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volume 21, numero 3, 2006 Microbiologia Medica 184

003

CAMPYLOBACTER ED ANTIBIOTICO-RESISTENZE:

OSSERVAZIONI IN QUATTRO ANNI DI SORVEGLIANZA

Bonanno C.L., Cava M.C., Rosati C., Monteleone R., De Sandro M.V., Dastoli F., Spanò A.

U.O.C. Microbiologia e virologia - Ospedale “ Sandro Pertini” – Roma

Introduzione. Nell’ambito della Sorveglianza delle Diarree

Infettive il nostro laboratorio di Microbiologia è dal 2000 Centro di Riferimento Regionale per Campylobacter. Malgrado Campylobacter sia sicuramente responsabile di gastroenteriti soprattutto nell’età pediatrica, la ricerca, obbli-gatoria in quanto inserita nel Tariffario Nazionale alla voce “Coprocoltura”, rimane poco acquisita da molti laboratori. Bastano pochi elementi diagnostici (colorazione di Gram, prova di catalasi e ossidasi) di colonie cresciute su opportu-no terreopportu-no di coltura in microaerofilia per l’identificazione, anche presso laboratori di base. La resistenza a cefalotina e trimetoprim-sulfametossazolo è di ausilio alla diagnosi. La scarsa attenzione al Campylobacter insieme a problemi legati all’invio dalle varie realtà locali è responsabile dello scarso numero di ceppi che affluiscono al nostro laboratorio, dove vengono tipizzati e antibiogrammati.

Metodi. Nel quadriennio 2001-2004 sono stati raccolti 128

ceppi da campioni fecali di pazienti prevalentemente pedia-trici. Tali ceppi, previa crescita su terreno selettivo, sono stati biotipizzati secondo la tecnica di Lior (idrolisi ippurato, pre-senza DNAsi, produzione idrogeno solforato). La sensibilità agli antibiotici è stata testata con metodo Kirby-Bauer in agar Mueller-Hinton sangue al 5%.

Risultati. C. jejuni (83%) risulta prevalente rispetto a C. coli ed

il biotipo 1 tra i C. jejuni (56%) ed i C. coli (72%) conferma la prevalenza già accertata in altri studi nazionali. C. coli si confer-ma più resistente di C.jejuni a varie molecole. La resistenza alla eritromicina, antibiotico d’elezione nella terapia delle gastroente-riti da Campylobacter, si attesta intorno al 6.2%; per i chinoloni (acido nalidixico-ciprofloxacina) si registra un aumento.

Conclusioni. I chinoloni, un tempo considerati utili nel

trat-tamento e nella diagnostica delle Campylobatteriosi, non possono più essere considerati tali. Il generale incremento di resistenza sembra riconducibile all’uso ed abuso di macroli-di (come promotori macroli-di crescita) e chinoloni in campo zootec-nico, agricolo e medico. Auspicabile risulta quindi sempre il saggio di sensibilità almeno verso queste molecole.

004

RESISTENZA AI FLUOROCHINOLONI IN STREPTOCOCCHI DI GRUPPO G ISOLATI DA PAZIENTI DIABETICI

Brigante G., Luzzaro F., Bettaccini A., Lombardi G., Pini B., Sokeng G.,Toniolo A.Q.

Laboratorio di Microbiologia e Virologia, Università dell’Insubria e Ospedale di Circolo e Fondazione Macchi, Varese

Introduzione. La resistenza ai fluorochinoloni (FQ) è un

problema emergente negli streptococchi. Nei pazienti diabe-tici gli streptococchi di gruppo G (GGS) possono causare infezioni della cute e dei tessuti molli. Questi batteri sono in genere sensibili ai farmaci di uso clinico, inclusi i FQ. Si è valutata la sensibilità agli antibiotici dei GGS isolati presso il Laboratorio di Microbiologia dell’Ospedale di Varese.

Metodi. Sono stati studiati i ceppi di GGS isolati dal 2000 al

2005. L’identificazione sierologica è stata ottenuta mediante agglutinazione su latex (Strepto slide, Diesse, Siena). La sen-sibilità a penicillina, eritromicina, clindamicina, tetraciclina, ciprofloxacina, levofloxacina e moxifloxacina è stata deter-minata mediante Etest (AB Biodisk, Solna, Svezia). Le mutazioni della “Quinolone Resistance Determining Region” sono state analizzate mediante amplificazione geni-ca e sequenziamento diretto.

Risultati. Da 202 pazienti sono stati isolati 210 ceppi di

GGS. Tutti gli isolati erano sensibili alla penicillina, mentre si è riscontrata resistenza ad eritromicina (6.7%), clindamici-na (4.8%) e tetracicliclindamici-na (21.4%). In 33/210 (15.7%) isolati, ottenuti da ulcere cutanee di pazienti diabetici, si è osservata resistenza ad alto livello verso i FQ (ciprofloxacina, levoflo-xacina e moxiflolevoflo-xacina). La resistenza ai FQ non era asso-ciata a resistenza verso altri antibiotici. Mediante sequenzia-mento sono state evidenziate mutazioni dei geni parC (Ser79-Phe) e gyrA (Ser81-Phe e/o Glu85-Ala). Non si sono riscontrate mutazioni significative dei geni gyrB e parE.

Conclusioni. I risultati dello studio documentano la

compar-sa di resistenza ad alto livello ai FQ negli streptococchi di gruppo G. Le mutazioni riscontrate in S. dysgalactiae subsp.

equisimilis appaiono simili a quelle già descritte in S. pneu-moniae e S. pyogenes. Tali risultati indicano l’opportunità di

valutare la MIC dei FQ negli streptococchi di isolamento cli-nico, almeno in pazienti sottoposti a trattamenti prolungati con questi farmaci.

005

EFFICACIA DI FILTRI MONOUSO

PER LA PREVENZIONE DELL’ESPOSIZIONE DA LEGIONELLA

Cabodi D., Bonfrate N.,Tortorelli F., Franzin L.

Laboratorio “Ricerca Speciale Microbiologica”, Dipartimento Diagnostica di Laboratorio,

Ospedale Amedeo di Savoia, Corso Svizzera 164, 10149 Torino.

Introduzione. Legionella spp. può causare infezioni

nosoco-miali in pazienti immunocompromessi. Nonostante il tratta-mento dell’acqua con metodi di disinfezione sistemica, l’ac-qua può ancora contenere basse concentrazioni di batteri che possono tuttavia causare infezioni. Scopo del lavoro è valu-tare l’efficacia di filtri monouso, applicati a punti di eroga-zione distali dell’acqua, nell’eliminare la contaminaeroga-zione da

Legionella.

Metodi. Campioni di acqua calda (5 litri) sono stati

preleva-ti da 15 rubinetpreleva-ti di reparpreleva-ti di 2 impianpreleva-ti idrici ospedalieri. Sono stati determinati: concentrazione di Legionella, pH, cloro libero, carica batterica totale (CBT) eterotrofica a 37°C e 25°C, Amebe a 25°C. Dopo installazione di filtri PALL Aquasafe Mini L (Nylon 0.2µ) e normale utilizzo dell’acqua per 2 settimane, sono stati prelevati campioni da 1 litro e ripetute le analisi. Il metodo usato per la ricerca colturale di

Legionella (filtrazione con membrane 0.2µ, terreni BCYE,

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Microbiologia Medica 185

BMPA, MWY a 37°C per 15 giorni) consentiva di rilevare 20 cfu/L nei campioni eseguiti prima del filtro e 1 cfu/L dopo il filtro. RT-PCR per Legionella è stata eseguita su alcuni cam-pioni.

Risultati. La ricerca di Legionella è risultata positiva prima

dell’installazione dei filtri in 11 campioni dell’Ospedale A (20-400 cfu/L L.pneumophila 3, temperatura media 48.9°C) e in 4 campioni dell’Ospedale B (2000-4800 cfu/L L.spp e

L.spp fluorescente, temperatura media 43°C) e negativa dopo

l’installazione dei filtri (Ospedale A, temperatura media 50.9°C, Ospedale B, 39.5°C). RT-PCR per Legionella ese-guita su 5 campioni dell’Ospedale A dopo filtro ha confer-mato il risultato. Riduzione significativa di CBT (<1 cfu/mL) è stata osservata nei campioni prelevati dopo i filtri.

Conclusioni. I filtri monouso applicati per 2 settimane nei

punti di erogazione distali dell’acqua hanno eliminato com-pletamente Legionella ed hanno ridotto significativamente CBT. Questi filtri possono prevenire l’esposizione dei pazienti ad alto rischio ai patogeni presenti nell’acqua, pre-vio uso corretto e limitatamente ai rubinetti dove vengono applicati.

006

VALUTAZIONE DELLA SENSIBILITÀ

AGLI ANTIBIOTICI DI HELICOBACTER PYLORI RESISTENTI A TERAPIE ERADICANTI

Cabodi D., Franzin L.

Laboratorio “Ricerca Speciale Microbiologica”, Dipartimento Diagnostica di Laboratorio,

Ospedale Amedeo di Savoia, Corso Svizzera 164, 10149 Torino.

Introduzione. L’infezione da Helicobacter pylori (Hp) è

probabilmente una delle infezioni croniche più diffuse. Il trattamento antibiotico per l’eradicazione viene consigliato in presenza di una sintomatologia gastrica severa, ma talvol-ta si mostra inefficace per la presenza di resistenze primarie o secondarie. Lo scopo del lavoro è valutare la sensibilità agli antibiotici di ceppi di Hp isolati da pazienti con recidive.

Metodi. Sono state analizzate biopsie gastriche prelevate da

antro e fondo di 52 pazienti (35 donne e 17 uomini, età media 54 anni, range 33-77) con una storia di uno o più fallimen-ti di eradicazione. I campioni prelevafallimen-ti sono stafallimen-ti omogena-ti e seminaomogena-ti su piastre di terreno Agar Sangue e Agar Dent, incubate a 37 °C in microaerofilia per almeno 4 giorni. Il test della sensibilità a claritromicina, amoxicillina, metranidazo-lo e tetraciclina è stato eseguito combinando la tecniche dif-fusione da disco ed E-test su terreno Agar Sangue secondo le linee guida.

Risultati. In 33 (63.5%) pazienti è stato possibile effettuare

l’isolamento di Hp; nei restanti soggetti la coltura è risultata negativa per la presenza di microrganismi contaminanti a crescita rapida. Il risultato dell’antibiogramma, eseguito su 30 ceppi, ha evidenziato resistenza per amoxicillina nel 3%, per claritromicina nel 87% e per metronidazolo nel 74%. Nessun isolato si è mostrato resistente alla tetraciclina. Tutti i ceppi hanno presentato resistenza ad almeno un antibiotico e nel 60% dei casi resistenza contemporanea a claritromicina e metronidazolo, probabilmente dovuta a resistenze seconda-rie legate all’uso frequente di queste molecole per il tratta-mento della infezioni da Hp.

Conclusioni. I risultati mostrano: 1- elevata percentuale di

resistenza di Hp per le due molecole più frequentemente uti-lizzate nelle terapie eradicanti; 2- l’utilità dei test di sensibi-lità che evidenziano la possibisensibi-lità di utilizzare la tetraciclina come antibiotico alternativo nel caso di fallimento di eradi-cazione di Hp con terapie standard.

007

INFEZIONE DA MYCOBACTERIUM CHELONAE: DESCRIZIONE DI UN CASO CLINICO

Caola I.*, Sicher C.**, Sartori R.*, Paternoster C.***, Caciagli P.*

* Laboratorio di Microbiologia e Virologia

- Ospedale di Trento - L.go Medaglie d’Oro 7 - 38100 Trento

** U.O. Dermatologia - Ospedale di Trento

- L.go Medaglie d’Oro 7 - 38100 Trento

*** Sezione Autonoma di Malattie Infettive - Ospedale di Trento - Via Malta 16 - 38100 Trento

Nel maggio 2005 giungeva all’osservazione del dermatologo dell’Ospedale S.Chiara di Trento una giovane donna di 24 anni, di professione estetista, che presentava da circa un mese, una lesione alla coscia destra in placca (diametro 7 x 5 cm), formata da piccoli noduli palpabili alternati a tessuto lasso di colorito violaceo, associata a dolore modesto alla palpazione e deambulazione. Riferiva la comparsa nell’ulti-ma settinell’ulti-mana di due lesioni simili, più piccole, alle caviglie. Era stata trattata con antibiotici topici (gentamicina e tetra-ciclina) senza beneficio.

Sulle lesioni della coscia è stato effettuato un prelievo, mediante aspirazione di materiale purulento, per esame microbiologico. Un campione è stato prelevato anche per esame istologico.

L’esame microscopico con colorazione di Ziehl Neelsen ha evidenziato la presenza di numerosi batteri alcool-acido resi-stenti. L’amplificazione genica per la ricerca del genoma di M.tuberculosis, eseguita con sistema ProbetecET - BD, è risultata negativa. Le colture per micobatteri effettuate in MGIT e in Loewenstein Jensen, sia su materiale tal quale che dopo fuidificazione e decontaminazione, hanno evidenziato la crescita di numerose colonie di micobatteri, dopo 15 gior-ni nei terregior-ni mantenuti a temperatura ambiente e dopo 20 giorni in quelli incubati a 37°.

Il ceppo è stato tipizzato dal Laboratorio di Microbiologia dell’Istituto Villa Marelli-Ospedale Niguarda di Milano come Mycobacterium chelonae.

Il saggio di sensibilità effettuato con E Test ha rilevato la sen-sibilità nei confronti di claritromicina, la resistenza ad ami-kacina e cefoxitina; ciprofloxacina ha mostrato una MIC di 2 µg /mL (intermedio).

L’istologia evidenziava flogosi acuta suppurativa, rare cellule giganti, ricerca dei micobatteri negativa.

La terapia, impostata precocemente in base al risultato dell’e-same microscopico, con claritromicina per os 500 mg x 2 die, è stata prolungata per 6 mesi, tempo richiesto per la lenta gra-duale risoluzione del quadro clinico. Nella sede della pregres-sa lesione è residuata una piccola area cicatriziale.

La collaborazione tra dermatologo, microbiologo ed infetti-vologo ha portato all’effettuazione della diagnosi in tempi rapidi ed ha permesso l’impostazione di un trattamento terapeutico corretto, condizionando positivamente l’outco-me clinico.

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