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DEI CIRCOLI PENSIONATI ED ANZIANI DELLA PROVINCIA

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PROGETTO del

COORDINAMENTO DEI CIRCOLI PENSIONATI ED ANZIANI DELLA PROVINCIA di TRENTO

2021 - 2024

Carlo Merzi

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PROGETTO del

COORDINAMENTO DEI CIRCOLI PENSIONATI ED ANZIANI DELLA PROVINCIA DI TRENTO

2021 - 2024

SOMMARIO

Presentazione del Presidente

PRIMA PARTE

1) Il Coordinamento e ANCeSCAO

2) Il Coordinamento e la riforma del Terzo Settore 3) L’impianto funzionale del Coordinamento

4) Il nuovo Direttivo del Coordinamento

SECONDA PARTE

1) Il Circolo del Futuro

2) I Circoli durante la Pandemia 3) La questione Anziana

4) L’equivoco sociologico del rapporto tra giovani e anziani

TERZA PARTE

1) Lo Statuto del Coordinamento 2) Lo Statuto-Tipo del Circolo

Riflessioni conclusive.

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Presentazione del Presidente

Con la mia recente rielezione a Presidente del Coordinamento Provinciale dei Circoli Pensionati ed Anziani della Provincia di Trento, ho convenuto sia utile rivederne, dopo cinque anni dall’ultima stesura 2016-2018, l’intero impianto teorico e pratico del Progetto Coordinatore. L’impegno che mi sono assunto da questa mia rielezione alla presidenza si carica quindi di un ulteriore compito. Infatti è necessario ogni qualvolta lo richiedano i tempi, riflettere sui

recenti cambiamenti di natura strettamente tecnico-amministrativa che hanno caratterizzato questo incerto periodo. Sulla base di queste motivazioni è parso utile fornire alcune precisazioni sui recenti atti pubblici che hanno toccato tutta l’organizzazione dell’associazionismo legato al volontariato di cui il Coordinamento è parte integrante. Si tratta di modifiche riguardanti il riordino della struttura amministrativa delle associazioni appartenenti al Terzo Settore. In sostanza quelle associazioni che rientrano a pieno titolo nel Servizio del Volontariato Sociale quali Centri sociali, Organizzazioni volontarie, Fondazioni e ONLUS. L’apparato burocratico contabile di queste associazioni è stato in qualche modo modificato. Ma di questo aspetto si darà più spazio in seguito.

Intanto mi preme sottolineare come dal 2019 ad oggi, si è diffusa nel mondo una pandemia contagiosa identificata come Corona Virus, la quale ha costretto persone, settori commerciali, fiere, mercati e industrie a spostare le date delle esposizioni, inventare nuovi metodi produttivi e, in alcuni casi, ad interrompere drasticamente l‘attività. Si può dire che tutto il comparto generale dell’associazionismo volontario ne ha fortemente risentito. E’

cosa nota come tale inedita situazione ha portato le autorità pubbliche a decretare l’immediata e prolungata chiusura di tutte le sedi dei Circoli situati nella provincia di Trento. Per fortuna allo stato attuale si segnala un netto miglioramento e già i Circoli nella loro grande maggioranza hanno ripreso anche se in maniera ridotta, la loro attività.

Dunque mettere mano al Progetto del Coordinamento indirettamente significa lasciare una indelebile traccia, ai posteri del periodo critico che ancora stiamo vivendo. Anche se rispettando le indicazioni comportamentali imposte dalle autorità sanitarie e pubbliche, si può segnatamente affermare che, sostanzialmente, la vita sociale si è a tutt’oggi un tantino normalizzata.

Ma non posso terminare questa presentazione senza dare spazio ai costanti problemi sociali, fisici, psichici degli anziani che di recente, a causa della presenza ovunque della pandemia e sono, in alcune aree, aumentati. Di fatto esperti psicologi e geriatri hanno rilevato una seria e tendenziale recrudescenza delle difficoltà di natura esistenziale che, nella persona avanti negli anni, degenerano spesso in un comportamento passivo che li spinge, inesorabilmente, verso l’esclusione sociale. E’ vero che la solitudine è un male generalizzato, presente in tutte le fasce di età, ma nella persona avanti negli anni questa patologia è deleteria.

In conclusione ricordo con piacere e ringrazio le persone che, a diverso titolo, sono impegnate nel mondo del volontariato e che operano soprattutto nelle Associazioni di

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Promozione sociale. Un particolare ringraziamento va certamente ai Presidenti dei Circoli e ai loro collaboratori. Infine un doveroso riconoscimento va senza dubbio a coloro che hanno offerto la loro disponibilità a lavorare dentro i quadri di questo Istituto coordinatore.

Il Presidente

Tullio Cova

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PRIMA PARTE

Bisogna sempre far parte di un Circolo” 1. Gustave Flaubert (1821-1880)

Introduzione

Come si conviene alla presentazione del progetto associativo del Coordinamento Circoli Pensionati ed Anziani della Provincia di Trento è un imperativo metodologico definire correttamente la sua collocazione temporale e gli elementi strutturali che ne costituisce il suo impianto. Per fare questo è necessario fare un poco di storia partendo dal 4 marzo 1994, dove il Ministero dell’Interno con l’intento di mettere ordine al proliferare disordinato delle Associazioni di Volontariato Sociale da vita alla Associazione Nazionale, la cui sigla è riassunte in ANCeSCAO (centri Sociali Comitati Anziani e Orti) con Sede a Bologna.

Riconosciuta come ente a carattere assistenziale può avvalersi delle disposizioni di legge emanata il 25 agosto 1991 n.287.

La suddetta Associazione Nazionale istituisce il suo Statuto nel quale è specificato che l’organizzazione delle associazioni di volontariato sociale si avvale della collaborazione di

“Coordinamenti nazionali regionali o provinciali” con il compito di espletare il servizio di informazione e di collegamento”2. Sulla base di quanto detto, con l’assemblea dei Circoli provinciali del 24-4-2001 si pone le basi con una formula compromissoria di trasformare, per il momento il Coordinamento Comunale in Coordinamento intercomunale Circoli Pensionati ed Anziani della Provincia di Trento3 Quindi nel medesimo questa istituzione faceva parte del l’Associazione Nazionale ANCeSCAO con tutte le provvidenze di legge.

Questa è la storia recente le altre tappe amministrative verranno riassunte nei prossimi capitoli.

1) Il Coordinamento e ANCeSCAO

Come detto la categoria anagrafica non è più uno spartiacque normativo e culturale determinante. Di fatto in un recente documento ANCeSCAO si fa presente che le Commissioni di lavoro di recente istituzione hanno, tra le altre priorità, quello di orientare i Circoli e Centri Sociali ad “incentivare l’ingresso nei Centri (Circoli) di giovani, adulti e ragazzi”. Ovviamente è ufficio primario delle medesime istituzioni di farsi carico, da qui in avanti, di “individuare in base all’età i vari tipi di intervento e attività”4. Inutile aggiungere che il Coordinamento, una volta uniformatosi alle normative nazionali, deve provvedere a informare in dettaglio tutti i suoi Circoli associati. In virtù di queste nuove disposizioni con tutta probabilità, per il futuro il Coordinamento si presenta come centro di raccolta di molte realtà associative il cui oggetto sociale può ora spaziare nell’ambito allargato di innumerevoli iniziative di vario indirizzo.

Da queste nuove impostazioni programmatiche appare evidente che anche il Circolo Anziani come APS (Associazione di Promozione Sociale) si colloca ora in una diversa dimensione istituzionale quanto il suo organico può ricevere anche soci non qualificabili

1Flaubert Dizionrio dei luoghi comuni, Adelphi, Milano, 1990, pag.34.

2 Proposta di adeguamento dello Statuto e del Regolamento ai sensi della legge 383/2000, Bologna, 27 giugno, 2002.

3 Merzi C., Progetto del Coordinamento Intercomunale Circoli Pensionati ed Anziani, Trento, 2003, pag. 27.

4 ANCeSCAO, I programmi delle Commissioni e dei Gruppi di Lavoro per il triennio 2013-2015, Bologna,21/02/2014.

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anagraficamente come anziani. Allo stesso modo anche lo stesso nome (Anziani) è di libera interpretazione 5. L’idea è che con questa diversa impostazione giustifica l’entrata nei Circoli di persone che provengono da Associazioni che si dedicano ad attività diverse da quelle proprie del Circolo Anziani.

A questo punto vi sono da prendere in esame due possibili effetti di questa svolta strutturale. Il primo che il Coordinamento e il mondo dei Circoli ad esso collegato perda di vista la sua anima tradizionale di SPS. Secondo che la ANCeSCAO si trasformi in un crogiolo di Associazionismo disordinato dove ogni Associazione persegue finalità e scopi propri che non si integrano nei principi e obiettivi trascritti nello Statuto Nazionale. Penso comunque che i dirigenti nazionali abbiano previsto questo pericolo e preso le dovute misure.

Pertanto non voglio pensare che questa innovativa apertura da parte dell’Associazione Nazionale diminuisca snaturi il suo progetto solidaristico di servizio sociale e di sostegno alla persona anziana o crei una barriera protettiva contro le problematiche sociali del cittadino pensionato e anziano. Nemmeno penso indirizzerà i Circoli verso una nuova strada abbandonando il vecchio progetto di contribuire a migliorare la loro azione in favore dei propri Soci. In verità tutti si augurano che da questo cambiamento giovi a chi si dedica a inventarsi nuove e molteplici iniziative senza alcun vincolo precostituito dalla barriera dell’età, coinvolgendo nei propri progetti anche Associazioni che hanno i medesimi obiettivi finali. Un esempio paradigmatico che giustifica in parte questa apertura, ci viene dal Centro Sociale di Bologna nel quale oltre alla Sezione Anziani convivono altre Organizzazioni di persone giovani e giovanissimi. Questi moderni Centri con soci di varietà anagrafica creano momenti edificanti di inaspettata solidarietà tra le generazioni.

E’ indubbio che questa impostazione cambia i termini di relazione formale tra i tre principali soggetti in relazione, ossia, Associazione Nazionale, Coordinamento e Circolo o Centro sociale. L’effetto sociologico diretto, che tutti auspicano, è un più oliato interscambio di relazioni, una più nutrita collaborazione tra le associazioni. Per quanto attiene ai provvedimenti di naturale giuridica va specificato che le modifiche predisposte da ANCeSACO indicano formalmente che lo Statuto del Coordinamento diventa lo strumento di indirizzo normativo per tutto il movimento dei Circoli. Per quanto ci riguarda la nuova impostazione legale tiene conto delle esigenze dei Circoli aderenti cercando di favorirli nelle loro attività ordinarie, assicurando loro la piena libertà di tesserare organizzazioni, associazioni e individui i cui soggetti appartenenti non fanno parte (tassativa) della fascia anagrafica della terza nella terza età.

Volendo seguire le impostazioni in relazione al nuovo Statuto nazionale il nuovo indirizzo prevede appunto un nuovo schema:

Come si può notare le comunicazioni, in due sensi, che vengono attivate tra le tre istituzioni ANCeSCAO, CIRCOLO E COORDINAMENTO hanno mutato rispetto al passato la loro schematica impostazione. Interpretando correttamente lo schizzo si nota

5Statuto ANCeSCAO, Bellaria, 21 ottobre, 2013, Titolo II, art. 5, com. 2.

COORDINAMENTO

CIRCOLO ANCESCAO

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chiaramente che le relazioni tra il Circolo e ANCeSCAO sono mediate dal Coordinamento Provinciale. In sostanza in questa raffigurazione schematica si conferma il ruolo centrale del Coordinamento in quanto è questa istituzione che, in linea di massima accompagna, informa i Circoli come risolvere le loro esigenze di carattere gestionale. Nel medesimo tempo informa direttamente il Circolo dei provvedimenti che via via giungono dalla Sede Centrale di Bologna e le disposizioni edite dalla legge.

Si può notare che la relazione tra il Coordinamento e ANCeSCAO si arricchisce di una funzione fondamentale quella di tenere direttamente aggiornati i Circoli di come si muove l’Associazione Nazionale nei suoi molteplici e complicati rapporti con il Governo centrale.

Per gli effetti legali di questo nuova impostazione il Coordinamento assume un ruolo di mediatore tra i Circoli e la sede di Bologna. Questa nuova situazione induce il centro coordinatore, se interpellato, a fornire una propria valutazione estemporanea sulle attività poste in programma dai Circoli. Inoltre il centro coordinatore, suggerisce ai dirigenti dei Circoli come compilare i documenti richiesti sia da ANCeSCAO e anche dagli uffici pubblici

2) Il Coordinamento e la Riforma del Terzo Settore

Nel precedente capitolo si sono ricordate quelle date fondamentali che hanno visto nascere l’Associazione Nazionale e il suo impianto istituzionale. Ma in seguito come è naturale si è imposta una nuova normativa atta a regolare un certo settore della società anche i satelliti di ANCeSCAO, ossia i Coordinamenti Regionali e provinciali hanno seguito il medesimo iter normativo. Quindi per una sufficiente, se pur sintetica, analisi è comune prassi fare alcuni accenni tecnico-normativi che sono immediatamente seguiti alle modifiche statutarie dell’Associazione Nazionale. Di fatto l’attuale Progetto del Coordinamento Anziani di Trento per il 2021-2024 è il risultato di queste recenti modifiche.

Allora ripescando alcune annotazioni precedenti all’attuale situazione, si deve risalire al lontano 19-07-1993, per vedere l’embrionale nascita di questo organismo coordinatore dei Circoli presenti nel comune di Trento. Ma con il 2003, questa è una data importante, in quanto si è realizzato il passaggio da un Coordinamento Comunale al Coordinamento Provinciale con sede, a Trento, in Via Sighele n. 5. Ovviamente questa nuova collocazione ha necessitato di una diversa e più articolata impostazione tecnico burocratica in quanto sono entrati in questo organismo provinciale i Circoli Anziani situati nell’intero territorio provinciale.

Resta ora da ricordare la sua collocazione funzionale nel quadro dell’associazionismo legato al Servizio del Volontariato Sociale. Il Coordinamento si differenzia notevolmente da altre simili associazioni di volontariato. Infatti questo istituto è inserito quale articolazione territoriale nell’ Associazione Nazionale ANCeSCAO a fini di beneficiare delle agevolazioni tributarie introdotte dal decreto legge 7 dicembre 1997 .460 che nel ridisegnare l4e norme tributarie attribuisce agevolazioni fiscali individuando due nuove figure giuridiche: le associazioni di promozione sociale e le onlus. Ritengo opportuno riportare qualche breve accenno sulla nascita di questo organismo nazionale. L’Associazione Nazionale (il cui acronimo è appunto ANCeSCAO), nasce il 12 marzo 1990 quale Coordinamento Nazionale dei Centri Sociali, Comitati Anziani e Orti. Il nome orti è stato inserito nella denominazione in quanto al Coordinamento possono aderire i Comitati di gestione delle zone ortive assegnate alle persone anziane dagli Enti Locali. Il 4 marzo 1994, poi, il Ministro dell’Interno decreta che l’Associazione ANCeSCAO è riconosciuta ente a carattere assistenziale ed è ammessa ad avvalersi delle disposizioni di cui allart,3 sesto

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comma, lettera E, della legge 25 agosto 1991 n. 287. (sono escluse dal programma nazionale attività di somministrazione di alimenti e bevande…nelle mense aziendali e negli spacci annessi ai circoli cooperativi e degli enti a carattere nazionale le cui finalità assistenziali sono riconosciute dal Ministero dell’Interno).

L’associazione è iscritta con il n. 35 nell’Albo Nazionale delle Associazioni di Promozione Sociale e conta sul territorio nazionale un numero elevato di Coordinamenti Regionali, Provinciali e Comunali. Come detto sopra, la sua specificità di ente nazionale a finalità assistenziali è stata riconosciuta dal Ministero dell’Interno con il DM n.

559/C.4749.12000.A. (113) del 4 marzo 1994 e. di conseguenza, i Coordinamenti Regionali e Provinciali sono stati simultaneamente investiti di ufficialità in ragione della loro iscrizione all’Associazione Nazionale. Infine va aggiunto che questa Associazione nazionale senza alcun fine di lucro, “ha finalità di utilità e solidarietà sociale” sia ai sensi della legge 7 dicembre 2000 .383, sia ai sensi del Decreto Legislativo 3 luglio 2917 (Riforma del Terzo Settore). aggiornando Per concludere questo aspetto istituzionale, va aggiunto che l’Assemblea nazionale del 21 ottobre 2013, aggiornando lo Statuto dell’Associazione, ha deliberato che “possono aderire all’Associazione enti privati, costituiti quali organizzazioni di volontariato, purché si riconoscano nei principi e nelle regole del presente Statuto” ( Art.

5, com. 3). In pratica lo Statuto ribadisce che Centri Sociali, Circoli, e le Fondazioni che sono delle APS possono aderire ad ANCeSCAO, purché ne accettino gli scopi e le finalità.

A queste associazioni è richiesta la loro inderogabile adesione ai loro Coordinamenti di competenza territoriale (Art. 5, com. 3- art. 6 – art. 7 com. 2). Con questa impostazione venne sancito che un Circolo, una Fondazione, una Organizzazione di Volontariato o un Centro Sociale possono aderire ad ANCeSCAO, purché siano Associazioni di Promozione Sociale e si riconoscano nei principi statutari di ANCeSCAO e siano iscritte al Registro delle Associazioni di Promozione Sociale tenuto in Provincia di Trento e si iscrivono ora nel Registro Unico Nazionale del Terzo Settore (RUNTS). Per effetto dell’adesione, l’ente aderente è direttamente socio ANCeSCAO, contestualmente alla sua connessione medita legata al Coordinamento Provinciale. L’impianto istituzionale e amministrativo subisce una radicale riforma con Decreto Legislativo 3 luglio 2017 n. 117 (riforma del Terzo Settore).

La riforma da, infatti, sostanza al principio di sussidiarietà individuando i modelli organizzativi (costituzione e statuto) e le attività di interesse generale da favorirsi da parte delle pubbliche amministrazioni. In altre parole si vuole dare un riconoscimento istituzionale e un ordine alle innumerevoli tipologie di associazioni di volontariato sociale nate nel tempo, prevedendo la loro iscrizione nel RUNTS. L riforma concepisce la società civile come un soggetto che si affianca all’ente pubblico nel perseguimento del bene comune, e questo non solo in ambiti specifici come quello dei servizi sociali ma nello svolgimento di tutte le attività. D parte sia ANCeSCAO si è preoccupata di agevolare il lavoro amministrativo richiesto dalla Riforma, introducendo una “Piattaforma gestionale”

predisposta in collaborazione con GasNet (azienda di informatica specializzata). Infine per quanto concerne il RUNTS si fa presente che la Provincia Autonoma di Trento ha iniziato il 23 novembre scorso, il trasferimento dei dati contenuti nel Registro provinciale, al quale tutti i Circoli erano iscritti. Il trasferimento dovrebbe concludersi a fine febbraio 2022. In questa fase è opportuno che i dati oggetto di trasferimento no abbiano subire modificazioni.

Ciò significa che eventuali rinnovi di Direttivi vengano programmati dopo tale termine.

Inutile concludere che tutte queste disposizioni normative recenti hanno lo scopo primario di riordino dell’autenticità funzionale delle associazioni senza scopo di lucro, che operano sul territorio nazionale.

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9 3) L’impianto Funzionale del Coordinamento

Il Coordinamento dei Circoli è sorto come unità amministrativa e punto di riferimento tecnico per ogni Circolo. E’ bene ricordare che “il Coordinamento è, nella sua essenza, la volontà decisionale dei Circoli tradotta in istituzione”6. L’importanza di questa posizione tecnica è data dalla visione delle sue più peculiari funzioni. Di fatto il Coordinamento Provinciale svolge le sue funzioni in più direzioni dentro il movimento dei Circoli trentini.

La sua funzione formale si esplica in operazioni di consulenza a livello giuridico, amministrativo e fiscale. Inoltre l’impegno maggiore e più qualificante dell’ufficio è dato da varie riassumibili in

• Organizza Assemblee periodiche con i presidenti dei Circoli aderenti.

• Prepara l’annuale Raduno Provinciale dei Circoli.

• Mantiene rapporti diretti a con il mondo istituzionale pubblico e privato.

• Effettua visite propedeutiche e opzionali mediante i suoi dirigenti nelle sedi dei Circoli periferici.

• Assiste, indirizza e media i rapporti bilaterali tra Circolo e uffici pubblici.

• Valuta, suggerisce aggiustamenti e adeguamenti agli Statuti dei singoli Circoli.

• Si interessa e segue pratiche amministrative in casi di incidenti da parte di Soci di Circoli aderenti ad ANCeSCAO.

Si interessa di interpellare gli uffici competenti per la riscossione dei contributi pubblici al Circolo.

• Assolve le pratiche di tesseramento ANCeSCAO. (in entrata e in uscita).

• Attiva una costante consulenza giuridico fiscale per i Circoli che lo richiedono.

Esegue il controllo degli Statuti dei Circoli adeguandoli, dove necessità, alle corrette normative.

Verifica la regolarità delle attività commerciali promosse dai Circoli.

Propone ai Circoli concorsi interni ed iniziative collettive di carattere ludico e culturale.

• Informa i Circoli delle opportune agevolazioni fiscali per viaggi, gite soggiorni.

Organizza annuali incontri informali con i Presidenti dei Circoli.

Vale la pena ricordare che l’assistenza che il Coordinamento fornisce al Circolo è continua. Infatti gli organi ufficiali del Coordinamento prendono in considerazione ogni nuovo atto di pubblica amministrazione che abbia incidenza sulle associazioni di promozione sociale e informa anche i Circoli aderenti. Anche questo va incluso nel numero delle funzioni esercitate dal centro coordinatore di Trento.

Sulla base di quanto detto nel precedente capitolo va sottolineato che rientra oramai come lavoro ordinario degli uffici di Via Sighele mantenere un contatto diretto con la sede ANCeSCAO di Bologna.

Di recente si è concordato che aprire una nuova stagione delle attività legate alla

6 Merzi C., Progetto del Coordinamento Pensionati ed Anziani della Provincia di Trento, Regione Trentino Alto Adige, 2008, pag. 17.

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collaborazione con la Stampa Locale per dare una maggiore visibilità pubblica al Coordinamento e alle sue applicazioni nel mondo sociale. In linea con queste prerogative di recente è stato definito l’accordo con i giornali locali Vita Trentina e Adige i quali con un speciale inserto mensile, danno voce ai Circoli aderenti al Coordinamento. Da parte sua il Coordinamento si impegna a raccogliere notizie informazioni sulle attività dei Circoli aderenti da inviare al quotidiano in questione. E’ scontato che i Circoli potranno inviare quelle speciali notizie che abbiano un certo spessore divulgativo e sia di interesse generale per il mondo dei Circoli aderenti al Coordinamento.

Di interesse generale è anche un nuovo progetto di carattere divulgativo inviato da ANCeSCAO a tutti Coordinamenti regionali, provinciali e comunali. Si tratta di un progetto denominato P.A.S.S. (Punti di accesso al Sociale e alla Solidarietà)7. Una delle prerogative di questo progetto è quella di costruire una rete di referenti territoriali i quali hanno il preciso compito di raccogliere le informazioni e quindi trasmetterle al centro coordinatore.

Solo dopo che il Centro ha esaminato il caso presentato e appreso precise informazioni da parte dei referenti territoriali il caso viene sottoposto ai partner di riferimento ANCeSCAO, ACLI e LEDHA, titolari del Progetto.

Va sottolineato che il Progetto prevede tre settori sui quali è centrata la ricerca.

1) Anziani

2) Persone con disabilità 3) Famiglie problematiche

Ad ANCeSCAO è stata assegnato il settore Anziani e per tanto il Coordinamento di Trento ha come obiettivo stillare un quadro approssimativo dei bisogni materiali, fisici e psicologici di cui sono interessate le persone appartenenti alla fascia anagrafica della terza età. Quindi esaurita questa prima operazione preliminare si passa ad una procedura articolata, costruita su un modello o griglia delle priorità (i problemi più urgenti). Questa ulteriore operazione serve per rendere conoscibile, sul piano qualitativo oltre che quantitativo, l’estensione dei problemi di cui patisce la fascia anziana, sull’area, presa in esame. In questo modo si potrà avere una chiara idea quali sono i problemi più urgenti sui quali intervenire.

Il Coordinamento di Trento intende quindi procedere in questo modo:

A) Indicare 9i Circoli come testimoni privilegiati.

B) Individuare quei Soci o Presidenti che materialmente si dedicano a ricercare le persone su quel specifico territorio (quartiere, frazione, Villaggio Comune).

Per maggiore chiarezza ho ritenuto di riassumere brevemente i punti che ritengo essenziali per capire i fini a cui tende questa iniziativa. Ed allora i punti principali ai quali tende la realizzazione del Progetto P.A.S.S. sono:

A) Informare le persone in situazioni di disagio sui propri diritti ad ampio spettro ( il diritto all’istruzione, all’abitazione. Alla parità di genere, al sostegno attivo, all’occupazione ecc.).

B) Fornire orientamento e accompagnare gli utenti sui servizi appropriati per i loro bisogni a disposizione a livello nazionale e locale.

C) Quando possibile, fornire loro un sopporto diretto attraverso le reti dei partners del progetto e i servizi/iniziative di altre organizzazioni di volontariato del territorio aderenti all’iniziativa.

7 Direttamente emanato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, ai sensi dell’Art. 72 del decreto legislativo, 3 luglio 2017, n.117.

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11 4 ) Il nuovo Direttivo del Coordinamento

Riassunte in maniera sintetica le funzioni sociali del Centro coordinatore ora è necessario riportare analiticamente, l’attuale impianto organico dell’apparato amministrativo del Coordinamento per il periodo 2021-2024.

Così il 17 dicembre 20218, il Direttivo del Coordinamento, da poco insediato, è stato convocato per la prima, nella sede di Via Sighele a Trento, con il preciso compito di eleggere le nuove cariche amministrative del Coordinamento Provinciale. Come era largamente previsto, è stato rieletto Presidente, Tullio Cova, attuale Presidente del Circolo di Zambana. La sua elezione coincide con il riconoscimento ufficiale, su proposta del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, per la nomina di Maestro del Lavoro. Tale titolo ha comportato la consegna della Decorazione della Stella al Merito del Lavoro, data 1 maggio 2020 direttamente dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

Ritornando alla elezione delle nuove cariche sociali per il periodo 2021 – 2024 hanno avuto il seguente esito:

Il Consiglio Direttivo

Cova Tullio Presidente

Buccella Paola Vice Presidente Vicario Gadotti Sergio Vice Presidente

Dallatorre Ilario Consigliere Dalpiaz Daniela Consigliere Margoni Claudio Consigliere Pergol Vittorio Consigliere Perini Marco Consigliere Riganti Angelo Consigliere Tomaselli Attilio Consigliere Violin Ermes Consigliere

Rappresentanti di Zona

De Paolis Ezio Trento 1 Colato Franco Trento 2 Panarelli Maria Pia Trento 3 Floretta Alessandro Val di Non Gadotti Sergio Alta Valsugana Tomaselli Attilio Bassa Valsugana Panizza Fernando Val di Sole

Cozzio Antonio Val Giudicarie e Rendena Agostini Franca Valle dei Laghi

Cova Tullio Rotaliana

Collegio Revisori dei Conti

Gabrielli Carlo Presidente

8 Il Nuovo Direttivo era stato eletto a Vattaro il 27 Novembre 2021.

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12 Bisesti Sandro

Cozzio Antonio

Tesoriere : Adamoli Adriano Segretario: Melchiore Redolfi

Collaboratori esterni Bolognini Giorgia Divina Bruno Marmori Renzo Merzi Carlo

Come si può notare non vi sono stati radicali mutamenti nel complesso rispetto alla struttura del Coordinamento relativa al periodo 2016-2018. Se mai si è insistito ancora nella suddivisione del territorio provinciale in 10 Zone gestite sempre da un capo Zona. Il motivo di questa suddivisione va ricercato nella previsione di una maggiore agevolazione delle relazioni e delle comunicazioni tra i vari Circoli e il centro coordinatore di Trento.

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SECONDA PARTE

“Non frequentare persone che non sono vaccinate” 9. Gustave Flaubert (1821-1880)

1) Il Circolo del Futuro

Vorrei entrare in merito al tema trattato in questo capitolo considerando che è sempre difficile fare previsioni anche riguardo a tempi relativamente vicini. Di fatto solo qualche decennio addietro era difficile immaginare l’introduzione nella società di una massiccia tecnicizzazione informatica che ha influenzato ogni ambito della vita civile. Come ognuno può vedere alcuni mestieri e professioni sono scomparse sostituite da altri mestieri e professioni (dattilografa è un esempio). Insomma la società è cambiata e con essa anche il cittadino medio ha assunto nuovi comportamenti e ha abbracciato nuovi costumi e valori. Si spiega dunque per quale motivo si parla oggi di società tecnologica. Allora nello stendere il presente Progetto del Coordinamento, è importante chiederci che incidenza hanno avuto questi mutamenti sui Circoli, sui loro Presidenti e sui suoi associati. Prendiamo in esame il ruolo di Presidente del Circolo

Il Presidente

Di questo dirigente si è sempre parlato poco. Per esempio viene da chiedersi come si muovono i Presidenti in questo periodo accidentato e interessato dall’epidemia Pandemica.

Questi dirigenti sono figure sociali che fanno parte di quel vasto progetto delle Associazioni di Promozione Sociale nel quadro generale del Servizio di Volontariato Sociale. Di fatto tutta l’attività organizzata dal Circolo passa dalle sue mani, dalla sua capacità mediatrice, dalla sua attenzione ai cambiamenti repentini che avvengono dentro l’amministrazione gestionale dell’associazione. Per tale motivo nello stendere il presente Progetto del Coordinamento, non posso tralasciare di osservare come, alla luce di recenti mutamenti, i Presidenti si sono trovati a dover reinventarsi una diversa impostazione non solo amministrativa ma anche quella consequenziale di carattere culturale e ricreativo.

Insomma i Presidenti si trovano a gestire questa associazione in tempi assai movimentati sia dal punto di vista sanitario sia tutto quello che gli sta attorno. Non va certo trascurato il fatto che la meccanizzazione informatica della gestione delle Associazioni di Promozione Sociale ha creato, in certi Circoli, qualche problema che ha avuto qualche effetto anche sulla funzione stessa del Presidente. Di fatto alcuni Presidenti hanno poca familiarità con il computer e con gli altri dispositivi tecnici. In questo caso, qualora tra i Soci non vi siano persone sufficientemente attrezzate sul piano informatico, il Presidente si vede costretto a ricorrere a collaboratori esterni. Fortunatamente l’aiuto da parte di collaboratori esterni è contemplato nelle nuove impostazioni normative delle Associazioni Di Promozione Sociale.

Soci

Per quanto riguarda le persone anziane che frequentano Circolo, i Soci, hanno maturato differenti idee, aspettative e desideri rispetto agli anziani della precedente generazione. La

9 Flaubert Dizionrio dei luoghi comuni, Adelphi, Milano, 1990, pag.34.

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medesima cosa si presenterà quando gli attuali soggetti, che ora sono impiegati negli uffici, nelle scuole, nelle aziende e nelle fabbriche, andranno in pensione porteranno con sé le loro esperienze e le loro conoscenze. Ma ritornando ai gli attuali Soci dei Circoli è loro richiesto di attivarsi con costanza in quanto è da loro che dipende l’utilità funzionale di questa associazione.

Non a caso proprio in questi giorni si sta discutendo, negli ambienti dell’associazionismo volontario, sull’opportunità di aiutare il popolo dei Soci dei Circoli aderenti a crescere sul piano delle conoscenze e collaborare per rendere sempre di più accogliente l’ambiente del Circolo. In sostanza si era giunti a considerare necessario porre delle solide basi didattiche sottoponendo i Soci ad un regolare processo di interiorizzazione dei nuovi sociali valori portati dalle nuove tecnologie. Questo significa avviare un processo di socializzazione secondaria per persone adulto-anziane i cui tempi di realizzo sono ancora incerti. Si tratta di porre, nelle giuste condizioni, il Socio del Circolo in modo che facilmente possa interiorizzare con coscienza l’utilità funzionale dei nuovi dispositivi tecnologici.

Sono convinto che molti saranno scettici verso la riuscita di questo progetto. A rassicurare questi scettici è sufficiente rammentare che i dati in possesso della comunità scientifica indicano una crescita incoraggiante delle persone avanti negli anni che utilizzano, con sufficiente abilità, i nuovi dispositivi elettronici. Naturalmente, questo fatto, trasmette tranquillità nel movimento dei Circoli. Da tutto ciò ne viene che queste nuove generazioni di anziani stanno gradualmente integrandosi nella società tecnologica.

Il Circolo

Affrontata la discussione sui Soci ora è tempo di dedicare spazio al Circolo. Il Circolo anziani può definirsi un gruppo di persone libere e volontariamente associate. Detto questo il Circolo come ogni altra associazione si trova a sperimentare una fase storica di transizione e, suo malgrado, lo obbliga a modificare formalmente la sua attuale organizzazione.

Naturalmente aiutato dalla tecnologia informatica il Circolo ha migliorato il proprio sistema relazionale restringendo i tempi di realizzo di alcune pratiche un tempo brigose e di lunga tiratura. Ma questo non è ancora sufficiente. Il Circolo non deve cambiare solamente la sua spontanea configurazione sociale ma deve anche rivedere, necessariamente, la sua collocazione funzionale nella comunità territoriale dove ha la sede. Da qualche tempo infatti si discute su l’opportunità di un maggiore coinvolgimento del Circolo nella vita sociale ordinaria. Sotto questo aspetto si richiede una differente impostazione amministrativa e contabile ma anche una organizzazione delle attività più agevole, diffusa e in linea con il presente moderno. A questo riguardo da tempo si suggerisce ai Dirigenti di aprirsi e cercare di interagire con le associazioni presenti nel proprio Comune.

L’obiettivo è di facilitare l’organizzazione delle manifestazioni a carattere culturale o ricreativo con altri sodalizi presenti nel loro territorio In ogni ambito del territorio provinciale vi sono varie associazioni di volontariato. La possibilità di creare un sodalizio occasionale per qualche manifestazione pare sinceramente realizzabile. Gli effetti di questa proposta possono essere di vario tipo. Ad esempio il Circolo che interagisce con altre realtà istituzionali allarga, nello stesso tempo, anche lo spettro delle proprie esperienze. Questo significa una maggiore apertura verso altre realtà sociali con la concreta possibilità di assumere informazioni su persone che vivono delicate situazioni di esclusione, povertà ed emarginazione diversamente insondabili.

In sostanza si auspica un maggiore coinvolgimento e presenza del Circolo nelle manifestazioni organizzate dall'ente pubblico (Municipio) o da private associazioni. Intendo dire che il Circolo deve offrire la propria disponibilità, il proprio concreto contributo alle

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iniziative della comunità nelle occasioni di sagre, fiere, feste patronali o estemporanei spettacoli di piazza.

Spesso il Direttivo del Coordinamento ha discusso su queste opportunità lamentando una certa staticità da parte delle dirigenze dei Circoli. Tra le altre cose si lamenta una antropica lentezza, da parte dei Dirigenti nel trasmette le informazioni al popolo dei Soci. In questo modo si soffoca la volontà di coloro che hanno maggiore interesse ad avviare iniziative di carattere ricreativo, turistico o culturale. Di frequente qualcuno ha denunciato una inspiegabile interruzione dello scambio di informazioni tra le differenti realtà appartenenti al mondo associativo del volontariato sociale. Viene da sé che senza uno scambio scorrevole delle notizie importanti tra le diverse associazioni si fa fatica a mettere in cantiere nuove iniziative comuni. Alcuni hanno suggerito se non sia il caso di coinvolgere maggiormente l’incaricato di Zona. Si è paventata l’idea di attribuirgli il compito di far crescere i contatti fra i Circoli e le associazioni circostanti. Naturalmente anche il Coordinamento deve farsi carico e cercare strade diverse per arricchire e incentivare i programmi annuali delle associazioni ad esso aderenti. Non sono sufficienti i Raduni e la giornata dei Presidenti; non vanno disdegnati i vecchi concorsi collettivi culturali aperti ai Soci e con la massiccia partecipazione dei Circoli. E’ una proposta che va ancora approfondita. Intanto è necessario rivedere la posizione delle Associazioni di Promozione Sociale le quali debbono cavalcare il nuovo che sta emergendo nella società tecnicizzata per non correre il rischio di un’imprevista esclusione o un accelerato declassamento.

In questo movimento associativo si deve creare una rete di relazioni istituzionale di tale intensità da restituire al Circolo un ruolo centrale produttivo di idee, iniziative e coinvolgenti programmi innovativi. Solo a queste condizioni siamo certi che questa associazione migliorerà la qualità della vita dei propri Soci.

Voglio concludere questo capitolo rammentando comunque che quando parlo di mutamento e innovazione non intendo dire che questa istituzione popolare deve smarrire la sua natura di luogo dell’accoglienza, della solidarietà, dell’incontro amicale e del passatempo. Questo significa rimanere il luogo dove le persone si incontrano dialogano e ognuno si sente in famiglia, in un clima conviviale, dove con semplicità e amicizia ci si può scambiare pareri, consigli e suggerimenti. In questo ambiente deve prevalere il calore umano e imporlo come valore disinteressato e insostituibile.

2) I Circoli durante la Pandemia

Si è tenuta aperta l’ultima questione quella della presenza mondiale del Corona Virus impostasi di recente come problema dei problemi per la comunità scientifica e politica. Mi pare superfluo dire ancora che questa situazione ha condizionato e in gran parte alterato il regolare corso della vita sociale. Ancora oggi, dopo due anni e più, nel mondo si sta continuando la vaccinazione con la speranza di poter vedere, a breve, la fine di questo incubo.

Naturalmente questa epidemia ha toccato anche il mondo dell’associazionismo locale in specifico quello diretto al servizio di volontariato sociale. Naturalmente l’interesse specifico che ci riguarda è quello legato al movimento dei nostri 120 Circoli aderenti al Coordinamento, con i loro ventimila e più Soci. Ebbene questa anomalia epidemica, come c’era da aspettarselo, ha condizionato il clima sociale generale e turbato il normale umore di quelle persone anziane più psichicamente fragili. Si è per tanto temuto che anche tra i soci dei Circoli si verificassero casi di sconforto, depressione e di esclusione volontaria.

Patologie frequenti in questo tipo umano il quale, in molti casi, ha reagito escludendosi

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fisicamente, in gran parte, dalla vita sociale quotidiana. E’ noto che le persone non possono vivere nella incertezza e nel timore del contagio per lunghi periodi. Di conseguenza non fa meraviglia, se negli interstizi della personalità psichica della persona avanti negli anni, prenda il sopravvento un atteggiamento psicologicamente ambivalente; la prima una tendenza a lasciarsi andare e escludersi dal mondo sociale; la seconda quella di reagire riprendendo quello spirito sociale ribelle che non si lascia sottomettere dal clima depresso nel quale è rinchiuso. Circoli anziani hanno, con il tempo, acquisito una privilegiata posizione nel campo delle relazioni sociali. Quasi in ogni comunità o quartiere vi è un Circolo frequentato da persone pensionate ed anziane. Ho fatto questa apparente oziosa introduzione per entrare in merito alla attuale situazione caratterizzata dall’epidemia del Corona Virus, in quanto i Soci dei Circoli sono nate proprio i nel periodo della guerra o immediatamente dopo. Quindi sono persone, per lo più, avvezze alle difficoltà e per tanto sopportano con una certa tranquillità l’imperversare dell’epidemia. Tuttavia è innegabile che la disamina della situazione sociale in cui i Circoli e i loro Soci si trovano in questo momento è straordinaria sotto ogni aspetto. Essi vivono in una costante incertezza, in un precario equilibrio sociale e sanitario che ha tolto a qualcuno la consueta sicurezza.

L’avvento di questa epidemia ha condizionato il quadro psichico generale delle persone avanti negli anni. Si possono allora osservare due eventi concomitanti. Da una parte si trova chi volontariamente si esclude dal normale dispiegarsi della vita quotidiana. Dall’altra vi è chi si ribella alle circostanze dimostrando empiricamente, che alcune persone non sopportano una di vivere nell’incertezza per lunghi periodi. Queste persone assumono comportamenti decisamente critici nei confronti delle disposizioni impartite dalle istituzioni governative (mascherina, vaccinazione, distanze, chiusura dei Circoli ecc).

Insomma anche negli interstizi della personalità dei Soci dei Circoli emerge quello spirito sociale che li spinge a ribellarsi e cercare di riattivare quei canali tradizionali interrotti dalla chiusura delle sedi dei Circoli. Questa è una ulteriore dimostrazione che chiudere il Circolo è interrompere una relazione sociale tra l’individuo con un ambiente carico di empatia, amicizia e di umana comprensione. D’altro canto l’uomo è per sua natura una entità sociale che lo spinge a cercare, naturalmente, la relazione con il proprio simile.

E’ doveroso riconoscere il merito dai Dirigenti i quali con insistenza e impegno hanno cercato di mantenere viva la fiammella del centro, frequentando in modo segmentato la sede del Circolo e ripetendo ai Soci di pazientare e non perdere mai la speranza. E cosi finalmente, negli ultimi tempi, per effetto di una larga campagna di vaccinazione, la situazione si è nettamente migliorata. Ora i Circoli stanno riprendendo, piano piano la loro normale attività. Anche se in alcuni casi trovano ancora difficoltà ad organizzare uscite per incontri conviviali, a causa della scarsità di iscrizioni. Vi è ancora, qualche caso isolato in cui si registra, tra i Soci, il timore del contagio che preclude la possibilità di riprendere la piena attività. Ma nella larga maggioranza i Circoli stanno esercitando la loro normale funzione sociale.

Riportiamo sotto gli attuali Circoli nella Provincia di Trento regolarmente iscritti all’Associazione Nazionale (ANCeSCAO) e aderenti al Coordinamento Provinciale Trentino.

1. AGNEDO 2. ALBIANO 3. ALDENO 4. ANDALO 5. BESENELLO 6. BORGO SACCO

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7. BORGO VALSUGANA 8. CALAVINO

9. CALDONAZZO 10. CALLIANO 11. CARISOLO 12. CASTELLANO 13. CASTELNUOVO 14. CAVARENO 15. CAVEDINE 16. CIMONE 17. CINTE TESINO 18. CIVEZZANO 19. CLES

20. CLOZ

21. COMMEZZADURA 22. CONDINO

23. CONTÀ – CUNEVO

24. COORDINAMENTO CIRCOLI VALLE DI SOLE 25. COREDO

26. DIMARO 27. FOLGARIA

28. GARNIGA TERME 29. GIOVO

30. GRIGNO

31. GRIGNO - TEZZE 32. GRUMO - S. MICHELE 33. ISERA

34. LASINO 35. LAVIS

36. LEVICO TERME 37. LISIGNAGO 38. LIZZANA 39. LIZZANELLA 40. LONA - LASES 41. MALÈ

42. MEZZANA 43. MEZZANO 44. MEZZOCORONA 45. MEZZOLOMBARDO 46. MONCLASSICO 47. MONTESOVER 48. NAVE S. ROCCO 49. NOGAREDO 50. NOMI

51. NORIGLIO

52. NOSELLARI / FOLGARIA 53. NOVALEDO

54. OLTRESARCA 55. OSPEDALETTO 56. OSSANA 57. PADERGNONE 58. PEDERSANO 59. PEIO - COGOLO 60. PELLIZZANO 61. PERGINE 62. PERGOLESE 63. PIETRAMURATA 64. POMAROLO

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65. PORTE DI VILLA RENDENA 66. PREORE

67. RAGOLI

68. REVÒ / CAGNÒ 69. RONCEGNO TERME 70. RONCHI VALSUGANA 71. RONCONE

72. ROVERÈ DELLA LUNA 73. S. MICHELE - GRUMO 74. SCURELLE

75. SPORMAGGIORE 76. STORO

77. STRIGNO 78. TAIO 79. TASSULLO 80. TELVE DI SOPRA 81. TELVE VALSUGANA 82. TERLAGO

83. TERRAGNOLO 84. TIONE

85. TORCEGNO 86. TUENNO 87. VALFLORIANA 88. VALLE DI LEDRO 89. VATTARO

90. VERMIGLIO 91. VERVÒ – PRIÒ 92. VEZZANO

93. VIGO CAVEDINE 94. VILLALAGARINA 95. ZAMBANA

e quelli presenti nella Città di Trento:

96. BASELGA DEL BONDONE 97. CADINE

98. CLARINA 99. COGNOLA

100. CREDITO COOPERATIVO 101. CRISTO RE

102. GARDOLO

103. MADONNA BIANCA 104. MARTIGNANO 105. MATTARELLO 106. MEANO

107. MONTEVACCINO 108. POVO

109. RAVINA

110. S. BARTOLOMEO 111. S. DONÀ

112. S. GIUSEPPE - S. PIO X 113. S. MARTINO

114. SARDAGNA 115. SOLTERI 116. SOPRAMONTE 117. VILLAMONTAGNA 118. VILLAZZANO

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L’attuale situazione per quanto riguarda il contingente dei Circoli è in dinamica evoluzione, voglio dire che il numero dei Circoli e, ovviamente, dei Soci è in continuo assestamento. E’, quindi, un errore prendere come paradigma il numero delle iscrizioni dei Soci ai Circoli in un determinato momento temporale, e ritenerlo come un dato assoluto e definitivo. Quanto sostengo è concretamente provato osservando che nel 2010, si constatava che i Circoli aderenti al Coordinamento, nel loro insieme, hanno subito una contrazione di circa 3.000 Soci. Più precisamente si annotava che 24 Circoli avevano diminuito il loro numero di ben 821 unità.

Tuttavia è sorprendente costatare che il movimento dei Circoli aderenti al Coordinamento, in quel medesimo periodo, annotava una complessiva crescita generale di 1483 iscritti con un significativo incremento di quasi 700 Soci. Ma non è finita. Infatti a comprovare l’andamento altalenante delle iscrizioni di Soci ai Circoli basta osservare che nel 2013, gli iscritti ai quasi 90 Circoli si attestavano attorno alle 23.000. Tre anno dopo, precisamente nel 2016, la situazione del tesseramento dei Circoli aderenti al Coordinamento Provinciale è di nuovo mutata. Infatti ad un netto incremento del numero dei Circoli che si fissa su 1010 aggregazioni, corrisponde un numero ufficioso di 24.050 Soci10. In sintesi questo interessante argomento è arricchito da un interessante dato statistico che vale la pena riportare. La partecipazione delle donne è nettamente in crescita nel mondo dei Circoli.

Difatto nel 2018 si contavano 31 donne che avevano assunto il ruolo di Presidente di Circolo. Attualmente le Presidenti donne si attestano sui 37 nominativi per un totale di 122 Circoli complessivi.

Con questa ultima curiosità ribadisco che il movimento dei Circoli è sempre in divenire e quindi sfugge ad ogni previsione quantitativa.

3) La questione “Anziani”

Un Progetto aggiornato del Coordinamento dei Circoli Pensionati ed Anziani della Provincia di Trento non può trascurare aprire una parentesi sulla situazione attuale degli interpreti principale di questa proposta formale ossia gli anziani. Fino ad ora, infatti si è preso in esame i Circoli aderenti al Coordinamento e le loro specificità istituzionali e sociali. Ora mi pare sia doveroso parlare delle persone che li frequentano; mi riferisco naturalmente ai Soci.

Per la verità fin dai primi decenni del Novecento problemi riguardante la persona anziana, il processo di invecchiamento sono diventate materia di studio da parte della comunità scientifica e degli incaricati alle Politiche Sociali delle società più sviluppate dell’Occidente. Non è casuale allora apprendere come nell’Assemblea Mondiale sull’invecchiamento, tenuta a Vienna nel 1982, si è sostenuto che il Piano internazionale d’azione per l’invecchiamento non può che contenere linee direttrici e i principi generali relativi al modo in cui la comunità internazionale, i governi ed altre istituzioni potrebbero risolvere il problema dell’invecchiamento progressivo delle società e rispondere ai bisogni delle persone anziane in tutto il mondo11.

Nonostante siano passati 40 anni questa importante affermazione può ritenersi più che attuale. E’ una verità incontestabile che solo in tempi recenti la questione anziana è

10 Merzi C. Il progetto del Coordinamento Provinciale 2016-2018, EFFE e ERRE, Trento, 2016, pag. 32.

11 Ministero del Lavoro e della Previdenza sociale, Assemblea Mondiale sull’invecchiamento, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Roma, Novembre, 1982, pag.81.

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diventata un argomento di dibattito degli scienziati sociali e in specifico delle politiche sociali. Di fatto si è ancora incerti sulla proposta educativa e formativa apparsa recentemente dentro l’agenda degli Assessorati alle politiche per l’anzianità. Nel passato anche recente, l’anziano come categoria sociale, non è mai assunto una posizione sociale problematica.

Eppure i Governi delle società più evolute hanno prodotto uno sforzo considerevole per migliorare la vita di queste persone particolari. Sono state introdotte tutte le comodità possibili negli Istituti, cliniche, case di riposo, per rendere il soggiorno degli ospiti accogliente. Dunque è innegabile che rispetto ad un recente passato oggi l’Occidente ha raggiunto un livello di benessere materiale che non ha precedenti nella storia dell’umanità.

Tuttavia nonostante questi indubitabili risultati positivi l’attenzione degli esperti demografi ha stigmatizzato la poca attenzione che i media hanno dato verso il fenomeno del progressivo invecchiamento della popolazione europea a dispetto di un tasso di natalità che registra precisamente 1, 17 figli per donna. Si tratta di un dato statistico che deve far riflettere. Eppure nonostante questi non certo lusinghieri dati sulla popolazione, non pare che la comunità politica dia troppa importanza alla cosa. Anche se nella medesima assise di Vienna si è profetizzato che il numero degli anziani aumenterà fino a raggiungere “livelli critici”12. Purtroppo oggi possiamo dire che la profezia si è in parte avverata. Nessuno più si stupisce se si afferma liberamente che siamo una società la cui popolazione è prevalentemente costituita da persone ultrasessantenni.

Allora non fa meraviglia se un numero imprecisato di studi, ricerche, pubblicazioni hanno sezionato con chirurgica perizia tutti gli aspetti della figura dell’anziano medio. Ma i più si chiedono il motivo per il quale la persona anziana, in brevissimo tempo è diventata una questione sociale di inusitata portata, che ha interessato le società più evolute del pianeta.

Per avere una qualche generalissima risposta a questa fondamentale questione non è più sufficiente rifarsi all’abusato motivo del prolungamento della vita media. Si deve tener conto di altri fenomeni sociali di ampia portata che hanno cambiato il nostro modo di vivere già nel periodo post bellico. Mi riferisco soprattutto alla crescita delle nuove povertà derivate dalla rivoluzione economica e tecnologica che ha spinto gli addetti alle Politiche Sociali a rivedere i tratti più classici del vecchio progetto assistenziale conosciuto come Welfare State promosso per la prima stesura dallo storico sociale inglese William Beveridge (1879-1963). Questo piano di politica assistenziale prevedeva la garanzia di un Reddito minimo per tutta la popolazione. Senza alcun dubbio si trattava di un filantropico e lodevole programma assistenziale ma, come si è visto, si è potuto realizzare solo in parte nelle società a sviluppo capitalistico. Accanto alla nascita di associazioni di volontariato sociale le quali sono dedite all’assistenza alla solidarietà spontanea e a migliorare la conoscenza di queste persone emarginate sull’importanza, per la propria salute di una più attenta educazione sanitaria, di una corretta alimentazione e una più accurata attenzione alle abitazioni civili. Si può azzardare che anche questi interventi socio-sanitari hanno contribuito ad allungare sensibilmente la vita media delle persone.

Ma nonostante questi indubbi e lusinghieri risultati ancora oggi i sistemi sociali e assistenziali hanno ancora in alcuni compartimenti guidati da una mentalità di tipo ottocentesco. Mi riferisco soprattutto a certe case di riposo per anziani. Qui, come i ricoveri

12 Ministero del Lavoro e della Previdenza sociale, Assemblea Mondiale sull’invecchiamento, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Roma, Novembre, 1982, pag. 82.

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del XIX secolo, gli ospiti sono stipati in grandi stanze senza un minimo di attenzione alla privacy. Non mancano recriminazioni in tal senso soprattutto rivolte ai dirigenti responsabili delle Politiche sociali.

Di fatto negli anni immediati del dopoguerra, nonostante i problemi erano stornati dalla urgente necessità materiale di ricostruire città e paesi, devastati dal conflitto mondiale. Man mano che si riattivavano le relazioni su un piano globale la società riprendeva il suo nomale corso e la vita sociale dei cittadini ritornava ad un regime di benessere sufficiente. Cosi per giungere ai nostri giorni ecco emergere un dato anagrafico che impone una seria e analitica riflessione da parte degli esperti. I dati emersi infatti dicono senza ombra di dubbio che in Europa, gli oldest –old, (persone che hanno più di 80 anni) vivono da soli in media tra il 50 e il 60%.

In seguito a questo concreto problema le scienze demografiche prestano oggi maggiore attenzione al movimento della popolazione anziana. Naturalmente il tutto non si riduce ad una univoca curiosità scientifica Le cose inerenti alla questione anziana diviene per la società, per gli Stati politici, per governi un dovere prendersi cura di analizzare sistematicamente l’andamento della densità della popolazione. Per altro da tempo Emile Durkheim aveva elaborato una teoria sulla divisione anagrafica della popolazione distinguendo analiticamente la densità materiale, ossia il numero di persone su una particolare o determinata superficie, e la densità morale, ossia lo spessore delle relazioni tra queste persone. E’ noto che nella la società si sviluppa la circolarità delle informazioni, la diffusione delle conoscenze e la stabilità delle relazioni sociali. Ebbene è dimostrato che non sempre una crescita inusitata di popolazione è sopportata da una equivalente densità di relazioni (densità morale). Nel prossimo capitolo si approfondirà questa interessante situazione.

3) L’equivoco sociologico nel rapporto giovani-anziani

Il Coordinamento è l’organo di riferimento del movimento dei Circoli Anziani delle Provincia di Trento. Quindi nella sua posizione diventa un punto di osservazione privilegiato attraverso il quale si può osservare l’intrecciarsi di relazioni in due teoriche direzioni. La prima si materializza tra il mondo circoscritto dei Circoli. L’altra si realizza tra il centro coordinatore di Via Sighele con tutti i Circoli aderenti.

Questo atteggiamento etnocentrico, da un certo punto di vista, appare riduttivo e anomalo per una associazione delle rispettabili dimensioni come appunto è il Coordinamento dei Circoli trentini. Di fatto solo casualmente si concretizzano relazioni costanti con altre realtà sociali come, per esempio, associazioni di volontariato sociale gestite da persone giovanili in età produttiva. Ed ecco che sono giunto al tema che volevo trattare in questo capitolo cioè il rapporto intergenerazionale tra giovani e adulto anziani.

Dico subito che se ne parla, in generale, da mezzo secolo e tuttavia ancora oggi rimane un problema antropologico e sociologico difficilmente decifrabile e spesso equivocato.

Sono del parere che non si può raggiungere un risultato convincente se non si considera l’aspetto funzionale del problema ponendosi un obiettivo chiaro e inequivocabile. Allora la domanda spontanea è: posso ottenere vantaggi immediati da una relazione lineare equilibrata e democratica, tra una associazione giovanile (la scuola) e una associazione costituita da persone della terza età (Circoli)?

Ebbene di recente se n'è discusso in una riunione dove erano presenti, oltre naturalmente i componenti del Coordinamento Provinciale, anche rappresentanti delle

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ACLI e quelli della Pastorale Diocesana degli anziani. In sostanza si è ripetuta ancora una volta l’indispensabile necessità di rafforzare, dove è possibile, il rapporto tra la fascia giovanile e le persone della terza età. Si è sottolineato come il più delle volte la discussione si sia arenata su argomenti di nessun sbocco costruttivo. Anzi si è detto come spesso la discussione si sia concentrata su punti di vista vaghi e dispersivi. In verità qualcuno ha suggerito che i Circoli, in virtù della loro vocazione solidaristica possono, in prospettiva, rappresentare un canale di contatto costruttivo con associazioni giovanili. Li sul momento l’idea riflessa mi è sembrata oziosa, quasi un capriccio del pensiero. Ma in seguito questa uscita estemporanea, di fatto, mi ha convinto più di tutto il resto. Immediatamente ho intuito che si poteva rispondere alla domanda di cui sopra considerando come primario obiettivo quello di poter organizzare attività, iniziative o progetti in comune, tra associazioni formalizzate che sono rappresentate dalle due fasce di età. Mi sono concentrato su questo ed ecco il risultato.

Punto primo in generale, su una questione aperta non vi è un metodo unico per raggiungere qualche risultato convincente.

Punto secondo: Il tema in questione (rapporto-giovani anziani) non offre, allo stato attuale, soluzioni immediate.

Quello che sembra percorribile è la generalizzata strada dell’analisi sociologica. Quindi l’approccio funzionalista mi suggerisce che un gruppo sociale può considerare sé stesso come un gruppo dominante (il gruppo anziani);

Questo medesimo gruppo dominante può percepire come antagonisti altri gruppi non appartenenti alla medesima fascia anagrafica.

Allora traducendo in argomenti concreti quanto esposto sul piano teorico, ho accettato la proposta ragionevole di ipotizzare di mettere in contatto il gruppo dei Soci dei Circoli con il gruppo giovanile delle scuole primarie e secondarie. La proposta potrebbe partire dal semplice racconto di esperienze di vita condite con qualche curioso aneddoto. Oppure raccontare, con un linguaggio diluito, utilizzando parole semplici, i modi di vivere delle genti di campagna, i costumi e le tradizionali festività. Questo procedere didattico deve evitare di cadere nella sterile demagogia, presentarsi cioè come una persona fuori dalla realtà, un pleonastico e infruttuoso scrigno della memoria. Viceversa si deve apparire ben inseriti nella società, nel mondo corrente disponendosi a dialogare e ascoltare quello che ci trasmettono i giovani. L’incomprensione passa a volte, nelle persone d’età, di voler anteporre le proprie convinzioni senza una preventiva valutazione di quelle proposte dal gruppo giovanile.

Giunto a questa conclusione devo però aprire una parentesi inquisitoria. Considerata da un certo punto di vista mi pare piuttosto sconcertante costatare come l’Associazione Nazionale ANCeSCAO non abbia mai trattato in convegni assemblee o altre manifestazioni il tema complesso del rapporto tra generazioni. Tanto più che frequente è l’accento posto da parte di organi ministeriali sulla problematica, a volte drammatica, coesistenza tra persone nate in epoche differenti.

Eppure, nonostante questa cecità intellettuale generalizzata la comunicazione tra le diverse età, oltre alla sua evidente importanza sociologica, è di per sé stimolante. Basti pensare come sia improponibile argomentare di società civile quando manca un completo sistema relazionale. Ed è quanto accade quando una fascia di popolazione, in questo caso

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quella giovanile, snobba come inopportuno e improduttivo dialogare con la fascia di popolazione anagraficamente anziana.

Proviamo a fare un esempio calzante. Prendiamo una comune lampadina la quale, come si sa, è alimentata da due fili dai quali passa la corrente elettrica. Quando uno dei due si rompe, si interrompe il sistema di trasmissione della corrente; la lampadina si spegne. Così accade nel sistema relazionale di una società. Quando un gruppo anagrafico cessa di interagire con un altro gruppo sociale il sistema è interrotto. Si vuol dire che manca una componente del circuito relazionale, manca l’energia, così che il flusso delle interazioni si interrompe. Forse l’esempio è poco ortodosso ma rende chiara l’idea. In sociologia si sostiene l’assioma secondo il quale “l’unità più semplice e più generale della vita sociale è la relazione sociale”13.

Praticamente immaginare una determinata società dove il gruppo anziano è tagliato fuori dal sistema delle relazioni correnti, viene da sé, che la situazione non risponde più alla normale conformità delle leggi sociologiche. Cosi come è un anacronismo sociologico e un non senso parlare di società dei giovani o degli anziani. Prevedere l’affermarsi di questa configurazione vuol dire ostacolare il normale processo di socializzazione primaria e secondaria. L’effetto perverso è la conseguente interruzione dello sviluppo socio-psichico della fascia minorile e, di conseguenza, dello sviluppo sociale, culturale e civile di un popolo. E’ mediante il processo di socializzazione primaria infatti che si riordinano, in maniera naturale, gli istinti, l’indole i desideri e le inclinazioni del cucciolo d’uomo. Ma senza la componente dei nonni (gruppo anziani) non si realizzano le combinazioni variabili della corretta educazione pedagogica, atta questa, a plasmare, modellare il carattere e la personalità sociale del bambino.

Andando verso la conclusione mi sovviene di pensare che l’odierna società tecnologica ha creato delle situazioni imbarazzanti, per la persona appartenente alle precedenti generazioni. Allo stato attuale, tolte alcune eccezioni, sono in molti a considerare l’anziano inserito nella complicata società moderna che pare, a volte, aver smarrito la sua identità, tendere a isolarsi e perdere l’orientamento.

E lo si costata nel momento in cui trapela, da parte delle dubbiose generazioni giovanili, la fatidica e inquisitoria domanda: nonno lo sai? Questa equivoca ed intrigante interrogazione nasconde la verità sommersa nell’immaginario collettivo. In verità l’attuale cittadino di rispettabile età, di questo Terzo Millennio, è normalmente a contatto con il mondo tecnologico ed è sempre di più in grado di appropriarsi dei vantaggi immediati che ne derivano. Cosi ogni interrogativo di natura conoscitiva è obsoleto. Come il giovane anche la persona adulto anziana in presenza di una qualsiasi questione consulta il proprio cellulare. Si è superata lo stereotipo prefigurante la persona anziana situata in un limbo sociale, una entità emarginata e in stato di costante apatico bisogno. In sostanza non vale più la regola che anticipa le cose e in virtù della quale “le nuove tecnologie comunicative che generano modi nuovi anche nel lavoro”, secondo alcuni sono da considerarsi “l’elemento nuovo che privilegia i giovani e spiazza i vecchi”14. Questo oggi è pura teoria che niente collega alla concreta realtà.

13 Don Martindale, pag. 141.

14 Federazione nazionale Cisl (a cura di), Settimo Rapporto sulla condizione anziana, Edizione Lavoro, Roma, 2009, pag. 26.

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PARTE TERZA

“ogni gruppo sociale purché autentico ha diritto a far sentire la sua voce”15

ORGANI STATUTARI

1) Lo Statuto del Coordinamento

L’attuale Statuto del Coordinamento è il risultato di recenti modifiche normative che però, nel complesso, ha mantenuto la sua prerogativa di Associazione senza scopo di lucro.

Vale la pena ricordare che l’anima normativa di una istituzione o associazione è legalmente formalizzata nel codice statutario. In questo importante documento solitamente sono codificate le norme giuridiche che normalizzano le relazioni interne tra le sue diverse componenti. In sostanza è quel documento, redatto secondi i principi del codice civile, nel quale è chiaramente indicato come si instaura il corretto rapporto tra il centro coordinatore e i Circoli suoi satelliti.

Ne consegue che oltre alle direttive statutarie del Coordinamento successivamente è riportato anche lo Statuto-tipo particolare del Circolo. In questo caso il documento statutario può variare per proprie particolari istanze locali derivate da costumanze, tradizioni e ritualità. In sostanza mantiene però le prerogative di Associazione senza scopo di lucro e dedita alla solidarietà sociale.

E’ prassi normale che associazioni e società civili possano, lungo il corso della storia, assorbire valori e funzioni diverse. Ne consegue che ogni Statuto rappresenta la realtà istituzionale corrispondente alle esigenze dei Soci, in quel preciso momento storico sociale.

I tempi e le situazioni, tradotte in relazioni, desideri, aspettative e bisogni delle persone sono sempre in divenire. Per tanto è possibile che dopo un dato periodo, non quantificabile, l’assemblea dell’Associazione constata l’urgenza di apportare modifiche all’assetto istituzionale passi a modificare quindi il vecchio ordinamento. Solo allora, con voto unanime dei Soci, lo Statuto viene adeguato secondo le aspettative.

15 R.P.Wolf, B.Moor jr, H.Marcuse, Critica della tolleranza, Einaudi,Torino, 1968, pag.46.

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