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4.2 Il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano

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Academic year: 2021

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4. L’AREA DI RICERCA

La ricerca è stata svolta nelle acque del parco marino dell’Arcipelago Toscano, inserito all’interno del Santuario Internazionale per i Cetacei del Mediterraneo, principalmente nella zona dell’Isola d’Elba e di Punta Ala.

4.1 Il Santuario Internazionale per i Cetacei del Mediterraneo

Il “Santuario Internazionale per i Cetacei del Mediterraneo” è una sorta di triangolo di mare che, nel novembre del 1999, i governi d’Italia, Francia e del Principato di Monaco, hanno dichiarato (tramite un accordo) di considerare quale area marina protetta. La sua superficie è di circa 96.000 km2 (il 4% di tutto il Mediterraneo) e si colloca nel bacino ligure – corso- provenzale comprendendo anche acque internazionali.

L’area sotto tutela, è delimitata da due linee ideali che partono ad ovest da punta Escampobariou, alla foce del Rodano (Francia), fino a Capo Falcone, sulla costa nord ovest della Sardegna; a est da Capo Ferro, sulla costa nord est della Sardegna, a Fosso Chiarone in Toscana (vedi Appendice 2: Il Santuario Internazionale per i Cetacei del Mediterraneo).

La nascita del Santuario ha richiesto tempi piuttosto lunghi, ed è passata attraverso numerosi accordi e legislazioni. Il primo atto a tutela di quest’area e dei cetacei, risale al 1991, quando un decreto della Marina Mercantile istituì una zona di tutela biologica, vietando l’utilizzo delle reti pelagiche derivanti, che in quegli anni avevano raggiunto la massima diffusione, e che si sono rivelate particolarmente pericolose per le popolazioni di cetacei. Il passo definitivo per la nascita del Santuario è stato compiuto nell’ottobre del 1999, quando i Ministri di Italia, Francia e Principato di Monaco, si sono riuniti a Roma per la firma definitiva che ha sancito la nascita ufficiale del Santuario Internazionale per i Cetacei del Mediterraneo. L’accordo è stato poi ratificato e reso esecutivo con una legge del 2001.

L’accordo prevede che i tre Stati adottino le seguenti misure:

• intensificazione dell’attività contro ogni inquinamento dannoso per i mammiferi marini e il loro habitat;

• eliminazione progressiva degli scarichi tossici sulla costa;

• divieto di cattura e disturbo dei mammiferi marini;

• regolamentazione o divieto di competizioni a motore;

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• adeguamento alla normativa comunitaria in materia di pesca;

• regolamentazione delle attività turistiche di whale-watching;

• impegno a favorire programmi di ricerca scientifica e campagne di sensibilizzazione per la prevenzione delle collisioni tra navi e mammiferi marini;

• segnalazione di cetacei in difficoltà.

Il tratto di mare interessato dal Santuario è una porzione del Mediterraneo estremamente ricca di vita pelagica, e senz’altro la più importante dell’intero bacino per via delle popolazioni di cetacei che ospita, tra cui un elevato numero di Balenottere comuni (Balaenoptera physalus), seconda per dimensioni solo alla Balenottera azzurra (Balaenoptera musculus).

Il motivo per cui si trovano qui praticamente tutte le specie di cetacei del Mediterraneo, è legato all’alta produttività di queste acque, rispetto al resto del bacino. Qui infatti si trovano forti correnti di upwelling che risospendono grandi quantità di sostanze nutritive che stanno alla base delle reti trofiche. In particolare, è la presenza di abbondante Krill (Meganyctiphanes norvegica) ad attirare i grandi cetacei in questa zona di mare.

4.2 Il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano

Il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, istituito nel 1996, è il parco marino più grande d’Europa, con i suoi 61.474 ettari di mare e 17.694 ettari di terra. Situato nel Mar Tirreno, è composto da sette isole maggiori e numerosi isolotti minori e scogli (vedi Appendice 3:

L’Arcipelago Toscano).

• Isola d’Elba: terza isola italiana per estensione, è la più grande delle isole dell’Arcipelago.

Le sue coste generalmente alte e frastagliate, ogni tanto sono interrotte da spiagge, spesso molto ampie, di sabbia, come a Procchio e a Campo, o di ghiaia, come a Portoferraio, Enfola, Porto Azzurro e Rio Marina. Numerose sono le insenature e le calette minuscole raggiungibili perlopiù solo via mare. A terra quasi il 50% del territorio è tutelato, mentre a mare solo la zona di Portoferraio tra Punta Falcone e Capo Bianco;

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Figura 33: Isola d’Elba (dal sito del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano).

• Isola di Gorgonia: è la più settentrionale e la più piccola isola dell’Arcipelago. Il versante occidentale è caratterizzato da erte scogliere a picco sul mare, mentre su quello orientale ci sono un paio di attracchi. Ancora oggi l’isola ospita la colonia penale istituita nel 1869, ma oltre a poliziotti e detenuti, sono rimasti anche alcuni vecchi pescatori che non hanno voluto lasciare la terra natia e vivono in un minuscolo paese arroccato sopra la spiaggetta dello Scalo. Tutto il territorio dell’isola è tutelato, e lo stesso per il mare, escluso un corridoio d’attracco in corrispondenza di Cala Scalo. I fondali più vicini alla costa sono zona 1 (vietato accesso, navigazione, sosta, ancoraggio, pesca e immersione), e più al largo zona 2 (la pesca è consentita, ma regolamentata dall’Ente Parco);

Figura 34: Isola di Gorgona (dal sito del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano).

• Isola di Capraia: rimasta praticamente intatta, l’isola conserva un aspetto selvaggio ed incontaminato, con coste a strapiombo sul mare ed un’unica spiaggia sabbiosa, quella della Mortola, esposta ai capricci del vento e raggiungibile solo dal mare. Nel 1986 è stata definitivamente chiusa la colonia penale che occupava circa due terzi del territorio

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capraiese e l’isola ha aperto le sue porte ai visitatori. Il piccolissimo porto è collegato al paese vero e proprio dall’unica strada asfaltata dell’isola. Quasi tutto il territorio è tutelato (eccetto il centro abitato), compresi gli isolotti e gli scogli attorno. Il tratto di mare tra Punta della Manza e Punta del Trattoio è tutelato integralmente, il resto è zona 2, ad esclusione della zona del porto e del paese;

Figura 35: Isola di Capraia (dal sito del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano).

• Isola di Pianosa: la morfologia di Pianosa è radicalmente diversa rispetto alle altre isole toscane per via della sua genesi particolare: completamente priva di rilievi, è costituita in prevalenza da rocce sedimentarie e da accumuli di conchiglie che le restituiscono forme e colori assolutamente introvabili in altri angoli del nostro mare. Per un secolo e mezzo anche quest’isola è stata una colonia penale, ma la sua colonizzazione risale addirittura al Paleolitico e si trovano numerosi resti romani e napoleonici. Oggi l’isola è sottoposta a tutela integrale, sia a terra che in mare, fino a 1miglio dalla costa;

Figura 36: Isola di Pianosa (dal sito del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano).

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• Isola di Montecristo: è la più selvaggia e lontana tra quelle dell’Arcipelago Toscano e dal 1971 è stata dichiarata Riserva naturale biogenetica. Completamente montuosa, selvaggia, inospitale, difficile da raggiungere, è resa pressoché inespugnabile dagli enormi rilievi granitici. Le coste frastagliate si ergono a picco sul mare e, per via dell’azione modellante degli agenti atmosferici, assumono configurazioni stravaganti e curiose. L’unico punto di accesso all’isola è Cala Maestra e nella valletta omonima si trovano gli unici edifici di Montecritso, fra i quali la Villa Reale e qualche orto coltivato. Si conservano anche i ruderi del Monastero eretto dai Benedettini nel Medioevo ed abbandonato nel 1500 a seguito delle devastazioni compiute dai pirati. I tentativi di popolamento risalgono in realtà agli Etruschi e sono proseguiti fino ai giorni nostri, quando dopo l’Unità d’Italia si tentò di insediarvi una colonia penale. Gli sforzi sono stati però tutti vani, a causa della lontananza dalla terraferma, dell’isolamento, dell’asperità del suolo e delle difficoltà d’accesso. Oggi l’isola è sottoposta a tutela integrale, sia a terra che in mare, fino a mezzo miglio dalla costa;

Figura 37: Isola di Montecristo (dal sito del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano).

• Isola del Giglio: situata di fronte al promontorio dell’Argentario, l’isola è la seconda in ordine di grandezza nell’Arcipelago Toscano. Il suo profilo è prevalentemente montuoso e la dorsale centrale dell’isola digrada dolcemente verso il mare. Fatta eccezione per il promontorio del Franco, caratterizzato da calcari cavernosi, l’isola è costituita interamente da rocce di granito e dal suo picco più alto, il Poggio della Pagana posto a quasi 500 metri sul livello del mare, si può vedere tutto l’Arcipelago. La presenza umana sull’isola risale alla epoca preistorica, ed è continuata fino ai giorni nostri. Ancora oggi infatti sull’isola si trovano tre centri abitati (Giglio Porto, Giglio Castello e Campese), che sopravvivono

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grazie al turismo. Insieme all’Elba, è l’unica isola il cui mare non è tutelato, mentre a terra, meno della metà del territorio è protetto;

Figura 38: Isola di Giglio (dal sito del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano).

• Isola di Giannutri: è la più meridionale delle isole toscane, una piccola falce di luna calcarea che emerge dalle acque con coste alte e rocciose. Cala dello Spalmatoio e Cala Maestra, così chiamata perché qui spira il vento di maestrale, sono gli unici due punti della costa dove è consentito l’attracco. Non esistono alberghi, ma solo un centinaio di piccoli appartamenti che si possono affittare. Giannutri è anche chiamata “Isola dei gabbiani”, a causa dalla presenza di numerose colonie di gabbiani reali che guadagnano le sue coste per riposarsi durante le migrazioni e riprodursi. Tutta l’area a terra e in mare, a parte due corridoi di accesso per le imbarcazioni, è tutelata.

Figura 39: Isola di Giannutri (dal sito del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano).

Il mare attorno alle isole è caratterizzato da una grande diversità biologica, anche grazie alla varietà delle coste e dei fondali. Si trovano infatti fondali rocciosi, sulla cui superficie e nei cui

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anfratti vivono numerosissimi organismi, e fondali sabbiosi, ricoperti da rigogliose praterie di Posidonia, che svolgono un ruolo fondamentale per numerose specie ittiche. L’elevato grado di protezione a cui sono da tempo sottoposte (dalla costituzione del parco, dalla loro storia e dalla loro posizione geografica), ha fatto si che la fauna marina sia rimasta intatta, tanto che in queste acque si possono trovare specie ormai rare in altri mari, come il cavalluccio marinio (Hippocampus guttulatus), Pinna nobilis (il più grande bivalve del Mediterraneo), il corallo rosso (Corallum rubrum), numerose specie di cetacei e perfino tartarughe marine della specie Caretta caretta all’Isola di Pianosa e foche monache (Monachus monachus) negli anfratti più remoti dell’Isola di Montecristo.

4.3 La suddivisione dell’area di ricerca

Le acque in cui è stata svolta l’attività di monitoraggio, sono state suddivise in aree di 400 miglia quadrate e subaree di 10 miglia x 10 miglia, che presentano caratteristiche morfologiche, batimetriche, trofiche e di attività umana differenti (vedi Appendice 4: Cartina delle aree e subaree).

L’area Follonica, si estende dalla città di Follonica all’Isola d’Elba, ed è suddivisa nelle subaree:

• Follonica 1 (F1): compresa tra i paralleli 42°50’ - 42°60’N e i meridiani 10°40’ - 10°50’E, include la zona di costa con la città di Follonica. In queste acque si trovano soprattutto reti da posta, e la profondità massima è di soli 38 metri;

• Follonica 2 (F2): compresa tra i paralleli 42°50’ - 42°60’N e i meridiani 10°30’ - 10°

40’E, include la città di Piombino. La profondità massima è di 50 metri, e si pratica la pesca a strascico e da posta;

• Follonica 3 (F3): compresa tra i paralleli 42°50’ – 42°60’N e i meridiani 10°20’ – 10°30’E, possiede le estreme propaggini del continente e dell’Isola d’Elba, ma è in gran parte occupata dal mare e dal Canale di Piombino. Vi si trovano inoltre due isolotti (l’Isola dei Topi e la Palmagliola). Interessata dal traffico dei traghetti da e per l’Elba, è territorio soprattutto della piccola pesca, e ha una profondità massima di 108 metri.

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L’area Elba, si estende attorno all’isola, ed è costituita dalle subaree:

• Elba 1 (E1): compresa tra i paralleli 42°40’ – 42°50’N e i meridiani 10°20’ – 10°30’E, include parte del Golfo di Portoferraio, la zona est dell’isola con Porto Azzurro e Rio Marina e la zona sud con Capoliveri. Sia la piccola pesca che le imbarcazioni a strascico solcano queste acque che hanno una profondità massima di 60 m a nord e 118 m a sud-est;

• Elba 2 (E2): compresa tra i paralleli 42°37’ – 42°47’N e i meridiani 10°10’ – 10°20’E, è costituita dalla zona sud dell’isola. Qui si trova Marina di Campo, con il porto più importante per la pesca da posta (si contano 25 imbarcazioni). Le imbarcazioni che partono da qui arrivano a pescare nei pressi di Montecristo e Pianosa, oltre che nelle acque antistanti il porto. La profondità massima è di 132 m;

• Elba 3 (E3): compresa tra i paralleli 42°40’ – 42°50’N e i meridiani 10° – 10°10’E, racchiude la parte più a ovest dell’isola e il canale tra l’Elba e Pianosa. Una minima parte dell’area è interessata dalla pesca da posta, anche perché in questa parte dell’isola non ci sono porti importanti. La profondità massima è di 113 m;

• Elba 4 (E4): compresa tra i paralleli 42°47’ – 42°57’N e i meridiani 10°10’ – 10°20’E, comprende due porti pescherecci importanti: Marciana marina e Portoferraio. Vicino alla costa si possono trovare sia operatori della piccola pesca che i pescherecci a strascico di Piombino e di Castiglione. La profondità massima è di 118 m

L’area Punta Ala è costituita quasi esclusivamente dal mare:

• Punta Ala 1 (PA1): compresa tra i paralleli 42°40’ – 42°50’N e i meridiani 10°40’ – 10°50’E, è l’unica subarea dell’area Punta Ala in cui ci sono delle coste. Qui si trova un importante porto turistico, quello di Punta Ala, in cui si riversano numerosi turisti che, nel periodo estivo, navigano per lo più all’interno dell’area. In alcuni periodi dell’anno poi, in queste acque si tengono delle regate. Tutta l’area è territorio di pesca;

• Punta Ala 2 (PA2): compresa tra i paralleli 42°40’ – 42°50’N e i meridiani 10°30’ – 10°40’E, non presenta coste. La profondità massima è di 104 m;

• Punta Ala 3 (PA3): compresa tra i paralleli 42°30’ – 42°40’N e i meridiani 10°30’ – 10°40’E, non presenta coste ed ha una profondità massima di 266 m;

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• Punta Ala 4 (PA4): compresa tra i paralleli 42°30’ – 42°40’N e i meridiani 10°40’ – 10°50’E, non presenta coste ed ha una profondità massima di 230 m.

L’area Castiglione della Pescaia, infine, è costituita dalla zona di costa più a sud:

• Castiglione della Pescaia 1 (CA1): compresa tra i paralleli 42°40’ – 42°50’N e i meridiani 10°50’ – 11°E, comprende un importante porto peschereccio, quello di Castiglione della Pescaia. Nelle acque antistanti il porto si pesca sia a strascico che con reti da posta. La profondità massima è di 99 m;

• Castiglione della Pescaia 2 (CA2): compresa tra i paralleli 42°30’ – 42°40’N e i meridiani 10°50’ – 11°E, non comprende coste, ma solo il complesso di scogli e isolotti chiamati Le Formiche di Grosseto (per distinguerle dalle Formiche di Montecristo).

Area di pesca importante, ha una profondità massima di 130 m;

• Castiglione della Pescaia 3 (CA3): compresa tra i paralleli 42°30’ – 42°40’N e i meridiani 11° – 11°10’E, corrisponde quasi perfettamente al Parco Naturale della Maremma. Zona di pesca sia per gli operatori di Castiglione che quelli dell’Argentario, ha una profondità massima di 99 m.

4.4 Le marinerie coinvolte nel progetto

Sebbene tutta l’area dell’Arcipelago Toscano sia oggetto di studio, gli sforzi si sono concentrati soprattutto nei porti della parte bassa della Toscana, in particolare quelli dell’Isola d’Elba (unica isola dell’Arcipelago in cui la pesca abbia un ruolo rilevante) e in quelli di Piombino e Castiglione della Pescaia.

Il porto commerciale di Piombino si trova accanto a quello turistico, e fanno capo alla marineria complessivamente 42 motopescherecci. Allo studio hanno collaborato le 6 imbarcazioni a strascico e 4 imbarcazioni della piccola pesca. I restanti motopescherecci praticano per lo più la pesca da posta e quelli di grandi dimensioni la circuizione.

I piccoli pescatori hanno imbarcazioni che vanno dagli 8 ai 14m di lunghezza, anche se mediamente le dimensioni si attestano intorno ai 10 m. L’areale di pesca comprende la zona che va da poco fuori il porto a tutto il Golfo di Follonica e alcuni si spingono fino all’Elba. In genere lavorano tutto l’anno, utilizzando attrezzi diversi a seconda della stagione: tremagli e

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reti a imbrocco possono essere utilizzati tutto l’anno, lo sciabichello invece viene utilizzato in inverno.

I motopescherecci per la pesca a strascico invece, hanno una dimensione media di 14 m e lavorano tutto l’anno. Trascorrono dalle 14 alle 18 ore in mare, e alcuni, a volte, ci restano per uno o due giorni. In genere strascicano nella zona nord dell’Isola d’Elba, ma anche di fronte a Piombino e al golfo di Baratti.

L’altro importante porto per la pesca a strascico, è quello di Castiglione della Pescaia, che si snoda alla foce del fiume Bruna (Figura 40). La marineria peschereccia è composta da circa 40 imbarcazioni.

Figura 40: Porto di Castiglione della Pescaia.

Hanno collaborato con noi, 8 pescherecci da posta, che hanno una dimensione media di 7 m e lavorano tutto l’anno pescando nel Golfo di Follonica e di fronte a Castiglione, su fondali molto bassi. Utilizzano prevalentemente il tremaglio, ma alcuni in inverno usano le reti a imbrocco per le sogliole.

I motopescherecci operanti con lo strascico sono 13 e hanno tutti collaborato, almeno in parte.

Hanno una lunghezza media di 17,5 m e trascorrono in mare mediamente 15 ore, che possono aumentare in estate e diminuire in inverno. Lavorano attorno all’Isola d’Elba, nel Golfo di Follonica, in tutto il tratto di mare tra il paese e l’Isola di Pianosa, fino anche a Montecristo e all’Isola del Giglio.

Nei porti dell’Isole d’Elba, infine, si pratica prevalentemente la pesca da posta, ma si trovano anche imbarcazioni per la pesca con la lampara.

Il porto più importante è sicuramente quello di Portoferraio (Figura 41), dove si trovano regolarmente 8 imbarcazioni per la pesca con la lampara. Le dimensioni dei motopescherecci variano dai 18 ai 30 m e trascorrono in mare mediamente 12 ore. Questo tipo di pesca però è

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stagionale, viene cioè praticata solo tra marzo e ottobre. Sono tra le imbarcazioni che si spostano di più, infatti lavorano attorno all’Isola d’Elba e nel tratto di mare che la separa dalla costa che possono risalire anche fino a Livorno.

Figura 41: Porto di Portoferraio.

Altri due motopescherecci a circuizione si trovano nei porti di Porto Azzurro (che pesca tutto l’anno) e di Marciana Marina. Quest’ultimo in realtà appartiene alla marineria di Trapani, a dimostrazione della ricchezza del mare che richiama imbarcazioni provenienti anche da fuori regione.

Infine nel porto di Marina di Campo (Figura 42) sono presenti imbarcazioni della piccola pesca, che utilizzano tremagli e reti a imbrocco, ma anche la piccola circuizione e le lenze. Nei mesi estivi alcuni praticano anche la pesca al pesce spada, con i palangari derivanti.

Figura 42: Porto di Marina di Campo.

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