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L'analisi della storia dell'industria saccarifera italiana dimostra come questo settore sia stato

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Conclusioni

L'analisi della storia dell'industria saccarifera italiana dimostra come questo settore sia stato

sin dal suo esordio (alla fine del XIX secolo) e, fino ai giorni nostri, fortemente legato alle

vicende dei maggiori gruppi finanziari del paese. L'industria dello zucchero, infatti, nasce

come attività di raffinazione ad opera di industriali ed imprenditori genovesi, prevalentemente

armatori e personaggi dediti all'attività bancaria. Il suo sviluppo è inizialmente indipendente

dalla produzione bieticola nazionale, la cui espansione inizia soltanto durante i primi anni del

XX secolo, in coincidenza con l'opera di bonifica idraulica, soprattutto nell'aera della pianura

padano-veneta. Un altro aspetto molto importante, che emerge fin dalle origini, e che

caratterizzerà questo settore per un lungo periodo, è il rapporto assai stretto che si instaura tra

le imprese saccarifere e lo Stato e che ha come conseguenza l'altissima protezione doganale

che viene assicurata alle attività di produzione e raffinazione. Se da un lato la politica fiscale

dello Stato, orientata verso un forte regime protezionistico, assicura il consolidamento del

settore, garantendo ai produttori nazionali il controllo del mercato interno, al riparo della

concorrenza estera; dall'altro, fa si che non siano stimolate la ricerca e l’innovazione, sia a

livello della produzione agricola, che del processo di lavorazione industriale. Questo ha

determinato i notevoli ritardi registrati dall'Italia rispetto ad altri paesi europei, il cui settore

bieticolo-saccarifero è molto più progredito, perché favorito da condizioni naturali più idonee

alla coltivazione della barbabietola; il divario con i paesi del nord Europa è avvertibile, sia dal

punto di vista del progresso tecnologico e del miglioramento della produttività industriale, sia

nella meccanizzazione delle operazioni colturali e nelle rese in zucchero, assai inferiori. Un

momento di svolta, decisivo per la storia dell'industria saccarifera italiana è il 1957, quando,

con l'istituzione della Comunità Economica Europea, i paesi aderenti, tra cui l'Italia, sono

obbligati a rivedere le proprie politiche economiche, in vista di una progressiva integrazione

dei mercati. Anche il settore saccarifero è costretto a modificare alcune delle caratteristiche

che lo hanno contraddistinto sin dal suo decollo, in particolare la stretta corrispondenza di

interessi tra lo Stato e gli industriali, che ha consentito alle società saccarifere di godere ampi

privilegi e poter operare in un regime di monopolio. Possiamo dire che con l'ingresso in

Europa, per il settore saccarifero italiano finisce l'epoca della protezione statale; l'istituzione

dell'Organizzazione Comune di Mercato (OCM) dello zucchero costringe, per la prima volta, i

produttori a dover fronteggiare la concorrenza degli altri paesi europei. Se prima è mancato lo

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stimolo verso la ricerca e l'innovazione, ora questo stimolo diventa una priorità assoluta: gli industriali saccariferi italiani, costretti a migliorare i livelli di produttività, a contenere i costi di trasformazione industriale e i prezzi al consumo, in vista del confronto con gli altri paesi europei, sono impegnati, d'ora in poi, in un programma di ristrutturazione tecnologica dei propri impianti produttivi. Uno dei principi fondamentali su cui si basa l'OCM è il controllo della produzione interna, attraverso l'introduzione di un regime di quote, assegnate ad ogni singolo stato membro, che a sua volta le ripartisce tra le diverse imprese saccarifere nazionali.

Il contingentamento dello zucchero comporta di fatto una distribuzione delle quote che tende a promuovere la produzione dei paesi considerati storicamente più vocati al settore, ragion per cui risulta assai penalizzante per l'Italia. A fronte di un'esigua quota di produzione assegnata al paese, le società saccarifere sono indotte a concentrare la produzione negli stabilimenti nuovi e più moderni, ed a chiudere, di conseguenza, quelli più piccoli e più arretrati tecnologicamente, per i quali un'operazione di ammodernamento sarebbe troppo dispendiosa.

È esattamente in seguito a tale processo di concentrazione produttiva, originato dalla distribuzione delle quote di produzione, che gli zuccherifici di Granaiolo, Ceggia e Cecina, qui oggetto di studio, come molti altri in Italia interrompono la loro attività. Dopo il fallimento di svariati tentavi per ottenere un aumento della quota produttiva le Società, proprietarie di tali stabilimenti, preferiscono trasferire le quote negli impianti più moderni e con maggiori potenzialità produttive. Il sistema delle quote di produzione, introdotto con l'Organizzazione Comune di Mercato, dopo aver mutato radicalmente l'assetto del settore bieticolo-saccrifero, lo caratterizzerà per quasi quattro decenni, fino all'avvento della nuova riforma OCM del 2006

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. La spinta verso una progressiva liberalizzazione dei mercati agricoli, sull'onda del generale indirizzo verso la globalizzazione dei mercati, sancita dalla nascita dell'Organizzazione Mondiale del Commercio, ha portato l'Unione Europea a decidere per una riforma del settore saccarifero. L'obiettivo principale di tale riforma è rendere il settore più competitivo, in grado di reggere la concorrenza internazionale; obiettivo raggiungibile attraverso una politica di disincentivazione della produzione saccarifera e di riduzione progressiva del livello di sostegno accordato al settore. Il provvedimento dell'Unione Europea comporta l'avvio di processi di selezione e ridistribuzione della produzione, che favoriscono ancora una volta i Paesi più vocati al settore e, al loro interno, i gruppi aziendali più efficienti; mentre mettono in grosse difficoltà gli operatori più marginali,

936In merito alla riforma OCM 2006, vedi A. Zezza, op. cit.,

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tra cui l'Italia, per i quali si prospetta l'uscita dalla produzione e la conseguente ulteriore dismissione di numerosi impianti. L'introduzione del regime delle quote, nel 1968, nonostante avesse determinato un processo di concentrazione produttiva e una riduzione progressiva del numero di zuccherifici, garantiva comunque una certa stabilità produttiva e consentiva alla Commissione Europea di poter adottare una serie di misure straordinarie per fronteggiare eventuali situazioni critiche. La riforma OCM del 2006, invece, e la conseguente parziale liberalizzazione dei mercati, ha esposto quello europeo ad una variabilità dei prezzi che non si era mai verificata prima. Tale riforma è da considerarsi soltanto come un primo passo verso una maggiore, se non totale, liberalizzazione della produzione e degli scambi in questo settore. L'ipotesi di una possibile abolizione delle quote produttive, così come proposto dalla Commissione europea nel 2011, in vista della riforma della Politica Agricola Comune (PAC) 2014-2020, risulterebbe assai nociva, poiché renderebbe ancora più incerta la produzione e acuirebbe ulteriormente il problema dell'instabilità dei prezzi, sopratutto per un paese come l'Italia, storicamente e strutturalmente caratterizzata da una scarsa competitività in confronto ai paesi nord europei. Se la nuova riforma venisse approvata e con essa l'azzeramento delle quote, dal 2016, la totale liberalizzazione del mercato dello zucchero porrebbe fine alla pluriennale politica di contenimento dell'offerta e all'abolizione di tutte le forme di restrizione della produzione, e destabilizzerebbe il settore bieticolo-saccarifero nazionale a causa del divario di competitività con la bieticoltura del nord Europa. La sopravvivenza dell'industria saccarifera nazionale è quindi strettamente legata al prolungamento dell'esistenza delle quote di produzione, per le quali i bieticoltori e gli industriali saccariferi chiedono a gran voce il mantenimento almeno fino al 2020, così da avere il tempo necessario per rafforzare il livello di competitività internazionale. Ad oggi, comunque, è difficile poter affermare se l’industria saccarifera italiana sarà in grado di sostenere la propria modernizzazione per affrontare la difficile sfida del mercato mondiale, caratterizzato da un'elevata competizione e fluttuazione, causate dal venir meno del classico regime protezionistico.

Le vicissitudini dei tre zuccherifici, qui oggetto di studio, sono esemplari della parabola

storica del settore saccarifero italiano e racchiudono le storie di molte altre fabbriche di

zucchero del nostro paese, legate tra loro dallo stesso amaro destino. Attività industriali che

nel corso di lunghi decenni sono state soggette a frequenti passaggi di proprietà; vittime di

ripetute minacce di chiusura; oggetto di forti contrasti tra bieticoltori e industriali; interessate

da programmi e provvedimenti dello Stato; ma soprattutto sono state il cuore pulsante di

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intere comunità, che intorno a queste fabbriche hanno costruito con sacrificio e dedizione una loro specifica identità collettiva. Quello degli zuccherifici può essere considerato a tutti gli effetti uno dei più imponenti processi di dismissione industriale avvenuti del nostro paese.

Troppo spesso la conseguenza di tale processo è la dissoluzione di un consistente patrimonio culturale, composto da edifici, impianti produttivi, archivi e saperi tecnologici; un patrimonio che può essere ancora percepito attraverso la presenza sul territorio dei complessi industriali abbandonati e non ancora alterati da programmi di trasformazione urbanistica, oppure, grazie all'esistenza di fonti visive, archivistiche e di fonti orali, legate queste ultime alla memoria dei luoghi, delle tecnologie impiegate e dei cicli produttivi e trasmesse da tecnici e maestranze che hanno lavorato negli stessi stabilimenti.

Gli zuccherifici dismessi, per il loro particolare valore di testimonianza di storiche modalità

produttive e di condizioni di vita ad esse legate, costituiscono un patrimonio industriale da

intendere quale patrimonio storico-archeologico, quindi degno di essere salvaguardato

attraverso il recupero, il restauro e il riuso. L'opera di riqualificazione urbana, di cui queste

aree sono oggetto, può essere un'occasione preziosa per riacquistare porzioni importanti di

città e riprogettarle all'interno del tessuto urbano contemporaneo. I processi di trasformazione,

come nel caso dei tre zuccherifici oggetto di studio del presente lavoro, sono generalmente

affidati all'urbanistica cosiddetta negoziata e ai suoi strumenti di piano. La pubblica

amministrazione, attraverso la negoziazione delle norme del piano urbanistico (atti e

convenzioni) con i soggetti privati interessati alla trasformazione dei complessi industriali

dismessi, garantisce la tutela e la conservazione delle parti più significative degli edifici

esistenti, acquisendoli ad uso pubblico, insieme ad una cospicua parte delle loro aree di

pertinenza e senza l'esborso di risorse finanziarie. Le operazioni di riconversione richiedono

spesso tempi lunghissimi di attuazione, che portano ad un inevitabile degrado delle strutture,

condannate ad una lenta e irreversibile rovina. Questo è il caso degli zuccherifici di

Castelfiorentino e Ceggia, chiusi rispettivamente nel 1971 e nel 2001, per i quali sono stati

proposti dei progetti di recupero che però, fino ad ora, non hanno avuto nessuna attuazione; in

particolare la fabbrica di Castelfiorentino che, abbandonata a se stessa da oltre quarant'anni,

rischia di scomparire dal volto del territorio. Nei programmi di ristrutturazione urbanistica e

riqualificazione urbana delle aree industriali dismesse, il restauro degli edifici storici del

complesso industriale è subordinato, assai di frequente, alla realizzazione, da parte

dell'iniziativa privata, di una nuova edilizia residenziale; a Cecina, ad esempio, il recupero

dell'ex area industriale è ad un punto morto; a distanza di 7 anni dall'inizio dei lavori è stata

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realizzata, in parte, soltanto una delle tre unità abitative previste, mentre il recupero del corpo

di fabbrica principale non è neppure iniziato, come se le regole del mercato edilizio

prevalessero su tutti gli altri valori. I modelli di intervento proposti per gli zuccherifici di

Castelfiorentino, Ceggia e Cecina, che prevedono il mantenimento ed il recupero

architettonico delle strutture storiche e di una parte degli spazi preesistenti, si attuano, infatti,

attraverso la realizzazione di una nuova edilizia, che va a saturare gli spazi vuoti presenti

attorno agli ex edifici industriali, creando così una sovrapposizione che modifica

sensibilmente l'idea di ciò che precedentemente era presente nell'area industriale. Il valore

architettonico di questi zuccherifici, relativo alle possibili compatibilità d'uso che alcune delle

loro parti principali possono presentare in funzione delle strategie di trasformazione previste,

è quello su cui maggiormente insistono i relativi piani di recupero. Dobbiamo sottolineare che

il patrimonio industriale degli zuccherifici è portatore anche di altri valori, oltre a quello

architettonico, e che la loro valorizzazione è ugualmente importante al fine di conservare e

mantenere viva la memoria storica di questi complessi industriali. Gli zuccherifici hanno,

innanzitutto, un valore paesaggistico; considerate le loro dimensioni e la loro localizzazione

nel territorio agrario, al margine dei centri urbani, con collegamenti alla rete viaria, ferroviaria

o idraulica ancora leggibili, rappresentano infatti una parte integrante del paesaggio, illustrano

l'evoluzione della società e degli insediamenti umani nel corso della storia, contribuendo alla

formazione dell'identità geografica e culturale del territorio. Anche i valori ambientali

dell'insediamento industriale costituiscono elementi preziosi da valorizzare; in molti casi, nel

corso degli anni successivi alla dismissione degli stabilimenti, in corrispondenza delle grandi

vasche di raccolta e di lavaggio delle barbabietole o di decantazione delle acque, si formano

spontaneamente rifugi per diverse specie vegetali e animali, delle vere proprie osasi naturali

che, come nel caso dello zuccherificio di Ceggia, costituiscono elementi importanti in vista

del recupero dell'area. La conservazione della memoria di questi complessi industriali passa,

infine, attraverso i loro valori storici e culturali, concretizzabili, ad esempio, attraverso la

predisposizione di centri documentari, posti all'interno degli edifici recuperati a nuove

funzioni, oppure attraverso specifici percorsi, tramite i quali ricostruire le precedenti tipologie

costruttive e il ciclo produttivo che le determinava, oltre ad una conoscenza delle attuali

tecnologie di produzione; una sorta di excursus tra passato e presente della produzione

saccarifera. In tal modo gli zuccherifici dismessi possono diventare la sede ideale per itinerari

culturali alternativi a quelli più tradizionali e, considerando i valori ambientali, di cui si è

detto precedentemente, rappresentare poli di attrazione turistica; inoltre, grazie alla

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promozione di visite guidate ed attività di studio, possono rappresentare punti di riferimento

per il mondo scolastico. Nel caso specifico dello Zuccherificio di Cecina, il progetto di

recupero prevederebbe la realizzazione, al piano seminterrato dell'edificio principale, di uno

spazio espositivo, museale, relativo alla storia della fabbrica. Questo aspetto è molto

importante per mantenere viva la memoria storica, oltre ad essere una preziosa occasione di

apprendimento per il futuro, soprattutto considerata la poliedricità di questa attività

industriale. In virtù della sua importanza, quale elemento principale di continuità con il

passato, il museo, anziché essere progettato nel seminterrato, dovrebbe avere una maggiore e

una migliore visibilità ed essere così più facilmente accessibile al pubblico. Gli zuccherifici

sono dotati di impianti produttivi assai complessi e di notevoli dimensioni che, in seguito alla

chiusura degli stabilimenti, considerato anche lo stato di degrado, devono essere

necessariamente smantellati, e possono essere ricordati e resi visibili soltanto attraverso

disegni e fotografie. In alcuni casi, il piano di recupero prevede il mantenimento di singoli

macchinari o di porzioni di essi; un esempio ce lo fornisce ancora una volta lo Zuccherificio

di Cecina, per il quale sarebbe prevista la conservazione, sia della facciata principale della

caldaia Tosi e la sua ricollocazione come una stele nel verde pubblico, sia dell'ex vasca di

raccolta delle polpe, da riutilizzare quale sede per attività florovivaistiche. C'è da augurarsi

che almeno questo venga realizzato, in modo che questi congegni possano dare nel tempo il

senso di un complesso processo produttivo e di una lunga storia professionale ed umana.

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Categoria 11, classe II, fascicolo n. 2.

Categoria 11, classe II, fascicolo n. 3.

Categoria 15, classe VIII, fascicolo n. 1.

ARCHIVIO COMUNALE DI MONTEPULCIANO

Atti Carteggio 1930, categoria 11, classe 2, fascicolo 8.

Deliberazioni giunta dal 6 Agosto 1899 al 29 Settembre 1899.

Deliberazioni giunta dal 12 Gennaio 1899 al 31 Dicembre 1899.

Protocollo delle deliberazioni della giunta comunale dal 4 Giugno 1923 al 22 Dicembre 1924.

ARCHIVIO DELLA CAMERA DI COMMERCIO DI LIVORNO

Fondo Camera di Commercio ed Arti del Regno (1862-1910), serie Commercio, sottoserie Commercio estero, fascicolo 39.

ARCHIVIO DELLA CAMERA DI COMMERCIO DI VENEZIA

Registro ditte, fascicolo n. 23650, intestato a Zuccherifici Nazionali S.A.

Fonti a stampa

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Presso la Biblioteca Comunale Vallesiana di Castelfiorentino, materiale non inventariato:

Calendario di Castelfiorentino 2004, Contributo del dr. A. Casoli, fotografie di A.

D'Ambrosio, realizzato grazie al contributo economico della ditta Lorenzo Ciapetti e Figli, Stampa Federighi Colorgrafiche.

Franceschini R., Gradi S., Parnis D., “Lo Zuccherificio di Granaiolo (Castelfiorentino).

Indicazioni per il restauro e la riutilizzazione di un edificio di archeologia industriale in Toscana”, Università degli studi di Firenze, Facoltà di Architettura, Istituto di Storia dell'architettura e del restauro, A.A 1981-1982, Tesi di Laurea non pubblicata.

Norme per la costituzione e il funzionamento della Cassa di Soccorso fra gli operai della fabbrica zuccheri di Granaiolo, Castelfiorentino, Tipografia Giovannelli e Carpitelli, 1902.

Nucci F., Granaiolo, l'amara storia di uno zuccherificio. A Castelfiorentino la San Galgano della protoindustria toscana, in Microstoria, anno VII, n. 40, Marzo-Aprile 2005.

“La Martinella” del 8 Aprile 1899, del 27 Maggio 1899, del 3 Giugno 1899, del 14 Dicembre 1902.

“La Nazione” Empoli, del 29 Giugno 1971, del 22 Agosto 2005, del 10 Ottobre 2007.

“L'Eco della Valdelsa” del Gennaio-Febbario 1971, del Maggio 1971, del Agosto 1971.

“Il Tirreno” Empoli, del 7 Ottobre 2007.

Società di Mutuo Soccorso fra gli operai fissi dello zuccherificio di Granaiolo, Tipografia Giovannelli e Carpitelli, 1909.

Statuto Società anonima di cooperazione di Granaiolo, esemplare mutilo di dati editoriali.

Ringrazio il personale della Biblioteca Comunale Vallesiana di Castelfiorentino per la

costante collaborazione nel reperimento e nella consultazione del materiale, in particolare la

referente della biblioteca Laura Galgani.

(21)

Presso Istituzione Biblioteca Città di Arezzo

“La Nazione” Arezzo, del 31 Ottobre 1961, del 7 e 11 Agosto 1962, del 8, 14, 18 e 23 Settembre 1962.

Presso la Biblioteca Comunale di Ceggia, Rassegna stampa dello Zuccherificio, in particolare:

“Il Gazzettino”, del 9 Dicembre 2004, del 22 Ottobre 2005, del 5 Novembre 2006, del 22 Febbraio 2007.

“La Nuova Venezia”, del 9 Dicembre 2004, del 24 Ottobre 2005, del 5 Novembre 2006, del 24 Febbraio 2007.

“L'Azione” del 19 Dicembre 2004.

Presso il Museo della Bonifica della città di San Donà di Piave (Ve)

Itinerario sezione bonifica:

I. Lagune e paludi di Altino, Jesolo, Eraclea, Caorle, nel medioevo Ia. Il territorio del Basso Piave e la bonificare

II. Sistemazione idrologica del territorio nei secoli XVI, XVII, XVIII. I Consorzi di scolo III. Le prime bonifiche private a prosciugamento meccanico

IV. I primi consorzi di bonifica nel Basso Piave (1900-1916). Le opere distrutte dalla guerra nel 1917-1918

VI. La provvista dell'acqua potabile in bonifica

VII. La bonifica integrale. Congresso nazionale A.S San Donà di Piave nel Marzo 1922 VIII. La bonifica agraria nel Basso Piave prosciugato

IX. Opere pubbliche di bonifica realizzate nel Basso Piave IXa. Opere pubbliche di bonifica realizzate nel Basso Piave

X. Opere pubbliche di bonifica e odierno assetto idraulico del territorio XI. Le bonifiche sandonatesi e la sicurezza idraulica

XIa. Le bonifiche sandonatesi e la sicurezza idraulica

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937Tutti i siti internet sono stati visitati per l'ultima volta in data 1 Aprile 2014.

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Deputato=1d4270

Rassegna stampa relativa allo Zuccherificio di Ceggia, a cura degli amici dello Zuccherificio, disponibile all'indirizzo: http://www.zuccherificioceggia.it/stampa.html

Rassegna stampa relativa all'ex Zuccherificio di Cecina, “Il Tirreno” cronaca di Cecina e Rosignano, disponibile all'indirizzo: http://ricerca.gelocal.it/iltirreno?

query=zuccherificio+cecina&view=web_locali.il+Tirreno Nello specifico i seguenti articoli:

“Nell’ex zuccherificio 250 case” del 25 Ottobre 2007,

“Ex Zuccherificio, vendite a rilento Costruiti i primi 45 appartamenti: acquistati solo 18” del 22 Marzo 2009.

“Quella ciminiera di via Ginori” del 31 Dicembre 2010.

“Cinquanta nuovi posti auto nell'ex Zuccherificio” dell'11 Maggio 2011.

“Ex zuccherificio, il restauro si è arenato” del 14 Aprile 2013.

“La Aulo Cecina: ecco chi sono gli investitori” del 14 Aprile 2013.

“Restauro fermo all’ex zuccherificio” del 17 Aprile 2013.

“Lo Zuccherificio ? «Ripensiamolo»” del 9 Novembre 2013.

Repubblica Serenissima, Magistratura Senatoria Semplicemente Serrata, disponibile all'indirizzo: http://www.veneziamuseo.it/REPUBBLICA/mar_sen_ss_probin.htm

Riqualificazione urbanistica, edilizia e ambientale dell'ex Zuccherificio Eridania a Ceggia (Ve), disponibile all'indirizzo: http://www.secirealestate.it/nqcontent.cfm?a_id=720.

Saccarifera.com, disponibile all'indirizzo: http://www.saccarifera.com/index.php?key_page=0

Servadei S., Riduzione del contingente comunitario di zucchero per l'Italia (4-10373) (risposta annunciata nella seduta del 16/11/1970, pag. 5744), in interrogazioni con risposta scritta, disponibile all'indirizzo: http://legislature.camera.it/chiosco.asp?cp=1&position=V

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Deputato=1d5460

Sito ufficiale Eridania Sadam, disponibile all'indirizzo:

http://www.eridaniasadam.it/nqcontent.cfm?a_id=1107

Sito web Zuccherificio del Molise, disponibile all'indirizzo:

http://www.zuccherificiodelmolise.it/intro.html

Termoli - my blog, “Lo zuccherificio del Molise avvia la produzione”, articolo pubblicato il 10 Luglio 2013, disponibile all'indirizzo: http://termoli.myblog.it/2013/07/10/lo-zuccherificio- del-molise-avvia-la-produzione-5501553/

Raccolte private

Raccolta privata di Dino Giacomel (a cui vanno i miei più sentiti ringraziamenti per il materiale prestato e per la costante assistenza)

Rappresentanze sindacali unitarie zuccherificio di Ceggia, Cronistoria della lotta per la salvaguardia dello zuccherificio.

Zucchero amaro, articolo di A. Laggia, in “Famiglia Cristiana”, anno LXXI – N. 9 – 4 Marzo 2001.

Giacomel. D., Guida semplificata della produzione dello zucchero.

Raccolta privata di Livio Giacomini (a cui vanno i miei più sentiti ringraziamenti per il materiale prestato e per l' assidua collaborazione)

Archivio zuccherificio di Ceggia: anno 1957-1990, anno 1991-1999, anno 2000, anno Gennaio- Marzo 2001, anno Aprile-Maggio 2001, anno Giugno 2001-Giugno 2002, anno Luglio 2002.

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Raccolta privata di Irene Franzin

Accordo Sacofin - Comune di Ceggia , documento votato in Consiglio Comunale di Ceggia il 27/06/2003.

Bovo F., Santiglia M., Zanin F., Trasformazioni nel paesaggio agrario e industriale di una terra di confine. Progetto di educazione ambienatle per Ceggia. “Ceggia terra al limite tra il dolce e il salso”.

Ceggia, tra il salso e il dolce. Progetto per un nuovo centro di educazione ambientale, anno 2004.

Centro Internazionale Civiltà dell'acqua, rassegna stampa: “La Nuova Venezia” del 9 Dicembre 2004, “Il Gazzettino” del 9 Dicembre 2004.

Civiltà dell'acqua. Progetto di promozione e conoscenza del territorio e all'educazione ambientale. La bonifica agraria e il sito post-industriale dello Zuccherificio di Ceggia.

Elementi di riqualificazione ambientale nella pianura tra il Piave e il Livenza, anno 2004.

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Civiltà dell'acqua. Progetto di promozione e conoscenza del territorio e all'educazione ambientale. Il centro di educazione ambientale di Ceggia nell'area dell'ex zuccherificio, III parte – anno 2006.

Civiltà dell'acqua. La vasca dell'ex zuccherificio come elemento per la valorizzazione ambientale e culturale del territorio di Ceggia. Progetto di riqualificazione e promozione del territorio ciliense, anno 2007, III fase.

Comunicato stampa. Mostra fotografica e documentario sull'ex zuccherificio di Ceggia, anno 2004.

Documentazione varia relativa alle vasche dell'ex zuccherificio di Ceggia.

La Bonifica privata.

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Lo Zuccherificio di Ceggia

Organizzazione politico-amministrativa della terraferma nei sec. XVI e XVII Società anonima zuccherifici nazionali. Stabilimento di Ceggia.

Storia di Ceggia, anno 2005.

Testi presentazione “Ceggia, terra al limite tra il dolce e il salso”, anno 2005.

Testo del documentario “la macchina sopita”, anno 2005 Zuccherificio: Quale futuro?, anno 2003.

Fonti visive

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Documentazione fotografica relativa allo Zuccherificio di Castelfiorentino, realizzata da Francesca Secchi ad Agosto 2011.

Documentazione fotografica relativa allo Zuccherificio di Castelfiorentino, ad opera di Sandro

Zuffanelli, anno 2011, disponibile all'indirizzo:

http://www.fotocommunity.it/pc/pc/display/23651676

Documentazione fotografica relativa allo Zuccherificio di Cecina, realizzata da Tommaso Del

Rio nel 2002.

(27)

Documentazione fotografica relativa allo Zuccherificio di Cecina, realizzata da Francesca Secchi ad Agosto 2005, ad Ottobre 2006 e a Marzo 2014.

Documentazione fotografica relativa allo Zuccherificio di Ceggia, anno 2009, ad opera di

Marcello Modica. Disponibile all'indirizzo: http://www.st-

al.com/archive/z_ceggia/scheda.htm

Documentazione fotografica relativa allo Zuccherificio di Ceggia, realizzata da Francesca Secchi a Marzo 2013 e a Novembre 2013.

DVD foto storiche zuccherificio di Ceggia, anno 1929/1930.

“La macchina sopita”, Film documentario, mediometraggio (32'), di Irene Franzin, anno 2004.

Lavoratori e agricoltori uniti per la salvaguardia dello zuccherificio di Ceggia e della bieticoltura Veneto-Friulana, DVD a cura di: Amici dello zuccherificio di Ceggia.

L'odore dello zucchero. Storia di una fabbrica, di un territorio e delle sue genti, un film di Nic Pinton, Produzione: MB Srl (Multimedia & Broadcast) Venezia, anno 2005.

Fonti orali

In allegato i file delle registrazioni audio delle seguenti interviste:

Intervista a Pietro Bianco del 24 Maggio 2013 a Ceggia.

Intervista a Osvaldo Bragato del 24 Maggio 2013 a Ceggia.

Intervista a Giacomo Corder del 24 Maggio 2013 a Ceggia.

(28)

Intervista a Dino Giacomel del 4 Marzo e del 23 Maggio 2013 a Ceggia.

Intervista a Maurizio Lari del 29 Marzo 2011 a Castelfiorentino.

Intervista a Sergio Mazzini del 9 Marzo 2011 a Castelfiorentino.

Intervista a Carlo Bulichelli del 28 Giugno 2011 a Cecina.

Ringrazio vivamente tutti loro per la disponibilità

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Riferimenti

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