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1 MANOVRA 2009 – 2011 - FEDERALISMO

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1 MANOVRA 2009 – 2011 - FEDERALISMO

Il Governo ha sostanzialmente deciso di affrontare le questioni inerenti il federalismo tramite Disegni di Legge delega collegati alla manovra di finanza pubblica, che saranno presumibilmente presentati in settembre insieme alla Legge Finanziaria 2009 (alcuni testi risultano già in corso di elaborazione) e che comunque dovranno essere approvati entro la conclusione della sessione di bilancio.

Possiamo fare le seguenti valutazioni.

Sotto un profilo di metodo è condivisibile l’ impostazione che prevede una delega sul federalismo fiscale e una sul Codice delle autonomie e su Roma capitale, in quanto è importante affrontare in modo congiunto le tematiche inerenti le competenze (Codice e Roma capitale) e le tematiche inerenti le risorse (federalismo fiscale).

Rientra in quest’ ottica il rinvio della soppressione delle comunità montane e delle province ricomprese nelle aree metropolitane, nell’ intento di varare una riforma organica e completa, ed inoltre l’ inserimento dei provvedimenti nella sessione di bilancio assicura tempi certi per la definizione di questioni rilevanti non più rinviabili.

Nel merito, in particolare, per quanto riguarda il Codice delle Autonomie si tratta di riprendere il lavoro già avviato dal Governo Prodi, che era pervenuto ad un testo già approvato in Commissione Affari Costituzionali al Senato e pronto per la trattazione in Aula. Tramite questo provvedimento si dovrà procedere ad una chiara definizione delle funzioni amministrative fondamentali e delle funzioni amministrative proprie di regioni, province, città metropolitane e comuni.

Inoltre dovrà essere varata l’ istituzione delle città e delle aree metropolitane nei territori oggi corrispondenti alle province di Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Bari, Napoli.

Per quanto riguarda il federalismo fiscale si tratta invece di dare coerente attuazione all’ articolo 119 della Costituzione, prevedendo un sistema che garantisca autonomia finanziaria di entrata e di spesa all’ intero sistema delle autonomie, consentendo di poter esercitare le funzioni amministrative trasferite con il decentramento amministrativo e le funzioni legislative ed istituzionali previste con la riforma del Titolo V della Costituzione.

Va detto che questi provvedimenti andranno comunque raccordati con la normativa inerente il Patto di Stabilità Interno, le cui regole sono ancora in corso di definizione, mentre le quantificazioni relative agli obiettivi annuali da raggiungere sono già previste nel Decreto Legge (articolo 77) e risultano piuttosto impegnative:

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REGIONI

Anno 2009 1,5 mld

Anno 2010 2,3 mld

Anno 2011 4,06 mld

ENTI LOCALI

Anno 2009 1,6 mld

Anno 2010 2,9 mld

Anno 2011 5,1 mld

Risulta dirimente, ai fini di una valutazione della normativa relativa al Patto di Stabilità Interno, verificare se per il raggiungimento degli obiettivi del Patto si deciderà di applicare il meccanismo del saldo, come avvenuto nell’ ultima Legge Finanziaria 2008, che consente una maggiore autonomia di valutazione e scelta da parte dell’ ente territoriale e quindi favorisce l’ assunzione di precise responsabilità, in coerenza con un’

ottica di federalismo, oppure se si opterà per il previgente sistema del tetto alle spese, maggiormente vincolante e penalizzante, soprattutto sotto il profilo degli investimenti.

Sempre nel merito, per quanto riguarda in particolare il federalismo fiscale, l’

introduzione al Dpef richiama espressamente i principi dell’ articolo 119 della Costituzione, che basano l’ autonomia finanziaria di regioni ed enti locali su tributi propri, compartecipazioni a tributi erariali, fondi perequativi per i territori con minore capacità fiscale per abitante e interventi riequilibratori a carico dello Stato centrale.

Viene inoltre fatto esplicito riferimento ad alcuni principi di assoluto rilievo, che impronteranno l’ intero provvedimento.

L’ attuazione del federalismo fiscale non dovrà comportare né aumenti della spesa pubblica né inasprimenti della pressione fiscale e l’ esercizio dell’ autonomia tributaria di regioni ed enti locali dovrà assicurare la correlazione tra prelievo fiscale e beneficio connesso ai servizi offerti sul territorio, oltre alla massima trasparenza ed efficienza nelle decisioni di entrata e di spesa, valorizzando il controllo democratico dei cittadini e la responsabilità degli amministratori.

Va valutato positivamente il fatto che, dalla prospettazione complessiva che il Dpef fa del federalismo fiscale, risulta scomparso il riferimento alla Proposta di Legge della regione Lombardia, non condivisa nella sua impostazione dalla Cisl, in quanto eccessivamente penalizzante per le regioni con minore capacità fiscale (soprattutto del Mezzogiorno), a causa del riferimento ad una perequazione delle differenze esistenti in una misura non superiore al 50 %.

Sarebbe opportuno ripartire dall’ accordo raggiunto tra tutte le regioni in ordine ai meccanismi del federalismo fiscale (Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome – febbraio 2007) che, prevedendo, tra l’ altro, la copertura integrale dei livelli essenziali delle prestazioni inerenti i diritti fondamentali, risponde maggiormente alle istanze di solidarietà rappresentate dal sindacato.

Roma, 3 luglio 2008

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