• Non ci sono risultati.

U 3. Studio di fattibilità delle alternative progettuali

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "U 3. Studio di fattibilità delle alternative progettuali"

Copied!
84
0
0

Testo completo

(1)

44

3. Studio di fattibilità delle alternative progettuali

3.1. Lo studio di fattibilità

n progetto per essere ritenuto idoneo deve soddisfare a requisiti di carattere tecnico economico ed ambientale. Il primo aspetto di cui ci si è occupati nei paragrafi precedenti, ha sempre fatto parte della progettazione stradale, mentre gli altri due requisiti, quello economico e quello ambientale, sono degli elementi di più recente concezione, nati rispettivamente negli anni ’80 e ’90.

Il territorio in cui ci si trova ad operare nella realizzazione di nuove opere, od anche nella loro ristrutturazione, è già interessato da processi evolutivi, in cui è necessario perseguire una saldatura funzionale tra i vari sistemi presenti, per questo è necessario perseguire la tutela e valorizzazione dell’ambiente e il potenziamento dell’integrazione socio-economica della zona nel più vasto contesto territoriale.

Tutto questo è possibile se c’è sviluppo, ma non può esserci sviluppo se questo non è sostenibile, durevole e qualificato, cioè deve confrontarsi con le risorse esistenti, rispettando le esigenze delle future generazioni, provvedendo anche al recupero e alla qualificazione dell’esistente.

Quindi la risposta ad una domanda di trasformazione deve rappresentare un punto di incontro tra esigenze diverse: tutela del territorio, della vita e dell’economia.

Un moderno sistema per la mobilità costituisce, nelle società industriali avanzate, un elemento strategico di sviluppo ed è per questa motivazione che è necessario continuamente provvedere al riordino e alla riqualificazione della rete stradale, che costituisce uno dei cardini del sistema di trasporto.

In tale studio si è pertanto affrontata una riqualificazione ed un potenziamento della rete a sud di Volterra per razionalizzare e velocizzare il traffico; si è quindi affrontato lo studio di fattibilità di un tracciato alternativo alla S.R.T. 68.

Come precedentemente accennato le scelte relative alle infrastrutture non possono essere definite solo attraverso valutazioni di carattere settoriale, ma sulla base di valutazioni globali rese possibili dalla utilizzazione dei metodi e delle tecniche tipiche della pianificazione integrata.

Le strade sono tra le opere che hanno maggiormente trasformato il territorio, determinando alterazioni fisiche, biologiche e percettive, interrompendo la continuità di

U

(2)

45 sistemi morfologici e vegetazionali, provocando effetti indotti dalle nuove forme di utilizzo delle aree servite.

Nel passato, nel progetto di una strada hanno quasi sempre prevalso i parametri tecnici specifici, legati all’ingegneria dell’opera, finalizzati a garantire la funzionalità dell’infrastruttura accanto alla sicurezza ed al comfort degli utenti; i tracciati venivano concepiti secondo criteri di minima distanza, forzando gli ostacoli e gli impedimenti incontrati (rilievi, valli e corsi d’acqua), ignorando e negando il tessuto territoriale. Così le soluzioni progettuali sono andate sempre più prescindendo i luoghi attraversati, sacrificando territorio, ambiente e paesaggio in nome della funzionalità, generando così non un “inserimento” nel territorio, ma una “sovrapposizione” al territorio, creando forti impatti.

Negli anni Novanta si è assistito ad una svolta culturale, che ha visto come protagonista la sensibilità nei confronti dell’ambiente, attraverso dei progetti integrati capaci di considerare le esigenze funzionali e di sicurezza dell’infrastruttura, ma anche le sue relazioni con l’intorno ed il suo inserimento nei luoghi.

Ciò è tanto più vero nella progettazione di una grande infrastruttura stradale, dove non ci si deve limitare a considerare i problemi di funzionalità interna, ma ci si deve far carico di costruire un nuovo ambiente e un nuovo paesaggio.

In sostanza ciò che si è fatto è stato assumere il progetto della strada come progetto complesso, esteso al suo intorno territoriale.

Non basta quindi un approccio puramente “econometrico”, ma è necessario estendere la valutazione a questioni di carattere anche qualitativo, considerando nuovi parametri di carattere ambientale e paesaggistico; quindi non solo analisi benefici-costi, ugualmente necessarie e da condursi con la massima accuratezza, ma anche paesaggistiche e funzionali, che devono essere condotte a monte del processo decisionale.

Quello che qui si è cercato di fare è stato individuare il tracciato più idoneo a sostituire e migliorare la S.R.T. 68, e capire i benefici, se ce ne sono, che si otterrebbero con la realizzazione di un tale intervento.

La valutazione si basa sull’analisi di vari criteri, andando a ricercare e studiare i fattori intrinseci di ciascuno di essi, pesati a loro volta a seconda delle priorità dichiarate dai differenti decisori, nel nostro caso rappresentate da diversi scenari.

(3)

46 Così facendo è possibile unire in un unico processo valutativo criteri di carattere economico e non, ed in più grazie ai sistemi di informazione geografica (GIS) acquisire, analizzare e gestire i dati territoriali.

In un’analisi multiattributo (AMA) si ha, come nel nostro caso, un numero di alternative predeterminate, ed a tali alternative è associato un livello di soddisfacimento degli attributi sulla base del quale si assume la decisione finale12; si avrà allora la selezione

dell’alternativa preferibile.

La regola decisionale seguirà la metodologia dell’analisi gerarchica AHP, che si articola nelle tre fasi di decomposizione (definizione della struttura gerarchica), confronto a coppie (determinazione dei pesi locali degli elementi) e ricomposizione (determinazione dei pesi globali delle alternative) (fig. 23).

Come criteri di analisi sono stati considerati la “sensibilità ambientale” e la “sensibilità economica”, a sua volta suddivisa in “costo monetario” e “costo accessibilità”.

Figura 24 - albero gerarchico

(4)

47

3.2. Sensibilità ambientale

l primo criterio che andremo ad analizzare è quello della sensibilità ambientale. Tale dato sarà ottenuto dall’aggregazione dei vari attributi individuati all’interno di esso. Per sensibilità ambientale si intende quell’insieme di elementi che pongono l’attenzione sul territorio, sulle sue caratteristiche e sulle sue criticità.

3.2.1. Struttura dell’albero gerarchico e base dati

Attraverso le informazioni ricavate dai piani (PTC- piano territoriale di coordinamento della Provincia di Pisa e PS – piano strutturale del Comune di Volterra) è stato possibile estrapolare gli attributi, cioè quantità misurabili il cui valore riflette il grado di raggiungimento di uno specifico obiettivo, necessari all’analisi del criterio “Sensibilità Ambientale” (fig. 24).

Gli attributi ricavati sono: Vincoli, Flora & Fauna, Suolo & Sottosuolo, Inquinamento Acustico e Visibilità. Ciascun attributo è a sua volta suddiviso in più sottoattributi che ne semplificano e specificano le caratteristiche, che verranno approfonditi nei paragrafi ad essi dedicati.

(5)

48 Figura 25 - albero gerarchico del criterio "sensibilità ambientale"

(6)

49 Per Vincoli si intende l’insieme di restrizioni a cui il territorio è sottoposto. Un vincolo può determinare l’esclusione o la penalizzazione di un sito, essendo questo gravato da una situazione o circostanza che ne porti a preservare o a porre maggiore attenzione nel suo utilizzo.

Nell’analisi sono state prese in considerazione diverse tipologie di vincoli, che verranno dettagliate nel seguito.

I dati necessari sono stati ricavati grazie alle informazioni contenute all’interno del PTC di Pisa.

L’ attributo Flora & Fauna ha portato all’analisi qualitativa e quantitativa della flora e della fauna dell’area di studio. Questo è stato possibile grazie ai dati ricavati dall’Archivio RENATO (Repertorio Naturalistico Toscano).

Con Suolo & Sottosuolo si sono intesi i caratteri peculiari della superficie terrestre interessata. I dati necessari sono stati ricavati dal PTC e grazie agli studi dell’Ist. Naz. Geofisica e Vulcanologia.

Grazie all’Inquinamento Acustico è stato possibile sottolineare e quindi penalizzare la vicinanza di fonti di disturbo (come l’opera in oggetto di studio) ai luoghi sensibili. I dati sono stati elaborati grazie alla base fornita dal PTC e dalla Carta Tecnica Regionale della zona.

Infine l’attributo Visibilità ha messo in risalto le zone maggiormente visibili all’occhio umano e quindi sconsigliabili per la realizzazione di un’opera. I dati base sono stati reperiti sulla CTR.

La tabella 4 seguente fornisce un quadro riassuntivo sul reperimento dei dati, specificando i sottoattributi di ciascun attributo e la fonte del dato.

(7)

50

ATTRIBUT

O SOTTOATTRIBUTO FONTE FORMATO

VINCOLO IDROGEOLOGICO PTC Pisa -

QC 11

dato vettoriale (shape file)

VINCOLO DI PIANO REGIONALE

Carta dei Vincoli, LAMMA, Soprintenden za Regionale, PTC Pisa - QC 07a dato vettoriale (shape file)

VINCOLO SUI LAGHI PTC Pisa -

QC 07d

dato vettoriale (shape file)

VINCOLO LOCALE AREE BOSCHIVE (PIANO PROVINCIALE) PTC Pisa - QC 19 dato vettoriale (shape file) VINCOLI

VINCOLO PAESAGGISTICO PTC Pisa -

QC 10

dato vettoriale (shape file) FLORA E

FAUNA

SPECIE VEGETALI E ANIMALI DI PREGIO

Archivio RENATO

dato vettoriale (shape file)

PERICOLOSITA' GEOMORFOLOGICA PTC Pisa -

QC 22b

dato vettoriale (shape file)

VULNERABILITA' IDRAULICA PTC Pisa - P

09 dato vettoriale (shape file) SUOL O E SOTTO SU OLO

PERICOLOSITA' IDRAULICA PTC Pisa -

QC 22C dato vettoriale (shape file) INQUINAM ENTO ACUSTICO

DISTANZA LUOGHI SENSIBILI CTR dato vettoriale (.dwg)

OSSERVATORI DA SENTIERI CTR dato vettoriale (.dwg)

OSSERVATORI DA STRADE E FERROVIE CTR dato vettoriale (.dwg)

OSSERVATORI DA URB. E CENTRI

PRODUTTIVI CTR dato vettoriale (.dwg) VI SI BI LIT A '

OSSERVATORI DA ZONE "PARTICOLARI" CTR dato vettoriale (.dwg)

(8)

51 Tabella 4 - reperimento dati

Le elaborazioni sui dati sono state possibili grazie all’utilizzo di un software GIS13.Una

volta ottenuti i dati questi sono stati convertiti in formato Raster, una tipologia che consente la successiva sovrapposizione e unione delle informazioni ricavate. Tutto ciò sarà specificato successivamente.

L’analisi a seconda del tipo di dato, o a seconda dell’informazione necessaria è stata condotta in termini di “area locale” o di “area vasta”. Per area locale si intende una porzione di territorio direttamente interessata dagli interventi in oggetto di studio; tale zona ha una estensione pari al rettangolo circoscritto ad un’area buffer di 500 m intorno ai tracciati. L’area vasta, invece, è destinata ad una analisi di più ampie vedute che mette in risalto la ricaduta sul territorio degli effetti dell’intervento; tale zona coincide con un’area buffer di 25 km intorno ai tracciati, dimensione che rappresenta la massima estensione della vista umana. Il dato relativo ai vari sottoattributi è stato quindi “tagliato” sulle dimensioni del poligono corrispondente all’area locale o all’area vasta, in considerazione della modalità di analisi, in modo da escludere quelle zone le cui caratteristiche non hanno influenza sulle informazioni ricavate.

Nella figura sottostante (fig. 25) è possibile avere una visione delle due aree.

Figura 26 - area vasta e area locale

(9)

52 L’area vasta (di colore verde) copre una porzione della Toscana, e nello specifico gran parte della provincia di Pisa, i cui comuni sono indicati con contorno giallo. L’area locale è invece quella delimitata dal rettangolo di colore rosso.

Di volta in volta, per ogni attributo sarà specificata la tipologia di analisi.

3.2.2. Analisi di Sensibilità Ambientale – area locale: Vincoli

I vincoli sono stati analizzati facendo riferimento all’area locale, in considerazione del fatto che devono essere prese in esame le penalizzazioni ricadenti su ciascuna singola cella occupata dai tracciati, quindi l’interesse è rivolto essenzialmente alle immediate vicinanze dei tracciati.

Gli elementi significativi dei campi degli attributi sono stati quindi ritagliati sull’area locale e successivamente convertiti in formato raster. Il formato raster è una tipologia di dato che può essere illustrato come una griglia con celle quadrate di prefissate dimensioni contenenti informazioni di tipo numerico, a cui può essere collegato o meno anche un dato tabellare (a seconda del tipo di analisi o elaborazione).

Per quel che riguarda l’attributo Vincoli sono state usate delle celle di dimensioni di 10 x 10 m, e i vari raster relativi ai singoli attributi e sottoattributi sono stati creati in modo tale che fossero perfettamente sovrapponibili gli uni con gli altri, evitando così la generazione di errori di sovrapposizione e quindi una informazione non corretta.

Le medesime considerazioni valgono per tutti i dati elaborati, ma non verranno ripetute successivamente.

3.2.2.1. Vincolo idrogeologico

Per comprendere le caratteristiche delle aree sottoposte a vincolo idrogeologico risulta utile chiarire il concetto di assetto idrogeologico. Il termine idrogeologico fa riferimento a due diversi ambiti, quello attinente al rischio idraulico e quello attinente al rischio geomorfologico, uniti in una sola sfera di interesse14. Per assetto idrogeologico può

dunque intendersi l’ordine del reticolo di drenaggio e dei versanti, conseguito naturalmente o perseguito attraverso la pianificazione di opportune strategie di intervento. La carenza di assetto idrogeologico, si manifesta sul territorio antropizzato attraverso tutto ciò che va sotto il nome generico di dissesto, come le frane, le colate di fango e di detrito, le alluvioni, i processi di erosione localizzata e diffusa, la crisi,

(10)

53 insomma, del territorio e la perdita conseguente di vite umane, beni, infrastrutture ma anche di valori ambientali, naturalistici, del paesaggio.

Il dato sul vincolo idrogeologico si compone di due diversi informazioni: a) Aree a vincolo idrogeologico

b) Aree boschive a vincolo idrogeologico Per ciò che riguarda le prime si ha:

Reperimento: i dati relativi al vicolo idrogeologico sono stati ricavati dal PTC di Pisa, e

nello specifico dal Quadro Conoscitivo 11. Il PTC di Pisa suddivide il territorio tra zone sottoposte e zone non sottoposte a vincolo.

Tipologia dato: il dato è di tipo vettoriale (shape file) di primitiva geometrica

poligonale, infatti perimetra una porzione di territorio, alla quale è assegnato il vincolo.

Analisi: il dato era riferito ad una porzione di territorio più ampia di quella oggetto di

studio (area locale), quindi, è stato necessario ritagliare il dato adattandolo all’area in oggetto.

Standardizzazione: al fine di omogeneizzare le scale dimensionali di sottoattributi,

attributi e criteri è necessario standardizzare, cioè attribuire una scala adimensionale comune e convenzionale compresa tra due valori (si è scelto per praticità [0,1]), dove il valore 1 rappresenta la massima sensibilità della cella nei confronti della realizzazione della probabile strada, mentre il valore 0 rappresenta la minima sensibilità. Tale operazione avviene mediante una nuova funzione “condition” della map algebra che porta ad ottenere così un nuovo grid con le caratteristiche suddette. In questo specifico caso è stato assegnato il valore 1 alle aree sottoposte a vincolo e il valore 0 alla restante porzione di territorio in quanto le aree vincolate sono da ritenersi maggiormente penalizzabili per ciò che concerne la realizzazione di una nuova opera.

Il layout dell’informazione ricavata è rappresentato nella figura sottostante (fig. 26). La legenda aiuta la lettura dell’informazione ottenuta.

(11)

54 Figura 27 – vincolo idrogeologico

Per ciò che riguarda le aree boschive a vincolo idrogeologico si ha:

Reperimento: i dati relativi a tale vicolo sono stati ricavati dal PTC di Pisa, e nello

specifico dal Quadro Conoscitivo 11. Il PTC di Pisa individua le aree boschive sottoposte a vincolo.

Tipologia dato: il dato è di tipo vettoriale (shape file) di primitiva geometrica

poligonale, infatti perimetra una porzione di territorio, sulla quale insistono aree verdi sottoposte a vincolo idrogeologico

Analisi: anche per questo dato è stata eseguita un’analisi uguale alla precedente. Il

dato tabellare collegato al dato spaziale ci ha permesso di ottenere maggiori informazioni in quanto a ciascuna area poligonale è associata una diversa cenosi vegetativa. Le aree della zona in oggetto risultano interessate da formazioni miste, querceto misto a roverella, boschi di sclerofille sempreverdi e da pinete; quest’ultime sono da ritenersi le più idonee ad una possibile trasformazione, in quanto sono elementi non tipici del territorio ma originati dall’intervento dell’uomo. Alle prime tre tipologie di vegetazione è stato attribuito un valore pari a 2, mentre alle pinete il valore 1.

Standardizzazione: anche in questo caso il dato è stato standardizzato tra [0,1], dove

sempre con 1 si identifica la maggiore sensibilità.

Il layout dell’informazione ricavata è rappresentato nella figura sottostante (fig. 27). La legenda aiuta la lettura dell’informazione ottenuta. Come si può notare i poligoni in blu e celeste sono le zone coperte da boschi, e in particolare la colorazione più chiara (celeste) fa riferimento alle pinete.

(12)

55 Figura 28 – vincolo idrogeologico sui boschi

3.2.2.2. Vincolo di Piano Regionale

Il Piano Regionale sottopone a vincolo il patrimonio edilizio rurale di interesse tradizionale.

Reperimento: i dati relativi al vicolo di Piano Regionale sono stati ricavati dalla Carta

dei Vincoli, LAMMA e Soprintendenza Regionale, da cui derivano le informazioni del PTC Pisa – QC 07a.

Tipologia dato: il dato è di tipo vettoriale (shape file) di primitiva geometrica puntuale,

infatti indica il patrimonio interessato dalle caratteristiche suddette.

Analisi: per creare un dato continuo su tutto il territorio capace di penalizzare i siti

posti in vicinanza di tali elementi è stato creato un grid che porta con sé l’informazione relativa alla densità di tali elementi in un intorno rispetto a tali elementi. Quindi si è calcolata la densità degli elementi puntuali intorno ad ogni cella nel grid di output. Il valore maggiore si ottiene in corrispondenza dei punti stessi, e si ha una diminuzione dei valori al crescere della distanza da questo, raggiungendo il valore 0 quando viene raggiunto il valore “radius” che è possibile variare a seconda delle elaborazioni della posizione delle varie celle (Kernel Density). La densità è misurata in punti per metro quadro.

Standardizzazione: anche in questo caso il dato è stato standardizzato tra [0,1], dove

sempre con 1 identifica la maggiore sensibilità, assegnato alle celle di maggiore densità.

(13)

56 Il layout dell’informazione ricavata è rappresentato nella figura sottostante (fig. 28). La legenda aiuta la lettura dell’informazione ottenuta. Come si può notare si ottengono delle zone concentriche.

Figura 29 – vincoli di piano regionale

3.2.2.3. Vincolo sui laghi

Il PTC ha ritenuto opportuno salvaguardare le aree situate in prossimità degli invasi di acqua, essendo aree di rilevanza ecologica, quindi sottoponendo a vincolo tali siti.

Reperimento: i dati relativi al vicolo sulle zone sorgive sono stati ricavati dal PTC di

Pisa, nello specifico sul Quadro Conoscitivo 07d.

Tipologia dato: il dato è di tipo vettoriale (shape file) di primitiva geometrica

poligonale, infatti individua le aree interessate dalle caratteristiche suddette.

Analisi: per creare un dato continuo su tutto il territorio capace di penalizzare i siti

posti in vicinanza di tali elementi è stato creato un grid che porta con sé l’informazione relativa alla distanza da tali elementi. Quindi il map layer associato è stato costruito utilizzando la funzione “distance” al fine di tradurre il concetto di rispetto delle aree circostanti le zone sorgive in fasce concentriche di distanza. Il valore minore si ottiene in corrispondenza delle aree stesse, e si ha un aumento dei valori al crescere della distanza da queste.

Standardizzazione: il dato è stato reso intero tramite la funzione “Int”, passaggio

necessario per poter successivamente applicare una funzione “condition” che permette di attribuire al precedente output dei valori compresi tra [0,1]. Si è scelto di attribuire il valore 1 (massima sensibilità) alle zone poste ad una distanza inferiore ai

(14)

57 10 m, il valore 0 alle celle con distanza superiore ai 500 m e valori decrescenti tra 1 e 0 alle zone con distanza tra 10 e 500 m (fig. 29).

Figura 30 - funzione di standardizzazione

Il layout dell’informazione ricavata è rappresentato nella figura sottostante (fig. 30). La legenda aiuta la lettura dell’informazione ottenuta. Come si può notare si ottengono delle zone concentriche in cui si hanno i valori che degradano dai valori maggiori a quelli minori.

(15)

58 Figura 31 – vincolo sui laghi

3.2.2.4. Vincoli derivanti dal PTC – Piano Territoriale di Coordinamento

Il Piano provinciale sottopone a vincolo le aree boschive, ritenendole elementi di rilevanza ecologica.

Reperimento: i dati relativi al vincolo sulle aree boschive sono stati ricavati dal PTC

Pisa, nello specifico sul Quadro Conoscitivo 19.

Tipologia dato: il dato è di tipo vettoriale (shape file) di primitiva geometrica

poligonale, infatti indica le aree interessate dalle caratteristiche suddette.

Analisi: il dato tabellare associato porta con sé l’informazione relativa alla tipologia di

vegetazione boschiva e ai tipi di intervento a cui è possibile sottoporre tali aree. Infatti l’assetto vegetazionale del territorio della Provincia di Pisa si presenta assai complesso ed anche colpito da aree di degrado, situazione alla quale si è giunti in seguito ad azioni di gestione del territorio (riforestazione e bonifiche), a motivi strutturali delle cenosi (frammentazione e scarsità), ad aggressioni da agenti biotici, all’inquinamento ed anche agli incendi boschivi. In relazione a tali caratteristiche, e quindi alla qualità e allo stato di conservazione delle cenosi, al rischio potenziale di disturbo da parte delle attività antropiche, alla coerenza o meno delle specie presenti in relazione alla morfologia e al clima del territorio, il PTC individua 5 modalità di gestione:

- Conservazione - Mantenimento - Consolidamento - Modificabilità

(16)

59 - Sostituzione

Nell’area locale sono presenti solo le tre classi intermedie, di cui si dà una più chiara spiegazione. Il mantenimento è previsto in aree le cui cenosi vegetali si presentano soddisfacenti sia sotto il profilo della qualità floristica che delle condizioni biologiche intese in senso più generale, ma sulle quali occorre vigilare in relazione a possibili azioni di disturbo dei dinamismi naturali (taglio dei boschi e attività agricole circostanti), garantendone la continuità e la loro evoluzione verso un equilibrio più stabile. Il consolidamento è tipico delle aree in cui le cenosi, pur mostrando una soddisfacente ricchezza floristica appaiono compromesse o nella struttura, essendo ad esempio eccessivamente frammentate, oppure nelle componenti biologiche che rendono una cenosi ecologicamente stabile, ad esempio la presenza di licheni, ed è quindi necessario agire con interventi tesi a rafforzare tali cenosi. La modificabilità sussiste ove siano presenti entità non indigene che contrastano con il naturale dinamismo della vegetazione autoctona, quindi risulta auspicabile favorire la ripresa di quest’ultima mediante una progressiva reintroduzione di specie più idonee. Per l’analisi di area locale si considera proprio questo campo, in modo da stabilire il minore o maggiore danno ambientale in caso di vicinanza della strada.

Alla classe di mantenimento appartengono le formazioni miste, i boschi di sclerofille sempreverdi e querceto misto a roverella; alla classe di consolidamento appartengono le formazioni ripariali, mentre alla classe di modificabilità appartengono le pinete.

Attraverso il comando reclassify sono stati attribuiti i pesi 3,2 e 1 rispettivamente all’attributo mantenimento, consolidamento e modificabilità.

Standardizzazione: il dato grid ottenuto dalle precedenti operazioni è stato standardizzato in modo da avere dei valori compresi tra [0,1], dove 1 è attribuito alla classe di mantenimento. Sono stati ricavati così i valori in fig. 31.

(17)

60 Figura 32 - standardizzazione

Il layout dell’informazione ricavata è rappresentato nella figura sottostante (fig. 32). La legenda aiuta la lettura dell’informazione ottenuta.

Figura 33 – vincolo sui boschi

3.2.2.5. Vincolo paesaggistico

La normativa Italiana in materia di paesaggio ha una storia istituzionale e civile che trova la sua origine negli Stati Pre-unitari. Le prime leggi in materia di tutela paesaggistica vengono emanate nei primi anni del Novecento, ma il primo intervento sistematico del legislatore si ha solo nel 1939 con il Regio Decreto n°1497 del 1939. Il concetto di paesaggio trova poi spazio e tutela specifica nella Costituzione Repubblicana, all’art.9,

(18)

61 che recita “la Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”. In seguito, la tutela del paesaggio è stato oggetto di norme statali e regionali, a mezzo di innumerevoli interventi del legislatore, ma di carattere settoriale e frammentario. Un importante momento di sintesi è rappresentato dal D.Lgs 29 ottobre 1999 n°490, Testo Unico sull’Ambiente, che raccoglie e coordina gran parte della normativa di settore. Particolare rilievo, dal punto di vista del diritto internazionale, assume la Convenzione Europea del Paesaggio del 2000, alla quale fa particolare riferimento tutta l’azione della Regione Toscana in tale ambito. Infatti dopo aver sottoscritto la Convenzione il 22 ottobre 2004 il governo italiano ha approvato un disegno di legge in vista della ratifica, approvato dalla Camera dei deputati il 17 maggio e dal Senato il 14 dicembre 2005. Su questa base è stata promulgata la Legge n°14 del 9 gennaio 2006 “Ratifica ed esecuzione della Convenzione europea del paesaggio (…)” pubblicata sulla G.U. n°16 del 20 gennaio 2006. Perciò anche la metodologia di analisi paesaggistica che descriveremo in seguito parte da quanto contenuto nella Convenzione Europea del Paesaggio.

L’analisi sul vincolo paesaggistico raccoglie tutti i beni vincolati che fanno riferimento al D.Lgs. del 22 gennaio 2004 n°42, “Codice dei beni culturali e del paesaggio”15 e succ.

modifiche. Alla Parte Seconda Titolo I art. 10 e 11 il decreto definisce quali sono i beni culturali oggetto di tutela comprendendo i beni già oggetto di decreto di vincolo ai sensi del Regio Decreto 1089/1939 su “le cose immobili e mobili che, ai sensi degli articoli 10 e 11, presentano interesse artistico, storico, archeologico, etno-antropologico, archivistico e bibliografico e le altre cose individuate dalla legge o in base alla legge quali testimonianze aventi valore di civiltà”. Il vincolo individua edifici e aree di rispetto, quale estensione del bene immobile direttamente tutelato, sulle quali si può inibire qualsiasi trasformazione. Oltre ad impedire l’edificazione si possono inibire alcuni usi considerati non pertinenti con le qualità del bene direttamente tutelato. La Parte Terza Titolo I del D.Lgs. 42/2004 definisce gli ambiti di tutela e valorizzazione dei beni del paesaggio, indicando all’art. 136 i beni paesaggistici di notevole interesse pubblico, già oggetto di decreto di vincolo ai sensi della L.1497/1939, mentre all’art. 142 individua le aree tutelate per il loro notevole interesse paesaggistico. Fanno riferimento a questo articolo i beni già individuati dal D.Lgs. 431 del 1985, abrogato dal D.Lgs. 42/2004.

15 Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, "Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi

dell'articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137", pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 45 del 24 febbraio 2004 - Supplemento Ordinario n. 28. [9]

(19)

62 La tutela paesaggistica è finalizzata all’esercizio di un particolare controllo di tipo estetico-ambientale, sulle trasformazioni del territorio in ambiti di particolare e riconosciuto valore, intendendo come paesaggio “una parte omogenea di territorio i cui caratteri derivano dalla natura, dalla storia umana o dalle reciproche interrelazioni”. Si passa ora a spiegare il lavoro svolto su tale informazione.

Reperimento: i dati relativi al vicolo paesaggistico sono stati ricavati dal PTC di Pisa,

nello specifico sul Quadro Conoscitivo 10.

Tipologia dato: il dato è di tipo vettoriale (shape file) di primitiva geometrica

poligonale, infatti indica le aree interessate dalle caratteristiche suddette.

Analisi: il dato è fornito suddiviso in quattro differenti specificazioni del vincolo

paesaggistico:

- Vincolo paesaggistico secondo la L 1497/39 (art. 136 D.Lgs. 42/04)

- Vincolo paesaggistico sulle zone di interesse archeologico(punto m, art. 142 D.Lgs. 42/04) - Vincolo paesaggistico su territori coperti da foreste e boschi (punto g, art. 142 D.Lgs. 42/04) - Vincolo paesaggistico su fiumi, torrenti e corsi d'acqua( punto c, art. 142 D.Lgs. 42/04) Per ciascuno di essi è stata condotta un’analisi indipendente.

Per ciò che concerne il primo di essi, e così anche i restanti. E’ stato attribuito il valore 1 alle zone sottoposte a vincolo, mentre è stato attribuito 0 alla restante porzione di territorio, questo sempre grazie ad una operazione di riclassificazione del dato.

Nelle immagini sottostanti è possibile prendere visione delle zone sottoposte ai diversi vincoli, in relazione anche ai tracciati stradali, che proprio per una più immediata e chiara lettura della posizione delle aree sono stati indicati all’interno dei vari map layer.

(20)

63 Figura 34 – vincolo paesaggistico secondo la L. 1497/39

Come si può notare il vincolo paesaggistico secondo la L 1497/39 copre una grossa porzione del territorio volterrano e del versante sud in particolare, spingendosi a coprire buona parte dei tracciati in oggetto di studio (fig. 33).

Figura 35 – vincolo paesaggistico sulle aree archeologiche

Il vincolo paesaggistico sulle aree archeologiche, copre, come era da aspettarsi le zone del centro cittadino di Volterra, non interessando le tre diverse proposte di variante alla S.R.T 68 (fig. 34).

(21)

64 Figura 36 – vincolo paesaggistico sui boschi

Il vincolo paesaggistico sui territori coperti da foreste o da boschi copre alcune aree, nella zona a est, ma tali aree risultano solo una minima parte delle zone interessate dall’intervento (fig. 35).

Figura 37 – vincolo paesaggistico sui fiumi

Il vincolo paesaggistico sui fiumi copre soltanto ristrette e marginali zone dell’area locale (fig. 36).

Standardizzazione: i quattro map layer precedentemente ottenuti sono stati sommati

con un’operazione di map calculation. Dalla somma si sono ottenute quindi aree con valore maggiore a 1, dato dalla sovrapposizione e quindi dalla coincidenza di aree sottoposte a più di un vicolo, ritenendo di dover rimarcare la sensibilità di una zona

(22)

65 quando gravata da più vincoli. Per poter confrontare il dato così ottenuto con i precedenti risultati il grid è stato standardizzato, riportando i valori all’interno dell’intervallo [0,1]. La figura seguente mostra il risultato ottenuto. Come si può notare (fig. 37), oltre a zone con valore 0 e 1 sussistono zone con valori intermedi, questo perché sono presenti aree dove coesistono più vincoli di tipo paesaggistico.

Figura 38 – vincolo paesaggistico

3.2.2.7. Aggregazione dei sottoattributi

Come precedentemente accennato le operazioni di un’analisi gerarchica prevedono una ricomposizione dei risultati ottenuti a livelli inferiori, in modo così da ottenere delle informazioni sintetiche, ma allo stesso tempo basate su una robusta analisi.

Per ricomporre l’attributo Vincoli ci si è serviti di pesi.

Il metodo da noi seguito per l’attribuzione dei pesi è quello denominato “Confronto a coppie” il quale è stato sviluppato da Saaty nell’ambito del Processo dell’Analisi Gerarchica AHP. I confronti a coppie, basati sulla scala semantica di Saaty, servono a creare una matrice che costituisce l’input del metodo, tale matrice risulta: quadrata, positiva e reciproca; l’output del procedimento è rappresentato dal vettore dei pesi la cui somma delle componenti deve risultare pari a 1. I pesi trovati risulteranno validi nel caso in cui sia verificata la consistenza della matrice dei confronti a coppie, che si può determinare attraverso il rapporto di consistenza (CR) che deve risultare inferiore a 0,1. Questa operazione è stata ripetuta per i diversi livelli dell’albero gerarchico, in particolare si è ritenuto necessario adoperarla in questo caso per l’elevato numero di

(23)

66 sottoattributi analizzati, ed in modo da rendere più chiaro e semplice il processo decisionale effettuato.

Scala semantica di Saaty Punteggio Giudizio

1 ugualmente importante

2 3 leggermente più importante

4

5 più importante

6

7 molto più importante

8 9 estremamente più importante

STEP 1 - MATRICE DEI CONFRONTI A COPPIE

CRITERI vincoli

paesaggistici idrogeologicovincolo boschi a vincolo idrogeologico interventi sulla vegetazione boschiva vincoli sui beni rurali distanza di rispetto dai laghi vincoli paesaggistici 1 3,00 5,00 5,00 7,00 7,00 vincolo idrogeologico 0,33 1 3,00 3,00 5,00 5,00

boschi a vincolo idrogeologico 0,2 0,33 1 1,00 3,00 3,00

interventi sulla vegetazione boschiva 0,2 0,33 1 1 3,00 3,00

vincoli sui beni rurali 0,14 0,2 0,33 0,33 1 1,00

distanza di rispetto dai laghi 0,14 0,2 0,33 0,33 1 1

2,02 5,07 10,67 10,67 20 20

STEP 2 - MATRICE DEI CONFRONTI A COPPIE N

CRITERI vincoli paesaggistici vincolo idrogeologico boschi a vincolo idrogeologico interv

vincoli paesaggistici 0,49 0,59 0,47

vincolo idrogeologico 0,16 0,20 0,28

boschi a vincolo idrogeologico 0,10 0,07 0,09

interventi sulla vegetazione boschiva 0,10 0,07 0,09

vincoli sui beni rurali 0,07 0,04 0,03

distanza di rispetto dai laghi 0,07 0,04 0,03

(24)

67

STEP 3 - VETTORE DEI PESI

CRITERI

vincoli paesaggistici 0,454148047

vincolo idrogeologico 0,237493793

boschi a vincolo idrogeologico 0,108724346 interventi sulla vegetazione boschiva 0,108724346

vincoli sui beni rurali 0,045454734

distanza di rispetto dai laghi 0,045454734

1

STEP 4 - VETTORE SOMME PESATE

CRITERI

vincoli paesaggistici 2,890239159

vincolo idrogeologico 1,495769889

boschi a vincolo idrogeologico 0,660171301 interventi sulla vegetazione boschiva 0,660171301

vincoli sui beni rurali 0,275769416

distanza di rispetto dai laghi 0,275769416

6,257890481

STEP 5 - VETTORE DI CONSISTENZA

CRITERI

vincoli paesaggistici 6,364090253 vincolo idrogeologico 6,298143067 boschi a vincolo idrogeologico 6,071973056 interventi sulla vegetazione boschiva 6,071973056 vincoli sui beni rurali 6,066902042 distanza di rispetto dai laghi 6,066902042

λ  6,156663919

CI 0,031332784

CR 0,025268374 <0,1

Tabella 5

Come si può notare dai successivi passaggi si sono ottenuti dei pesi tramite un iniziale giudizio ricavato da un semplice confronto a coppie, e successivamente si è verificata la consistenza della matrice dei pesi ottenuta, cioè si valuta la non contradditorietà dei giudizi espressi.

Il risultato ottenuto, utilizzando i pesi ricavati nello Step 3 (tab. 5), è quello riportato in figura 38.

(25)

68 Figura 39 - vincoli

3.2.3. Analisi di Sensibilità Ambientale – area locale: Suolo & Sottosuolo

Per aiutare a rendere l’idea di quella che è la complessità del territorio in cui si vanno a inserire le proposte in oggetto di studio si fornisce una breve descrizione geologica della zona.

La morfologia di questo territorio è tipicamente collinare con rilievi modesti e pendii generalmente dolci. Sotto l'aspetto geologico l'intera zona ricade all'interno di un ampio bacino pliocenico (Graben dell'Era - Bacino di Volterra) che si allunga in direzione NW-SE per alcune decine di chilometri. I terreni che vi affiorano sono prevalentemente di natura argillosa e sabbiosa, ma soprattutto nelle aree meridionali e orientali del comune compaiono per buona estensione formazioni stratigraficamente sottostanti alle precedenti e riferibili ai cicli lacustre (zona di Berignone-Tatti) ed evaporitico (zone di Saline, di Mazzolla e bacini dell'Era Viva e dell'Era Morta) del Miocene superiore; nell'area orientale, infine, affiorano sporadicamente anche litotipi appartenenti al substrato pre-neoautoctono (soprattutto ofioliti e argille e calcari palombini) che grazie alle loro diverse caratteristiche litologiche conferiscono un'ulteriore elemento di varietà al paesaggio.

Il rilievo su cui sorge Volterra si trova approssimativamente nella parte centrale del bacino e con le sue propaggini funge da spartiacque fra le valli dell'Era e del Cecina. L'assetto geolitologico del colle di Volterra è piuttosto semplice trattandosi di una successione sedimentaria che presenta alla base una potente formazione argillosa a cui si

(26)

69 sovrappone, con passaggio assai sfumato e graduale, un consistente deposito sabbioso che culmina, nella sua parte sommitale, in banchi più o meno spessi di calcari arenacei. L'area su cui sorge l'abitato si configura come un pianalto a gradoni orientato in direzione NW-SE ai cui lati si distinguono due zone dalla morfologia radicalmente diversa: tutta la successione sedimentaria del colle è infatti debolmente inclinata (circa 10° verso NE con la conseguenza che mentre sul lato occidentale e meridionale i sedimenti prevalentemente argillosi affiorano fino a quote decisamente elevate, sul lato nord-orientale le sabbie declinano quasi fino al livello del corso dell'Era, con effetti idrogeologici e geomorfologici profondamente diversi nelle due situazioni. Il versante NE del rilievo, ad esempio, è ripido ed inciso da valli piuttosto profonde in cui scorrono modesti corsi d'acqua alimentati da piccole, ma numerose sorgenti disposte a varie quote altimetriche, mentre quello posto a SO digrada con minore inclinazione e con aspetto assai più monotono verso l’ampia valle del Cecina (qui giunto a circa metà del suo corso). La diversa esposizione (e quindi il microclima) dei due versanti contribuisce infine a rendere ancora più marcate le differenze fra i rispettivi ambienti condizionandone in maniera determinante (assieme all'aspetto pedologico) la vegetazione e le potenzialità agrarie.

Figura 40 - i calanchi

Il resto del territorio comunale è dominato a Nord e a Ovest dal grande mare delle argille plioceniche, talora sormontate da frazioni sabbiose: è la zona tipica delle balze, dei calanchi (fig. 39) e delle biancane, delle colture estensive e della pastorizia; a Sud-Est, invece, in corrispondenza dei depositi lacustri miocenici ha grande estensione il bosco che trova nel complesso forestale di Berignone-Tatti una delle aree naturalistiche più importanti di tutta la Val di Cecina; a Est, infine, i rilievi che si approssimano alla sponda orientale del grande bacino pliocenico di Volterra determinano ancora un

(27)

70 ulteriore mutamento del paesaggio che si fa più mosso (e talora anche aspro) con fitte boscaglie alternate a campi coltivati. Nella pur varia morfologia di questo territorio gli elementi di maggior spicco e di più intensa suggestione paesaggistica sono comunque quelli che interessano le pendici occidentali del colle di Volterra ove l’erosione meteorica unita alla prolungata attività antropica (disboscamento, pastorizia, lavori agricoli, ecc.) praticata nei terreni argillosi stratigraficamente sottostanti e topograficamente adiacenti al deposito sabbioso-arenaceo che costituisce la parte più elevata del rilievo hanno dato luogo (dal basso verso l’alto) alla formazione di biancane (piccole cupole argillose di aspetto mammellonare con la superficie esposta a Sud completamente priva di vegetazione) e di calanchi (serie di ripidissime vallecole contigue tipiche dei terreni argillosi caratterizzate da un profilo planimetrico simile a un ferro di cavallo, rivolte prevalentemente verso Sud e separate l’una dall’altra da creste piuttosto sottili ed affilate). Risalendo ancora verso la sommità del rilievo si può infine ammirare in tutta la sua grandiosità la più celebre ed impressionante delle forme di erosione che interessano Volterra, ovvero il maestoso spettacolo delle balze, una gigantesca voragine originata dall'azione erosiva delle acque meteoriche che, infiltrandosi attraverso il deposito sabbioso (permeabile) posto alla sommità del colle di Volterra, giungono ad asportare le argille (impermeabili) a questo sottostanti provocandone così il progressivo arretramento col conseguente franamento per crollo degli spessori sabbiosi ed arenacei ad esse sovrapposti. Questo imponente fenomeno erosivo, attivo da alcuni secoli, ha coinvolto nel proprio avanzamento anche parte di una necropoli etrusca e l’antica chiesa di S.Giusto al Botro, divorata definitivemente dal precipizio nella prima metà del sec.XVII.

L’attributo Suolo & Sottosuolo è stato scomposto in tre sottoattributi: - la pericolosità geomorfologica;

- la vulnerabilità idraulica; - la pericolosità idraulica.

Tali sottoattributi verranno specificati nei seguenti paragrafi.

3.2.3.1. Pericolosità Geomorfologica

Per Pericolosità Geomorfologica si intende la pericolosità da dissesto, ed è definita come funzione dei caratteri del dissesto stesso e dei caratteri fisici del contesto territoriale. Tra questi la geologia, la litologia, l’idrogeologia, l’uso del suolo, la geomorfologia con particolare riferimento alla pendenza dei versanti.

(28)

71 Questo attributo è stato analizzato secondo le linee dettate dal P.A.I. Il Piano stralcio per l'assetto idrogeologico (P.A.I) è redatto ai sensi e per gli effetti della legge n. 183/1989 e del decreto-legge n. 180/1998, con le relative fonti normative di conversione, modifica e integrazione e si configura in particolare come stralcio funzionale del Piano di bacino ai sensi dell’art. 17 della legge quadro.

Obiettivo del P.A.I. è la determinazione di un quadro di pianificazione e programmazione che, in armonia con le attese di sviluppo economico, sociale e culturale del territorio, tenda a minimizzare il danno connesso ai rischi idrogeologici. Gli elaborati di tale piano risultano perimetrazioni di aree a rischio idraulico e di aree a rischio di frana, dalle quali è possibile determinare la pericolosità geomorfologia di tali aree.

Le carte di pericolosità geomorfologica alla scala di sintesi sono state redatte avvalendosi degli studi già in possesso dell’Autorità, e di elaborazioni contenute nei Piani di Coordinamento Provinciali (PTC), peraltro in conformità a quanto previsto nel DPCM del 29/09/98, che precisa la necessità di tenere conto degli strumenti di pianificazione di area vasta previgenti.

Le carte della pericolosità geomorfologica del P.A.I. risultano di due scale differenti: una sinottica e una di dettaglio. Quest’ultima, da noi utilizzata, suddivide i versanti in quattro classi di pericolosità, indicate con i termini molto elevata, elevata, media, bassa.

- Classe P.F.4, a pericolosità molto elevata: comprende le aree a pericolosità e rischio

molto elevato già indicate nel Piano Straordinario. Sostanzialmente sono aree interessate da frane attive, causa di rischio molto elevato. La superficie totale interessata è di 9.87 kmq pari allo 0.14% della superficie totale dei versanti e allo 0.11% della superficie totale del bacino;

- Classe P.F.3 a pericolosità elevata: comprende le frane quiescenti o frane attive

causa potenziale di rischio elevato;

- Classe P.F.2 a pericolosità media: comprende le frane quiescenti causa potenziale

di rischio medio;

- Classe P.F.1 a pericolosità bassa: comprende le frane quiescenti causa potenziale

di rischio basso.

Passiamo ora all’analisi condotta.

Reperimento: i dati relativi a questo attributo sono stati ricavati dal PTC della

(29)

72

Tipologia dato: il dato è di tipo vettoriale (shape file) di primitiva geometrica

poligonale, infatti indica il territorio interessato dalle diverse classi di pericolosità geomorfologica.

Analisi: il dato era riferito ad una porzione di territorio più ampia di quella oggetto di

studio (area locale), quindi, è stato necessario tagliare il dato adattandolo all’area in oggetto. Per creare un dato continuo su tutto il territorio capace di penalizzare i siti appartenenti alle zone di classe di pericolosità più elevata, è stato creato un grid che porta con sé l’informazione relativa a questo attributo.

Nell’area locale sono presenti aree appartenenti alla classe 2, 3-a, 3-b, 4-a, 4-b, alle quali sono stati attribuiti i valori crescenti 1, 2, 3, 4 e 5, tali da configurare come maggiormente sensibili, e quindi sfavorevoli alla realizzazione di un’opera, le classi di pericolosità più elevata.

Standardizzazione: anche in questo caso si è proceduto alla standardizzazione dei dati

tramite una map calculation, portando i valori ad essere compresi tra [0,1]. L’immagine mostra il risultato (fig. 40).

Figura 41 – pericolosità geomorfologica

3.2.3.2. Vulnerabilità Idraulica

Le informazioni relative alla vulnerabilità idrogeologica sono tratte dal P.A.I. La vulnerabilità idraulica, secondo quanto indicato sul Piano Strutturale del Comune di Volterra, è stata definita tenendo conto oltre che della litologia e della granulometria dei livelli più superficiali, della pendenza del versante e della presenza o meno di acquiferi

(30)

73 significativi; sulla base di tali elementi si è proceduto ad una stima dei possibili tempi di arrivo in falda di eventuali agenti inquinanti sversati in superficie o immessi direttamente nel sottosuolo; si è tenuto conto anche di un altro importante fattore e cioè dell’ubicazione dei pozzi ad uso prevalentemente domestico (che attingono per lo più nella falda freatica superficiale), di quelli ad uso idropotabile oltre che di quelli ad uso industriale o finalizzati ad attività industriali.

La Tav. P.9 del PTC di Pisa articola l’intero territorio interessato dalla disciplina dettata dal presente piano nelle seguenti classi e sottoclassi di vulnerabilità idrogeologica:

- classe 1 - vulnerabilità irrilevante : riguarda le aree in cui la risorsa idrica considerata

non è presente, essendo i terreni praticamente privi di circolazione idrica sotterranea, per cui gli eventuali inquinanti raggiungono direttamente le vicine acque superficiali o ristagnano sul terreno; in essa ricadono a esempio i complessi marnosi e argillosi e alcuni complessi sedimentari metamorfosati;

- classe 2 - vulnerabilità bassa: corrisponde a situazioni in cui la risorsa idrica

considerata è apparentemente non vulnerabile, in base a considerazioni riguardanti la natura degli eventuali acquiferi e quella dei terreni di copertura, ma per cui permangono margini di incertezza dovuti a diversi fattori, quali la scarsa disponibilità di dati, la non precisa definibilità delle connessioni idrogeologiche, e simili; corrisponde altresì alle situazioni in cui sono ipotizzabili tempi di arrivo in falda superiori a 30 giorni; in essa ricadono corpi idrici multifalda caratterizzati dalla presenza di alternanze tra litotipi a diversa ma comunque bassa permeabilità non completamente definiti su base idrogeologica, terreni a bassa permeabilità sciolti o litoidi con pendenze superiori al 20 per cento o con piezometria media profonda, terreni alluvionali in vallette secondarie in cui non si rilevano indizi certi di circolazione idrica e con bacino di alimentazione caratterizzato in affioramento da litologie argilloso-sabbiose;

- classe 3 - vulnerabilità media:

− sottoclasse 3 a: corrisponde a situazioni in cui la risorsa idrica considerata presenta un certo grado di protezione, insufficiente tuttavia a garantirne la salvaguardia; in essa ricadono, nelle aree di pianura, le zone in cui sono ipotizzabili tempi di arrivo in falda compresi tra i 15 ed i 30 giorni, quali quelle interessate da falde libere in materiali alluvionali scarsamente permeabili con falda prossima al piano campagna, da falde idriche in materiali a medio-bassa permeabilità con piezometria depressa per cause naturali, da falde idriche spesso

(31)

74 sospese attestate in terrazzi alluvionali non direttamente connessi con gli acquiferi principali ovvero in estesi corpi detritici pedecollinari, nonché, nelle aree collinari e montuose, le zone in cui affiorano terreni a bassa permeabilità e le zone interessate da falde freatiche attestate in complessi detritici sufficientemente estesi o con evidenze di circolazione idrica;

− sottoclasse 3 b: corrisponde a situazioni in cui la risorsa idrica considerata presenta un grado di protezione mediocre; in essa ricadono, nelle aree di pianura, le zone in cui sono ipotizzabili tempi di arrivo in falda compresi tra i 7 ed i 15 giorni, quali quelle interessate da falde libere in materiali alluvionali mediamente permeabili con livelli piezometrici prossimi al piano campagna, quelle di ricarica di acquiferi confinati a bassa permeabilità, quelle consistenti in terrazzi alluvionali antichi costituiti da litologie poco permeabili e direttamente connessi all'acquifero principale, quelle a permeabilità medioalta ma con superficie freatica depressa per cause naturali, nonché, nelle aree collinari e montuose, le zone di affioramento di terreni litoidi a media permeabilità, le zone morfologicamente pianeggianti con affioramento di terreni sciolti di media permeabilità con sufficiente estensione e ricarica, le zone di alimentazione delle sorgenti di principale importanza emergenti da litologie poco permeabili;

- classe 4 - vulnerabilità elevata :

− sottoclasse 4a : corrisponde a situazioni in cui la risorsa idrica considerata presenta un grado di protezione insufficiente; in essa ricadono, nelle aree di pianura, le zone in cui sono ipotizzabili tempi di arrivo in falda compresi tra 1 e 7 giorni, quali quelle di ricarica di acquiferi confinati a media permeabilità, quelle interessate da falde libere in materiali alluvionali molto permeabili con falda prossima al piano campagna, quelle consistenti in terrazzi alluvionali antichi costituiti da litologie molto permeabili e direttamente connessi all'acquifero principale, nonché, nelle aree collinari e montuose, le zone di affioramento di terreni litoidi altamente permeabili, le zone di affioramento di terreni sciolti a permeabilità elevata con sufficiente estensione e ricarica, le zone di infiltrazione in terreni a permeabilità medio-alta, le zone di alimentazione delle sorgenti di principale importanza emergenti da litologie mediamente permeabili;

− sottoclasse 4b : corrisponde a situazioni in cui la risorsa idrica considerata é esposta, cioè in cui si possono ipotizzare tempi estremamente bassi di penetrazione e di propagazione in falda di eventuali inquinanti; in essa ricadono

(32)

75 zone di ricarica di acquiferi confinati ad alta permeabilità, zone di alveo o di golena morfologicamente depresse nelle quali la falda é esposta o protetta soltanto da esigui spessori di sedimenti, zone nelle quali, per cause naturali o per azioni antropiche, si verifica un'alimentazione indotta con acque facilmente contaminabili delle falde freatiche o semiconfinate, zone interessate da rete acquifera in materiali carbonatici a carsismo completo ed altamente sviluppato, zone di alimentazione delle sorgenti di principale importanza emergenti da litologie molto permeabili, zone di cava con falda esposta nelle pianure alluvionali.

La Tabella, che costituisce direttiva per la panificazione urbanistica comunale, attribuisce a ciascuna delle diverse considerate trasformazioni ed attività, teoricamente proponibili nell'intero territorio od in sue particolari componenti, un numero, espresso in caratteri romani, equivalente al livello di rischio idrogeologico che l’effettuazione della medesima trasformazione od attività comporta in relazione al suo interessare aree comprese in una delle definite classi di vulnerabilità. Il medesimo numero corrisponde alle limitazioni da porre all'effettuazione della trasformazione o dell'attività, ovvero alle cautele alle quali tale effettuazione deve essere subordinata. Le disposizioni riportate in seguito specificano quanto disposto all’art.78 del vigente P.I.T.

Necessario risulta definire i livelli di rischio idrogeologico, che possono tradursi nei seguenti termini:

- livello I - rischio irrilevante :

la trasformazione o l'attività é pienamente ammissibile, se non auspicabile, nei riguardi della vocazione riscontrata nelle parti di territorio interessate.

- livello II - rischio basso:

la trasformazione o l'attività é ammissibile, in relazione alle conoscenze disponibili, ma è richiesta verifica a livello locale.

- livello III - rischio medio/alto:

la trasformazione o l'attività é subordinata alle condizioni poste da una valutazione puntuale della vulnerabilità idrogeologica, al minimo conforme a quanto disposto ai commi, e quindi da un progetto sulla mitigazione dello stato di rischio accertato, tenuto conto anche delle caratteristiche della trasformazione o attività.

(33)

76 la trasformazione o l'attività oltreché subordinata alle condizioni poste da una valutazione puntuale della vulnerabilità idrogeologica ancora conforme al minimo a quanto disposto al comma 3 e quindi da un progetto sulla mitigazione dello stato di rischio accertato, può essere definita ammissibile solamente ove si dimostri il permanere di fabbisogni altrimenti non soddisfabili, per insussistenza di alternative ovvero per la loro rilevante maggiore onerosità in termini di bilancio ambientale, economico e sociale.

Mettendo in relazione le informazioni relative alle classi di vulnerabilità e di rischio si ricava quanto segue in relazione alle diverse opere16 (tab. 6):

VULNERABILITÀ IDROGEOLOGICA E RELATIVI LIVELLI DI RISCHIO17

Trasformazioni ed attività Classi e sottoclassi di vulnerabilità

1 2 3a 3b 4a 4b Realizzazione delle rete viaria e ferroviaria I I II III III IV Risistemazioni della rete viaria e ferroviaria I I I II III III

Tabella 6 Passiamo ora all’elaborazione dei dati.

Reperimento: i dati relativi a questo attributo sono stati ricavati dal PTC della

Provincia di Pisa, e nello specifico nella Tav. P 9.

Tipologia dato: il dato è di tipo vettoriale (shape file) di primitiva geometrica

poligonale, infatti indica il territorio interessato dalle diverse classi di vulnerabilità idraulica.

Analisi: il dato era riferito ad una porzione di territorio più ampia di quella oggetto di

studio (area locale), quindi, è stato necessario tagliare il dato adattandolo all’area in oggetto. Per creare un dato continuo su tutto il territorio capace di penalizzare i siti appartenenti alle zone di classe di vulnerabilità più elevata è stato creato un grid che porta con sé l’informazione relativa a questo attributo.

Nell’area locale in esame sono presenti le classi 1, 2 e 3a, ed ad esse sono stati attribuiti rispettivamente i pesi 1, 2 e 3, tali da figurare come maggiormente sensibili,

16 Sono stati riportati solo i dati relativi alla rete viaria. 17

livello I - rischio inesistente; livello II - rischio basso; livello III - rischio medio/alto; livello IV - rischio elevato; N.F. - rischio eccessivo - non fattibile

(34)

77 e quindi sfavorevoli alla realizzazione di un’opera, le classi di vulnerabilità più elevata.

Standardizzazione: anche in questo caso si è proceduto alla standardizzazione dei dati

tramite una map calculation, portando i valori ad essere compresi tra [0,1] (fig. 41).

Figura 42 – vulnerabilità idraulica

3.2.3.3. Pericolosità Idraulica

La pericolosità idraulica è stata valutata sulla base degli eventi storici e dell’andamento morfologico. il concetto di pericolosità è definito in ambito tecnico come probabilità di accadimento di un determinato evento calamitoso nell’ambito di una assegnata finestra temporale.

È legata a processi connessi al ciclo naturale del clima che tende a presentare una certa periodicità, almeno in senso statistico. La previsione della pericolosità idraulica tende a valutare la vulnerabilità idrologica del territorio; ad esempio, il periodo di ritorno delle eventuali esondazioni, la loro estensione, il danno atteso e l’affidabilità complessiva dei sistemi e delle procedure di mitigazione. È necessaria una valutazione dinamica del rischio, in grado di fornire indicazioni sulla risposta del sistema agli interventi strutturali, che si possono operare non soltanto sul reticolo locale, ma sull’intero complesso della rete idrografica e della superficie drenata; essa tende anche a comprendere i meccanismi fisici che governano la risposta del sistema alle modificazioni di uso del suolo, sia a scala locale che a scala di bacino.

Si fornisce ora una breve descrizione dell’idrografia della zona per comprendere meglio la situazione.

(35)

78 L’Era (a Nord, uno dei più cospicui affluenti dell’Arno) e il Cecina (a Sud) sono i maggiori corsi d’acqua che interessano il territorio del comune di Volterra. L’Era, che attraversa il territorio comunale da Sud-Est a Nord-Ovest, prende origine nei pressi del M. Voltraio dalla confluenza di due rami minori (l’Era viva, che alimentata da sorgenti nasce nei pressi di Pignano, e l’Era morta, a regime torrentizio, che proviene invece dai rilievi di Spicchiaiola), ed ha carattere torrentizio. Per la palese asimmetria del rilievo lungo il tratto iniziale del suo corso (il colle di Volterra si trova disposto proprio a ridosso della sinistra idrografica del torrente mentre sulla destra prevalgono per ampio tratto alture più modeste di natura prevalentemente argillose) l’Era presenta affluenti di destra ben sviluppati (Strolla, Capriggine, Fregione), mentre sulla sua sinistra si rilevano solo piccoli botri e torrentelli che, per quanto numerosi non sono degni di nota. Scorrendo con regime irregolare su terreni prevalentemente impermeabili, l’Era risulta soggetto a forti piene nei mesi delle piogge mentre nel periodo della siccità estiva la già modesta falda sub-alvea può scomparire lasciando così completamente secco il torrente. Il fiume Cecina costituisce invece il maggior corso d’acqua presente nel territorio comunale del quale rappresenta il confine sud-occidentale. Lungo circa 74 km, il Cecina giunge a lambire le ultime propaggini del colle di Volterra a circa metà del suo corso, raccogliendo sul lato destro del suo ampio letto i torrenti Fosci, Sellate e Zambra che vi convogliano le acque provenienti dalle alture poste ad Est della città. Benché classificato come fiume, anche il Cecina, come l’Era, ha carattere torrentizio sia perché scorre per gran parte su formazioni impermeabili sia a causa dei suoi affluenti che pur provvisti di ampio bacino non hanno portata perenne. Accade così che nei mesi estivi il letto del Cecina può rimanere in gran parte asciutto, mentre nel periodo della maggiore piovosità la forma del bacino piuttosto allargata e talune brusche pendenze dell’alveo provocano la rapida raccolta delle acque dei vari affluenti nell’asta fluviale maggiore, determinando così la possibilità di piene improvvise e impetuose. Sia per l’Era che per il Cecina le portate minime si registrano nei mesi di luglio-agosto e le massime nel periodo che va da novembre a marzo.

Vediamo ora come è stata condotta l’analisi.

Reperimento: i dati relativi a questo attributo sono stati ricavati dal PTC della

Provincia di Pisa, e nello specifico nel Quadro Conoscitivo 22C.

Tipologia dato: il dato è di tipo vettoriale (shape file) di primitiva geometrica

poligonale, infatti indica il territorio interessato dalle diverse classi di vulnerabilità idraulica.

(36)

79

Analisi: per creare un dato continuo su tutto il territorio capace di penalizzare i siti

appartenenti alle zone di classe di vulnerabilità più elevata è stato creato un grid che porta con sé l’informazione relativa a questo attributo.

Nell’area locale in esame sono presenti le classi 1 e 2, ed ad esse sono stati attribuiti rispettivamente i pesi 1 e 2, tali da figurare come maggiormente sensibili, e quindi sfavorevoli alla realizzazione di un’opera, le classi di pericolosità più elevata.

Standardizzazione: anche in questo caso si è proceduto alla standardizzazione dei dati

tramite una map calculation, portando i valori ad essere compresi tra [0,1] (fig. 42).

Figura 43- pericolosità idraulica

3.2.3.4. Aggregazione dei sottoattributi

Per ricomporre l’attributo Vincoli ci si è serviti di pesi determinati come le tabelle seguenti mostrano. La prima operazione ha portato all’espressione di giudizi tramite il confronto a coppie.

STEP 1 - MATRICE DEI CONFRONTI A COPPIE

VIEW geomorfo vulnera per idr

per_geomorfologico 1 3,00 5,00

vulnerabilità idr 0,3333333 1 3,00

pericolosità idr 0,2 0,3333333 1

(37)

80

STEP 2 - MATRICE DEI CONFRONTI A COPPIE NORMALIZZATI

CRITERI

per_geomorfologico 0,6521739 0,6923077 0,5555556

vulnerabilità idr 0,2173913 0,2307692 0,3333333

pericolosità idr 0,1304348 0,0769231 0,1111111

1 1 1

Successivamente è stato possibile ottenere il valore dei pesi:

STEP 3 - VETTORE DEI PESI

CRITERI

per_geomorfologico 0,6333457

vulnerabilità idr 0,260498

pericolosità idr 0,1061563

1

STEP 4 - VETTORE SOMME PESATE

CRITERI

per_geomorfologico 1,9456212

vulnerabilità idr 0,7900822

pericolosità idr 0,3196581

3,0553615

STEP 5 - VETTORE DI CONSISTENZA

CRITERI per_geomorfologico 3,0719734 vulnerabilità idr 3,0329688 pericolosità idr 3,0112019 λ  3,0387147 CI 0,0193573 CR 0,0333747 Tabella 7

Riassumendo, dai successivi passaggi si sono ottenuti dei pesi tramite un iniziale giudizio ricavato da un semplice confronto a coppie, e successivamente si è verificata la consistenza della matrice dei pesi ottenuta, cioè si è valutata la non contraddittorietà dei giudizi espressi.

(38)

81 Figura 44 – suolo & sottosuolo

3.2.4. Analisi di Sensibilità Ambientale – area locale: Flora & Fauna

Il clima sublitorale di transizione del territorio comunale, la natura geolitologica dei suoli qui presenti (prevalentemente argillosi e sabbiosi) e l’influsso di secolari attività antropiche legate in massima parte ad un’economia di tipo agricolo e pastorale determinano i caratteri della copertura vegetale e del paesaggio agrario di Volterra e dei suoi immediati dintorni. Per quanto riguarda le piante d’alto fusto le zone altimetricamente più elevate risultano coperte di boschi costituiti prevalentemente da cedui misti di quercia rovere e cerro mentre il pioppo appare diffuso nei luoghi umidi e lungo il corso dei torrenti e il cipresso, sia isolato che in piccoli gruppi o filari lungo le strade campestri caratterizza tutta la zona collinare opponendosi ai fenomeni erosivi che interessano il rilievo di Volterra. Nelle argille invece (dove la circolazione idrica subsuperficiale risulta assai precaria se non del tutto assenta) dominano soprattutto i seminativi nudi, che si alternano talora a oliveti e filari di viti in prossimità dei centri abitati o laddove siano presenti affioramenti di natura argillo-sabbiosa, assai più idonei allo sviluppo di tali colture. La sommità del colle di Volterra, infine, presenta uno spesso ed uniforme deposito sabbioso-arenaceo che includendo un acquifero di buona consistenza rende possibile le presenza di numerose piante d’alto fusto (lecci, querce, platani, e, nelle valli settentrionali, estese aree di castagni) che raggiungono talora anche notevoli dimensioni.

Per quanto riguarda infine la fauna, le zone boschive costituiscono la sede ideale per cinghiali e volpi, mentre in aree più protette (Berignone) trovano ospitalità caprioli, mufloni e daini. Più importante è comunque l’avifauna che oltre a numerosi rapaci

(39)

82 annovera, tra l’altro, pernici, allodole, colombi, quaglie, merli e pettirossi. Oltre a quelle citate, nel territorio si sono riscontrate presenze di specie rare.

3.2.4.1. Specie vegetali e animali di pregio

Come accennato alla fine del precedente paragrafo nella zona sono presenti specie caratterizzate da una certa rarità. Per tale motivo risulta necessario condurre un’indagine in merito, attribuendo alle zone interessate un attributo di sensibilità, che le contraddistingua dalle altre zone del territorio. A tal proposito si è operato nelle modalità specificate successivamente.

Reperimento: i dati relativi a questo attributo sono stati ottenuti sulla base delle

informazioni fornite dall’Archivio RENATO (Repertorio Naturalistico Toscano) In esso sono contenute le segnalazioni, effettuate da esperti di settore, relative a specie vegetative e faunistiche singole, habitat e fitocenosi di particolare interesse.

Tipologia dato: il dato è di tipo vettoriale (shape file) di primitiva geometrica

poligonale, a cui è associato un database che fornisce le informazioni relative alle segnalazioni.

Analisi: il dato era riferito ad una porzione di territorio più ampia di quella oggetto di

studio (area locale), quindi, è stato necessario selezionare le segnalazioni che ricadono totalmente o in parte nell’area locale.

Successivamente si sono elaborate le valutazioni sulle tre tipologie di segnalazione, tenendo di conto la scala di valore seguente:

− rarita’ specie (Unico, Molto Raro, Raro, Endemico, Sconosciuto); − abbondanza fitocenosi (Scarsa, Frequente, Abbondante, Sconosciuta); − dinamismo habitat (Scarso, Medio, Elevato, Sconosciuto).

Sono state selezionate le segnalazioni con caratteristiche di:

-

Rarità vegetazionale= raro

-

Abbondanza= scarsa

-

Dinamismo= scarso

A queste sono state aggiunte tutte le segnalazioni che indicano la presenza di specie rientranti nelle Liste di Attenzione in Toscana:

-

In pericolo

(40)

83

-

Prossime alla minaccia

Questa ultima selezione è stata ottenuta unendo i due database relativi all’archivio Renato e alle Liste di Attenzione, collegandoli tramite il codice di classificazione delle diverse specie della flora e della fauna.

Si riportano i dati ricavati

Status in Toscana Nome scientifico Nome comune

In pericolo Circus pygargus Albanella minore

Prossimo alla minaccia Falco tinnunculus Gheppio

In pericolo Burhinus oedicnemus Occhione

Prossimo alla minaccia Lullula arborea Tottavilla

Prossimo alla minaccia Lullula arborea Tottavilla

Prossimo alla minaccia Lullula arborea Tottavilla

Prossimo alla minaccia Lullula arborea Tottavilla

Prossimo alla minaccia Lullula arborea Tottavilla

In pericolo Monticola saxatilis Codirossone

In pericolo Monticola saxatilis Codirossone

In pericolo Lanius minor Averla cenerina

In pericolo Lanius minor Averla cenerina

In pericolo Lanius minor Averla cenerina

In pericolo Lanius senator Averla capirossa

In pericolo Lanius senator Averla capirossa

In pericolo Lanius senator Averla capirossa

In pericolo Lanius senator Averla capirossa

In pericolo Lanius senator Averla capirossa

In pericolo Lanius senator Averla capirossa

In pericolo Lanius senator Averla capirossa

In pericolo Lanius senator Averla capirossa

In pericolo Lanius senator Averla capirossa

In pericolo Lanius senator Averla capirossa

In pericolo Lanius senator Averla capirossa

In pericolo Lanius senator Averla capirossa

In pericolo Lanius senator Averla capirossa

In pericolo Lanius senator Averla capirossa

In pericolo Lanius senator Averla capirossa

In pericolo critico Emberiza hortulana Ortolano

In pericolo critico Aythya nyroca Moretta tabaccata

Prossimo alla minaccia Milvus migrans Nibbio bruno

Tabella 8

A ciascuna segnalazione è stato attribuito il valore 1, mentre alle segnalazioni selezionate dall’archivio RENATO è stato dato il valore 5, ed infine ai dati appartenenti alle Liste è stato attribuito il valore 7. Ciò è giustificato dal fatto che si è

(41)

84 ritenuto corretto dare un valore di sensibilità a qualsiasi segnalazione, indipendentemente dalle proprie caratteristiche, un valore intermedio alle segnalazioni dell’archivio RENATO e il valore maggiore alle segnalazioni delle liste di Attenzione che denunciano lo status di allerta della specie in Toscana.

Il dato spaziale relativo alle segnalazioni è stato elaborato in modo da ottenere poligoni che non si sovrapponessero, e a ciascuno di essi è stato attribuito il valore del campo “somma_pesi” nel quale era registrata la somma dei pesi dei poligoni ricadenti nel poligono considerato. Tale dato, formato da poligoni non sovrapposti è stato ottenuto grazie a successive elaborazioni di tipo GIS:

Standardizzazione: anche in questo caso si è proceduto alla standardizzazione dei dati

portando i valori ad essere compresi tra [0,1], ed ottenendo un dato grid con celle 10 x 10 m perfettamente sovrapponibile agli altri grid creati precedentemente.

La figura 44 mostra le segnalazioni ricadenti sul poligono dell’area locale (segnato in rosa).

La legenda indica il numero di poligoni che si sovrappongono attraverso la somma dei relativi pesi.

(42)

85 Figura 45 – le segnalazioni

La figura 45 mostra la trasformazione in grid della porzione ricadente all’interno dell’area locale e la successiva standardizzazione (fig. 46).

Figura

Figura 26 - area vasta e area locale
Figura 29 – vincoli di piano regionale  3.2.2.3. Vincolo sui laghi
Figura 30 - funzione di standardizzazione
Figura 33 – vincolo sui boschi  3.2.2.5. Vincolo paesaggistico
+7

Riferimenti

Documenti correlati

Supponiamo di essere arrivati a un certo passo della costruzione e di saper costruire tutti i punti del piano che hanno coordinate appartenenti a un certo campo di numeri F..

Per fortuna l’informatore decide di aiutare ancora l’ispettore fornendogli indizi proprio attraverso il computer. Il numero

Finalmente arrivano informazioni sul complice della Signora Violet, l’abilissima ladra arrestata da Numerik.. Gli indizi sono contenuti in una busta chiusa: l’ispettore Numerik la

■ Quindi il vero argomento della prima funzione non é la seconda funzione, ma un normale valore, che può avere qualsiasi origine (variabile, espressione ecc...), e in particolare

In figura è riportata una rappresentazione della situazione nel piano cartesiano Oxy: il quadrato di lato DE = (in opportune 2 unità di misura) e di centro C rappresenta la

1) violazione e falsa applicazione dei principi di imparzialità, trasparenza e par condicio competitorum; violazione del principio di concorrenza; eccesso di potere per

Prova a completare il percorso ricordando che ogni numero è maggiore di uno rispetto al suo precedente:. Ecco formato il numero cento

Per ridurre l’esposizione a nanoparticelle, i lavoratori dovrebbero imparare la corretta manipolazione delle nanoparticelle, l’utilizzo dei dispositivi di protezione personale,