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La voragine delle Balze, formatasi nel XVII secolo a.C., ha via via inghiottito un grande numero di tombe mano a mano che si allargava

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La necropoli di Badia

La grande necropoli di Badia, estesa su quella striscia di terreno compresa tra la strada Provinciale Pisana all’altezza dell’oratorio di S. Attinia ed il baratro delle Balze, ha restituito in tempi diversi molti reperti archeologici che vanno dalla prima età del Ferro alla romanità, soprattutto materiali villanoviani ed ellenistici. La voragine delle Balze, formatasi nel XVII secolo a.C., ha via via inghiottito un grande numero di tombe mano a mano che si allargava.

I pochi resti di terreno intorno alla Badia furono investigati sia dai monaci camaldolesi, dal 1730 in poi (i quali avevano allestito anche un loro piccolo museo), sia dai ricercatori occasionali e dai successivi proprietari del fondo. Enrico Fiumi40 notò dalla stratigrafia del dirupo un ipotetico terreno, vicino alla Badia, che forse non aveva subito escavazioni. La sua tesi era fondata e negli anni che vanno dal 1960 al 1965 effettuò una campagna di scavo, anche se in condizioni particolarmente difficoltose e precarie data la vicinanza con il baratro.

Nella maggior parte dei casi le tombe a camera ritrovate avevano la volta franata ed i materiali archeologici erano stati frantumati. Le infiltrazioni delle acque avevano corroso quasi tutte le urne di alabastro. Inoltre, le tombe erano state violate. Nonostante le molteplici avversità, i risultati degli scavi del Fiumi sono stati di notevole importanza, soprattutto per quanto riguarda la cronologia delle tombe e dei materiali.

La Tomba di Badia

Venne alla luce nel 1885, in seguito a dei lavori agricoli, presso la ex Badia dei Camaldolesi, che sorge a nord ovest della città di Volterra. La tomba, rinvenuta alla profondità di metri 0,70, è del tipo a cista litica. Infatti è composta da una grande cassa quadrangolare fatta da sei lastroni di marna gessosa larghi metri 0,85 x 0,85 ed alti 1 metro. Fu scoperta intatta con la sua suppellettile. La cista litica conteneva uno ‘ziro’ (cioè un dolio di impasto), che fu trovato ridotto in minuti frammenti. Dentro lo ziro vi era l’ossuario biconico con ciotola di copertura, tipico del Villanoviano, ed il corredo del defunto41. Fu studiata da G. Ghirardini42 sulla base delle notizie trasmessegli da Ezio Solaini, allora ispettore degli scavi di Volterra e direttore del Museo Guarnacci. La suppellettile del defunto, per la maggior parte bronzea, è

40 FIUMI 1972, pp. 52-136.

41 Oggi esposta nell’atrio del Museo Guarnacci.

42 GHIRARDINI 1898, cc. 101-117.

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abbastanza cospicua e notevole. Essa consiste in una fibula a sanguisuga cava, quattro fibule a navicella, vari frammenti di fibule a navicella, quattro fibule ad arco rivestito, uno spiedo ed un fuso, dieci borchiette, vari chiodi, una collana, numerosi anellini, un filetto di morso di cavallo, un frammento di lamina di rivestimento, ed infine varie foglie d’oro di rivestimento.

Considerati i tipi degli oggetti scoperti ed i riscontri effettuati con oggetti simili di altra provenienza, la tomba muliebre (data la mancanza di ogni sorta di armi e di rasoi) si data verso la seconda metà dell’VIII secolo a.C., durante il pieno svolgimento del periodo Villanoviano43.

Laminette auree

Soggetto: laminette auree.

Numero di inventario: MG 4228.

Misure: lungh. massima di cm. 6 per il frammento più grande.

Stato di conservazione: frammentarie e fortemente deformate.

Descrizione: diciassette frammenti di sottilissima lamina aurea, decorata a sbalzo con motivi lineari e cerchi concentrici, che recano tracce sul retro del contatto con oggetti in bronzo e in ferro. Quattro di queste foglie d’oro hanno forma circolare e potrebbero essere state il rivestimento superiore di dischetti di bronzo, poiché nel periodo Villanoviano si usavano tali bulle. Forse le nostre laminette potevano rivestire un’

ulteriore lamina di bronzo. Tale lamina, facente parte del medesimo corredo e siglata con il numero di inventario MG 4222, ha forma rettangolare ed in un angolo presenta un forellino per l’applicazione.

Commento e confronti: queste laminette, che il rito incineratorio (praticato ovunque nell’età del Ferro) non ci permette di posizionare nell’abbigliamento dell’estinto, molto probabilmente venivano cucite o fermate sulle vesti o sulle cinture per impreziosirle.

Sono tipiche dell’età del Ferro, infatti le troviamo anche in tombe tarquiniesi di VIII secolo a.C.44 e nelle tombe del territorio orvietano (Castellonchio)45. Gli oggetti in oro in

43 FIUMI 1961, pp. 253-292; FIUMI 1976, pag. 36, fig. 23; CATENI 1988, pag. 31; ; MAGGIANI 1997, pag. 59;

CATENI 1998, pp. 40-45, figg. 21-22; CATENI 2004, fig. 6, pag. 10; BONAMICI, ROSSELLI 2003/2004, pp.

229-236, figg. 1-2; CATENI 2006, pag. 45, tav. 5,1.

44 CRISTOFANI- MARTELLI 1983, pag. 30.

45 FERUGLIO 2003.

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età villanoviana erano rari e si limitavano per lo più a lamine decorate a sbalzo e a punzone in genere con il motivo del disco solare(probabilmente per un valore religioso).

Datazione: seconda metà VIII secolo a.C. .

La tomba 61/5

E’ una tomba a camera, a due deposizioni ed era stata manomessa46. All’interno aveva solo un coperchio di urna cineraria in tufo (forse la cassa era di legno) con figura maschile semirecumbente sullo stroma (cioè adagiato sul fianco sinistro e con il torace fortemente sollevato, rappresentato come fosse a banchetto)47. Del corredo48 facevano parte uno skyphos a vernice nera con decorazione sovra dipinta del Gruppo Ferrara T585, due kylikes a vernice nera su alto piede e con anse assai slanciate e ripiegate, due olpai a vernice nera, una kelebe di argilla figulina con decorazione dipinta (frammentario) ed i resti di una corona di foglie d’oro49.

Resti di corona aurea

- Soggetto: resti di corona di foglie d'oro.

- Numero di inventario: MG 2031.

- Stato di conservazione: mediocre.

- Provenienza: da Volterra, necropoli di Badia, tomba 61/5.

- Descrizione: trentadue frammenti di lamina sottile di supporto e molte foglie lanceolate di alloro/ulivo di media lunghezza, con la punta arrotondata, il contorno rilevato e una doppia nervatura centrale. Restano anche frammenti della borchia centrale e dei semicerchi terminali con decorazioni purtroppo oggi non più individuabili.

46 FIUMI 1972, pag. 95, fig. 51.

47 FIUMI 1972, pp. 95 ss., figg. 52-53; FIUMI 1975, pp. 148 ss., complesso XXVII, n°239; Artigianato artistico 1985, pp. 37 ss., n°7; CATENI 1988, pag. 81, fig. 49; COEN 1999, pag. 117; CATENI 2004, pag. 90, fig. 117;

CATENI 2006, pag. 82, tav. 74,1.

48 Oggi esposto nella sala XXVII del Museo Guarnacci (II piano).

49 FIUMI 1972, pag. 96, n°1; Volterra 1985, pag. 38, n°7.5; CATENI 1988, fig. 49; COEN 1999, pag. 271.

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- Commento e confronti: è evidente nella corona e nel torace scoperto del coperchio dell’urna l’intento di voler eroizzare il defunto. In base alla cronologia dei reperti, la tomba fu datata dal Fiumi entro la prima metà del III secolo a.C., precisamente intorno al 280-260 a.C., ritenendo tale cronologia in accordo anche con la corona. Infatti altri frammenti di corone auree simili furono ritrovati durante quella campagna di scavi anche nelle tombe a camera 60/B50 (piccoli frammenti di lamina accartocciata) e 61/1651 (frammenti di lamina sottile ed alcune foglie di alloro/ulivo lanceolate con nervature incise dalla superficie quasi illeggibile). E inoltre anche nella tomba k della necropoli del Portone vennero alla luce numerose foglie auree di diverso tipo52. E questi complessi funerari si collocano tutti entro la prima metà del III secolo a.C. .

- Datazione: prima metà III secolo a.C. .

La tomba 64/4

E’ una piccola tomba a camera, con pianta a ferro di cavallo53. La volta era completamente crollata e all’interno fu ritrovato il vaso cinerario caduto dalla banchina nella corsia. Del corredo facevano parte del vasellame a vernice nera, a vernice rossa, a vernice bruno- rossastra e di impasto, un balsamario, due ollette, una oinochoe, uno specchio di bronzo, un anellino di ferro ossidato, un paio di orecchini d’oro54. Dentro al cinerario, un bel cratere a campana con anse a maglia e tre teste sileniche a rilievo da ambo i lati, fu ritrovata anche una moneta (un triente della serie unciale risalente al 200-180 a.C.).

Orecchini a corda avvolta

- Soggetto: orecchini a corda avvolta.

- Numero di inventario:

50 FIUMI 1972, pp. 54 ss. , figg. 5a-5b; CATENI 1988, pag. 80, fig. 46; CUV 1, pp. 136 ss. , figg. 211-214, complesso XXIII; Artigianato artistico 1985, pag. 99, n°86;COEN 1999, PP. 118 e 271.

51 FIUMI 1972, pag. 109, n° 2; COEN 1999, pp. 118 e 271.

52 CINCI 1874, pp. 231-235; CONSORTINI 1940, pag. 101; FIUMI 1957a, pp. 378 ss.; MONTAGNA PASQUINUCCI 1968, pp. 18 ss.; CUV, 1, pp. 60 ss., nn° 66-67; COEN 1999, pp. 118-119 e 271.

53 FIUMI 1972,pag. 114, fig. 79.

54 FIUMI 1972, pag. 115, fig. 81; CATENI 1988, tav. 91; CATENI 2004, pag. 75, fig. 88; CATENI 2006, tav. 98,2.

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- Misure: diametro cm. 1,1.

- Stato di conservazione: buono.

- Provenienza: da Volterra, necropoli di Badia, tomba 64/4.

- Descrizione: gli orecchini, ritrovati nella corsia vicino al vaso cinerario da cui erano probabilmente caduti, sono del tipo a corda avvolta che si ingrossa al centro con le estremità lisce ed assottigliate a punta. Appartenevano al corredo della defunta, probabilmente una bambina.

- Commento e confronti: il tipo di orecchini a corda avvolta è abbastanza comune ed ebbe una lunga durata, dal V al II secolo a.C.55. Un orecchino simile fu ritrovato nella tomba k della necropoli del Portone56che tratteremo in seguito. Altri esemplari provengono dalla Tomba dei Calisna Sepuś presso Monteriggioni57.Infine, un altro elemento di confronto ci è dato da un orecchino del tutto uguale a questa coppia58, proveniente dalla più estesa ed importante necropoli ellenistica di Populonia, situata in località Le Grotte, ed utilizzata dalla fine del IV secolo a.C. alla metà del II secolo a.C. (l’orecchino viene datato tra fine IV e inizio II secolo a.C.). Questo tipo di orecchini si data alla seconda metà del III secolo a.C., ma certamente essi furono in voga anche nei decenni posteriori poiché, sulla base della moneta ritrovata, si può datare questa sepoltura al 200-180 a.C. . Di questo tipo di monile a Volterra si hanno ulteriori attestazioni, infatti molti esemplari oggi esposti al Museo Archeologico di Firenze59 originariamente appartenevano al contesto volterrano (necropoli del Portone), poiché facevano parte sia della Collezione Cinci, che poi nel 1828 confluì nelle Collezioni Granducali di Leopoldo II, sia della Collezione Galluzzi, che nel 1771 entrò a far parte della Galleria degli Uffizi.

- Datazione: fine III – inizio II secolo a.C. .

La tomba 64/10

55 HADACZECK 1903, pp. 75-77.

56 FIUMI 1957a, pag. 380, fig. 16; MONTAGNA PASQUINUCCI 1968, pag. 19; COEN 1999, pp. 118-119.

57 BIANCHI BANDINELLI 1928, pp. 133-176, nn°212 e 215, tav. XXXVI.

58 Los Etruscos 1999, n° cat. 473, pag. 278, fig. anche a pag. 173.

59 Ori e argenti1990, n°132, tav. 132 a pag. 47, n°133 e n°32; Moda Costume Bellezza 2003-2004, nn°225-226.

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E’ una tomba a camera, con cella di forma rettangolare (metri 2,30 x 2) e dromos di accesso60. La banchina di deposizione gira attorno alle pareti laterali e alla parete di fondo. Il soffitto della tomba, in parte franata, era displuviato. La tomba conteneva una sola sepoltura femminile e non era stata violata (sono stati rinvenuti i preziosi) ma molto materiale era stato danneggiato dal crollo della volta. Il vaso cinerario fittile consiste in una kelebe a figure rosso-giallastre di fabbrica volterrana. La ceramica di corredo è composta da vasellame a vernice nera (due oinochoai, due patere ombelicate, due ciotole, una olletta, due boccalini, etc.) e del vasellame a vernice bruno rossastra (brocca, oinochoe, due patere, etc.). Dentro al vaso cinerario furono trovati, insieme alle ceneri del defunto, due grandi orecchini a tubo61.

Orecchini a tubo

- Soggetto: orecchini a tubo.

- Numero di inventario:

- Misure: diametro cm. 4,5.

- Stato di conservazione: buono.

- Provenienza: da Volterra, necropoli di Badia, tomba 64/10.

- Descrizione: due grandi orecchini in lamina d’oro ad anello vuoto che si ingrossa ad una estremità dove termina in una doppia calotta limitata dalle due parti da un collarino decorato con striature a filigrana.

- Commento e confronti: uguali a quelli che negli scavi del 1700 uscirono dalla kelebe n°46 del Museo Guarnacci62. L’ipogeo si data agli ultimi decenni del IV secolo a.C. come anche gli orecchini. Tali monili erano ampiamente diffusi in contesti tombali etruschi settentrionali63 (Chiusi, Populonia64, Aleria65), soprattutto nel territorio volterrano, infatti alla collezione del Museo Guarnacci ne appartengono altri otto esemplari (che tratteremo in

60 FIUMI 1972, pag. 117, fig. 83.

61 FIUMI 1972, pag. 120, fig. 88; CATENI 1988, tav. 92; CATENI in CRISTOFANI,-MARTELLI 1983, pp. 311- 312, n°242; CATENI 2004, pag. 75, fig. 89; CATENI 2006, tav. 95,1-2.

62 GORI 1743, pag. 185, tavv. XXXII, XXXIII, 6,7; FIUMI 1957a, pag. 374; FIUMI 1958, pag. 256; MONTAGNA PASQUINUCCI 1968, n° XIX, pag. 47, figg. 34-35.

63 HADACZECK1903, pag. 64; BECATTI 1955, pp. 200-201; CRISTOFANI- MARTELLI 1983, pag. 63.

64 Populonia 2003, pp. 48-49; Cianferoni 1992, pag. 28, fig. 44.

65 COEN 1999, fig. 71, da Aleria, necropoli di Casabianda, tomba 53, V-III secolo a.C. , Musée Archéologique “J.

Carcopino”, num. inv. 66/275; Populonia e Aleria 2001.

(7)

seguito con i numeri di inventario MG 1885-1892), senza contare i pezzi delle Collezioni Galluzzi66 e Cinci67, oggi al Museo Archeologico di Firenze. Una coppia di orecchini simili ai nostri proviene anche da Todi68 (anche se hanno il cerchio a tortiglione rastremato, quindi sono di un tipo un po’ meno diffuso) e ci dimostra ancora una volta la distribuzione prevalentemente settentrionale di questi manufatti aurei.

- Datazione: ultimi decenni del IV secolo a.C. .

66 Ori e argenti 1990, nn°18-19 (con fotografia) -20-21-22.

67 Ori e argenti 1990, nn°103 (con fotografia) -121-122-123; Moda Costume Bellezza 2003-2004, n°211.

68 CRISTOFANI- MARTELLI 1983, pp. 308-309, n°224; BECATTI 1955, n°418, tav. CXII.

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