1. Il contesto di policy pre‐Covid
1.1. Il Green Deal europeo
Nel dicembre 2019 la Commissione Europea ha diffuso la comunicazione con cui lanciava lo European Green Deal1, una strategia ambiziosa orientata a contrastare i cambiamenti climatici e a promuovere una trasformazione dei sistemi economici e del settore energetico, sostenendo una crescita sostenibile, competitiva ed efficiente sotto il profilo delle risorse. L’obiettivo principe del piano europeo è conseguire la neutralità climatica entro il 2050, intesa come la riduzione a zero delle emissioni nette di gas serra. Il Green Deal europeo prevede una serrata tabella di marcia, fondata perlopiù su atti di programmazione e azioni strategiche volte a sostenere la transizione a un’economia pulita, coniugando sostenibilità ambientale e avanzamento tecnologico e digitale. Nel gennaio 2020 sono state immediatamente poste le basi finanziarie del Green Deal, presentando un Piano di investimenti per un’Europa sostenibile, con l’obiettivo di mobilitare almeno mille miliardi di euro tra investimenti pubblici e privati nel prossimo decennio, e un Fondo per la transizione giusta a favore delle regioni più esposte alle ripercussioni negative della transizione dal punto di vista economico e sociale. In questo ambito, per l’Italia sono state identificate due aree, quella di Taranto e il Sulcis‐Iglesiente in Sardegna, che dovrebbero beneficiare di 364 milioni di euro, in grado di mobilitare fino a 4,9 miliardi. Nel marzo 2020, inoltre, l’impegno alla neutralità climatica entro il 2050 è stato tradotto in obbligo giuridico con la proposta di legge europea sul clima2. Nella prima metà dell’anno la Commissione europea ha adempiuto alla pubblicazione di diversi atti relativi all’attuazione del Patto europeo per il clima. In particolare, oltre alla già citata legge europea per il clima, segnaliamo l’adozione della strategia industriale europea, la proposta di un piano d'azione per l'economia circolare, la presentazione della strategia "Dal produttore al consumatore", per rendere i sistemi alimentari più sostenibili, e della strategia dell'UE sulla biodiversità per il 2030 e
1 Commissione europea, Communication on The European Green Deal, 11 dicembre 2019
2 Commissione europea, Proposal for a regulation of the European Parliament and of the Council establishing the framework for achieving climate neutrality and amending Regulation (EU) 2018/1999 (European Climate Law), 4 marzo 2020
METTERE IN RETE L’ENERGIA INTELLIGENTE
Smart cities e infrastrutture energetiche per la ripresa sostenibile
VideoTalk
Mercoledì 7 ottobre 2020, ore 10:00‐11:00
l’adozione delle strategie per l'integrazione dei sistemi energetici e per l'idrogeno al fine di promuovere un sistema energetico pienamente decarbonizzato, interconnesso ed efficiente. La strategia per l’integrazione dei sistemi energetici3, soprattutto, sostiene l’impegno europeo per lo sviluppo delle infrastrutture dell’energia all’insegna della sostenibilità e dell’autonomia strategica dell’Unione. La volontà del policy maker è rompere la visione del sistema energetico come impostato per silos, su catene di fornitura verticali, favorendo, invece, l’integrazione, intesa come la pianificazione e il funzionamento coordinati del sistema energetico nel suo insieme, attraverso più vettori energetici, infrastrutture e settori di consumo. In questo campo, oltre alla riduzione di costo delle tecnologie rinnovabili e alle rapide innovazioni, ad esempio nel settore degli accumuli, un ruolo rilevante è giocato dalla digitalizzazione. La sensoristica, le infrastrutture digitali avanzate, il 5G, l’utilizzo di big data, intelligenza artificiale e tecnologie di registro distribuito (block chain) sono fondamentali per una gestione efficiente e flessibile della rete, per la generazione distribuita e per liberare il pieno potenziale dei prosumer, offrendo nuovi prodotti e servizi. Al proposito la Commissione europea intende adottare nel 2021 un Piano d'azione per la digitalizzazione dell'energia che ambisce a sviluppare un mercato competitivo per i servizi energetici digitali, che garantisca la privacy e la sovranità dei dati e supporti gli investimenti nelle infrastrutture energetiche digitali. Allo stesso tempo si intende lavorare a un codice di rete sulla cybersecuritiy nell'elettricità per aumentare la resilienza e la sicurezza dei flussi transfrontalieri e fissare requisiti minimi comuni. Sempre nel campo delle politiche di transizione energetica e digitale, è previsto che entro la fine dell’anno venga diffusa la Strategia sulla mobilità sostenibile e intelligente, che metterà a punto le misure per la promozione della mobilità elettrica, l’efficientamento dei trasporti e i nuovi servizi di mobilità, con l’obiettivo di ridurre le emissioni del comparto dei trasporti del 90% entro il 2050.
1.2. Il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima
Nel gennaio 2020, il Ministero dello Sviluppo Economico ha pubblicato e inviato alla Commissione europea la versione finale del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC), portando a termine un percorso di confronto avviato al termine del 2019. Il PNIEC, predisposto insieme al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, si articola in cinque linee d’intervento, che si prevede si svilupperanno in maniera integrata:
decarbonizzazione, efficienza energetica, sicurezza energetica, mercato interno dell’energia, ricerca, innovazione e competitività. Per questi ambiti vengono fissati obiettivi nazionali al 2030 e definite le misure che dovranno essere attuate per favorirne il conseguimento. Tra i target stabiliti, si annovera una riduzione consistente delle emissioni, di circa il 56% nel settore della grande industria e del 35% nel
3 Commissione europea, Comunicazione Powering a climate‐neutral economy: An EU Strategy for Energy System Integration, 8 luglio 2020
terziario e nei trasporti. La quota delle fonti rinnovabili nei consumi finali lordi di energia dovrebbe attestarsi al 2030 al 30%, cioè a 33 Mtep su 111 Mtep di consumi finali lordi di energia. L’apporto delle rinnovabili al soddisfacimento dei consumi sarà differenziato per settori: si dovrebbe conseguire il 55%
di rinnovabili nel settore elettrico, il 33,9% nel settore termico (usi per riscaldamento e raffrescamento) e il 22% nell’integrazione delle rinnovabili nei trasporti (obiettivo quest’ultimo estremamente ambizioso, come già sottolineato in precedenti analisi I‐Com). Il settore elettrico, pertanto, giocherebbe un ruolo fondamentale nell’incremento della quota di rinnovabili, rispondendo per 16 dei 33 Mtep prodotti da FER, oltre a dover registrare una crescita ragguardevole della propria quota rispetto al 34,1% del 2017.
Si comprende bene come gli obiettivi sopra esposti necessitino di investimenti considerevoli nell’impiantistica e nelle infrastrutture. In questo ambito, il PNIEC definisce altresì obiettivi e misure per il potenziamento dell’interconnettività elettrica, con la pianificazione al 2030 di nuovi progetti di interconnessione con altri Stati UE, e delle infrastrutture di trasmissione dell’energia, con la previsione di numerosi interventi sia nel settore elettrico (dove si prevede anche il soddisfacimento del fabbisogno di sistemi di accumulo necessari alla transizione) che nel gas, anche al fine di incrementare l’integrazione di mercato. Il settore gas è particolarmente coinvolto nelle misure riguardanti la dimensione della sicurezza energetica, a partire dalla diversificazione delle fonti di approvvigionamento, anche tramite GNL, e dall’adeguamento delle funzioni della rete di trasporto e stoccaggio per arrivare alla revisione dei piani di azione preventiva e di emergenza. A riguardo delle infrastrutture elettriche, invece, si ritiene di dover accrescere la resilienza del sistema, favorendo un continuo adeguamento tecnologico e l’adozione di misure nazionali di cybersecurity. I processi di digitalizzazione rivestono un ruolo fondamentale:
dall’aumento della capacità di trasmissione delle reti Tlc all’accessibilità di un’enorme mole di dati generati dentro e fuori dal sistema energetico, dalla diffusione degli smart meter di nuova generazione alla sinergia tra infrastrutture fisiche e digitali, sono numerosi i fattori su cui far leva per promuovere automazione, flessibilità ed efficienza del sistema energetico e per l’applicazione di questi principi in numerosi settori, dalla mobilità alla domotica.
2. La ripresa economica e l’impegno per la trasformazione energetica e digitale
2.1. L’impegno delle Istituzioni europee
Per fronteggiare la crisi economica causata dalla pandemia Covid‐19, la Commissione europea ha varato un piano mastodontico, il Next Generation EU, uno strumento ambizioso in grado di mobilitare 750 miliardi di euro, di cui 390 miliardi di sussidi e 360 miliardi di prestiti. L’Italia avrebbe a disposizione, a partire dal 2021, 208,8 miliardi di euro, ripartiti in 127,4 miliardi di prestiti e 81,4 miliardi di contributo a fondo perduto. La parte più consistente del pacchetto Next Generation EU è rappresentata dal
Recovery and Resilience Facility, il Fondo per la ripresa e la resilienza, dotato di 672,5 miliardi di euro4. La trasformazione energetica e digitale sta nel cuore delle priorità di spesa delle Istituzioni europee per favorire la ripresa dell’Unione. Già la comunicazione della Commissione sulla Next Generation EU, diffusa a fine maggio, oltre che la proposta di regolamento che istituisce il Fondo per la ripresa e la resilienza, si proponeva di abilitare le “transizioni gemelle” verso una società più sostenibile e digitale, assicurando investimenti e riforme in queste due aree e garantendo allo stesso tempo l’autonomia strategica dell’UE.
Agli Stati Membri veniva anche chiesto di integrare le strategie poste in campo nei due settori, in modo da rendere più efficaci gli sforzi comuni. La scommessa sulla trasformazione verde e digitale, infatti, assume carattere strategico per l’Unione europea lungo il sentiero della fuoriuscita dalla crisi economica:
investire in tecnologie, capacità e processi verdi e digitali orientati a supportare la transizione verso l'energia pulita ed accrescere l'efficienza energetica in settori produttivi chiave contribuirà in modo determinante a creare occupazione e crescita economica sostenibile, permettendo all’UE di avvantaggiarsi rispetto ai principali partner globali nella corsa nel mondo post‐Covid. Tra gli elementi che dovranno essere contemplati dai piani per la ripresa e la resilienza, che gli Stati membri dovranno presentare alla Commissione europea in bozza entro il 15 ottobre e poi in versione ufficiale entro il 30 aprile 2021, figura, pertanto, la necessità di chiarire come si prevede che le misure contenute nel piano contribuiscano alle transizioni verde e digitali, supportando il conseguimento degli obiettivi dell’European Green Deal e dell’Agenda digitale, e alle sfide che ne derivano. I Piani degli Stati UE, inoltre, dovranno essere coerenti, oltre che con le priorità del Semestre europeo, i programmi nazionali di riforma ed altri programmi operativi, anche con gli obiettivi dei piani nazionali integrati energia e clima e con i piani di just transition. Più nello specifico, gli interventi previsti dovrebbero consentire una rapida realizzazione di traguardi e contributi stabiliti nei PNIEC e i relativi aggiornamenti. In generale, tutte le attività finanziate dovranno essere perseguite nel pieno rispetto delle priorità in materia di clima e ambiente dell'UE. Gli obiettivi della transizione energetica, quindi, sono pienamente integrati nei piani più generali di riforma dei Paesi UE. La Presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen, nel suo State of the Union Address, è tornata sulle priorità delle politiche digitali ed energetiche per l’Unione europea. In particolare, la Presidente della Commissione ha espresso l’ambizione di fare del decennio appena iniziato il “decennio digitale dell’Europa”, sottolineando la necessità di dotare l’UE di un piano comune per l'Europa digitale con obiettivi chiaramente definiti al 2030, in ambiti quali la connettività, le competenze e i servizi pubblici digitali. Particolare attenzione viene posta in settori centrali per lo sviluppo di soluzioni smart per le città e non solo: l’utilizzo dei dati, la costruzione di un cloud europeo, l’investimento in intelligenza artificiale, il potenziamento delle infrastrutture. A riguardo dell’utilizzo dei dati, si rimarca il potenziale rivestito dai dati industriali, che oggi vengono utilizzati solo al 20% e per cui viene prevista una crescita di quattro volte nell’arco di cinque anni. La sfida è porre questa mole di dati
4 Le risorse del Fondo per la ripresa e la resilienza allocate all’Italia dovrebbero superare i 191 miliardi di euro, di cui 63,8 in sovvenzione e più di 127 in prestiti.
al servizio di imprese, PMI, start‐up e ricercatori perché possano utilizzarli per ideare nuovi prodotti e servizi intelligenti e sostenibili in vari ambiti, dall’energia alla mobilità alla salute. Anche in questo senso la Commissione europea immagina la costruzione, a partire da GaiaX, di un cloud europeo. Allo stesso tempo è necessario investire nella connettività sicura e nello sviluppo delle infrastrutture, a partire dal 5G, 6G e dalla fibra. Vengono altresì annunciati 8 miliardi di investimenti nella nuova generazione di supercomputer, oltre a voler sviluppare un’industria europea di una nuova generazione di microprocessori, che consentiranno di trattare importanti volumi di dati in maniera sicura ed efficiente dal punto di vista energetico. Nel complesso, il 20% delle risorse di Next Generation EU sarà dedicato alle politiche digitali.
2.2. Le linee guida del Governo italiano per la ripresa sostenibile e intelligente
Le linee guida approntate dal Governo italiano per la definizione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), diffuse a metà settembre 2020, recepiscono le priorità europee e sono coerenti con quanto espresso nel Piano di Rilancio, che prevede, tra le tre linee strategiche, la modernizzazione del Paese e la transizione ecologica e annovera, tra le nove direttrici di intervento, “un Paese completamente digitale”, “un Paese con infrastrutture sicure ed efficienti” e “un Paese più verde e sostenibile”. Inoltre, per il Governo italiano “gli assi portanti e prioritari del PNRR saranno la transizione verde e digitale del Paese, ai quali saranno destinate la maggior parte delle risorse disponibili nello strumento di ripresa e resilienza, in linea con le indicazioni della Commissione”. Si intende questa transizione come una trasformazione profonda dell’economia del Paese, che necessita di un’accelerazione nell’accumulazione di capitale materiale e immateriale, e quindi di una spinta consistente da parte degli investimenti pubblici e della capacità di mobilitare quelli privati, in grado di favorire un salto di qualità nella dotazione infrastrutturale italiana. Il PNRR si articolerà in sei missioni, che costituiscono aree tematiche strutturali di intervento, ognuna delle quali sarà composta da cluster di progetti omogenei. La prima missione riguarda la “digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo”, per la quale l’Italia ha bisogno di recuperare il gap che la separa dalla media dei Paesi UE in termini di spesa per ricerca e sviluppo, copertura e velocità delle connessioni fisiche di rete, competenze digitali e servizi digitali, in particolare nella PA. Pertanto, tra le altre misure, si immagina di sviluppare servizi digitali quali datacenter e cloud e di potenziare le infrastrutture, in modo da abilitare una diffusione più pervasiva delle tecnologie digitali, anche nelle aree a fallimento di mercato, a partire dal completamento della rete nazionale di telecomunicazione in fibra ottica e dallo sviluppo della rete 5G. Nella missione riguardante le infrastrutture per la mobilità, accanto agli interventi di semplificazione e di investimento per le grandi reti, viene previsto il supporto all’introduzione delle tecnologie digitali, con la formazione degli Smart Districts, oltre alla promozione di forme di mobilità lenta e sostenibile, in
particolare nel settore turistico. Si pensa, inoltre, alla creazione di innovation ecosystem, pensati come luogo di contaminazione tra ricerca avanzata, laboratori pubblico‐privati e terzo settore, così da rafforzare le ricadute sociali ed economiche dell’attività di ricerca. Nell’ambito della missione
“rivoluzione verde e transizione ecologico”, il Governo immagina una profonda trasformazione del settore energetico, all’insegna della decarbonizzazione, il potenziamento della generazione rinnovabile e dell’efficienza energetica e una ridefinizione drastica del comparto dei trasporti, nel solco degli orientamenti dell’European Green Deal e degli obiettivi del PNIEC. La trasformazione ecologica sosterrà la riduzione dell’inquinamento. Ad oggi il 3,3% degli italiani vive in aree dove i limiti per la presenza nell’aria di sostanze inquinanti nell’aria fissati dalle direttive europee vengono superati e l’inquinamento del suolo e delle acque, soprattutto in pianura padana, risulta elevato. La dimensione urbana riveste un ruolo centrale. Saranno adottati piani urbani per il miglioramento della qualità dell’aria e per la forestazione urbana, misurandone anche l’impatto sulla qualità di vita dei cittadini, e andranno sviluppate le infrastrutture per la decarbonizzazione dei trasporti e la mobilità di nuova generazione.
Sarà supportato, inoltre, il miglioramento dell’efficienza energetica per gli edifici pubblici e privati, gli stabilimenti produttivi e le strutture sanitarie, intervenendo allo stesso tempo sulla loro messa in sicurezza, così da accrescerne la resilienza di fronte agli eventi naturali. Per implementare le misure sopra descritte e supportare gli investimenti per la transizione energetica e digitale, oltre alle risorse derivanti dal Fondo per la ripresa e resilienza, sono previsti fondi nazionali. Tra questi, il Fondo per il Green New Deal (4,24 miliardi per il periodo 2020‐2023) e il Fondo per il rilancio degli investimenti per lo sviluppo sostenibile e infrastrutturale dei comuni (4 miliardi dal 2025 al 2034), a cui si aggiungono i contributi concessi ai comuni per investimenti in progetti di rigenerazione urbana (8,5 miliardi per il periodo 2021‐2034) e per la messa in sicurezza degli edifici e del territorio (8,8 miliardi tra il 2021 e il 2034).
Questioni chiave
L’emergenza COVID‐19 è intervenuta in un momento particolarmente cruciale delle politiche di sostenibilità promosse a livello comunitario, con la svolta rappresentata dal Green Deal europeo.
Gli impatti sanitari, sociali ed economici della pandemia sono stati particolarmente severi e molti degli strumenti messi in campo per uscire dalla crisi innescata sono nel solco della promozione di tecnologie verdi, digitali e a zero emissioni di anidride carbonica. Quali potrebbero essere i possibili impatti di medio e lungo termine della pandemia sugli obiettivi di decarbonizzazione al 2050? Quali effetti sulla traiettoria già pianificata dal nostro paese (es. PNIEC)?
Come detto, il Next Generation EU mette al centro della ripresa economica europea la transizione energetica e quella digitale. Quali vantaggi il primo percorso può produrre per l’altro e viceversa e quali strumenti adottare perché i benefici di questo processo possano essere maggiori possibile?
Il Governo italiano ha presentato le linee guida per la definizione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Quali i principali pregi e quali le criticità più importanti dell’impostazione proposta?
Il Governo dovrà selezionare, tra molte centinaia di proposte, i progetti da inserire nel PNRR da presentare alla Commissione europea. Quali pensa possano essere i più funzionali a sostenere il potenziamento delle infrastrutture energetiche, la digitalizzazione dei sistemi energetici e la smartizzazione delle città e dei territori? Quali criteri di selezione da adottare per garantire un approccio di sistema, scongiurando il rischio di procedere con una logica a “silos”?