• Non ci sono risultati.

Capitolo Quarto Calciopoli, Ciagate e scandali finanziari: la posizione dei giornalisti negli scandali delle intercettazioni.

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "Capitolo Quarto Calciopoli, Ciagate e scandali finanziari: la posizione dei giornalisti negli scandali delle intercettazioni."

Copied!
20
0
0

Testo completo

(1)

Capitolo Quarto

Calciopoli, Ciagate e scandali finanziari: la

posizione dei giornalisti negli scandali delle

intercettazioni.

4.1

Introduzone

Il 4 Maggio del 2006 il quotidiano “la Repubblica” pubblica un’ inchiesta dei giornalisti Marco Travaglio e Piero Gomez, relativa al lavoro della procura di Napoli, che da alcuni anni sta indagando sul sistema calcistico, facendo largo uso di intercettazioni telefoniche. La pagina dello Sport titolava:

« − Pairetto, mandami quell’arbitro. Bufera calcio, ecco le intercettazioni: Moggi chiedeva favori al disegnatore»1

Il 22 ed il 29 maggio seguenti L’Espresso raccoglie in un fascicolo tutte le intercettazioni a carico dei partecipanti alle conversazioni con Luciano Moggi ed altri esponenti del mondo

politico, culturale, economico del nostro paese.

Quello che ne esce è un quadro devastante, soprattutto per i “guardiani del potere” ovvero i giornalisti, che per anni, pur essendo a

1 Tratto da “La repubblica” del 4 Maggio 2006. Alcune indiscrezioni sull’inchiesta della procura di

Napoli erano già emerse nel mese di Aprile, ma i verbali delle intercettazioni sono stati pubblicati a partire dal mese di Maggio.

(2)

conoscenza dei sistemi di Moggi e degli altri protagonisti della vicenda, non hanno mai menzionato nei loro “pezzi” alcunché a riguardo di possibili situazioni di frode sportiva o connubio tra il mondo calcistico ed economico.

Da qui ha inizio una lunga estate, nel corso della quale i verbali delle intercettazioni pubblicati sulle testate nazionali svelano quello che sarà battezzato come il “sistema Moggi”, ovvero una complessa rete di conoscenze tramite la quale l’ex Direttore generale della Juventus ha manipolato per anni il calcio italiano e non solo. La rete arrivava a coprire non solo ambienti calcistici, ma anche settori dell’economia, dello spettacolo, fino ad arrivare ai giornalisti ed ai politici. I verbali pubblicati hanno infatti svelato l’acquiescenza di alcuni famosi ed autorevoli giornalisti della carta stampate e televisivi nei confronti di Moggi e del sua rete di conoscenze. Nonostante lo scandalo sia partito in sordina, man mano che venivano alla luce le conversazioni di Luciano Moggi emergevano forti responsabilità di disinformazione da parte di alcuni giornalisti.

Nello stesso periodo la Procura di Milano stava facendo indagini approfondite sui rapporti degli agenti del Sismi con il mondo politico e del giornalismo. I casi del rapimento di Abu Omar e delle intercettazioni telefoniche che hanno portato nel 2005 ad uno scandalo che coinvolse l’allora governatore della Regione Lazio Francesco Storace, hanno indotto gli inquirenti ad indagare sui Servizi segreti militari e sulle pressioni che questi facevano sui politici e su alcuni giornalisti.

Uno in particolare, Renato Farina, ovvero l’agente Betulla, era lautamente pagato dal servizio per diffondere notizie false ed infondate . Farina infatti cercava, secondo istruzioni di funzionari del

(3)

Sismi, di depistare l’attenzione dell’opinione pubblica e dei magistrati su notizie infondate, che gli venivano praticamente dettate. Andremo inoltre ad analizzare i casi di Luca Fazzo e Giovanni Gambarotta, coinvolti anch’essi in casi di corruzione-. Nei paragrafi successivi cercheremo di ricostruire i fatti presentandone una breve cronistoria, sottolineando le mancanze più gravi a carico dei giornalisti implicati. Andremo anche ad utilizzare le sentenze dell’Ordine dei giornalista, commentandole brevemente.

4.2

Calciopoli: i giornalisti coinvolti

Il primo a fare le spese delle intercettazioni è Aldo Biscardi, il celebre giornalista televisivo che per più di un ventennio ha condotto il “processo del lunedì”, programma che rappresentava la passerella per calciatori, sportivi, politici e soubrette, e nel quale molto spesso la faziosità degli ospiti prevaleva sullo spirito di analisi giornalistica degli eventi calcistici domenicali. Ospiti fissi del programma erano comunque alcune firme importanti del giornalismo della carta stampata, come ad esempio Franco Melli del “Tempo” e Giorgio Tosatti, conduttore, anzi ex conduttore, di Novantesimo minuto e editorialista sportivo del “Corriere della Sera”, Franco Ordine e Tony Damascelli , giornalisti sportivi del “Il Giornale”, Ignazio Scardina, caporedattore sportivo della testata Rai sport.

Dall’inchiesta, oltre a un quadro inquietante di sottomissione dei giornalisti al “padrino” Luciano Moggi, il quale poteva disporre a piacimento della compiacente riverenza e della copertura delle notizie da parte dei “suoi”, emerge anche una pericolosa abitudine dei

(4)

giornalisti italiani. L’inchiesta infatti si è soffermata su alcuni noti volti televisivi, che oltre ad essere professionisti dell’informazione, rivestono anche altre cariche, spesso in conflitto con il mestiere e con i parametri deontologici professionali.

L’esempio più lampante è quello di Chiara Geronzi, figlia del banchiere Cesare, presidente del gruppo Bancario Capitalia, ovvero il gruppo per cui lavora anche l’ex presidente della Federazione Italiana Gioco Calcio Franco Carraro, e che negli ultimi anni è il gruppo bancario che investe di più nel calcio. A dire il vero il gruppo Capitalia regge con i propri capitali il fortissimo indebitamento delle squadre di calcio di serie A. [Travaglio, 2007, p.284].

Chiara Geronzi, oltre ad essere una delle anchor women più famose d’Italia grazie alla conduzione dell’edizione del TG 5 delle 13, era anche una delle fondatrici della GEA , la società che gestiva gli interessi di quasi tutti i giocatori professionisti di calcio in Italia. La Geronzi era co−fondatrice assieme ad altri nomi noti nel panorama dei poteri “forti” italiani, ovvero ai figli di: Luciano Moggi, Marcello Lippi, Ciriaco de Mita, Calisto Tanzi, Sergio Cagnotti. Viene dunque da chiedersi dove finiva il suo mestiere di giornalista e dove iniziasse quello di imprenditrice.

L’ordine dei giornalisti non ha preso iniziativa nei suoi confronti, anche dopo che è stata accusata dalle procure di Napoli e Roma − che nel frattempo si era accodata all’inchiesta − di associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva ed alla concorrenza illecita. Attualmente continua a condurre il Tg 5. [Travaglio, 2006, p .45]

Come dicevamo il primo giornalista a fare le spese dello scoppio dello scandalo Calciopoli è stato Aldo Biscardi. Molte delle

(5)

intercettazioni lo vedono protagonista di chiacchierate a dir poco accomodanti alle richieste di Luciano Moggi:

« − BISCARDI: «Zeman lo faccio stanga da Riva..

MOGGI: Ma vogliamo fa una bella cosa.. andategli addosso di brutto.

MOGGI (dopo la partita Juventus Milan del 20 12 2004): I due episodi da rigore, uno c’era, uno no.. Allora te non rompere tanto.., bisogna, guarda, bisogna assolvere l’arbitro con formula piena… BISCARDI: Si, Bestini,con formula piena..

MOGGI: Niente, capito? Niente, taglia taglia tutto, o dici che c’ha ragione l’arbitro o tagli tutto.

BISCARDI: Mò, me devi fa un regalo però, che mi vuoi bene MOGGI: Eh.. ma te l’ho già fatto, quella cosa là.. 40 milioni l’ho pagato»2

Molte delle intercettazioni a suo carico hanno il tono di quella riportata. Il rapporto tra il giornalista e il corruttore, inteso secondo la già citata teoria dell’agenzia (vedi infra, cap 1), prevede che ci sia uno sviamento da parte del corruttore, che impedisce al giornalista di fornire al pubblico un’informazione corretta. Il corruttore cerca di convincere il giornalista a non adempire ai suoi doveri riconoscendogli una rendita cospicua, rappresentata da denaro o da altre promesse − come un avanzamento di carriera, per esempio − che servano a compensare l’alto livello d’incertezza a cui è soggetto questo particolare, e spesso illecito, tipo di scambio. In questo caso Moggi ricompensa il giornalista con un “regalo”, a quanto pare un

(6)

orologio da 40 milioni delle vecchie lire. Il giornalista, dal canto suo, onora il contratto con il corruttore almeno in due sensi:

1) Il giornalista non denuncia le gravissime intromission di una terza parte (Moggi) che fa pressioni su di lui affinché modifichi l’esposizione di un suo giudizio su un fatto, ed anzi richiede “regali” per essere disposto a continuare lo scambio corrotto;

2) il giornalista si piega al volere del corruttore, non esponendo quindi una versione obiettiva dei fatti.

Attingendo ancora alla cronaca è utile sottolineare che Biscardi è stato costretto alle dimissioni da direttore della testata sportiva di LA7, uscendo di scena con una puntata in cui cercava disperatamente di difendere se stesso ed il suo operato, guardandosi dal chiedere scusa ai propri ascoltatori per la sua condotta degli ultimi anni.[Travaglio 2006].

Un altro famoso giornalista televisivo, ospite fisso del processo del lunedì, ovvero Lamberto Sposini, è finito al centro del ciclone calciopoli:

« Il 25 Ottobre 2004 Moggi chiama Sposini e gli raccomanda di nascondere la notizia del giorno, cioè le richieste di condanna formulate dal procuratore torinese Raffaele Guariniello nel processo per doping a carico dell’amministratore delegato Juventino Anto nio Girando, e del medico Raffaele Agricola: “ Con il processo andateci soft, eh?..” e Sposini servizievole: “ Eh..Ehm, figurati, io, non è che dipende da me, dipendesse da me!.”. E Moggi “ Ma te

(7)

cerca di sfumarle certe cose, anche perché un conto se le dico io a te, oh! Il Torino è stato archiviato per le stesse cose!!”. E Sposini “ E cerchiamo di.. cerchiamo di essere soft, soft… Non ti preoccupare , figurati., Oh guarda, stasera li facciamo neri, li facciamo!». [Travaglio, 2007, p.289]

Anche altri giornalisti sono stati molto sensibili alle richieste dei “padroni” del calcio italiano. Tony Damascelli, giornalista sportivo del “Giornale” si occupava addirittura di tenere a bada i colleghi cronisti:

«Il12 Maggio 2004 Damascelli scopre che il collega Franco Ordine sta scrivendo un articolo sgradito alla Juventus, su uno spostamento dei vertici bianconeri dell’alleanza col Milan a un’alleanza con la Fiorentina ribelle. Damascelli corre ad avverire Moggi, che avverte Galliani di obbligare Ordine a telefonare a Girando, che racconta tutto a Moggi: “ Oh, è andata benissimo con Ordine , sai è un agnellino […], mi ha detto, ma no, ma guardi, è successa una cosa a Telenova, Domenica, il conduttore ha detto sì perchè alla Juventus sono due anni, ma adesso che c’è Montezemolo con Della Valle, il pettegolezzo eccetera[…], io gli ho detto ma se se si riferisce a questo, insomma, scusi.. e lui dice, si figuri mi scusi […] detto questo, secondo me aveva un articolo l’ha gettato via […]».

[Travaglio, 2007, p. 291]

Da questo momento inizia un rapporto molto stretto tra il giornalista del “Giornale” la dirigenza bianconera. Il 5 Dicembre 2004 Damascelli telefona a Moggi per informarlo dello scandaloso arbitraggio di Massimo de Santis (successivamente sospeso dalla Federazione) :

(8)

« - De Santis ha fatto il delitto perfetto eh?? Abbiamo i tre difensori del

Bologna fuori, squalificati tutti e tre»3. […]

Damascelli dimostra di sapere benissimo che l’arbitro ha agito intenzionalmente per favorire la Juve, ma anziché denunciare sul Giornale questa grave turbativa del campionato, se ne compiace con Luciano Moggi. Intanto i suoi lettori continueranno a credere che sia tutto regolare.

Giorgio Tosatti, illustre firma del Corriere della Sera, nonché opinionista autorevole e sempre presente nelle trasmissioni d’approfondimento calcistico della RAI, ha anche lui abdicato in favore della deformazione delle notizie. Anch’esso infatti è finito nei verbali delle intercettazioni per le sue lunghe chiacchierate con Moggi e co:

« - TOSATTI: (Fandel) è un grandissimo figlio di puttana, gliel’hai detto al tuo amico Pairetto?

MOGGI: No, ma glielo dico io non ti preoccupare

TOSATTI: E’, perché a questo amico di m… glielo devi dire, traffica per altre strade, guarda..

MOGGi: Io comincio a capirlo ora.» 4

Tosatti dunque è a conoscenza dei rapporti tra Moggi e gli arbitri, ma non solo lo copre, ma parla con lui di strategie di comunicazione, come nel seguente caso:

TOSATTI: Hai istruito bene Biscardi?

3 Tratto dal volume, “Il libro nero del calcio”, uscito il 22/5/06 assieme a L’Espresso, p. 65 4 Ibidem, p. 66

(9)

MOGGI: Alla grande, alla grande, solo che c’ha un vincolo, c’era rigore per il Milan..

TOSATTI: C’era rigore.. ma devi dire che andava cacciato Nesta.

Inoltre, come afferma Travaglio, dai verbali delle indagini si evince che i due erano preoccupati per la possibilità che Biscardi fosse stato pagato dall’altra parte, cioè il Milan. Tosatti, scrivono gli investigatori, si mostra « prodigo di consigli per Moggi nel caso di doping […] e si sentirà soddisfatto dell’orientamento delle testate giornalistiche sulla questione, tranne di una: ovvero la Stampa». [Travaglio, 2006, p.287].

Aggiungono infatti gli inquirenti:

« - Proprio su tale argomento Tosatti si premura di informare Moggi, di aver fatto un intervento diretto sull’amministratore delegato di predetto quotidiano (la Stampa) Perricone, affinché muti atteggiamento nei confronti della squadra bianconera » [Travaglio 2006 p. 288]

In definitiva Tosatti, così come Damascelli, Aldo Biscardi ed Ordine erano semplici “agenti” al servizio di Luciano Moggi, ben lontani da seguire le regole del codice deontologico, che nella premessa afferma:

«Il lavoro del giornalista si ispira ai principi della libertà d'informazione e di opinione sanciti dalla Costituzione italiana, ed è regolato dall'articolo 2 della legge n. 69 del 3 febbraio 1963: È diritto insopprimibile dei giornalisti la libertà d'informazione e di critica, limitata dall'osservanza delle norme di legge dettate a tutela

(10)

della personalità altrui ed è loro obbligo inderogabile il rispetto della verità sostanziale dei fatti, osservati sempre i doveri imposti dalla lealtà e dalla buona fede. Devono essere rettificate le notizie che risultino inesatte e riparati gli eventuali errori. Giornalisti ed editori sono tenuti a rispettare il segreto professionale sulla fonte delle notizie, quando ciò sia richiesto dal carattere fiduciario di esse, e a promuovere lo spirito di collaborazione tra colleghi, la collaborazione tra giornalisti ed editori, e la fiducia tra la stampa e i lettori. Il rapporto di fiducia tra gli organi d'informazione e i cittadini è la base del lavoro di ogni giornalista. »

[Tratto dalla premessa della carta deontologica dei Giornalisti]

4.3 Altri scandali nel giornalismo italiano. I casi di

Giovanni Gambarotta, Renato Farina, Luca Fazzo ed il

CIA-gate: tre giornalisti al servizio del potere

Lo scandalo del calcio, con il coinvolgimento di molti cronisti nella rete di rapporti illeciti ideata ed usata da dirigenti, arbitri, ed appunto, giornalisti, ha fatto emergere con forza alcune grandi contraddizioni del sistema informativo italiano. Durante la scorsa estate il lavoro dei magistrati della Procura di Milano ha portato alla luce un altro gravissimo caso di corruzione, ovvero il caso del controllo da parte di servizi segreti di alcuni giornalisti.

Due in particolare, Renato Farina e Luca Fazzo, il primo ex vicedirettore di “Libero”, quotidiano diretto da Vittorio Feltri, giornale che, come già evidenziato nella prima parte di questo lavoro, è ampiamente finanziato dallo Stato; il secondo ex caporedattore della

(11)

cronaca interna de “Repubblica”, entrambi assoldati al libro paga dei servizi segreti militari italiani, allora diretti da Pollari.

I casi citati sono certamente quelli più conosciuti dal grande pubblico, ma non sono i soli casi di corruzione giornalistica. Emblematico, ed utilissimo per questo studio, è il caso di Giovanni Gambacorta, ex direttore del settimanale “Il Mondo”, implicato in rapporti d’affari con l’ex direttore generale della Banca Popolare Italiana, Giampiero Fiorani. Nei prossimi paragrifi andremo velocemente ad analizzare la posizione di questi tre giornalisti, tutti implicati in rapporti poco trasparenti con i poteri economici e politici.

4.3.1 Libero, la cooperativa senza soci ed il “Cia−Gate”

Oltre a guadagnare oltre cinque milioni di euro grazie alle leggi sul finanziamento dell’editoria, Libero gode dei vantaggi fiscali derivanti dalla sua particolare forma giuridica, ovvero la cooperativa editoriale.

Comunque, è proprio Libero che durante il 2005, e per buona parte del 2006, pubblica in prima pagina delle versioni particolari e contrastanti con quelle pubblicate dagli altri quotidiani sui fatti ormai noti al grande pubblico, soprattutto per quel che il rapimento dell’Imam di origine Egiziana, soprannominato Abu Omar.

« − il Gip di Milano Guido Salvini ha emesso un'ordinanza di arresto per terrorismo internazionale nei confronti dell'ex imam egiziano di una moschea milanese Abu Omar, nello stesso giorno in cui un altro gip milanese ha firmato 13 ordinanze d'arresto a carico di altrettanti cittadini stranieri riconducibili alla Cia, accusati di aver rapito lo stesso Omar.

(12)

L’imam di via quaranta, ovvero Abu Omar, era seguito da tempo dai servizi italiani, sospettato di essere affiliato alla rete di Al− Quaeda. Nel Febbraio del 2003 Abu Omar fu rapito dagli agenti del servizio segreto americano e, appurato in seguito, con l’appoggio di alcuni agenti italiani. Omar fu poi condotto in Egitto, dove fu interrogato e torturato. La magistratura italiana, indagando sulla vicenda, fa emergere forti responsabilità di collaborazione tra i servizi americani ed italiani 5

L’inchiesta della magistratura milanese sul rapimento di Omar occuperà le pagine dei giornali per molti giorni, anche pferchè le indagini prenderanno una piega inaspettata. Man mano che passano i mesi i magistrati riescono infatti a collegare i funzionari del Sismi all’azione , illecita ed in contrasto con la sovranità nazionale italiana, organizzata dai vertici della Cia, per rapire e ottenere informazioni da Abu Omar.

Dalle intercettazioni sono emersi però non solo i particolari dell’operazione , ma vengono segnalati anche i rapporti che alcuni funzionari (Marco Mancini e Pio Pompa) intrattenevano con alcuni giornalisti compiacenti, oltre al tentativo di controllare alcuni collaboratori del Corriere, di Repubblica, che stavano indagando proprio sul Sismi.

5 Dal Corriere della Sera, 24/06/2005

(13)

4.3.2 L’agente “Betulla”

Il Corriere della Sera del 9 Luglio 2006 pubblica le intercettazioni che evidenziano lo stretto rapporto che il Sismi ha con l’agente Betulla:

« I resoconti erano puntuali e dettagliati. Dell’attività di depistaggio messa in atto, Pio Pompa informava in tempo reale il direttore del Sismi Nicolò Pollari. Le intercettazioni telefoniche allegate all’ordinanza di arresto per Marco Mancini e Gustavo Pignero delineano il ruolo del generale. Dimostrano che era a conoscenza di quanto i suoi uomini facevano. E che lo condivideva. Ma non solo. Gli accertamenti compiuti dai magistrati rivelano che le riunioni organizzate per concordare la linea da tenere sul sequestro di Abu Omar furono organizzate e in alcuni casi dirette dal capo del suo gabinetto. E infatti nella sua ordinanza il gip afferma: Mancini e Pignero potrebbero aver taciuto al direttore quanto andavano tramando, organizzando e quanto hanno poi realizzato con uomini di sua fiducia allo stato ancora sconosciuti. In alternativa è possibile solo ipotizzare un concorso anche del direttore del Servizio generale Pollari nei reati ascrivibili a Mancini e a Pignero, per aver nascosto alla polizia giudiziaria e all’autorità giudiziaria le notizie ricevute in ordine al progetto e al sequestro di Abu Omar. Con il passare dei giorni cresce la preoccupazione per quanto sta accadendo a Milano».6

Pompa commissiona al vicedirettore di Libero Renato Farina, nome in codice «Betulla» la finta intervista ai magistrati nel tentativo di carpire informazioni sull’inchiesta. E tiene costantemente informato

(14)

il direttore del Servizio che mostra di essere perfettamente a conoscenza dei piani e dell’identità della fonte.

Pollari:Pio,dimmi.

Pompa: Direttore, Betulla alle 17 s’incontra con il titolare di

Milano... è una cosa importante.

Pollari: Perché?

Pompa: Si incontra perché... tramite... gli ha accordato di vederlo

sulla questione famosa quindi dopo ci risentiamo in modo che gli ponga pure qualche domanda che ci può essere utile...

Pollari: Sì, ma lui sa cosa dire?

Pompa: Sa cosa dire ma è il caso che ripassi la lezione insieme a noi

perché è un’occasione preziosissima.

Pollari: Sì certo.

Alle 15.31 Pompa parla con Farina: «Devi capire se... devi fare la parte di chi riceve l’informazione o se puoi stabilire un dialogo, capito... certo, ci sono delle cose particolari che magari si potrebbero chiedergli per avere dei chiarimenti». Il giornalista va dai magistrati che conoscono perfettamente le sue intenzioni e registrano l’intervista. Pompa avverte Pollari che «Betulla è a colloquio». Appena esce dal palazzo di Giustizia Farina chiama Pompa e gli riferisce il contenuto della conversazione con i pubblici ministeri. Alle 19.07 Pompa telefona a Pollari.

Pompa: Betulla mi ha chiamato, le riferisco? Pollari: Sì.

Pompa: La sua impressione è che su quanto ci riguarda non hanno

niente.

Pollari: Ma è ovvio che non c’hanno niente perché non c’è niente...

che cosa devono avere?

Pompa: Eh mentre invece c’è la assoluta difesa ed esaltazione

dell’operato della Digos... poi dice che hanno chiesto più volte al Copaco di avere le sue audizioni... sull’aspetto specifico dice che non

(15)

gliele hanno mai date... Dice che noi sappiamo che lui si è pronunciato in questa direzione ma nonostante le nostre reiterate richieste queste carte non ci sono... i verbali insomma.

Pollari: E perché glieli devono dare, scusa... cosa sono atti giudiziari

quelli? sono atti secretati del comitato... atti parlamentari...

Pompa: Dice che comunque hanno raggiunto livelli altissimi e

insperati... Poi avrò un resoconto più dettagliato ma diciamo che le cose principali sono queste...

Pollari: Ma tu che idea ti sei fatto?

Pompa: Mah... che l’articolo ha colpito nel segno.» 7

Pochi giorni prima Libero aveva infatti pubblicato alcune inchieste di Farina, saggiamente suggerite da Pompa per depistare i magistrati dalle indagini. Il ruolo di Farina era particolarmente attivo, tanto da seguire alla lettera le indicazioni del Sismi.

Le intercettazioni hanno dunque permesso agli inquirenti di mettere alla sbarra il cronista di Libero, che, da quanto emerge dai verbali, non aveva segnalato alcunché al suo direttore ed ai suoi collaboratori, ma serviva il Sismi mantenendo la massima segretezza, richiesta per altro dai suoi “superiori” del servizio.

I magistrati riescono ad inchiodare il giornalista durante un interrogatorio, reso pubblico da la Repubblica , e del quale ha fatto un emblematico riassunto, uscito sul “Giornale”, quotidiano per il quale Farina ha lavorato. Dall’articolo emergono chiare le responsabilità di Farina. Egli iniziò la sua collaborazione con Pollari poco prima della fine dei bombardamenti Nato in Serbia. Farina era un informatore, o meglio, da una parte informava il suo contatto, ovvero Pio Pompa,

7 Dal Corriere della Sera dell’8/07/2006

(16)

dall’altra seguiva le sue indicazioni. Per il suo prezioso servizio l’agente “Betulla” riscuoteva anche somme di denaro:

« − Il primo pagamento fu di 1500 euro, e Farina dovette firmare una ricevuta col nome in codice. Intere pagine dell’interrogatorio di Farina, dopodichè, sono occupate dal suo dilaniamento nel cercar di spiegare che altri soldi lui non ne voleva, non gliene importava: semmai, “per quello che avevo fatto in Serbia, il che avevo buttato lì anche a Minniti e Manconi”, Farina avrebbe gradito una nomina a commendatore. Non accadde: e accettò un rimborso forfettario per un totale di almeno 30mila euro. Questo sino a ieri: “5000 ad aprile, 4000 a maggio, o a giugno ».8

Le vicende sopra descritte evidenziano senza bisogno di ulteriori commenti il ruolo del giornalista di Libero all’interno del Sismi. Farina, tardivamente, cercherà di giustificarsi con i suoi lettori in una lettera aperta indirizzata al suo direttore Feltri , nella quale si scusa e giustifica il suo comportamento come profondamente patriottico. La domanda che ci siamo posti, e che si è posto anche l’ordine dei giornalisti, è cosa ci sia stato di così patriottico nel presentare notizie false dietro compensi economici.

4.3.3. Il caso di Luca Fazzo e di Giovanni Gambacorta

Altri due giornalisti sono stati coinvolti in scandali simili a quello relativo a Renato Farina.

In un caso, ovvero quello di Luca Fazzo, è possibile tracciare delle analogie rispetto al caso Farina. Luca Fazzo nel 2006 infatti

(17)

lavorava a “Repubblica” come inviato speciale di cronaca interna. Un giornalista che certo non aveva la visibilità che si era creato Farina, ma che era stato cooptato nella stessa “professione” del Farina: ovvero l’informatore dei servizi segreti. Come infatti afferma l’ordine professionale nella sentenza di sospensione di Fazzo:

« Nell’articolo apparso nell’edizione 18 luglio 2006 del “Corriere della Sera” si poteva leggere: “Il Sismi cerca di capire cosa pubblicheranno i quotidiani attraverso i giornalisti che seguono per mestiere i Servizi. Nessuno di questi è indagato. Il 10 maggio il capocentro Sismi di Milano, colonnello Gerli, comunica a Mancini che un giornalista di Repubblica, l’inviato milanese Luca Fazzo, gli ha preannunciato un articolo sul carabiniere del Ros che ha confessato il sequestro. «Alle 22.20 il giornalista chiama Mancini e gli anticipa che l’indomani sarà pubblicato anche un articolo pesante (firmato da Giuseppe D’Avanzo, ndr), che gli riassume e che subito dopo gli invia per fax»”. Nell’articolo pubblicato il 19 luglio 2006 da “Repubblica” si poteva leggere: "Alle 22.20 del 10 maggio, il giornalista di Repubblica Luca Fazzo chiama Marco Mancini e gli anticipa che l'indomani sarà pubblicato un articolo pesante il cui contenuto gli riassume e che subito dopo gli invia per fax. Alle 9.34 del giorno successivo ancora il giornalista chiama Mancini, commenta con lui gli articoli, apparsi sui quotidiani di quel giorno e l'attività di alcuni suoi "colleghi" ("E' come se si fosse creato un circuito che si autoalimenta, in cui alcuni hanno i loro cazzi da sistemare... Colpiscono te per colpire il direttore”) » .

[Tratto dal sito www.odg.mi.it]

Luca Fazzo non è soltanto responsabile di questo episodio. Durante il dibattimento che lo vedrà condannato alla sospensione per 12 mesi dalla professione (ed al licenziamento in tronco da

(18)

“Repubblica”) egli si difendeva, paventando la necessità di proteggere una sua fonte, diritto di ogni cronista. In realtà egli rappresentava il mediatore tra la stampa ed i servizi segreti, i quali, per ricompensarlo, passavano notizie riservate che potevano essere pubblicate. Nella stessa motivazione di sospensione di Fazzo, l’ordine individua precisamente il rapporto di scambio che si era creato tra il Sismi e Fazzo:

« Fazzo non è protagonista, come si pensava, soltanto dell’episodio di aver spedito via fax l’articolo di un collega al n. 2 del Sismi. Ricevendo notizie spesso esclusive dagli uomini dei servizi, ne era condizionato fino al punto di essere utilizzato da Mancini come corriere di un “messaggio” minaccioso diretto al suo editore. Fazzo non si rendeva conto che il Sismi lo “alimentava” per farlo crescere nel suo giornale al fine poi di ottenere a sua volta favori sotto forma di informazioni privilegiate» [Fonte: ordine dei giornalisti di Milano].

Decisamente diverso è il caso di Giovanni Gambacorta, ex direttore de “Il Mondo”. La vicenda che lo vede protagonista è relativa ai rapporti personali che egli intratteneva con Fiorani, arrestato per aggiotaggio e truffa aggravata, in merito alle indagini che riguardavano la gestione della Banca Popolare Italiana.

La grande aggressività che la BPI presentava sul mercato è stata oggetto di molti dubbi e critiche su larga parte della stampa economica italiana, ed i magistrati con le inchieste stanno avvalorando tali dubbi.

Certo è che Fiorani, oltre che occuparsi delle questioni finanziarie del suo gruppo aveva deciso di amicarsi alcune importanti testate economiche, di modo che facessero della “buona stampa”.

(19)

Anche in questo caso risulta utile riportare parte della sentenza di radiazione dall’ordine a carico di Gambarotta:

« Il 5 gennaio 2006 Gianpiero Fiorani, a.d. della BpL dichiara ai sostituti procuratori della Repubblica Francesco Greco, Giulia Pernotti ed Eugenio Fusco: "Ho pagato, utilizzando la provvista

"SPINELLI" il giornalista GAMBAROTTA, direttore del periodico "IL MONDO". Credo di avergli dato 30.000,00 Euro. La ragione della dazione era nell'ottenere un atteggiamento di benevolenza dal direttore di questa testata”».

[Fonte: odg della regione Lombardia].

Gambarotta riceve denaro in cambio di una stampa favorevole e indulgente nei confronti di Fiorani ed il suo gruppo. Il giornalista dunque decide di deformare le notizie in cambio, in questo caso, di una rendita in denaro.

4.4 Conclusione

I casi che abbiamo presentato in rassegna ci permettono di dare uno sguardo d’insieme ad alcune deformazione del sistema giornalistico italiano, che ben si collegano con le caratteristiche evidenziate nel terzo capitolo. La tendenza di parte del sistema giornalistico italiano è di assumere un atteggiamento servile e disponibile nei confronti dei poteri. Sport, finanza , politica, molti settori oggetto dell’informazione verso il pubblico sono evidentemente oggetto di tentativi di deformazione.

L’esempio dei giornalisti sportivi è emblematico: molti di coloro che intrattenevano rapporti con Luciano Moggi erano alla

(20)

ricerca di rendite di carriera, possibili grazie ad uno stretto rapporto con l’ex Dg dell Juventus. E’ ciò andava di pari passo con una deformazione delle notizie in favore di Moggi, a scapito della deontologia professionale e del grande pubblico.

Lo stesso vale per i giornalisti coinvolti nello scandalo finanziario della BPL e nel Cia−gate. La loro sottomissione al potere (occulto) dei servizi segreti li svia dall’informare correttamente in pubblico ottenendo rendite economiche e professionali.

La tendenza sottolineata è quindi una logica conseguenza delle contraddizioni che da sempre contraddistinguono il giornalismo italiano, ovvero un alto tasso di strumentalizzazione ed un basso tasso di professionalità, caratteristiche che vanno di pari passo con una flebile divisione tra sistema informativo e sistema politico ed economico

Riferimenti

Documenti correlati

In una prima fase si presenteranno i processi nei quali l’individuo inizia ad acquisire una nitida rappresentazione mentale dell’Altro come entità diversa e separata da sé e

La pubblicazione (Moravetti et al. 1998) raccoglie diversi interessanti contributi, due dei quali (Alba 1998; Foddai 1998) forniscono un utilissimo spunto per il

Список источников информации о международной миграции в Молдове Вид миграции информации Источник Вид данных источника Население Определение

La comunicazione è annullabile (ove non venga resa) entro il terzo giorno successivo a quello originariamente previsto per lo svolgimento della presta- zione. Una volta decorso

Inoltre nella contrattazione aziendale del territorio sembra diventare importante il ragionamento su quei tipi di servizi sociali di cui possano usufruire lavoratori di sedi

Indeed, despite the fact that it represented 36 per cent of GDP in 2007, the tertiary sector accounted for only 2.5 per cent of total formal employment.. In addition, Burundi has

Tali quartieri, trascurati dalle amministrazioni e sovrappopolati dalle classi sociali più disagiate, costituiscono un esempio significativo della complessità urbana e sociale

E sarà forse strano, retorico, inopportuno…non importa: l’ultimo grazie è per me stesso, per aver almeno tentato di metterci sempre quel pizzico in più, per