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RELAZIONE IDROGEOLOGICA E TECNICA ANNO 2012

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Academic year: 2022

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OGGETTO: RELAZIONE IDROGEOLOGICO-TECNICA, PROGETTO E DIREZIONE LAVORI PER LE MODALITA' DI SISTEMAZIONE DELL'AREA DI LOTTIZZAZIONE DENOMINATA

"PELLIZZARA" IN COMUNE DI CASTEL S.

PIETRO TERME.

COMMITTENTE :

Consorzio Cà Priva e Pellizzara di Sotto P.za XX Settembre n° 3

CASTEL S. PIETRO TERME (Bo)

ANDREATTA Dr. GIANCARLO

Studio di Geologia Tecnica

Via XXV Aprile, 140 CASTELBOLOGNESE (RA) Tel. 0546/656362-333/2209149 Geologia del territorio

Studi preliminari e particolareggiati per PRG e zone di Espansione Geologia ambientale

Discariche controllate Piani per le Attività Estrattive Coltivazione cave

Difesa del suolo (livellamenti, bonifiche, drenaggi...) Geologia applicata all'ingegneria

Meccanica del terreno

Capacità portante fondazioni e cedimenti Stabilità versanti

Controlli geotecnici "in situ" ed in laboratorio Progettazione di bacini idrici

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INDICE

a. PREMESSA, 3

b. GEOLOGIA ED IDROGEOLOGIA, 5

c. FRANA A VALLE DEL LOTTO mapp. 74-75, 6 d. STRATIGRAFIA, 8

e. CALCOLI IDROLOGICI E IDRAULICI, 17 e. PROVE PENETROMETRICHE, 10

f. INDAGINE GEOFISICA - Prospezioni sismiche HVSR, 11 g. LAVORI DI SISTEMAZIONE IDROGEOLOGICA, 14

g1. LAVORI DI SISTEMAZIONE FRANA LOTTO 34-35

g2. LAVORI DI COMPATTAZIONE TERRENI ARGILLOSI RIMANEGGIATI g3. EROSIONI CONCENTATE NELLA ZONA DELLE RISORGIVE

g4. AREE CON DOSSI E AVVALLAMENTI DA LIVELLARE g5. ESECUZIONE DI IDONEA RETE SCOLANTE

h. VOCI DI CAPITOLATO OPERE IN PROGETTO, 19

- FOSSO COLLETTORE CON STUOIE SINTETICHE BITUMATE - PALIZZATA IN LEGNAME CON TALEE

- BRIGLIA IN LEGNAME E PIETRAME - VIMINATA (sec. Besser)

- FASCINATA (sec. Hofmann e sec. Kraebel)

- PALIFICATA IN LEGNAME CON TALEE (sec. Hassenteufel) - LIVELLAMENTO AREE AVVALLATE

- DRENAGGIO PROFONDO

- TERRE COMPATTATE E TRINCEA DI AMMORSAMENTO - TUBO DI CALCESTRUZZO AUTOPORTANTE

- SCOLINE

i. PRECAUZIONI GENERALI PER LA STABILITA' DELL'AREA DI LOTTIZZAZZIONE, 24

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a. PREMESSA

A seguito della richiesta esplicita del Consorzio Cà Priva e Pellizzara di Sotto Piazza XX Settembre n° 3 comune di Castel San Pietro Terme (Bo) è stato eseguito uno studio per il progetto di sistemazione dell'area di lottizzazione

"Pellizzara" tramite rilievo idrogeologico e di stabilità dell'area interessata identificandola dal punto di vista geomorfologico stabilendo i punti di emergenza in merito al dissesto essendo parte dell'area in esame zonizzata dall'Autorità di Bacino del Reno come Area a Rischio (vedi scheda n° 35 del Piano Stralcio Assetto Idrogeologico - RISCHIO DA FRANA E ASSETTO DEI VERSANTI).

Le piogge intense degli ultimi 15 anni hanno messo in evidenza zone in dissesto idrogeologico, rese ancor più sensibili dalla mancanza di adeguate opere di regimazione idraulica. Detti movimenti franosi importanti si sono innescati nella zona a valle del lotto mapp. 76 (i lavori di consolidamento sono stati già eseguiti previa indagine svolta mediante dettagliato rilevamento geomorfologico di superficie allo scopo di evidenziare la geometria del movimento franoso nel versante suddetto, prova penetrometrica) e del Lotto mapp. 74-75 che deve essere stabilizzato con opere adeguate previo studio approfondito.

Inoltre le richieste dell'organo di controllo competente, impongono una programmazione delle indagini e dei progetti di intervento sull'intera area di lottizzazione in modo da evitare ulteriori dissesti.

Nel progetto allegato si riporta la cartografia desunta dal rilievo eseguito che ha evidenziato i seguenti punti:

1. Studio area in frana lotto mapp. 74-75.

2. Studio delle scarpate poste al contatto tra i terreni granulari e le argille (zona delle risorgive) e regimazione verso la rete scolante in progetto;

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3. Schema rete scolante con dimensioni e sviluppi planimetrici dei fossi di scolo PRINCIPALI (fosso collettore) e SECONDARI (scoline);

4. Prove "in situ" e piezometri posizionati nei punti sensibili posti in adiacenza alla fognatura esistente nella zona perimetrata;

5. Verifica del tratto di fognatura esistente in rapporto alla falda idrica e alla litologia (zona perimetrata).

Viene quindi proposto lo studio completo riguardante l'intera area di lottizzazione con il progetto di intervento per la stabilizzazione dell'intera area.

Dette opere di consolidamento sono oramai indispensabili per mantenere nel tempo la stabilità all'interno dell'area di lottizzazione. Qui di seguito si riportano le considerazioni geologiche e di stabilità dell'area di lottizzazione con le indicazioni progettuali e di sistemazione.

La zona interessata dal rilievo comprende tutto il comparto edificato della lottizzazione Pellizzara e la zona a verde pubblico; dal rilievo di dettaglio si sono identificate le seguenti aree in relazione alla stabilità:

1. AREA STABILE PREVALENTEMENTE A PRATO

2. AREA STABILE PREVALENTEMENTE AD ALBERATURA AD ALTO FUSTO 3. AREA STABILE A SEMINATIVO (IN PARTE DA VERIFICARE)

4. AREA INSTABILE e/o SOGGETTA AD EROSIONE

Dalla planimetria della stabilità stato attuale si sono quindi evidenziate le aree in emergenza idrogeologica e quelle soggette a sistemazione da suddividere in : A. AREE AD ALTA EMERGENZA IDROGEOLOGICA

1. Sistemazione smottamento a valle del lotto mapp. 74-75.

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2. Verifica stabilità condotto fognario acque bianche/nere soprattutto nell'area perimetrata.

3. Regimazione acque bianche provenienti dai lotti nella zona delle risorgive.

B. AREE A BASSA EMERGENZA IDROGEOLOGICA

1. Regimazione acque superficiali area di lottizzazione e verde pubblico.

2. Regimazione acque bianche provenienti dai lotti con erosioni concentrate.

b. GEOLOGIA ED IDROGEOLOGIA

Nella zona interessata e nelle area di influenza i terreni sono esclusivamente marini ed appartengono alle Argille siltoso-sabbiose grigio-azzurre plioceniche. L'assetto strutturale del substrato argilloso è monoclinalico con direzione Nord-Ovest/Sud-Est, inclinazione verso Nord-Est di circa 12°-13°, rilevabile in zona nella parte calanchiva. La stratigrafia si è desunta sia dall'osservazione in loco degli affioramenti che dall'esame di vari sondaggi con aste elicoidali eseguito nelle vicinanze in occasione precedente indagine, individuando argilla grigiastra con sottili orizzonti sabbiosi decimetrici. Sulla parte alta della successione sono presenti Sabbie e conglomerati in facies regressiva, sui quali è stata impostata in gran parte la lottizzazione "Pellizzara".

Dal punto di vista idrogeologico la natura prevalentemente argillosa e limosa porterebbe a considerare i terreni praticamente impermeabili. L'acqua è tuttavia presente nel terreno sia all'interno delle porzioni argillose fessurate e decompresse che nei livelli sabbiosi ivi incassati. Per quanto riguarda l'area a valle del lotto mapp. 76 le prime indagini di campagna (gennaio 1997) avevano

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riscontrato la falda a profondità di m. 2,00-3,00 dal p.c. al contatto con la formazione argillosa compatta grigia verificata anche direttamente con l'esecuzione di sondaggi con escavatore meccanico. Condizioni meteo-climatiche sfavorevoli (nelle ultime stagione invernale l'andamento medio delle piogge è stato notevolmente maggiore che negli anni passati con massima piovosità nella stagione invernale-primaverile dove si sono avuti i massimi valori di precipitazioni meteoriche) unitamente a cause antropiche (scavi, sbancamenti, perdite di fognature, ecc.) possono verosimilmente favorire l'innalzamento della piezometrica fino a penalizzare la stabilità globale del versante; è stato quindi verificato l'assenza di sorgenti nella zona delle risorgive (contatto tra i terreni granulari del terrazzo con quelli impermeabili argillosi del substrato) a conferma che l'intensa urbanizzazione avvenuta nell'area a monte (area di ricarica delle sorgenti) ha contribuito al depauperamento del flusso idrico sotterraneo fino alla scomparsa delle sorgenti storiche come quella denominata "Sorgente della Lupara". In allegato si riporta la carta geomorfologica ricavata dal rilievo di campagna ed integrato dall'osservazione di foto aeree.

c. FRANA A VALLE DEL LOTTO mapp. 74-75:

MORFOLOGIA DEL DISSESTO E STATO DEI LUOGHI

La zona franata interessa il confine a valle del lotto mapp. 74-75; viene rilevata la presenza di una nicchia di distacco parallela al confine con scarpata alta circa m.

0,80-1,20 e più a valle la superficie topografica si presenta con aspetto con ondulazioni e avvallamenti per fenomeni di creep. La zona centrale, più ribassata e con concavità a monte indica un fenomeno di "svuotamento" per soliflussione

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della coltre superficiale. Verso la parte inferiore la morfologia del terreno è più convessa per adagiamenti ed accumuli di massa. Più a valle del fosso di scolo il versante si presenta stabile e la pendenza media aumenta per l'approssimarsi di una scarpata verso Sud, in evidente evoluzione retrograda per erosione dovuta alle acque dilavanti.

La condizione di stabilità è quindi correlata:

1. alla predisposizione naturale del versante con alternanza di argille- sabbie che determina piani preferenziali di scivolamento;

2. alle eventuali infiltrazioni derivanti da perdite delle fognature a monte ed alla deficitaria regimazione dei deflussi superficiali;

3. alle stagioni passate con intense precipitazioni meteoriche;

Si può quindi senz'altro affermare che la presenza di impianti fognari con infiltrazioni in profondità e le condizioni climatiche sfavorevoli con precipitazioni prolungate ed intense nel periodo invernale-primaverile hanno determinato una concentrazione di acque nel punto di distacco della frana oggetto di studio. Le dimensioni del dissesto sono:

- lunghezza 30 metri circa;

- larghezza zona di distacco-zona di accumulo 25 metri circa;

- spessore della massa in movimento è 2,00-2,50 metri Considerando: - L = Lunghezza frana

- B = Larghezza frana

- D = Profondità superficie di scivolamento si hanno i seguenti rapporti: L/B = 1,20 - D/L = 0,10

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che si possono adattare ad un di smottamento superficiale, ipotesi confermata anche dalle modalità di dislocamento riscontrate con piano di scorrimento ben visibile nella parte alta del dissesto (argille grigio-azzurre).

d. STRATIGRAFIA

La stratigrafia dell'area di lottizzazione interessata dalla perimetrazione e ritenuta la più sensibile rispetto ai fenomeni di dissesto é stata desunta dall'osservazione diretta di n° 6 sondaggi a carotaggio continuo spinti fino ad una profondità massima di circa m. 20 dal piano di campagna, eseguiti nell'occasione della realizzazione della lottizzazione e attualmente nella zona a valle della fognatura principale; sono stati prelevati campioni di terreno ad ogni metro di profondità e ad ogni variazione litologica. Si sono accertati i seguenti litotipi:

Sondaggio 1

1. Argilla limosa nocciola-rossastra con livelli sabbiosi sciolti, mediamente consistente (m. 5,20)

2. Argilla grigio-verde, plastica, molto umida (m. 1,60)

3. Argilla grigia dapprima abbastanza umida, plasticità media; da m. 9-10 molto consistente (substrato)

Sondaggio 2

1. Argille rossastre con livello di ghiaia e sabbia addensato (m. 1,40)

2. Argilla limosa nocciola-rossastra con livelli sabbiosi sciolti, mediamente consistente (m. 4,80)

2. Argilla grigio-verde, plastica, molto umida (m. 1,00)

3. Argilla grigia dapprima abbastanza umida, plasticità media, in profondità aumenta la consistenza (substrato)

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Sondaggio 3

1. Argilla limosa nocciola-rossastra con livelli sabbiosi sciolti, mediamente consistente (m. 4,40)

2. Argilla grigio-verde, plastica, molto umida (m. 1,80)

3. Argilla grigia dapprima abbastanza umida, plasticità media; da m. 9-10 molto consistente (substrato)

Sondaggio 8

1. Ghiaia medio-fine in matrice limoso-argillosa nocciola (m. 2,20) 2. Limo argilloso con sabbia e rari ciottoli (m. 1,90)

3. Argilla limosa grigio-verde con concrezioni calcaree (m. 5,30) 4. Argilla limosa nocciola con sabbia (m. 0,40)

5. Sabbia limosa medio-grossa con livelli rari di ghiaia fine, addensamento buono (m. 2,50)

6. Argilla verdastra con spalmature nerastre, molto consistente (substrato)

Sondaggio 9

1. Argilla limosa grigio-verde con livelli sabbiosi giallastri e concrezioni calcaree, addensamento buono (m. 5,50)

2. Sabbia limosa medio-grossa con livelli rari di ghiaia fine, addensamento buono (m. 9,00)

3. Sabbia limosa con livelli argillosi, addensata (substrato)

Sondaggio 10 1. Argilla limosa nocciola, plastica (m. 0,80)

2. Argilla limosa grigio-verde mediamente consistente (m. 0,70) 3. Argilla limosa nocciola consistente (m. 2,40)

4. Argilla limosa grigio.verde mediamente consistente (m. 1,90)

5. Sabbia limosa medio-grossa con livelli rari di ghiaia fine, addensamento buono (m. 3,40)

6. Argilla limosa grigia consistente (substrato)

Non si é rinvenuta acqua di falda ma solo terreni umidi.

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e. PROVE PENETROMETRICHE

Sull'area di lottizzazione zona Sud (area perimetrata) si sono eseguite n° 8 prove penetrometriche atta a porre in evidenza alcune caratteristiche meccaniche dei terreni, l'eventuale presenza e profondità di falde idriche e piani di scorrimento. Le quote sono riferite al piano di campagna attuale e l'ubicazione delle prove viene riportata in cartografia allegata ed indicata con un cerchietto rosso.

Le caratteristiche della strumentazione utilizzata per la presente indagine sono riportate qui di seguito:

Penetrometro dinamico leggero DPL30 Peso del maglio 30 daN di

Altezza di caduta del maglio cm. 20 Peso delle aste di Kg 3,0

I dati, rappresentati come numero di colpi necessari per determinare una penetrazione di cm. 10, vengono riportati in allegato. Dalla resistenza alla punta riscontrata nelle prove, applicando la nota "formula degli Olandesi" :

Q

d = e ( PM 2 M )H A

∗ + ∗

dove :

M = massa del maglio

H = altezza di caduta del maglio P = peso delle aste

e = penetrazione della punta per un colpo di maglio cadente da altezza H A = sezione della punta (cmq. 10).

si ottiene la resistenza dinamica in daN/cmq. Si sono diagrammati i valori dei carichi dinamici corretti con

coefficiente di sicurezza 20

da cui si ottiene il carico ammissibile.

L'esame dei grafici evidenzia eterogeneità dei dati in senso orizzontale e verticale da correlare alla presenza di materiale rimaneggiati e di diversa litologia.

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Più specificatamente si rinvengono:

nella zona delle prove n° 1, 2, 3 e 8 terreni essenzialmente limoso-argillosi, dapprima rimaneggiati fino a m. 2,50-3,00 circa di profondità, quindi mediamente consistenti (Rpm = 15-30 daN/cmq) fino alla profondità di m. 7,00- 8,00 dove si riscontra un aumento della resistenza alla punta (Rpm = 60-80 daN/cmq) con la parte argillosa in aumento riscontrabile nelle argille grigie integre.

nella zona delle prove n° 6 e 7 terreni argillosi sovraconsolidati fino a m.

2,00 circa di profondità, quindi mediamente consistenti (Rpm = 15-20 daN/cmq) fino alla profondità di m. 7,00-8,00 dove si riscontra un aumento della resistenza alla punta (Rpm = 40-70 daN/cmq) con la parte argillosa in aumento riscontrabile nelle argille grigie integre.

nella zona delle prove n° 4 e 5 terreni essenzialmente sabbioso-ghiaiosi addensati fino a m. 5,50-6,50 circa di profondità (Rpm = 25-100 daN/cmq) dove si riscontra un cambio litologico con presenza delle argille sabbiose consistenti (Rpm = 30-70 daN/cmq).

Al termine delle prove non si è riscontrata presenza di falda idrica a conferma della stabilità che il versante ha raggiunto nel tempo.

f. INDAGINE GEOFISICA

- Prospezioni sismiche HVSR

Nella parte maggiormente a rischio (area perimetrata) sono state effettuate misure del microtremore ambientale della durata di 20 minuti con un tromografo digitale progettato specificamente per l’acquisizione del rumore sismico. Lo strumento (TROMINO©, 10x7x14 cm per 1 kg di peso) è dotato di tre sensori elettrodinamici (velocimetri) orientati N-S, E-W e verticalmente, alimentato da 2 batterie AA da 1.5

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V e senza cavi esterni. I dati di rumore, amplificati e digitalizzati a 24 bit equivalenti, sono stati acquisiti alla frequenza di campionamento di 12 hz. Il rumore sismico ambientale, presente ovunque sulla superficie terreste, è generato dai fenomeni atmosferici (onde oceaniche, vento) e dall’attività antropica oltre che, ovviamente, dall’attività dinamica terrestre. Si chiama anche microtremore in quanto riguarda oscillazioni molto piccole (10–15 [m/s2]2 in termini di accelerazione), molto più piccole di quelle indotte dai terremoti nel campo vicino.

I metodi che si basano sulla sua acquisizione si dicono passivi in quanto il rumore non è generato ad hoc, come ad esempio le esplosioni della sismica attiva. Nelle zone in cui non è presente alcuna sorgente di rumore locale, in assenza di vento, lo spettro in frequenza del rumore di fondo, presenta un andamento dove la curva bassa rappresenta il rumore di fondo 'minimo' di riferimento secondo il servizio geologico statunitense (USGS) mentre la curva superiore rappresenta il 'massimo' di tale rumore, e dove i picchi a 0.14 e 0.07 Hz sono comunemente interpretati come originati dalle onde oceaniche. Tali componenti spettrali vengono attenuate molto poco anche dopo tragitti di migliaia di chilometri per effetto di guida d'onda.

A tale andamento generale, che è sempre presente, si sovrappongono le sorgenti locali, antropiche (traffico, industrie o anche il semplice passeggiare di una persona) e naturali che però si attenuano fortemente a frequenze superiori a 20 Hz, a causa dell’assorbimento anelastico originato dall’attrito interno delle rocce.

Il tipo di stratigrafia che le tecniche di sismica passiva possono restituire si basa sul concetto di contrasto di impedenza. Per strato si intende cioè un’unità distinta da quelle sopra e sottostanti per un contrasto di impedenza, ossia per il rapporto tra i prodotti di velocità delle onde sismiche nel mezzo e densità del mezzo stesso.

La ricerca dei picchi da interpretare è stata effettuata, congiuntamente, nel grafico

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H/V e in quello degli spettri singoli. In particolare, i picchi H/V di origine stratigrafica sono quelli generati da un minimo nelle componenti verticali del moto – curve magenta negli spettri – che significa minimo delle onde di Rayleigh alla frequenza di risonanza.

Sono state eseguite n° 5 prove geofisiche del tipo HVSR a postazione singola al fine di stabilire la compattezza e l'eventuale grado di fratturazione della roccia argillosa. In allegato di riportano i grafici e le analisi realizzate. L’esame degli elaborati porta a notare quanto segue:

Tr1: sono stati evidenziati dei picchi modesti (2,2-2,4 H/V) alle frequenze di 18 Hz e 28 Hz che identificano una FRATTURAZIONE nei primi 1,0-2,0 con una copertura compatta;

Tr2: non sono stati evidenziati dei picchi rilevanti che identificano una copertura compatta, poco rimaneggiata fin dai primi metri di profondità dal piano campagna;

Tr3: sono stati evidenziati dei picchi modesti (2,1-3,0 H/V) alle frequenze di 23 Hz e 40 Hz che identificano una FRATTURAZIONE nei primi 1,0-1,5 con una copertura compatta;

Tr4: sono stati evidenziati dei picchi modesti (2,6-2,8 H/V) alle frequenze di 18 Hz e 28 Hz che identificano una FRATTURAZIONE nei primi 1,0-2,0 con una copertura compatta;

Tr5: sono stati evidenziati dei picchi alti (2,4-2,6 H/V) alle frequenze di 22 Hz e 50 Hz che identificano una FRATTURAZIONE nei primi 1,0-2,0 con una copertura compatta;

Anche i dati geofisici confermano una assenza di piani di scorrimento attivi nella zona perimetrata posta a valle della fognatura principale.

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g. LAVORI DI SISTEMAZIONE IDROGEOLOGICA

Dal rilievo geomorfologico dell'intera area di lottizzazione si sono quindi identificate tutte le situazioni di dissesto idrogeologico che possono interferire con le opere infrastrutturali (strade, parcheggi, fogne, lotti edificati) e vengono riportate nella Tavola n° 3 allegata che viene presa come riferimento per i progetti di sistemazione idrogeologica previsti e indicati nella tavola n° 4.

Qui di seguito vengono elencati i dissesti riscontrati e le opere di sistemazione in progetto per la sistemazione dell'area di studio.

g1. LAVORI DI SISTEMAZIONE FRANA LOTTO 34-35 Le cause principali che hanno determinato il dissesto sono:

1. presenza a monte degli impianti di scarico con infiltrazioni in profondità che hanno imbibito in modo continuo i terreni

2. condizioni climatiche sfavorevoli con precipitazioni prolungate ed intense nel periodo invernale-primaverile

Le acque infiltrandosi all'interno del litotipo argilloso-sabbioso, hanno deteriorato le caratteristiche geotecniche dei terreni innescando il fenomeno di assestamento in esame. Quindi la sistemazione dovrà tener conto di dette cause principali ed occorre intervenire nell'intera zona franata, dove attualmente i terreni sono in dissesto idrogeologico con avvallamenti, fratture e ristagni che incrementano le infiltrazioni di acqua al piano di scorrimento, tramite:

Compattazione del terreno franato con le seguenti modalità:

◊◊◊◊

asportazione e compattazione del terreno argilloso inconsistente, eccessivamente imbibito, per uno spessore di almeno m. 1,50-3,00 con

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creazione di banche di ammorsamento a leggera pendenza verso monte e riprofilatura della superficie topografica eliminando gli avvallamenti e dossi.

◊◊◊◊

trincea di ammorsamento innestata nel terreno consistente, di altezza non inferiore a m. 3,00 e compattazione in strati di spessore pari a cm. 20- 30 eseguita con rullo statico

◊◊◊◊

esecuzione di un drenaggio profondo ml. 2,50-3,00 (vedi progetto allegato) eseguito con tubo microfessurato autoportante del diametro di mm. 80 rivestito con geotessile antintasamento tipo Enkadrain. Il drenaggio andrà in un pozzetto in cemento e quindi defluirà con tubo in PVC chiuso del diametro di mm. 150 verso il fosso di scolo posto alla base della scarpata.

◊◊◊◊

realizzazione di una palificata in legname tipo Krainer a due pareti posta al piede dello smottamento, di altezza pari a m. 2,50-3,00 massimo a creare una base di appoggio e diminuire la pendenza della superficie topografica a monte.

◊◊◊◊

ripristino del fosso di scolo posto alla base della scarpata che si collegherà alla rete scolante superficiale esistente.

Al termine della riprofilatura della scarpata occorrerà realizzare almeno due linee di fascinate-viminate e provvedere al rinverdimento della stessa tramite semina adeguata (trifoglio, gramigna, ecc.) in modo da limitare l'erosione superficiale.

g2. LAVORI DI COMPATTAZIONE TERRENI ARGILLOSI RIMANEGGIATI

Nella zona a valle del movimento franoso sopra esposto, è presente una scarpata naturale in evidente stato di retrocessione del ciglio superiore (area gialla indicata nella tavola di progetto n° 4) dovuta alle acque dilavanti che scorrono in modo

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disordinato verso la scarpata stessa. Ciò ha determinato una imbibizione dei terreni superficiali con dissesti diffusi che riguardano anche il palo della luce elettrica posto sull'area. Occorre intervenire tramite asportazione e compattazione del terreno argilloso inconsistente per uno spessore di almeno m. 1,50-2,50 con creazione di una trincea di ammorsamento con base avente leggera pendenza verso monte, reimmissione e compattazione in strati di spessore cm. 20-30 del terreno asportato e riprofilatura della superficie topografica eliminando gli avvallamenti e dossi.

g3. EROSIONI CONCENTATE NELLA ZONA DELLE RISORGIVE

Nella zona delle risorgive (terreni granulari soprastanti litotipi argillosi impermeabili) sono stati evidenziati dei dissesti dovuti alla presenza di scarichi e deflussi incontrollati delle acque superficiali che provocano infiltrazioni in profondità e hanno imbibito in modo continuo i terreni del ciglio scarpata.

La sistemazione dovrà tener conto di dette cause principali ed occorre intervenire al ciglio superiore scarpata (zona indicata in giallo chiaro e tratteggio grosso - Tav.

4) dove attualmente i terreni sono in forte erosione tramite una palizzata in legname con talee; occorre inoltre proteggere dall'erosione i litotipi argilloso- sabbiosi posti all'uscita delle tubazioni con pietrame adeguatamente collocato nel terreno.

g4. AREE CON DOSSI E AVVALLAMENTI DA LIVELLARE

Nella zona della lottizzazione a verde pubblico indicata in verde chiaro (vedi tav. 4 allegata) sono presenti avvallamenti e ristagni che incrementano le infiltrazioni di

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acqua in profondità. Occorre intervenire tramite livellamento e riprofilatura della superficie topografica in modo che le acque meteoriche superficiali possano defluire efficientemente verso la rete scolante.

g5. ESECUZIONE DI IDONEA RETE SCOLANTE

Nell'intera area di lottizzazione occorre realizzare una idonea rete scolante in modo che le acque superficiali possano defluire senza generare fenomeni di ristagno e infiltrazione in profondità. Vengono quindi progettate delle opere di scolo (collettore principale e scoline secondarie) che riguardano essenzialmente l'area Sud in quanto attualmente vi sono dei fossi di scolo provvisori che presentano caratteristiche inadeguate, con evidenti erosioni e approfondimenti dell'alveo che possono generare dissesti se non vengono modificati.

FOSSO COLLETTORE PRINCIPALE: al fine di dimensionare il fosso collettore principale si è individuato il bacino imbrifero a cui sottende lo stesso pari a mq.

60.000; sono state consultate le tabelle della piovosità (dati ARPA) e la carta delle isoiete ed inseriti i dati nel calcolo idrologico allegato si ricava la portata del fosso di scolo principale in corrispondenza della sezione posta al confine della lottizzazione in oggetto. Dai calcoli si evidenzia che la portata di picco del fosso in questione risulta di:

- Metodo del Giambetti: Qpicco = 8,13 mc/sec

Occorre quindi dimensionare la sezione del fosso di scolo in progetto e della condotta di attraversamento in modo che possano smaltire la portata critica. Le dimensioni del fosso vengono riportate nella tavola n° 5 allegata; il diametro della condotta di attraversamento risulta pari a mm. 800.

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Dai calcoli della velocità nelle canalizzazioni (metodo di Kutter e di Chezy) si può desumere che le dimensioni idrauliche del fosso di scolo e della condotta di attraversamento riescono a smaltire una portata rispettivamente di 8,42 mc/sec e 8,17 mc/sec e risultano idonee allo smaltimento della piena di picco precedentemente calcolata pari a 8,13 mc/sec, considerando che il metodo del Giambetti appare ampiamente cautelativo a tutto vantaggio della sicurezza.

Considerando la pendenza del canale collettore principale, occorre predisporre almeno n° 6 briglie antierosione in legno e pietrame da integrarsi con la rete scolante (vedi tav. 5 allegata).

Per tutta l'area a verde occorre anche realizzare dei fossi di scolo secondari (scoline) dimensionati come nelle normali sistemazioni agricole rispetto alle loro lunghezze indicativamente cm. 30-40 profondità cm. 20-30. Indispensabile anche la realizzazione di una strada sterrata di servizio utile alla manutenzione delle opere di consolidamento in progetto realizzata in adiacenza al fosso collettore principale.

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h. VOCI DI CAPITOLATO OPERE IN PROGETTO

- FOSSO COLLETTORE CON STUOIE SINTETICHE BITUMATE Dimensioni: come da progetto (Tav. 5 allegata) Lunghezza totale : ml. 600

Rivestimento in stuoia tridimensionale con spessore minimo 18 mm costituita da filamenti sintetici aggrovigliati in modo da trattenere le particelle di materiale inerte bitumata a freddo in posto. La stuoia viene assicurata al terreno mediante infissione di picchetti, con sormonti laterali di almeno 10 cm e interrata in solchi appositamente approntati a monte. Il piede della sponda può essere fissato in analogia o, se lavorato in presenza d'acqua, fissato mediante posa di pietrame. La stuoia deve essere anche abbinata ad una semina da effettuarsi sia prima della posa della stuoia che sopra la stessa con messe a dimora talee ed arbusti, almeno sulle superfici dove si prevede il libero scorrimento dell'acqua. E' necessario che la posa in opera avvenga procedendo nel senso contrario alla corrente (in tal modo i sormonti sono automaticamente posizionati ad evitare infiltrazioni d'acqua tra una stuoia e l'altra).

Materiali

a) Geostuoia tridimensionale prebitumata in nylon, spessore minimo 18 mm, resistenza a trazione non inferiore a 2,5 kN/m, temperatura di fusione non inferiore a 215 °C, intasata industrialmente a caldo con una miscela permeabile di pietrisco/bitume/additivi; staffe metalliche ø min. 8 mm; miscela di sementi (40 g/mq); pietrame.

b) Geostuoia tridimensionale in materiale sintetico: nylon, polipropile

ne,

polietilene, polietilene ad alta densità, annerita al nero fumo per attenuare l'aggressione da parte dei raggi UV, spessore minimo 18 mm, resistenza alla trazione non inferiore a 2,0 kN/m, grado di vuoto non inferiore al 90%; ghiaino per intasamento; staffe metalliche ø min. 8 mm; miscela di sementi (40 g/mq);

emulsione idrobituminosa a freddo; talee; arbusti autoctoni.

- PALIZZATA IN LEGNAME CON TALEE

Dimensioni palizzata: come da progetto (Tav. 5 allegata) Lunghezza totale : ml. 120

(20)

Palizzata di contenimento da realizzare sul ciglio delle scarpate in dissesto.

Materiali:

- paleria di larice o di castagno: lunghezza = 2 m - diametro = 15-20 cm - sciaveri (mezzi tronchi): lunghezza > 2 m - diametro = l0 cm

- talee di salice: lunghezza > 80 cm - filo di ferro: diametro = 3 mm

Modalità di esecuzione: preparazione del terreno e modellamento del pendio.

Infissione nel terreno di pali di larice o di castagno alla distanza dì 1-2 m, per una profondità di 1 m, in modo che restino sporgenti 50 cm. Posa in opera dei mezzi tronchi di larice o di castagno aventi lo scopo di trattenere il materiale di risulta posto a tergo dell'opera stessa, e loro fissaggio con filo di ferro o chiodi. Messa a dimora delle talee o di piantine radicale.

- BRIGLIA IN LEGNAME E PIETRAME.

Dimensioni briglia: come da progetto (Tav. 5 allegata)

Numero briglie: 6

Materiali:

- paleria di larice o di castagno: lunghezza = 2-4 m - diametro = 20-40 cm - pietrame: pezzatura = 20-30 cm

- graffe metalliche o chiodi

Modalità di esecuzione: scavo con mezzo meccanico o a mano. Costruzione di un cassone di contenimento realizzato mediante incastellatura dei pali di legno.

Riempimento con materiale lapideo (diametro: 20-30 cm) reperito in loco. Al fine di ottenere una maggiore stabilità della struttura si dovranno ricavare idonei incastri nei tronchi, nonché impiegare chiodi o graffe metalliche. Le briglie in legname e pietrame, non avendo un paramento continuo, hanno una notevole capacità drenante, soprattutto nel primo periodo di funzionamento e, da un punto di vista estetico paesaggistico, hanno un più elevato grado di inserimento nel contesto ambientale circostante.

- VIMINATA (sec. Besser)

Dimensioni viminata: come da progetto (Tav. 5 allegata) Lunghezza totale : ml. 100

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Materiali:

- paleria di larice o di castagno: lunghezza = 1 m - diametro = 3-10 cm - talee o verghe di salice

- filo di ferro zincato: diametro = 3 mm

Modalità di esecuzione: infissione nel terreno di paletti di legno (castagno o larice) ad una distanza di 50-100 cm; la struttura viene infittita dalla messa in opera, ogni 30 cm, di paletti o talee più corte. I pali principali ed i paletti intermedi vengono collegati intrecciando, a stretto contatto tra loro, rami di salice disposti longitudinalmente in numero di 3-8 legati con filo di ferro zincato; la parte terminale delle "trecce" va comunque interrata. L'altezza definitiva della viminata fuori terra deve essere modesta (15-30 cm) per consentire un minimo dì stabilizzazione fisica immediata della pendice e permettere, nel contempo, l'interramento ed il successivo radicamento delle talee longitudinali; la distanza tra le file della viminata può variare da 1,2 a 2 m.

- FASCINATA (sec. Hofmann e sec. Kraebel)

Dimensioni fascinata: come da progetto (Tav. 5 allegata) Lunghezza totale : ml. 100

Materiali:

- paleria di larice o di castagno: lunghezza = 60-100 cm - diametro = 5-10 cm - ramaglia di salice: lunghezza > 1 m - diametro < 10 cm

Modalità di esecuzione: scavo di una banchina lungo le curve di livello della profondità di 30-50 cm e larga altrettanto. Realizzazione di fascine costituite da ramaglia di specie con elevata capacità vegetativa (salici, pioppi, ecc.), composte in media da 5-6 rami o verghe e legate ogni 70 cm. Posa delle fascine lungo il fosso e loro fissaggio al terreno con paletti di legno (verdi o morti) infilati in mezzo ai rami (sec. Kraebel) o a valle della fascina (sec. Hofinanin) ad una distanza media di 50-100 cm. Riempimento della banchina con il materiale proveniente dallo scavo del fosso posto a monte.

- PALIFICATA IN LEGNAME CON TALEE (sec. Hassenteufel) Altezza Krainer: h = 2,50-3,00 (Tav. 5 allegata)

Lunghezza totale : ml. 40

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Materiali:

1 - paleria di larice o di castagno: lunghezza = 1-3 m - diametro = 10-25 cm 2 - talee di salice: lunghezza = 30-40 cm > profondità - diametro = 3-10 cm 3 - ramaglia di salice: lunghezza = 30-40 cm > della` profondità dell'opera 4 - piantine radicate

5 - filo di ferro zincato: , diametro = 3 mm 6 - graffe metalliche o chiodi

Modalità di esecuzione:

1 - Realizzazione della base di appoggio della palificata in legname con talee (parete "Krainer") a due pareti, con una contropendenza del 10-15%.

2 - Posa del tondame scortecciato di conifere o di castagno e realizzazione di piccoli incastri tra i pali mediante modellamento dei punti d'appoggio; al fine di ottenere una maggiore stabilità della struttura è importante fissare i tronchi con chiodi o graffe metalliche.

3 - In fase di costruzione, dopo la posa di ogni elemento longitudinale ed il riempimento con il terreno, viene dispostala ramaglia o le talee di salice con una densità di circa 5-10 talee al metro, in modo tale da sporgere 15-20 cm ed essere a contatto con il terreno (infisse per 15-20 cm); contemporaneamente possono essere poste a dimora anche piantine radicate appartenenti a specie pioniere (ontano, frassino, ecc.).

- LIVELLAMENTO AREE AVVALLATE Area totale da livellare: mq. 42.000

Spianamento di terreno mediante ruspatura con trattrice per la sistemazione superficiale delle zone interessate dal difficile scolo delle acque meteoriche superficiali (aree verde chiaro) con trattrice di potenza di 70-90 kW.

- DRENAGGIO PROFONDO

Dimensioni drenaggio: come da progetto (Tav. 5 allegata) Lunghezza totale : ml. 150

Drenaggio per la raccolta e lo smaltimento in profondità delle acque, realizzato mediante scavo a sezione obbligata di profondità massima pari a m. 2,50-3,00

(23)

della larghezza di circa 40-50 cm eseguito con mezzi meccanici, sistemazione del geotessile tipo Enkadrain drenante ed immissione sul fondo di tubo microfessurato del diametro di mm. 80, compresi la richiusura della fossa e il rinterro dello scavo effettuato.

- TERRE COMPATTATE E TRINCEA DI AMMORSAMENTO Dimensioni trincea: come da progetto (Tav. 5 allegata) Volume totale : mc. 1.000

Scavo di sbancamento eseguito con mezzi meccanici in terreno di qualsiasi natura e consistenza, asciutto o bagnato, esclusa roccia da mina o da punta ma compresa quella disgregabile e asportabile con i mezzi di scavo fino alla profondità di 3 m, con rinterro per trincee di ammorsamento eseguito con mezzi meccanici, compresa la rullatura.

- TUBO DI CALCESTRUZZO AUTOPORTANTE

Diametro: mm. 800

Lunghezza: ml. 15

Tubo autoportante di calcestruzzo con innesto a bicchiere; in opera, compresi piano di posa, rinfianco fino a 2/3 dell'altezza e sigillatura con malta cementizia, esclusi scavo e rinterro, con diametro interno: mm 800

- SCOLINE

Dimensioni scoline: come da progetto (Tav. 5 allegata) Lunghezza totale : ml. 1.100

Esecuzione di fossi di scolo secondari (scoline) dimensionati come nelle normali sistemazioni agricole, rispetto alle loro lunghezze, di dimensioni indicativamente di larghezza cm. 30-40 e profondità cm. 20-30.

(24)

i. PRECAUZIONI GENERALI PER LA STABILITA' DELL'AREA DI LOTTIZZAZIONE PELLIZZARA

Con lo scopo di garantire la stabilità idrogeologica dell'area e la conservazione dei suoli occorre che nelle zone a verde ed agricole dell'area investigata siano seguite le seguenti prescrizioni:

Evitare di condurre le acque meteoriche superficiali verso le scarpate denudate o con scarsa vegetazione.

Vietare le modifiche della superficie topografica e gli interventi nelle zone instabili

Sfalciatura annuale e scoline ogni m. 20-30 (vedi progetto) nelle zone coltivate.

Le lavorazioni agricole adiacenti alle scarpate naturali devono mantenere una fascia di rispetto a terreno saldo non inferiore a m. 2,00.

Nella lavorazione agraria dei terreni devono essere rispettati gli alberi isolati e a gruppi, nonchè le siepi esistenti, preservandone l'apparato radicale. Comunque si consiglia di abbandonare la lavorazione agricola del terreno soprattutto nella zona perimetrata e di mantenerlo a prato (terreno saldo e/o destinato a parco).

Le zone soggette ad erosione (es. compluvi, scarpate denudate) devono essere recuperate alla vegetazione autoctona locale facilitando la ricolonizzazione spontanea ricorrendo a tecniche di ingegneria naturalistica tipo fascinate-viminate (vedi schema allegato).

Vietare l'eliminazione delle aree a bosco o cespugliate tranne che per esecuzione di opere di regimazione idrica e consolidamento di versanti, limitando l'intervento allo stretto necessario.

(25)

Occorre prevedere la manutenzione stagionale dei fossi di scolo superficiali con pulizia e risagomatura degli stessi al fine di garantire un efficiente smaltimento delle acque meteoriche.

Per l'area a sud dove è collocata la fognatura principale, pur non risultando attualmente in dissesto attivo, occorre monitorare l'efficienza e l'integrità del condotto fognario tramite apposita videoispezione del tratto interessato al fine di escludere perdite e/o lesioni. Inoltre si consiglia di posizionare correttamente il tracciato esistente tramite apposito rilievo topografico (probabilmente vi sono delle inesattezze nel tracciato riportate in planimetria allegata e indicate con tratto verde chiaro e verde scuro)

Nelle tavole allegate (Tav. 1 - Tav. 2 - Tav. 3 - Tav. 4 - Tav. 5) viene riportato il progetto di sistemazione dell'area con planimetrie, sezioni e particolari costruttivi delle opere di sistemazione utili per stabilire le voci di capitolato propedeutiche alla formulazione della spesa di sistemazione idrogeologica totale dell'area di lottizzazione. I lavori in progetto allegati alla presente sono da considerarsi di riferimento e sarà discrezione del D.L., previa comunicazione motivata al committente, apportare modifiche alle dimensioni e quantità laddove ritenute necessarie per la corretta riuscita dell'intervento.

Castelbolognese 21.10.2012

Dott.Geol. Andreatta Giancarlo

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