• Non ci sono risultati.

TESTIMONIANZE DI FEDE

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2022

Condividi "TESTIMONIANZE DI FEDE"

Copied!
19
0
0

Testo completo

(1)

TESTIMONIANZE DI FEDE

di Rita e Michele Tassone

ALLA VERGINE SANTISSIMA DELLO SCOGLIO

Il vero evangelizzatore è quello che presenta la sua testimonianza personale, la sua propria esperienza di salvezza, e

può attestare che Gesù è vivo perchè ha avuto un incontro personale con lui; come dicono gli Apostoli che affermano che

"noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato"

(At.. 4,20)

Prefazione

La semplicità, la freschezza, la spontaneità ed il calore del linguaggio; il senso dell'umano profuso nelle parole e nei modi di dire di sapore popolano, quasi dialettale pieno di flessioni quasi musica e calore del discorso, rendono inutile ogni presentazione se non per confermare che proprio per le caratteristiche descritte sopra siamo stati propensi alla

pubblicazione ed anche per rendere omagggio alle testimonianze di un fatto che ha suscitato tanti problemi ed interrogativi ai quali si tenta di dare una risposta attraverso le testimonianze e le documentazioni che costituiscono il volumetto.

Il commento a tutto il contenuto viene fatto da ogni lettore che non va cercando la forbidezza del linguaggio o i voli del genio pindarico, ma va in cerca di un'esperienza umana raccontata come un atto di cronaca vissuta sulla propria pelle: una pelle dura, quotidiana, senza creme e senza belletti...

E' qui l'effetto ed il risultato della testimonianza; un cuore aperto che parla attraverso le labbra senza regole...

TESTIMONIANZA DI FEDE DI MICHELE TASSONE

Sono Michele Tassone marito della miracolata Rita Tassone. Voglio scrivere questa testimonianza di fede per dare gloria e lode alla potenza dell'Altissimo, per ringraziare la Madonna dello Scoglio per la Sua grande intercessione presso Gesù per noi e per dire quanto Gesù è grande, potente e misericordioso.

Da solo, Lui, può cambiare tantissime situazioni come ha cambiato la mia. Secondo qualche dottore fu una gastroenterite non curata che, trasformandosi in salmonellosi, si è localizzata alle tibie e poi all'ala iliaca sinistra. Fu operata per ben tre volte all'Istituto Rizzoli di Bologna ma senza alcun risultato positivo, anzi peggiorando dopo l'ultimo intervento all'ala iliaca che pian piano la costrinse, per ben tredici anni e sei mesi, a letto prima ed in una carrozzella dopo.

Quando ogni speranza fu vana per la scienza medica, poiché secondo qualche dottore, dal risultato delle analisi fatte, essendo stato diagnosticato un sarcoma osseo, male inguaribile per la scienza umana, fu allora, essendo a Dio tutto possibile e mentre le sue condizioni si aggravavano che uno spiraglio di luce si accese nella mia casa. Un via vai di gente visitava la mia casa e per Rita ormai sembrava la fine.

Object 1

(2)

Per alleviare i fortissimi dolori prendeva tre o quattro pillole di Talwin-Tab e a volte ricorreva alle punture di morfina. Costretta da otto anni a usare questi medicinali era diventata quasi una tossico-dipendente, non per sua volontà ma per dare sollievo alle atroci sofferenze che il male le provocava. Ormai tutti in famiglia si era arrivati alla rassegnazione della morte ed anche Rita si era rassegnata a quella che tante volte si dice fine.

Ma fu proprio in uno di quei giorni che chiamò mia figlia la grande, Maria Catena, e le disse; "figlia mia, per me la vita volge alla fine, ti raccomando tuo padre, i tuoi fratellini e tua sorella; prega il Signore che almeno tuo padre trovi una donna buona come tua madre. Lo so, ancora lui è giovane e prima o poi andrete a finire in mano a qualche altra donna.

Ti raccomando: voglio essere seppellita vicino alla benedetta anima della mia mamma". E Maria Catena: "Mamma io non posso più pregare, perché non ce la faccio a dire a Gesù: sia fatta la Tua volontà, se la volontà di Gesù è questa".

Il Prete Don Vincenzo Maiolo la seguiva come Padre Spirituale da ben dieci anni e Rita durante questi dieci anni non perse mai la fede approfittando dei momenti di pace, per poter pregare con serenità. Teneva sempre nelle mani il Santo Rosario, la Sacra Bibbia e altre preghiere che la gente portava dai vari luoghi di pellegrinaggio.

Un giorno stava proprio male, da tre giorni non mangiava, andava avanti solo con la Santissima Eucarestia ed è stato proprio allora che andai alla casa di un mio amico, Bruno Cavallaro; egli ha una falegnameria a circa venti metri dalla mia abitazione, mi domandò come stava Rita poiché si era sparsa addirittura la voce che Rita fosse morta.

Io gli risposi: "per Rita ormai non c'è più nulla da fare, se vivrà fino a questa notte sarà già troppo". E lui mi incoraggiò dicendomi: "Vuoi che andiamo alla Madonna dello Scoglio? Mi hanno detto che lì c'è un frate che fa miracoli". Non posso nascondere che in preda alla disperazione, in quel momento, mandai a strabenedire lui e fratel Cosimo.

Pensavo dentro di me si trattasse di qualche ciarlatano come ce ne sono tanti: maghi, guaritori ecc... Ma, dalla esperienza attuale, gloria a Gesù, ritengo di non dover andare da questi ciarlatani che fregano solo soldi e basta, ma di rivolgermi con fede a Gesù. Lui è il solo guaritore e liberatore da tutti i mali e da tutti gli attacchi malefici.

Bruno insistette dicendo: "Andiamo...! In un'ora saremo a Caulonia. Io non ci sono mai stato, ma quando ci ritroveremo sulla zona, domanderemo a qualcuno, ci saprà indicare il posto preciso.

Hai fatto tanti viaggi a Bologna, a Messina, a Reggio, a Catanzaro, tenta anche questo". Non detti alcuna risposta e dopo un po', tornando a casa raccontai a Rita, mia moglie, quello che Bruno mi aveva detto. Mia moglie, con un filo di voce mi disse:

"va se si tratta della Madonna, così esci un po' da qui e prendi un po' d'aria". Ma io preoccupato aggiunsi: "E se quando torno tu sarai morta?". Lei mi rispose: "Qualcuno mi vestirà, vai se devi andare".

Mi diede così un po' di coraggio e mi decisi di andare. Ritornai da Bruno e gli dissi

(3)

"Bruno, vuoi che andiamo da questo Frate? "Bruno vedendomi convinto non esitò a buttare via il martello che aveva in mano e a prendere la sua macchina.

Siamo subito partiti per arrivare a Caulonia. Lungo la strada, rivolgendo la parola a Bruno gli dissi: "Se questo Frate è vicino Caulonia io là ho un mio cugino, andremo a trovarlo e, sicuramente, se questo Frate, come tu dici, è famoso, saprà indicarci il luogo dove è questa Madonna dello Scoglio".

Arrivati da questo mio cugino non lo trovammo in casa, c'era solo la moglie la quale, appena mi vide, mi chiese della salute di Rita. Al che le risposi che per Rita non c'era ormai più nulla da fare, anzi aggiunsi: "Non so se ritornando a casa la troverò viva ed è per questo che sono venuto fin qui, avendo saputo che qui nelle vicinanze, c'è un Frate che mi potrebbe dire qualcosa".

"Fratel Cosimo?" mi fece lei - interrompendo il mio discorso: "Ma è lontano da qui, ci vogliono ancora trenta minuti di macchina". Per me, trenta minuti, nella situazione nella quale mi trovavo mi sembravano tre secondi. Ritornai dal mio amico Bruno, che mi aspettava in macchina per andare da quel Frate e consigliavo di ritornare a casa.

Una voce infatti dentro di me mi diceva: "Torna a casa, dove vai in giro... ! ". E Bruno: "Michele, ormai siamo qui, andiamoci".

Ci siamo fatti indicare da questa mia cugina la strada che da Caulonia porta alla Madonna dello Scoglio e ci siamo incamminati. In quel tratto abbiamo sbagliato strada ben due volte, forse perché stavamo imboccando la strada veramente giusta e forse a Satana non piace quando si intraprende la via che veramente porta a Gesù.

Finalmente arrivammo allo Scoglio.

Allora ancora non esistevano né il recinto, né i marmi, né il piastrellato ma due semplici viottoli, uno che portava alla Cappelletta ivi esistente, di circa tre metri quadri e l'altra che portava allo Scoglio. Era allora in costruzione l'attuale muro di cinta. Vi erano degli operai e a loro chiesi dove potevo trovare Fratel Cosimo.

Alla mia richiesta si avvicinò il capo operaio mastro Nino e mi disse di aspettare che era nelle vicinanze; era forse andato a telefonare per fare arrivare un' autobetoniera di cemento. Nel frattempo entrai nella chiesetta della Madonna e, pregandola veramente con le lacrime agli occhi chiesi che facesse anche a me la grazia per la salute di mia moglie.

Avevo visto in quel luogo tanti quadretti e centinaia di fotografie con scritte: "Per grazia ricevuta dalla Madonna" e, dopo aver pregato come meglio sapevo, stanco, uscendo dalla chiesetta per andare allo Scoglio della Madonna, incontrai Fratel Cosimo che stava venendo incontro a me, infatti gli operai gli avevano detto che lo cercavo.

Mentre si avvicinava ho avuto una strana sensazione. Era la prima volta che in vita mia mi succedeva una cosa simile. Mi si avvicinò e mi chiese cosa desiderassi. Non riconoscendolo e quindi non sapendo che fosse Fratel Cosimo, gli risposi che mi avevano detto, che c'era uno che non sapevo né chi fosse né cosa facesse, ma si diceva che aveva visto la Madonna e che faceva dei miracoli. Ho ripetuto, non so proprio che fa quest'uomo.

(4)

E lui "Sono io, cosa desiderate?". A quel punto gli risposi che avevo la moglie che stava proprio male e per questo ero andato da lui. Fratel Cosimo girando lo sguardo prima verso lo Scoglio della Madonna e poi verso di me, con una voce flebile, mi disse queste testuali parole: "Per vostra moglie la mano dell'uomo ormai non ha più nulla da fare". Ed io dissi "questo lo so già. Tanti dottori mi hanno detto che la fine è prossima". E lui: "Tornate un mercoledì o un sabato, portatemi un indumento o una fotografia di questa donna e vi dirò tutto".

Ed io rincalzando: "Se volete l'indumento o la fotografia, l'ho in macchina". E lui:

"Lo so che l'avete nella macchina ma oggi è venerdì e non ricevo". Ed io: "Allora ritornerò domani, quando volete voi, di mercoledì o di sabato".

Appena mi allontanai da lui sentii in me qualcosa di strano e mi ritrovai più incoraggiato. Mentre prima pensavo che mia moglie doveva morire, da quel momento la situazione dentro di me si capovolgeva. Sentivo il bisogno di restare solo e di piangere.

Un nodo mi stringeva la gola e solo dopo aver pianto si è sciolto. Ho provato una strana e inspiegabile sensazione che solo chi la prova può capire. Tornai a casa trasformato, lungo tutto il viaggio non pensavo ad altro che a questo Fratel Cosimo ed alla Madonna.

Appena arrivai a casa, raccontai a mia moglie ed ai miei figli quanto mi era accaduto aggiungendo: "Domani è sabato e voglio subito tornare da questo Fratel Cosimo".

Il giorno successivo sono stato io ad andare da mastro Bruno ed a chiedere se mi accompagnasse di nuovo dalla Madonna e Bruno per dire il vero, mi rispose subito di si molto contento, vedendomi alquanto trasformato. Siam partiti verso le ore quattordici pomeridiane e dopo un'ora circa eravamo a Santa Domenica.

Ho dovuto attendere un po' perché prima di me c'erano poche persone non dovendo allora telefonare per prendere appuntamento ma si faceva la fila, in ordine di precedenza.

Avevo portato con me, secondo quanto suggeritomi da Fratel Cosimo, la fotografia ed una sottoveste di mia moglie. Fratel Cosimo appena vide la fotografia di mia moglie mi ripetè le stesse parole dette il giorno prima: "Per questa donna ormai per la mano dell'uomo non c'è più nulla da fare, solo un miracolo di Gesù potrà cambiare la situazione". Al che risposi: "Ditemi cosa debbo fare".

E lui ancora: "E' la preghiera che arriva a Dio, bisogna tanto, tanto pregare, è una questione lunga la vostra, se avrete fede guarirà". Ed io: "ditemi cosa debbo fare perché mia moglie non muoia". E lui preso l'indumento di mia moglie, lo ha benedetto dandomi tre immaginette una con la novena da fare per nove giorni, l'altra con la supplica della Madonna dello Scoglio e l'altra con la preghiera al volto santo di Gesù. "Leggete queste Preghiere per nove giorni, disse, voi e vostra moglie e poi ritornate perché dovete venire spesso allo Scoglio".

E così ce ne siamo ritornati a casa. Non vedevo l'ora di arrivare per raccontare a mia moglie quello che Fratel Cosimo aveva fatto e quello che mi aveva detto. Appena

(5)

arrivato a casa, le chiesi subito come stava. Sentivo dentro di me che qualcosa stava per cambiare. Gesù aveva cominciato ad operare con la sua mano potente.

E Rita rispose: "Sai una cosa? e' da circa due ore che si sono aperti un po' di più gli occhi e comincio a vedere qualcuno". Lascio a voi immaginare quale fu il mio stato di animo, pensando che già qualche spiraglio di luce incominciava ad accendersi anche nel cuore di Rita. Il sabato successivo sono ritornato di nuovo dalla Madonna portando ancora l'indumento e la foto di mia moglie.

Appena Fratel Cosimo guardò quest'ultima disse: "E' già cominciata lievemente a migliorare e questo è il segno buono che Gesù ha già cominciato ad operare in lei".

Una grande gioia invase il mio cuore alle parole di Fratel Cosimo. Da quel momento cominciammo a pregare con vera fede tutti in famiglia. Rita cominciò a sentirsi un po' meglio e notando che era riuscita a scamparla dalla morte imminente preannunciata dai dottori, mi recavo con più assiduità il mercoledì ed il sabato dalla Madonna trovando, solo in quel luogo, la speranza e la pace interiore che mi aiutava a portare avanti la croce.

Fratel Cosimo ci sosteneva con le sue preghiere che, per Grazia di Gesù, unite anche alle nostre, dettero a Rita, dopo circa un anno, la forza di recarsi allo Scoglio ed avere il primo colloquio con Fratel Cosimo.

Tantissimo ci ha aiutato con le sue benedizioni e le sue preghiere incoraggiandoci a pregare ad accettare la sofferenza per offrirla a Gesù. Abbiamo continuato questo pellegrinaggio per circa sei anni e mezzo. Io caricavo la carrozzella dietro la mia macchina adagiando Rita sul sedile posteriore, come meglio riuscivo, con più cuscini, e partivo. Lei veniva solo quando se la sentiva non essendo sempre in condizioni di affrontare un viaggio.

Durante questi anni, per sedare i dolori, ingeriva potenti sedativi come il Talwin-Tab:

è il nome di questo farmaco che, per chi ne ha esperienza, non è altro che droga.

La preghiera era per Rita il pane quotidiano anche se soffriva fortemente. Un giorno verso la fine di luglio 1988, di sabato, Fratel Cosimo era rientrato da un Ritiro Spirituale. Quel giorno, io e Rita andammo allo Scoglio e ci siamo messi a pregare davanti allo Scoglio della Madonna.

Fratel Cosimo dopo aver finito di ricevere le solite cento persone si è avvicinato a noi. Dal suo viso traspariva una gioia immensa e Rita spinta dalla forza dello Spirito, disse: "Fratel Cosimo, che cosa volete da me questa sera?" e lui: "Non sono io a volere qualcosa da voi ma è Gesù che vuole qualcosa da voi". E Rita: "Lo so che in questo mese non ho pregato abbastanza perché ci sono state tante persone emigrate a farmi visita e non potevo dedicarmi tanto alla preghiera".

E Fratel Cosimo: "Oh! Non è questo che voi dite che Gesù vuole, vuole che se finora avete pregato per gli altri d'ora in poi preghiate per voi stessa e per la vostra guarigione". E Rita: "Ma io sto bene anche così come sto, sulla sedia a rotelle. Mi sembra di essere molto egoista nel chiedere tanto a Gesù. Per me, ogni giorno che passa è un grande dono che Gesù mi fa".

(6)

E Fratel Cosimo: "Gesù vuole la vostra guarigione perché tanti cuori induriti ritornino a lui". E Rita: "Pregate voi allora Fratel Cosimo". "No", rispose Fratel Cosimo, "siete voi che dovete pregare, se voi accettate questo da Gesù, ci sarà una grande lotta tra lui e Satana anche se, in ultimo, vinceremo noi, essendo Gesù dalla parte nostra. Se voi accettate questo cercate di non aver paura perché Satana ve ne combinerà di tutti i colori, ma voi, qualsiasi cosa farà, pregate e abbiate fede. "Quella sera è incominciata in noi l'opera di Gesù.

Prendemmo la via del ritorno per Fabrizia, il nostro paese. Arrivati in piena montagna, verso le dieci e mezzo di sera, soli nella macchina io e mia moglie nel cen- tro della strada abbiamo visto tre colombe meravigliose e bianche come la neve.

Quando fummo proprio vicino a loro sono volate una verso destra, una verso sinistra e l'altra verso il centro lasciando una gioia immensa nel nostro cuore. Mi sentivo molto strano, la stessa sensazione l'avevo avvertita quando incontrai Fratel Cosimo per la prima volta. Anche Rita avvertiva la stessa sensazione. Poi mi disse: "Michele, mi sento molto strana, sento dentro di me una gioia immensa... ! ".

Ci siamo messi a piangere tutti e due stringendoci in un abbraccio di gioia. Grazie a Dio, ritornammo a casa. Messici a letto, c'eravamo addormentati da circa un'ora quando, improvvisamente siamo stati svegliati dalla presenza di Satana. Nell'armadio difronte al letto sembrava ci fossero dieci persone che dovevano uscire.

Rita incominciò ad avere paura e si strinse a me tremando. "Michele, ho paura... senti questi strani rumori?". Mi alzai dal letto e, preso dell'incenso, lo cominciai a bruciare nella stanza invitando Rita a pregare. Pregammo a lungo fino a quando, stanchi ci riaddormentammo ma appena si chiusero gli occhi, fuori sul balcone, si udirono strani rumori come di fabbri che raddrizzavano del ferro.

Nella televisione che avevamo con noi nella stanza da letto appena chiudevamo gli occhi, si sentivano come dei fuochi di artificio che sembrava volessero far scoppiare tutto. Con la presenza di Satana, una terribile puzza di zolfo invase la stanza.

Il giorno successivo Rita fu colpita da febbre a quaranta. Chiamò il dottore Cosimo Tassone, che da sei anni assisteva Rita ma egli non seppe spiegarsi la causa di quella febbre così alta. Incominciò a prendere una ricaduta come quella di quando andai alla Madonna per la prima volta.

Il mercoledì successivo ritornai Da Fratel Cosimo per riferire ciò che era accaduto e nei riguardi degli attacchi del maligno e del peggioramento di Rita. Mi trovai appena sulla soglia della porta quando, invece di parlare io, Fratel Cosimo mi precedette dicendomi: "Vi vedo molto preoccupato...! di cosa vi preoccupate oggi? Avete iniziato a pregare per la guarigione di Rita?" "si" gli risposi, e lui: "Non vi ho detto che accettando voi questo, ci sarà la grande lotta tra Gesù e Satana? non dovete avere paura qualsiasi cosa dovesse succedere perché Satana ve ne combinerà di tutti i colori".

(7)

IN LOTTA CON SATANA

Ed infatti altre occasioni si erano presentate durante la malattia di Rita, tanto che una volta, e precisamente cinque mesi prima del miracolo, ero giunto al punto di

decidere di separarmi

definitivamente da lei per unirmi ad altra donna, come ora racconto.

Un giorno fui avvicinato da una donna che mi propose un lavoro in casa, essendo io muratore:

dicendomi pertanto di preparare un preventivo per l'esecuzione del lavoro. Le chiesi dove si trovasse il marito, e lei mi rispose che era assente e si trovava a Milano, men- tre lei era in ferie per qualche mese. Parlammo del più e del meno; ma compresi subito che non si trattava d'un vero lavoro, ma che lei voleva ben altro...

Non ci volle molto per farmelo comprendere: bastarono gli sguardi languidi ed il modo di esprimersi, tanto che io ne fui attratto e vi corrisposi, nonostante fossi sposato e padre di quattro figli. A questo primo incontro seguirono frequenti appuntamenti. Rita, mia moglie, cominciò ad accorgersi di un certo raffreddamento e cambiamento, specie nei suoi riguardi e della famiglia.

Nella famiglia non bastava il dolore dell'osteosarcoma che da anni affliggeva mia moglie e che tanto male le provocava, e tanto sconvolgimento portava in seno alla famiglia stessa, perché ancora osassi ad aggiungerne altri!... Rita mi vedeva sempre soprappensiero e mi domandava, ignara qual'era, se qualcosa non andasse bene nel mio lavoro.

Non sapevo che rispondere. Ma lei notava che non andavo più con frequenza alla Madonna dello Scoglio; per cui adducevo sempre qualche nuova scusa. Ma la vera ragione era anche perché non riuscivo più a posare lo sguardo sull'immagine della Vergine dello Scoglio, avendo lordata la mia coscienza col tradimento di mia moglie, che tanto bene mi voleva... Incominciai a perdere quella pace che prima avevo e che avevo acquistata al primo incontro avuto con Fratel Cosimo, ma che andava sempre più affievolendosi, dopo aver incontrato quest'altra donna, che mi aveva ammaliato.

Avrei voluto dimenticarla almeno per un'ora. Ma era impossibile; era un'ossessione continua come un martello pneumatico che batte dalla sera alla mattina e dalla mattina alla sera. Non ce la facevo più. A volte mi sorgeva il dubbio se avevo mai conosciuto il vero amore, quello giusto, e mi convincevo che l'amore giusto era quello che soltanto quella donna mi poteva dare. Il Signore però vegliava su di me con le sue ispirazioni e con la sua misericordia.

Un giorno decisi di prendere un appuntamento con Fratel Cosimo per avere una benedizione particolare da lui, che dalla gente era tenuto in grande considerazione, e mi recai alla Madonna dello Scoglio.

(8)

Entrato nella stanzetta, dove egli abitualmente riceve, appena scortomi mi disse: "che cosa desiderate?", ed io gli risposi che volevo una benedizione. Al che non esitò a rispondermi, con tono forte ed alterato con queste testuali parole: "voi non meritate nessuna benedizione", e subito soggiunse: "questa donna che vi è entrata nel cuore dovete lasciarla, perché ve l'ha mandata Satana in un piatto d'argento; altrimenti rovinerà voi e la famiglia, e la vostra povera moglie ne subirà in particolar modo le conseguenze. E tutti questi anni, durante i quali siete venuto allo Scoglio, non vi gioveranno a nulla".

Constatato che quanto mi diceva era la pura verità non potei negare nulla, e confermai che era così. "Soltanto osai aggiungere: Fratel Cosimo, pregate per me, perché da solo non ce la faccio". "Io pregherò per voi - mi rispose - ma voi dovete mettercela tutta; altrimenti da questa situazione non ne uscirete più, perché questa donna è in pieno possesso di Satana.

Feci ritorno a casa rivolgendo costantemente il pensiero alle parole di Fratel Cosimo e a come distaccarmi definitivamente da tale donna, ed uscire così da questa situazione, che tanto male stava provocando alla mia famiglia, essendo anche lei sposata e mamma di una figlia.

La sera, fattomi coraggio, raccontai a Rita, mia moglie, la situazione in cui mi ero cacciato. Rita aveva di già immaginato qualcosa, e mi disse che pregava Gesù e la Madonna chè potessero mettere fine a tale incresciosa situazione, che sembrava disperata. Il giorno seguente Rita mi pregava di condurgliela a casa, desiderosa di conoscerla.

Accettai, ed una sera, dietro appuntamento, la feci scendere dalla sua macchina, che lasciò subito in sosta, e la feci salire sulla mia. Durante il viaggio mi domandò dove l'avrei condotta. Le risposi che l'avrei condotta da mia moglie, che aveva espresso il desiderio di conoscerla. Non si oppose, anzi mi disse che anche lei aveva desiderato di conoscere Rita, dato che io gliene avevo parlato più volte e le avevo detto che mia moglie era malata da diversi anni.

Arrivammo a casa, dove entrati, la presentai a Rita.

Questa, al vederla si fece il segno della croce; quindi sottovoce mi disse: "ma più brutta di questa non potevi trovarla!" per me invece era la più bella donna che potessi trovare e che esistesse al mondo. E' doloroso constatare che quando Satana ci abbindola e ci abbaglia lo fa in tal modo da farci vedere le cose in modo meraviglioso. Essa si mise a parlare con mia moglie.

Dopo poco, con grande spudoratezza dice a Rita: "sai, tuo marito mi piace e me lo porto con me, e te lo ridò quando voglio io". Mia moglie di rimando: “sai, io e mio marito siamo sposati con tutti i sacramenti della Chiesa e perciò non puoi fare questo”. Quindi illuminata dalla forza dello Spirito Santo, Rita prende dell'acqua benedetta, che teneva sempre sul comodino presso il letto, ne versa sulla mano e gliela butta addosso per spargerla.

A questo punto non si può descrivere la scena che ne segue: la donna cade per terra e comincia a gridare come una forsennata, si trasfigura prendendo una sembianza

(9)

bruttissima, emette bava dalla bocca, incrocia le mani attorcigliando le dita; mentre io, preso dallo sgomento, sono pervaso da paura indescrivibile, mai avuta per l'addietro.

Rita prende la Sacra Bibbia e col crocifisso in mano, la scongiura in nome di Gesù Cristo, di dire chi fosse lo spirito che la possedeva. In un primo tempo risponde che non avrebbe mai detto il suo nome, ma dietro le insistenze risponde che era Satana.

A tal punto ricordai le parole dette da Fratel Cosimo, quando mi ero recato da lui per avere la benedizione, e mi convinsi che era proprio Satana in persona. Dopo qualche tempo riprende le sembianze di una donna normale, come era prima, si alza dal pavimento e domanda che cosa le fosse successo e perché si trovava per terra.

Rita le rispose che nulla era successo se non che si era sentita male, e ciò per non impaurirla. Quando m'avvidi che era in condizioni di reggersi in piedi e di poter riprendere la via del ritorno (e non vedevo l'ora) la condussi fino a raggiungere il luogo, dove aveva lasciato la sua auto in sosta. Quindi ritornai a casa a sera inoltrata, e con Rita discutemmo molto sulla situazione in cui eravamo venuti a trovarci.

Mi coricai verso le ore 23,00. Ma nel cuore della notte Rita mi chiama tutta impaurita per dirmi che vedeva quella donna seduta sulla poltrona nella camera da letto che le faceva sberleffi, e si trasfigurava in una creatura orribile e bruttissima. Io, che non vedevo nulla, invitavo Rita a stare tranquilla, perché si trattava di allucinazioni, essendo rimasta terribilmente impressionata per quanto aveva precedentemente visto.

Tale situazione durò fino alle ore 7.00 del mattino, quando cominciò a parlare in lingue incomprensibili che io non conoscevo e che lei prima di allora non aveva mai parlato. Intuii subito che non era più Rita a parlare, ma che qualche spirito maligno si era impossessato anche di lei.

Presi perciò un crocifisso e la invitai a baciarlo. Lei invece di baciarlo lo sputava profferendo pure parolacce, imprecazioni, laddove durante tredici anni di atroci dolori non avevo mai sentito Rita pronunciare parole indecenti, e tanto meno imprecare o bestemmiare il nome del Signore. Pensai allora di portarla alla Certosa di Serra San Bruno, sapendo che lì vi era un esorcista (P. Salvatore Frusca), esorcista ufficiale presso la Certosa.

Appena nominato detto padre, incominciò ad urlare e a dire gridando che non voleva essere portato da lui, perché gli avrebbe ordinato di lasciare il corpo di Rita. Insistetti, e presi la decisione di portarvela.

Percorrendo la strada da Fabrizia a Serra San Bruno incontrammo molte difficoltà. Il demonio, per bocca di Rita cercava di impaurirmi dicendo che avrebbe fatto cappottare la macchina e che saremmo tutti morti, compreso mio fratello Bruno, che cercava di trattenere mia moglie, seduta con lui sul sedile posteriore. Arrivammo finalmente alla Certosa dopo aver pregato durante tutto il viaggio il Signore perché ci accompagnasse in pace liberandoci da quella triste situazione. Dinnanzi al Monastero vi è la statua di S. Bruno.

Rita (il demonio) sputa in continuazione contro di essa, scacciando me con violenza.

(10)

Entro solo nella chiesetta esterna della Certosa e vado incontro a Padre Salvatore, che aveva appena finito la celebrazione della Santa Messa. In breve gli racconto la situa- zione, ed egli non tarda ad esprimere la sua grande meraviglia, conoscendo mia moglie come una donna di fede e di preghiera.

Non potei fare a meno di raccontargli pure quanto avevo fatto precedentemente, la mia infedeltà a Rita la situazione che si era venuta a creare nella mia famiglia e quanto avvenuto la sera precedente. Ascoltato con pazienza il mio racconto e considerata la situazione spirituale e fisica di Rita, mi dice che lei (Rita) non poteva fare l'esorcismo senza subire conseguenze, perché per fare gli esorcismi bisogna, oltre che autorizzati, essere dotati di forza fisica e spirituale. Altrimenti lo spirito maligno, che lascia la persona posseduta, entra in possesso dell' altra esorcizzante.

Ci invita ad accompagnare nella chiesetta Rita, ma questa, poiché si dimostrava terribilmente riluttante, vi venne introdotta con viva forza. Il buon padre certosino, indossali i paramenti di rito ed iniziato l'esorcismo, impone a Satana di lasciare libera la mia Rita, la quale, dimenandosi affannosamente per il soffocamento, che il maligno le cagionava, metteva spaventosamente la lingua quasi un palmo fuori dalla bocca.

L'esorcismo durò abbastanza, finchè Rita potè essere libera, grazie alla potenza di Gesù manifestata attraverso l'esorcismo e le preghiere del buon padre Salvatore e le nostre. Riavutasi e tornata in sé, Rita esprime tutta la sua meraviglia, trovandosi in quel luogo ed esclamando:'' perché ci troviamo qui, e che cosa siamo venuti a fare?

"ciò diceva guardando tutti noi come inebetita e nulla ricordando di quanto si era ve- rificato in lei.

Tornammo quindi a casa, dove Rita riprendeva la vita normale, come prima, pregando assiduamente e più di prima.

Qualcuno potrebbe domandarmi perché ho scritto questa testimonianza della mia vita privata... Ebbene, ho voluto descrivere quanto sopra, non per farne un vanto o per esibizionismo ma perché, se qualcuno si trovasse in situazioni del genere, come mi son trovato io, sappia uscire dal suo smarrimento, che porta alla rovina, ritrovi se stesso e non disperi della bontà e della Misericordia del Signore, che gli dà forza e coraggio.

Se il Signore è morto per noi, perché dovrebbe essere inutile tanto sangue e tanto amore? questa è la certezza che deve sorreggerci nelle prove della vita. Nel pentimento e nella preghiera possa ognuno trovare la pace perduta, che solo Cristo ci può dare.

Da quanto detto non era facile per me capire quello che Fratel Cosimo andava dicendo e ripresi la strada del ritorno verso casa, ma, camminando ad un certo punto, la macchina si fermò di colpo, come se fosse finita la benzina, ma ciò era impossibile avendo fatto prima il pieno. Capii subito che si trattava dell'opera di Satana e così cominciai a pregare con tanta fede. La macchina ripartì senza nessuna riparazione.

Questo fatto si ripeteva ogni volta che andavo alla Madonna e sempre allo stesso punto. Raccontai il fatto a Fratel Cosimo che mi disse: "sapete chi è che ferma la

(11)

vostra macchina? e' sempre lui". Si riferiva al Maligno. "E cosa debbo fare quando questo si verifica?" mi rispose "quando vedete che la macchina si ferma dite queste preghiere: " che la potenza di Dio sia sempre con me e con me rimanga sempre". Mi raccomandò di dirle con molta fede.

Ogni volta che la macchina si fermava, io recitavo quella preghiera e la macchina partiva senza bisogno di nessun meccanico. Finalmente, grazie a Gesù e alla Vergine Santissima, siamo arrivati al tredici agosto 1988.

La mattina del tredici agosto Rita stava malissimo. Satana cercava di vincerla a qualsiasi costo; si sentiva soffocare da una mano che le stringeva forte la gola facendola soffocare. Da tre giorni Rita non mangiava andando avanti solo con la Santissima Eucarestia.

Don Vincenzo Maiolo, che quella mattina si trovava a casa mia, invitava tutti a pregare, a inginocchiarsi a terra e pregare con forte fede in modo che Gesù la potesse liberare da quella durissima lotta.

Erano circa le tre del pomeriggio di quel sabato quando a Rita chiesi di darmi un indumento da portare a Fratel Cosimo per benedirlo, ma lei mi disse: " se vai alla Madonna ci vengo anch'io". La guardai perplesso. "Dove vai tu ...? alla Madonna... in queste condizioni...?" e lei mi ripetè: "oggi alla Madonna debbo arrivare anch'io a qualsiasi costo. O mi porti tu o chiamo qualche noleggiatore per farmi accompagnare". Mi invitò a cambiarmi i vestiti e quando ero pronto la trovai già in macchina.

L'avevano portata in macchina i miei figli. Quando la vidi soggiunsi: "vuoi proprio venire?" e lei "si! mi sento chiamata dalla Madonna, debbo arrivare allo Scoglio".

Siamo partiti, ma quando arrivammo a metà strada incominciò a piangere e a gridare per i forti dolori sopravvenuti. Fermai la macchina dicendole: "ancora facciamo in tempo a tornare indietro". E lei: "tu guida e non preoccuparti".

"Recitate il Santo Rosario; lo non ce la faccio a recitarlo ma vi seguirò con la mente".

Grazie a Gesù ed alla Vergine Santa siamo arrivati alla Madonna verso le sette di sera. Fratel Cosimo aveva finito da poco di ricevere le solite cento persone.

Come al solito portata fuori dalla macchina la sedia a sdraio mettendola davanti allo scoglio della Madonna, presi in braccio Rita e la feci sedere. Lei piangendo e stringendo i denti per i forti dolori, prese il libretto delle preghiere che di solito recitava e incominciò a pregare. Io, mio figlio Gregorio e mia figlia Maria Catena ci spostammo per pregare nella chiesetta della Madonna lì a pochi passi.

Quella sera pregai di vero cuore e chiesi alla Madonna che desse fine all'atroce sofferenza di mia moglie. Io non ce la facevo più. Gesù e la Vergine Santa mi hanno esaudito. Gloria a te, o Signore Gesù.

Finito di pregare ed uscito dalla chiesetta avevo fatto appena quattro o cinque gradini quando mi accorsi che Rita mi faceva cenno con la mano per andare da lei e poi, con voce gioiosa mi disse: "guarda la Madonna" e con la mano fece cenno verso il cielo.

Guardai in alto, il cielo era sereno e limpido, senza nuvole, non vedendo nulla, dissi:

(12)

"dove è che la vedi?" e lei, più insistente: "guarda adesso, guarda quante stelle meravigliose manda dalle mani in questo momento. Vai..., chiamami i figli tu non la vuoi vedere". Figuratevi se desideravo vedere la Madonna, ma purtroppo non vedevo nulla. Mi precipitai a chiamare Giuseppe Fazzalari che si trovava sul sagrato per dir- gli di venire a sentire cosa diceva mia moglie. "Sta facendo un ragionamento molto strano, dice di vedere la Madonna nel cielo e che manda stelle verso di noi. Vieni, se hai più fede di me, vedrai qualcosa tu". Ci siamo avvicinati con Giuseppe a Rita chiedendo cosa vedesse, e Rita ci invitò, con insistenza, a guardare verso il cielo e poi soggiunse: "guardatevi addosso come siete ricolmi di stelline. Guardate l'albero della Madonna come è pieno". Quando mi accorsi che nemmeno Giuseppe notava nulla, andai da Fratel Cosimo che stava parlando con delle persone sul sagrato, riferendogli quanto accadeva.

"Per favore, venite a vedere cosa dice Rita, dice di vedere la Madonna nel cielo che manda milioni di stelline verso di noi, sta facendo un ragionamento molto strano".

Fratel Cosimo scese cinque o sei gradini della scalinata e guardando verso il cielo, mi disse: "si ...! c'è la presenza della Madonna.

Fatevi aiutare da qualcuno a portare Rita dentro, faremo così una preghiera insieme".

Portammo Rita, io e Giuseppe, di peso con la sedia a sdraio e l'abbiamo adagiata al centro della stanzetta. Rita non resisteva più per i forti dolori, si sentiva come percuotere tutte le parti del corpo, Satana ormai era sconfitto anche se cercava di tentare l'ultima sua impresa, ma Fratel Cosimo invita Rita a non piangere, a sopporta- re i dolori e a pensare a Gesù crocifisso.

Rivolgendosi a Rita Fratel Cosimo disse: "con quale intenzione siete venuta questa sera?" e Rita; "se è possibile ritornare a casa con i miei piedi". "E pensate che Gesù possa fare questo?" "si... solo Gesù può fare questo". "Noi mettiamo la vostra fede alla prova" soggiunse Fratel Cosimo. "Se la vostra fede è forte, come voi dite, può darsi che Gesù, questa sera, vi esaudirà".

Rivolgendosi poi a Giuseppe: "va e prendi la chitarra (che aveva in macchina) e così abbiamo iniziato la preghiera. Eravamo tredici persone quella sera, tutti stretti a Rita.

Cominciammo con canti di lode, canti che io e Rita, era la prima volta che sentivamo.

Fratel Cosimo invita mio figlio Gregorio a rimanere fuori all'ingresso perché qualcuno non venisse a disturbare la preghiera.

Durante la preghiera, all'invocazione dello Spirito Santo, abbiamo visto e sentito Fratel Cosimo parlare in lingue diverse, trasfigurarsi nel volto di Gesù e, nel momento culminante della preghiera rivolgersi a Rita, dicendo: "In questo momento non sono io che parlo ma è Gesù che ti ripete le stesse parole che ha detto al paralitico nella polverosa terra di Galilea: "ALZATI E CAMMINA...". Lode, gloria, onore e potenza a te, Signore Gesù, per le meraviglie che hai operato in noi".

In quell'istante, cosa da non credere ai nostri occhi, abbiamo visto Rita alzarsi, senza aiutarsi con la sedia facendo leva con le mani, sollevata, quasi da toccare con la testa la lampada elettrica, uscire verso la porta, senza posare i piedi sul pavimento. Cercai invano di trattenerla per paura che arrivando ai gradini della scalinata cadesse o si provocasse un male peggiore.

(13)

Ma Fratel Cosimo: "non toccarla con le mani..." - disse -"lasciate che Gesù compia la sua opera" ed invitando Giuseppe ad aprire il cancello dello scoglio lasciò che Rita salisse i gradini per entrare dentro. Entrata nel recinto dello Scoglio mise le mani sopra lo Scoglio restando in estasi per svariati minuti, pregando la Madonna.

Fratel Cosimo ci pregò di lasciarla. Uscì infatti dallo Scoglio, salì la gradinata con una andatura normale come se in vita sua non fosse mai stata ammalata.

Entrò nella chiesetta, prostrandosi a terra in ginocchio, baciò il gradino dell'altare.

Girandosi poi dalla parte posteriore dell'altare, con le mani rivolte verso l'alto, si attaccò al quadro della Madonna e rimase in preghiera per circa cinque minuti.

Finito di pregare si diresse verso la porta e, arrivata a metà della chiesetta, si svegliò da quell'estasi e guardandosi i piedi, esclamò: "ma io cammino... con i miei piedi ...

no, non è possibile ...e così dicendo scoppiò in un dirotto pianto di gioia; altrettanto fece Fratel Cosimo che, abbracciandola fraternamente, con grande gioia, ci invitò a cantare inni di lode e di gloria a Gesù per le meraviglie che quella sera aveva operato tra noi.

Mio figlio Gregorio mi confessò dopo, che mentre si trovava fuori, nel momento in cui Rita si è alzata in piedi, sentì nel cielo forti tuoni e dei canti bellissimi.

Domandando spiegazioni di ciò a Fratel Cosimo mi disse che erano gli Angeli a manifestare la gloria di Dio. Lode, gloria e onore a te Signore per le tue meraviglie.

Quella sera non vedevo l'ora di ritornare a casa per far vedere alla gente quello che Gesù aveva fatto per noi. Dal luogo Santo telefonai a Fabrizia ai miei familiari che erano rimasti a casa: mia cognata e mia figlia più piccola Assunta per riferire dell'accaduto e con preghiera di riferire alla gente quello che Gesù aveva fatto per noi.

Rapidamente si è sparsa per tutto il paese la notizia della guarigione di Rita ma nessuno voleva credere al miracolo se non dopo aver constatato con i propri occhi l'accaduto.

Quando infatti arrivammo nei pressi della nostra casa, migliaia di persone erano lì ad attenderci ivi compreso il medico curante Cosimo Tassone che nel vederla gridò:

"Dio mio, solo tu potevi fare questo". Michele Tassone

TESTIMONIANZA SPIRITUALE CIRCA LA GUARIGIONE DI RITA TASSONE

"SII GUARITA, LA TUA FEDE TI HA SALVATO"

E' un'espressione che è stata pronunciata da Gesù duemila anni or sono, il cui rimbombo oggi non potrebbe essere più efficace. Eppure vi sono delle anime a cui Gesù può ripetere "la tua grande fede, ti ha salvata".

Cosa intendo, per fede, nel testimoniare come la

(14)

nostra sorella Rita, dopo 13 anni e 6 mesi di immobilità e ora, grazie a Gesù e a Maria, che sono potenze soprannaturali, ha ripreso la sua vita normale?

Ella ha approfondito, con grande impegno la sua fede personale, tenendo in mano la Sacra Scrittura come cibo quotidiano, con la lettura e la meditazione. Questa meditazione della parola di Dio, la univa a Maria con la recita del Santo Rosario, i cui misteri venivano vissuti in prima persona, affinchè la sua preghiera non fosse arida, ma arricchisse le sue sofferenze con grandi consolazioni spirituali.

I suoi dolori erano atroci come altrettanto dure erano le prove del demonio; ma tutto veniva superato perché la sua idea era ed è "Signore sia fatta la tua volontà e non la mia". Certo, non è facile, per chi sa che sta per morire e nella consapevolezza che solo la mano di Dio poteva operare, pronunciare le suddette parole.

Ogni giorno che si affacciava era un altro segno della bontà dii Dio che la voleva ancora in vita per un qualcosa che l'uomo né conosceva, né conosce tuttora. Ma il progetto che, a mio modesto parere di Sacerdote, Dio aveva su di lei, era quello di far soffrire quest'anima, per salvarne tante altre.

E' stata una missionaria, perché immobile a letto, pregava e soffriva per la chiesa, lontana e vicina, come del resto è impegno di tutti i battezzati pregare per tutti.

Infatti, ogni volta che andavo a farle visita, la trovavo con in mano il libretto di preghiere, il Santo Rosario, e la Bibbia.

Ciò che mi ha maggiormente colpito è stato il fatto che, con la sua preghiera emanava sorriso e consolazione a tutti quelli che andavano a trovarla. Tantissime persone, con problemi di vario genere, si recavano a casa sua, per affidarsi alle sue devote preghiere. Molte di queste persone, avvicinandosi al suo letto esprimevano pensieri di commozione e di sofferenza perché immobile a letto.

Ma ciò che la gente riteneva essere una stoltezza e una debolezza o forse stato di miseria, dinanzi a Dio ella esprimeva la ricchezza e la gioia di essere commiserato era colui il quale entrava a parlare con lei, ma era povero e ignaro di Gesù e di Maria.

Ella riceveva spesso Gesù Eucarestia, non come fatto di abitudine, ma come un amico che riusciva ad alleviare la debolezza e a colmare gli scoraggiamenti della giornata, unica forza per sconfiggere le diverse battaglie del nemico Satana.

Ma la cosa più bella è che lei, non ha mai pregato per la sua guarigione, ma sempre per le esigenze e i problemi degli altri. Solo un'anima pia fervorosa come Fratel Cosimo, poteva dare quell'entusiasmo di pregare e volgere lo sguardo verso il cielo, da dove la Mamma Celeste assiste e custodisce tutti i suoi figli che soffrono in questa valle di lacrime.

La sua, non è stata una fede esteriore che guardava a ciò che stava a cuore, ma era ed è ricca di contenuti evangelici, da poter dire con le labbra, ma soprattutto con la vita

"Signore fa' di me quello che tu vuoi".

Dopo l'Eucarestia il suo volto si trasformava splendente, nonostante la debolezza dei continui e atroci dolori. Ora veniamo agli ultimi giorni, prima della guarigione. Più il tempo passava, più le prove e le sofferenze aumentavano, per cui avevo la sensazione

(15)

che Rita stesse per ritornare al cielo; ma non fu così.

Siamo al giorno 8 agosto 1988, quando alle ore 14.00, vengo chiamato con urgenza perché Rita sta molto male; per lei necessitava la presenza di Gesù Eucarestia.

Appena entro nella stanza, mi accorgo che ella era, fortemente oppressa dal demonio;

era incapace di parlare e di muoversi, ma teneva il Crocefisso stretto al petto.

Uscito fuori, parlai col marito Michele, il quale mi chiese, preoccupato, cosa stesse accadendo; al che io risposi che si trattava di una battaglia col demonio che avrebbe sconfitto appena Gesù sarebbe entrato nel suo cuore. E così fu, appena ricevette Gesù, cominciò ad avere la forza di parlare e di pregare. I suoi occhi erano rivolti al muro, ove vi era un quadro della Madonna e, mentre pregava, invitava tutti a fare al- trettanto insieme con lei, inginocchiati.

In questi momenti di profonda estasi, ella invitava Maria a pregare per la pace, per il mondo e per i peccatori. La Madonna, dopo essersi avvicinata a lei per dirle "io sono con te, non ti scoraggiare", si allontana.

Tutti noi presenti non vedemmo Maria, ma sentimmo solo le invocazioni che lei rivolgeva ad alta voce. Il suo corpo rimaneva immobile col crocifisso stretto tra le mani, e man mano che aumentava la nostra e la sua preghiera, lei si sentiva gradatamente, liberata dall'oppressione del demonio; mentre lasciava la sua forte esperienza di estasi per proseguire con coraggio e maggiore serenità le prove.

Solo dopo poco più di due ore ritornò alla normalità. Ma le battaglie aumentavano ed io ero convinto che sarebbe giunto il momento della vittoria. Siamo al 13 agosto; io mi trovo a Cassari per l'annuale celebrazione della festa, in onore della Madonna, quando mi viene comunicata la grande notizia "la signora Rita Tassone è guarita".

Certo, io ho espresso tanta gioia e commozione ma non meraviglia, in qualità di sacerdote che conosceva la sua fede matura, anche per un evento così grande.

La sera precedente, venerdì 12 agosto, il marito Michele, nonostante i suoi problemi, era venuto a Cassari per tenere una serata con canti paesani, accompagnandoli con la chitarra, con amore e per devozione alla Madonna. Alla fine della manifestazione, Michele entra in chiesa e, inginocchiatosi, davanti alla statua della Madonna, la prega, la invoca e le chiede la guarigione della moglie con l'impegno di venire a trovarla, a grazia ricevuta e così fu.

Al mattino di domenica, 14 agosto, la signora Rita si reca col marito e ringrazia la Madonna; tutti insieme, abbiamo pregato e cantato per ringraziare Gesù, il quale per mezzo di Maria aveva operato un simile prodigio. Durante questo momento di preghiera ella rivolta, con lo sguardo, prima verso Gesù e poi verso Maria, mentre il suo diveniva sempre più splendente di quella bellezza divina, ed emanava una grande gioia.

Sac. Maiolo Vincenzo

TESTIMONIANZA DEL DOTT. TASSONE

Conobbi Rita Tassone nel lontano 1982. Si era ormai compiuto il suo "pellegrinaggio

(16)

della speranza", presso gli ospedali del Centro-Nord. L'illusione aveva lasciato il posto al realismo, se non alla rassegnazione.

Dalla "osteomielite tifoide", dopo una gravidanza, si era passati al "sarcoma osseo", che non lasciava più dubbi sulla sorte segnata di Rita Tassone. La fine certa era solo una questione di tempo. Questo, almeno, era il responso inequivocabile della scienza ufficiale, per bocca dei medici che di volta in volta erano stati consultati. L'ultimo medico, in ordine di tempo, a cui ci si era affidati era un certo dott. Saladino.

Non l'ho mai conosciuto personalmente, ma di lui ne parlavano un gran bene sia Rita che il marito di lei Michele. Proprio Michele credo che abbia avuto un ruolo determinante nel "miracolo" della guarigione di Rita. Nel paese, Fabrizia, la storia di Rita era ormai sulla bocca di tutti, che ne facevano motivo di compassione, di pietà, di aiuto morale ecc.. Non nascondo, perciò, che quando, come medico curante, mi trovai di fronte a Rita Tassone per la prima volta, mi sarei aspettato di trovare una donna solo rassegnata al proprio destino.

Niente di tutto questo. La conobbi in occasione di una delle solite crisi dolorose, urenti, che tendevano lentamente a fiaccare la resistenza di questa donna. Immobile a letto per lunghe ore della giornata in preda al dolore, mai una imprecazione, mai una parola di condanna, ma il tentativo conscio e disperato di aggrapparsi alla vita.

Il tramite con essa era rappresentata dai figli l'ultimo dei quali, Raffaele, era sempre accanto a lei, a ricordarle che valeva la pena di vivere. Altre visite seguirono nel tempo, di giorno e di notte, perché per me, da subito, non è stato un rapporto asettico tra medico e paziente, ma un modo sincero, non messianico ma umano, di aiutare una

"sorella" che soffre e che ti dimostra fiducia.

Così nel tempo è maturata l'amicizia col marito di Rita, Michele, che forse era l'unico a non aver consumato la speranza di poter salvare la moglie. I suoi viaggi frequenti a Brancaleone dal dott. Saladino, uomo non di fede ma sempre umano e generoso, ser- vivano a reperire farmaci, per lo più in fase di sperimentazione, che potessero fare il miracolo.

Io stesso, dietro dichiarazione sottoscritta dalla stessa Rita, che mi sollevava da responsabilità penali e morali, inoculai l'interferone, farmaco non ancora ammesso dal Ministero della Sanità, come una delle ultime possibilità di salvezza di Rita. Lei stessa, ormai mi confidava, con grande serenità di spirito, di conoscere bene la gravità del suo "male".

Di fronte al fallimento della scienza medica, entra in giuoco, come ultimo appiglio, la conoscenza con "Fratel Cosimo" e l'enorme fede in lui riposta da Michele. Sono trascorsi anni di preghiera e di pellegrinaggio alla Madonna dello Scoglio e Rita ha ripreso il filo della speranza. Venne così l'agosto del 1988 e finalmente si verificò quell'evento eccezionale che oggi ci permette di parlare di Rita Tassone come di una donna sana "normale", felice assieme alla sua famiglia, non più schiava dei farmaci, ma dedita al bene ed alla preghiera.

Questo mio non vuole essere il racconto di un medico ma di un uomo che ha avuto la fortuna e la gioia di vivere passo passo la storia di una donna segnata da un destino

(17)

crudele, ma che le forze al di fuori ed al di sopra di noi, della logica umana delle conoscenze scientifiche, hanno fatto diventare il simbolo di una fede incrollabile che da sola riesce a cancellare dolore e forse morte. Tutto questo può essere definito mi- racolo? Certo oggi il "Talwuin-Tab", farmaco droga una volta unico rimedio alla sofferenza, è solo un ricordo per Rita Tassone, che ha abbandonato d'incanto il letto del "supplizio", per camminare, vivere e condividere gioie e dolori con la famiglia e con gli amici. Per me si tratta di un miracolo.

Ma che cosa è poi un miracolo?

11.02.1991 Dott. Tassone Cosimo Antonio

19/8/1988

IL CASO RITA TASSONE: GUARIGIONE CLINICA O MIRACOLO?

Le impressioni e la confessione intima di un Medico. Sono un Medico, l'Ufficiale Sanitario di quel paese delle Serre, Fabrizia, della "miracolata" Rita Tassone. Ho alle spalle un pieno ventennio di attività professionale stimata e riconosciuta da tutti, con l'esperienza che la stessa ad ognuno di noi comporta.

L'incontro con Rita Tassone è stato per me il giorno più bello e più travagliato della mia vita. L' aver vissuto il contrasto nella lotta interiore fra l'impossibile e la realtà sono degli attimi indescrivibili e che trovano la quiete soltanto nel silenzio e nella riflessione

L'abbraccio con la Rita miracolata, nel pieno centro della borgata non sono degli attimi di sempre, di una vita quotidiana vissuta nel travaglio del lavoro a contatto dei disagi e del dolore della vita umana, ma sono attimi che infrangono ogni sentimento umano con tutte le nostre miserie e scompaiono per protendere più bella e ineguagliabile nello spazio la potenza e la luce del Divino. Sono un religioso di fede sincera, timorato da Dio, non molto praticante per la limitata disponibilità di tempo, né facile alla credenza dei miracoli, ma l'avvenimento attuale ha segnato nel mio animo un solco indelebile con la chiara impressione del contrasto fra la scienza e' l'occulta potenza di una forza sovrumana

Dott. FRANCO BAVA Medico Condotto- Uff. Sanitario Corso Vitt.

Emanuele 114 133 - Tel. 0963/31.40.41 68020 FABRIZIA (Cz)

Per svariati lunghi anni fui il medico ci famiglia di quella Rita Tassone che visse la parte più bella della sua giovinezza nella sofferenza più atroce per una inguaribile malattia, immobilizzata per ben tredici anni e sei mesi a letto e per gli ultimi periodi su una sedia a rotelle.

Ogni relazione della quotidiana vita, ogni atto fisiologico della stessa venivano passo passo seguiti e condivisi dall'affetto dei propri cari. Una storia quella di Rita intrisa di sofferenze ma vera. Ma quando le sue conoscenze furono chiare che la scienza medica era arrivata all' "Alt" e che per lei ogni ulteriore tentativo era solo una palliativa e vana illusione della vita, proprio in quel contrasto la sua fede divenne più salda e più radiosa "pregando la Madonna per le sofferenze altrui ", così la stessa ci ha confessato, "sorretta dalla fede del marito".

(18)

Meditando un attimo non è facile capire il contrasto, nell'animo umano, della fede e della rassegnazione che si agitano per appianarsi in un eterno divenire.

Osteomielite tifica, clinicamente diagnosticata, fu la spina della sua immobilità iniziale dopo una gravidanza. Dopo inutile terapia fu sottoposta a più interventi di chirurgia specialistica in reparto ortopedico di Bologna ma con esito completamente negativo. A nulla valse la terapia a lungo termine, dell'interferone, per il sarcoma osseo successivamente diagnosticato dopo ripetuti ed accurata accecamenti specialistici e di'laboratorio.

Dott. FRANCO BAVA Medico Condotto - Uff. Sanitario Corso Vtt.

Emanuele lll, 133-Tel- 0963/31.40.41 88020 FABRIZIA (Cz)

Dalle dichiarazioni di un collega rese ad un servizio stampa per lo stesso quotidiano, si conclude per una guarigione clinica, ma chiari ed evidenti sono i contrasti della sua relazione. Come mai 1'interferone che, secondo il collega, avrebbe dovuto dare i suoi risultati di guarigione dopo otto-dieci mesi non ha dato nessun segna nemmeno dopo trattamento a lungo termine? Dimentica poi lo stesso collega le dichiarazioni rese a voce al marito che non c'era più nulla da fare e che i tempi erano brevi! Come si può, quindi, concludere per una guarigione clinica? Non si può certamente deformare una realtà evidente resa incontestabile a tutti. Se per una semplice frattura, ben che vada, necessita l'immobilizzazione dell'arto o segmento colpito per almeno quaranta giorni e dopo la formazione del callo riparativo occorrono lunghi periodi di esercizi fisici per la riabilitazione dello stesso, come si spiega che una colonna vertebrale anchilosata per ben tredici anni e mezzo, con atrofia e flaccidità muscolàre,- marcata riduzione dei tessuti degli arti inferiori per una lunghissima inattività degli stessi per paresi, ritorna in un attimo attiva con muscoli tonici e trofici, con totale efficienza dell'apparato scheletrico deficitario per la menomazione chirurgica pregressa e del sistema nervoso?

Scompaiono i pregressi violenti dolori.

Dott. FRANCO BAVA Medico Condotto- Uff. Sanitario Corso Vitt.

Emanuele III 133 - Tel. 0963/31.40.41 88020 FABRIZIA (Cz)

Non daremo credito alle confessioni di Rita: alla pioggia di luci di indescrivibile colore che dinanzi alla Madonna dello Scoglio hanno invaso il suo corpo, dimenticheremo le parole di Fratel Cosimo che trasfigurato nell' immagine di Cristo, con voce flebile e decisa pronuncia: "In nome di Dio alzati e cammina" rinnovando una delle più belle pagine del Vangelo e della vita pubblica di Gesù, potremo dare poco credito alla testimonianza di chi, all'atto, era presente e di quella sedia a rotelle rimasta là, in quel piccolo Luogo Sacro in Placanica, testimonianza incontestabile dell'accaduto, ma non potremo giammai contestare che Rita Tassone, martire per ben tredici anni e sei mesi di un dolore e sofferenza vissuta, che oggi più non ricorda, forte della sua fede, è oggi con noi sana e senza postumi, senza alcun bisogno più di farmaci, senza alcun segno del male sconfitto, bella perchè irradiata della Luce di Cristo, felice di essere tornata alla vita.

Confessiamo onestamente la resa della scienza e le limitate possibilità della stesa.

(19)

Solo la Fede, ma quella veramente sentita

e che dovrebbe essere parte integrante della nostra personalità e del nostro quotidiano lavoro è il ponte che congiungendo l'Umano al Divino, attraverso il Miracolo, svela i segreti Misteri dell'Eterno.

Dott. Franco Bava

DAL SITO:http://www.preghiereagesuemaria.it

Riferimenti

Documenti correlati

Le prime sedi sono state offerte dalle locali autorità romano- cattoliche - con la singola eccezione della prima parrocchia di Roma, sorta come ospite nella sede romana

Il diritto canonico e il diritto ecclesiastico nel tempo presente, mentre la sessione in corso pone l’interrogativo: Quale Stato per quale religione, la relazione - che per

Per raggiungere il loro scopo, alle confraternite bastava il rispetto di una regola essenziale di vita cristiana, centrata sull’osservanza di gesti semplici, elementari,

•RESISTENZA FREDDO/UMIDITA‘: Per quanto riguarda la vegetazione ha risposto benissimo, in tutti i test a bassa T, e così pure per il colore, che acquisisce solo

In questi giorni avrei dovuto compiere la Visita pastorale nella forania di Chia- ravalle ed una serie di altre a>ività pa- storali (visite e celebrazioni nel carcere,

Mio figlio Giacomo, 19 anni, pur avendo diagnosi di Disturbo Borderline di Personalità, ha trascorso un anno in custodia cautelare in comunità, due mesi in

Di belle come la Doretta e di belle tre volte tanto, egli ne avea vedute a Cordovado a Fossalta e a Portogruaro; giacché la figlia del cancelliere di Venchie- redo era assai piú

Nella cantina c’è l’appartamento della famiglia Leprotti, con mamma, papà, e i tre leprottini, mentre al piano terra vive il signor Riccio con sua moglie.. Un vecchio picchio giallo