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Genitori anziani: come gestire i loro interessi?

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Genitori anziani: come gestire i loro interessi?

written by Francesca Romana Riili | 16/09/2016

Breve guida alle soluzioni offerte dall’ordinamento per occuparsi dal punto di vista giuridico di un genitore o un parente anziano non più autosufficiente.

Considerato il generale invecchiamento della popolazione, molte persone si ritrovano a dover gestire gli interessi giuridici e le attività quotidiane di un genitore o un parente non più autosufficiente. Ecco gli strumenti che prevede l’ordinamento.

La vecchiaia o una malattia possono rendere una persona non più autosufficiente, cosicché diventa necessario affidare ad una terza persona la gestione e la cura dei propri affari e interessi.

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Le soluzioni pratiche vanno scelte in base ai seguenti fattori:

il tipo di impedimento che affligge la persona, che può essere fisico (difficoltà di deambulazione, paralisi…) o psichico (perdita di lucidità, difficoltà cognitive…);

l’attività che bisogna delegare, che può consistere in un unico atto o in una serie indefinita di atti.

In ogni caso nessuno può sostituirsi autonomamente al diretto interessato, spendendo il suo nome nei rapporti con i terzi. In questo caso, infatti, le conseguenze giuridiche degli atti eseguiti senza avere il potere ricadrebbero su chi si è finto rappresentante.

La procura speciale

La soluzione più economica e veloce è la procura speciale.

Con questa un soggetto delega a una persona di fiducia, sia essa un parente o un estraneo, il compimento di un singolo atto, come la vendita di un immobile, l’incasso di un credito, la vendita di un veicolo.

Nei casi in cui una semplice delega non sia sufficiente, la procura va fatta dal notaio e in genere è soggetta all’imposta di bollo da 16,00 €, oltre l’onorario notarile.

Il rappresentato e il rappresentante devono essere in grado di intendere e di volere.

Inoltre il rappresentato può revocare la procura in qualsiasi momento e può svolgere personalmente l’attività delegata, in quanto chi conferisce una procura non perde il potere di gestire i propri interessi.

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La procura generale

Come per la procura speciale, si tratta di una delega con cui il delegante (rappresentato) attribuisce al delegato (rappresentante) il potere di compiere atti per suo conto e in suo nome. Va fatta dal notaio ed ha un costo maggiore, in quanto va registrata, ovvero viene tassata dall’Agenzia delle Entrate.

Anche in questo caso il rappresentato deve essere in grado di intendere e di volere, può revocare la procura in ogni momento e può svolgere personalmente l’attività delegata.

Considerato il suo costo, la procura generale viene conferita quando vanno delegate molteplici attività di diversa natura, come ad esempio intrattenere rapporti con banche, uffici postali, assicurazioni, condominio, uffici pubblici, o gestire i beni di proprietà.

Vanno specificate nel corpo della procura le varie attività che il rappresentante può compiere per il rappresentato. In mancanza di specificazione, il procuratore può compiere solo gli atti di ordinaria amministrazione.

L’amministrazione di sostegno

In alcuni casi non è più possibile fare una procura e, se ne è già stata conferita una, questa non può più essere utilizzata. Si tratta delle ipotesi in cui la persona non è più capace di intendere e di volere e non può pertanto scegliere consapevolmente di delegare a un soggetto la gestione dei propri affari.

L’unica soluzione in tal caso è la nomina di un amministratore di sostegno.

Questa strada peraltro può essere scelta anche quando il soggetto abbia solo una menomazione fisica, ma non psichica.

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La nomina di un amministrazione di sostegno avviene a seguito di un procedimento giudiziale, che può essere attivato, tra gli altri, dal coniuge, dal convivente o dai parenti più stretti.

Non è necessaria l’assistenza di un avvocato, quindi i familiari possono da soli presentare ricorso e seguire il procedimento.

La nomina viene fatta dal giudice, che, dopo un colloquio con la persona beneficiaria, nomina l’amministratore di sostegno, scegliendo preferibilmente il coniuge, il convivente o uno dei parenti più stretti.

Chiunque, purché maggiorenne, può scegliere anticipatamente, con una dichiarazione da rendere davanti a un notaio, la persona da nominare quale amministratore di sostegno, per un eventuale futuro stato di incapacità. Il giudice, salvo gravi motivi, deve rispettare questa scelta.

Spetta al giudice individuare le attività che il beneficiario può ancora compiere da solo, quelle che questo può compiere con l’assistenza dell’amministratore di sostegno e quelle che vanno necessariamente delegate in via esclusiva all’amministratore di sostegno.

L’amministratore potrà infatti essere o solo assistente o anche rappresentante.

L’amministrazione di sostegno presenta alcuni svantaggi:

richiede tempi più lunghi, almeno diversi mesi;

implica i costi della consulenza di un avvocato. Infatti, benché non sia obbligatorio per legge farsi assistere e rappresentare da un avvocato, è molto difficile per il cittadino districarsi tra gli uffici e la burocrazia dei tribunali.

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Tra i vantaggi bisogna considerare che è uno strumento molto flessibile, tant’è che ad esso si ricorre molto più spesso rispetto all’inabilitazione e all’interdizione:

i poteri dell’amministratore di sostegno vengono decisi dal giudice sulla base delle specifiche e concrete esigenze del soggetto beneficiario;

il provvedimento del giudice può essere modificato in qualsiasi momento, previa istanza, al mutare delle circostanze;

l’amministrazione di sostegno può essere revocata nel caso in cui il soggetto beneficiario torni in grado di gestire nuovamente i propri affari e interessi in via autonoma.

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