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Pianta e ambiente Come interagisce e si adatta all’ambiente circostante?

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Academic year: 2021

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(1)

Pianta e ambiente

(2)

Quando le condizioni ambientali (fattori biotici e abiotici) non sono ottimali, esse influiscono negativamente sulla crescita, sviluppo o produttività della pianta

STRESS

Abiotici – insorgono da un eccesso o deficit nell’ambiente fisico (siccità, allagamenti, alte e basse temperature, luce) o chimico (salinità del suolo, inquinamento)

Biotici - indotto da altri organismi viventi (mammiferi erbivori, insetti, acari, lumache, nematodi, funghi e batteri, virus)

(3)

Stress biotico

Indotto da un

fitopatogeno

Organismo

che,

per

completare parte o tutto

il

suo

ciclo

vitale,

cresce all’interno della

pianta e nel fare ciò

causa

un

effetto

dannoso

alla

pianta

stessa (malattia).

(4)

Una

pianta

può

essere

attaccata da più patogeni che

possono

prediligere

tessuti

specifici.

Ciascun patogeno può dare

origine a sintomi caratteristici

della malattia

(5)
(6)

Le piante e gli insetti erbivori coesistono insieme da più di 350 milioni di anni e costituiscono circa la metà della biodiversità esistente sulla terra

Sebbene alcune delle interazioni che si stabiliscono tra le piante e gli insetti erbivori (ad esempio l’impollinazione) siano reciprocamente benefiche, le interazioni più comuni sono di tipo antagonistico. Infatti, a secondo dell’intensità dell’attacco, gli insetti erbivori possono essere estremamente dannosi per le piante causandone anche la morte

Quando una pianta percepisce la presenza di un insetto erbivoro, identifica lo stimolo proveniente dall’esterno e mette in atto delle risposte di difesa

flessibili e dinamiche

(7)

Riducono l’accesso ai nutrienti Alterano le capacità digestive

o limitano l’assorbimento dei nutrienti

Attraggono i nemici naturali dei fitofagi

(8)

La lotta ai patogeni

Sadava et al. La nuova biologia.blu © Zanichelli 2016

Per difendersi, le piante hanno evoluto difese sia fisiche

sia chimiche, riconducibili a due categorie:

difese costitutive, sempre presenti nella pianta;

difese indotte, prodotte in seguito a una lesione.

Le piante si accorgono di essere attaccate grazie a

recettori che riconoscono molecole chiamate elicitori.

(9)
(10)
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(13)

Le piante per proteggersi dall’attacco degli insetti dannosi usano innumerevoli meccanismi di difesa che, possono essere classificati sia sulla base del tempo di azione, come costitutive e indotte, e in base alla modalità di azione, come dirette e indirette.

Difese costitutive

Si definisce costitutiva quella risposta di difesa sempre presente nella pianta che si manifesta tramite:

presenza di barriere fisiche (pareti lignificate, cuticola, suberine, periderma, spine, peli urticanti), e

Presenza di metaboliti secondari con azione deterrente, anti-deponente e tossica

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Numerose piante possiedono invece superfici cerose; queste cere, presenti nella cuticola delle foglie (es. cavolo – Brassica oleracea), dei fusti e dei frutti (es. prugnolo – Prunus spinosa), sono miscele complesse di lipidi idrofobi (che non si legano all’acqua) a lunga catena che conferiscono un aspetto biancastro e che rendono la cuticola idrorepellente.

Il loro effetto difensivo si basa sul fatto che insetti batteri e funghi hanno quasi sempre bisogno di acqua per attivare il loro meccanismo infettivo

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(22)

Per scoraggiare i mammiferi erbivori

l’agrifoglio (Ilex aquifolium) possiede

foglie spinose

I cactus più che per il loro valore

nutritivo, sono appetiti dagli

animali per le

loro riserve

d’acqua

e

si

difendono

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(24)

I TRICOMI

Nella parte epigea della pianta, dove sono posizionati sulle foglie e su altri organi, i peli possono svolgere varie funzioni.

I tricomi non ghiandolari, costituiti essenzialmente da cellule che a maturità sono morte, rivestono soprattutto una funzione protettiva nei confronti di:

-variazioni di temperatura

- eccessiva perdita di acqua per evapotraspirazione - eccessiva irradiazione solare

- insetti fitofagi e funghi patogeni

Inoltre questi peli possono assorbire l’umidità atmosferica, soprattutto nelle piante epifite e favorire la dispersione dei semi

(25)

Il fusto e le foglie di salvia (Salvia officinalis) sono ricoperte da una fine peluria che tiene a distanza gli afidi, ghiotti di linfa, impedendo al loro stiletto di arrivare ai vasi conduttori.

(26)

I TRICOMI

I peli ghiandolari sono invece costituiti da cellule vive e comprendono: -i peli urticanti che rilasciano composti chimici a scopo difensivo

-nettari che producono sostanze zuccherine o aromatiche che attirano gli impollinatori o le formiche

-ghiandole saline che nelle piante alofite (che vivono in ambienti salati) eliminano l’eccesso di Sali

- peli sensitivi che nella pianta insettivora Dionaea muscipula fanno scattare le trappole

(27)

Dionaea muscipula detta “Venere acchiappamosche”

Ha le foglie trasformate in vere e proprie tagliole che si

chiudono di scatto (grazie ai peli sensitivi) quando una mosca

si posa sulla loro superficie.

(28)

I TRICOMI

peli adesivi che riescono a trattenere gli insetti di modeste dimensioni in piante insettivore primitive.

peli digestivi che secernono una sostanza dolce che attira gli insetti, ma poi li invischia e ne consente la digestione della parte proteica.

(29)

Una delle strategie più sorprendenti di difesa è probabilmente il

mimetismo criptico delle cosiddette “piante-sasso”, piante succulente del genere Lithops originarie delle zone semidesertiche dell'Africa meridionale, in particolare Namibia e Sudafrica.

Il mimetismo criptico (o criptismo) è la capacità di un organismo di confondersi con l’ambiente in cui vive, grazie a colori, disegni e forme che lo rendono poco appariscente nell'ambiente che lo circonda

(30)

La difesa più importante è comunque sempre la

rigenerazione.

Un tipico esempio di questo meccanismo è dato dalle

graminacee, le cui foglie ricrescono alla base man mano che vengono brucate. Infatti, all’ascella di ogni foglia c’è una gemma pronta a risvegliarsi per sostituire la parte danneggiata da un animale.

(31)
(32)

Le piante sono in grado di difendersi attraverso la produzione di una vastissima gamma di metaboliti secondari. In alcuni casi sono immagazzinati in tessuti specializzati, in altri vengono prodotti al momento dell’attacco da parte di un organismo fitofago.

Questi composti agiscono principalmente come deterrenti alimentari: è il caso della capsaicina, alcaloide irritante responsabile della “piccantezza” dei peperoncini (Capsicum sp.pl.), della nicotina presente nel tabacco (Nicotiana tabacum) con funzione insetticida e della oleandrina

(33)
(34)

L’abete

balsamico

americano

(Abies balsamea) contiene un

ormone giovanile (

neotenina

).

Gli esemplari di cimice rosso-nera

(Pyrrhocoris

apterus)

che

si

nutrono

della

linfa

dell’albero

assumono questo ormone che ne

impedisce la metamorfosi

alla

fase

adulta

e

quindi

la

riproduzione.

(35)

Sostanze aromatiche che si formano attraverso la via

dell’acido scichimico.

La fenilalanina è un intermedio nella via biosintetica della

maggior parte dei fenoli vegetali

es.

lignina

, antocianine,

tannini

,

fitoalessine

Comprendono più di 8.000 differenti composti

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(38)

Tossine: riducono la crescita e la sopravvivenza di molti erbivori (legame con proteine intestinali)

Diminuiscono l’efficienza del trasporto intestinale di nutrienti dell’insetto e causano lesioni intestinali.

Flavonoidi complessi

Particolarmente abbondanti nei frutti non maturi (difesa)

Tannini

(proantocianidine)

Deterrenti alimentari (sapore amaro)

Hanno la capacità di complessare carboidrati e proteine (concia delle pelli)

(39)

Tannini:

(40)

Tannini:

(41)

Derivano dal metabolismo dei fenilpropanoidi, alcune dalla via

degli isoprenoidi:

Hanno basso peso molecolare

Sono assenti nelle piante sane;

Hanno azione aspecifica

Sono efficaci se si accumulano velocemente nelle prime fasi

dell'infezione (presenti anche in piante suscettibili dove però si

accumulano più lentamente)

Le Fitoalessine si accumulano nello spazio intercellulare,

parete cellulare, citoplasma, organelli e vacuoli delle cellule

viventi oppure sui muovono intorno alle cellule morte.

(42)

nel 1981, Hart stabilì che le fitolessine risultano coinvolte nei meccanismi di resistenza e/o tolleranza alle malattie da parte delle piante qualora soddisfino i seguenti requisiti:

I. devono essere presenti nelle parti della pianta invase dal patogeno;

2. devono essere presenti in concentrazioni tali da poter inibire la crescita del patogeno in vivo;

3. si devono accumulare nel momento idoneo a favorire il fenomeno di resistenza; 4. mutamenti nelle concentrazioni di fitoalessine nelle piante dovrebbero corrispondere a mutamenti nella sensibilità alle malattie.

La sintesi di fitoalessine nelle piante risulta quindi essere scatenata dall'interazione tra la pianta medesima e un agente patogeno, ma non solo. Esistono infatti anche fattori abiotici (agenti fisici o chimici), che, in condizioni sperimentali o in natura, sono in grado di indurre la pianta a sintetizzare fitoalessine. Si parla in generale di elicitori biotici e abiotici.

(43)

Le fitoalessine sono metaboliti secondari a basso peso

molecolare appartenenti a diversi classi come fenoli,

terpenoidi, glicosteroidi e alcaloidi con spiccate attività

antimicrobiche, le più note sono la camalexina e il resveratrolo

Fitoalessine

camalexina (alcaloide indolico)

(44)
(45)

La presenza di stilbeni nelle Vitaceae fu evidenziata per la prima volta da Langcake e Pryce nel 1976. Essi osservarono che nel corso del processo di infezione da parte di Botrytis cinerea su foglie recise di differenti genotipi di Vitis vinifera (Cabernet sauvignon, Gordo, Sultana, Clare, Miiller Thurgau, Riesling-Sylvaner), era possibile individuare, sottoponendo le foglie a radiazioni UV (366 nm) una zona fluorescente costituita da cellule apparentemente sane tutt'intorno alle lesioni provocate dal fungo.

Una simile fluorescenza risultava visibile anche a distanza di 24 ore da una breve esposizione (di circa 10 minuti) delle foglie sane a radiazioni di lunghezza d'onda corta (254 nm)

(46)

Alla scoperta del resveratrolo nella vite fece seguito, sempre ad opera di Langcake e Pryce, quella di altri composti della stessa natura chimica, a cui fu dato il nome di viniferine (a ed e-viniferina erano le principali), anch'esse rintracciabili solo nelle foglie di vite attaccate da fungo o irradiate con i raggi UV.

Un ulteriore studio dei composti rilevabili nei tessuti fluorescenti permise di identificare nel trans-resveratrolo (3,5,4'-triidrossistilbene) la sostanza responsabile del fenomeno, assente nelle foglie sane

(47)

Gli elicitori agiscono come induttori di resistenza. Legano i recettori di membrana simulando l’attacco di parassiti. Conferiscono una resistenza acquisita localizzata e, a distanza di pochi giorni sistemica.

(48)

Sono molto tossici per gli erbivori e, se ingeriti in quantità sufficienti anche per l’uomo (es: la stricnina, l’atropina e la coniina contenuta nella cicuta)

Composti contenenti azoto

Alcaloidi, l’atomo di azoto è presente normalmente in un anello eterociclico

I glucosidi cianogenetici liberano acido cianidrico (HCN)

I glucosinolati, contengono S, principalmente presenti nelle crucifere Sono definite molecole post-inibitine

(49)
(50)

L'

amigdalina

è un glucoside cianogenetico contenuto nei

semi di diverse Rosacee (in gran quantità in quelli di

mandorle amare).

Glicosidi cianogenetici

(51)

La beta-glucosidasi non è presente nei tessuti dei mammiferi, ma la flora batterica intestinale umana appare in grado di degradare in parte l'amigdalina (tramite enzimi simili alla beta-glucosidasi);

Una eccessiva ingestione di semi di uva, mele, pere o il nocciolo della pesca, dell'albicocca è sconsigliata perché causa liberazione nell'organismo di acido cianidrico che può portare a morte per asfissia.

(52)

Glucosilonati

(53)

-

risposta locale

: induzione di una serie di reazioni

metaboliche al sito di infezione mirate a bloccare l’ingresso

del patogeno

-

risposta sistemica

(Resistenza sistemica acquisita, SAR)

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(60)
(61)

ROS catalizzano il

rafforzamento della parete

nelle cellule

deposizione di callosio

cross-link (tra proteine di parete ed emicellulose mediante legami a H)

lignificazione

sintesi di proteine di difesa PR e di fitoalessine.

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(65)
(66)
(67)
(68)

È stato osservato che l’attacco di un

insetto fitofago

sulla

pianta ospite può determinare un cambiamento

quali-quantitativo dei composti volatili prodotti dai tessuti vegetali.

Se questi ultimi sono prodotti ex novo dalla pianta solo in

seguito all’attacco di un insetto si parla di

herbivory induced

plant volatiles

(

HIPVs

: composti vegetali volatili indotti dagli

erbivori).

In alcuni casi essi agiscono come mezzo di

difesa diretto

,

avendo un’azione repellente nei confronti dell’insetto.

(69)
(70)

Le piante a seguito dell’attacco da parte di insetti fitofagi

emettono

sinomoni

, composti volatili organici che sono

classificati in due categorie:

quella dei “

volatili della foglia

” costituiti da molecole a 6 atomi

di carbonio (alcoli saturi e insaturi, esteri). Sono molecole

aspecifiche che vengono emesse anche in seguito a lesioni

meccaniche dei tessuti vegetali;

quella degli

HIPVs

, formata da composti terpenoidi che

rappresentano una risposta specifica

(71)

HIPVs

comprendono miscele da 20 a 200 sostanze

linalolo

b-farnesene

mircene b-ocimene

(72)

I

semiochimici

sono sostanze usate per la comunicazione e

sono classificati come:

(73)

Nel 1993 una ricerca condotta da Landolt evidenziò, infatti,

che gli adulti di lepidottero Trichoplusia ni, un insetto altamente

fitofago, mostravano una maggiore

attrazione verso i composti

volatili prodotti da piante sane di cotone

o di cavolo usate

nell’esperimento,

rispetto

a

quelli

emessi

da

piante

danneggiate dall’attività di bruchi di Trichoplusia.

(74)

Gli HIPVs possono anche funzionare come mezzi di difesa

indiretta,

attraendo i nemici naturali

dell’insetto fitofago

attraverso una sorta di SOS chimico.

Tali antagonisti (predatori o parassitoidi) agiscono sul controllo

naturale

degli

organismi

erbivori

i

primi

predandoli

direttamente, i secondi parassitando e uccidendo l’insetto

fitofago.

Predatori usati anche in agricoltura sono

i coleotteri della famiglia delle coccinelle che si nutrono di afidi e cocciniglie.

I parassitoidi appartengono all’ordine dei ditteri (mosche e simili) e degli imenotteri (api, vespe, ecc.)

(75)
(76)

Le

sostanze SOS

che richiamano i nemici naturali sono i

sinomoni

, composti allelochimici utili sia all’organismo che li

emette (la pianta) che a quello che li capta (predatore o

parassitoide).

In un articolo del 2001 su Science

Kessler e Baldwin hanno evidenziato

che l’emissione di composti organici

volatili

da

parte

della

specie

Nicotiania attenuata a seguito degli

attacchi di tre tipi di insetti fitofagi

portava ad un

incremento

della loro

predazione del 90% circa.

(77)
(78)

L’induzione della produzione di sinomoni non è legata

unicamente all’attività di alimentazione da parte del fitofago,

ma anche l’attività di

deposizione delle uova

nei tessuti della

pianta può determinare un cambiamento nella produzione dei

composti volatili che determinano l’attrazione di nemici

naturali.

In questo caso vengono attratti i

parassitoidi oofagi

che

attaccano lo stadio di uovo del fitofago: viene così attuata una

forma di difesa preventiva che ha luogo prima della schiusura

delle uova e della conseguente azione dannosa esercitata

dalle larve.

Gli elicitori sembrano quindi presenti non solo nella saliva ma

anche

nelle secrezioni che ricoprono le uova

del fitofago.

(79)

Le piante di fagiolino o di fava infestate dalla cimice verdognola degli ortaggi (Nezara viridula) producono sostanze odorose attrattive nei confronti delle femmine del parassitoide oofago Trissolcus basalis (una piccola vespa) solo quando le stesse presentano sia danni da alimentazione che la contemporanea presenza delle uova deposte dal fitofago. Al contrario, le piante in cui si verifica solo una delle due condizioni non sono in grado di attrarre il parassitoide.

Un ulteriore interessante aspetto delle relazioni mediate dai sinomoni è che le piante attaccate sono in grado di indurre la loro produzione anche in quelle

(80)
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Per identificare i composti volatili prodotti dalle piante sane o danneggiate da insetti fitofagi è quello di campionarli mediante sistemi in aerazione o air entertainment.

Le piante vengono poste in corrente d’aria all’interno di grosse sfere di vetro.

Le molecole emesse in atmosfera vengono catturate utilizzando dei collettori contenenti assorbenti chimici come tenax, porapaq o carbone attivo.

Applicazioni agronomiche

Esse sono poi estratte con un opportuno solvente organico per essere identificate e caratterizzate mediante gascromatografia (GC) o spettrometria di massa (MS)

per effettuare test comportamentali su fitofagi e loro nemici naturali.

per applicazioni agronomiche come manipolare il comportamento dei nemici dei fitofagi, aumentandone l’attività e l’efficacia.

(82)

Olfattometro a due vie utilizzato per saggiare l’attrazione a breve distanza dei parassitoidi nei confronti di sorgenti odorose.

L’insetto deve scegliere tra i due bracci dello strumento che contengono molecole o miscele diverse.

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