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university of Connecticut ibraries DG975C2C3 Casa nel paesaggio di Capri / 3 =1153 DDMbbDSb 1

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(2)

university of Connecticut

ibraries

DG975C2C3 CasanelpaesaggiodiCapri/

3

=1153 DDMbbDSb

1

(3)
(4)

Digitized by the Internet Archive

in 2010 with funding from

Boston Library Consortium IVIember Libraries

http://www.arcliive.org/details/lacasanelpaesaggOOceri

(5)

EDWIN CERIO

LA CASA

NEL PAESAGGIO DI

CAPRI

LE PAGINE DELL'ISOLA

COLLEZIONE BIBLIOGRAFICA CAPRENSE

EDITORI ALFIERI & LACROIX Roma

MILANO-FIRENZE-NAPOLI

(6)

Ì5&

C3

Proprietà riservata

SOCIETX anonima stabilimenti arti grafichealfieri & LACROIX - MILANO

(7)

Paesaggiodi

sogno

e di leggenda;terreri- fiorentidi

una

giovi- nezza piùvolte mille- naria, allegre di luci e di colori della più violenta

gamma

del- l'azzurro; isola gioio- sadicanti esuoni

che

serbano ancorail rit-

mo

dicantilene grechee fenicie.

Paesaggiodibalze infernali

che

riflettono il loro orrore nel più placido dei mari; di piani argentati dall'ulivo e prati giulivi d'unafloraintensa cheinun'orgiadicolori fondeletintedellespecie alpine

con

quelle della vegetazione delle desertiche lande africane.

Paesaggio

permeato

da

memorie,

ricordi, tradizionie superstizioni leggendarie: ca- verne

montane

e grotte

marine

entro le quali

Omero

fece echeggiare il cantus luctuosus delle figlie di

Acheloo

e della

musa Melpomene.

Terra

che

serbale

impronte

inviolate di tuttiipopoliche

migrarono

nell'incessante flusso della

umanità da

Oriente ad Occi- dente, nel riflusso

da

Settentrione a

Mez-

zogiorno. Nelleanfrattuositadidirupipau- rosi,

come

le

zampate

di esserifavolosi

Polifemi e Ciclopi ferini

chefoggiarono, sull'isola,imateriali dellaleggendaodissea.

Nei

riparisottoroccia,

documenti

proto- storiciepreistorici;forse avanzi dell'uomo

contemporaneo

dello

Elephas Antiquus:

manufatti litici, conglomeratid'ossa di uo-

mini

selvaticied'ossa dianimalidomestici che, nella

ormai

disusata pratica raziona- listica della spiegazione dei miti, dovreb- bero farciascrivere alla antropofogia del- l'uomoeneoliticoil

passatempo

delleSirene ridotto allafunzionedi

Animiermaedchen

perattrarre i navigatori malaccorti chefi-

nivano

nelle pentole di

bucchero

nero.

Documenti,

ancora, delle

prime

attività ar- tistichedegli eneolitici

ornati incisi

con

l'unghia, bugnette, cordoni,graffitiadente

dilupo

il

complesso

delle

prime mani-

festazioni spirituali

con

le quali l'

uomo

primitivo dovette ingannarelanoiadiquel

lungo

sbadiglioche separò l'umanitàpri-

migenia

dall'etàdel bronzo.

Armi

inselce, utensili d'ossidiana, nelle officinedonde, dalla pietra focaia scheggiata, partirono le

prime

scintille che

dovevano

accendereil

fuocodellaciviltà mediterranea intornoal quale

vennero

poi a scaldarsi le

masse

invaditricieurasiche ed indoeuropee.

Altre

impronte

ancora, inquesto paesag- gio di leggenda: nelle

mura

pelasgiche intatte, sullequali riposanole

fondamenta

della anticacittà dei Lestrigoni, impronte dei predoni di Acarnania venuti

con

Oebo- lus

figliodi Teloneedella ninfaSebete

adar sedeinCapri al

regno

dei Teleboi.

Poi

su questo substrato di preistoria favolosa

il

segno

incancellabile dell'ar- tiglioimperiale: nell'Opusreticulatum, nel testaceum gli avanzi mùtili della

minus-

cola Capri emula, pel fasto dei Cesari, della

Grande Roma.

Peri campi, perlegrotte votate a culti diIddii silvani

— quando

il diritto fore- stale

non

eraildirittoche è oggi, di ster-

minare

le foreste,

ma

il jus

divinum

di Druidi e di

Romani —

per la

campagna,

sullependicideidodicicolliche

conobbero

lagrandezza didodiciville imperiali,oggi ancora

una

profusione di

marmi

infranti;

dovizia di pentelico, serpentino, porfido, granito egizio e giallo eneroerossoantico.

Poi altri segni edaltreimpronte:nel sesto acuto degli archi, nelle finestre bifore il

ricordo della bionda barbarla di Goti e Qeti, Alani eMessageti e

Normanni.

Nei

porticieneiviottoliaugustidi Capri medievale, negli sbarramenti delle gole rocciose che ci diedero il

modello

delle

mura

a secco, l'

impronta

del terrore che dovetteroincuteresu queste

sponde

ipoeti della pirateriamediterranea

Barbarossa, Bassa, Dragut, Mustafà. Negli ondeggia- mentidella

palma

dattiliferaancoraqualche reminiscenza della

dominazione

saracena.

(8)

Abbiamo impronte

del sentimento reli- gioso e delle

maniere

decorativebizantine, in freschi e mosaiciditemplicristiani dei primi secoli

che

ci ricordano la contesa fraBisanzio e

Roma.

Ed

infinetroviamoancora,vivadi ricordi, caldadella vitacontemplativa

non

ancora spenta dei

monaci

eruditi diS. Benedetto, l'improntadella

dominazione

certosinasul- risola: traccie della pazientearte di allu- minatori di

pergamene

e costruttori di monasteri nel chiostro di

San Giacomo,

meraviglioso

esempio

diarchitettura rurale del

400

e

500

e nelle torri di guardiadel litorale

con

lequali i

monaci

si prepara-

vano

allaconquista del

regno

de' cieli

con

ladifesa del loro paradisoterrestre.

E

poi altre

impronte

ancora:della

domi-

nazione sveva, angioina, aragonese;

im-

prontedi

malgoverno

borbonico,della su- perbiabritannica e dell'oltracotanza fran- cese chefrail

1806

ed il

1808

sidisputa-

rono

lasignoria della"piccolaGibilterra".

Dominazioni

che

dai segniesterni della loro potenza

parvero affermate per le eternitàe chepoi,

una dopo

l'altra,

scom-

parvero a provare la instabilità di tutti i

domini

materiali eda ribadirelaperpetuità della solaonnipotenteforza capace dido-

minare

dall'Italia,

da

Capri, il

mondo

: la forza della bellezza.

Queste

le

impronte

ditutte legenti ve- nute ad abbeverarsi della bellezza della nostraterra,in Capri; isegni dellaevolu- zione

umana

avida della luce, bisognosa

del calore di questo

grande

piccolo

mare

mediterraneo.

Ma

su tutte queste im- pronte che

hanno impresso

il carattere della

umanità

varia,

multanime che

è pas- sata per queste sponde, è

venuta

oggi a soprapporsi

una nuova

impronta,il

segno

di

una novissima

civiltà, della

domina-

zione dell'industrialismo e del

commer-

cialismo di

una

borghesia

rapidamente

e

malamente

arricchita.

Su

Capri, anche, è arrivata l'onda del

"bocconismo":

diquesta ultima

forma

degenerativa dal gusto ita- liano.

Anche

su Capri pesa la minaccia

d'un regime

di speculazione terriera ed alberghiera.

Nel

teatro delle piiibellescenedellatra- gediadei Cesari, nella sede dei romantici

domini

barbareschi e berberi, sulla terra

che

fu dolce

dimora

contemplativadeibe- nedettini

distillatori di elisiri certosini e decoratori pazienti dei codici

che

ci nar- rano le istorie di questa terra

si

mani-

festano le

prime

avvisaglie della"guerra industriale".

La

lotta per laconquista

da

questo o quel

gruppo

bancario, delle bel- lezze naturali, dello "sfruttamento" delle risorse climatiche, della

messa

in valore dell'azzurro del cielo, della trasparenza delmare.

IlmitoOdisseo, disusato,serveadinsegna di

uno

stabilimento balneare, e lo scoglio della

Antemussa

è già contaminato dalle brutture del calcestruzzo.

Fra glieffluvi dei mirti e dell'assenzio, in tutta laflora aromatica

che profuma

le balze dei monti,

non

è più la

droga che

vi crescevaperintossicareilvino

pramnio che

inebriavagli eroi.

Capri, terradi artisti e dipoeti,

meta

di sognatori,

va

diventandol'Eliseo dei fore- stierai.

Ed

il blasone della

nuova

nobiltà del

danaro

si

sovrappone

alle

impronte che

vi

ha

lasciatolastoria.

E

sul paesag- gio, sulla edilizia, sututte lecose chepor- tavano il

marchio

della bellezza mediter- ranea, minacciadi affermarsi il

segno

ra- pace della

mano rampante

in

campo

d'oro, lo

stemma

del pescecane.

^?&^C^

Esistonoancora,dimenticate

od

ignorate, imaginidell'anticopaesello: stampe,dise- gni,tele.

Cose

dialtritempi:

fughe

di archi e di volte, profili di tetti acupole schiac- ciate,dai sestigotici raddolciti dalla grazia dell'arte

muraria

nostrana; parapetti rabe- scatie merlati,murettitraforati

da

occhiaie ovali attraverso alle quali il cielo

sembra

tagliato in scheggie di turchesi per inco- ronare iparapetti dellegranditerrazze

che

affacciano sulmare.

Ilpittore Gigante, napoletano,

ha

lascia- to nei suoi ricordiprofilidella vecchiaCa- pri eseguiti nel miglior periodo della

sua

attività, frail

1820

ed il 1840.

Uno

schizzo

di quel paesista ci mostra l'entrata della cittadina dalla salita della

Marina

Grande.

In

un

altro schizzo è la riproduzione di

una stampa

dell'istessa epoca checi pre- sentailcentro del paesello visto

da

levante, dagliortidi

Fuor

lo

Guado.

Ilcaratteredel-

(9)
(10)

Capri-SalitadallaMarina(daun disegnodiGiganteversoil1820-40).

l'architettura locale, vario ed

impensato

perlafoggia strana deitetti,ciè

tramandato

integro nelle linee dellabellissimachiesetta di S.Costanzo.

Con

itentativi diindustrializzazione del- l'isola, si

sono

avutele

prime

minacelealca- ratteredel paesaggio e dell'architetturalo- calichecostituiscono l'espressione

genuina

delgustodellagente

paesana

affinatadalla secolare tradizione di un'arte primitiva in perfetta corrispondenza deibisogni di

un

popolo semplice, gaioe spensierato.

Da mezzo

secolo aquestaparte

sono

in- cominciate le

prime

deformazioni diquel gusto, si èperduto l'equilibrio fra l'ideae la cosa, interrotta l'armonia fra il

mezzo

edil fine,che

sono

gli elementidellasta- ticavitaled'un popolo ed'unaregione.

Bisogna

fermarsi a pensare quello che sarebbe oggi Capri

e quello che forse potrà ridiventare

se

una mente

ispirata,

non

necessariamente d'un poeta o d'un ar- tista,

ma

d'un

uomo

pratico,avessepotuto,

come

potrà forse ancora,ricondurrel'attività dei costruttorialle sorgenti vive del gusto

locale.

La

conservazione del carattere, la preservazione del paesaggiodi Capris'im-

pongono

oggi più

che mai

persalvare dalle deturpazioni del

cemento armato

e della trave di ferro lebellezze di un'isola

che ha un

patrimonio regionalediarchitettura del più altovalore materialee spirituale.

Il bel

campanile

diCapri

con

lasua pa- tinasecolareedilquadrante che mettesulla piazza

luminosa una

gran

macchia

di zaf- feronevividosarebbe

un

gioiello incorrotto se

non

vi avessero addossato

un

ignobile scatolonedi

muratura

che

sembra

staccato di piantada

un

trattatellodi ordini archi- tettonici ad

uso

deideficienti:

una

stazion- cella difunicolare che potrebbe farla sua bravafiguraccia su

un

piazzale ferroviario di BustoArsizio o di Sampierdarena. Pen- sate al profilo della porta del paesello,

come

celo

ha

raffigurato,schematicamente,

il Gigante e paragonatelo a quella idiota

«terrazza della Funicolare» evedetequale occasione siè perduta perfarediquel de- lizioso osservatorio delpiù divinopaesag- gio del

mondo un

luogo di delizia,

una

(11)

Cortiletto diunacasa; colonica.

semplice bella spianata che s'affacciasse sull'anfiteatro flegreochelavista abbraccia dal

promontorio

Circeofino aquellodiMi- nerva.

Questo

paesaggioèstatoguastatodaqual- che dozzinadicolonne leccate, stuccate.

La

bella colonna tipica di Capri, sorreg- gitricedi

pampini

eroseti, sopportod'archi edi volte,nella concezionedei novelli apo- stolidel

cemento armato

è diventatailpie- dritto di

una

struttura

da

baracca,

messa

a sorreggere

una

dozzinadi

lampadine

elet- trichefulminate!

Come

queste,

abbiamo

avutoaCapritante altre,

ahimè

troppe,deturpazionidello stile e della

maniera

architettonica

paesana.

Abbiamo

avutola

mo-

struosa caricatura della «palaz- zina

medioevale

»

astrisce di porfido imitato

con

la calcina spruzzata di

nerofumo —

ed i

merlicopiati

con una

esattezza esasperantedaipivibrutti

esem-

pi di questo

pessimo

genere, e le finestre gotiche truccate

con

glistucchifalsi.Ilcancelloenor-

me

che <!finge» l'entrata ad

un

parco inesistente, i loggiati

con

le colon- nine di ghisa argentata...

Abbiamo

avuto, ed abbiamo,lesofisticazioni delclassicismo diesportazione: la«Villa» pretenziosa col

pronao

di calcestruzzo,il«tempietto»greco;

ed ancora:le falsificazionidellostilearabo, tutte le imitazioni leziose di

un

romanti-

cismo

architettonico,superato

oramai come

èsuperato tutto il

ciarpame

della vanità locandiera che

ha

infestatol'Italiainquesto ultimo quartodi secolo.

Alle folate di cattivo gusto, alla degene- razione delle

forme

primitive della vita

paesana ha

resistito, nel divino paesaggio di Capri, la casa di Capri, l'abitazione rurale, pae- sana: lastruttura pienadi gra- zia,bianca, civettuola,

armonica

nelleforme,perfetta nelle «pro- porzioni».

La

casettache

non

è la «villa» e

non

la «palazzina»,

non

il «castello» dei rigattieri arricchiti,

ma semplicemente

ed ineffabilmente la casa di Capri cheè forse il più

compiuto mo-

(12)

Lacasa delcarrettieread Anacapri.

dello cui possaispirarsi lafantasia dei co- struttoridi case

moderne

villarecce.

Ilsistemastrutturale dell'architetturaiso- lanalaquale, intempi remoti,

con

grandi disponibilità di materiale ligneo (Capri

ha

avutofittissime foreste)

doveva combinare

lederivazioni dei sistemi siriaco e greco,

deve

essersi lentamente evoluto,

dopo

l'e-

poca

romana,

per arrivarealle strutturedi ossature muralia coperture spingenti

che ha

il

suo

prototipo nella volta

con

pie- dritto.

Nelle rovine dei palazzi augusto-tibe- riani,nei ruderi delle costruzioni templari

ancora evidente quella della Grottadi

Matromania —

restano avanzidel tipo fon-

damentale

disistemasimmetrico e

simme-

tricamentecaricato epropriamente divolta a bottesupiedrittimuraliottenuto a

mezzo

di conci a giunti normali all'asse intra- dossale.

La

volta a botte

ha

avuto,più

comune-

mente, il sesto circolare,

ma, anche

origi- nariamente, l'intradosso ribassato

volta e sesto «ingannato» dei nostri muratori.

Abbiamo

poi avuto lavolta a cupolasfe- rica e tutte le varietà di archi a sesto, acuto, di origine

romanica

egotica, delle qualilaCertosadiS.

Giacomo

ci offre an- cora

un campionario

interessantissimo

con

tutte le derivazioni di volte a gaveta, a croce, a schienad'asino.

I costruttori del'400 e'500 ci

hanno

la- sciato altri esempi,in costruzioni civili e religiose,di strutture a volteche

dopo

quat-

troocinque secoli di esistenza atutti gli agenti esterni stannoatestimoniare laec- cellenzadi

un

sistema

murario

chealpia- cevoleeffettodecorativo unisce

una

solidità organica che la trave di ferroed il calce- struzzo

non

arriveranno

mai

ad uguagliare.

Nella casadei Cerio, che fu castelloco- mitalee

dimora

della regina

Giovanna

di

Angiò

fino dalla fine del1300,

dopo

cinque secoli si

conservano

intatte volte in

sem-

plice

muratura

a lapillo battuto esterna-

mente

checostituiscono

una

raccolta delle piùsvariate foggestrutturali dirobustezza e bellezza imperiture.

Le

«lamie»capresi

ossiagliorganismi a volta tipici dell'architettura primitiva

formavano

fino alla

comparsa

della trave diferro,

che

rimonta atrent'anni or sono, l'elemento

fondamentale

della bella arte

muraria

paesana. Conferivano al paesello

un

carattere

che

lorese celebre nelle

com-

posizioni dei paesisti francesi, inglesi ete- deschi

che

vi

convennero

sin dai principii del 1800, costituendovi quella colonia di genuiniartisti

oramai

estinti.

In questi ultimi anni, e cioè dal

1880

al- l'epoca della

grande

guerra, gli ingegneri

che vennero

ad uccidere lo spirito ed il

senso dell'arte dei nostri muratori estem- poranei introdusseronelle strutture

nuove

le«palazzine» ed i«villini» dellabor- ghesia merciaiuola

latravedi ferro

che ha consumato

il

maggior

delitto di lesa bellezza nell'isola

famosa

per le sue «la-

mie

»in

muratura

alapillo. Inun'epoca in

(13)

Porticodellacasa ArcucciinAnacapri.

(14)

IO

cuilatecnica

ha

trionfatosull'arte,elecon- cezioniumanistiche

hanno dovuto soccom-

bere ai calcoli di

un

gretto positivismo economico,

non può

meravigliare

che

il

computo

bruto del costo dei materiali ele leggi della

meccanica

razionale abbiano tentato didistruggere

una

foggiadecorativa e strutturale affinata

da

tradizioni di

buon

gustosecolari.

Per fortuna

un nuovo

calcoloeconomico, dettatodalla

fame

di ferro che

ha

attana- gliatoil

mondo, dopo

laguerra, nelle stret- tezze del

contingentamento

di materiali metallici, si è oggi

imposto

sull'isola di Capriconsigliando il ritorno ai metodie sistemi antichi di costruzione.

Ed

oggi noi assistiamo

con

gioiaa questa rievocazione della bella voltacapresein muratura.

La

grazia dell'edilizia

paesana

è sopra tuttoevidentee perfettamenteintonataal l'ambiente nelle più rustiche e

più semplici abitazioni

che

co- stituiscono

modelli

insuperati dalle elaborazioni degli inge- gneri earchitettichesiispirano, più

che

all'armonia delle circo- stanzenaturali,ad

insegnamenti

dell'aridatecnica scolastica.

NellaCappelladellaCroce, sul- le falde del

monte

S. Michele, eretta nella

seconda metà

del

1400

«dall'uomodiarmi» Alfe- rello Ferrace è ancora integra

una gemma

del migliore stile caprese di edilizia rurale.

In

una

casetta di Caprile, mostrataa pa- gina5,èillustratoiltipopiù

comune

e così caratteristicodella voltaa botte: ladimora- tipodelcontadino

con

il cortiletto cintato e lapergola,allietato dai tralci della vite decorativa e festosa

quando

d'estate pro- tendei

pampini

ad

ombreggiare

la facciata solatia.

Un

particolare architettonico di squisita eleganzaè il portico d'entrata della casa Arcucci.

La

«casadel Carrettiere», sul li-

mitaredel villaggio diAnacapri,

mostra

la tipica struttura della scaletta d'accesso ed ancora il cortiletto cintato.

Una

vista in- terna, di

un

cortiletto,è mostratonella ca- settarusticariprodotta a pag.7,chefavedere

anche

la colonna formata di

un

semplice stelo cilindrico di muratura, troncato in alto nettamente, senza capitello.

Un

bel pergolato

con

colonnedioriginale

sagoma

è

pure

qui riprodotto, tratto

da un

bel di-

segno

del pittore EnricoGargiulo, il

mo-

desto e così valoroso paesista caprese che, nelle magnifiche tele della sua va-

riata

produzione ha

trasfuso l'anima stes- sa del mare, del cielo, del paesaggio di Capri.

Un

particolare decorativodiestremo in- teresse per l'impensata ed originalissima

sagoma

che ricorda

un

minareto araboè quel

comignolo

chetroneggia, inAnacapri, sulla romanticacasetta del«prete calabre- se» che merita

un

pellegrinaggiodiartisti ed architetti.

Scena: ad oriente il golfo poseidonate, l'anfiteatro sul qualesi affacciano Amalfi, Positanoe tutti i paeselli ridenti del golfo di Salerno; a mezzogiorno, ai piedi della cala di Tragara, ilporto tiberiano, il

Mo- nacone —

l'Apragopoli del verso faceto di

Augusto

(?) —, gli Scopoli, rittisulmare.

A ponente

il Polifemo; a settentrione,fra la grotta di Graziella ed il Polifemo, le balze rocciose che

sembrano

tratte

da una

incisione di

Gustavo

Dorè. Tut- t'intornoboschetti dimirtoebo- scaglie di ginestra, di lentisco, dirosmarino;

un

vialedicipres-

si,

macchie

di pino d'Aleppo e di lecci. Arrampicata

su

quelle balze,nelcentrodiquestascena, la CasaSolitaria.

Altra scena: in lontananza il

golfopartenopeo,nel

primo

pia-

no un

cipresso solitario ed

un

piccolo giardino desolato, cir- condato

da un

alto

muro:

è il

giardino della casa del «prete calabrese»

in Anacapri.

Sono

scene di sogno, cose fatte per la quiete,perilriposo,perlacontemplazione:

case diCapri.

Un

piccolo eremo, ancora: il «Rosajo»,

una

casetta di

due

otrestanzette,

con

gaio giocodivolteed

un

giardinetto tutt'intorno cintato

da

vecchie

mura

nascoste

da

fitti roseti; quattro colonne ed

una

festa di pampini,di rose,di

campanule

azzurre: è l'eremodellerose.Un'ultima scenadipace e di riposo, l'interno di

una

piccolissima casetta di

una

semplicità

da

anacoreta: la

camera

da

pranzo

della casa Romita:

un

grosso

camino

che ripete, su mattonelle di maiolica, il

motivo

dell'ulivo

che

si di-

segna

sul pavimento.

Le

pareti senza

un

quadro; pochi edausterimobilidimassic- ciocastagno.

Queste son

case di Capri, case intonate ed armonizzatealpaesaggio di Capri.

Il popolo isolano, finché

non

subisce l'influenza del gusto di importazione, in-

(15)

Un

comignolofantastico inAnacapri.

(16)

12

tuisce il principio estetico che vuole l'edi- lizia armonizzata al paesaggio, collegati l'uno all'altro da

un

vincolo di relatività cheè il segreto della bellezza dei luoghi.

Le

contrade eccentriche dell'isola

le più lontanedal centro,

dove

è arrivatal'o-

pera livellatrice di tutte leconcezioni edi- lizie

contrade sparse per

monti

e val- lette che

sembrano

dimenticatedal traffico dei forestieri

a

Matromania,

inCapri ed a Caprile, alle Boffe, al

Timpone,

in

Ana-

capri

deliziosi

aggruppamenti

di casette villiche,

ognuna con un suo

peculiare ca- rattere che è risultato dai particolari biso- gni, dalla speciale estrinsecazione del gu- sto dei loro costruttori.

Ed ognuna

porta l'improntadell'opera concepitaindividual- mente.

Ogni

fabbrica ha, nella

massa

e nel particolare

nel sesto degli archi, nella

modanatura

dellecolonne, nella foggia dei comignoli

ognuno

differente dall'altrosul- l'istessacasa

— un'impronta

di «fattura a

mano

» la linea

eye-sweet

che è

come

il

marchio

della nobiltà e dignità d'ogni fa- tica

umana

ingenerata dal genio creativo sposatoalla passionedell'artefice.

Ilcarattere dellacasadi Capri, nel pae- saggio di Capri, risulta dalla perfetta ri-

spondenza

dell'unaall'altro:dallasana ar-

monia

delle linee scaturisce, spontanea, dalle fonti della tradizione del popolo so- brio,

composto;

dallaintima dimestichezza e dalla osservazione e

conoscenza

degli usi e dei bisogni del popolo stesso che, per la stratificazione culturale della razza, trova in sé stessoglielementi esteticidel- l'ediliziae

può

fare a

meno

degli insegna-

menti

formalistici della tecnicaartata.

Nel

paesaggio di Capri la casa ha, per sfondo scenografico, la roccia, il mare, il cielo: laroccia d'una modellazione fanta- stica

come

plasmata da

un

genio tellurico michelangiolesco; il

mare

ches'ubbriaca

e vi ubbriaca

inun'orgia di cobalto, in

uno

scintillìo di smeraldi e di zaffiri; il

cieloche,

quando non

è terso elucido co-

me un

metallo arroventatoalcaloreazzurro,

ha

giochi di

nuvole

d'una fantasia

impaz-

zita.

Su

questo

mare

e su questo cielo, sullarocciainfocata, l'albero, ahimè, stenta

una

vita minacciata

continuamente

dalla rapaciaselvaggiadel legnaiuolo.

E

la

mag-

gioredeturpazione del paesaggio diCapri

e quella che occorrerà combattere più

strenuamente —

èquella della bellezzafo- restale dell'isola.

Quanto

si dice di Capri può, malauguratamente,ripetersi pertutta la bellezza d'Italia, la bellezza mutilata dalla distruzioneforestale.

Norman

Douglas, l'eruditoconoscitore e studioso di questeterremeridionalichein

OJd

Calabria e Siren

Land ha

dato alla letteraturadescrittivapagine

permeate

dal- l'incomparabile fascino del nostro paese,

ha

inciso in

una

rara

monografia

(1) parole che

sono

forse poco più che suspiria

de

profundis^

ma

che

dovrebbero

risonare nelle nostre coscienze

come un monito

sullaro- vina forestale completa

— che

sarebbe la rovinadelnostropaesaggio

cui

andiamo rapidamente

incontro.

La

più triste constatazione che si possa fare sul progredire della nostra gente è quella dellainvoluzioneculturalecheporta

il nostropopoloacombattere,

con

la rab- bia del vandalo, quelle

forme

di vita

che sono dovunque

fattori di prosperità e di civiltà, elementi di ricchezza e

motivo

di bellezza: lavita delle piante elavitadegli uccelli.

Le

correnti di civiltà

passando da una zona

all'altra

hanno

lasciato,

come segno

del loro

abbandono,

la

depauperazione

fo- restale delle terre

una

voltafloride. Tuttii

paesi

eminentemente

boschivi nei periodi di

maggiore

cultura eciviltà

hanno

perduto

con

il primato della civiltà edella cultura

illorotesoro forestale: cosìperl'AltoEgitto

— donde mossero

le

prime

correnti delpro- gredire

umano —

perlaSemeria,l'Accadia;

perBabilonia, Creta, per laFenicia, l'Assi- ria,Niniveh,Antiochia, Rodi, Cartagine,Ge-

rusalemme, Pergamo,

Roma... Tutte terre devastate, oggi, dal disboschimento, terre sitibondeedarse.

Oggi, più

che

mai, è necessario

che

il di- ritto forestale ridiventi

un

culto sacro al paesaggio, alla bellezza dei luoghi, alla

economia

idrica, alla produzione agricola.

Oggi

la cultura della terra, basataprin- cipalmente sulla

produzione

delle piante erbacee,sièmostratainadeguataaibisogni dell'alimentazione e si

può

prevederee si

deve

augurareil ritornoalla cultura arbo- rea. L'Italia

ha

intere regioni

da rimbo-

schire, e regioni,

come

quelle appennini- che, chein

regime

di

economia

arborea

specialmente

con

ilcastagno

potrebbero dare

un

validocontributoall'alimentazione popolare.

Capri era

un

giorno

nel giorno della sua

grandezza romana —

copertadi selve el'effetto di questa

gemma

verde incasto- nata in

un mare

di turchesi e smeraldi

deve

essere statosublime.

Chi sospetterebbe ancora l'esistenza di fittissimi boschi, finoad

un

secolofa, sulle pendici che

formano

oggi la landadeser-

(1)N.

DOUGLAS:

Theforesta!conditionsof Capri.

(17)

13

ticadel Solare, sui dolci declivi della Mi- gliara,

dove

il bosco diCercito alimentava

l'artedeimastrid'asciadei cantieridiS.

M.

borbonica?

Poco

più di

mezzo

secolo fa era cosìfittalaselva di querce ed ontani sui pianidigradantidelSolarechei vecchi contadini ancora ricordano l'obbligo fatto dal

Comune

aipossessoridivacchedi

mu-

nirle di

campanelle appese

al collo per- chè

non

si smarrissero nella

macchia

più densa.

La

salvezzadel paesaggio di Capri

deve

essere lasalvezzadelsuocarattereedilizio, lapreservazionedei

monti da

ulteriori de- vastazioni, laricostruzione delpatrimonio selvicolo.

È con

veragioia ed orgoglio chesi

deve

registrare il caso così raro d'un

uomo

di

Governo

che abbia datoascoltoad

una

voce clamante in

un

deserto che

deve

ridiven- tare un'oasi: S.E.Micheli,ministrodìAgri- coltura, edotto delle condizioni forestali dell'Isola,

dava

recentemente disposizioni perlaesecuzione di

un

progetto forestale che

aggiungerà

alpaesaggiodiCaprilanota chegli

manca

percompletarnelebellezze.

Ma

già qualche tentativo di volonterosi selvicultori

ha

gettato qualchebella

mac-

chia di verdesullascenadi questa saxosa Telonisinsula. Restano ancora pochissimi esemplari del

Pinus

pinea^ il nobilissimo pino del paesaggio che ispirò i romantici della scuoladi Scheffel.

Crescono

spontanei,nell'isola, specie ar- boree di robustezza e bellezza singolari;

fraessi il pino d'Aleppo

P. halepensis

che nelle ricerche botanichedel Costa, del1840, venivaadditato

come

pianta «che per

non

esserestataritrovata inaltra parte del

Regno può

dirsicaratteristicadiCapri».

Così pure il ginepro

—J.

phoenicia

che, inesorabilmente perseguitato dall'accetta, resistealla estinzioneed allieta la selvag- giasolitudine delversanteoccidentale

dove

sfida lafuria dei venti di ponente.

Dellequerce,

una

volta così abbondanti,

non

restano che pochi esemplari sparsi per tuttal'isola,

una

piccola selva intorno alla torre di Materita ed

un

delizioso pic- coloboschetto alla Migliara che

un

poeta del pastello, il Casciaro,

ha

chiamato il

«Corot» del paesaggiocaprese. Eleied on- tani, ed

una

bassafrattafittadicorbezzolo,

ginestra e bellissimi carrubi allietano

con macchie

purtroppo molto rade i dirupi

meno

accessibili.

Ma

se,nel paesaggio caprense,è radae misera la selva, è invece ricchissima la flora

minuta

chevi

raggiunge una

inten- sità di specie quasi sconosciuta in altre regioni d'Italia.

E

laricchezzadi colori, la profusione dei

profumi mettono

nel pae- saggiodi Capri

una

nota d'allegria

che

è fra lepiù leggiadre attrattivechecostitui- sconoil fascino di questo piccolo scoglio mediterraneo.

*4:*

Ho

arricchito questa breve descrizione dellacasa e del paesaggio di Capri didi- segni del pittore Enrico Gargiulo, che

ho

giàmenzionato. Gargiulo è fra gli artisti nostri

uno

di quelliche

con

più profondo intuito

ha

interpretato,colcolore e l'atmo- sfera diCapri,lafoggia ediliziacosì carat- teristica. In altre monografie su Capri

mi auguro

dipoterdarequalche riproduzione deglialtriartisti rappresentativi dell'Isola

di

Augusto

Lovatti che

ha

trasfuso in migliaia ditele la smagliante

gamma

del nostro

mare

e delle nostre rupi; di Gof- fredo Sinibaldi, del Federico... e di tanti altri che

hanno

consacrato

con

laloro arte labellezza di Capri.

E

quivorrei sciogliere

— con

lasemplice espressione del

mio animo

grato

il

mio

voto di riconoscenza per Carlo Siviero, l'insigne ritrattistache, a Capri,

ha

voluto completarsé stesso

come

paesista

con una

ricca collezionedi teleche

immortalano

la divina poesiadella luce e del colore e del quale

mi

èstatoconcesso di riprodurre il

suggestivo

suo

studio

d'un

angolo della Certosa.

Questa monografia

è stata poi arricchita

da

venti tavole del fantasioso pittore

Gen-

naro Favaiche

con una

arditezza ditratto ed

una

insuperataoriginalitàdi sintesi

ha

fissato in magistrali disegni lo stile e la foggia dell'architettura rurale caprese.

Al Gargiulo, ad

Hans

Paule, autore del bel disegno di Anacapri, a Carlo Siviero ed a Favai

vada

l'espressione del

mio

ani-

mo

grato per il valido contributo datomi nellacompilazionedi questa

prima

rievo- cazione artistica della casa nel paesaggio di Capri.

(18)

INDICE DELLE TAVOLE

av

(19)

TAVOLE

(20)
(21)
(22)
(23)

(2) Pergolatod'entrataad

una

casadi contadini(disegno diE. Gargiulo).

(24)
(25)

(3) Casetta di Anacapri (disegnodi E.Gargiulo).

(26)
(27)

(4)

Eremo

diS. Mariaa Cetrella(disegno di E. Oargiulo).

(28)
(29)

(5) Il "Polifemo"

che segna

il termine del giardinodella

Casa

Solitaria.

(30)
(31)

La

"Casa

Solitaria"dell'autore.

(6) Interno della

"Casa Romita"

dell'autore.

(32)
(33)

(7) Magnifici esemplari di

Pinus

Pinea, il pinocaratteristico del paesaggiodi Capri.

(34)
(35)

La

casadel "Prete calabrese"in Anacapri (disegnodi

Hans

Paule).

(8) Giardinodel

"Rosaio"

dell'autore.

(36)
(37)

(9) G.

FAVAI

-

"Casa

Solitaria"dell'autore.

(38)
(39)
(40)
(41)
(42)
(43)
(44)
(45)
(46)
(47)
(48)
(49)
(50)
(51)
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(53)
(54)
(55)
(56)
(57)
(58)
(59)
(60)
(61)
(62)
(63)

(22) Q.

FAVAI

-

L'Eremo

di Cetrella.

(64)
(65)
(66)
(67)
(68)
(69)
(70)
(71)
(72)
(73)
(74)
(75)

University of Connecticut

Libraries

(76)

Riferimenti

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