Assessorato della Famiglia delle Politiche Sociali e del Lavoro
PROGETTO SFIDA
Supporto Formazione e Inserimento lavorativo Detenuti Adulti
Fascicolo di avanzamento dei dati di monitoraggio rilevati nell’
AZIONE 1 – MAPPATURA E ANIMAZIONE DEL TERRITORIO
Sommario
Premessa
1. La Mappatura del territorio
1.1. Servizi/ Prodotti attesi 1.2. Metodologie
1.3 Destinatari indiretti
1.4. Modalità di monitoraggio e valutazione
2. L’Animazione del territorio
2.1 Servizi/ Prodotti attesi 2.2. Metodologie
2.3 Destinatari indiretti
2.4. Modalità di monitoraggio e valutazione
3. La ricerca desk
3.1 Gli strumenti della ricerca
3.2 Analisi delle best practices sul territorio: punti di forza e criticità 3.3 Conclusioni della ricerca desk e considerazioni per il progetto SFIDA
4. La ricerca field
4.1 I soggetti da coinvolgere
4.2 Lo strumento di rilevazione realizzato per le imprese e gli stakeholders 4.3 Risultati dell’attività
5. Il gruppo di ricerca
Premessa
La prima azione prevista del progetto SFIDA, denominata “Mappatura e Animazione del territorio”, della durata di 3 mesi (Ottobre - Dicembre 2010), pone le basi sulle quali vengono costruite tutte le successive fasi di realizzazione dell’intervento.
L’azione ha avuto di fatto la durata di 5 mesi (Ottobre 2010 – Febbraio 2011), in conseguenza del fatto che le interviste agli stakeholder face to face hanno richiesto maggior tempo per sottostare alle disponibilità concessa dagli intervistati.
Questo ritardo di fatto ha rappresentato un vantaggio nella stesura del documento finale della ricerca, in quanto ha permesso agli esperti consulenti coinvolti nello specifico gruppo di lavoro di analizzare e validare l’elaborato finale con maggiore riflessione.
Va evidenziato, infine, che questo ritardo non ha minimamente influito sui tempi di avvio e realizzazione delle fasi successive del progetto.
L’azione è stata pensata quale raccordo con il territorio, funzionale alla realizzazione e alla sostenibilità dell’intero progetto, come indagine e ricerca sul livello di informazione nel territorio riguardo le tematiche proposte: l’inclusione sociale degli ex detenuti e la presenza di agevolazioni fiscali e contributive utili alla loro assunzione.
La specifica azione vuole essere un “termometro”, atto a misurare quanto il territorio sia aperto e disponibile a questa iniziativa che ha i caratteri di una sfida, una sfida possibile.
L’attività di ricerca in campo, consente di individuare le Aziende dove i partecipanti al progetto svolgeranno il tirocinio e, al tempo stesso, contribuire a informare e sensibilizzare le realtà territoriali con cui il discente viene in contatto.
Le Aziende saranno informate sulle agevolazioni nell’assunzione di ex detenuti o detenuti in semilibertà; le famiglie verranno censite e saranno sostenute da un servizio di sostegno e supporto approntato da sportelli adibiti; la collettività sarà chiamata a non restare indifferente a queste tematiche e invitata agli eventi collegati direttamente all’iniziativa.
Parlare di inserimento lavorativo di detenuti o ex detenuti, significa doversi confrontare inevitabilmente con le difficoltà e i pregiudizi da loro incontrati.
Uno studio attento e accurato del contesto, èla premessa necessaria all’intera iniziativa, così come la divulgazione e la promozione dell’intervento, che stimoli una discussione non solo nelle carceri, tra chi opera ogni giorno con i detenuti, ma fuori, all’esterno, tra la gente, nella fiducia che una reintegrazione o integrazione nel tessuto sociale sia possibile.
In questa prima azione si distinguono due attività principali:
1. La Mappatura del territorio 2. L’Animazione del territorio.
Durata:
Ottobre 2010 – Febbraio 2011 (5 mesi)
Servizi/ Prodotti attesi Destinatari Strumenti del monitoraggio
AZIONE 1
Mappatura delterritorio
Individuazione dei tirocini Costruzione del Database
aziende
Creazione Mailing list degli imprenditori e delle
aziende Mappatura dei nuclei familiari dei detenuti
Aziende Imprenditori
Famiglie
Questionario semi- strutturato di processo e di prodotto volto a rilevare le metodologie utilizzate e le
modalità della ricerca
N. di contatti effettuati funzionali ai tirocini N. di adesioni raccolte tra
le aziende
N. di famiglie con cui si è preso contatto N. interviste dirette
effettuate sull’individuazione dei punti di debolezza che riguardano l’inclusione sociale dei detenuti
Animazione del
territorio Materiale informativo Collettività N. materiale informativo prodotto
Partner attore:Aira Srl e De Lorenzo Formazione Srl
1. La Mappatura del territorio
La Mappatura del territorio rappresenta lo strumento principale per identificare le tipologie e le quantità di Aziende operanti, in modo da definire una selezione di metodologie di comunicazione finalizzate a promuovere, attraverso diversi canali di informazione (prodotti multimediali, materiale cartaceo), le azioni di comunicazione maggiormente efficaci per sensibilizzare gli imprenditori verso gli obiettivi progettuali.
La Mappatura è finalizzata all’individuazione delle Aziende in cui verranno svolti i tirocini e alla costruzione di un data base, all’interno del quale, verranno registrate le aziende che esercitano la loro attività sul territorio interessato all’iniziativa progettuale. Questo prodotto, sarà reso implementabile, e verrà, di volta in volta, ampliato con l’inserimento di aziende attive presenti anche nelle altre province della Regione. Sarà uno strumento dinamico, utilizzabile da parte dei partner, anche oltre la realizzazione del progetto SFIDA, in modo da costituire una base di lavoro per ulteriori azioni progettuali o campagne di sensibilizzazione, finalizzate al sostegno delle attività imprenditoriali siciliane.
Altro obiettivo di quest’azione, è la creazione di una mailing list, organizzata sotto forma di data base implementabile, che conterrà gli indirizzi e-mail delle aziende e degli imprenditori, in modo da poter inviare ulteriore materiale informativo utile alle aziende, a supporto dell’inserimento lavorativo, anche oltre la conclusione del progetto, restando a disposizione dei partner progettuali.
Ulteriore finalità della Mappatura, sarà quello di individuare i punti di debolezza che riguardano l’inclusione sociale dei soggetti che provengono da un periodo di reclusione, in modo da identificare le misure più adatte per la sensibilizzazione, oltre che delle aziende, anche della cittadinanza in generale.
Inoltre, lo staff impegnato nell’azione, si occuperà di identificare i nuclei familiari dei soggetti in esecuzione di pena, reclusi presso gli Istituti penitenziari di Trapani e Castelvetrano, in modo da fornire una base di lavoro al servizio di sostegno psicosociale che, attraverso la rete degli Sportelli Multifunzionali, si adopererà per effettuare, nei loro confronti, azioni di ascolto e di sostegno. Tale azione, non si fermerà al sostegno reso alle famiglie dei detenuti in fine pena, ma verrà erogato anche alle famiglie di coloro che resteranno in stato di detenzione anche oltre i 24 mesi previsti per la durata progettuale. La specifica attività è destinata ad avere una ricaduta a medio e lungo termine.
1.1. Servizi/ Prodotti attesi
Individuazione dei tirocini
Costruzione del Database aziende
Creazione Mailing list degli imprenditori e delle aziende
Mappatura dei nuclei familiari dei detenuti.
1.2. Metodologie
Lo staff di ricerca utilizza metodologie che analizzano il territorio, sia sotto il profilo quantitativo che qualitativo.
I ricercatori sono, nel primo step, impegnati in una ricerca desk di tipo statistico-documentale.
Nello specifico:
la costituzione della banca dati delle aziende del territorio per l’individuazione degli inserimenti lavorativi;
la realizzazione della mailing list;
il censimento dei nuclei familiari dei detenuti degli Istituti di pena di Trapani e Castelvetrano;
la raccolta dei dati relativi alle agevolazioni fiscali e contributive utili all’assunzione di ex detenuti o detenuti in regime di semilibertà.
Oltre alla ricerca, sono previsti incontri, contatti telefonici e via e-mail con i responsabili aziendali.
Il contatto con le aziende sarà diretto e/o tramite interviste semi-strutturate e/o questionari a risposta multipla.
Si intende, dunque, in questa prima fase, eseguire un’accurata analisi del territorio, indispensabile per conoscere approfonditamente gli interlocutori e il contesto in cui operano e realizzare accurate raccolte dati.
1.3 Destinatari indiretti
Gli imprenditori individuali e le aziende operanti sul territorio trapanese.
Le famiglie dei detenuti in sconto di pena presso gli Istituti di pena di Trapani e Castelvetrano.
1.4. Modalità di monitoraggio e valutazione
L’attività di monitoraggio svolge una prima valutazione degli impatti delle attività sui destinatari, con la finalità di poter intervenire tempestivamente su eventuali punti di debolezza, adeguando le attività in corso.
Le modalità di monitoraggio e valutazione della presente attività di ricerca riguardano:
La capacità della stessa di offrire un quadro chiaro sulla tipologia e le caratteristiche delle aziende presenti nel territorio trapanese;
Il numero di contatti effettuati nel territorio, funzionali all’inserimento dei destinatari in attività di tirocinio;
La percezione che gli imprenditori e la cittadinanza hanno sul possibile inserimento lavorativo di soggetti in sconto di pena, in semilibertà o ex detenuti;
Il numero di adesioni di imprenditori e aziende raccolte;
Il numero di famiglie con cui si è preso contatto;
La predisposizione delle interviste semi-strutturate e i questionari a risposta multipla.
2. L’animazione del territorio
L’attività di Animazione del territorio è finalizzata a sensibilizzare la collettività, mediante l’elaborazione e la creazione dei più efficaci metodi di comunicazione.
La specifica attività sarà condotta contemporaneamente a quella di Mappatura del territorio e si occuperà principalmente di predisporre i contenuti da inserire nel materiale informativo, a sostegno della divulgazione degli obiettivi del progetto SFIDA presso le realtà aziendali, in collaborazione con il team dell’Azione 2 – Sensibilizzazione, Informazione e Diffusione.
Il materiale predisposto conterrà informazioni utili, ad esempio in tema di sgravi fiscali e contributivi, in merito alle agevolazioni previste dalle norme in relazione all’assunzione di ex detenuti o di detenuti in semilibertà.
Ulteriore materiale informativo verrà prodotto per la sensibilizzazione della collettività locale.
2.1 Servizi/ Prodotti attesi
Materiale informativo.
2.2. Metodologie
I contenuti che scaturiranno dalla ricerca desk saranno raccolti ed elaborati per la creazione di materiale informativo e divulgativo da distribuire presso le aziende, come materiale cartaceo o digitale (tramite l’utilizzo della mailing list).
Ulteriore materiale,verrà prodotto per informare le famiglie e la collettività nel suo complesso, in meritoall’inclusione sociale dei detenuti o ex detenuti e al progetto SFIDA.
2.3 Destinatari indiretti
Gli imprenditori individuali e le aziende operanti sul territorio trapanese.
Le famiglie dei detenuti in sconto di pena presso gli Istituti di pena di Trapani e Castelvetrano.
La collettività e il territorio nel suo complesso.
2.4. Modalità di monitoraggio e valutazione
Le modalità di monitoraggio e valutazione, della presente attività di animazione, riguardano la raccolta del numero di materiale informativo e divulgativo prodotto e la sua raccolta esemplificativa.
3. La ricerca desk
L’azione 1 del progetto SFIDA è definita, come sopra esposto, come “Mappatura e animazione del territorio”.
L’obiettivo proposto è quello di definire un set di conoscenze utile a tutte le successive fasi del progetto.
In dettaglio, devono essere elaborati una serie di dati, con l’obiettivo di mappare:
1) Le aziende del territorio che possono ospitare le work experiences dei detenuti inseriti nel programma di formazione.
2) Le criticità riguardo all’inclusione sociale dei soggetti che provengono da un periodo di reclusione.
Sulla base di questi dati andranno definiti gli strumenti per la comunicazione delle attività del progetto e i relativi linguaggi. Verranno, inoltre, individuate le aziende che ospiteranno le work experiences.
3.1 Gli strumenti della ricerca
Per la realizzazione delle attività vengono utilizzati gli strumenti classici della ricerca sia desk che field.
Analisi desk della composizione delle attività economiche del territorio
Andrà innanzitutto definito un panel di stakeholders che forniranno i primi elementi di conoscenza del territorio. In via esemplificativa, faranno parte del panel le associazioni datoriali private e del terzo settore, le organizzazioni sindacali, la Camera di Commercio, le Amministrazioni locali (Comuni e Provincie), il Garante dei diritti dei detenuti e l’Ufficio Provinciale del Lavoro.
Il coinvolgimento degli stakeholders sarà utile per assumere le prime informazioni territoriali e per tarare le azioni sia di ricerca e mappatura del territorio, che le successive, di qualificazione e inserimento dei soggetti presi in carico dal progetto.
Sono previsti uno o due incontri per definire le piste di ricerca desk che riguarderanno sia la composizione del data base delle aziende coinvolgibili, sia i fabbisogni di manodopera richiesti dal territorio.
La ricerca sarà concentrata principalmente all’interno delle aziende aderenti a organizzazioni datoriali1, alle associazioni e alle cooperative sociali operanti sul territorio provinciale.
Analisi delle best practices sul territorio regionale, nazionale e internazionale
Parallelamente andranno avviate le attività di raccolta e analisi delle best practices a livello regionale e nazionale.
Questa attività ha il duplice scopo di ampliare la conoscenza del gruppo di lavoro e di entrare in contatto con le realtà operanti in contesti simili, per costruire una rete di sostegno la più ampia possibile e per dare continuità alle attività realizzate attraverso il progetto.
Analisi degli strumenti di sostegno offerti dalla legislazione regionale, nazionale e internazionale
Questa attività, invece, ha lo scopo di mettere a sistema gli strumenti e le agevolazioni esistenti, da offrire ai soggetti che diventeranno partner del progetto.
3.2 Analisi delle best practices sul territorio: punti di forza e criticità
Le attività di raccolta e analisi delle best practices sul reinserimento lavorativo di detenuti e/o ex detenuti ha coinvolto tutto il gruppo di lavoro in un’attività di rilevazione e analisi di alcune esperienze significative di inserimento, realizzate sul territorio siciliano, nazionale e comunitario.
Il fine è quello di apportare maggiori conoscenze sulle migliori prassi, che possono contribuire al raggiungimento delle finalità progettuali ultime: il reinserimento del detenuto e/o ex detenuto nel tessuto sociale, attraverso una piena integrazione lavorativa.
1 Solitamente le più sensibili e con un livello di legalità interna più alto
In particolare, gli obiettivi previsti in questa fase di ricerca, sono i seguenti:
L’individuazione di progetti di re-inserimento socio-lavorativo di particolare significatività, relativi al target di riferimento del progetto SFIDA, già realizzati sul territorio locale, nazionale e comunitario.
L’analisi delle esperienze individuate, rilevandone punti di forza e punti di debolezza.
Favorire l’implementazione di azioni e utilizzo di metodologie coerenti con i nuovi saperi acquisiti.
Di seguito, viene riportata una breve descrizione degli 11 progetti individuati:
Progetto 1 – La cooperativa sociale Don Bosco (Toscana)
La Cooperativa nasce nel settembre 1997 per volontà della Direzione della Casa Circondariale di Pisa e ha come fine esclusivo quello del reinserimento sociale dei detenuti, degli ex detenuti, attraverso la coltivazione di un fondo ottenuto in comodato dal Comune di Pisa, con conseguente commercializzazione dei prodotti.
Progetto 2 – R.E.L.A.I.S. (Abruzzo-Molise)
Progetto sperimentale finalizzato ad incrementare l’occupabilità di detenuti ed ex detenuti. Le attività realizzate hanno anche fatto nascere il bisogno di migliorare il proprio modus operandi, rendendo necessario per il Centro di Servizio Sociale per Adulti, un’azione volta al miglioramento continuo.
Progetto 3 – S.A.L.I.S. (Abruzzo)
E’ un progetto finanziato nell’ambito dell’Iniziativa Comunitaria Equal II Fase. La sua area d’intervento ha riguardato la Regione Abruzzo, in particolare l’area metropolitana di Pescara. La durata del progetto è stata di 24 mesi. Il progetto ha affrontato gli ostacoli che limitano l’accesso al mercato del lavoro da parte di detenuti, ex detenuti e soggetti in esecuzione penale esterna.
L’obiettivo è stato l’incremento del livello di occupabilità, anche attraverso un percorso di autonomia personale e l’evoluzione e il miglioramento della qualità dei servizi e dei sistemi territoriali che, a vario titolo, sul territorio, si occupano dello specifico target.
Progetto 4 – Polo industriale penitenziario toscano (Toscana)
Il PRAP per la Toscana, nel 2000, ha lanciato l’idea di realizzare un Polo industriale penitenziario che coinvolgesse le carceri presenti nella Regione, al fine di far decollare il lavoro penitenziario, così come previsto dall’art. 20 della legge sull’ordinamento penitenziario (L. n. 354 del 1975).
Progetto 5 – Programma esecutivo d’azione n. 14 (Lazio – Sicilia)
Progetto del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria avente ad oggetto l’”affidamento a terzi del servizio confezionamento pasti negli istituti penitenziari”. Si tratta di un’iniziativa significativa, in quanto volta a migliorare ed incrementare il lavoro penitenziario, in maniera del tutto innovativa. Infatti, l’obiettivo consiste nel convertire in vera e propria attività d’impresa, un ambito lavorativo, quale quello del servizio mense.
Progetto 6 – L’inclusione sociale degli ex detenuti a Siracusa (Sicilia)
Progetto del 2003 ad opera della Casa Circondariale di Siracusa, che ha permesso di far aprire un biscottificio, grande circa 600 mq, in comodato d’uso alla cooperativa sociale “Arcolaio” di Siracusa.
Progetto 7 – La Cittadella di Caltagirone (Sicilia)
Nel territorio di Caltagirone, in un fondo terriero storico di oltre 40 ettari, impreziosito da una cornice paesaggistica di particolare bellezza, stà sorgendo una cittadella dedicata ai detenuti e ex detenuti che vivono insieme alle loro famiglie.
Progetto 8 – Maternità e Fraternità (Sicilia)
Progetto finalizzato a migliorare la gestione di beni confiscati alla criminalità organizzata a beneficio di categorie deboli, nello specifico detenute madri e i loro bambini.
Progetto 9 – C.O.L.O.N.I.A. (Sardegna)
Il progetto, di durata triennale, è stato proposto dal Provveditorato Regionale della Sardegna e approvato dalla Cassa delle Ammende nel 2009. Obiettivo del progetto è favorire l’integrazione sociale e lavorativa delle colonie agricole di isili, Mamone e Is Arenas, dalla qualificazione produttiva delle tre colonie stesse, attraverso la realizzazione di una sperimentazione basata su azioni integrate di ricerca, innovative metodologie di formazione e sostegno all’inserimento lavorativo, che intervengono a livello di sistema2, alla qualificazione dell’individuo, favorendo la professionalizzazione degli operatori penali e del detenuto, in vista di una sua reintegrazione nella società. E’previsto il coinvolgimento di tutti gli 800 detenuti presenti nelle colonie.
Progetto 10 – Luce e Libertà (Sicilia)
Il progetto, proposto dalla USL5 di Messina, è stato approvato dalla Cassa delle Ammende nel 2009. Il progetto ha una durata di 48 mesi e si propone di attivare percorsi concreti di occupabilità, sviluppo di coesione ed economia sociale, fondata su avanzate tecnologie ambientali di produzione energetica a favore di n. 58 internati in O.P.G. Elementi caratterizzanti:
concreta possibilità di de-istituzionalizzazione dei beneficiari
utilizzo per finalità sociali di beni confiscati alle organizzazioni mafiose
2Migliorando l’organizzazione del lavoro
utilizzo produttivo dei budget di salute dei beneficiari per estendere i benefici in termini di redditi/inserimenti lavorativi
servizi sociali
accompagnamento e programmi di housing sociale per venti anni.
Progetto 11 – MARE APERTO (territorio nazionale)
Il progetto nasce dalla volontà di aumentare le possibilità di riuscita dei programmi di trattamento gestiti dagli uffici locali di esecuzione penale esterna (Uepe) e destinati alle persone condannate in esecuzione della pena alternativa alla detenzione, in attuazione delle determinazioni del tribunale di sorveglianza, sia per quanto concerne il rispetto dei vincoli e delle limitazioni imposte, sia per quel che concerne il perseguimento della finalità rieducativa della pena, attraverso azioni di ri- socializzazione e reinserimento sociale.
Dall’analisi dei progetti descritti sono emersi sia i punti di forza che significative criticità, sperimentate durante l’implementazione degli interventi.
Di seguito descriviamo un elenco di buone prassi rilevate dalla ricerca desk, che rappresentano preziosi spunti di approfondimento e riflessione, finalizzati a facilitare l’attuabilità e a massimizzare l’efficacia delle attività di reinserimento socio-lavorativo che si vogliono intraprendere. Nello specifico:
Scelta dei settori di reinserimento. La buona riuscita di un progetto di reinserimento lavorativo, presuppone, come punto di partenza, un’indagine approfondita circa le professionalità più richieste sul mercato del lavoro locale. Inoltre, è fondamentale stabilire un accordo con le aziende da coinvolgere nelle iniziative e constatare la reale intenzione di offrire ai detenuti una possibilità di inserimento lavorativo al proprio interno.
Percorsi formativi orientati alla pratica e promozione dell’auto-imprenditorialità. La realizzazione di corsi di formazione specialistica e orientati alla pratica, ha permesso ai beneficiari di entrare in possesso di conoscenze spendibili sul mercato del lavoro, non solo dipendente. Alcuni progetti, inoltre, hanno avuto l’obiettivo di potenziare le capacità imprenditoriali dei destinatari dei diversi interventi.
Guidance e counseling. La fase d’inserimento lavorativo dovrebbe essere l’ultima tappa di una serie di azioni che ruotano intorno alla sfera personale dell’utente e che vanno ad incidere sulla sua autostima, sulla volontà di reintegrarsi nella società, sulla rete di rapporti sociali, sulla capacità di adattamento e di cambiamento.
Figure professionali di supporto. Quando un detenuto esce dal carcere dopo dicversi anni di detenzione e si (re)immette nel circuito lavorativo, è basilare fornire un supporto psicologico, sociale, orientativo, per favorirne l’uscita. E’ necessario un organismo composto da figure professionali adeguate, che si prenda carico dei detenuti nella delicatissima fase del passaggio
che va dalla fine della pena, alla scarcerazione, all’impatto con la società e con il mondo del lavoro.
Formazione propedeutica all’inserimento lavorativo e sociale. Una delle lamentele riscontrate da parte dei datori di lavoro è stata la presenza di professionali troppo generici. Sarebbe auspicabile e opportuno, quindi, realizzare azioni formative propedeutiche all’inserimento lavorativo, in modo da specializzare il lavoratore ed erudirlo circa gli elementi di base della tipologia di lavoro a cui è destinato, diverso a seconda dei progetti.
Lavoro di rete. La partecipazione sentita e voluta dalle associazioni/enti presenti sul territorio, permette di avere una forte visibilità del progetto e, di conseguenza, una forte partecipazione.
La piena collaborazione di una rete territoriale è alla base della buona riuscita di un progetto che vuole incidere sul territorio.
Sensibilizzazione della società. E’ auspicabile che gli enti pubblici e chi opera in essi, si impegnino a promuovere una maggiore sensibilità sociale verso le problematiche del target di riferimento, dando spazio all’informazione per avvicinare i cittadini ad esse.
Alloggi di transizione gratuiti.Strumentali alla realizzazione di percorsi specifici di lavoro autonomo, per quei beneficiari che ne avessero la necessità.
Coinvolgimento delle famiglie. Viene data molta importanza all’assistenza verso le famiglie di detenuti e ex detenuti, in modo che, a loro volta, le famiglie portino sostegno psicologico ai loro familiari aiutandoli e sostenendoli nel reinserimento sociale e nell’impegno lavorativo.
Fondazione di cooperative sociali di tipo B. Permettono di assumere detenuti o ex detenuti, tramite agevolazioni e sgravi fiscali.
Creazione di banche dati. Si riferisce alla creazione di banche dati dei prestatori di lavoro di detenuti e/o ex detenuti, affinché si faciliti l’incrocio tra domanda e offerta di lavoro, gestite in collaborazione con i Servizi per l’Impiego (SPI).
Riutilizzo beni confiscati alla criminalità organizzata. Queste strutture vengono ristrutturate e progettate come future sedi di produzione o come sedi per l’accoglienza, la formazione e l’avviamento professionale di detenuti e/o ex detenuti.
Utilizzo produttivo di capitali di capacitazione. Permettono di auto-finanziare il modello di welfare generato. Si riferiscono alla costruzione, per ogni persona, di un budget di cura. Di salute, che rappresenta per gli internati, in modo simbolico e fisico, la concreta possibilità di riprendere in mano la propria vita, co-progettando percorsi di ri-conquista dei propri diritti, sul piano individuale e sociale.
Fondazioni di cittadelle. La fondazione di cittadelle dedicate ai detenuti e/o ex detenuti che, insieme alle loro famiglie, vivono un processo di abilitazione professionale e di re-inserimento sociale.
Miglioramento continuo del modus operandi. L’esperienza RELAIS ha offerto l’opportunità di confrontarsi con altre realtà europee, partecipando al progetto transnazionale NAFI, all’interno del quale sono state scambiate prassi relative al modello di inserimento dello specifico target. Tra gli insegnamenti/buone pratiche, apprese nel corso del progetto, si citano:
> E’ possibile migliorare l’impatto positivo del proprio lavoro, sperimentando e confrontandosi continuamente con i problemi.
> La produzione di idee creative per la sperimentazione di nuove soluzioni, migliora notevolmente l’efficacia del proprio operato.
> Il confronto con gli altri attori, genera un apprendimento organizzativo e relazione che si riflette su tutta la struttura organizzativa.
Integrazione e confronto con il mercato. Integrazione e/o avvicinamento guidato dei destinatari del progetto con il mercato del lavoro. Si abbandona la logica dell’ambiente protetto, rivelatosi inefficace da precedenti esperienze.
Implementazione e integrazione dei servizi, change management. Nelle attività di implementazione ed integrazione dei servizi del progetto RELAIS, si è lavorato nell’organizzazione interna degli attori. E’ stato coinvolto anche l’Ufficio Esecuzione Penale di Pescara, ove è stata realizzata un’azione di change management. Sono stati progettati o migliorati i processi di erogazione di alcuni servizi, che contribuiscono a perseguire l’obiettivo di favorire l’inserimento lavorativo/formativo del target di riferimento e che, quindi, vanno a impattare sulle relazioni di cooperazione declinate nei processi di cooperazione in logica di rete.
Durante la ricerca desk sono venute alla luce anche le difficoltà, i punti di debolezza, gli elementi di rischio, che si sono presentati durante la progettazione/organizzazione delle sperimentazioni e, successivamente, nella fase di realizzazione dei progetti.
In alcuni casi le problematiche sono state affrontate e risolte, mentre in altri hanno costituito un ostacolo alla buona riuscita del progetto stesso, divenendo ad ogni modo, un fondamentale substrato per la successiva progettazione e realizzazione di progetti orientati all’inserimento lavorativo.
I punti di criticità, più significativi riscontrati, sono stati:
Occasioni di lavoro attinenti ai “servizi interni”. Risultano essere esperienze tipiche del mondo carcerario, scarsamente professionalizzanti e non spendibili sul mercato del lavoro.
Fabbisogni formativi emersi. La bassa scolarità e, nei casi più gravi, l’analfabetismo degli utenti, sono stati una delle principali difficoltà al reinserimento lavorativo dei soggetti e, in alcuni casi, la causa del mancato inserimento di alcuni richiedenti all’interno dei progetti.
Adattamento dei ritmi lavorativi alla vita del carcere. Le imprese e le cooperative potrebbero trovare talune difficoltà, nel dover adattare i ritmi lavorativi alla vita del carcere.
Carenza di competenze tecniche specifiche. Nella maggior parte dei casi, si è riscontrata una carenza di competenze tecniche specifiche, relative ai settori di inserimento lavorativo, previsti dai diversi progetti. Tale carenza è da ricercarsi nel fatto che, in alcuni casi, tali soggetti non avevano mai lavorato e, se lo avevano fatto, si era trattato di settori del tutto differenti di quelli proposti dai progetti (edilizia, pulizia, industria), legati alla malavita.
3.3 Conclusioni della ricerca desk e considerazioni per il progetto SFIDA
Le considerazioni appena descritte, consentono di trarre alcune linee per l’identificazione dei soggetti e dei metodi d’approccio per costruire il target di riferimento delle attività di mappatura e animazione del territorio, previste nel progetto SFIDA.
In primo luogo, va sottolineato che il contesto economico territoriale è attraversato da problematiche di profonda crisi e di trasformazione della struttura sociale, produttiva e imprenditoriale.
La discesa del PIL trapanese, la crisi dei settori tradizionali (l’agricoltura ha subito il sorpasso delle attività di commercio e servizi, per la prima volta in questi ultimi anni), indicano uno stato di malessere che, nel corso del 2009, si è manifestato con evidenza.
La società e le famiglie risentono del clima negativo e la tendenza non è quella di un rapido miglioramento.
Dai progetti analizzati e sopra descritti, simili per obiettivi e caratteristiche al progetto SFIDA, è emerso che, per la buona riuscita di un’iniziativa, vanno seguiti alcuni criteri guida.
E’ quindi utile ripercorrere alcuni spunti emersi nel precedente paragrafo, confrontandoli con l’architettura progettuale, nel suo complesso, del progetto SFIDA.
SCELTA DEI SETTORI DI REINSERIMENTO
La buona riuscita di un progetto di reinserimento lavorativo presuppone, come punto di partenza, un’indagine approfondita circa le professionalità più richieste sul mercato del lavoro locale.
Inoltre, è fondamentale stabilire un accordo con le aziende da coinvolgere nelle iniziative e constatare la reale intenzione di offrire ai detenuti una possibilità di inserimento lavorativo al proprio interno.
Si tratta, quindi, di verificare con l’Ufficio provinciale del Lavoro quali siano le aspettative e le richieste delle imprese.
In merito a quest’ultimo aspetto, si riportano i dati previsionali, per il 2010, desunti dal sistema informativo excelsior, per la provincia di Trapani.
Settori Entrate
dipendenti
Entrate impiegati
Entrate operai
Uscite dipendenti
Uscite dirigenti
Uscite impiegati
Uscite operai
Assunzioni non stagionali
2010
Assunzioni stagionali
2010 Fabbricaz.macchinari e
apparecchiature, ind.
elettriche ed elettroniche
90 20 70 90 0 20 70 80 10
Altre industrie 100 10 90 230 10 20 200 80 20
Industrie alimentari 170 20 150 200 0 10 190 50 120
Industrie dei metalli, chimica-plastica, estrazione e lavoraz.minerali
220 0 220 300 0 20 270 140 80
Costruzioni 690 110 580 1430 50 350 1040 690 0
Commercio al dettaglio e
all'ingrosso 1050 390 670 720 0 220 510 690 360
Alberghi, ristoranti, servizi di ristorazione e servizi turistici
1230 130 1100 1430 0 100 1320 260 960
Servizi finanziari e
operativi 270 90 170 360 0 140 220 170 100
Servizi di informazione e servizi avanzati alle imprese
110 110 0 130 0 110 20 80 20
Trasporti, attività connesse 160 60 100 220 0 50 170 140 20
Altri servizi alle persone 200 40 160 340 0 170 170 160 40
Servizi sanitari privati 100 20 80 210 0 130 70 90 10
PERCORSI FORMATIVI ORIENTATI ALLA PRATICA E PROMOZIONE DELL’AUTO-IMPRENDITORIALITA’
La realizzazione di percorsi formativi specialistici e orientati alla pratica, ha permesso ai beneficiari di entrare in possesso di conoscenze spendibili sul mercato del lavoro, non solo dipendente.
Diversi progetti, inoltre, hanno avuto l’obiettivo di potenziare le capacità imprenditoriali dei destinatari dei diversi interventi.
Su questo tema il progetto SFIDA può vantare un programma formativo integrato e ben strutturato, gestito da professionisti capaci e calibrato sulle specifiche esigenze dell’utenza interna (detenuti) e della domanda di lavoro dell’area.
GUIDANCE E COUNSELING
La fase di inserimento lavorativo dovrebbe essere l’ultima tappa di una serie di azioni che ruotano intorno alla sfera personale dell’utente e che vanno ad incidere sulla sua autostima, sulla volontà di reintegrarsi nella società, sulla rete dei rapporti sociali, sulla sua capacità di adattamento e cambiamento.
Anche in questo caso, l’esperienza degli operatori del progetto SFIDA e dei partner partecipanti alle attività, garantiscono l’efficacia delle azioni previste.
FIGURE PROFESSIONALI DI SUPPORTO
Quando un detenuto esce dal carcere dopo diversi anni di detenzione e si (re)immette nel circuito lavorativo è basilare fornire un supporto psicologico, sociale, orientativo per favorirne l’uscita. Si sente la necessità di un organismo composto da figure professionali adeguate, che si prenda carico dei detenuti nella delicatissima fase del passaggio che va dalla fine della pena, alla scarcerazione, all’impatto con la società e con il mondo del lavoro.
A questo scopo, l’attivazione di una rete di supporto da parte delle associazioni del territorio, sarà fondamentale per la riuscita delle azioni.
FORMAZIONE PROPEDEUTICA ALL’INSERIMENTO LAVORATIVO SOCIALE
Una delle lamentele riscontrate da parte dei datori di lavoro è stata la presenza di profili professionali troppo generici. E’ opportuno, quindi, realizzare azioni formative propedeutiche all’inserimento lavorativo, in modo da specializzare il lavoratore ed erudirlo circa gli elementi di base della tipologia di lavoro che andrà a svolgere.
Anche in questo caso, la formazione prevista nel progetto SFIDA è di tipo pratico ed esperienziale e la realizzazione dei tirocini, è anche funzionale alla riuscita dell’immediata spendibilità sul lavoro del detenuto in uscita dal carcere.
LAVORO DI RETE
La partecipazione sentita e voluta dalle associazioni/enti presenti sul territorio, permette di avere una forte visibilità del progetto e, di conseguenza, una forte partecipazione. La piena collaborazione di una rete territoriale è alla base della buona riuscita di un progetto che vuole incidere sul territorio.
E’ questo il primo obiettivo delle attività di animazione e mappatura e, soprattutto, di un effettivo coinvolgimento del panel degli stakeholders pubblici e privati.
FONDAZIONE (E/O PARTECIPAZIONE COME SOCI) DI COOPRATIVE SOCIALI DI TIPO B
Permettono di assumere detenuti o ex detenuti, tramite agevolazioni e sgravi fiscali.
Sono queste le forme organizzative sociali da coinvolgere il più possibile nel supporto al progetto anche e soprattutto per il reinserimento lavorativo.
RIUTILIZZO BENI CONFISCATI ALLA CRIMINALITA’ ORGANIZZATA
Queste strutture vengono ristrutturate e progettate come future sedi di attività di produzione o come sedi per l’accoglienza, la formazione e l’avviamento professionale di detenuti o ex detenuti.
4. La ricerca field
Alla luce dei primi risultati della ricerca desk, sopra descritti, i ricercatori hanno espresso un primo risultato delle attività dell’azione 1 del progetto SFIDA, che consiste nell’enuclazione di un target possibile di soggetti da coinvolgere.
4.1 I soggetti da coinvolgere
In primo luogo, la ricerca degli attori del territorio va concentrata su soggetti pubblici e privati, che in ogni modo si occupano delle tre dimensioni target del progetto SFIDA:
1. Detenuti 2. Cittadini 3. Imprese
per cui, i primi soggetti da interessare, sono le istituzioni collegate al carcere, come entità giuridica e sociale. In particolare, vanno coinvolti l’UEPE e le direzioni del carcere.
Inoltre, vanno coinvolti tutti i soggetti che sul territorio amministrano i cittadini ai vari livelli di governo e di autonomia (Prefettura, Regione, Provincia, Comuni e Camera di Commercio) e loro articolazioni funzionali (Garante dei diritti dei detenuti, Uffici del Lavoro, Assessorati ai servizi sociali e alle attività produttive, alla scuola, alla formazione, etc).
Infine, vanno coinvolti tutti gli enti esponenziali della società civile, siano essi rappresentativi delle realtà imprenditoriali o specificatamente destinati al volontariato e alla rappresentanza sociale (sindacati, associazioni dei consumatori, associazioni rappresentative delle famiglie, etc.).
E’ questa la rete sociale da attivare, in modo lineare e massiccio, per la creazione di un supporto forte al progetto SFIDA, che possa superare le possibili resistenze che la cultura attuale frappone alla ri-socializzazione dei detenuti.
A questo scopo saranno realizzate due indagini di tipo informativo promozionale che definiranno i sentimenti di cittadini e imprese in merito a queste attività
Si rappresenta, quindi, un primo set di domande per imprese e cittadini da confrontare con il panel degli stakeholders, per tarare al meglio i questionari da sottoporre ai soggetti target dell’indagine.
Set di domande per le imprese
1) anagrafica di impresa Localizzazione
Tipologia
Settore merceologico Dimensione
Occupati
2) previsioni di assunzioni nel breve/medio periodo Quantità
Tipologia di contratto Durata di contratto Ricorso ad agevolazioni Modalità di reperimento Profilo richiesto
3) conoscenza delle agevolazioni per l’assunzione di detenuti Misura delle agevolazioni
Modalità di accesso
4) disponibilità all’ospitalità dei tirocini Quantità
Profilo richiesto Durata
5) disponibilità all’assunzione di ex detenuti Quantità
Profilo richiesto Tipologia di contratto Ricorso ad agevolazioni
Set di domande per la cittadinanza
Breve presentazione del progetto
1) conoscenza del problema
Rapporto con l’istituzione carceraria Conoscenza della legislazione sui detenuti
Conoscenza della condizione di esecuzione delle pene
Conoscenza delle attività interne al carcere svolte dai detenuti Conoscenza delle associazioni di sostegno
2) opinione sulla condizione di ex detenuto Negativa
Positiva Neutra Indifferente
3) opinione sul progetto Approvazione
Disapprovazione
Disponibilità al coinvolgimento
Modalità di coinvolgimento (diffusione delle informazioni, impegno diretto, sostegno alle famiglie di detenuti, disponibilità all’assunzione di professionalità che svolgono lavori diretti alle famiglie come colf, badanti, giardinieri ecc.)
4.2 Lo strumento di rilevazione realizzato per le imprese e gli stakeholders
Il questionario rivolto alle imprese e agli stakeholders, rappresenta uno strumento conoscitivo volto ad indagare la percezione dell’imprenditore e del territorio, rispetto all’individuo detenuto e al suo potenziale reinserimento nel mercato del lavoro.
Il questionario polarizza l’indagine sull’individuazione dei fabbisogni professionali testimoniate dalle imprese e dalle organizzazioni del trapanese. Questa rilevazione risulterà utile a definire le
potenziali professioni, a predisporre ed organizzare i percorsi formativi e orientativi più idonei per i detenuti e/o ex detenuti.
Lo scopo ultimo è fornire le giuste conoscenze e competenze per un inserimento competitivo dei soggetti, in esecuzione penale, nella realtà lavorativa e produttiva locale.
Lo strumento di rilevazione non intende integrare le azioni di identificazione delle tipologie e la quantità delle aziende operanti nel trapanese, solo con dati quantitativi. E’ anche volto alla proposizione e selezione di metodologie comunicative, finalizzate a promuovere, attraverso diversi canali di informazione, azioni divulgative più incisive, anche individualizzate, per sensibilizzare gli imprenditori agli obiettivi progettuali.
Inoltre, lo strumento mira a individuare punti di debolezza e/o di criticità rispetto all’inclusione sociale dei soggetti che provengono da un periodo di reclusione, così da identificare le misure più adatte per la sensibilizzazione, oltre che delle aziende, anche della cittadinanza in loco.
Gli obiettivi specifici dell’intervista, sono finalizzati a:
acquisire informazioni funzionali all’avvio dei tirocini sulle realtà imprenditoriali presenti sul territorio trapanese;
rilevare il fabbisogno di figure professionali specifiche, all’interno delle aziende;
ottenere un quadro informativo/interpretativo degli atteggiamenti e delle difficoltà che le imprese hanno rispetto all’inserimento dei specifici soggetti in stato di esecuzione penale;
rilevare la disponibilità, da parte delle imprese, a effettuare inserimenti lavorativi, nell’ambito del progetto SFIDA.
I testimoni dell’indagine sono gli imprenditori che operano sul territorio (rappresentanti di aziende, associazioni di volontariato e/o cooperative sociali) e la collettività in generale.
Il questionario predisposto per l’indagine, è composto da n. 6 scatole, per la rilevazione di:
a) dati anagrafici;
b) conoscenza e opinioni riguardanti la realtà carceraria;
c) conoscenza e opinioni sul diritto al lavoro, il reinserimento e il recupero dei detenuti e/o ex detenuti;
d) informazioni generali, riguardanti l’ente rappresentato, dal soggetto intervistato;
e) indagine sui fabbisogni professionali;
f) esperienze pregresse nell’assunzione di detenuti e/o ex detenuti nell’ente rappresentato, dal soggetto intervistato, e conoscenza dei benefici al riguardo;
g) disponibilità all’inserimento lavorativo dei soggetti in esecuzione penale in azienda.
Il questionario, composto da n. 33 quesiti totali, si presenta come semi-strutturato, composto, quindi, sia da domande a risposta multipla (dove l’intervistato è chiamato a scegliere una delle alternative proposte), che domande a risposta aperta numeriche e testuali (dove è l’intervistato a chiarire e comunicare dati e informazioni).
Il questionario, inoltre, è diviso in più sezioni.
La sezione A, raccoglie i dati di base: l’anagrafica, la qualifica professionale, l’organizzazione rappresentata, la tipologia di attività rappresentata e la collocazione aziendale.
La sezione B,indaga sulle conoscenze e opinioni dell’intervistato, in merito alla realtà carceraria in generale.
La sezione C, verte su temi come il diritto al lavoro, il reinserimento e recupero dei detenuti e/o ex detenuti, sondando, nel contempo, la sensibilità dell’intervistato verso gli specifici temi.
Le sezioni D, E, e F, in generale, sono riservate alle aziende e alle imprese sociali e trattano argomenti più specifici nell’ambito delle specifiche tematiche del reinserimento lavorativo dei detenuti e/o ex detenuti.
Nella sezione D,si invita l’intervistato a comunicare informazioni generali sull’organizzazione di appartenenza, in particolare nello specifico settore di attività in cui opera, il numero di occupati presso l’ente di cui fa parte e la previsione di assunzione di personale per l’anno a venire.
Domande a risposta multipla accompagnano l’indagine sui fabbisogni professionali specifici e sulla tipologia di contratti stipulati con i lavoratori. Inoltre si rilevano i canali che normalmente vengono utilizzati per il reperimento di nuove risorse umane.
Nella sezione E, si chiede all’intervistato eventuali esperienze pregresse di lavoratori detenuti e/o ex detenuti, nella specifica impresa e se, in caso affermativo, si sono riscontrate particolari problematicità nella gestione del rapporto di lavoro. Inoltre viene sondata la conoscenza sulle agevolazioni fiscali vigenti.
Nell’ultima sezione F, viene esaminata la disponibilità dell’interlocutore a offrire tirocini e/o posti di lavoro per detenuti e/o ex detenuti, o a collaborare, diffondendo informazioni, sostenendo le famiglie dei detenuti all’interno del progetto SFIDA.
La procedura di somministrazione del questionario, prevede varie fasi, tra cui:
Primo contatto telefonico. Ha l’obiettivo di stabilire un primo contatto con l’azienda, di fornire informazioni generali sul progetto proposto, di coinvolgere l’azienda e raccogliere le adesioni alla partecipazione alla ricerca.
Lettera di presentazione. La lettera contiene informazioni generali sul progetto e, più nello specifico, è fonte di informazione per i referenti aziendali sulla ricerca: obiettivi, metodologie, indicazione dei referenti per l’indagine.
Secondo contatto telefonico. Durante il secondo contatto telefonico si prende appuntamento per l’intervista e, in assenza di disponibilità, si chiede la partecipazione per mezzo fax, email o con altro soggetto, rappresentante e responsabile del personale.
Questionario on line. Sarà inserita copia del questionario on line, all’interno del sito dedicato al progetto SFIDA.
4.3 Risultati dell’attività
I risultati della ricerca sul campo sono stati raccolti nel documento chiamato “Ricerca conoscitiva sugli atteggiamenti e i fabbisogni professionali riportate dalle imprese e dalle organizzazioni del territorio trapanese rispetto all’inserimento lavorativo di detenuti e ex-detenuti”.
L’indagine è stata effettuata mediante la somministrazione del questionario tramite intervista, nel periodo compreso tra Gennaio a Marzo 2011, ad un campione 52 stakeholders della Provincia di Trapani così composto:
Tra le aziende intervistate è emersa una netta prevalenza di SRL (35%) e di Aziende Individuali (21%).
La prima parte dell’intervista ha avuto come obiettivo quello di cogliere le effettive conoscenze e le diffuse opinioni sul “Pianeta Carcere” e sulla possibilità di reinserimento e recupero dei detenuti e degli ex detenuti, sempre con riferimento al territorio della provincia di Trapani.
Dalle risposte fornite alle domande del gruppo B.1., emerge una profonda mancanza di conoscenza sulla reale situazione delle carceri nella provincia di Trapani.
Già dal dato relativo al numero di carceri presenti nel territorio provinciale, emerge infatti che solo 16 persone su 52 (30%) sono a conoscenza della presenza di 4 carceri tra la città di Trapani e la sua provincia, gli altri, o forniscono altri numeri, oppure dichiarano di non sapere quanti sono effettivamente gli istituti di pena della provincia.
Questa mancanza di conoscenza è ancora più evidente soprattutto per quel che riguarda la domanda sul numero dei detenuti presenti all’interno delle carceri del territorio provinciale, in cui il 59,6 % dichiara di non sapere quanti sono.
Stessa cosa si riscontra nella domanda riferita alla percentuale di detenuti stranieri sul totale, dove ben il 63,4 % dichiara di non sapere quanti sono e nel quesito relativo alla percentuale dei detenuti che trova lavoro una volta scontata la pena, dove il 67,3 % degli intervistati non risponde neanche alla domanda, dichiarando dunque di fatto, di non essere a conoscenza di questo dato.
Gli intervistati che hanno espresso una loro opinione riguardo a questa percentuale, pur non essendo a conoscenza di dati reali, danno una stima della percentuale dei detenuti che trova lavoro una volta scontata la pena, del 5 % o del 10%.
Alla domanda “B.2 Le viene in mente almeno il nome di un’associazione che fa attività di sostegno ai detenuti nella sua provincia o nella regione?”, il 75% degli intervistati (39 su 52) dichiara di non conoscere Associazioni che fanno attività di sostegno ai detenuti nella provincia di trapani o nella regione.
La restante parte indica invece di conoscere almeno una di queste realtà. Ed in modo particolare vengono indicate nell’ordine:
Associazione Vincenziane e Caritas diocesana
ANFE
COOP SOCIALE DIMENSIONE UOMO 2000
ENGIM - Ente Nazionale di Formazione
ASSOCIAZIONE EURO
Centro di Recupero presente in Contarada Milo a Trapani
Avuluss - Associazione di volontariato
Dalle interviste si evince che l’argomento “carcere” risulta essere quasi sconosciuto, soprattutto alle imprese. La percezione avuta durante le interviste effettuate sul campo è che si tratti di un
“problema” sul quale non è necessario soffermarsi perché non appartiene direttamente agli interlocutori intervistati ed è al contrario parecchio distante dalla loro realtà.
Diversa è invece, la percezione del problema per quegli stakeholder intervistati che sono attivamente impegnati in progetti di recupero e reinserimento sociale, come ad esempio “PER.
FOR. MA. RE”, un percorso formativo per soggetti in esecuzione penale, che prevede workesperience presso cantieri navali del territorio provinciale.
Alla domanda “B.3 Quanto considera importanti le tre funzioni principali (punire, rieducare e reinserire, garantire la sicurezza sociale) che l’istituzione carceraria svolge nel contesto sociale?”, la risposta che viene più spesso scelta è quella della Rieducazione e del reinserimento, seguita da
“Garantire la sicurezza sociale” e solo per ultima troviamo la risposta “Punire”, che circa 20 degli intervistati considerano sostanzialmente poco o per niente rilevante. L’idea di un carcere che serve a punire sembrerebbe dunque superata da un’immagine di carcere che permette di ricostruire una vita, una volta scontata la pena.
Nella domanda B.4, si è, allora, chiesto agli intervistati di esprimere un parere in merito alla capacità delle strutture della provincia di Trapani di rispondere alle principali funzioni del carcere (punire, rieducare e reinserire, garantire la sicurezza sociale).
Riguardo alla capacità di rispondere alla funzione punire, così si sono espressi gli intervistati:
Così si sono espressi invece riguardo alla capacità di rispondere alla funzione rieducare e reinserire:
Mentre queste sono le opinioni sulla capacità delle strutture carcerarie della provincia di rispondere alla funzione garantire la sicurezza sociale:
Nel caso del quesito B.4., emerge una non valutazione da parte dell’intervistato, rispetto alla capacità della struttura carceraria di rispondere alle sue funzioni principali. Soprattutto nel caso del rieducare e reinserire e garantire la sicurezza sociale, almeno il 40% degli intervistati non esprime un parere in merito alla capacità delle strutture carcerarie della provincia di rispondere
alle funzioni indicate. Riguardo invece alla funzione punire, il 50% degli intervistati pensa che la struttura carceraria sia in grado di rispondere adeguatamente a questa funzione.
Tuttavia sull’efficienza del sistema le voci sono critiche e le problematiche sono individuate principalmente nel sovraffollamento e nelle scarse risorse riabilitative offerte all’interno degli istituti.
L’azione di miglioramento che viene indicata come la più urgente da effettuare è quella del
“sovraffollamento” delle carceri, seguita dalla collaterale necessità di un adeguamento delle strutture e, quasi senza distacco,da “garantire un adeguato recupero e reinserimento dei detenuti”.Per ultima troviamo invece la risposta “Rispetto dei diritti dei detenuti”, che circa 19 degli intervistati considerano sostanzialmente poco o per niente urgente.
Come si evince dal grafico sottostante, in merito all’efficacia delle istituzioni di pena presenti sul territorio trapanese, nel garantire la possibilità di reinserimento o recupero ai detenuti, il 60%
degli intervistati ha risposto poco, il 23% abbastanza, il 15% per niente, e solo il 2% ha risposto molto.
Questo è invece ciò che emerso dalla domanda: C.2 Conosce le seguenti attività praticate nelle carceri del suo territorio? Un dato da mettere in evidenza, nelle risposte fornite, è quello relativo alla conoscenza da parte degli intervistati, di Sportelli di sostegno per famiglie e per detenuti. Solo 17 intervistati su 52 (32,6 %), infatti, dichiarano di conoscerne l’esistenza.
È stato chiesto di indicare quanto si ritenesse essere positive queste attività rispetto alla possibilità di recupero e reinserimento Nonostante si abbia poca informazione riguardo alla loro esistenza nel territorio, l’opinione che si ha, relativamente a tutte quelle attività praticate all’interno delle carceri rivolte alla rieducazione e al recupero del detenuto, è assolutamente positiva. Esse si ritengono infatti efficaci ed utili per il reinserimento all’interno del tessuto socio lavorativo.
Tra queste, sono ritenute di particolare importanza da parte degli intervistati, il corso di italiano per stranierie gli sportelli di sostegno psicosociale. In alcuni casi, inoltre, sono state suggerite fra le attività esistenti o da implementare, anche lo studio, attraverso il potenziamento all’interno delle
carceri di corsi per l’ottenimento del diploma Superiore (In questo senso è stata segnalata, l’attività già esistente, dell’ISTITUTO TECNICO COMMERCIALE L. Sciascia di Erice ), o l’istituzione di un Corso di falegnameria.
Di minore utilità sono invece ritenuti i laboratori teatrali, probabilmente perché non li si riconosce come attività che possano contribuire ad un reale reinserimento lavorativo del detenuto, una volta scontata la pena.
Si tratta comunque di attività che, in generale, secondo il 96% degli intervistati, andrebbero aumentate, perché è compito del carcere stabilire delle basi per la rinascita del detenuto, e formare soggetti che siano preparati sia psicologicamente che professionalmente per affrontare una nuova vita al di fuori del carcere.
A questo proposito, alcuni soggetti intervistati ascoltati, ritengono però che in alcuni casi, sebbene vi siano state opportunità di educazione, reinserimento e inclusione sociale e lavorativa promosse e sostenute dalle istituzione e soprattutto dalle realtà aziendali, chi ha già scontato una pena, e ritorna all’interno del contesto reale e quotidiano, tende ad essere recidivo, perché non ha la forza, l’educazione e la volontà di pensare al una vita diversa.
Come si evince dal grafico seguente, in merito all’effettive opportunità occupazionali esistenti per i detenuti ammessi alla misura alternativa e per ex detenuti, all’interno delle aziende del trapanese, il 52% degli intervistati hanno riposto si, il 35% non so ed il 13% no.
Secondo gli intervistati, i motivi che spingono un’azienda all’inserimento lavorativo dei detenuti ed ex detenuti sono così sintetizzabili:
Secondo il 48% degli intervistati dunque, uno dei principali motivi per cui un’azienda garantisce l’inserimento lavorativo di detenuti ed ex detenuti è dato dal fatto che questa Non ha pregiudizi e la persona selezionata risponde ai requisiti richiesti.
Le figure professionali ritenute più idonee per questo tipo di inserimento lavorativo sono gli operai, i cuochi e camerieri e i giardinieri. Di seguito un dettaglio delle diverse figure professionali menzionate durante l’intervista:
La seconda parte del questionario è stata definita appositamente pensando alle realtà imprenditoriali da intervistare, al fine di comprendere l’effettiva disposizione da parte delle aziende del territorio di riferimento ad accogliere tirocinanti ex detenuti, e la relativa disponibilità ad un’eventuale successiva loro assunzione.
Sono state intervistate in totale 36 realtà, tra piccole e medie imprese, tre cui emerge una netta prevalenza di SRL (35%) e di Aziende Individuali (21%), con un numero di dipendenti che varia da 0 a un massimo di 15, con una sola azienda che presenta invece 44 dipendenti.
Le aziende sono appartenenti a diversi settori, secondo i numeri riportati nel grafico seguente:
Tra questi emerge nettamente il settore dei Servizi (25 aziende su 36), categoria in cui rientrano anche ristorazione e ricettività alberghiera.
All’interno di questa sezione del questionario, riservata alle aziende, sono inoltre contenute alcune domande necessarie a comprenderne i fabbisogni professionali. Si è chiesto quindi:
D.3 La sua azienda prevede di assumere nuovo personale nei prossimi due anni?
Tra le 36 aziende intervistate, soltanto 8 rispondono in maniera affermativa, dichiarando di voler assumere nuovi lavoratori, con numeri che vanno da un minimo di 2 a un massimo di 7 unità. Si tratta di aziende che rientrano tutte nel settore dei servizi, ed in particolare di realtà operanti nel comparto ricettivo e della ristorazione.
Il dato emerso dalla domanda successiva, in cui si chiedeva alle aziende di indicare, di quali, tra le figure professionali proposte, si avesse necessità, conferma quanto rilevato nella domanda precedente. Si nota, infatti, una netta prevalenza di richieste per figure di Cuochi e camerieri, a cui seguono impiegati ed un esperto informatico.
Generalmente sono dunque le attività di ristorazione, che hanno un’attività prettamente stagionale, quelle che hanno dato una disponibilità all’assunzione di ex detenuti, anche sottoforma di tirocinio, soprattutto come cuoco o aiuto-cuoco, figure che hanno scarso o nullo contatto col pubblico.
Per ciò che riguarda la modalità contrattuale con la quale si pensa di assumere in futuro queste unità, la maggior parte delle risposte si è concentrata sul Contratto a tempo determinato, a cui seguono a pari merito, il contratto part-time ed il contratto a tempo indeterminato.
Nell’ultima domanda della sezione, è stato chiesto infine, quale fosse il canale normalmente utilizzato per reperire nuovo personale in azienda. Alla domanda era possibile dare più di una risposta, e il grafico seguente sintetizza ciò che ne è emerso: 28 delle 36 aziende intervistate, ha indicato come canale preferenziale per l’assunzione di personale, la conoscenza diretta della persona. 19 aziende indicano invece la segnalazione da parte di conoscenti e/o fornitori come canale principale per l’assunzione. Queste risultano dunque le due modalità prevalenti nella
pratica di reperimento di personale. Come visibile dal grafico riportato, solo 2 aziende su 36 indicano come tramite l’Ufficio regionale per l’impiego.
Le domande del gruppo E, hanno avuto come obiettivo quello di comprendere se, e quanto, le aziende intervistate avessero avuto modo di considerare il “problema lavoro” dei detenuti all’interno della propria realtà, o avessero mai partecipato ad iniziative su queste tematiche.
Alla domanda E.1 Ha mai considerato il problema lavoro per i detenuti nella sua azienda?
Così si sono espresse le 36 aziende intervistate:
Come vediamo dunque, solo 6 aziende su 36, ha considerato almeno una volta, la questione del reinserimento lavorativo dei detenuti, nella propria realtà aziendale.
E di queste 6 aziende, soltanto 3 hanno organizzato o partecipato a iniziative in questo ambito.
La domanda successiva, chiedeva invece espressamente:
Ha già avuto modo di assumere lavoratori detenuti/e nella sua azienda?
Dal quesito è emerso che soltanto 5 aziende su 36 (circa il 13,8 % ) ha già effettuato in passato questo tipo di assunzioni.
A chi ha risposto si, è stato inoltre chiesto di indicare quanti posti di lavoro ha complessivamente offerto ai detenuti/e?
Coloro che hanno risposto in maniera affermativa (5 aziende su 36), hanno assunto in passato due unità, tra soggetti ex detenuti. Solo un’azienda ha invece proceduto all’assunzione di 3 unità.
Il quesito E.5, chiedeva invece alle aziende, quali fossero, secondo loro, gli aspetti di maggiore problematicità che presenta il rapporto di lavoro con persone detenute.
Come si evince dal grafico, circa la metà degli intervistati, ritiene che NON esistano aspetti di problematicità specifici legati al rapporto di lavoro con i detenuti. Solo pochisoggetti, indicano degli aspetti di problematicità legati in particolare al Rispetto delle regole nel luogo di lavoro (7) e alla Sicurezza degli altri lavoratori (5). Sembra dunque essere soprattutto il rapporto con gli altri elementi del gruppo di lavoro, oltre che i problemi di gestione del personale, a “preoccupare”
maggiormente le realtà aziendali che rispondono evidenziando l’esistenza di difficoltà nell’inserimento lavorativo di ex-detenuti.
L’ultimo quesito della sezione, chiedeva infine alle aziende:
E.6 Quale ritiene possa essere la forma contrattuale più indicata per offrire lavoro a detenuti/e?
Anche in questo caso era possibile fornire più di una risposta, e così si sono espressi gli intervistati:
Gestione previdenziale e amministrativa Gestione del personale Formazione interna del lavoratore
detenuto
Sicurezza degli altri lavoratori Rispetto delle regole nel luogo di lavoro Possibili comportamenti negativi o
aggressivi
Non esistono problematicità specifiche
0 5 10 15 20 25 30
Come vediamo dal grafico dunque, ancora una volta il contratto a tempo determinato è visto come quello maggiormente idoneo per l’assunzione dei detenuti (41,6 % circa), a seguire troviamo il contratto a progetto (16,6 % circa ) e quello di apprendistato (16,6 % circa ). Solo il 5,5 % indica come idoneo il contratto a tempo indeterminato.
Da questa sezione del questionario, si evince dunque che sono poche quelle realtà aziendali che hanno avuto modo di affrontare il problema lavoro per i detenuti o che hanno assunto ex detenuti. Si registra a questo proposito un unico caso, per il titolare di un’azienda, che, collaborando con un’associazione che si occupa di reinserimento sociale a favore dei detenuti, ha avuto l’opportunità di impartire lezioni di cucina all’interno della casa circondariale di Marsala.
L’ultima sezione del questionario ha avuto come finalità quella di capire l’effettiva disponibilità, da parte delle aziende intervistate, all’inserimento lavorativo dei detenuti ed ex detenuti in un contesto reale, sia attraverso l’accoglienza di tirocinanti, che mediante future assunzioni.
La prima domanda della sezione mirava a sondare la conoscenza, da parte delle aziende, delle agevolazioni esistenti per l’assunzione di detenuti. Al quesito hanno risposto di essere a conoscenza degli aiuti previsti, 9 soggetti intervistati su 36.
Di questi 9, tutti hanno dichiarato di essere a conoscenza di:
- Contributi per l’assicurazione obbligatoria previdenziale ed assistenziale ridotti dell’80%
per l’assunzione di Ex detenuti, nei sei mesi successivi alla scarcerazione Mentre 7 hanno dichiarato di essere a conoscenza anche del:
- Credito mensile per ogni lavoratore pari a 516,46 euro per Assunzione, o svolgimento attività di formazione di Ex detenuti, nei sei mesi successivi alla scarcerazione, purché al termine del periodo di formazione la persona venga assunta.
Alla domanda diretta, F.3 L’impresa sarebbe disponibile ad ospitare come tirocinanti ex detenuti?
Circa il 47 % sarebbe disponibile all’accoglienza.
Secondo queste indicazioni fornite:
Quantita’ Profilo richiesto Durata
1 Cameriere/cuoco periodica
2 Cameriere/cuoco A tempo determinato
3 Cuoco/pizzaiolo 6 mesi
2 Bracciante/aiuto cuoco periodica
1 Aiuto cuoco periodica
1 Giardiniere periodica