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DI INGEGNERIA 5ANfIAl\IA

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Anno I. ToR1xo. 1" Dicembre 1905 - I 23.

RJ\/1~11\ 6 6 6 6 & & &

DI INGEGNERIA 5ANfIAl\IA

Contint:azione: L' 1 NGEGN ERE IGIENISTA - Anno VI.

È riservata la proprietà letteraria ed artistica degli articoli e disegni pubblicati nella RIVISTA DI INGEGNERIA SA::-IITARIA.

MEMOl\IE 01\IGINALI

OSPIZIO U :VIBEBTO I PER T UBERCOLOTICI

IN ROMA.

Fin dal primo inizio della lotta pratica contro la tu- bercolosi, promossa dagli scienziati di ogni paese non appena si assodarono le cognizioni intorno alle vie più frequenti e più temibili, per le quali il bacillo del Koch s1 diffonde fra le popolazioni, negli ospedali di Roma si escogitarono i mezzi per impegnarla efficacemente.

li Direttore generale di quegli ospedali, il benemerito prof. Ballori, che dà tanta e

così efficace opera da circa un ventennio alla grande riforma di quelli istituti di beneficenza ed assistenza della capitale del regno, si preoccupò del fatto che, in mezzo agli ammalati comuni di ogni natura, fra gli affetti da morbi acuti e da cro- nici, da interni o da esterni, dovunque, nelle corsìe ospita- liere affidate alla sua vigilanza, erano degenti dei tubercolotici, in grado più o meno avanzato della malattia.

L'INGEGNERIA SANITARIA - Anno XVI.

portano a rapporti più o meno diretti fra di loro per biancherie, per stoviglie, coperture, ecc., tutto collima a favorire il trapianto del bacillo tubercoloso.

meno deleteria per più ragioni si deve ritenere per essi stessi la degenza dei tubercolotici fra altri am- malati, che non raramente danno loro infezioni conco- mitanti, o secondarie, che si vogliono djre, le quali aggravano in modo micidiale quella essenziale.

Come primo passo alla soppressione di così grave inconveniente, l'Amministrazione ospitaliera deliberò di eliminare tali fomiti di infezione da ognuna delle corsìe destinate ad altri infermi, riunendo gli affetti da tu- bercolosi in sale speciali, a parte, per quanto possibile bene aereate e soleggiate e dove la segregazione loro dovesse parere meno dura.

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La trasmissione di una tale infezione da individuo a in~

dividuo in quelle condizioni, deve invero considerarsi come la più facile ed inevitabile. La comunanza dell'aria ambiente e del suo pulviscolo, lo stato

di poca resistenza agli agenti Fig. I. - Veduta 111 elevazione di un fianco e della testata di uno dei Padiglioni.

infettivi in cui si trovano i

rico,·erati per qualsiasi malattia in corso, un mondo di contingenze che nella vita di parecchi di questi ricoverati in una stessa sala e con uno stesso sen·izio di assistenza,

L'isolamento però di quegli ammalati, se doveva essere di vantaggio per una gran massa dei ricoverati non tubercolotici, avrebbe dovuto farsi, per quanto pos-

(2)

350 Rl\'ISTA DI INGEGNERIA SA~ITARIA

si bile, completo : cosa non facile ad ottenersi per la de- ficienza cli un numero con\'eniente di sale a ciò adatte.

D'altra parte, per le esigenze delle cure eia applicarsi e per sentimento umanitario Yerso di essi, era desiderabile che quei disgraziati non fossero tenuti nel gruppo dei

nel suo iniz:o la tubercolosi con lunghe cure igieniche e mediche, quasi presen·ati,·e; ma piuttosto di istituire un ospizio succursale degli ospedali, per raccoglien·i e curani i tubercolotici in qualunque stadio della malattia essi si presentassero a chiedere assistenza; dando loro

Fig. 2. - Sezione longitudinale del corpo centrale e il giaroino, con .9imostrazione, in ele,·azione e di fianco, di due padiglioni, del chiosco per refettorio uomini e della cappella.

locali stessi m cm vi erano tanti altri sofferenti e con servizi principali d'assistenza con essi comuni.

Si imponeva, in altre parole, per più ragioni di igiene, di economia e di sentimento, di creare un ospedale apposito per i tubercolotici, che rispondesse per quanto possibile ai loro bisogni speciali.

Fig. 3. - \'ecìuta della testata di un Padiglione colla veranda.

Scopo però di un'Amministrazione come quella degli ospedali di una grande città, quale Roma, che ha sopra cli sè un così enorme peso di obblighi cli altra natura, non poteva essere di creare un vero e proprio Sanatorio, nel senso comune della parola, eia servire a combattere

quei soccorsi piu immediati, utili a rimetterli, se possi- bile, lI1 istato da ritornare alle loro occupazioni, o a lenirne le sofferenze, se la gravità dell'affezione li obbli- gasse a rimanere degenti per un tempo alquanto lungo od anche fino al termine della loro esistenza.

L'allontanare il più possibile dei tubercolotici dalle case lI1 cm convivono colle famiglie loro o dagli ospedali comuni dove sono di continuo pericolo per i compagni di sventura, è uno dei mezzi di difesa contro la tubercolosi, che tiene della bene- ficenza e della previdenza sanitaria ad un tempo e che de\•e necessariamente concorrere a com- pletare l'opera dei dispensari e dei sanatori, che hanno altri intenti.

Dato questo carattere all'Ospizio, che fu inti- tolato alla memoria di Re Umberto I, l' Ammi- nistrazione ospitaliera non credette d'impiantarlo a qualche aistanza dalla città, ma piuttosto in un luogo propizio alla periferia di essa; dove fosse sempre facile trasferire gli affetti da tuber- colo3i man mano si presentano alle accettazioni dei vari speciali urbani o si riconoscono nel corso di altre malattie, fra i degenti in essi.

Così pure si ritenne conveniente di collocare tale Ospizio nelle vicinanze cli un altro Istituto ospitaliero, quello cli S. Giovanni in Laterano, dal quale potesse avere il sussidio di serv1z1 van cli economia e di amministrazione, per cui le spese a farsi per esso fossero ridotte al minimo, e le somme così risparmiate andassero a tutto vantaggio cli un sempre maggiore numero di ricoverancli. Per tale vicinanza si poterono tra- lasciare, intanto, nella nuova costruzione i locali che avrebbero dovuto servire di sede ai servizi generali di cucina, di dispensa, di guardaroba, di lavanderia, di farmacia e di direzione, che ora s1 fanno cumulativamente con quello stesso Ospedale. Si ebbe soltanto cura di costruire espressamente ed a parte i locali per la disinfezione (fig. 4, n. 1 1 e 1 2 ), per il laboratorio medico, per i bagni e per le cure fisiche,

I I a

d

f'

f

o.

(

J?o!on"do

Fig. 4. ~ Planimetria generale dell'Ospizio Umberto I per tubercolosi in Roma.

N

A - Fabbricato centrale: l Ingresso; 2 Sale d'aspetto per uomini e per donne; 3 Dispensari per uomini e per donne; 4 Camere di visita e di medicatura per uomini e per donne; 5 Laboratori chimico, batteriologico e laringoscopico; 6 Cucinette.

B - Bagni : 7 Sala di aspetto ; 8 Spogliatoi e idroterapia ; 9 Aeroterapia.

C - Padiglioni per uomini. D - Padiglioni per donne. E - Padiglioni da costruirsi. Ji - Refettorio per uommi.

G - Refettorio per donne. H - Cappella. I - Chalet e galleria di riposo (sezione uomini). K - Idem (sezione donne).

L Fabbricato di disinfezione: rn Cortile di consegna, cernita e prima lavatura della biancheria da disinfettarsi ; l l Disinfezione (reparto infetto); 12 Disinfezione (reparto asettico); 13 Lavanderia a vapore; r4 Camera delle caldaie pel riscaldamento; 15 Cre"

matoio per le immondizie; 16 Comunicazioni coll'Ospedale di S. Giovanni; 17 Sala pel travaso e consegna del vitto; 18 Cucina dell'Ospedale di S .. Giovanni.

M - Trasformatori elettrici. N O P Q - Rete metallica di divisione tra il reparto uomini e il reparto donne.

(3)

RIVISTA DI INGEGNERIA SANITARIA

oltre quelli necessari p er

le accettazioni

e p

er

il ricovero degli amm alati e pe

r

il tra tte nimento ed il

refettori

o di quelli che non sono obbliga ti costantemente a letto

.

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Fig. 5. - Pianta cli un Padiglione.

La località scel

ta

è a sud della città, sul monte Celio, nelle vicina nze del nuovo Ospedale milita re. Occupa

r 7 mila metri quad ra ti, essendo limitata

a

nord-ovest dalla via Santo Stefano R oto ndo

,

a sud -est dall a via dell a Ferratella, ad est dai terreni dell

'

Ospedale di S. Gio- van ni in L

aterano

e a ovest da quelli del l'Ospedale militare

(fig.

4).

Si ha così un' ampia=:striscia di terreno cli m .

100

di larghezza a nord, che si va aprend o verso sud fino ad acqu

istare

un'ampiezza di m.

132

e con una profondità

Fig. 6. - Sezione trasversale.

media di circa m. r 50. Anche quando sarà completo l'Ospizio, coi suoi 350 letti, ognuno di questi avrà

una

quota di 50 mq. di s uperfi cie, declive da nord a s ud (fig.

2 ),

con un a belliss ima prospettiva sui colli Albani.

Si potrebbe obbiettare contro ques ta ubi caz

ione

del- l'Os pizio, di essere sit

uata

frammezzo a du e altri ospe- dali; ma quello di S. Giova nni

,

che lo

.dif

e nde ad ogni

modo alqua nto colla sua massa dalle corr enti di nord- est, è

in

via di trasformazione; quello militare è a buona dista nza e coi suoi padiglioni così larga- mente di sseminati da non poter fare menomamente pensare ad un eccessivo concentramento di amma- lati su di una

località

ristretta.

D el resto, la distribuzione dei padiglioni del- l' Ospizio è tale da

non

lasciare dubbio sulla g rande facilità di circolazione dell'aria attorno ad essi e sull'ampio rinnovamento di essa nelle

loro

sale . E ciò che è più importante assai, non vi è in alcun modo defici enz a di

irradia

zione solare.

I

padig lioni, invero, che ora sono in num ero di cinque, ma che potranno diventare col tempo sette, hanno una direz ione sud-sud-est, nord-ovest-ovest e sono distribuiti parallelam ente in due serie, in posizione alter- nata, per modo ch e non possono punto. essere rec iproca-

RIVISTA DI INGEGNERIA SANITARIA 353

mente di ostaco lo alla ventilazione e insolazione gli u111 agli al tri, tanto più che

le

du

e

serie di padiglioni sono

situate ad un

livello alq uanto

·

diverso

,

come appansce dalla fig .

2.

I

pad

ig

lioni di

ciascuna

serie dis ta no fra di loro di m.

20 e le

testate delle due serie di m. r 5. Davanti alla seconda seri e di padiglioni

,

dal lato sud-s ud-est, sta uno spaz io molto amp

io,

escluso dalla costruzione, nel qua le si trova no soltanto de

i

chiosc hi

(fi

g . 4 I e fig. 7)

Il corpo centrale ha, al piano terr

eno,

un ing resso e I) e ai due lat i di questo due dispensari per tub e rcolotici, uom ini e donne. Ciascuno di questi dispensari risulta di una g ra nd

e

sala di aspetto

(3) e

di du e camere di vi- s ita e di med icatura

(4,

4).

Di fr onte all

'ing

resso e ai di spensari si è fatto posto a tre stanze per

laboratori

chimi co, batteriologico e lar

ingoscopico. N

el piano sottostante, che resta tuttavia fuori terra,

in

rag ione del dislivello d el terreno e della

Fig. 7. - Veduta prospettica del lato Sud-Sud-Est dell'Ospizio

(sono rappresentate le testate dei cinque Padiglioni già costrutti e quattro Chioschi).

per il

riposo giornali

ero all

'aperto.

Tutto all

'

ing iro del muro di ci nta dell

'

Ospizio, vi è una galleri a coperta

(fig

. 4) che mette in co municazione i padiglioni d ei

ri-

coverati con

i

refettori dei du e sessi, situati a

i

d

ue lati

oppos ti est ed ovest

(fig. 4 C,

F). Questa galleria può servire per passeggiate all' ombra e al riparo dalla pioggia, e per alcuni tra tti

, co

n buo na esposizione verso mezzogiorno, anche come riposo giornaliero con sedie a sdraio

(fig.

4 K

).

I due refettori, uno per donn e, l'altro per uomini, co n opportuna disposizione di pareti mobili, possono pure trasfo rmarsi in oratori o sale per trattenimenti.

All

'

estremo più basso del giardino

(fig.

4 H) vi

ha

una cap pella con sala a natomica e deposito mortuario, che si apre pure sulla strada esterna d ella F erratella.

* * *

L 'i nsieme degli edifizi principali dell' Ospizio è costi- tuito prese nte mente da un corpo centrale

(fig.

4 A

,

B) e da cinque padiglioni, tre per uomini (C) e du e per donn e

(D).

sopraelevazione d ell

'edifizio, si

sono stabilite le sale per i bagni com

uni,

per l'idroterapia e

l'aereoterapia

(7, 8, 9).

Due

locali

per cuc

inette (6)

e

le latrine

completano g

li

a mbienti di qu esta parte dell

'edifizio,

che al piano su- periore contiene gli all oggi per il personale sanitario e di servizio.

* * *

I cinque padiglioni per il

rico

vero dei tubercolotici sono

identici

nella distribuzione d ei diversi ambienti di cui risul tana.

Vi ha in tutti

(fig. 5)

dal

lato

nord , un co.rpo di co-

s truzione alquanto pii'1 largo del resto, comprendente i

serviz

i. In

questo corpo, un cor

ridoio

centrale dà adito

dall 'es terno alla sala principale ed in esso sono stabilite

contro le pareti delle guardarobe per tenervi durante

la degenza degli infermi gli indumenti di loro proprietà,

stati preventivamente

lavati e

disinfettati . Con questo

corridoio è in com

uni

cazione soltanto, oltre la detta sala

centrale, una carnera per il medico di ser vizio e

la scala,

situata ad essa di fianco.

(4)

354 RIVISTA DI INGEGNERIA SANITARIA

Gli altri locali,

che

da un lato sono una cucinetta

e

le latrine,

coi

lavab

o, e

dall

'altra u

na camera cli isola- mento per due letti, comunicano colla

sala principale

per mezzo cli un balcone

esterno, chiuso a vetri (fig. l

e 5).

La sala prin

cipale è

lunga m. 27,70

e

larga m. 7,50, con una superficie totale così di mq. 207, 7 5; la sua altezza libera

è

di m. 5, per cui la cubatur a totale è di mc. 1038,7 5.

L a sezione della sala

è

re ttangola re

(fig. 5), con il

soffitto e il pav imento raccordati a superfi ci curve

colle

pareti, e completamente lisci. Essa può accoglie re 24 letti;

che avranno così ciascu no a disposizione mq. 8,6

l

di superficie e mc. 43

,05

di aria ambiente.

Ogni due letti sta una porta-fi nestra (fig. 4 e 5), che div isa in due parti, va dal pavimento fin quasi al soffitto.

L a superficie vetrata som mata di queste finestre e di

i•

f

asp1raz1one

dell'

aria,

che dal pavimento

va

nno, nello

spessore

delle pareti, fino

al

tetto, d

ove sono

provve- dute di

appa

recchi \

Volpert.

·'·

*'"'"*

Nei p1am terreni dei singoli padiglioni sono ricoverati gli am malati meno gravi, che possono valersi per pas-

seggiate

dei giardini

e

per riposo delle galler ie aperte

o

dei chioschi appositamente in

essi

costrutti.

Nei piani superiori invece sono ten uti gli amm ala ti pii'.1

g

ravi, che per riposo all 'aria lib era possono valersi d

ella terrazza

situata alla testata del padi glione.

E poichè questi a mma lati non possono ordinaria mente reca rsi ai refetto ri comuni nel g iardino, si lascia in queste sale supe riori soltanto 22 letti, e nello spaz io che rimane libero da i due letti soppressi sono collocate due tavo le per i pasti cli quelli fra i ricoverati che, pure essend o alquanto aggravati , pos- sono tuttavia lasciare il letto. L 'e- sperienza d irà se queste disposi- z10111 sono sempre a conserva rsi o se non debbano essere mutate.

* * *

Fig. 8. - Veduta interna della sala principale di un Padiglione.

Il riscaldam ento è centrale, con vapore a bassa pressione. Ne lle singole sale d egli amm alati vi sono tre radi atori , posti sull

'asse

dell e medesime; calcolati nelle loro di- mensio ni per modo da assicurare la possibilità cli avere la tempera- tura cli + 18°, anche quando fuori sia abbassata a

-

2°, e ma nte- nendo una ventilazi one oraria cli 40 mc. per letto. Negli altri am- bienti cli servizi o, come nei pas- saggi e nelle latrine, i radiatori

quelle della testata dà un totale cli mq. 7 3; è quindi superiore ad un. terzo di quella del pavimento. Ogni letto ha perciò mq. 3 di apertu ra cli luce.

Sul fondo, a mezzogiorn o, di questa gra nde sala v1 ha al piano terreno un ballatoio cope rto, con scala verso il g ia rdino

(fig.

r

e

4), e al piano superiore un te rrazzo aperto

,

copribile con tende

(fig. r e 3).

Da questo lato estremo sud

,

su

cui

sono lasciate tre ampie apertur e, la sala è illuminata largamente e ri ceve molta gaiez za, per la prospettiva pure che da esso si ha s ulla campagna romana in gra nde lontananza.

I pavi menti sono in mattonelle di cemento comp resso e le pareti ri vestite di vernice lavabile.

L a

ve

ntilazione della sala

è

attivata, oltre che per le numerose aperture verso il di fuori

,

anche da canne di

sono calcolati atti a L

'

impianto fu fatto

dare + r 2° nelle stesse condizioni.

dalla Casa L eh mann di M ilano.

L a distribuzione dell

'acqua per

tutti gli usi è fatta da un serbatoio centra le in cemento armato, posto s ulla terrazza dell'edificio centrale, che è il punto pii'1 alto dell'Ospizio. L a capacità del serbato io

è

di 42 mc., cioè di poco superiore a lla metà del volume di acqua Marcia dispo ni bile nelle 24 ore, che è di

80

mc., pari a litri 320 per infermo. Con t ale a mp iezza di vasca, si ha la sicu- rezza di poter utilizzare tutta l'acqua defluente a sbocco continu

o

durante la notte.

RIVISTA DI INGEGNERIA SA TITARIA 355

***

. La fognat ura nel sottosuolo è

111

tubi in

grès: essa

import

ò

un lavoro assai

cos

toso

,

perchè d

ovendosi sca-

ricare in quella pubblica della via di S. Giovanni, si

è

dovuto darle inclinazione contra ria a quella de l terreno

,

che ha pe ndenza verso il lato opposto. Ciò ha necessi- tato scavi molto profondi

(fino ad 8

m.

)

ed anche un

a

pa rte di traforo in galleria. L e latri ne e le diramazioni tubo lari negli edifiz i sono esterne

ai

muri e secondo i migliori tipi moderni.

Il costo fi nale cli og ni padiglione capace di 50 a 5 2 letti è asceso a 59.000 lire in cifra rotonda, così divis

e;

lavori d a muratore

,

scal-

pellino, asfaltista . . L. 3 2. 135 lavori in cemento armato

(sistemaHennebique)

» 5 .751 pavimenti in esagoni di

cemento e scagli e di marm o compresse i- d raulicamente

(

Ditta

Vianini e C.) . » 4 _055 infissi in legno, ferra-

menti e lastre .

»

lavori da fabbro ferraio » co nclo tture d' acqua, ap-

parecchi per latrine, lavabos, ecc. » lavori da verniciatore e

pi ttore . . . . » 2.000 vet ri retinati . . . .

. »

r. 65 7 tùbi di ghisa per latrine » 260 opere in eco no mia e var ie

)>

7 4 7

Totale . . . L. 59.000

Il

costo

del

padiglione,

riferito a me tro quadrato di

area coperta, è

di

L. l

64

, ed

a metro cubo di volume del fabbricato, senza

computarvi

quello del

sotterraneo (poichè è

del tutto inutilizzato),

L. l

5, 40.

L

o studio

del progetto di questo Ospizio fu fatto, in uni one col

sullodato

dott. prof. Ballori, dai signori fra- telli Filippo

e

Francesco Galassi, ingegneri-architetti dell'Ufficio tecnico degli Ospedali di Roma

,· che

dires.

sero pure lesecuzione.

È un'opera che ris

ente eg

regiamente del nu ovo indi- rizzo tecnico-i

g

ienico razio nale nelle costruzioni sanitarie,

L a spesa totale dei fabbricati e della sistemazione dei g ia rdini

e escluso l'impianto dell

'

illuminazio- ne elettrica), è ascesa a

L. 5 l

r .466

l'arredam ento è costato » 85.34 1

Fig. 9· - Prospetto del cor1)0~-centrale sulla via S anto S te f ano 4 R otondo.

T otale . .

L.

596.8o 7

Questo fa

s~

250 le tti un costo per letto di

L.

2387, non compreso

il

costo del terreno e tenendo co nto pure che, come sopra si è detto, si sono ri sparmiati alcuni locali di servizio.

Il costo per letto, date le condizioni eccellenti del- l'Ospizio nei riguardi igienici e in quelli della comodità e facilità del se rvizio di assistenza dei ricove rati, è ve- ramente molto basso ; ciò che dimostra praticamente

qu~nt~

i

~eri

ig ieni sti affer mano

,

che in fatto di ospe- dali s1 otti ene sovente assai meglio con poca spesa ben fatta, che con dispendi irrazionali e di lu sso.

al cui trion fo lavora no co n tanto amore anche

111

Italia,

g

li ig ienisti moderni da pochi decenni

'.

L. p AGLIANI.

(5)

RIVISTA DI INGEGNERIA SANITARIA

LA STERILI ZZAZ IONE DELL'ACQUA POTABIL E MEDIANTE L'O ZO ro.

Trattand

o

della

sterilizzaz

ione dell'acqua per uso po- tabile occorre co nsiderare due casi : la

sterilizzàzione

della massa d'acqua

cap

tata all

'origine della conduttura e

la

ste

rilizzazione frazionata dell 'acqua

ai

diversi punti di dist ribuzione : quella en tra n

ella categoria

delle ope-

Fig. I. - Schema d'un impianto per sterilizzazione dell'acqua coll'ozono (sistema Marmier e Abraham).

razioni indu striali, questa nella categoria d elle ope razioni don1estiche.

Non è di quest'ultima che s i vuol qui parlare, ma della sterilizzazione in gra nd e di un'acqua destinata ad ali men- tare intiere popolazioni

e

della cui purezza non si sia as- solutamente sicuri .

Per la ste rilizzazione industriale dell'acqua p otabile si possied e

ab antiquo

il metodo d ella filtrazione attraverso filtri di sabbia o di pietre speciali che sono s uscettib ili, quando la costruzione e

[""" \

;

, . l:J ·

r

Fig. 2. - Sezione schematica dell'ozonizzatore.

il funzionamento ne sieno accurati

, di

fornire acque, se non batte riologicamente sterili

,

ig ienicamente po- tabili

.

Basta per tutti l'esempio delle due città di A m- burgo ed Altona, le quali sono en trambe approvvi-

giona

te co n acqua del- 1

' E

lba: nel 189 3 Altona faceva uso di tale acqua ben

e

filtrata e Amburgo della stessa acqua male filtrata: ora le acque d

el-

l'Elba

esse

ndo state inqui- nate con m ateriali coleri- geni, la popolazione di Amburgo patì una

g

rav issima epidemia di colera, mentre quella di Altona ne fu com- pletam ente immune, sebbene le due città siano tanto

contigue che, ediliziamente, si

possono

co

nsiderare

come

un

a sola città.

Più recentemente

fu

proposto cli utilizzare il potere

ste

rilizzante dell'ozono per purifi

care, agli effetti

igienici, le

acque

potabili .

Senza riaprire il libro della stori

a

d

ell'ozonizzazione

dell'acqua, di

cui

si

occuparo

no ripetutamen te

L'Inge- gnere Igienista e L'Ingegneria Sanitaria,

basti accen- nare che, fi no da l

l 88 l,

Chappuis

e

James avevano messo in

evidenza

l'alto potere battericida dell'ozono quando venga sciolto in grandi quantità d'acqua; che, nel

l

894, Frohli

ch

presentò alla Società

elettrotecnica

di Berlino degli

ap

parecchi

g

ià suscettibili di pratica applicazione; che Ohlmiiller, dell

'Ufficio

imperial e di quella città, confermò, usando tali apparecchi

,

come fosse possibile co n essi tentare di sterili zzare in grande

l'acqua potabile,

ciò che incoraggiò il T yndall a crea re in Olanda una gra nde Società ed a fondare ad Ondshoorm, p resso Leyda, un labo ratorio

ad !wc;

che, Marmier ed Abraham nel

l

895 fecero un a prim a applicazione alla s te rilizzazione dell

'acqua per

la città di Lilla confortata dalle esp erienze di R oux e Calmette, i quali co nferma- rono la possibilità di far entra re nella p ratica igienica l'ozoniz zazione; che finalm

ente,

da allora ad oggi, nu- me rosi s tabilimenti di sterili zzazione in g rande dell 'acqua mediante l'ozono ven nero impiantati, o si stanno im-

Fig. 3. - Pianta dello Stabilimento di ozonizzazione di Emmerin (Lilla).

piantando, ad Amsterdam, a Marsiglia, a Nizza, a Cannes, a Martinikenfelde presso Berlino

,

a Schierstein presso Wiesbaden,

a

Boleo nel Messico, ecc.

L'operazione della ozonizzazione consiste nel far pas- sa re l'acqua da sterilizzare attraverso una colonn a d'aria ricca cli

ozo

no concentrato: schematicam

ente

il processo

è

rappresentato dalla fig.

l.

L 'acqua a

è asp

irata da una pompa centrifuga

b

e spinta per il tubo e nella colonna

d

in cui l'acq ua viene s uddivisa in fin

e

pioggierella sulla quale deve

agire

l'ozo no: un pozzetto g raccoglie

l'acqua

che viene n- presa da un a pompa z

ed

eleva ta in un serbatoio di distribuzione j.

Contemporaneamente un ventilatore m aspi ra l'aria a tmosferica, la fa passare

entro

un essiccatore ad aci do solforic o conce ntrato

l,

poscia nell'ozonizz

ato

re k

e

in- fi ne, pe r apposito tubo

,

la

g

uida nella colon na

d.

L

'ozònizzatore k

è un. apparecchio in cui si produ-

RIVISTA DI I GEGNERIA SANITARIA 357

cono effluvii elettrici

nei quali l'ossigeno dell

'aria (O) si

trasfo rma in

ozono (03).

La

corre

nte elettrica per la produzione di

codes

ti

ef-

fluvi i

è fornita

da un trasformatore t in cui il

circuito

primario ( 1) ri

ceve

la corrente d

'un alternatore u azio-

Fig. 4. - Sezione dello Stabilimento di Emmerin.

nato da un a macchina a vapore

v:

il circuito secon- dario

(2)

fo rnisce all'ozonizzatore dell

e

correnti

a

d una tensione di circa

40.000

vo lts.

In n

s i dispone in deri vazione, s ul circuito ad alta tensione, un deflag ratore costituito da due s fere e ntro le quali si sp rig

iona

una scintilla elettri ca che viene con- tinuamente soffiata per mezzo di un getto d'aria com- p ressa o di vapo re.

L

'ozoniz

zatore schema ticame nte è rappresentato dalla fig.

2 :

dentro una cassa

ermeticamente

chiusa sono di sposti du

e

di schi metalli ci D

1

D

2

vuoti, per

esse

re raf- freddati a mezzo di una co rrente d

'acqua, a faccie

paral- lele, contro le quali sono appl icate due piastre di vetro P P alq ua nto d istanti fra loro

e

fra le quali si producono

Fig. 5. - Veduta generale dello Stabilimento di ozonizzazione di Emmerin (Lilla).

gli

effluvii elettrici

: l'ari a arriva per a, attraversa gli

efft

uvii, si trasforma in ozono

ed esce

per

o.

I signo ri Marmier

ed

Abraham hanno di più in pit1 perfezionato i loro apparecchi e rela tivi impianti

;

trat- tandosi quindi cli r

es acta

pubblichiamo ben vo lontieri la fotografia

(fig.

5) tratta dall' impianto di Emm

erin

p resso Lilla.

Le figure 3

e

4

rappresentano

la planimetria

e

la

sezione

di ta le impianto

(*).

ABBA.

(") Per maggiori schiarimenti rivolgersi al sig. ing. S. Friz- zoni; via 1\loncalvo, l, Torino, e per maggiori particolari sul- l'ozono, consultare il volumetto: L'ozono 11ell'ind11stria e 11el- L'igie11e ciel dott. L. MACCAGNO.

OPER E DI RISANAMENTO NELLA C ITTÀ DI SHEFFIELD

(

r).

Il Com une cli Sheffield

,

gi ustamente preoccupato delle tristissimi condizion i in

cui

si trovava no, sotto

ogni

rapporto igienico e sociale, interi

estesissi

mi quartieri della città, frequ

enta

ti

essenzia

lmente da operai, piccoli industriali, arti g ia ni, venn

e

nella deliberazione, in una seduta consiglia re tenuta or fa qualche anno, di porvi radicale riparo, in modo da provvedere a tutta la folla di perso ne, raccolta in tali quartieri

,

di case ri spon- denti a qu elle norm

e

d 'igiene, orm ai affermatesi come indispensabili, sovratutto negli acce ntramenti operai: la deliberazione co munale veniva poco dopo approvata e sancita dal Parlamento.

.

A dare rilievo all'opera imponente di risanamento richi

esta

dallo scopo propostosi dal Comune di Sheffield ed

alle

diffi coltà immani che scoppi avano all'effe ttuazione del progetto

,

g iova subito ricordare che non era possi- bile, data la costruzione

e

lo stato delle abitazioni, pro- cedere a parziali riforme di

esse

in m odo da trasfor- marle in a mbienti ab itab ili, sa ni : unica via di risana- mento era, in m odo assoluto, la dis truzione dalle fon- damenta di tutto l'esteso quartiere e la ricostruzione di nuove case, distribuite secondo un nuovo piano regola- tore. Al fine di non lasciare senza te tto la fitta popo- lazione raccolta nell e case da' demolirsi il Consirrlio

) b

comunale si attenn e a questo originale e oppo rtuno concetto informatore : procedere a mano a mano alla demolizione di una limitata zona di abitazioni racco- .

)

gli erne temporaneamente gli inquilini nell e case vicine, ricostrurre nel più breve termine possibile gli edifi ci nuovi s ui terre ni liberati da quelli antichi distrutti, per ripopolarli, appena le loro condiz ioni igieniche lo per- mettessero, cogli inquilini s tessi, che prima ne erano stati allontanati.

Nell

e

opere di esprop ri o delle varie aree sorse subito una grande q uestione economica, o riginata dai co ntrarii interessi d

ei proprietari dei

vecch i stabili da un

lato

e de l Consiglio comunale dall

'altro:

pretendevano i primi che alle aree di loro proprietà venisse attribuito un va- lore ug uale a quello che avrebbero

assunto

in segu ito, una vo lta costrutti i nuovi

edifici :

la città non inten- deva, per contro, di

concedere

un prezzo sup

erio

re a quello valutato in base alle attu ali condizioni dell

'area.

L'aspra contesa si protrasse per circa due anni , e so lo

(1) Le figure di questo articolo sono tolte dal Tlte Pnblic Healtlt Engineer del 21 ottobre 1905.

(6)

358

RIVISTA DI INGEGNERIA SANITARIA

fu risolvibil

e

mercè un arbitrato, che troncò la q uesti one, stabilendo p

er

le aree stesse un prezzo medio, fra le

esigenze

dei due co ntend enti.

il fabbri

cato

non si eleva che per due pian i

e

be nchè si abbia un massiccio no tevole, è ri spetta to l'o ttimo concetto inglese di di videre l'insi

eme,

come vedremo

Fi g.

r. -

Pianta del piano terreno.

Area N. r: fabbricata. - Area N.

2:

parzialmente fabbricata . - Aree N.

3

e

4:

costruzioni da eseguirsi prossi mamente.

Così ne l r

900

il Comune s1 accingeva alla fase esecutiva delle opere di risanamento, intrapren- dendo i lavori di demolizione in tre distinti quartieri della città, e ricostruendo tosto in ognuno di essi dell e abitazioni nuove, conve- nie nti e adatte, per quanto era possibile, alle industri e parti colari predominanti nella regione in cui sorgevano .

( o Tti le

in seguito nella descri- zione particola reggiata, in tanti piccoli ben di- stinti elem

enti: og

ni ele- mento ha scala, latrina e tutti i servizi indi- spensa bili assolutamente indipendenti.

In

questi primi tipi speciali, adatti a capi tecnici e operai, le latrine, pur restando annesse allo eleme nto- casa, sono staccate e completamente iso late, in modo da non gene- rare molesti e o inconve- nienti di alcuna natura.

Nell 'area N. r , già com- pletamente costrutta, si ricavarono otto alloggi da una stanza

'

62 da

due stanze e 54 da tre stanze.

Ogni elemento è di- viso per mezzo di un

Nella prima zona il foni cipio fece costrurre delle case tipo ca- serma , dividendo

la

larga zona

e come vedesi dalle fig.

2

e 3) in aree ben distinte, og nuna delle quali doveva essere chiusa da un insie me di abitazioni: nella plani- metria di ogni area si tenne g ran conto di lasciare una grande super- ficie non fabbricata e, per di più , g randi aperture convenientemente disposte, in modo da favorire al massimo grado il ri cambio dell

'aria

nei g randi cortili delimitati dag li edifici; fatto che appare ev idente

a chi osservi le pia nte. Fi g.

2. -

Pianta del piano terreno. - Porzione di quartiere costruit o dell'a rea N.

2.

L 'altezza delle case fu limita ta;

I

Cucina e soggiorno;

2

Stanza da letto ;

3

Cucina e stanza da letto (alloggio di una sola stanza);

4

Lavandin o e deposito per il carbo ne.

RIVISTA DI I GEGNERIA SANITARIA

passaggio che perm

e

tte una diretta co mu111 ca- zione fra str ad a e

co

rtile; in pari te mpo

serve

da atrio alle abitaz ion i.

L

'

alloggio di tre ambie nti

si compone

d' un ingresso che immette nel passaggio anzide tto, s tanza molto ampia che serve a nche come a m- bie nte di soggiorno ed è provv isto di

camino:

da questa si accede a d ue ampie stanze da letto che g uard ano verso strada ; nella parte poste- riore, prospiciente il co rtil

e, è collocata

la stanza per il lava ndino, il d

eposito

ciel carbone

e

la latrina. Questo al piano terreno ; il piano s u- periore g li è in tutto si mile per disposizione cli locali e vi si accede a mezzo di una scala ben illuminata

e

co moda, direttame nte del passaggio.

L

'e

lemento-casa d i tre s tanze è comple tato dall'adiacente elemento-casa a due sta nze, nel quale abbiamo

,

a nco ra un ampio ing resso, una sola camera da le tto, oltre alla latrina, lavandino e magazzino di d eposito.

L a scala dell'elemento adiacente se rve a dare accesso al piano su peri ore dell 'elemento di due stanze, media nte un a porta ap re ntesi s ul pi ane- rottolo ben ventil ato.

Di siffatti elementi accoppiati se ne contan o dieci prospici enti il largo viale, di sposti in ret- tilineo; le due case d'ango lo, agli

estremi,

al piano terreno sono composte cli un grand

e

locale usa to co me magazz ino o negozio; prossimo a questo è un

'ampia

s tanza d a letto

;

posterior- mente, verso co rtile, un piccolo d eposito, latrin a e lava ndino. Al piano superiore sono invece ricava ti g li alloggi ad un a sola s ta nza, come dimostra la piantina frazionata

e

disposta nella fig. 3 superiormente. In questi il pian erottolo della scala disimpegna due ambi enti

,

in og nuno de i quali è ricavato un piccolo camerino illumi- nato per de posito di vestiari

,

ecc., pii'1 un ca- mino per riscaldamento. La la trina della stanza anteriore è coll ocata in fondo a l pia nero tto lo, mentre quella della s tanza poste riore

è

immed ia- tamente vicina alla s tessa .

Si può fare l'appunto che la latrina della stanza a nteriore è troppo lontana; ma le tante esige nze soddisfatte in qu esto progetto permet- tan o bene di non dare soverchia importanza a ques to particolare poco felice.

Gli elementi della fr onte interna ricurva del- l'area N. r sono in tutto a naloghi a qu

elli

fin qui d

escritti;

solo sono capovolti. L e case tte d

'angolo,

in questa seri e, ris ultano di due sta nze, più il lava ndino e la la trina. Una picco la va- ri ante

esiste

nella casa, sita

all'

angolo sinistro della seri

e

rettilinea; ma senza insistere nei par- ticolari , lo studioso potrà facilm

ente

ricavarn

e

da sè la disposiz ione dall e an nesse piantine.

~ ~ n

359

2

e

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8

(7)

RIVISTA DI INGEG ERIA SANITARIA

D

ell'a

rea N. 2 (fi

g

. 2)solo una pi

ccola porzione è per ora costru

tta

, secondo

il

co

ncetto pri ma

esposto, di permet-

tere cioè lo sfoll amento g rad ua le del qua rtiere. In que-

Fig. 4. - Quartiere di cottages.

cli medici

e

di

igienisti, era

talvolta occasione all'i nsor-

gere cli g

raYi disturbi d

el sis

tema ne rvoso; pure origine cli inco nve nienti

era

la

scarsa

ill uminaz ione deg li

s

com-

G j ardirro.

. ·~ .

. :

::::.;.

~. ·~

parti

, s

ia di giorno, per la piccola ampiezza d

ella fi

ne-

stra,

sia d i notte

,

per la li- m i tata porta ta delle

sorgenti

luminose. A questi d ue in- convenienti oggi si è posto

completa

me nte riparo, per la g

rande cura colla

quale sono cos trutte e disp oste tutte

le

p

arti mobili dei

vagoni fer- roviari , per l'ampiezza dell e ap

erture

degli sco mpa rti e per l'ap plicazione d ella illu- minazione elettrica, fa tta su g rande scala.

1 Tipi di casine A; 2 Tipi di casine B; 3 Tipi cli casi ne C.

An cora due qu estioni s i impongono per una pronta soluzione, per q uanto si con-

st'a

rea

si

trova

no larg

he e g

randi verande disp oste verso il co rtile, dalle qua li s i accede direttamente ai locali cli abitazione; cioè

in

questo

tipo,

per ragio ni economiche, furon o soppresse

le scale

pa rticolari ad ogni elemento;

un

' unica scala serve per più abitazioni : ripi

ego

non tra i mig liori, ma in gran parte compensato dalla buona disposizione

in

pianta dei

locali cli

abitazio ne. D

'altra

parte ques ta disposizione

è

g

iustifi

cata dal fa tto che in questa serie si vo

llero cos

trurre all oggi cli

un

a stanza

,

che avrebbero ri chiesto un a spesa troppo alta, dato che si volesse fornire ognun o cli essi cl i scala pro pria.

La pianta d à chiara

idea della

dis posizione costrutti va;

anche in questo tipo esiste una disco ntinuità nello sta- bile, abbastanza a mpia per dare libero ricambio d 'aria

e ab bondanza cli lu ce. Cl.

( Continua).

(j?UESTIOfH

TECNICO-Sf\NITf\RIE DEL GIORNO

RISCALDA ME NTO E VENTILA ZIO

IE

NEGLI SCO MPARTIME N TI F E RRO VI ARI

I.

I prog ressi fatti in questi

ultimi

anni

,

in qu anto

ha

a ttinenz a col materiale mobile ferroviario, so no indiscu- tibilmente assai

notevoli

, specialmente sull

e

linee di tran- sito più importanti ; e da to lo straordina rio a ume nto

numeri

co nel personale viaggiante, è ce rto che tali pro- gressi

non sono trascu

rab ili anche in rapporto all' ig ie ne individuale e g

ene

rale. U na d

elle cause

cli più

grave

di sturbo pel v

iaggiatore

era, fin o a poco tempo fa, il rum ore dovuto sopra

tutto agli scuotimenti

dei vetri, rumore che, come

hanno

dim ostrato pregevoli memo

rie

tinui a mi g liorare anche in ques to camp o, e cioè

la

ve ntila zione ed il ri scaldamento d ell

e

vetture. Come sempre, i due p roblemi sono stret- tamente co nnessi, e

non

si può pensare alla b uona

ri

so- luzi one d ell 'uno senza che siasi

in

pa ri g ui sa provveduto a quell a d ell

'a

ltro.

I

sistemi pit'1 in

uso so

no: il

riscal-

damento ad acqua calcia, a mezzo di

recipienti isola

ti, come riscald amento singolo cli og ni scompa rto; i riscal- damenti centra li a vapo re; quelli a termosifone e,

infine,

quelli a te rmosifoni r iscalda ti per mezzo ciel vapo re.

Tralasciamo di accenn are a i riscaldam enti elettrici, pe rchè la loro ap pli cazione è a tutt'oggi limita tissima.

Ge neralmente,

il

mezzo cli riscald ame nto è fornito dall a loco moti va

, ed

essendo il vap ore ad altissima pres- sione, occorre, p er

ragioni cli

sicurezza, p

rima c

he ve nga di stribuito lungo il

treno,

che la pressione stessa sia con- ve ni entemente ridotta : si usano all' uopo dei

riduttori

della p ressi one, sui q uali è

inutile soffermarsi,

dati i pro- g ressi notevoli fa tti

al riguardo

dalle case specialiste, in questi ultimi tempi. Nelle linee italiane,

tedesche

e sviz- ze re i co rpi risca ldanti sono per

lo

più di fe rro, disposti sotto ai sedili, a form a cilindri ca, con dia me tri va riabili intorno a

i I

50 mm.

In

a lcune vetture

inoltre

è di sposta nel centro del pavim

ento

una striscia metallica sotto alla qua le è dispos to il corpo risca ldante ; e ciò p er la pos- sibil ità di riscaldare i piedi.

In

Fra ncia, nel Belgio e in qualche linea a ustri aca i co rp i riscaldanti sono disposti lungo i co rridoi, d ove questi esis tono, o colloca ti in apposite nicchie, sotto

il

pav imento delle vetture.

In ciascuno cl i ques ti dispositivi è sempre a facile maneggio del pubblico viaggiante

un

regolatore, che perm ette l'introdu zione cli q

ua

ntità vari abili cli vapore

à

cqueo nel corpo

riscalda

nte ; in questo caso è quas

i

in dispensabile che il corpo riscalda nte possie da

una co

n- d otta di sca rico dell

'acqua

di condensazione per evitare

RIVISTA DI INGEGNERIA SANITARIA

che,

in caso cli inatti

vità,

possa no ro mpers i i tubi per

co

ng elamento. Per lo pit'1 questi appare

cchi danno

un rumore cli

go

rg og lio, che può essere molesto; tale incon-

veniente sare

bbe o vviabil

e

d is ponendo d ue cond

otte

ben di

stinte

: una per la distr ibuzione ciel vap

ore, l'al

tra per

lo scarico dell'acq

ua di

condensazione

: q ues ta potrebbe venir

elimin

ata per opera d' una valvo la

s

caricat rice, op- pure riversata, a mezzo di pompa

,

nella

caldaia. Qualche

impian to simile venne g ià

a

pplicato in G

ermani

a,

con

ri sultati molto so dclisfacen ti.

U na non lieve diffi coltà tecnica è l'a ttacco d

ei tubi

tra ve ttura e vettura

;

l'attacco cl ev' essere robu sto, di fac ile manegg io e a p

erfe

tta tenuta. Ogni atta cco dovrà essere munito, per avere un

reddito

massim o nel riscal- damento, d

'

una valvola di scarico d

ell'

acqu a d i co nden- sazione. P er qu anto ben p rotetti dalla dispe rsione d el calorico, è certo che in questi tubi avv iene una fort e condensazione del vap ore

;

se non esistesse la valvola d i scarico, l'acqua così form a tasi verrebbe trasci nata nei co rpi

riscaldanti,

e sarebbe poi causa di successive con- densazioni

del

va pore

nei

corpi stessi.

Inco

nveniente assai grave di questi ri scaldamenti è l' alta temperatura assunta dai corpi

riscalda

nti,

molte

volte superiore agli 80°, s pecie se le ve

tture sono imme-

diatamente prossime alla macchin a; in qu este condizi oni l'aria ambiente non co rrisponde più alle buone norm e

igienich

e, per la combustione

dell

e sostanze organi che, pe r

l'abbruciatura

delle pa rticelle d i polve re sospesa, ecc.

I riscaldamenti mi

sti, a vapore e ad acqua

, sono spe-

cialm ente usati

nelle vetture-letto

d ell e grandi linee;

nell a parte alta dello sco mpa rto è disposto

un

serbatoio pieno d' acqua, entro al quale si sviluppa un serpentino pel passaggio del va po re. A pposite tubazioni distribui- sco no

l'acqua nei corridoi

e nell e singole ve tture, costi- tuendo così un vero e proprio picco lo termosifone. Anche in questo caso l'acqua cli conden sazione d el va pore viene ripompata nella caldaia della macchina. Così

le

tempera-

ture d

ei corpi riscaldanti

non

sono mai troppo elevati".;

quindi per questo risp etto

il

siste ma misto è di g ran

lunga

mi g liore :

richiede però corpi ri

scald anti di g randi di- me nsioni , e

, come

tali, ingombranti e non sempre appli- cabili in scompa

rti ove

lo spaz io è assai

limitato.

Uno d egli organi importantissimi dei riscaldam enti a vapore in genere è il rubinet to che pe rm ette l' isola- mento di una vettura, senza

influire sul libe

ro efflu vio del vapor

.e

nel

resto

del tre no: questo organo, mancante in molte

reti ferroviari

e, è pure quasi indispensabile, pe rchè è ev idente che con q uesto dispositi vo si può, da to un g uasto in qualch

e

punto del sistema, continuare

il

ri scaldamento negli scomparti n on ava

riati,

senza c he occo rra scomporre il treno.

Tut ti ques ti sis te mi hann o l'i nconveni

ente

di promuo- vere poco la ventilaz ione, con dann o non

trascurabile

per l'ig ie ne del viagg

iatore; ora,

tra i tecni ci tedeschi è p resa

in

seri a co nside

raz

ione una p roposta , quantunque s ia d estinata ad acc

rescere

notevolmente

la spesa

deg li

imp ianti di riscaldam

ento: s

i tra tterebbe cli un ri

scal-

da me nto misto ad ari a

e

a vapo re : q

uesto,

condottato

con uno

degli usuali me todi, si svolgerebbe entro

ad

appos1 t1

serpenti

ni in una came ra cli presa cl

' aria,

la quale verrebbe riscalda ta e cacciata poi neg

li

sco mpa

r-

timenti, pe r mezzo cli ve ntilatori. Il ve ntila

to

re sarebbe az ionato eia un motorino elett

rico

. Senza

en

trare in

con- s

ideraz ioni tecni che,

estranee

alla nos tra Ri vis ta

,

sono

g

randi

i

vantaggi offerti eia ques to metodo: di facilita

re

il

ricambio dell'aria

nell

'interno

della ve ttura ; di tog liere l' inco nveniente di correnti fredde d 'aria, inq

uantochè,

aum

entata

la pressi one nell' interno delle ve tture, si veri- fich erebbe

una continu

a

uscita

d'a ria, e

non m

ai un richiamo di questa d all'esterno; di rend ere più facile e più semplice la pulizia della ve ttura, sempre difficoltata dai corpi

ri

scaldanti d isposti sotto i sedili ; di togli ere, infine, il calore diretto d i

radiazione,

che

in

molti casi è dann oso e molesto .

Col siste ma ora rico rdato,

nella

stagione

invernale

sarebbe a nche risolto il problema della ventila zione, del qual e

la nostra Rivista si

è a

lungo

occupata, e che presenta se mpre non

indiff

e renti difficoltà tecniche; nella buona stagione, il pro blema è di per sè

risolto,

per

mezzo d

ell e ampie finestre deg

li

scompartim enti.

Vogliamo ancora accennare un no tevole beneficio che s i avrebbe dall

'applicazione

del sistema t ed esco: è risa- puto che nelle vettur e, qu ali sono ora generalmente cos trutte, avviene frequentemente un'emanazione di odori molesti dall

e latrine

; or bene,

il

sistema di riscaldamento cita to, orig inando

un

a

umento

di pressione

nell'

intern o delle vetture, eliminerebbe in modo assoluto il ri chiamo d 'aria da tali

locali

ve rso gli scompa rtimenti dei viag-

giatori. BINI.

GLI OSPEDALI DEI PIROSCAFI

DESTI ATI AL TRASP ORTO DEGLI EMIGRAN TI.

A bbiam o fatto cenno assai sommariamente dello s tudio

in

teressante pubblicato dal cl ott. E. Momig

liano, attual-

mente

incaricato dalla

Direzione

de

i servizi sanitari ciel porto

di

Genova, intorno agli ospedali d ei piroscafi d

e-

stinati a l trasporto de gli

emig

ra nti. Oggi tornia mo più ampiamente sull

'argomento,

togli endo dalla pubblicazione ricord ata

molti

dati e talune fi gure, che bastano per dare un

'

idea

di

quello che sono attualmente gli ospedali cli bordo, e di quello che d ovrebbero essere.

Si noti prima d

'

ogni cosa che

i

nostri

regolamenti

prescri vono che le navi le quali

trasportano

oltre 50 emi- granti d ebbono sempre avere due locali ad uso infer- meria

,

uno pei maschi

, l'altro

per le donne

,

situati in coperta o nel corridoio superiore,

lontani

dalle estremit à di prua e di poppa, convenie ntemente ventilati , ben divisi dai locali d

'all

oggio, e ca paci di almeno

il

4

O[O

degli emig ranti.

In

oltre d

eve esservi un locale

per sala cl i am- bulatorio

e

d

'

operazione, sufficientemente capace.

Inoltre deve esservi

un

osped ale per

le

forme con ta-

(8)

RIVISTA DI INGEGNERIA SANITARIA

g iose, o almeno un riparto del!

' ospedale co

mune così disposto che all

'occasione possa trasformarsi

in ospedale d

'isolamento

.

Inutile dire che la di zione che si tro va ne l regolamento ha dato luogo ad incertezze di interpretaz ione, che le Società vettrici hanno sempre interpretato a p roprio favore.

Ne è risultato che sempre la sala d i op erazion

e ser

ve anche come ambulatorio, co n qual vantagg io per l'asepsi non è difficile pensare. Ancora ne è risultato che sempre l'ambulatorio

fu

tenuto netta mente diviso, e anche lon- tano dall

'ospedale:

il che, se per taluni rispetti ha un vantaggio per la quiete dell

'ospedale,

per altro h a una serie di inconve nienti pratici non lievi.

In alcuni piroscafi, non recentissimi, i due ospedali (co- mune e di isolam ento) sono collocati l'uno accanto al- l'altro : nei piroscafi più recenti

(

« \Vhite Star Linie »,

« Konigin Luise » del Norddeutsclier LloJ1 d, « Vincenzo Florio » della Navigazione Generale) i due ospedali sono ben divisi tra di loro.

La form a di questi osped ali è fatalmente condizionata all e esigenze di spazio che a bordo sono assai imperiose:

così si hanno appena appena mc. 3,50 per ammalato, e il numero delle cuccette è sempre quello rego lamentare

(4

010 degli emig ranti). Pare che si tenda ora a dare mc. 4 per ammalato, riducend o i letti al 3

O[O

degli emi- granti trasportati.

I più semplici ospedali hann o le inferm erie raccolte attorno al pia nerottolo della scala che dalla coperta con- duce al primo corridoio, e tutte le porte di accesso s1

Fig.

r. -

Schema dell'Ospedale del

«

Duca di Galliera

».

aprono direttamente sul pianerottolo, e le infermerie sono divise tra loro da se mplici paratie di legno

(V. «

Duca di Galliera » ).

Altri ospedali (Società francese dei trasporti marittimi) sono a forma di T , di cui la branca lunga rappresenta un corridoio di separazione tra le due sezio ni

(uomini

e donne) e la branca corta rappresenta un corridoio ch

e

divide i due reparti per le forme infetti ve.

Taluni ospedali sono a fe rro di cavallo: adattati cioè attorno all 'apertura di un boccaporto colle inf e rmerie lungo le due branche lung he e coll

'ambulatorio

lungo il braccio di raccordo : oppure colla infermeria, disposte tutto a t-

torno alle tre branche

(

« An ton io Lopez » e quasi tutti i piroscafi della Transatlantica Spagnuola).

U ltimo tipo è il lin

eare : con infermerie

su due linee parallele. È il tip o più moderno

e

più pratico, meglio ven- tilato e illuminato con reparti bene isolab ili. Si trova adot- tato su lla

«

Sardegna ».

La

struttu

ra e l'arreda mento degli ospedal i di bordo è ancora molto ele mentare: le di visio ni so no in legno

(per

lo più paratie di pochi cm. di spessore) e talora le divisioni non sono neppur com plete, cosa condanna- bile specie nelle cabi ne per le fo rme infettive, e che pure

Fig.

2. -

Schema dell'Ospedale de l

«

Savoia

».

si trova s u pirosca fi recenti come il

«

R epublic » e il

« R omanic ». Il rivestimento, le vernici, i colori impi e- g ati sono assai diversi nei differenti piroscafi: alcuni ospe- dali hanno pare ti di legno semplicemente verniciate, altri presentano dei ri vest imenti di zinco vern iciato, altri an- cora hanno un rivestimento sul soffitto e sulle pareti, formato semplicemente co n del sugh

ero

impasta to con biacca, allo scopo di fissare e tr attenere sulle pareti la umidità che si raccoglie abbo nd antemen te nelle inf er- men e.

Momigliano d à in una tabella le indicazioni analitiche delle condi zioni dell

e

pareti, dei rivestim enti , ecc., che si hanno in numerosi piroscafi che toccano il porto di Genova ; e noi rima ndiamo i tecnici cui più interessasse, alla memoria originale, nella quale si trovano anche tutte le indicazioni sui materiali impiegati per i soffitti. Con qualche meraviglia vi si legge che sui piroscafi ha fatto buona prova il litoxilo, che in altre applicazio ni ha do- vuto , invece, venir abbandonato co mpletamente .

L'arredam ento degli ospedali di bordo è assai semplice.

A parte lo strumentario, l'autoclave e la farmacia

,

il mo- biglio è quasi tutto formato dalle cuccette larg he 0,56

(quelle per le g

ravide 0

,80 ). Le cuccette abbinate, risultanti

cioè di due cuccette avvicinate lun go il lato massimo, vanno scomparendo.

on s i hanno che due ordini di cuccette, diversamente disposte : le più razionali sono quelle disposte parallela- mente all 'asse del piroscafo, ed accessibili da ambo i lati.

Ma però tutti i costruttori subordinano la forma e la di-

l

RIVISTA DI I GEGNERIA SANITARIA

sposizione

dell

e cuccette,

alle es ige nze dello s pazio ed

alla

forma gene rale del!

' ospeda

le.

Le latrine nei ti pi più moderni sono a cacciata d

'acqua:

non mancano però a ncora delle latrin e mobili. Anche i bagni posso no essere fissi o mobili : se ne trovano di trasportabili anche nei migliori ospedali, ma esclusiva - mente destinati alle sezioni delle form e infetti ve .

Momigliano dà molte fig ure sche matiche di ospedali esistenti sui grandi piroscafi che trasportano emi granti, e noi a titolo dimostrativo ne riportiamo alcu ne .

L'ospedale d el

«

Duca di Galliera » (fig. 1

)

(La Veloce) offre l'esempio di un pessimo ospedale. Come ben si comprende, qui l'isolamento è illusorio, e l' arredamento colle cuccette ab binate, assolutamente conda nnabile. Le latrine poi mancano di antic esso e si aprono direttamente nelle inferm erie.

L'ospedale del « Savo ia» (fig . 2) è costrutto con mi- gli or criterio, ma la sua posizione a prua è condannabile, e obbli ga gli ammalati a subire le conseguenze di tutti

movimenti della nave.

Buono invece

è

il tipo d

'ospedale

della

«

Sardegna »

(fig. 3), di

recente costruzion e. Esso è posto centralme nte:

le due scale d'accesso, una per le infermerie comuni, l'altra per qu

ella

delle forme infettive. Le varie inferm erie non co municano tra di loro se non pe r la porta, la quale è utilizzata soltanto dal medico

ed

in caso di tempo cattivo .

Fig.

3. -

Schema dell 'Ospedale della

«

Sardegna

».

I pavimenti sono in ferro ricoperti di litoxilo, le paratie di legno son rivestite";'li zinco smaltato, le cuccette sono di m etallo non abbinate. Si hanno inoltre 4 bagni fissi e un bagno mobile nel riparto delle forme co ntag iose.

Anche qui ma nca la sala d'operazione.

Discreto è il piano del piroscafo « Gerty »

(fig. 4)

della Società transatlantica austro-ungarica. Presenta due sale di accesso, e la forma generale dell'ospedale è a ferro di cavallo. L'a pertura A che unisce i vari riparti non è uti- lizzata se non dal medico, e soltanto in caso di bisogno.

Anche qui le cuccette sono abb inate, e sonvi numerose latrine e bagni ben illuminati.

Momigliano termina la sua memoria affermando che

assai

di pit1 si potrà ottenere, quando vi saranno pi roscafi esclusivamente destinati al trasporto degli

emi

granti. E d ice testualmente :

«

Si potrà allora esigere,

e

facilm

ente ottenere,

che

«

all'ospedale venga data la migliore ubicazione possibile

:

« si potrà, in tutte le circostanze

,

esigere una netta se-

Fig.

4. -

Schema dell

'Ospedale

del

«

Gerty

».

« parazione fra le inferm eri e d elle malatti

e co

muni e quell

e

« delle malatti e inf ettive : co n due scale diverse di accesso

« e con personale di assistenz a numeroso ed anche meg lio

« istruito, che sia speciale per le singole infermerie.

«

A questi infermieri dovranno destinarsi speciali cabine

«

annesse alle infermerie, e separate da una semplice pa-

«

ratia, con opportuna in vetri ata, che permetta all'i nf er-

«

mie re di sorveglia re gli ammalati anche dalla propria

«

cuccetta.

« L'ospedal e avrà sempre annessa una sala per le ope-

«

razioni : la quale potrà contemporan

eamente servire :

« da sala per la farm acia e da laboratori o per il medico

«

viaggiante : inquantochè è troppo necessario ed indi-

« spensabile che l'uso d el microscopio sia portato anche

« negli ospedali di bordo, dove, più che negli ospedali

«

di terra, può aiutare il medico nelle diagnosi , ed in

«

momenti certamente più g ravi di pericolo e di respon-

«

sabilità per tutti.

« P erchè solo allora, il medico di bordo, sezionando

« un topo morto a bordo, potrà accertare se quel topo

«

era pestoso; solo allora potrà diagnosticare certe forme

«

di malari e tropicali talora g ravissime ed irregolari, tanto

« da indurre molto facilmente in un errore di diagnosi

« - e solo allora, infine , potrà, esaminando le feci di

«

un individuo sospettato ammalato di anchilostomi asi,

«

acce rtare la di agnosi - perchè il pretendere, come si

« pretende oggidì

,

che il medico di bordo denunzi n ei

«

po rti d'arrivo del R egno i casi certi o sospetti di anchi-

« Jostomiasi, senza l'aiuto del microscopio, è una vera

«

canzonatura .

«

Oltre alle infermeri e prescritte dall

'attuale regolam

ento,

«

sarà pure necessario ottenere un piccolo reparto per

« l'isolamento dei cas i più gravi d i malatti e infettive e

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