andare oltre ciò che vedeva, sapendo cogliere l’anima delle persone e imprimere non solo un’immagine su tela, ma qualcosa di molto più profondo. Se un attore, un musicista, può contare su un linguaggio verbale, per

©Fabio Lovino ©Angelo Turetta

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all’apprendistato presso la bottega del Verroc- chio alla gloria della sua arte e del suo genio multiforme, l’esistenza di Leonardo da Vinci viene raccontata in questo romanzo tanto nel- le sue vicende private, quanto guardando alle incredibili opere che l’hanno reso famoso. E alle circostanze nasco- ste dietro questi lavori. L’amore e la sofferenza nella sua particolare relazione con Caterina da Cremona, la solitu- dine, il complicato rapporto con il padre e con gli uomini di potere, che da sempre sono stati i suoi committenti, sono al centro di una narrazione che si tinge di giallo con la morte di uno dei suoi protagonisti. La soluzione e il racconto del mistero dell’uomo Leonardo, sono affidati alle memorie di un personaggio letterario, messer Ste- fano Giraldi, investigatore impegnato a risolvere il caso che coinvolge e rischia di mettere in pericolo la vita del grande artista. Ispirato all’omonima serie Tv, “Leonardo” è un romanzo storico dall’intreccio crime e dal ritmo bat- tente delle grandi narrazioni di suspance. Edito da Rai Libri, è in vendita nelle librerie e negli store digitali dal 25 marzo.

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Leonardo da Vinci incarna l’emblema dell’uomo rinasci- mentale: pittore, scultore, scienziato, inventore e ingegne- re. I suoi codici contengono invenzioni rivoluzionarie che avrebbero richiesto quattro secoli per essere realizzate.

Cresciuto in solitudine, Leonardo si tiene lontano da tutti.

Tuttavia, è un osservatore attento che guarda il mondo e vede cose che gli altri non vedono. Prova una meraviglia quasi infantile di fronte ai miracoli della creazione. Leo- nardo mira all’impossibile: la perfezione nell’arte. Le sue debolezze lo tormentano. La sua energia creativa esplo- de in modi e toni diversi ogni giorno, a volte controllata, dando vita a opere meravigliose, altre volte anarchica e vulcanica, rischiando di diventare autodistruttiva per l’ar- tista. Nonostante il suo talento, la perfezione gli sfugge. È inquieto, impaziente e spesso insoddisfatto. Dedica la vita al suo lavoro, a spese di chi gli sta accanto.

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SERIE EVENTO

Migliore amica di Leonardo, Caterina è diversa da qualsi- asi altra donna l’artista abbia mai incontrato: nata povera ma con uno spirito inquieto e indomabile, Caterina ha una personalità che lo conquista. È sicura di sé, diretta, ma il suo comportamento apparentemente deciso e sicuro cela una vulnerabilità e una sofferenza che solo Leonar- do riesce a cogliere. C’è qualcosa nella sua bellezza che Leonardo trova affascinante, ma indefinibile e ben presto ne diventa ossessionato. Caterina è lusingata e al tempo stesso irritata da quest’uomo così singolare.

Stefano Giraldi è un rappresentante della legge a Mila- no: giovane, ambizioso e di talento. È totalmente dedito al lavoro e vuole fare carriera, con ogni mezzo. Quando un caso insolito arriva davanti al Podestà – Leonardo da Vinci, il più famoso artista del suo tempo, è accusato di omicidio – Stefano pensa sia l’occasione giusta per farsi notare, ma ben presto si accorge di lacune e incongruenze nella ricostruzione dei fatti. Nel tempo che trascorre inter- rogandolo, comincia a nutrire per lui un profondo rispetto.

Il giovane Leonardo da Vinci lavora come apprendista nel- la bottega di un artista conosciuto, Andrea del Verrocchio.

Verrocchio è un uomo che suscita timore e i suoi appren- disti lo adulano, ansiosi di colpirlo e fare carriera sotto la sua guida. Ma Verrocchio è un critico severo e non ha tempo per la mediocrità. All’inizio non considera molto il singolare, introverso Leonardo, ma quando l’aspirante giovane artista salva una delle sue commissioni più diffi- cili, Verrocchio è colpito dalla sua genialità e lo ingaggia subito per assisterlo a dipingere il famoso “Battesimo di Cristo”.

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Apprendista e amico intimo di Leonardo, Salaì, di straor- dinaria bellezza, ha un fascino disarmante e un diabolico senso dell’umorismo (da cui il soprannome, Salaì significa

“diavoletto”). Pur essendo molto giovane, sa comprendere le persone, ma può anche essere arrogante e invadente.

C’è qualcosa in lui di istintivamente malizioso e giocoso che deriva forse dalla vita che ha condotto per strada a Milano. Eppure è molto leale e solidale e farebbe qualun- que cosa per Leonardo.

Tommaso è un uomo ambizioso, con una vena di gelosia che affiora quando si sente minacciato e che lo porta ad agire in modo vendicativo. Tuttavia, è in grado di ammet- tere i propri errori e porvi rimedio. Dopo aver lavorato per anni accanto a Leonardo, litiga con lui quando si accorge che è disposto a sacrificare la sicurezza di chi gli sta ac- canto, se questa compromette o mette in pericolo la sua arte, e lo abbandona.

Il Reggente di Milano, Ludovico Sforza, è un uomo poten- te, affascinante e perspicace. La sua ricchezza e posizione gli procurano molti nemici, ma è un patrono delle arti e si presenta a Leonardo come un possibile mecenate. È profondamente orgoglioso e non è abituato ai rifiuti, ep- pure può anche mostrarsi sorprendentemente gentile. Sa essere persuasivo ed è abile nel manipolare gli altri in modo da ottenere ciò che vuole: il potere, la regalità e il prestigio che vengono da un grande passato.

Piero da Vinci è il padre di Leonardo. Assente dalla vita di Leonardo, Piero è rimasto indifferente al figlio, forse vergo- gnandosi della relazione avuta con la madre, una ragazza proveniente da una famiglia povera. Sembra anaffettivo e distante, ma in realtà cerca di aiutare il figlio, mandandolo nella bottega del Verrocchio e finanziando il suo appren- distato. Quando Leonardo verrà allontanato dalla bottega del maestro, gli procurerà la commissione di un dipinto e, a dispetto delle accuse di sodomia rivolte a suo figlio, garan- tisce per lui offrendogli i mezzi per eseguirlo .

Bernardo Bembo, ambasciatore veneziano presso il Duca di Milano, è attraente e possiede un fascino disarmante.

Il suo carisma e la sua ricchezza sono notevoli. Caterina è attratta dalla sua sicurezza e dal suo approccio diretto e ne diventa l‘amante. Ma Bernardo non tarda a compren- dere la profondità del legame che la unisce a Leonardo.

Spinto dalla gelosia, impedisce a Caterina di frequentare l’artista, ma si rende conto che per quanti sforzi possa fa- re, lei non lo amerà mai dello stesso amore.

Sanseverino è il comandante militare, braccio destro di Ludovico Sforza a cui è profondamente fedele. Protegge il Duca Reggente da qualsiasi minaccia alla sua sicurezza e punisce in fretta chiunque osi tradirlo. È intelligente e spietato. Condivide la sete di potere di Ludovico, che con- sidera il duca legittimo di Milano, e farà qualsiasi cosa per aiutarlo a conservare il potere.

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Milano, nel 1506, Leonardo da Vinci vie- ne arrestato con l’accusa di avere avve- lenato Caterina da Cremona. Dopo aver dichiarato la sua innocenza a Stefano Giraldi, un giovane e talentuoso comandante alle dipendenze del Podestà, Leonardo ricorda i suoi giorni da apprendista nella bottega di Andrea del Verrocchio, dove incontra per la prima volta la mo- della Caterina da Cremona. Mentre il loro rapporto si fa via via più complesso, Leonardo si scontra con la difficoltà di permeare la sua arte di verità e incontra grandi ostacoli nella sua carriera artistica, finché Verrocchio non gli chiede di assisterlo nel- la realizzazione di un importante commissione “Il Battesimo di Cristo”. Stefano intanto, conquistato e confuso dalla personalità di Leonardo, giura di ot- tenere giustizia per il crimine di cui è imputato.

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spazio al Dantedì anche in “Anni 20” su Rai2. Dedicati a Dante l’intera programmazione di Rai Storia e alcuni pro- grammi di Rai5 (dettagli nelle pagine dei due canali). Ricca anche l’offerta di Rai Radio: tra i principali appuntamenti, su Radio1 Giorgio Zanchini ospita il professor Alessandro Barbero a “Radio anch’io”, alle 7.30; su Radio2 “Caterpillar”, alle 18, racconta Dante in chiave “M’illumino di meno” e

“Back2back” lo fa ascoltare nelle parole dei cantautori; su Radio3 “Fahrenheit” lo “rilegge” dalla narrativa alla sag- gistica, ai libri per ragazzi con il contributo di docenti e studiosi. RaiPlay e Digital, dedicano a Dante Alighieri una vera e propria “biblioteca”, con alcune collezioni, sfoglia- bili online, dedicate alla vita del poeta, all’esegesi della

Divina Commedia, e all’interpretazione che ne hanno fat- to i grandi attori, anche al femminile. La sezione Lear- ning pubblica una Collezione dedicata alla vita di Dante Alighieri, ai luoghi in cui ha vissuto e alla lingua che ha contribuito a creare. “Dante in Scena”, propone una ricca playlist di video in cui attori e personaggi noti si cimen- tano nell'interpretazione della Divina Commedia. Sempre alla Commedia sono ispirati il concerto Dante 700, con musiche di Thomas Adès e Franz Liszt, e il balletto Divina Commedia Ballo 1265, con una coreografia che coinvolge 1000 persone in scena, fra cui gente comune. Infine, “Divi- na Commedia - Vespri Danteschi” è il programma dedicato alla lettura per intero dei 100 canti dell'Opera.

LA RAI COMMEMORA IL SOMMO POETA

DANTEDÌ

Canali radiofonici e televisivi, la piattaforma Rai- Play: il Servizio Pubblico dedica la programma-

zione di giovedì 25 marzo a Dante Alighieri a settecento anni dalla morte. Tra i prestigiosi

appuntamenti in palinsesto, la lettura di Roberto Benigni del Quinto dell’Inferno

in prima serata su Rai3

L

'uomo, il poeta, il padre della lingua italiana. A settecento anni dalla morte, in concomitanza con il Dantedì, istituito nel 2020 dal Consiglio dei ministri, la Rai commemora Dante Alighieri. Una

ricorrenza alla quale è dedicato lo spot della Direzione Creativa della Rai, in onda dal 17 marzo, e che attraversa tutta la programmazione delle reti con approfondimenti, documentari, pagine teatrali e musicali, letture e con ser- vizi in tutti i Tg e Giornali Radio. Cuore dell’omaggio alle 19.15 su Rai1, è la diretta della Celebrazione dell’Anno Dantesco dal Salone dei Corazzieri al Quirinale: alla pre- senza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e del Ministro della Cultura, Dario Franceschini, Roberto Benigni legge un Canto della Divina Commedia. E lo stes- so Benigni è protagonista in prima serata su Rai3 con “Il Quinto dell’Inferno” e la sua memorabile interpretazione, introdotta da Corrado Augias. E, sempre in prima serata,

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L’attrice siciliana, protagonista femminile di “Màkari”, la serie di Rai1 tratta dai romanzi di Gaetano Savatteri, si racconta al RadiocorriereTv:

«Suleima ha un bellissimo carattere, è giocosa, ha un bel senso dell’umorismo e una grande aper- tura mentale. A un certo punto della serie saprà

dimostrare tutta la sua maturità». A proposito del suo futuro, invece, aggiunge: «Se provo a chiudere gli occhi, mi vedo serena, soddisfatta, libera di fare quello che voglio, non intrappolata

in qualcosa che non mi piace. Felice di qualsiasi cosa possa arrivare»

L

a Sicilia, come fu con “La mossa del cavallo” di An- drea Camilleri, torna a essere protagonista della sua vita professionale, come sta vivendo questo nuovo progetto?

Da “La mossa del cavallo” a oggi c’è stato un grande cam- biamento. Agli inizi temevo di rimanere intrappolata nella figura della “siciliana” mentre ora, in realtà, penso che la sicilianità sia solo un valore aggiunto. Il tempo mi ha dato spazio e modo di verificare che posso fare anche altro.

“Màkari” mi ha dato anche la possibilità, la ricchezza, di trascorrere quattro mesi a Trapani, paradiso terreste, e di vivere così il secondo periodo pandemico in quelle zone splendide, dopo avere trascorso la prima fase a Roma, da sola nel mio monolocale con il cane.

Lei è catanese, rapita da Trapani e dalla bellezza della Sicilia occidentale…

©Floriana Di Carlo

STO ABBRACCIANDO IL MIO SOGNO

Ho amato lavorare, vivere e passeggiare in quella città che è un luogo meraviglioso. Sei in una lingua di terra, hai il mare di fronte a te, alla tua sinistra, alla tua destra. Sei circondata. La Sicilia è una cosa immensa.

Una terra carica di emozioni come la sua Suleima…

Lei è una giovane donna d’origini siciliane che va a studia- re a Firenze. Durante l’estate rientra in Sicilia per lavorare nel ristorante da Marilù, che si trova a Màkari. Lì incontra Saverio. Suleima ha un bellissimo carattere, è giocosa, ha un bel senso dell’umorismo e una grande apertura men- tale. A un certo punto della serie saprà dimostrare tutta la sua maturità.

Com’è stato il suo incontro con la scrittura di Savatteri?

Superati i primi provini, quando ancora conoscevo poco del progetto e del personaggio, mi dissero che avrei potu- to approfondire leggendo i romanzi. E così corsi in libreria.

Il primo romanzo di Savatteri che ho letto è stato “I sici- liani”, un tour de force dentro le nostre radici, i nostri usi, dentro tutto ciò che permea un piccolo semino che posso essere io, che senza nemmeno essere troppo cosciente di quello che ho dietro, quando arrivo a Roma sono ricono- scibile da siciliana anche rimanendo in silenzio. I roman- zi, quelli che hanno protagonista Saverio Lamanna, e non solo quelli, sono giocosissimi, ci sono tanti elementi che, come accade con Camilleri, mi fanno sentire subito a casa.

Che rapporto ha con l’ironia nel suo essere attrice e donna?

Nel mio essere attrice ho avuto parecchia fortuna con i ruoli, ma ne vorrei sperimentare uno completamente co- mico. L’essere divertente mi corrisponde, anche a casa ho sempre fatto ridere, ho fatto le imitazioni dei miei genito- ri, degli amici. Ma anche di attori comici come Teresa Man- nino, che amo tantissimo. Io campo di ironia, è una cosa siciliana, un po’ come per i napoletani e i romani. Abbiamo

ESTER PANTANO

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sempre la battuta pronta. Ogni risposta non si limita mai a essere secca, c’è sempre un gioco, un piccolo ricamino, una necessità di scambio e di interazione con l’altro. La nostra è una conversazione sempre profumata.

Una catanese che imita un’attrice palermitana, mi tolga una curiosità e mi permetta una digressione, lei è per il partito dell’arancino o per quello dell’arancina?

Devo dire una cosa tremenda. Io non sono un’appassiona- ta di arancini. Però l’ho detto al maschile (ride fragorosa- mente).

Quanto c’è di lei in Suleima?

Tanto, c’è la voglia di essere anche leggera, di avere una vita spensierata, così come la necessità di darsi delle ri- sposte. C’è un grande senso di sé, di quello che si vuole essere, di quello che si vuole vivere. Del fatto di voler vi- vere bene, di cercare di risolvere ciò che è risolvibile, di non lasciarlo sospeso.

Come sta vivendo questo momento importante della sua car- riera, confermato dal grande successo di pubblico e critica di

“Màkari”?

Benissimo. Penso a quando sono partita dalla Sicilia per Roma per frequentare la scuola, penso ai miei genitori che mi davano man forte pur essendo spaventati, perché non erano sicuri che il mio obiettivo si sarebbe materializzato.

Oggi mi sento in transito tra quel sogno e la realtà. Con questo sogno ci stiamo un po’ abbracciando. Credo che di- penda tantissimo dal riconoscimento dei genitori, il fatto che i miei, finalmente, mi stiano riconoscendo in quanto attrice, mi sta dando la tara di ciò che sta accadendo. Mi stanno guardando in modo diverso, quando torno a casa sono un’adulta, una persona che se la sta cavando da sola.

Nei giorni scorsi mi ha scritto una mia compagnetta dell’a- silo, dicendo “io mamma e nonna siamo orgogliosissime di te”, ecco questo mi ha dato una grande emozione, così come mi emoziono nel vedere che tante persone mi dedi- cano un pensiero, mi scrivono.

©Floriana Di Carlo

La famiglia, la Sicilia. Le sue radici e i suoi principi sembrano ben saldi…

Parte tutto da mia nonna, somala di Mogadiscio, grande esempio di amore, di umanità, di interesse reale verso l’al- tro. Lotto ogni giorno sul pressapochismo, quando parlo con qualcuno mi spendo, ricordo tutto, anche del passan- te con il quale mi capita di confrontarmi. La mia fami- glia mi ha insegnato anche l’equilibrio tra il maschile e il femminile, sempre prendendo le distanze dallo stereoti- po dell’uomo siciliano che sottomette la donna. Quando prendevo parte alle gare nazionali di ginnastica artistica io e mia mamma partivamo da sole in macchina. Ed è sta- ta proprio mia mamma ad educarmi al non bisogno. Se voglio stare con una persona è perché lo voglio davvero, è per scelta.

Non facile in una società che talvolta dice l’opposto…

La società ci porta a dire: “ho bisogno di te”. Il fatto che non abbia bisogno di qualcuno per vivere, tecnicamente,

nelle cose quotidiane, a volte rischia di essere destabi- lizzante. Mio papà mi ha insegnato a fare tutto, dall’oc- cuparmi dell’auto all’idraulica. Ci vendono l’immagine del perenne senso di incompletezza, ma tu non puoi dipende- re da una persona che un giorno non ci sarà più. Bisogna andare avanti, proseguire tramite le cose che ti hanno la- sciato quelle persone.

Come pensa e sogna il suo futuro?

Sogno tanto in grande, altrimenti credo non sarei arriva- ta a Roma, non avrei lasciato casa e le tante sicurezze.

Se provo a chiudere gli occhi, mi vedo serena, soddisfat- ta, libera di fare quello che voglio, non intrappolata in qualcosa che non mi piace. Felice di qualsiasi cosa possa arrivare. E poi mi immagino nomade, pronta ad assecon- dare in ogni momento quello che sta succedendo dentro di me anche a livello emotivo. Non voglio prendere mai nulla come definitivo, ma vivere tutto come una scelta del momento.

©Floriana Di Carlo

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L’autore dei romanzi Antonio Manzini, il protagonista Marco Giallini e il regista Simone

Spada parlano del vicequestore più amato del piccolo schermo. Mercoledì 24 marzo, in

prima serata su Rai2, la seconda e ultima puntata della quarta stagione

R OCCO SCHIAVONE E IL SUO MONDO

SPADA: Rocco è un personaggio che non solo amo, ma che sento vicino come se fosse un fa- miliare. Sono sempre stato convinto che a di- stinguerlo sia il suo cuore caldo e sofferto, in contrasto con l'ambiente che lo circonda, invernale e cupo.

GIALLINI: Non faccio fatica a interpretarlo, è quasi una pausa tra un ciak e l'altro. Mi trovo bene nei suoi panni tanto siamo simili, ovviamente togliendo la parte del po-

liziotto o le amicizie discutibili. Rocco è fuori dagli schemi e ha un senso della giustizia e dell'etica tutto suo, non sempre coincidente con la legge. È un uomo complesso, malinconico, che ci permette di riflettere su temi impor- tanti. Antonio Manzini è un autore di tali generosità e ta- lento che non ho mai incontrato difficoltà.

MANZINI: È bello raccontare anche gli altri personaggi, hanno comunque una loro vita, i loro amori. Confesso che vorrei scrivere un libro di Rocco Schiavone senza omici- dio. Grazie al regista Simone Spada e allo sceneggiatore Maurizio Careddu siamo riusciti comunque a raccontare anche un po' degli altri.

LA FELICITÀ E L’AMORE PER ROCCO SCHIA- VONE

GIALLINI: Penso che Rocco sia felice quando è da solo e quando pensa che debbano arrivare persone che lo fanno stare bene. Ma solo quando lo pensa (sorride). Non l’ho

SERIE TV

ROCCO CI PIACE COSÌ

mai visto tanto felice, tranne in alcuni momenti con gli amici. Rocco è un po’ vittima di Dio.

SPADA: Nella sua depressione è sempre un po’ innamora- to, vive molto le cose e le persone. Forse un giorno incon- trerà l’amore, anche se non credo che potrà essere l’amore felice a dargli una condizione di serenità. Non è quello che Rocco Schiavone cerca. Lui vuole gli amori passionali, tumultuosi.

IL SET E L’AMICIZIA

MANZINI: Sul set non ci vado quasi mai, perché penso che durante le riprese non ci sia bisogno dell’autore. È meglio che resti a casa a fare il suo mestiere, che è quello di scri- vere. Avere Simone e Marco è una benedizione, sono due artisti che raramente prestano il loro servizio alla fiction

televisiva, loro non sono mestieranti. Guardando le punta- te si vede l’amore che ci mettono.

SPADA: Io e Marco sappiamo quello che succede sul set e sono contento quando Antonio ritrova le sue atmosfe- re nella visione della serie, quelle stesse atmosfere che avevano ispirato le pagine dei romanzi. Sono soddisfatto quando Marco e Antonio sono felici di quello che vedono.

GIALLINI: Fuor di retorica quel che dice Antonio mi basta.

Lui è un grande scrittore. Cerco di fare cose che mi faccia- no battere il cuore.

AOSTA E LE MONTAGNE

GIALLINI: Non vado mai in montagna, la famosa “aria fi- na” m’ammazza, ma Aosta città e gli aostani li amo. Ecco, le montagne amo guardarle da giù. Camminare sui monti non è roba mia.

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C

ome sta vivendo il dopo Sanremo?

Molto bene perché è un momento di grande gratitudine per me. A Sanremo io e Federico ci siamo dati tantissimo e abbiamo vissuto un so- gno che ci ha portato fortuna. Il pezzo sta piacendo mol- tissimo e non me lo aspettavo, sono doppiamente grata.

Come ha accolto il secondo posto?

Inaspettato. Per chi fa Sanremo, tornare è sempre difficile, soprattutto per chi si è classificato bene. Io ero già stata seconda, dopo gli Stadio, e rappresentai l’Italia all’Euro- vision. Decidendo di tornare, ho pensato che non sarei mai riuscita a salire sul podio. Eppure anche stavolta sono stata seconda e sono molto contenta.

Come avete iniziato a lavorare al brano “Chiamami per no- me” e quando?

Abbiamo iniziato durante l’estate per fare una esperienza nuova, ma poi ci siamo resi conto di quanto fosse potente questa canzone e con un messaggio importante visto l’an- no che stavamo vivendo. Lo abbiamo sviluppato, ottimiz- zato, e dopo abbiamo deciso di presentarlo per il Festival.

Il video lo avete girato nei teatri più iconici di Milano. Perché li avete scelti?

Per noi il videoclip poteva essere un’occasione, non tanto per il testo, ma per fare luce sui lavoratori dello spetta- colo che sono fermi da più di un anno e per tutte quelle figure di cui nessuno parla, ma che sono fondamentali per il nostro lavoro.

Il 13 marzo è uscito il suo nuovo album. Sicuramente un grande messaggio la pubblicazione in un momento storico come questo per la musica…

E’ importante che la musica non si fermi perché è un gran- de miracolo. Ho voluto portare avanti il mio progetto e continuare a raccontarlo. Credo che la musica sia impor- tante anche per affrontare tutto questo con più spensie- ratezza, ovviamente quando possibile.

Per ogni brano ha collaborato con altri artisti come Mane- skin, Fabri Fibra, Gemitaiz, Shiva, Elisa e Dardust, Coma_Co- se, Takgi&Ketra e Fred de Palma, Max Gazzé, Carl Brave, Charlie Charles, Giorgio Poi. Un progetto sperimentale?

Un progetto corale che celebra la collettività. E’ un disco che diventa un progetto eterogeneo, che esalta anche la diversità, dove si incontrano tanti generi diversi.

Se dovesse scegliere uno dei brani contenuti nel nuovo al- bum, quale rappresenterebbe di più questo suo momento?

Lanciatissimo su tutte le piattaforme digitali, “Chiamami

per nome”, il brano cantato al Festival in coppia con Fedez, è già certificato oro. «Il pezzo sta piacendo moltissimo, non me lo aspettavo, abbiamo vissuto un sogno che ci ha portato fortuna»

dice Francesca Michielin, che nei giorni scorsi ha pubblicato il suo nuovo album sperimentale, in collaborazione con altri artisti, e sta preparando i live per l’estate

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Sicuramente “Cattive stelle”. E’ un brano che ho vo- lutamente fatto uscire a gennaio per sperare in una nuova era, come per ricordare che viviamo sotto stel- le che non promettono nulla di buono. Viviamo però anche la preziosità dell’incontro e della condivisione.

Ha in programma dei live. Cosa si aspetta dai prossimi mesi per la musica italiana dal vivo?

Mi auguro che dopo un anno di pandemia chi di do- vere abbia capito come mettere in sicurezza tutti e quindi in condizione di suonare. Ricordiamo che c’è stato un solo contagiato in tutti gli eventi dal vivo in tutta l’estate. Spero di tornare live presto.

Nelle sue canzoni ci sono quasi sempre l’amore nelle sue diverse letture, ma anche la natura e la libertà. Co- me sta vivendo questi elementi oggi?

Sicuramente la pandemia ha rivoluzionato anche il mio modo di vivere. Dalla città mi sono spostata in un paesino, più vicina alla natura per passeggiare e meditare. Anche la natura si è ripresa i suoi spazi e credo che il pianeta ne abbia beneficiato. Ad un anno dal primo lockdown, ritengo ogni luogo impor- tante e magico, perché permette di connetterti con cose fondamentali. La città ti mette in contatto con persone diverse, ma il paesino può essere un luogo dove poter elaborare e rilassarsi. Non è un rapporto conflittuale, ma in comunione.

Ha creato e conduce un podcast, “Maschiacci, per cosa lottano le donne oggi?”, in cui, con l'aiuto di ospiti, si in- terroga circa il ruolo della donna nella società odierna.

Perché ha sentito l’esigenza di affrontare questo tema e cosa è venuto fuori sin dalle prime battute?

Credo ci sia molto bisogno di parlare di certe tema- tiche perché viviamo in un momento storico in cui molte persone hanno il coraggio di essere se stesse e di affrontare le cose in un certo modo. Credo che le donne, la categoria più discriminata del nostro Pae- se, abbiano bisogno di prendere coraggio e di sentir- si unite alle altre donne. Ci vogliono sempre distan- ti, mentre insieme siamo una forza. Io credo anche molto nell’educazione dei bambini e dei giovani, che possono prendere consapevolezza dei soprusi che subiscono. E’ giusto parlare di queste tematiche.

Quali sono le sue passioni, oltre la musica?

La mia più grande passione è il cinema di cui sono una grandissima fan e sto soffrendo le sale chiuse perché rappresentano un luogo di grande cultura.

Adoro anche dipingere piastrelle a mano, mi rilassa e mi riconnette con me stessa.

©Maurizio D'Avanzo

La musica è un miracolo,

non si deve fermare

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©Roberto Graziano Moro

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CALCIO

Nelle librerie e store digitali

La nazionale di Roberto Mancini pronta al triplo appuntamento con le qualificazioni ai Mondiali.

Si comincia con l’Irlanda del Nord giovedì 25 marzo a Parma

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a corsa degli Azzurri che porta ai Mondiali del 2022 in Qatar passa dai teleschermi di Rai1 in prima sera- ta. I ragazzi di Mancini affronteranno, nei primi tre incontri di qualificazione l’Irlanda del Nord (gio- vedì 25 marzo a Parma), la Bulgaria (domenica 28 marzo a Sofia) e la Lituania (mercoledì 31 mar- zo a Vilnius). L’Italia, che fa parte del gruppo C, incontrerà invece la Svizzera il 5 settembre prossimo.

Sabato 27 marzo a scendere in campo contro la Spagna saranno invece gli Azzurri Under 21 impegnati negli Europei 2021. Anche questa partita sarà trasmessa in diretta su Rai 1.

GLI AZZURRI

VERSO QATAR 2022

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I

protagonisti della nuova stagione di “Che ci faccio qui”, programma condotto e diretto da Domenico Iannaco- ne, sono visionari, uomini e donne che hanno deciso di andare controcorrente, sfidando le opinioni, i giudizi e i pregiudizi altrui. Persone che in solitudine, talvolta in ristrettezze, sono state capaci di tracciare nuovi sentie- ri, scovando la bellezza in luoghi nascosti e inaspettati.

La prima puntata, intitolata “Quello che resta” si chiede cos’abbiano in comune un imprenditore che ha deciso di proteggere la natura e un regista indipendente che da sempre si prende cura di una piccola sala cinematografica.

Il racconto intreccia le storie di due visionari che guarda- no il mondo con la stessa idea di resistenza civile. Da più

di dieci anni Fiorenzo Caspon, imprenditore veneto di 70 anni, cerca di resistere compiendo qualcosa di ecceziona- le: acquista terreni che sottrae all’agricoltura intensiva e, a sue spese, pianta alberi secolari che sono stati sradica- ti. Quarant’anni fa, a Roma, il regista e scrittore Silvano Agosti ha fondato il Cinema Azzurro Scipioni, un luogo in cui dà vita all’idea di un cinema indipendente, fuori dalle logiche del mercato hollywoodiano. In un periodo in cui le sale sono chiuse a causa della pandemia, questa pic- cola sala rischia ancor più delle altre: sull’Azzurro Scipio- ni pende infatti un’ingiunzione di sfratto. Che ne sarà di questo luogo e del patrimonio culturale che racchiude?

Da lunedì 22 marzo, Domenico Iannacone

torna su Rai3 in seconda serata con quattro nuove puntate

CHE CI FACCIO QUI

Sulle tracce della bellezza

LA SETTIMANA DEI #MAESTRI

Il programma di Edoardo Camurri è in onda da lunedì 22 a venerdì 26 marzo alle 15.25 su Rai3 e alle 17.40 su Rai Storia

Le relazioni tra Italia e Stati Uniti e la Primavera del Botticelli. Sono i temi delle due lezioni che aprono la nuova settimana di “#maestri”, il programma di Rai Cultura condotto da Edoardo Camurri e realizzato all’interno della collaborazione tra Ministero dell’Istruzione e Rai, in on- da da lunedì 22 a venerdì 26 marzo alle 15.25 su Rai3 e alle 17.40 su Rai Storia.

Ad analizzare le tappe dei rapporti che legano Italia e Usa è lo storico Umberto Gentiloni, docente di Storia contemporanea all'Università La Sapienza di Roma, mentre lo storico dell'arte Claudio Strinati illustra uno dei più grandi capolavori dell'arte rinascimentale.

Martedì 23 marzo è la volta del meteorologo e divulgatore scientifico Luca Mercalli con una lezione sulla natura, il clima che cambia e quello che si può fare sia per mitigare il peggioramento in atto sia per adat- tarsi a esso. La professoressa Elena Pulcini, docente di Filosofia Sociale all'Università degli Studi di Firenze, approfondisce, invece, l’idea di cura all'interno della società e la sua rinnovata attualità, anche a causa della pandemia.

Mercoledì 24 marzo, i protagonisti sono l’ingegnere Chiara Montanari, prima italiana a capo di una spedizione in Antartide, che racconta le sfide e le opportunità delle missioni di ricerca scientifica alla fine del mondo;

e il professor Maurizio Bettini, docente di Filologia classica all'Università di Siena, che spiega come i suoni nel mondo antico hanno condizionato l'arte e la cultura.

Giovedì 25 marzo #maestri partecipa al Dantedì, la Giornata dedicata al Sommo Poeta. La prima lezione, sull'influenza di Dante e della Divina Commedia negli autori delle altre letterature del mondo, è tenuta dal presidente del comitato per le celebrazioni dei 700 anni dalla morte di Dante, il filologo Carlo Ossola, docente presso il College de France di Parigi. Nella seconda lezione, invece, la professoressa Silvia Tatti, docen- te presso il Dipartimento di Lettere e Culture moderne all'Università La Sapienza di Roma, ripercorre gli anni dell'esilio di Dante.

La settimana si chiude venerdì 26 marzo con il geografo Franco Farinelli, professore emerito presso l’università di Bologna, che va alla scoperta di geografie alternative e immaginarie, spiegando che la vera rivoluzione è quella tolemaica, mentre il professor Piergiorgio Odifreddi, che ha inse- gnato per 40 anni Logica matematica presso le Università di Torino e di Cornell (USA), parla dei paradossi matematici nel mondo dell’arte.

SERVIZIO PUBBLICO

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OSCAR

DUE NOMINATION

PER PINOCCHIO DI GARRONE

L

’Italia migliore, quella del grande cinema, sogna l’Oscar, e lo fa grazie alla doppia candidatura otte- nuta da “Pinocchio” di Matteo Garrone. Domenica 25 aprile sapremo se la pellicola, coprodotta da Rai Cinema, si aggiudicherà una o entrambe le statuette nel corso della 93ª edizione del Premio che si svolgerà al Dolby Theatre di Los Angeles. “Congratulazioni al ‘Pi- nocchio’ di Matteo Garrone per la doppia cinquina – affer- ma con entusiasmo l’ad di Rai Cinema Paolo Del Brocco – il lavoro meraviglioso fatto da Massimo Cantini Parrini per i costumi, e quello straordinario per trucco e accon- ciatura di Mark Coulier, Dalia Colli e Francesco Pegoretti, hanno avuto l’attenzione che meritano per il contributo fondamentale che hanno dato al racconto immaginifico di Garrone. Riusciamo ad affermarci con orgoglio, con un film tutto italiano, in categorie tecniche spesso dominate

da maestri statunitensi, con il nostro talento e la nostra fantasia al servizio di una delle storie italiane più cono- sciute nel mondo”. Secondo Del Brocco, ancora una volta

“Matteo Garrone si conferma come uno dei nostri autori più seguiti e apprezzati dai cineasti e dai rappresentanti dell'industria cinematografica internazionale. Siamo co- munque molto felici anche della sfida di ‘Notturno’, è stata una grande avventura vissuta ancora una volta al fianco di Gianfranco Rosi e della produttrice Donatella Palermo, in un anno difficile e terribile come questo. Per noi è già una vittoria essere arrivati fin qui, un traguardo importante che rimarrà nella vita di questa opera e di tutto il nostro cinema”. Il cinema di casa nostra torna dunque a convince- re i membri dell’Academy. “Sono stati mesi intensi, abbia- mo lavorato alla Campagna Oscar ogni giorno, mostrato il film a tantissimi membri dell’Academy e raccolto centinaia

di articoli e recensioni dalle testate più importanti del mondo – prosegue Del Brocco – questo ha dato a ‘Notturno’ e a Gianfranco Rosi una visibilità enorme, difficilmente raggiungibile con altre vie. ‘Notturno’, che all’inizio di questa gara si è battuto contro 238 documentari provenienti da tutto il mondo, è riuscito comunque ad entrare in una short list insieme ad altri 14 tra i più apprezzati titoli stranieri. Tutti questi ave- vano alle spalle i maggiori colossi dello streaming:

tre titoli di Netflix, due di Amazon, Apple Tv, Sony, Hbo, Mtv, una sfida ardua, ma che ci ha dato la possi- bilità di misurarci con i soggetti più forti del settore.

In questo momento in cui tutti fatichiamo a ricono- scere segnali di ottimismo, dobbiamo andare fieri dei nostri talenti, del nostro cinema straordinariamente vivace che riesce a farsi strada nel mondo”.

Costumi e trucco e accon- ciatura. Doppia cinquina per la pellicola coprodotta

da Rai Cinema. L’ad Paolo Del Brocco: «Riusciamo ad affermarci con orgo-

glio, con un film tutto italiano, in categorie tecniche spesso dominate

da maestri statunitensi» L

C’è un’altra Nomination agli Oscar per l’Italia.

È quella, nella categoria “Best Original Song”, di Laura Pausini con la canzone “Io sì” , brano del film “La vita davanti a sé” di Edoardo Ponti con Sophia Loren. Laura Pausini, che proprio sul palco di Sanremo aveva festeggiato la vittoria ai Golden Globe con lo stesso brano, si è detta felicissima. «Una canzo- ne in italiano nominata agli Oscar!!!! Sono così onorata di rappresentare l’Italia in una delle cerimonie più im- portanti dell’industria dell’intrattenimento mondiale», ha commentato a caldo sui social l’artista romagnola.

«Ancora non ci credo. Poter far parte di un progetto così speciale come The Life Ahead con Edoardo Ponti e So- phia Loren è stato per me uno dei regali più grandi che la vita potesse farmi. E ora sapere che sono nominata agli Oscar va oltre qualunque desiderio o aspettativa potessi sognare».

LAURA PAUSINI IN NOMINATION

CON IL BRANO

“IO SÌ”

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©Maurizio D'Avanzo

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Rai Documentari presenta un ritratto privato e in- tenso dell’attore raccontato dal figlio Luca. Lunedì

22 Marzo in prima serata su Rai2

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el giorno del suo compleanno, l’anno del cente- nario della sua nascita, Rai Documentari dedica a Nino Manfredi un ritratto intimo e affettuoso, impreziosito da aneddoti divertenti raccontati da Nino stesso, dalla moglie, dai figli e dai nipoti. Scritto e diretto proprio dal figlio Luca, “Uno, nessuno, cento Nino”

va in onda lunedì 22 marzo in prima serata su Rai2. Il documentario è arricchito anche dalle testimonianze di amici, registi e colleghi, come Elio Germano, Edoardo Leo, Massimo Ghini, Nancy Brilli, Enrico Brignano, Johnny Do- relli, Walter Veltroni, Massimo Wertmuller, Lino Banfi. Un affresco di vita, composto da moltissime sfumature. Nino Manfredi non solo come artista, ma anche come marito,

padre e nonno, in eterno conflitto con le sue fragilità e i suoi difetti. Una produzione Rai Documentari, Istituto Lu- ce Cinecittà e Ruvido Produzioni, in collaborazione con Sky Arte e Duque Italia, con il patrocinio del Comune di Roma Capitale, del Comune di Minturno e con la collabo- razione di Lavazza, in cui sono presenti interviste di re- pertorio, filmati privati e contributi degli anni ’50, con i primi personaggi di Nino alla Rai, ed estratti di film, serie tv, commedie teatrali e musicali, spot pubblicitari, fino alle frequenti esibizioni canore, che lo divertivano molto, co- me l’indimenticabile “Tanto pe’ canta’” di Ettore Petrolini, a Sanremo. Il documentario contiene materiale originale girato dallo stesso regista in occasione degli ottant'anni del padre, “Ottant'anni da attore” (Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma) che comprende una lunga inter- vista a Nino, oltre che estratti da alcuni dei film più famosi e rappresentativi della sua vasta carriera.

MANFREDI 100

UNO, NESSUNO, UNO, NESSUNO,

CENTO NINO

RAI MOVIE E RAI PREMIUM

RICORDANO IL GRANDE ATTORE

Lunedì 22 marzo, film e fiction per celebrare il centenario della nascita con una programmazione speciale

I

nizia Rai Movie che alle 14.15 propone il film “Le avventura di Pinocchio”. Nino Manfredi è Geppeto nello storico adattamento televisivo del classico di Carlo Collodi. Diretto da Luigi Comencini, nel cast troviamo Gina Lollobrigida, Vittorio De Sica, Franco Franchi, Ciccio Ingrassia e il piccolo Andrea Balestri. Alle 16.40

“Caffè Express”. Per tirare a campare e mantenere il figlio al collegio, Michele vende abusivamente caffè ai passeggeri di un treno del Sud. Diretto da Nanni Loy, con Adolfo Celi e Vittorio Caprioli. A seguire “Operazione San Gennaro” ultimo film proposto da canale 24 del digitale terrestre. Napoli, anni '60. Tre ladri americani, per sottrarre il tesoro di San Gennaro, chiedono aiuto a Dudù-Manfredi. Una commedia d'azione firmata Dino Risi.

Nel cast Totò e Senta Berger. Spetta a Rai Premium, alle 23, chiudere l’omaggio a uno dei più grandi interpreti del cinema italiano con il film tv “Una storia qualunque”. Michele, dopo una ingiusta condanna a 30 anni per l'o- micidio della moglie, esce dal carcere e va alla ricerca dei due figli, che nel frattempo si sono rifatti una vita.

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LIBRI

Nino Manfredi è uno degli artisti italiani più grandi di sempre. Con i suoi cento e più film, per il grande e piccolo schermo, è riuscito a stupire, emozionare, far ridere e commuovere, entrando nelle case di tutti gli italiani con la naturalezza di un amico di famiglia. In occasione del centenario della nascita, suo figlio Luca ha voluto offrire ai lettori uno scor-

cio diverso, privato e intimo di suo padre

U

n libro per ricordare suo padre, perché ha scelto questo titolo?

“Un friccico ner core” è un frammento della no- ta canzone “Tanto pe’ cantà” scritta da Petrolini nel 1932, che mio padre portò a Sanremo nel 1970 co- me cantante ospite. È un brano apparentemente allegro, in realtà Petrolini alludeva a un primo amore bugiardo e tra le righe, anche velatamente, al suo problema cardia- co, quell’angina pectoris che lo costrinse ad abbandonare le scene nel 1935. Ho scelto questo titolo perché, un po’

come per Petrolini, racconta i diversi stati d’animo che ho provato nel rapporto con mio padre: c’è un sentimento di grande affetto, ci sono emozione, ammirazione, ma c’è indubbiamente anche un po’ di dispiacere per le sue fre- quenti assenze come genitore.

Un racconto personale e molto franco…

È una specie di diario di bordo del mio non sempre sem- plice confronto con lui, ma è anche un ritratto affettuoso della sua complessa figura di uomo e di artista. Se penso a Geppetto e a Pinocchio, mi verrebbe da dire che il libro è un po’ l’abecedario del nostro rapporto, una raccolta di ricordi intimi e aneddoti curiosi, ma anche di momenti più dolorosi. Mio padre ha dedicato tutta la vita al suo lavoro, che amava tantissimo, tutto il resto veniva dopo. Se aves- se messo lo stesso impegno e la stessa dedizione anche in famiglia sarebbe stato quasi perfetto, ma da qualche parte doveva pur sbagliare. Come un atleta che per raggiungere grandi risultati si deve allenare moltissimo, Nino ha appli- cato tutte le sue energie nel lavoro che l’ha reso grande e di questo abbiamo un po’ sofferto noi figli.

Com’era Nino Manfredi nella vita di tutti i giorni?

Nino poteva essere divertentissimo. Se era in buona e a tavola aveva voglia di raccontarti una barzelletta era esi- larante, ma se non era dell’umore giusto era meglio girar- gli al largo. Poteva essere molto empatico e comunicativo con il pubblico, ma anche molto chiuso e taciturno come genitore. Quando tornava a casa, quelle poche volte che c’era, si chiudeva nello studio e non voleva essere distur- bato e, per noi che eravamo dei ragazzini piuttosto vivaci, non era semplice.

Il nespolo nel giardino della vostra casa romana ben raccon- ta il legame tra suo padre e le sue origini…

UN FRICCICO NER CORE

È un po’ il simbolo delle sue origini contadine. La sua fa- miglia emigrò anche negli Stati Uniti, suo nonno Giovanni fece il minatore per 32 anni in America. Il Dna dell’emi- grante Nino ce l’aveva nel sangue, lo stesso Dna che tra- sferì in uno dei personaggi più belli, a mio avviso, della sua cinematografia: Nino Garofoli di “Pane e cioccolata”.

Un attore che parlava già con lo sguardo, come plasmava Nino i suoi personaggi?

Nei suoi personaggi è sempre riuscito a fare convivere due anime, una più lieve e ironica, che ti strappava un sorriso, e una più malinconica, a volte drammatica, che ti faceva riflettere. Questa era diventata un po’ la sua cifra stilistica, con una recitazione apparentemente naturale, ma che in realtà era il frutto di un grande studio, quasi maniacale, grazie agli insegnamenti del suo maestro d’accademia, Orazio Costa, che gli diceva che prima di imparare a espri- mersi con la parola bisogna farlo con il corpo, e così gli faceva interpretare il cielo, la pioggia, il vento, la formi- ca. Una formazione che ha reso Nino uno degli attori più americani della sua generazione. Lui era una specie di ca- maleonte che si mimetizzava con la pelle dei personaggi che interpretava fino a fare sparire se stesso: diventava il baraccato di “Brutti, sporchi e cattivi”, il portantino di “C’e- ravamo tanto amati” e l’emigrante di “Pane e cioccolata”.

Cosa amava della vita suo padre?

Nino è sempre stato un uomo molto tormentato, un tor- mento che nasceva dalla sua drammatica esperienza in sanatorio. Venne ricoverato a quindici anni al Forlanini di Roma ed ebbe due volte l’estrema unzione, fu miracolosa- mente l’unico della sua camerata a uscirne vivo. Quell’e- sperienza lo ha segnato, inevitabilmente, per il resto della sua vita. Un uomo sicuramente tormentato che era felice solamente quando si applicava sul lavoro.

Tra i suoi film e i suoi personaggi ce n’era uno che gli era particolarmente caro?

Quello a cui era più affezionato era quello del suo film autobiografico, Benedetto Parisi di “Per grazia ricevuta”, la storia di un ragazzino della Ciociaria allevato nella cattiva educazione religiosa e nella superstizione.

Quali valori le ha lasciato suo padre?

Nino mi ha insegnato soprattutto la serietà nell’approccio al lavoro e poi il rispetto per il sudore, per la fatica, per il cibo. Mio padre aveva vissuto la povertà, prima di venire a Roma viveva in un paesino della Ciociaria. La sua era una famiglia molto povera, per cui in casa non si buttava nien- te e si riciclava tutto. Questi valori lui li ha mantenuti e ha cercato di trasmetterceli, a casa nostra non si buttava mai il cibo, che era sacro, si studiava sempre un modo per rici- clare gli avanzi. È un valore importante che sto cercando di trasmettere anche ai miei figli, travolti da una società consumistica.

©Matteo Manfredi

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NOVITA’

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i mette in guardia dai pericoli e ci spinge alla sopravvivenza. È una emozione che ci paralizza, ma che ci può salvare la vita, oppure segnalarci delle grandi occasioni di crescita. La Paura: il più atavico e vasto dei temi viene esplorato da cinque noti scrittori contemporanei in “Sulla Paura”, dal 31 marzo in anteprima esclusiva su RaiPlay. Come in una performance teatrale, nella splendida cornice dell’Accademia di Francia a Roma, nell’ambito del Roma Europa Festival, Edoardo Albinati, Michela Murgia, Melania Mazzucco, Alessandro Piperno e Sandro Veronesi si alternano e raccontano co- me questo sentimento possa orientare il senso estetico e regolare i rapporti umani. “Sulla Paura” è un ciclo di le- zioni curato da Francesco Siciliano e Francesca D’Aloja, in puntate di trenta minuti dove lo spettatore proverà a conoscere le paure e le riflessioni intorno alle angosce delle cinque personalità della letteratura italiana. Ognu- no di loro, nella propria puntata, ragionerà in modo unico

e originale sul termine Paura e coinvolgerà maggiormente il pubblico mettendosi in gioco personalmente. Le paure di cui si parlerà saranno svariate: la paura di scrivere e quella di non scrivere, la paura come motore delle azioni dell’uomo, la paura come ostacolo alle relazioni umane, la paura come meccanismo virtuoso e positivo. E ancora la paura delle diversità, del giudizio degli altri e di non essere all’altezza. E poi la paura del primo bacio, di star male, di perdere qualcuno, di ferire le persone amate e, ovviamente, anche la più grande di tutte le paure, quella di morire. Per quanto l’uomo da sempre conosca la parola Paura, e chiunque ne sperimenta il potere e la forza fin da bambino, in questo preciso momento storico diventa un argomento particolarmente attuale, perché è entra- ta d’imperio nel vocabolario quotidiano. Non c’è solo la paura di ammalarsi o di morire, le paure sono tante e si declinano in ogni aspetto della vita, mentre ciascuno per- cepisce la paura attraverso la propria sensibilità.

Il più atavico dei temi esplorato da cinque scrittori

contemporanei di successo.

In anteprima esclusiva su RaiPlay dal 31 marzo

Nelle librerie e store digitali

dal 18 marzo

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