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i 10 numeri chiave Rischio climatico

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Rischio climatico

i 10 numeri

chiave

(2)

Un conto da 500 miliardi di dollari:

cos'è il rischio climatico?

Il pianeta è messo a dura prova dallo sfruttamento delle risorse, dall'inquinamento e dai fattori che minacciano di sconvolgere ogni aspetto della nostra quotidianità. Le prove sono evidenti, ma come possiamo iniziare ad affrontare collettivamente gli impatti economici e sociali?

Definire il rischio climatico è il primo passo; compiuto quello, gli investitori possono iniziare a considerare i fattori ambientali, sociali e di governance (ESG) associati al cambiamento climatico. Il rischio climatico può essere generalmente suddiviso in due aree:

1. Rischio fisico

2. Rischio di transizione (verso un'economia più pulita) (Figura 1).

Anche se può essere difficile prevedere il costo totale dei rischi fisici per l'economia globale, la ricerca suggerisce che i disastri climatici verificatisi tra il 2016 e il 2018 sono costati all'incirca 650 miliardi di USD1. Nel frattempo, in base al programma di ricerca delle Nazioni Unite, i costi di adattamento e transizione verso un'economia più pulita potrebbero essere compresi tra i 140 e i 300 miliardi di USD entro il 2030, e tra i 280 e i 500 miliardi di USD entro il 20502.

L'impatto dei rischi fisici non è distribuito in modo uniforme nel mondo, e i Paesi meno sviluppati sono generalmente quelli che ne risentono di più. Le regioni equatoriali rappresentano il 40% del PIL globale ma ospitano l'85% della popolazione mondiale3. L'innalzamento del livello del mare, le condizioni inospitali e la contrazione dei raccolti potrebbero portare a migrazioni di massa.

01

1 Climate disasters cost $650 billion over 3 years: Morgan Stanley (cnbc.com), ultimo accesso: 2021.

2 Puig, D., Olhoff, A., Bee, S., Dickson, B., & Alverson, K. (Eds.) (2016). The Adaptation Finance Gap Report. Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente.

3 Il FMI e il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione.

Figura 1

Fattori alla base del rischio climatico

Rischi di transizione

• Politiche e regolamentazioni

• Sviluppo tecnologico

• Preferenze dei consumatori

Effetti di feedback su clima ed economia Effetti di feedback sul sistema economico e finanziario Rischi fisici

• Cronici (es. temperatura, precipitazioni, produttività agricola, livello del mare)

• Acuti (es. ondate di calore, inondazioni, cicloni e incendi) Rischi climatici

Contagio del sistema finanziario

Rischi finanziari Rischio di credito

• Insolvenza da parte di imprese e famiglie

• Svalutazione delle garanzie collaterali

Rischio di mercato

• Repricing di azioni, obbligazioni, materie prime, ecc.

Rischio di sottoscrizione

• Aumento delle perdite assicurate

• Aumento del divario assicurativo

Rischio di liquidità

• Aumento della domanda di liquidità

• Rischio di rifinanziamento Rischio operativo

• Interruzioni della catena di approvvigionamento

• Chiusura forzata della struttura Canali di trasmissione economica

Macro – Impatti aggregati sulla macroeconomia

• Svalutazione del capitale e aumento degli investimenti

• Variazioni dei prezzi (per cambiamenti strutturali, shock di offerta)

• Variazioni della produttività (per caldo intenso, diversione degli investimenti verso mitigazione e adattamento, maggiore avversione al rischio)

• Tensioni nel mercato del lavoro (per rischi fisici e di transizione)

• Cambiamenti socio-economici (per cambiamenti in termini di modelli di consumo, migrazione, conflitto)

• Altri impatti su commercio internazionale, entrate governative, spazi fiscali, produzione, tassi di interesse e tassi di cambio Imprese

• Danni alla proprietà e interruzioni dell'attività a causa di condizioni meteorologiche avverse

• Asset inadeguati e nuove spese in conto capitale dovute alla transizione

• Cambiamento della domanda causato dalla transizione

• Responsabilità legale (per mancata mitigazione o adattamento) Famiglie

• Perdita di reddito (per condizioni meteorologiche e impatti sulla salute, tensioni sul mercato del lavoro)

• Danni alla proprietà (per condizioni meteorologiche avverse) o restrizioni (per politiche sul carbonio) che aumentano i costi e influiscono sulle valutazioni

Micro – Impatto su singole imprese e famiglie

Fonte: TCFD: Task Force sulle informative finanziarie relative al clima, 2017. 2

(3)

È probabile anche che vi sia una discrepanza tra il livello di preparazione e la suscettibilità in relazione a questi rischi. Ad esempio, i Paesi più ricchi come gli Emirati Arabi hanno le risorse per prepararsi ad affrontare rischi fisici come carenze idriche in modo più efficace rispetto ai più poveri Paesi equatoriali.

Proprio come i rischi fisici, i rischi di transizione costituiscono un problema per le economie che fanno grande affidamento su alcuni settori, e potrebbero avere un impatto sui Paesi meno sviluppati. I Paesi dall'economia più solida come la Cina dovrebbero essere in grado di adattarsi più efficacemente all'aumento delle imposte sulle emissioni di carbonio rispetto al Venezuela.

Allo stesso modo, una diminuzione del

rendimento dei raccolti causata da condizioni meteorologiche aride o la perdita di ore di lavoro a causa del caldo potrebbero incidere drasticamente sui prezzi delle materie prime negli anni a venire, con risvolti particolarmente dannosi per i Paesi in via di sviluppo senza una produzione economica diversificata.

Per gli investitori, i rischi fisici e di transizione posti dal cambiamento climatico e dalla carenza di risorse porteranno a condizioni di mercato imprevedibili. Questa volatilità potrebbe compromettere i rendimenti, ma anche causare discrepanze e anomalie di prezzo in una varietà di asset class, comprese le obbligazioni sovrane.

Il prezzo del carbonio: un barometro chiave nella lotta al cambiamento climatico

Il prezzo del carbonio è un barometro chiave nella lotta al cambiamento climatico, dal momento che i settori inquinanti sono colpiti in modo sproporzionato.

Il prezzo è stabilito dai governi o dai mercati, e gli emittenti di CO2 sono tenuti a pagare un'imposta o una multa su ciascuna tonnellata prodotta.

Il mercato del carbonio dell'UE è un pilastro fondamentale nel tentativo del blocco di tagliare le emissioni e raggiungere gli obiettivi di Net Zero entro il 2030. Dal novembre 2020, il prezzo del carbonio sul mercato europeo è più che raddoppiato raggiungendo i 55 USD per tonnellata, con l'attesa di ulteriori aumenti4. In effetti, secondo la Banca Mondiale sono ora operativi 64 strumenti per la tariffazione del carbonio nel mondo, i quali coprono il 20% delle emissioni globali di gas serra e generano ricavi per 53 miliardi di USD.

Tuttavia, i prezzi del carbonio rimangono per la maggior parte ben al di sotto del range di 40-80 USD/tCO2e necessario per conseguire l'obiettivo "ben al di sotto dei 2°C" stabilito con l'Accordo di Parigi del 2015. A questo punto, i prezzi del carbonio nel range raccomandato coprono meno del 5% delle emissioni globali5. Come discusso in un recente webinar Invesco (Can ESG drive a New World Order?), qualsiasi aumento di prezzo del carbonio potrebbe causare uno "shock dal lato offerta" dal momento che l'aumento dei costi aziendali determina una maggior pressione inflazionistica; di fronte a un aumento del costo dei servizi, gli investitori potrebbero storcere il naso e cercare alternative più economiche6. Sebbene una riduzione delle emissioni sia senz'altro benefica per il pianeta, essa pone un problema per le economie che dipendono largamente dall'export di prodotti e servizi ad alte emissioni di carbonio.

Dal punto di vista del commercio mondiale, occorrerà fare degli sforzi per evitare che le imposte sul carbonio sempre più stringenti danneggino in modo sproporzionato le imprese europee rispetto alla Cina e agli Stati Uniti. È probabile che la regolamentazione aumenterà ulteriormente, con un potenziale aumento di costi per le aziende.

4 World’s Biggest Carbon Market to Get Stronger in EU Green Shift - Bloomberg.

5 Carbon Prices now Apply to Over a Fifth of Global Greenhouse Gases (worldbank.org).

6 Can ESG drive a New World Order? I Invesco

02

US$55/tn

Dal novembre 2020, il prezzo del carbonio sul mercato europeo è più che raddoppiato raggiungendo i

3

(4)

Entro il 2030, l'85% delle emissioni globali saranno prodotte da solo 20 Paesi Il 2021 si prospetta come un anno chiave per le iniziative internazionali in materia di cambiamento climatico; tra queste, la conferenza COP26 di Glasgow, che offrirà un'opportunità per esaminare i progressi fatti rispetto ai target attuali.

Secondo il Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente, è necessario ridurre le emissioni del 7,6% su base annuale per contenere l'aumento della temperatura globale sotto la soglia di 1,5°C rispetto ai livelli pre-industriali.9 In un clima di urgenza crescente, le banche centrali e i governi hanno già avvertito della possibilità che si verifichi un "momento di Minsky", ovvero che le asset class collassino a causa del cambiamento climatico. Per scongiurare difficoltà e sconvolgimenti diffusi, 34 banche centrali e organi di supervisione (rappresentanti 5 continenti, metà delle emissioni globali di gas serra e la supervisione di due terzi delle maggiori compagnie di assicurazione e banche al mondo) hanno unito le forze nel 2017 per creare una "coalizione di volontà": il Network for Greening the Financial System (NGFS).

L'obiettivo del gruppo è pubblicare

raccomandazioni sulle politiche e mettere sotto pressione i Paesi e le imprese non sostenibili.

60 Paesi si sono impegnati a raggiungere

la neutralità di carbonio entro la metà del secolo. Con un gesto tanto importante quanto sorprendente, la Cina ha fissato il proprio traguardo al 2060, e trattandosi del maggiore emittente, la sua risposta sarà cruciale per il successo collettivo degli sforzi globali.

La Figura 3 mostra la necessità di consolidare gli sforzi globali delle banche centrali e dei governi dal momento che, se le attuali politiche resteranno invariate, entro il 2030 la Cina, l'India, gli USA e l'UE produrranno circa due terzi delle emissioni globali stimate di CO2 . Includendo l'intero G20, la percentuale si alza all'85%, e il rafforzamento delle politiche globali tra questi Paesi li richiamerà alle proprie responsabilità.10

Quale offerta per gli investitori che preferirebbero allinearsi a

investimenti con emissioni di carbonio che limitino l'aumento a 1,5°C Nell'ambito dell'Accordo di Parigi del 2015, i governi si sono impegnati a implementare iniziative per affrontare il cambiamento climatico. Senza un piano d'azione, per il pianeta si prospettava un aumento della temperatura globale di quattro gradi entro la fine del secolo. Tuttavia, con le politiche messe in atto dai governi globali, le attuali stime di aumento della temperatura sono di 3°C entro il 2100.

7

Il valore non è ancora abbastanza vicino all'obiettivo di 2°C stabilito dal summit. Molti investitori ritengono che ci sia bisogno di politiche ancora più stringenti, e preferirebbero allinearsi a investimenti con emissioni di carbonio che limitino l'aumento a 1,5°C.

Questo costituisce un problema. La lentezza di governi e società a portare avanti cambiamenti significa che gli investitori che vogliono costruire un portafoglio di investimenti compatibili con un aumento di 1,5°C hanno un ventaglio di scelta molto ridotto, come illustrato in Figura 2.

Gli investitori accetteranno il fatto di essere tagliati fuori da una più ampia selezione di investimenti, o inizieranno a fare pressione su chi non è conforme?

03

7 UN emissions report: World on course for more than 3 degree spike, even if climate commitments are met | | UN News.

8 Climate Reality Bites: Actually, We Will Not Always Have Paris - MSCI.

9 Facts about the Climate Emergency | Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente.

10 Facts about the Climate Emergency | Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente.

04

34% 14% 9% 7% 21% 15%

Cina Stati Uniti India UE Altri Paesi G20 Resto del mondo Figura 3

Proiezioni relative ai principali emittenti globali11 Figura 2

Universo investibile per contrastare il surriscaldamento globale8

1.5°C

Solo US$3 trilioni di investimenti idonei

Universo investibile ridotto al 5%

3.0°C

Solo US$29 trilioni di investimenti idonei

Universo investibile

ridotto al 47% Solo US$13 trilioni

2.0°C

di investimenti idonei

Universo investibile ridotto al 21%

Fonte: calcoli del team FMI. Nota: "valore di riferimento" si riferisce alle emissioni stimate, senza l'introduzione di nuove politiche di mitigazione o il rafforzamento di quelle esistenti. UE = Unione Europea: G20 = Gruppo dei 20.

11 Facts about the Climate Emergency | Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente. 4

(5)

0 20 40 60 80 100 20

40 60 80 100

MSCI World S&P 500

Intensità di carbonio cumulata

Capitalizzazione di mercato cumulata

Fonte: MSCI, S&P, ISS Ethix; al 31 marzo 2021, dati sulle emissioni al 2019.

Figura 4

Un piccolo gruppo di società è responsabile della quasi totalità dell'intensità di carbonio

Il 5% dei titoli sono responsabili del 75% delle emissioni globali

Una delle sfide per gli investitori è che l'intensità di carbonio, intesa come emissioni di carbonio per unità di produzione, non è equamente distribuita nell'universo azionario, ma si concentra in una minoranza di società e settori ad alte emissioni.

Ciò è illustrato nella Figura 4, che traccia l'intensità di carbonio cumulata classificando le società dal valore più alto a quello più basso di intensità di carbonio. L'impennata iniziale della curva, come pure la piattezza della parte finale, implica una distribuzione sbilanciata verso una minoranza di società. Appare chiaro che circa il 5% dei titoli per capitalizzazione di mercato costituiscono il 75%

delle emissioni totali di carbonio dell'indice S&P 500.

La distribuzione appare pressoché identica per l'indice MSCI World.

La Figura 5 mostra l'intensità di carbonio dei vari settori dell'indice S&P 500, la cui distribuzione è sbilanciata verso certi settori. Il settore dei servizi di pubblica utilità è responsabile del 49% del totale delle emissioni nonostante rappresenti solo il 2,7% della market cap. Se si aggiungono i settori dei materiali, dei prodotti industriali e dell'energia,

il 73,8% dell'esposizione al carbonio dell'indice è attribuibile a settori che costituiscono solo l'8,2% della sua market cap.

Questo indica che gli investitori che puntano a ridurre la propria impronta di carbonio dovrebbero monitorare con attenzione il rischio di settore o intraprendere iniziative per ridurlo. Il disinvestimento da tali settori è un'opzione, ma potrebbero anche esserci opportunità di transizione legate alla portata dei cambiamenti necessari. Molti di questi settori altamente inquinanti sono più difensivi, il che rappresenta di per sé un problema per la costruzione di un portafoglio bilanciato.

05

Servizi di pubblica utilità Materiali

Energia

Prodotti industriali

Beni voluttuari Finanza Informatica

Beni di prima necessità

Immobiliare Sanità

Servizi di comunicazione

Contributo di carbonio

Market cap

Fonte: S&P, ISS Ethix; al 31 marzo 2021, dati sulle emissioni al 2019.

Figura 5

l'intensità di carbonio è sbilanciata verso alcuni settori

Contributi per settore all'intensità di carbonio dell'indice S&P 500

5

(6)

1.2 trilioni di EUR investiti in fondi ESG europei Uno studio di Morningstar ha dimostrato che quasi sei fondi sostenibili su dieci hanno dato rendimenti superiori a quelli di fondi convenzionali equivalenti tra il 2010 e il 2020. Basato su 745 fondi sostenibili domiciliati in Europa, lo studio ha dimostrato che la maggior parte delle strategie hanno registrato migliori performance dei fondi non ESG nell'arco di uno, tre, cinque e dieci anni.

12

Inoltre, i fondi sostenibili investono in società che affrontano le sfide ambientali e trattano bene i propri stakeholder. In altre parole, tendono a essere aziende di qualità, che in condizioni di mercato avverse si dimostrano più resilienti rispetto alle loro controparti di qualità inferiore.13

Non sorprende che il quadro sia positivo anche a livello aziendale, dove i dati del fondo MSCI mostrano che nei sette anni precedenti al 2020, nella classifica delle società per rating ESG, il terzo più virtuoso delle aziende ha registrato performance migliori del 2,56% su base annuale rispetto al terzo meno virtuoso14. Forse non sorprende che i fondi ESG abbiano visto i propri asset aumentare del 37,1% nel 2020, fino a raggiungere 1.2 trilioni di EUR a fine dicembre in Europa, secondo la European Fund and Asset Management Association (EFAMA)15.

Chiaramente, le varie metodologie richiedono un attento esame, ma il panorama generale è positivo e mostra un appetito degli investitori per le strategie che supportano la mitigazione del rischio climatico e l'integrazione di fattori ambientali, sociali e di governance.

12 Do Sustainable Funds Beat their Rivals? | Morningstar.

13 Covid-19: Why the ‘S’ in ESG matters (invesco.com).

14 MSCI ESG Research LLC, 2021 ESG Trends to Watch.

15 ESG investing in the UCITS market: a powerful and inexorable trend | EFAMA.

65 milioni di posti di lavoro: le opportunità create dalla transizione verso un'economia ecosostenibile Le opportunità non mancano quando si parla di settori rivoluzionari che sono destinati a diventare i protagonisti della transizione verso un'economia ecosostenibile. Secondo una stima, per ogni milione di USD investito in efficienza energetica o infrastrutture per l'energia rinnovabile vengono creati oltre 7,5 posti di lavoro a tempo pieno, contro i 2,65 delle infrastrutture per i combustibili fossili.

16

Questi dati sulla portata delle opportunità sono supportati dalla Global Commission on the Economy and Climate, secondo la quale una transizione verso un percorso di crescita sostenibile e a basse emissioni di carbonio potrebbe condurre a guadagni diretti di 26 trilioni di USD e alla creazione di 65 milioni di nuovi posti di lavoro entro il 2030 rispetto all'approccio economico attuale.17

Un chiaro esempio di un settore nuovo e rivoluzionario è quello in crescita della vendita delle auto elettriche, con oltre 10,8 milioni di veicoli attualmente in circolazione. L'analisi indica che nel 2020 sono state registrate 3,24 milioni di vendite globali di veicoli sia elettrici a batteria (BEV) che ibridi plug-in (PHEV), contro 2,26 milioni nel 2019.

In Europa, i veicoli con tecnologia BEV e PHEV hanno avuto un enorme successo. Nonostante il mercato dell'auto fosse in crisi a causa del Covid-19 e in flessione del 20% rispetto all'anno precedente, le vendite di veicoli BEV e PHEV hanno visto un'impennata, con un aumento del 137% rispetto al 2019.18

I Paesi europei si trovano a livelli differenti per quanto riguarda l'adozione di queste nuove tecnologie, e in alcuni Paesi come la Norvegia le vendite di veicoli elettrici superano oggi quelle delle auto non elettriche. Il motivo è da ricercare in parte negli incentivi fiscali, che fungono da efficace spinta in un Paese ad alta tassazione, ma anche in una mentalità ormai proiettata verso i settori più green.

La tendenza è evidente anche in altre aree dell'economia; basti pensare alla "Statoil", società statale con 20.000 dipendenti operante nel settore dell'energia, che è stata ribattezzata "Equinor" nel 2018 e sta lavorando assiduamente nel campo delle energie rinnovabili.

16 Climate economics - costs and benefits | Energy & Climate Intelligence Unit (eciu.net).

17 NCE 2018 (newclimateeconomy.report).

18 There are now more than 10 million electric vehicles on the road - Zap-Map.

06 07

fondi sostenibili hanno dato rendimenti superiori a quelli di fondi convenzionali equivalenti tra il 2010 e il 2020.

6

su

10

US$1m

investito in efficienza energetica o infrastrutture per l'energia rinnovabile vengono creati oltre

7.5

posti di lavoro a tempo pieno

6

(7)

Introduzione delle politiche sul clima solo nel 2030:

ecco il costo per un portafoglio

Invesco ha adottato gli scenari climatici sviluppati dal Network of Central Banks and Supervisors for Greening the Financial System (NGFS). Pubblicati per la prima volta nel 2020, gli scenari puntano a offrire al settore finanziario un punto di partenza comune per analizzare i rischi climatici.

I risultati sottostanti mostrano cosa accadrebbe se gli scenari nella Figura 6 venissero applicati alla totalità delle partecipazioni in azioni, obbligazioni sovrane e obbligazioni societarie di Invesco al 31 marzo 2021.

08

Figura 6 Scenari NGFS

Hot House World

Questo scenario presuppone che le emissioni continueranno a intensificarsi fino al 2080, causando un aumento delle temperature di 3°C e gravi rischi fisici, ad es. innalzamento del livello del mare.

I rischi fisici sono massimi in questo scenario.

Orderly (Transizione Ordinata)

Questo scenario presuppone la rapida introduzione e il progressivo rafforzamento di politiche sul clima, risultanti in un aumento delle temperature inferiore ai 2°C. I rischi fisici sono inferiori che nello scenario Hot House World, ma gli impatti di transizione sono maggiori.

Disorderly (Transizione Disordinata)

questo scenario presuppone lo stesso aumento complessivo delle temperature dello scenario Orderly, ma con un'introduzione delle politiche sul clima solo nel 2030, in seguito a cui è necessaria una drastica riduzione delle emissioni per raggiungere l'obiettivo di temperatura sotto la soglia dei 2°C.

Questo comporta maggiori rischi di transizione.

7

(8)

Abbiamo usato un modello lungimirante e basato su scenari con dati mappati fino al 2050 per simulare l'impatto di una serie di rischi fisici e di transizione sulle partecipazioni di Invesco in azioni globali, obbligazioni societarie e obbligazioni sovrane per ciascuno dei tre scenari NGFS. I risultati ottenuti sono interessanti (anche se è importante notare che le previsioni non sono indicatori affidabili della performance futura):

Gli impatti della valutazione sono massimi nello scenario Disorderly.

Le azioni sono l'asset class più colpita in tutti e tre gli scenari.

Tra azioni e obbligazioni societarie possono esserci ampie differenze di impatto, il che è ampiamente dovuto alla loro partecipazione in società in settori altamente esposti.

Le valutazioni delle obbligazioni sovrane registrano un misto di impatti positivi e negativi nei vari scenari.

In linea con il precedente lavoro di Invesco in questo campo, il nostro modello indica che gli impatti della valutazione sono massimi negli scenari Orderly e Disorderly, dove i rischi di transizione sono più elevati. Gli impatti nello scenario Hot House World, legati ai rischi fisici, sono minori. Nel complesso, è chiaro che, dal punto di vista degli investitori, potrebbe essere necessario riformulare le aspettative di rendimento in luce dei maggiori rischi connessi agli asset quotati e alla possibilità di rendimenti meno sicuri.

-3.5 -3.0 -2.5 -2.0 -1.5 -1.0 -0.5 0.0 0.5 1.0

-1.2 -0.7 -0.3

Portafoglio complessivo Invesco

Transizione disordinata

(Disorderly) Transizione ordinata Hot house world (Orderly)

-2.4

-1.5

-0.3 Indice di riferimento

Figura 7

Variazione della valutazione delle partecipazioni (azioni globali, obbligazioni societarie e obbligazioni sovrane) del portafoglio complessivo rispetto al valore di riferimento (%)

-3.5 -3.0 -2.5 -2.0 -1.5 -1.0 -0.5 0.0 0.5 1.0

-1.5 -0.9 -0.5

Azioni globali

Transizione disordinata

(Disorderly) Transizione ordinata Hot house world (Orderly)

-3.0

-1.8

-0.5 MSCI ACWI

Figura 8

Variazione della valutazione delle partecipazioni Invesco in azioni globali rispetto al valore di riferimento (%)

-3.5 -3.0 -2.5 -2.0 -1.5 -1.0 -0.5 0.0 0.5 1.0

-0.4 -0.3

Obbligazioni societarie

Transizione disordinata

(Disorderly) Transizione ordinata Hot house world (Orderly)

-0.6 -0.5

0.0 ETF iShares Global Govt Bond UCITS Figura 9

Variazione della valutazione delle partecipazioni Invesco in obbligazioni societarie rispetto al valore di riferimento (%)

0.0

-3.5 -3.0 -2.5 -2.0 -1.5 -1.0 -0.5 0.0 0.5 1.0

-0.1

0.1 0.1

Obbligazioni Sovrane

Transizione disordinata

(Disorderly) Transizione ordinata Hot house world (Orderly)

-0.2 -0.3

0.7 ETF iShares Global Govt Bond UCITS Figura 10

Variazione della valutazione delle partecipazioni in obbligazioni sovrane rispetto al valore di riferimento (%)

0.7 0.1 0.1

8

(9)

10 Attivismo climatico: l'iniziativa 100+

Gli sforzi di coinvolgimento degli asset manager avranno un ruolo chiave nella lotta al cambiamento climatico. Consapevole di questo, nel 2020 Invesco ha aderito all'iniziativa Climate Action 100+. Il suo obiettivo è collaborare con alcuni dei maggiori emittenti di gas serra al mondo, spingendo queste società a intraprendere azioni concrete contro il cambiamento climatico (Figura 11).

09 Il 54% dei fondi pensione europei considera l’impatto del cambiamento climatico

Le considerazioni sul clima dovrebbero essere all'ordine del giorno per i trustee dei fondi pensione visto il recente panorama normativo e l'allineamento alle raccomandazioni della Task Force on Climate-related Financial Disclosures (TCFD).

Ad esempio, i regolamenti in arrivo nell'ambito della legge britannica Pension Schemes Act 2021 obbligano a esaminare i rischi climatici come parte di una prassi di governance più ampia. Dall'ottobre dell'anno prossimo tutti i fondi di oltre 1 miliardo di GBP saranno coperti dalla nuova legislazione britannica, mentre quella attuale copre solamente i fondi oltre i 5 miliardi di GBP.

Tuttavia, molti consigli di trustee non hanno agito in linea con le modifiche. Un'indagine annuale di The Pensions Regulator (TPR) su 250 sistemi inglesi a prestazione definita ha evidenziato quanto segue:

il 49% ha indicato di aver allocato tempo o risorse alla valutazione degli eventuali rischi finanziari e opportunità associati al cambiamento climatico

la probabilità di allocare tempo o risorse alla valutazione dei rischi finanziari e delle opportunità associati al cambiamento climatico aumentava con le dimensioni del fondo, variando dal 19% per i micro fondi al 70% per i sistemi più grandi

il 71% non era a conoscenza della Task force for climate financial related disclosures

solo l'8% ha attuato i livelli di trasparenza che raccomanda19

Altrove le notizie sono più positive: oggi in Europa il 54% dei fondi pensionistici prendono in considerazione il cambiamento climatico, un chiaro aumento rispetto al 14% del 201920.

Nel luglio 2020, il fondo pensione danese PenSam ha trasferito 2 miliardi di EUR in un mandato azionario globale incentrato sul clima, mentre il maggiore fondo pensione britannico, lo Universities Superannuation Scheme, ha iniziato a disinvestire dai combustibili fossili21.

Un'indagine condotta da Mercer che ha coinvolto 927 investitori istituzionali, con una massa complessiva di asset in gestione di 1,1 trilione di EUR, ha evidenziato che l'89% dei fondi pensione intervistati considerano i rischi ESG parte delle proprie decisioni di investimento: un aumento rispetto al 55% del 201922.

19 Percentage of European pension funds factoring climate change risks into investment strategy quadruples in 12 months (institutionalassetmanager.co.uk).

20 Asset allocation insights 2020 | Mercer.

21 Percentage of European pension funds factoring climate change risks into investment strategy quadruples in 12 months (institutionalassetmanager.co.uk).

22 Asset allocation insights 2020 | Mercer.

Invesco inoltre è orgogliosa di essere membro dell'iniziativa Net Zero Asset Managers (NZAMI).

L'adesione a NZAMI ci consente di dimostrare la nostra costante leadership nelle questioni climatiche, coinvolgere in modo più significativo le società in portafoglio e rafforzare le partnership di consulenza con i nostri clienti. I membri di NZAMI si impegnano a raggiungere il Net Zero nei propri portafogli di investimento, in linea con l’ambizione dell’Accordo di Parigi di limitare il riscaldamento globale a 1,5°C al di sopra dei livelli preindustriali.

In linea con il nostro impegno NZAMI, entro marzo 2022 al massimo presenteremo i nostri piani per il raggiungimento delle zero emissioni nette.

Attualmente stiamo lavorando con i nostri team di investimento e clienti per definire le proporzioni degli asset in gestione da destinare all'obiettivo globale di diventare neutrali entro il 2050.

Inoltre, abbiamo ottenuto un rating A+ per la strategia e governance secondo i Principi per l’investimento responsabile delle Nazioni Unite.

Continuiamo ad avvalerci delle competenze acquisite nelle strategie di investimento ESG:

Oltre 35,5 miliardi di USD in strategie ESG per generare risultati concreti e positivi per i nostri clienti e l’ambiente.

Nel 2020 abbiamo svolto attività di engagement su temi ESG con oltre 2.000 aziende e votato su oltre 10.000 proposte societarie su base annuale.

Iniziativa lanciata nel

dicembre 2017

aziende “emittenti di importanza sistemica”

100

Rivolta a

imprese con significative opportunità di supportare la transizione energetica

67

e ad altre

l’80%

delle emissioni di gas serra industriali

generano oltre

Nel complesso, le 167 aziende Figura 11

Cos'è il Climate Action 100+

9

(10)

Avviso di rischio

Il valore degli investimenti e qualsiasi reddito da essi derivante possono oscillare.

Ciò è dovuto in parte a fluttuazioni dei tassi di cambio. Gli investitori potrebbero non ottenere l'intero importo inizialmente investito.

Informazioni Importanti

Questa comunicazione di marketing è per pura finalità esemplificativa ed è riservata all'utilizzo da parte dei Clienti Professionali in Italia. Non è destinata e non può essere distribuita o comunicata ai clienti al dettaglio.

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