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ANNUARIO

DEL

POLITECNICO DI TORINO

PER L'ANNO ACCADEMICO

1967 -1968

Centesimonono dalla Fondazione

STAMPERIA ARTISTICA NAZIONALE TORINO 1969

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INAUGURAZIONE DELL'ANNO ACCADE MICO 196 7 -1968

(109° DALL A FONDAZIONE)

RELAZIONE DEL RETTOREPROF. ANTONIO CAPETTI

PROLUSIONE AI CORSI

DEL PROF. LELI O STRAGIOTTI

l - AUlluar io cIel Politecnico diTorino.

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Martedì 7 novembre 1967 alle ore 10,30 nell'Aula Magna «Giovanni Agnelli» alla presenza di tutte le Autorità religiose, civili e militari, dell'intero Corpo Accademico, del Consiglio di Amministrazione li di numerosa folla di invitati e studenti ha avuto luogo l'inaugurazione dell' Anno Accademico 1967-68, centesimonono dalla fondazione del

Politecnico.

Durante la cerimonia il Rettore, Prof. Dott. Ing. Antonio Capetti, nel corso della sua relazione annuale, ha proceduto alla consegna:

- del Diploma di laurea ad honorem in Ingegneria Aeronautica al Pro], Dott. Francesco Tricomi;

- della Medaglia d'oro di Benemeriti della Scuola; della Cultura e dell' Arte al Prof. Dott. Pietro Buzano e, al Prof. Dott. Ing. Letterio Donato;

- del Premio «Pro], Dott. Ing. Salvatore Chiaudano», istituito dalla S.I.L.O. di Torino, al migliore laureato in ingegneria nell'anno ace, 1966-67, Dott. Ing. Gilberto Cominetta.

Alla relazione del Rettore, ha poi fatto seguito la prolusione ai corsi tenuta dal Prof. Dott. Ing. Lelio Stragiotti, ordinario di Arte mineraria, nella Facoltà di Ingegneria, sul tema: «Progresso tecno- logico ed industria estrattiva».

Pubblichiamo nelle pagine seguenti i testi della relazione del Ma- gnifico Rettore e del discorso del Prof. Stragiotti.

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RELAZIONE DEL RETTORE

PROF. DOTT. ING. ANTO NIO CAP ETTI

Eminenza, Eccellenze, Autorità, Signore e Signori, Colleghi e Studenti,

prima di dar lettura della relazione st at is tica, ammimstra- tiva, morale dell'anno accademico 1966-67 compiamo il mesto rito del ricordo dei nostri defunti e quello festoso dell'onore a nostri felicemente viventi.

Il 27 novembre si spegneva il dotto Giuseppe Fulcheris, che per16 anni era st at o professore incaricato di Geofisica mineraria nella Facoltà di Ingegneria.

Il 21 dicembre rimanevano vittime di un grave incidente automobilistico Piera Cane e Sergio Canu, stu d en t i della Fa- coltà di architettura. .

Il lO agosto chiudeva la su a lunga operosa esi stenza il Seno Prof. Vittorio Valletta, che,il Politecnico aveva ragione di con- sid er ar e appartenente alla propria famiglia, formalmente in quantosu o dottore honoris causain ingegneria industriale, e mo- . ralmente per la sim p atia verso il nostro istituto da Lui sem p r e concretamente dimostrata.

Tutto, credo, è st at o già detto di Lui: mi limito a rileggere la su ccin ta motivazione con cui nel 1959, in occasione della ce- lebrazione del centenario di fondazione del Politecnico Gli ve- niva conferita la laurea ad honorem «per avere con altissimo personale apporto di capacità tecnica ed organizzativa,.portato la più importante industria automobilistica italiana al livello del-

le migliori del mondo ». .

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Fu, quella del Prof. Valle tt a, la terza laurea ad honorem in ingegn eria confe r ita dal nostro Politecnico fino ad allora. Alt re sei si aggiunsero in segu ito, ed oggi ho il piacere di salu tare il decimo ingegn ere honoris causa, nell a persona del Prof. Fran- cesco Tricomi.

Prego il Prof. Buzano, Preside della Facoltà di Ingegneria , di leggere la relazion e con cu i vie ne moti vata le deliberazion e della Facoltà.

Procedo quindi all'atto formale con cui:

In nom e della Legge

Noi Prof. Dott. Ing. Antonio Cape tt i Rett ore del Politecnico di Torino

Vis to l'art. 169 del Testo Un ico delle Leggi sull' istruzione su pe riore, approvato con R. D. 31 agosto 1933, n. 1592;

Vista la deliberazione in data 5 maggio 1967, con la quale iI Consiglio della Facoltà di Ingegn eria ha proposto all'unanimità iI conferimento della laurea ad honorem in Ingegneria Aero- nautica al Prof. Dott. Francesco TRICOMI, nato a Nap oli il 5 maggio 1897, per la vas ta e multiforme produzione scie ntifica, per l'importanzadei risultati da lui ottenuti e per l'eccezionale contributo recato all'ingegneria con le sue ricerch e nel campo dell'aerodinamica transonica ;

Vista la lettera in data 30 maggio 1967, n. 1700, con la quale iI Ministero della Pubblica Istruzione ha ap pr ovato la delibera- zione predetta:

conferiamo a FRANCESCO TRICOMI

LA LAUREA AD HONOREM IN ING EG N ERI A AERONAUTI CA

II PresidentedellaRepubblica , su proposta del Ministrodella Pubblica Istruzione , ha conferito il Diploma di prima classe di Benemerito della Scu ola, della Cultura e dell'Arte con facoltà di fregiarsi di meda glia d'oro, al Prof. Ing. Letterio Donato, Ordinario di Scie n za dell e costruzion i nella Facoltà di Ingegn eria

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ed al Prof. Dott. Pietro Buzano, Ordinario di An alisi rnate- matica.

Del Prof. Donato sono ricordate nella motivazion e della pro- posta le numerose alte carich e ricop erte in var i consessi pub- blici e l'efficacia dell'op era di maestro dimostrata fra l'altro dal fatto che dalla sua scu ola sono usciti ben tr e prof essori or din ar i in altrettante Facoltà di ingegn eria e tre professori dell'acca- demia navale.

Del Prof. Buzano son o messi in rilievo, oltre al valore scie n - tifico, l'attività svolt a fino al 1955 come vicedi rett ore del Poli- tecnico e collaboratore del Prof. Perucca , impegnato nella diffi.

cile opera della ricostruzione, nonchè i meriti acquisiti nella di- rezione dell'istituto matematico , dov'è corresponsabile della for- mazione matematica di oltre millecinquecento stu de n ti del bien- nio di ingegneria.

Dal I" novembre ultimo scors o ilProf. Buzano è en t r a to a far parte del sen ato accademico , come Presid e della Facoltà di Ingegn eria , ele tto per il triennio 1967-1970. Su cce de nella carica al Prof. Rolando Rigamonti, ch e per sei anni presied ette con esem pla re dedizione ed energ ia alla vita di una Facoltà come quella di ingegn eria, dall 'attività particolarmente complessa , nel delicato periodo della riforma sancita dal D. P. R. 31 gen n aio 1960, n. 53, che ha portato a nove i corsi di laurea, su d div is i il corso aerospaziale: in due sezion i con quattro indirizzi, e in trentasei indirizzi gli altri, e che ha aumentato nel sessen n io del 50

%

il numero dei su oi cattedr atici di ruol o e del 46

%

il nu- mero dei su oi st uden ti ..

Nu ovi professori di ruolo son o nella Facoltà di Ingegn eria l'Ing. Aldo Muggia, nominato str aor din ar io di Aer odin am ica nel- la Scuola di Ingegneria Aerospaziale e l'Ing. Agostin o Gianetto, nominato str aor d in a r io di Principi di ingegn eria chimica; nella Facoltà di Architettura, l'Ing. Giulio Pizzetti, trasf erito come st r aor din a r io alla cattedra di Tecnologia dei materiali e tecnica delle costruzioni dalla stessa cattedra dell'Istituto universitario di Architettura di Venezia, e l'Arch. Roberto Gabetti, nominato str aor din ar io di Elem enti di com p osizione .

I Professori Cesare Brisi di Ch im ica applicata (seconda cat- tedra) e Giacinto Zito di Elettronica applicata nella Facoltà di Ingegneria , Giuseppe Ciribini di Elementi costruttivi ed Enrico 7

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Assistenti.

Pellegrini di Elementi di architettura e rilievo dei monumenti nella Facoltà di Architettura , son o sta ti promossi ordinari.

La Prof.ssa Francesca Demichelis è sta ta trasferita dalla cat- . tedra di Misure nucleari alla secon da cattedra di Fisica della Fa-

coltà di Ingegneria.

Ha lasciato il nostro corpo accademico la Prof.ssa Delfina Roux, str aor din a r ia di An alisi matematica (seconda cattedra) trasferita alla cattedra della stess a materia nell ' Università di Milano.

Ha pure lasciato il Politecnico, essen d o sta to nominato pro- fessore st r aor din a r io di Aerodinamica nell' Università di Paler- mo, l'Ing. Ennio Mattioli, già nostro assistente di Meccanica ap- plicata alle macchine.

Sono iniziati gli atti per l'utilizzazione degli otto posti di professore aggregato istituiti nella nostra Facoltà di Ingegneria.

Nell'elenco dei professori incaricati esterni ai ruoli del Poli- tecnico si aggiungono ai precedenti i nomi degli Ingegneri Bros- sa, Fiorio-Belletti, Mazzetti e Ruffino e del Dottore Bonfiglioli, in quello dei professori incaricati interni i nomi degli Ingegneri Borasi , Meo, Natale e Verduzio e dei Dottori Appendine e Ri- volo.

Nella categoria dei liberi docenti registriamo nove nuove abi- litazioni e precisamente quelle conferite a Matteo Andriano in Macchine termiche, Franco Cesari in Impianti nucleari, Sergio Gallo in Chimica applicata, Teodor van Goldfracht in Tecnica dei giacimenti di idrocarburi, Attilio Lausetti in Aeronautica generale, Giorgio Magnano in Cristallografia , Piero Mazzetti in Fisica dello stato solid o ed Armando Monte in Impianti mecca- nici, tutti della Facoltà di Ingegn eria e ad Angelo Detragiache in Sociologia urbana presso la Facoltà di Architettura.

Ai liberi docenti IngegneriAgostino Gianetto, Pietro Morelli, Ugo Rossetti , Cesarina Sacerdote Bordone, Dottori Dante Gua- landi, Elena Marchetti Spaccamela e Architetto Daria De Ber- nardi Ferrero è st ata confermata l'abilitazione.

!

Son o sta ti nominati assi stenti ordinari in segu ito a concorso gli ingegneri Beccat-i , Campanaro, Curti, Leone , Mauro, Rasetti e Siniscalco , i Dottori Buzano, Cereti Mazza, Chiantaretto, Con-

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sole Poncini c-Repaci, San in i·Cate ll anie Vince ntie-gli-Archite tti Brino, Lorini, Mesturino e Trisciuoglio Zorgno. Sono ancora in attesa di nomina, ben ch è già designati dai risp ettivi professori, gli Ingegn eri Bongiovanni e Laurentini e gli Ar ch ite tt i Corsico e Giordanino. Alt r i 16 assist enti occu p a n o per incarico altrettanti posti di assiste n te di ruolo in attesa del com pimen to degli atti dei relativi concorsi.

-Piuttosto dann o che van taggio abb ia mo avuto dall a prima ripartizione dei ben 7000 posti di assist ente di ruol o istituiti dalla legge 24 febbraio 1967, n. 62. La maggior parte di essi è stata di fa tt o destinata alla even tu ale sis te m a zio ne in ruolo degli assistenti str aor dinari .

Ho detto even tu ale, perchè mentre la speciale figura dell'as- siste n te str a or d in a r io a ser vizio parziale , consentiva di giovars i a questo titolo anche di persone aventi altro incarico alle dipen- denze di en ti pubblici e privati, e di questo i nostri istituti ave- vano largamente approfittato, ciò non è com p atib ile con la figura dell'assist ente di ruolo.

Così mentre cessano gli assistenti str ao r din a r i, non suben - trano ad essi assistenti di ruolo. Raccomandiamo al Ministero di vole r tener conto di questa situ azione nelle suè cessive assegna -

ZIOnI.

Inconvenienti analoghi si profilano per la graduale sop p res · sione degli assist enti volontari, che dovrebbero essere sostitu iti dai borsisti previsti nella legge cita ta . Già prima d'ora del resto si ricorreva a borse di stu di o in qualch e modo su r rogatorie del- l'assiste n ta to oltre che intese a preparare le nuove leve della ri- cerca e dell'insegn amento. Nell'an n o 1966·67 abbiamo così asse- gnato lO borse dell'Amministra zione Civica da 1.775.000 cia- scu n a e 5 da un milione dell'Am m in is tr az io ne Provinciale, oltre a quelle puramente di ricerca della Philips (1. 800 .000 Lire) , della Fondazione {( Eligio Perucca » (un milione) e della Shell Italiana (750 .000 Lire).

Per integrare le retribuzioni non sem p re adeguate all'impe- gn o di lavoro di assistenti or dinar i ed incaricati abbiamo utiliz- zato anche quest'anno la rimanente parte del contributo di 20 milioni elarg ito dall ' Am mi n istr azio ne Civ ica per attribuire lO premi di 225.000 lire ciascu no . La nostra amministrazione dal ca n to su o ha distribuito a 67 assistenti 9.053.000 lire sia come pr emi di oper osità scie n tifica in misura va r iab ile da 22.400 .

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a 336.000 lire, secon d o il numero ed il valore delle pubblica . zioni, sia come con tr ibu ti per viaggi all'est ero e com pe nsi per maggiore attività didattica.

Stu den ti.

Son o stati iscritti com p lessiv amen te 5.30 1 stu de n ti, dei quali 3.723 regolari (3.026 alla Facoltà di Ingegn eria, compresa la Scuo la di Ingegn eria Aer osp azia le e 687 alla Facoltà di .Arch i - tettura e all'annessa Scu ola di Scie n ze ed Ar ti Grafiche) e 1.588 fuori corso (1.386 di ingegneria e 202 di architettura).

All'a u m en to medio del 5

%

ha contribuito sop r attu tto la Facoltà di Architettura, la cui popolazione scolas tica è aumen- tata del 13

% .

Per quanto riguarda le provenienze dalle scu ole secon d ar ie può interessare conoscere che degliiscritti al primo anno di inge- gneria circa i 2/3 provenivano dai licei, a loro volta divisi al.

l'incirca nel rapporto di 2 a l fra liceo scien ti fico e liceo classico ed 1/3 da istituti tecnici, anche questi divi si nel rapporto 2:l fra periti e geometr i . La proporzione era sta ta all'incirca la stessa per gli iscritti al primo anno nel 1965·66. Nel passa ggio al secon d o anno però è sign ificativamen te var iata : son o stati m- fa tti oltre i 3/4 quelli provenienti dai licei (sem p re in rapporto 2 :l fra scien tifico e classico)mentre del 23

%

residuo , i geome ·

tri si son o ridotti ad appenail4,5

% .

Degli iscritti al primo anno di architettura quasi la metà pro·

ven iv a dal liceo artistico.

Ab biam o conferito nelle session i autunnale ed invernale del 1966 ed estiva del 1967, 342 lauree in ingegneria e 56 lauree in architettura. Sottolineo il fatto che circa 1/4 dei neolaureati ha su per a to il traguardo della votazione 8/10.

Infatti dei 398 stu de n ti com p lessiv amen te laureati, 73 hanno ottenuto i pieni voti legali, 25 i pieni voti assoluti, e 14 di essi oltre ai pieni voti la lode. Son o questi ultimi gli Ingegneri At - tilio Bastianini, Giulia Caffaro Rore , Gilberto e Pier Giorgio Cominetta, Paolo Curti, Flavio dell ' Utri , Fernando Falcione , Franco Fassio, Renato Liffredo, Mario Maestroni, Bernardo Ni·

col etti, Franco Nose tt i, An d re a Parnigoni, Piero Perron.

All'Ing. Gilberto Cominetta, che ha riportato la votazione media più alta (29,89) in tutti gli esam i del quinquennio fre-

lO

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quentato interamente nel nostro Politecn ico e nel temp o regola- mentare, spett a il premi o « Prof. Ing. Salva to re Ch ia u dano » istitui to dalla S.I.L.O . per ricordare il suo fondatore e nost ro compianto docente. Il prem io cons iste in una meda gli a d'oro e nella som ma di 300 .000 lire. All'I ng . Bernardo icol etti , come migli or laureato in ele tt ro tec n ica ed ele tt ron ica dell'anno vie ne con fe r ito il premio « Giusep pe Bisazza » di 150.000 lire isti- tuito dall'Azi enda Elettri ca Municipale di Torino. Il premio

« S. Ten. Fed erico Vall auri » di lire 120.000 destinato ad un laureato che ai meriti scolastici aggiunga la qualità di pilota d'aeroplano è sta to attribuito all'Ing. Marco Ferrero.

L' esenzione dalle tasse è sta ta concessa dal Consiglio di Am- ministrazione a 40 7 stu de n ti (il 98,7

%

dei richied enti) per complessive lire 25.432. 500. Altre 24.425.000 lire son o sta te er ogate dall'Opera Un ive rs ita r ia del Politecnico a 114 st u de n ti sott o forma di posti gratuiti in collegio, borse e suss idi, oltre ad un equ ivalen te di 8.720.000 lire di buoni pasto.

Hanno fruito degli assegni di stu d io cor r is posti dal Minist ero della Pubblica Istruzione 42 1 stu de n ti (1'11,3

%

del totale) per com plessive lire 127.880.000. Il totale di 187.457.500 lire cor- risponde ad un~ media di 50 .000 lire per ogn i stu de n te iscritto regolarmente.

Vi si aggiungono le borse con cesse a stu de n ti meritevoli, in- dipendentemente dalle con d izion i econ om ic he, o da privati (b or - sa (( Marcello Poch ettino » di 500 .00 lire) o da en ti pubblici e privati , come il Ministero dei Trasporti e dell ' Aviazione Civile (8 .000 .000), le Soc ietà Montecatini-Edison (4. 60 0.000 lire), Fiat (1. 600 .000 lire), Philips (1. 20 0 .00 0 lire) , il Collegio dei costrutt or i edili di Torino (500 .000 lire), l'Associazione Termo- tecnica Italiana (bors a (( Pietro Enrico Brunelli» di 150.000 lire) ed il Politecnico stesso (2.200.000 lire) per un totale di 9.660.000 lire.

Contributi.

Di altre ela rg izio n istr aor d in ar ie da parte di estr a nei abbiamo usufruito anche quest'anno, sia in denaro, da parte della Fon- dazione Politecnica Piem ontese (8.100.000 lire) e dell' Associa- zione Piemontese Industriali Ch im ici (500 .000 lire) , sia in na- tura. In particolare dalla Socie tà Olivetti abbiamo ricevuto il I l

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dono.di tre esem p lar i delriuseitissim o calcolatore elettro.nicoda tavolo tipo 101 e di numerosi volu m i delle edizioni « Com u n i - tà ». Alt re pregevoli collezion i di libri hanno offer to alle nostre bib liote che la Sig.n a Maria Protto e l'Ing. Silvio Girò.

È con tin u a ta intensa la stip u la zione di con tr a tti di ricerca (per 172.230.000 lire quest ' anno col Consi glio Na zion ale delle Ricerche) e convenzioni , con l'ENEL (16. 000 .000), con la C.I.M.A.T. (3, 5 milioni), con la S.N.A .M . -Proge tti (9 .0 00 .0 00), con l'Istituto di Ricerche Tecnolo giche di Vic o Can avese (4 mi- lioni), con la FIAT (2,5 milioni) ed an cor a con la C.E. C .A. e con l'EURATOM. Si tratta di contratti e convenzioni che , pur prevedendo qualche contropartita di prestazioni a favore del con t r ae n te finanziatore , si traducono in definitiva nel potenzia- mento di nostri istituti in uomini ed attrezz ature .

Altre ricerche singole per 42.850.000 lire son o finanziate di- rettamente dallo Stato . Inoltre le dotazioni di tutti gli istituti hanno potuto essere cons ide r ev olme n te, ma purtroppo transito- riamente , aumentatequest 'anno in segu ito al cu mu lo delle prime due annualità del contributo governativo previ sto dalla Legge 31 ottobre 1966; transitoriamente , perch è , com'è naturale , nel.

l' esercizio cor ren te questo cumulo non si verificherà.

Grazie a questi'finanziamenti arrivati da var ie parti i nostri Istituti hanno arricchito i loro impianti di apparec chiature im- portanti e che var reb be forse la pena di nominare. Ma per acce- dere a str u men ti ed apparecchiature di stu di o di livello ancor su pe r iore, come un accel eratore di particelle ad alta ener gia ed un gr an de calcola tore ele ttr on ico della più rece n te gener azio ne, non sareb ber o cer to sufficie n ti i mezzi che singole istituzioni uni- vers it ar ie possonoattingerealle ordinarie fonti e nemmeno quelli che son o previ sti a questo scop o dal piano quinquennale di fi- nanziamento della Scu ola, se questi fondi ven isser o troppo su d - divi si . D'altra parte, la facilità delle comunicazioni odierne r-i- duce l'importanza della sede dove gli impianti sian o material- mente collocati. Di qu i le iniziati ve che anch e nella nost r a zona nord-occidentale , come in altre d'Italia , son o partite per ch ie - dere collettivamen te al Ministero, i con trib u ti nec essari per rea- lizzare alcune opere come quelle cita te, e per utilizzare poi le med esime congiu n ta me n te di comu ne accor d o .

Così nei mesi\scors i sono stati costituiti un Com ita to per la fondazione di un Laboratorio di Fisica pura ed applicata , a cui 12

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hanno aderito insieme col Politecnico , le Un ivers i tà di Genova , Pavia e Torino ed un Consor zio Interuniversitario del Nor d - Ovest per il calcol o automatico , di cui fanno parte oltre ai quat- tro Enti su d de tt i le tre Un ivers ità di Milano e quel Politecnico.

Siamo certi che il Ministero della Pubblica Istruzione al- l'atto della ripartizione dei contributi , vorrà dimostrare con- cretamente la su a valu tazio ne dell 'incremento di produttività scie n tifica che deriva da questi accordi, ed il su o appr ezzamento dello sp ir ito associativo che li ha animati.

Un cenno all' edilizia. Erogazioni sta tali a questo sco p o er a n o state contemplate in quasi tutte le leggi universitarie dell 'ultimo dec ennio , mentre con provvedimenti legislativi spe ciali il Go- verno aveva di volta in volta provveduto ad alcune opere di par·

ticolare mole.

La legge en t r ata in vi gore 1'8 agosto scors o, mentre pone a disposizione del Minist ero en t r o il primo biennio som me relati- va me n te ragguardevoli per san a re le situ a zion i deficitarie delle opere già approvate e in corso di esecu zione, mira alla program- mazione degli ulteriori svil u p p i ed ili zi delle Un ive rs ità . Il Piano si chiama quinquennale , ma è evi de n te che i programmi devono prendere in considerazione un futuro meno prossimo del 1971, ultimo anno del Piano , anche se per limitazioni finanziarie , la realizzazione non potrà essere consentita da questi.

Di qui la gr av ità dei problemi che si pongono alle ammini- st r a zion i obbligate a preved ere l'assetto edil izio futuro, tenendo con to anche (e la legge edilizia ne fa esp ressa menzione) delle necessità che eme rger an no al momento della attuazione della ri- forma oggetto del D.d.L. 2314 non ancora approvato dal Parla- mento.

Per ciò che riguarda il Politecnico , devo anzitutto affermare iI nostro ben gius tifica to diritto di essere tenuti congruamente presenti nell'una e nell 'altra fase di assegnazione di fondi. Non possiamo ammettere che ci si rinfacci la rec ente costruzione di questa cosiddetta nuova sede avvenuta d'altra parte gr azie anche a contributi locali cosp ic u ied in un certo momento det erminanti.

Nè si potrà cons i de r a re eccessiv a pretesa quella di assicu r ar e ad ogn i nostro stu de n te (ed il loro numero si è nel frattempo tri- plica to) il proprio post o nelle aule di lezione e di esercitazio ne e nei laboratori o quella di dar e ai nostri più dinamici ricerca- 13

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tori la possilrilità di svil u p p a re sen za limitazioni di spazio gli impianti sper ime n ta l i loro necessari.

Al contrario, le nec essità con tingen ti ci hanno cost rett o e ci costringono a realizzare fin d'ora, nello sp azio di questa bellis- sim a area tutti gli am p lia me n ti possibili , pur sen za pregiudica re , ma sen za attendere , la solu zione a lungo termine finale.

È pacifico che l'amplio respiro di cu i dovrà godere il Poli- tecnico, impone la scelt a di una nuova area capace di accogli ere - quando sar à ven u to il tempo - la maggior parte delle atti- vità didattiche e di ricerca e che sia già idonea ad ospitarne frat- tanto alcune sen za pregiudizio della funzionalità complessi va.

Si prospettano va r ie solu zion i di cui è prematuro dar più precise notizie.

* * *

Dovrei ora riferire su ll' a n d amen to didattico e disciplinare.

Lo svolgimento dei corsi e degli esam i nella Facoltà di Ingegn eria non è sta to turbato, nonostante i fermenti che agitano un po' tutto il mondo universitario ed in particolare la parte di stu de n ti ed assist enti più impegnata a criticare gli ordinamenti attuali.

Gravi perturbazioni si son o invec e avute nella Facoltà di Ar ch ite ttu r a, dove , a som iglia n za di quanto è accaduto in altre sedi, l'agitazione ha assunto forme che hanno dato luogo a inci- denti increscio si dei quali preferisco tacere, ed è sf ocia ta in at- tesa della riforma che si trova allo stu dio di una Commissione minist eriale , in alcune solu zion i provvisorie dei problemi affac- ciati, su ll e quali preferisco non esp r i mere qui alcun giudizio.

Nè intendo abusare della pazienza dell'uditorio per trattare in generale da questa tribuna delle cr isi universitaria: molti, troppi, pret endono di saper dia gn osticare le malattie di cui l'Università soffre e di con osce re i rimedi più efficac i.

D'altra'p a r te, se il cam m in o parlamentare non sar à troppo lento, tra pochi mesi l'Università italiana conoscerà il testo che dopo 108 anni alla legge Casati e 44 anni dalla legge Gentile re ggerà nel prossimo futuro gli or din amen ti, e dovrebbe rispec- chiare le esper ien ze e contemplare le esige n ze maturate nei di- versi ambienti.

l

Frattanto è elem entare interesse oltre che preciso dovere, che tutte le cosidàette com p onen ti si adoperino perch è si tragga il maggior profitto anche dai cr itica ti or dinamen ti attuali: che i 14

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professori si mostrin o più im pegnati nell 'adempimento dei loro com p iti dal fatto che esso sia affid a to come or a escl us ivamen te alla loro coscien za, smen te n do per quanto personalmente ri- gu a r d a ciascu n o, le accuse di abusare del potere di cu i son o in- vesti ti o di anteporre agli obblighi accademici altre attività ono- rifiche o lucrose ; che gli stu de n ti non tradiscano il sig n ificato letterale di questa loro qualifica e ricordino che non si sono iscritti al Politecni co per discuterne i programmi o le str u ttu re, ma per Imparare.

Agli uni ed agli alt r i, ai colleghi vecch i e nuovi, di cui non mi è più dato di con div idere le fatiche e le sod d isfa zion i del - l'insegnamento, e agli stu den ti vecch i e specia lmen te ai nuovi che iniziano ora qui la vita universitaria, rivolgoil mio più caldo ed affettuoso salu to augurale .

Ringrazio le Au tor ità che ci hanno onorato con la loro pre- sen za e tutti gli intervenuti per l'ascolto e dichiaro aperto l'anno accademico 1967-68, centesimo nono dalla fondazione' della Scuola da cui il Politecnico ebbe origine.

* * *

Ora, prima che il Prof. Ing. Lelio St r agiotti, Ordinario di Arte mineraria inizi la lettura della prolusione che egli ha pre- parato su l tema «Progresso tecnologico ed industria est r attiva )) do la parola all'Ing. Italo Gorini e ad Angelo Tartaglia'che mi hanno chiesto di rivolgere essi pure il loro sa lu to a nome, rispet- tivamente, degli assist enti e degli stu den ti .

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PROLUSIONE AI CORSI

DE L PnOF. LELIO STRAGIOTTI

Discorso Inaugurale dell' anno acca dem ico 1967-68

PROGRESSO TECNOLOGICO ED IND USTRIA ESTRATTIVA

È significativo che le locuzioni comunemente adottate per individuare i diversi tempi dello svilu p p o della civiltà - età della pietra, del rame , del bronzo, del ferro; età del carbone , età del petrolio , ... - facciano riferimento ad altrettante tappe dello svilu p p o delle conoscenz e minerarie e dell 'attività estrat- tiva.

D'altra parte, l'intimo legame tra questa e tutto lo svilu p p o della civiltà è documentato da innumeri constatazioni. Fin dalla preistoria più remota , già nel primo atto ragionato che possia- mo su p p or re l'uomo abbia compiuto - quello di raccattare una pietra per colpire una preda od un nemico - si può infatti rav- visare il germe iniziale della tecnologia estrattiva. Poi, con su c - cessivi passi , l'uomo appare intento a cercare forme più rispon- denti ad alcun sue particolari nec essità , ovvero si adopra a rica- varIe dalla materia greggia di cui dispone; dando così origine , accanto a quella estrattiva , anche ad una certa attività di trasfor- mazione , che resta però - nei primi tempi almeno - non di- stin ta dalla prima. Nel contempo egli affina anche le sue cono- scen ze su i var i tipi di pietre esiste n ti, mentre viene sicu r amen te prendendo forma il concetto di minerale, ossia l'esigenza di di- sp or re di materiali greggi sodd is fa cen ti a certe ben precisate ca- ratteristich e , che oggi sa p p ia m o dire meccaniche , chimiche , cro- matiche , ecc.

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Non più la pietra generica, ma la selce o I'ossidiana, fornite di particolari requisiti di lavorabilità e tenacità, divengono in- fatti, fin dal paleolitico, oggetto di un'attività che ben si può definire mineraria. Esse anzi rendono possibile il primo esem p io di progresso tecnologico vero e proprio, lentissimo come le ev o - luzioni naturali, macon tin u o ed impre ssionante; il quale si attua sia nel piano dell'attività di trasformazione (si passa dalle tec- nich e dell 'inizio del paleolitico che da un pezzo di selce del peso di circa un chilo consentono di ricavare appena un decimetro di lama al raffinato metodo di scheggia tura della fine del neolitico che dalla stessa quantità di pietra consente di ricavare ben 20 metri di lame affilatissime) , sia nel piano dell'attività estr a ttiva (ove si passa dalla sem p lice raccolta delle pietre nel letto dei torrenti allo sca vo di pozzi o, addirittura, di galleri e per sf r u t - tare la parte sotte r r a nea dei depositi affioranti di buona selce) . Da quel momento , il progresso tecnologico dell'umanità pro- segue sen za sos te il su o cammino. Inizia e si svil u p p a il ciclo dei metalli , con la formazione e la su ccessiva evol u zione delle varie tecnologie metallurgich e ; segue il ciclo del carbone ; e così, at- traverso i millenni - passando dalla prei storia alla protostoria , ai tempi st or ici, sino ai gior n i nostri - la varietà di materie prime minerali cui l'uomo riesce a trovare utili applicazioni con- tinua a crescere. Non si ha però qui l'intenzione di segu ire passo passo le su ccessive fasi di questo svilu p p o e della connessa evo- luzione dell'attività estr a ttiva : basti ricordare che quest'ultima , dovendo sem p re essere in gr a d o di fornire in quantità e qualità opportune i materiali base per le varie attività manifatturiere via via sor te, ha sa p u to progr essivamente affrontare e risolvere innumeri difficoltà e problemi, naturalmente acco gli endo anche di volta in volta ritrovati e progressi di altri ca m pi dell 'attività umana; per cui oggi essa si trova sos ta n zial me n te allineata al livello attuale del progresso tecnologico generale.

È certo tuttavia, che spesso nell'opinione corrente il lavoro di miniera è - ancor oggi - considerato principalmente nei su oi aspetti più rudi e grossola n i, ad esso asso ciando si in gen e re concetti di pericolo, disagio, fatica, brutalità nell'azione. Per indicare invece un'attività considerata all'avanguardia è quasi d'obbligo far oggi riferimento piuttosto all'industria sp azia le od a quella elettronica.

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2 - Annuario del Poli tecnico dìTo rino.

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Ciò può derivare o da una naturale repulsione che l'ambiente so tter r a n eo eser cita sove n te sull'uomo, o dai ricordi di immagini dell'antichità classica che mostrano essen zialm en te figure di sch iavi quali addetti alle miniere, o, anche , dalla visione - pur- troppo ancora attuale- di talune teorie di em ig r an ti, In realtà , la presenza degli sch iavi nelle miniere antich e er a giustifica ta dalla disponibilità di masse di prigionieri e dalla insostituibilità - allora - della forza fisica dell'uomo nei lavori di abbatti.

mento e sgomber o, Ciò nonsign ifica però cheillavoroin miniera fosse conside r ato di infimo livello tecnico;risultainfatti ad esem - pio che uno sch iavo sovr ain ten den te fu acquistato qualche secolo avanti Cristo con una cifra eq u ivale n te ad una trentina di mi- lioni di lire attuali dal concessionario delle miniere di Laurion in Gl'ecia! E, quanto ad oggi, anche se l'utilizzazione dell'ener- gia muscolare umana non è del tutto scom p ars a, è certamente assai frequente osservare in sotterraneo operai addetti all'azio- namento delle leve di comando di macchine per l'abbattimento o tecnici comodamente sed u ti davanti al quadro di con t r oll o dei trasporti interni della miniera .

Come si vede, il quadro'non è esa tta me n te quello dell 'opi- nione comune anche se possono oggigiorno talora coesi st ere nel- l'ambito dell 'industria estr a ttiv a - e talvolta anche nella stessa miniera - settor i o stadi di lavoro tecnologicamente assai avan- zati ed altri ancora arretrati. Ciò è dovuto alla particolare natura dell 'industria estrattiva, la quale non agisce su materiali pro- dotti dall'uomo, ep pe r ci ò definiti in tutte le loro caratteristiche, ma su materiali - minerali e rocce - messi a disposizione dalla natura in adunamenti quanto mai var i, e più spesso sepolti, dei quali l'uomo sove n te riesce a conoscere compiutamente morfo- logia , estens ione, posizione rispetto all a su per ficie e distribuzio- ne della mineralizzazione sol o quando li ha completamente esau - riti. Queste circostanze, unite alla gr ande disparità di valore tra i diversi minerali estratti, impediscono una uniformità sia nelle dimensioni dell 'azienda che nei metodi e nei mezzi di la- vor o adottabili. Nè andrebbero d'altra parte taciute l'influenza delle condizioni di mercato- st rettamen te connesse a situ azion i politiche internazionali sem p re mutevoli - e l'inevitabile iner- zia a rinnovarsi di ogni azienda mineraria, derivante dalla pre- sen za di irnpia'nti di gr an d e mole, dall'importanza degli inve- stimen ti connessi e dal tempo richiesto per realizzare modifiche

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str u tt u rali . Noi ved ia m o perciò coesis te re aziende a carattere ar- tigianal e acca nto ad imprese colossali, come pure miniere dove non si è an d a ti oltre all a parziale mec canizzazione delle opera- zion i di abbattimento (adozione di attrezzi pneumatici od elet- trici individuali) ed altre in cu i si è invece raggiunta, in gr an parte delle fasi del cicl o operativo, una com p leta automatizza- zrone,

È indubbio, tuttavia, che gli svil u p p i della tecn ol ogia in uno con la necessità di aumentare la produttività delle miniere per sod d is f a reil gener aleincremento nelle richieste di materie prime hanno progr essivamente portato l'industria mineraria a rinno- vare le sue str u ttu re. In questo quadro hanno avuto rilevanza sia la con tin u a diminuzione dell'incidenza delle materie di base ri- spett o al prezzo dei manufatti - sì che esse rappresentano ormai una frazione esig u a nell'economia dell 'intero cicl o di lavora- zione - sia l'affermarsi di nuove materie prime minerali che l'uomo ha sa puto conven ie n temen te utilizzare. Già sono del se- colo passato l'uso dei fertilizzanti di origine minerale, la na scita della metallurgia dell'alluminio ed il sorge re dell'industria pe- trolifera. Nel nostro secolo son o ven u ti ad acquistare importanza i metalli delle terre rare , i refrattari speciali, i leganti per gli acciai ed i minerali radioattivi, tanto che molti elemen ti chi- mici che prima er an o solo dei sim b oli ordinatamente inca sellati nella tabella di Mendelei eff son o oggi diventati materie prime insostituibili per molte industrie. Un cen n o va fatto anch e al fenomeno oppost o e cioè al decadere dell'impiego di alcune so- stanze. Nel campo dei com b ustib ili, è not o il regresso del car b on fossile risp etto agli idrocarburi, il che si è fatto viep p iù impo- nente negli ultimi anni; un altr o esem p io, più recente, ci viene dai moltepliciusi dellematerieplastichein var i campi in cu i er a, in passato, d' impiego tradizionale sop r attu tto il piombo.

Un a trattazione a partemeriterebbe il legame tra il progr esso nella tecnolo gia degli acciai e la me ssa in coltivazione di partico- lari giac imen ti . Basti un cenno dell' esem p io, ormai classi co , for- nitoci dall'invenzi one, verso la fine del secolo scors o, del pro- cesso di conversi one delle gh ise fosforose in acciaio (processo 'I'homas) che ha permesso lo sf r u ttamen t o di numerosi giac i - menti di minerali.di ferro prima inutilizzabili, contribuendo in particolare allo svil u p p o econ om ic o della Sve zia ed al consoli- damento dell 'industria pesante al confine franco-tedesco. Oggi

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la nascita degli acciai sp ecia li, i quali richiedono cromo, man- ganese , berillio , nichel, titanio, cobalto, tungst eno, molibdeno , van a d io, ecc . ha sp in to l'industria estr a ttiva a rivedere l'orga- nizzazione di vecchi e miniere ed a coltivare nuovi giacimenti;

mentre più rec entemente la sider u rg ia, invitata dalla messa in produzione dei nuovi e ricchi giacimen ti su d -a mer ica n i, africani ed asiatici , tend e ad impie gare unicamente e direttamente mine- rali puri ad alto tenore.

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Vene n do ad esam in a re più in particolare i plU rec enti pro- gressi delle tecnologie minerarie sem b r a op por tu n o cita re anzi- tutto le conquist e di quel ramo dell 'arte mineraria che si occupa dell 'ottenimento di prodotti commerciali dai grezzi di miniera , la preparazione dei minerali. Questa tecni ca infatti, rimasta pra- ticamente immutata durante secoli, sin o alla secon d a metà del- l'8 00, ha compiuto passi notevolissimi in questi ultimi 100 anni, consentendo di aumentare i recuperi di minerale utile e nel con- tempo di este n de re le coltivazioni a giacim en ti più poveri ovvero caratterizzati da sem p r e più fine disp ersione del minerale pre- gia to nello ste r ile o da intime mescolanze di diversi costituenti utili.

Alcuni dei principi oggi impiegati son o gli stess i su cui si basa vano gli antichi procedimenti, naturalmente con innovazioni sos t a n ziali tali

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rend erli più efficac i ed econ om ica men te con- ven ie n ti ; così è

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in particolare per tutti i metodi di sep a r azion e idrogravimetrica. A questi si son o su ccessiva men te aggiunti da tempo altri procedimenti, basati su lle differenze di car a tter is ti - che magnetiche ed elettrich e , di peso specifico, di proprietà di su per ficie dei gr a n i minerali (come la bagnabilità, l'adsorbi- mento, la reattività ch im ica su per ficia le); in merito ai quali ci piace ricordare in questa sede Quintino Sell a quale primo realiz- zatore - sin Ba I 1854, nella miniera di Traversella - di un apparecchio per la sep a r azione magn etica , ed Alcide Froment che - ancora a Traversella - nel 1902 dette , con i su oi espe - rimenti , un essen zia le con t r ib u to al procedimento della flotta-

zione.

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Son o inoltre da segn a la re diverse nuove tendenze , svil u p p a - tesi in questi uÌtimi anni, quali la cernita automatica realizzata elettronicamente in base al colore od alle proprietà radioattive 20

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naturali o indotte, la sep a razione per differenza nelle proprietà termich e o meccaniche, non chè sva r i a ti trattamenti di tipo pu- ramente ch im ico, resi necessari dalle caratteristiche di taluni gre zzi . A quest 'ultim o riguardo numerose sono leindustrie estr a t - tive già attrezz ate con impianti di lisci viazione, di scam b io ioni- co, ecc., operanti dir ettamente su l grezzo : attr averso la prepa- razione dei minerali vie ne cioè a crea rsi una com u n icazio ne tra la tecn olo gia mineraria e la tecnologia ch im ic a .

In un certo senso è un ritorno all'antico: miniera e stab ili . mento metallurgico er a n o intimamente legati tra loro nel medio evo, e fu solo dopo la « rivoluzione industrial e ) che le miniere divennero fornitrici di « minerale» anzichè di « metallo l).

Ricorderemo infine che non solo tra la tecnologia mineraria e la tecnologia chimica si van n o instaurando sem p re più str etti legami , ma anche - e la cosa appare ben più stu pef ace n te - tra tecnologia mineraria e biologia: l'impiego dei bact eri per il trattamento dei minerali è infatti oggetto di intensi stu di . Nè la cosa appare poi tanto fantasci entifica se si riflette al ruolo che ebber o - la geologia ce lo insegna - gli orga n is mi nella for- mazione di molti gia cime n ti, o se si pensa alle meravi gliose capa- cità degli esser i viven ti di fissare nel loro cor po, concentrandoli enor memen te, certi oligoele men ti presenti nel loro ambiente , nonchè all'uso abituale che facciamo dei fermenti nelle più sva - riate industrie alimentari e di altro genere (e, di recente, addi- rittura per produrre sosta n ze alimentari dal petr olio).

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Considerando ora i problemi dell 'abbattimento delle rocce è da sottolinea re il contributo della tecnologia metallurgica al ge- nerale progresso delle macchine ed in particolare degli utensili di attacco. Questi ultimi rappresentano il punto più delicato della meccanizzazione dell 'abbattimento; la loro evolu zion e va dalla primitiva « punta ) di ferro e dalla « piccarocca ) agli at- tuali fioretti,di acciaio spe ciale con tagli entidi widia, ed ai denti scar ifica tor i .

Sin o oltre la metà del secol o scorso ogn i foro da mina er a esegu ito con mazza e fior etto da tre oper ai con una ca de n za media di 80 -100 colp i al minuto ed un avanzam ento di 30 cm in un' or a di lavoro: semb ra che si impiegasser o sino a 20 fior etti

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per ogn i foro poco più lungo di un metro. L'uso delle perfora- trici, se da un ca n to migli o r ò l'organizza zione del lavoro, non diminuì affatto il consu m o dei fioretti nè l'impegno di uomini.

Ogni tagli ente dura va qual che minuto prima di dover essere ri- forgiato: ci ò com p or tav a l'entrata in ogn i cantier e di cen tin a ia di fioretti ad ogni turno con consegue n ze ben immaginabili su l - l'organizzazione dei trasp orti. L'inconveniente , su pe ra to in par·

te con l'adozione della punta staccab ile, potè esser e praticamente annullatosolo con l'uso del tagli ente di widia: pochi gra m m i del nuovo materiale su ll a punta dei fioretti liberarono ad un temp o il minatore dalla necessità di portarsi in cantiere una gr an de scorta di utensili edi cambia r li ogn i pochi minuti di lavo ro, non- chè la miniera dalla necessità di disporre di un'attrezzata offi- cina per la riforgiatura dei fioretti.

Il widia fu per la pr ima volt a applicato in una miniera ted e- sca verso il 1928, ma si diffuse nelle altre parti del mondo solo dopo il 1945. Alt r o rilevante progresso si è avuto nella costru- zione dei fioretti cav i di acciaio al nichel-cromo resist enti alle solleci tazion i di fatica ed urto, cosicchè è possibile indicare oggi in diverse cen tin a ia di metri perforati le prestazioni del com - plesso fioretto -taglien te per la perforazione di una roccia medio- dura.

L' evoluzioue dei fioretti è sta ta specificamen te sollecitata dal rapido progr esso delle perforatrici meccanich e, per sf r u tta r ne appieno le capacità di lavoro. Queste son o com p arse verso la met à del secolo scorso, con lo scopo di concen tr are una notevole potenza su l ristretto fronte del foro. Dopo i primi modelli, stu - diati per azionamento con va pore, i quali non ebhero pratico success o, si giu nse alla perfor a tr ice di 'G er ma no Som me iller, impiegata con successo nel traforo del Fréjus, che è sta ta la prima macchina ad aria com p ressa .

Le prime perforatrici avevano la car a tter istic a di far cor po unico della barra di perforazione e del pistone propulsore; se- gu irono i ver i e propri ma r telli perforatori aventi la massa bat- tente sep a r a ta dal fioretto, il che permise - riducendo le azioni di inerzia ed aumentando il rapporto potenz a/peso - una mag- gior duttilità di presta zi oni. Il nuovo sis te ma com po r tò però lo stu d io di dispositivi per lo sp urgo dei detriti dal foro, realizzato prima ad ar ia, poi ad acqua. L'adozione, infine, dei servos oste- gm con t r ibu ì a ridurre i tempi morti, rendendo più veloci le 22

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operazioni ed a diminuire notevolmente l'impe gn o fisico degli ope r a i ad de tti. Si è così passati da velocità di perforazione di meno di 1 metro all'ora raggiungibili con le prime perforatrici (ta lc hè alcuni abilissimi operai pare riuscissero a ccbattere » in velocità le macchine) ai 100 -;-120 centimetri al minuto che rap- presentano i valo r i -recor d raggiunti dagli attuali martelli perfo- rat ori.

A fianco della ormai tradizionale met odologia di abbatti- mento delle rocce con l' esplosivo - che resta praticamente in- contrastata nelle miniere metallifere e in genere nelle rocce dure e che richiede l'esecuzione dei fori da mina di cu i si è detto - si è venuta svil u p p a n do, per le rocce più tenere (carboni, sali), la tendenza a realizzare l'abbattimento diretto con apposite mac- chine. Quest e - comparse nei primi modelli già su l finire del secolo scors o, ma svilu p p a tesi prepotentemente sol o negli ultimi 20 anni, dop o la diffusione degli utensili a widia e l' est eso im- piego nel sotter r aneo dell'energia ele ttr ica - son o costruite su l con ce tto di eseguire, attraverso l'azionamento meccanico di ser ie di utensili opportuni, o intagli nel massiccio roccioso o l'abbat- timento del fronte attraversoazioni di taglio, di scar i fica zi one, di rottura per pressione.

L'impiego razionale di tali macchine è però ovviamente su - bordinato, oltre che alle limitate caratteristiche di resist enza del carbone, alla regolarità e, gener almen te, anche alla su b or izzon - talità dei giacimen ti in cu i esso è raccolto , nonchè alla resistenza del tetto ed a una congrua meccanizzazione del cantiere. Esse infatti hanno addotto all'introduzione sia di trasportatori con- tinui di cantiere capaci di asportare le ele vate produzioni, che di armature facilmente sp os tah ili per segu ire l'avanzamento del fronte. Ma il problema del trasp orto di ca n tie re ha potuto essere risolto sodd isf acen temen te solo all'inizio della secon da guerra mondiale, conl'introduzione di trasportatori blindati e flessibili; e quella delle armature fu un' evoluzione ancora più rec ente , at- tuata successiv amen te con l'impiego di puntelli tel escopici ad attr ito, poi di puntelli idraulici, infine di ar matu re semoven ti, quest e ultime realizzate solo dal 1954 attraverso il raggruppa- mento di più puntelli idraulici.

Con la costruzione di complessi meccanizzati - composti da macchina per abbattimento inte gr al e, trasp ortatore continuo ed armature semoventi - oggi però si possono realizzare delle pro- 23

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duzioni anche di 300·400 tonnellate all'ora per cantiere (si con- sider i , per paragone, il valore di una tonnellata al giorno che può fornire il lavoro manuale di un operaio); inoltre, potendo le sin gole apparecchiature essere tel ecomandate , il funzionamento del cantiere può essere reso completamente automatico. In tal caso all'uomo può dunque esser e affidato soltan to il compito di comandare o controllare le varie operazioni; e ciò restando nel cantiere o, magari, addirittura da giorno, come lo scors o anno è stato realizzato - con l'aggiunta di un circuito chiuso tel evi- sivo - nella miniera inglese di Bevercotes.

Per il funzionamento di un cantiere come quello test è de- scritto possono occorrere da 250 a 300 k W; per corrispondenti cantieri di scavo meccanico di gallerie o tunnel, in rocce anche più dure del carbone, possono essererichiesti sin o a 500-600 k W.

Potenze maggiori possono d'altra parte essere necessarie per sin- goli trasportatori del sotter r a neo ; per cui facilmente la potenza installatain una moderna miniera può raggiungere - solo per il sotter r an eo, e sen za considerare impianti di ed u zi on e, ventila- zione, ecc. - parecchie migliaia di k W.

Ora il problema del soddisfacimento della « fame» di ener- gia in miniera è quanto mai antico: esso è andato sem p r e più aggravandosi con l'espansione delle singole lavorazioni. Per quanto infatti la macchina a vapore abbia contribuito ad alle- viare per circa due secoli il fabbisogno di energia all'esterno e per gli impianti fissi , è solo verso la metà del secolo scors o che un'energia fu introdotta nel sotter r aneo, attraverso l'impiego sistematico dell'aria compressa: gr a zie a questa , distribuita ca- pillarmente sin o agli estremi cantieri di coltivazione, per la prima volta dall'antichità l'uomo usufruisce direttamente di un aiuto docile ed atto a moltiplicare le su e capacità.

L'aria compressa ha quindi permesso il nascere della prima meccanizzazione, limitatamente però a perforatrici e macchine di piccola potenza, in quanto con essa difficilmente si può di- sporre , di più di una ventina di k W per cantiere.

Solo l'elettricità ha potuto risolvere tutti i problemi della miniera per quanto attiene a rifornimento e distribuzione di energ ia ed in particolare quelli del sotter r aneo . L' energia ele t - trica ha tuttavia ste n ta to ad affermarsi nel sotter r aneo a causa sia della già citata inerzia tipica dell 'industria estr attiva, sia de- gli obbiettivi problemi che l'uso di un mezzo - in tanti vers i 24

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dotato di meravigliosa duttilità di impiego - pone alla sicurezza di coloro che ne vengono a contatto. L'ambiente del sotterraneo infatti, predispone più di ogni altro al pericolo della elettrocu- zione, a cui si unisce la possibilità di innescare, in presenza di gas, disa strose esplosioni. Conseguentemente l'ingresso dell' ener- gia elettrica in miniera, benchè iniziato sin dal 1882 con una locomotiva elettrica , ha potuto completarsi soltan to negli ultimi 30 anni, attraverso la fabbricazione di apposite apparecchiature opportunamente protette che ne hanno permesso la sicu r a distri- buzione nel sottosu olo .

Le attuali grandi disponibilità di energia hanno beneficamen- te influenzato, oltre il sotterraneo, pure le coltivazioni di super- ficie; anzi, ovunque se ne è presentata la possibilità, la tecno- logia moderna ha cercato di realizzare - attraverso lo scoper- chiamento delle coperture sterili - la coltivazione a giorno an- che di giacimenti sep olt i metalliferi, carboniferi, litoidi.

Non essendovi, in tal caso, vincoli dimensionali nella co- struzion e delle macchine di abbattimento, si sono già raggiunti dei risultati clamorosi: riferendoci al campo del carbone si può citare l'asportazione di coperture di sp essor e anche superiore al centinaio di metri per coltivare banchi di potenza inferiore alla decina, con produzioni di minerale utile di oltre 20.000 t/d. Correlativamente agiscono (1966) escavatori a cuc- chiaia - analoghi agli escavatori usualmente impiegati per lo scavo di fondazioni - alti quanto una casa di 30 piani, dotati di cucchiaia di circa 150 m" ed azionati da una serie di mo- tori elettrici per una potenza complessiva di 24.000 kW: essi, con un raggio d'azione di circa 70 metri prelevano il mate- riale dal fronte e lo depositano posteriormente, a 140 metri di distanza, mentre nello spazio intermedio operano altre mac- chine più piccole per abbattere il carbone. Ed analogamente dicasi per gli altri tipi di escavatori, a draga, a tazze, ecc. che pure, di anno in anno, vanno aumentando le loro dimensioni e le loro capacità all'insegna del colossale.

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Il vantaggio insito nell'operare , da parte dell 'uomo , dal- l'esterno , si riflette poi in maniera positiva in particolare nel campo della coltivazione degli idrocarburi, coltivati da gior n o

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attraverso pozzi trivellati. Il petrolio fu certam ente noto sin dalla più remota antichità, raccolto quando esso affiorava da sp acca tu re alla su per ficie del suolo; ma il primo pozzo, perfo- rato da Ed win L. Drake ad Oil Cl'ee k in Pensyl vania, risal e solo al 1859.

La tecnol ogia petrolifera si avvalse all'inizio di una te- cn ica molto più antica , quella dello sca vo di pozzi per la ricerca di acqua. Le prime notizie in merito risalgono a più di mille anni fa poicliè pare che già allora i cinesi effe ttu asser o lo scavo dei pozzi per mezzo di scal pelli ap pesi ad una funelasciaticadere ritmicamente su l fondo del foro. Sis te m i del tipo, naturalmente perfezionati , con tin u a r ono ad essere im- piegati sin o all'inizio del nostro secolo, quando furono quasi ovunque sos titu i ti da un metodo a rotazione appositamente stu- diato. L'impegno di gr a n d i potenze e di ott im i acciai, l'a usilio di qualch e gen iale accorgimento, quale l'invio di un getto d'acqua su l fondo del pozzo per pulirlo dai detriti, o, com e si fa attual- mente, l'impiego di fluidi speciali (i fanghi) , che, oltre a com- piere lo stesso ufficio dell 'acqua aiutano a sos te ne re le pareti del pozzo, man mano intonacandole , permisero l'incremento delle vel ocit à di perforazione e delle profondità raggiungibili. Si è così passati dalla profondità di circa 2000 metri della fine del secolo scorso ai 24 50 metri del 1927 ed ai 7700 metri del 1958 ! Nè è or m ai cons ide r a ta pura fantasi a la prosp ettiv a di raggiungere i ]5. 0 0 0 metri , ma solo que stione di tempo.I problemi tecnologici da risolvere sono: la trasmissione su l fondo di una su fficien te potenza , la disponibilità di materiali di alta resi st enza alle solle- cit a zion i meccaniche , la possibilità di conser va l'e il più possi- bile inalterate, sotto pressioni dell'ordine di 1600 kg/Cli12 e temo perature di 470 °C, le ca r a tteristic he del fa ngo . Per aumentare la potenza disp onibile su l fondo del foro già sono in uso turbo- perforatrici o eiettr oper fo r a tr ic i, ci oè turbine o motori elett r ici calati su l fondo ad azionare direttamente gli scal pelli.

Diversi nuovi sis te m i che non utilizzano il tradizionale scal o pello quale intermediario per ottenere il lavoro di rottura su l fondo del foro sono d'altra parte oggetto di atte nto esa me : tra i più originali sem b r a il caso di cit a re la perforazione a on de d'urto, quella a getto di fluido e quella a dardo di fiamma. Ma anche la corrente ele tt r ic a, il plasma , la radiazione laser avan- za n o la loro candidatura alla successio ne dei mezzi meccanici di 26

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perforazione. Al riguardo, è vero che solo la prima è gla com - parsa in ope r a zion i industriali mentre gli altri sono anc or a con- finati in laboratori e negli impianti pilota; ma l'intervallo di tem p o che intercorre tra il prim o tentativo e la diffusione in ca m p o pratico di una nuova idea si va sem pre più riducendo:

se passò più di un secolo tra la scoper ta della cor ren te ele ttr ic a e la comparsa del mot ore ele tt r ico, si compì in decenni l'evolu - zion e del cinem a tog r a fo e della radio , e solo qualche anno dopo la realizzazione in laboratorio del transistor il mondo fu invaso dalle radio portatili ...

Non si può dire con questo che tutte le difficoltà, nel ca m p o della tecnologia petrolifera sian o sta te su per a te, poich è recente- mente se ne son o aggiunte di nuove per lo sf r u tta men to dei giaci- menti di idrocarburi fuori costa già individuati ed in via di col.

tivazione, giacimenti che rappresentano una nuova fonte di ric- chezza per il futuro. Le aree coltivabili fuori costa nel mondo intero er a n o infatti stim a te nell'anno 1966 a quasi I l milioni di ch il om etr i quadri di cu i solo il 5

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già esp lor a ti. Per la per- forazione in queste aree talora si può operare ancora da terra (con la perforazione «devi ata »); ma più spesso si deve ricor- rere"all'uso di apposite piattaforme, appoggiate mediante soste- gn i su l fondo del mare quando la profondità non su per a qual- che decina di metri o galleggian ti per profondità maggiori. In quest 'ultimo caso, molte sono le iniziative ed i tentativi intrap- presi per su perare il problema principale, che è quello del man- tenimento in posizione fissa delle piattaforme di perforazione ; l'elettronica sem b r a attualmente aver dato un sosta n ziale con- tributo consen ten do il con tr oll o automatico dei motori di posi- zionam ento delle piattaforme galleggian ti . Nel frattempo però nuovi progetti prevedono già di evita re tutti gl i inconvenienti dovuti al moto on doso attraverso la predisposizione di cantieri som me rs i direttamente appoggiati ed operanti su l fondo marino.

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Quanto sin qui esposto rappresenta pur sem p re llll quadro anche se forse non esau r ie n te e com p le to - dei principali asp etti dell'industria estratt iva e delle rel ative con q u iste, rag- giu n te gr a zie all'odierno progresso tecnol ogico. A questo punto ap pare quindi op po r tu no cerca re di trarre qualche deduzione

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di carattere generale, individuand o anzitutto le tend enz e attuali dell'indust ria estrattiva e successiv ame n te conside r an do i possi- bili tra guardi che si pongono a più larga sca de n za .

Poichèl'esigenza gener a le dell'industria permane ovvia me n te , in ogni cam p o, quella di « produrre di più a costi minori )) le direttive che ne consegu on o comporterann o anz itu tto ancora au- menti (Ielle dimensioni aziendali, una viep p iù intensa meccaniz- zazione e la più estesa au to m a tizza zio ne . In tale prospettiva , nel ca m po minerario tradizionale si svilu p peran no sem p re più le coltivazio n i a gio r no di giac imen ti anche relativamente poveri con l'impiego di macchine probabilmente di dimensioni anche maggiori delle attuali. Ci ò è auspicabile, olt re che per cons ide - razioni di carattere puramente econom ico, anche per i minori pericoli e per le migliori condizioni ambientali che ne potranno derivare per l'uom o. Cor r el a tiv a me n te, per ciò che riguarda il sotter r a neo, la meccanizzazione - pur non pot end o compiersi all'insegnadel colossale così comea gior n o - dovrà essere incre- mentata, aumentando altresì le dimensioni delle macch ine ai massimi valo r i consen titi dallo scavo. D'altra parte non va di- menticato qui che l~ maggiori velocità di avan za me n to, otten i - bili con la meccanizzazione , contribuiranno a consentire l'am- pliamento dei cantieri pur con un miglioramento della sicu rezza connesso alla temporanea maggior stab il ità delle rocce sovr a - stan ti . Sarà poi cer ta men te importante il poter impiegare in qualsiasi tipo di miniera, analogamente a quanto già usuale in quelle di carbone o di sali, non già degli attrezzi che sem p lice- mente potenzino il braccio del minatore, ma delle macchine a lui completamente asservite, atte a ricevere ed esegui re i su oi ordini. In tale cam po in particolare è da pr ev edere che aumen- tranno sem p re più gli sfor zi per giu ngere, sop rattu tto attraverso il miglioramento tecnolo gic o degli utensili, alla realizzazione di macchine per l'abbattimento integrale di fronti di avanzamento in rocce via via più dure .

Le od ie r ne tendenze nei criteri di coltivazione sta n no add u - cen do anch e ad una cer ta trasformazione dei concetti tradizio- nali di valuta zio ne di un giac imen to . Su tutti i fattori car atter i - stici assume infatti impo r ta nz a preminen te la cubatura; mentre pure l'om ogeneità, la regol arità della morfol ogia generale, in breve le car a tter istiche influenzanti la possibilità di lavorare in gr an de sca la, sono parametri che stan n o assumendo rilievo de- 28

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terminante nei confronti anche dei tenori e della purezza del minerale.

Nello svil u p p o ulteriore delle coltivazioni, specie in relazione ai prev edibili aumenti di produttività , occorrerà però porre la massima attenzione a tutti i problemi che con ce r n on o la sicu - rezza dell 'individuo e l'interesse' della collettività.

L'introduzione stess a delle macchine ha infatti portato in tutte le attività ad un incremento nella frequenza degli infortuni direttamente connessi , fortunatamente comp ensato , nel caso delle miniere , da una cor ris p on den te diminuzione degli incidenti tipici legati a crolli e franamenti. Ma è in ogni caso ancora sem- pre nec essario segu ire con la massima attenzione tutti gli sf or zi che possono puntare verso l'eliminazione del disagio e del peri- colo; giacchè questa , purchè segu ita in tutti i dettagli, è una via relativamente facile, il cui tracciato è già in parte segn a to da realizzazioni antiche (la lampada di sicu rezza, l' elmetto , il gri- su m etr o, gli indumenti prot ettivi , ecc.) o recenti (condiziona- mento dell'aria , e tutti i moderni dispositivi di soccors o, che vanno dagli autoprotettori e dalle tute incombustibili aIle spe- ciali sonde per il salva ta ggio di minatori bloccati). Con ciò, pur- troppo si è però hen lungi dall'aver reso il lavoro sotter r an eo salu b r e e sicu r o come quello dei campi, e, cosa forse più gr ave , si è ben lungi dallaver instaurato uno stesso livello di sicu rezza e di conforto in tutte le miniere; ma per fortuna la ricerca in questo campo è particolarmente attiva ed un progresso costante - seppure non contrassegnato da realizzazioni spett a cola r i - è in atto. I grandi temi classivi della ricerca son o, oltre a quelli della protezione dalle macchine , ancora quelli della lotta contro il grisù , le esplosionidi polveri , i gasvenefici , le pneumoconiosi : a ciascuno di questi anche le Nazi on i per la cui economia l'in- dustria mineraria ha un peso modesto, come l'Italia, dedicano una non indifferente mole di energie intellettuali ed una sp er i - mentazione continua. Ma pure temi nuovi vengono affrontati, come quello della previsione degli scop p i di roccia (colpi di ten- sione), fino a ieri considerati come una calamità naturale impre- vedibile , o del controllo del rischio delle radiazioni nelle miniere di minerali radioattivi, un nuovo venuto tra i nemici dei mina- tori.

Nei riguardi della collettività l'aumento vertigmoso della produzione può invece creare problemi e pericoli cui l'uomo

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comune - e, purtroppo, talvolta anche il tecnico- non sem pre dedicano sufficie n te attenzion e. Modifich e della morfologia del su olo, e, quel che è peggio , della idrologia su pe r ficia le e sott er - ranea, conseguenti a sp r ofon d ame n ti localizzati o ad abbassa- menti progr essivi , talora anch e su estens ion i di decine o centi- naia di chilometri , son o sta ti non infrequ entem ente causati dalle attività minerarie sotter r anee, quali quell e volte alla coltiva- zione di minerali solidi - in isp eci e il carbone - ed ancor più spesso dalle attività di estr azion e degli idrocarburi. Tutti i pro- blemi connessi ai fatti su m me n zion a ti non dovranno essere più trascurati. E analogamente dovrà esser e per i problemi non meno gl'avi che sor gon o dalla nec essità di trovare razionali e sta b il i sis te m a zion i alle enormi quantità di materiale di scarto (roccia ster ile, scor ie, residui di trattamenti) che l'industria mineraria produce; tenendo presente nel contempo gli asp etti tecnici , eco- nomici e giuridici quanto mai complessi dagli stess i presentati e che son o tipici di ogni attività umana che progredisce con rapi- dità maggiore delle norme che dovrebbero disciplinarla.

Il su ccess ivo esame dei traguardi futuri dell'industria estr a t - tiva legati a nuovi svil u p p i tecnici ci porta a considerare anzi- tutto il problema delle miniere profonde. A fronte della ten- denza conclamata, e gen er a lme n te riconosciuta , verso uno svi- luppo sempre maggiore delle coltivazioni a giorno, talora si pre- sen ta infatti la nec essità di provvederea colt ivazion i anche molto profonde per la produzione di materiali particolarmente pre- gia ti . L'attuale record di profondità , raggiunto da talune miniere aurifere ed uranifere su d -a f r icane, ha appena passato i 4000 metri, ma'i futuri progetti concernono lavori a profondità già di 5000 metri. Anche se questi valori possono apparire modesti a confronto delle profondità segn al ate per la perforazione petro- lifera, corre qui l'obbligo di avvertire che concernendo scavi di grosse dimensioni con diretto accesso dell'uomo si tratta indub- biamente di profondità notevoli ssime , comportanti un lavoro

« eroico », svolt o al limite delle possibilità tecniche.

Per chiarire , segn a li a mo che in tali casi le pressioni su ll a roccia nei cantieri raggiungono facilmente valori dell'ordine del carico di rottura, per cui son o allo stu di o, addirittura, delle col- tivazioni per « auto abbattimento )); mentre la temperatura della roccia (70 -:- 80'0c) non solo impone l'installazione

dt

impianti di condizionamento, ma richiede la preventiva acclimatazione degli 30

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operai e limita fortemente nel con te m p o la produttività di ogni can tie re.

Progetti altrettanto ambiziosi come quelli delle miniere ultra profond e puntano all a colt iv a zio ne sotter r anea dei giac i - menti di minerali solidi sen za accesso dell 'uomo ai can tie r i, me- diante due vie.

Un pr-imo mod o di affron tare il problema si prosp etta per bacin i car bo n i fe r i regolari e non ancora disturbati da precedenti colt ivazion i, come naturale gener a lizza zione degli attuali più avan za ti metodi di coltivazio ne sotter r anea : segu ire i sis te mi tradizionali , affidando però le va r ie operazioni a macchine che non richiedano la presenza su l posto di operatori per il loro cor re tt o funzionamento (ovviamen te a prescind ere dal periodo iniziale di ap p r on ta men to) . Per raggiungere tale obbiettivo è na- turalmente richiesta l'applicazione este ns iv a ed integrale a tutto il sotter r aneo dell 'automazione (in t r od u zione di sis te m i di mac- ch ine, aventi capacità di autocontrollo) , del telecomando e del tel econtrollo. .

Un' alt r a possibilità di coltiva zione sen za accesso dell'uomo sotto il su olo è di fluidificare con particolari accorgimenti le so - stan ze che si desidera produrre , est r ae n d ole dal terreno per mezzo di pozzi trivellati, ossia con lavoro umano esegu ito escl u - sivamen te in su per ficie . Si tratta di nuove applicazioni di un sis te m a in certi cas i già attuato sin da tempi remoti - come ad esem p i o per la colt iv azione di taluni gia cimen ti di salgem m a me- diante diss olu zione - il qual e ha già portato a realizzazioni pra- tiche importanti fin dalla fine del secolo scors o (il metodo Frash di coltiva zione dello zolfo per fusione in sito).

Al riguardo si è però ancora lontani dall'aver e esau r ito tutte le possibilità insite nel principio: ad esem p i o, se ne sta n n o attivamente spe rimen tan do le applicazioni all a colt iv a zione del ca r b one mediante gass ifica zio ne sotter r anea (otten imen to di gas pov ero o gas d'acqua per parziale com bus tione controllata del ca r b one in sito), alla coltiv azione di minerali metalliferi (ad esem p io cu p r iferi) per lisciviazione ed anche alla coltivazione , con processi di fluidificazione in sito, degli idrocarburi soli di con te n u ti negli scisti bituminosi di cuisi hanno disponibilità en or - mi in Canada , negli Stati Un iti e nel Brasil e , ma che ancora non hanno potuto essere econ om icamen te sf r u ttati . Per gli ultimi di questi particolari sistem i di coltivazione, che richiedono nel gia - 31

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cimento un intenso sta to di fratturazione, è previsto l'impiego di esp losion i nucleari sotte r r a n ee per preparare il giacimento stesso alla coltivazione. Se questo avverrà , la tecnolo gia mine- raria potrà avere il vanto di essere la prima ad impiegare per scopi pacifici, a tre secoli di distanza dall'introduzione della pol- vere nera , un altro mezzo , ben più terribile st a volta, quale l'esplosivo nucleare , nato e sin o ad ora usato per scop i pura- mente bellici.

La già menzionata « fame » di nuovi gia cimen ti e le preo c- cupazioni su ll a consi st enza delle riserve di materie prime essen - ziali tendono poi a far est endere le ricerche anche ad un'area che prima er a sta ta del tutto trascurata , nonostante la su a im- mensa este ns ione : la parte som mers a del globo.

I risultati pratici son o già notevoli: oltre alle citate coltiva- zioni « fuori costa» di giacimenti di idrocarburi, basti infatti accennare al dragaggio in grande stile delle ricche alluvioni dia- mantifere som m ers e lungo le coste su d a f r ican e o dei giacimenti sta n n ife r i sottom a r in i al largo dell 'Indonesia. Ma i prev edibili risultati futuri son o addirittura incredibili: giacchè, quando la tecnica del dragaggio ci avrà messo in grado di trarre alla su p er ficie i sed im en ti depo sitatisi su fondali di qual- che centinaio di metri (traguardo che le esp er ie n ze attuali indicano come non lontano), il fondo marino di alcune parti della cosiddetta piattaforma continentale potrà da solo sop per ire al fabbisogno di fosfati dell'umanità per molti secoli; e quando (traguardo più remoto ma certamente raggiungibile) anche fon- dali di migliaia di metrisa r a n n o messi alla portata non solo dello sca n d a glio o del batiscafo ma anche della draga, riserve vera- mente inesauribili (per chè continuamente ricostituite da feno- meni naturali di precipitazione chimica) di minerali di manga- nese , nichel e di altri metalli pregiati in forma di concrezioni nodulari o di fanghi (sembra facilmente arricchibili), sa r a n n o messe a disposizione delle nostre industrie.

D'altra parte , non solo ciò che giace su l fondo marino, ma anche ciò che si trova al di sotto di esso è sem p r e più attivamente oggetto di attività estrattive , ed anche in questo campo le pro- spettive son o estrem a men te interessanti ; oltre agli idrocarburi, esi stono già coltivazioni di giacimenti di zolfo (col met odo Frash ) e di str a ti di ca r b on e che rappresentano la prosecuzione sott o - manna di giacimenti già sf r u tt a ti nell' en tr oter r a . Si tratta in 32

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questo caso di coltiv azioni che hanno «inseguito » sotto il mare il giacime n to, fino a var i ch il omet r i dalla linea di costa. Ma nulla ci impone di limitarci a questo , e già son o allo stu dio coltiv a - zioni (pe r lo più con metodi non richiedentil'accesso dell 'uomo, benchè anche solu zio n i com p or ta n ti il lavoro umano in artificiali citt à sott om arine sian o prese in cons ide r a zione) di giac imen ti che si svilu p pa n o interamente sotto il mare, lontano dalla costa .

Il mare stesso è un immenso giac imen t o, e la gr a n de sorell a dell'industria mineraria , l'industria ch im ic a, si sta già occu- pando di trame una ben maggio r e var ie tà di prodotti utili che non l'umile (ed indisp ensabile) sale da cucina che da millenni ci fornisce. Tutte queste sono prosp ettive gr an di ose che recenti ricerche hanno aperto all'industria.

Per completare questa panoramica su i futuri campi di possi- bili operazioni per l'industria estr attiva non vanno però dimen- ticate quelle tecniche di prosp ezione che ci mettono in gr a d o di

«vede re » i gia cimen ti sep olti o som mers i, sen za doverli rag- giu ngere materialmente con lavori di scavo o di son da . Son o quest e essenzialmente le tecniche geofisiche, lo svil u p p o delle quali, fino all'attuale perfezione, si è compiuto (salvo che per la prosp ezione magn etica , già attuata in modo rudimentale prima dell 'Ottocento) nel corso degli ultimi cento anni e rappresenta un esem p io notevole di apporto della scie n za pura alla risolu- zione di problemi pratici. Fatti e fenomeni della fisica che molte persone anche di cultura su per iore son o avvezze a considerare quali «notizie curiose » (il fatto che il peso di un corpo vari leggermente da un punto all'altro della su per ficie terrestre , che il su on o si propaghi con diversa velocità nei diversi materiali, che cer ti minerali conducano la corrente meglio di altri, ecc.), fatti che paiono riportati su i libri di fisica più che altro per col- pire l'imma ginazione degli stu de n ti, son o lo st r u men t o corrente di cui ci si serve per espl or a re il sottosu ol o .

Si am o avvezzi a considerare la tecnica mineraria come il trionfo delle macchine rozze e potenti, che attaccano la roccia e la rompono ; il trionfo dellefragorose perforatrici e degli esp lo - siv i. Ma quest 'altro asp etto ci colp is ce forse di più, chè spesso tutto questo fervore di attività e di mezzi possenti son o sta ti ch iam ati in quel luogo dall'impercettibile eco di un su on o rim- halzato su uno str a to sotter r a neo, dall'infinitesimo allungamento 33

3 - Annuario del Politecn ico di Torin o.

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