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1. I RECENTI SVILUPPI DELLA NORMATIVA AMBIENTALE: D.Lgs. 258/2000 E IPPC.

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1. I RECENTI SVILUPPI DELLA NORMATIVA AMBIENTALE: D.Lgs. 258/2000 E IPPC.

Lo scopo del lavoro che ho svolto è focalizzato a comprendere quali problemi si presenteranno quando gli scarichi degli effluenti delle Cartiere dovranno allinearsi, oltre che al D.Lgs. 152/1999 e D.Lgs. 258/2000, anche alle indicazioni del DRAFT IPPC (direttiva 96/61), recepita parzialmente con il D.L. 372/1999, che regola il rilascio, il rinnovo e il riesame dell’autorizzazione integrata ambientale per gli impianti con produzione giornaliera superiore a 20 tonnellate di carta, cartone e pasta di carta.

Il recente D.Lgs. 152/1999 con la revisione del D.Lgs. 258/00, opera una reale riforma nella politica di tutela delle acque proponendo importanti elementi innovativi relativi ai seguenti punti:

L’introduzione del criterio degli obiettivi di qualità dei corpi idrici come riferimento di base per la definizione degli interventi di tutela; La tutela integrata degli aspetti quantitativi e qualitativi nell’ambito

di ciascun bacino idrografico, rafforzando le indicazioni per un uso corretto e razionale delle acque.

Le finalità della nuova legge sono racchiuse nell’articolo 1 e sono individuabili in 3 punti:

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1. impedire l’inquinamento e attuare il risanamento dei corpi idrici inquinati;

2. garantire usi sostenibili e durevoli delle risorse idriche, con priorità per quelle destinate ad uso potabile;

3. difendere gli ecosistemi acquatici, mantenere la capacità naturale d’autodepurazione dei corpi idrici.

Tali finalità sono perseguite attraverso l’applicazione dei seguenti strumenti: l’individuazione degli obbiettivi di qualità per tutti i corpi idrici;

il rispetto dei valori limite agli scarichi fissati dallo stato, nonché la definizione di valore limite d’emissione da parte delle Regioni in relazione agli obbiettivi di qualità del corpo recettore;

L’individuazione di misure tese alla conservazione, al risparmio, al riutilizzo ed al riciclo delle risorse idriche;

L’adeguamento dei sistemi di fognatura, depurazione degli scarti idrici ;

La tutela integrata degli aspetti qualitativi e quantitativi nell’ambito di ciascun bacino idrografico ed un adeguato sistema di controllo e di sanzioni.

Le norme sugli scarichi sono caratterizzate da un approccio combinato tra limiti d’emissioni e obbiettivi di qualità. I limiti fissati dalle Regioni potranno

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essere diversificati per ogni corpo idrico superficiale in relazione al carico sopportabile per raggiungere l’obbiettivo di qualità. Questi limiti dovranno essere anche in termini di carico, cioè di massa nell’unità di tempo, oltre che in concentrazione.

Per gli scarichi in corpi idrici superficiali delle acque reflue industriali rimangono sostanzialmente invariati i limiti esistenti. Inoltre viene riaffermato che tutti gli scarichi devono essere autorizzati. La procedura per l’approvazione del piano di tutela prevede tre momenti: a) la definizione degli obbiettivi e criteri generali da parte della autorità di bacino; b) la redazione dei piani di tutela da parte delle Regioni; c) la formulazione di parere vincolante da parte dell’autorità di bacino e l’approvazione finale da parte delle Regioni.

La Comunità Europea con l’approvazione della normativa IPPC (acronimo di Integrated Prevention Pollution and Control) ha consegnato un meccanismo virtuoso attraverso il quale le aziende sono portate a migliorare costantemente le proprie performance ambientali.

Per gli impianti esistenti, nel decreto era stato indicato un programma d’applicazione della direttiva:

- entro il 30 giugno 2002 l’autorità competente dovrà stabilire il calendario delle scadenze per la presentazione delle domande

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d’autorizzazione integrata ambientale (in Italia il termine è stato fissato nel 30 aprile 2005).

- entro il 30 ottobre 2004 tutti i procedimenti dovranno essere conclusi;

- entro un termine che dovrà essere definito nel corso dell’iter autorizzativo stesso, e che comunque non potrà essere successivo al 30 ottobre 2007, l’azienda dovrà provvedere ad applicare le prescrizioni contenute nell’autorizzazione.

Gli obbiettivi e i principi della politica ambientale comunitaria mirano a prevenire, ridurre e per quanto possibile a eliminare l’inquinamento intervenendo innanzitutto alla fonte, nonché garantendo una gestione accorta delle risorse naturali, nel rispetto del principio “chi inquina paga” e del principio della prevenzione. La priorità comunque è assegnata alla riduzione integrata dell’inquinamento quale elemento fondamentale verso un equilibrio più sostenibile tra attività umane e sviluppo socioeconomico, da un lato e risorse e capacità rigenerative della natura dall’altro.

Si è stabilito altresì che per ridurre l’inquinamento bisogna attuare un’azione a livello comunitario per modificare e completare l’attuale normativa comunitaria in materia di prevenzione e riduzione

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dell’inquinamento dovuto ad impianti industriali. Si stabilisce così un quadro per attuare quanto sopra detto in maniera integrata, si prevedono cioè misure necessarie per assicurare l‘attuazione della norma al fine di raggiungere un elevato livello di protezione dell’ambiente nel suo complesso. Lo sviluppo e lo scambio di informazioni, a livello comunitario, delle migliori tecniche disponibili (BAT, Best Available Technique) contribuiranno a correggere il differente grado di consapevolezza tecnologica esistente nella comunità. In questo modo la Comunità Europea intende imporre lo sfruttamento delle massime potenzialità dell’impianto in termini di prevenzione o, dove ciò non sia possibile, di riduzione dell’inquinamento. Per ottenere il più alto grado di protezione dell’ambiente, l’azienda è tenuta perciò ad applicare le migliori tecniche disponibili, o altre tecniche equivalenti per efficacia.

Le migliori tecniche disponibili sono determinate secondo criteri di migliore efficienza ambientale, compatibilmente con le possibilità economiche dell’azienda e con la possibilità delle stesse sul mercato europeo.

La direttiva impone, nella valutazione dei limiti alle emissioni e nelle applicazioni delle BAT, che si valutino le prestazioni ambientali su tutti i

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settori (aria, acqua, suolo, ecc.) in maniera integrata, al fine di evitare il trasferimento dell’inquinamento da un settore all’altro.

In particolare, il coordinamento richiesto all’approccio integrato previsto dalla direttiva si applica alle emissioni in aria e acqua, alla gestione dei rifiuti, all’utilizzo dell’energia, alla gestione delle emergenze e alla dismissione dell’attività produttiva.

La direttiva richiede pertanto all’azienda di effettuare un’attenta analisi del processo produttivo, dell’impatto ambientale derivante e delle possibili vie di miglioramento, non più sulla analisi di limiti comuni prestabiliti, ma nell’ottica dell’efficienza e del miglioramento.

La direttiva IPPC richiede altresì che siano redatti, con scadenze regolari, relazioni sull’ attuazione e sull’ efficacia della stessa direttiva. Bisogna considerare che la direttiva riguarda quegli impianti aventi un grande potenziale di inquinamento a livello locale. Tutte le domande inerenti alla costruzione di nuovi impianti e/o modifiche degli stessi, che possono avere un effetto negativo e rilevante bisognerà porle direttamente allo Stato membro che può essere coinvolto. Altresì, a livello comunitario, si potrà manifestare l’esigenza di intervenire per fissare i valori limite di emissione per talune categorie di impianti e di sostanze inquinanti

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considerate all’interno della direttiva e proprio il consiglio definirà i quindi tali valori limite di emissione secondo le disposizioni del trattato.

Con la direttiva IPPC, per la prima volta l’amministrazione si trova ad affrontare le problematiche ambientali di un singolo settore. La preparazione tecnica delle autorità competente dovrà perciò essere tale da consentire una corretta valutazione della situazione e l’azienda dovrà valutare la competenza dell’interlocutore, al fine di rendere più efficace la propria comunicazione.

In conclusione si può dire che la nuova norma ha una valenza importante perché una volta a regime inciderà sul sistema delle autorizzazioni ambientali e introdurrà un approccio di tipo orizzontale dei problemi ambientali con l’obbligo per il gestore di adottare le migliori tecniche disponibili di prevenzione e controllo dell’inquinamento.

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