Conclusioni
L'analisi della storia dell'industria saccarifera italiana dimostra come questo settore sia stato
sin dal suo esordio (alla fine del XIX secolo) e, fino ai giorni nostri, fortemente legato alle
vicende dei maggiori gruppi finanziari del paese. L'industria dello zucchero, infatti, nasce
come attività di raffinazione ad opera di industriali ed imprenditori genovesi, prevalentemente
armatori e personaggi dediti all'attività bancaria. Il suo sviluppo è inizialmente indipendente
dalla produzione bieticola nazionale, la cui espansione inizia soltanto durante i primi anni del
XX secolo, in coincidenza con l'opera di bonifica idraulica, soprattutto nell'aera della pianura
padano-veneta. Un altro aspetto molto importante, che emerge fin dalle origini, e che
caratterizzerà questo settore per un lungo periodo, è il rapporto assai stretto che si instaura tra
le imprese saccarifere e lo Stato e che ha come conseguenza l'altissima protezione doganale
che viene assicurata alle attività di produzione e raffinazione. Se da un lato la politica fiscale
dello Stato, orientata verso un forte regime protezionistico, assicura il consolidamento del
settore, garantendo ai produttori nazionali il controllo del mercato interno, al riparo della
concorrenza estera; dall'altro, fa si che non siano stimolate la ricerca e l’innovazione, sia a
livello della produzione agricola, che del processo di lavorazione industriale. Questo ha
determinato i notevoli ritardi registrati dall'Italia rispetto ad altri paesi europei, il cui settore
bieticolo-saccarifero è molto più progredito, perché favorito da condizioni naturali più idonee
alla coltivazione della barbabietola; il divario con i paesi del nord Europa è avvertibile, sia dal
punto di vista del progresso tecnologico e del miglioramento della produttività industriale, sia
nella meccanizzazione delle operazioni colturali e nelle rese in zucchero, assai inferiori. Un
momento di svolta, decisivo per la storia dell'industria saccarifera italiana è il 1957, quando,
con l'istituzione della Comunità Economica Europea, i paesi aderenti, tra cui l'Italia, sono
obbligati a rivedere le proprie politiche economiche, in vista di una progressiva integrazione
dei mercati. Anche il settore saccarifero è costretto a modificare alcune delle caratteristiche
che lo hanno contraddistinto sin dal suo decollo, in particolare la stretta corrispondenza di
interessi tra lo Stato e gli industriali, che ha consentito alle società saccarifere di godere ampi
privilegi e poter operare in un regime di monopolio. Possiamo dire che con l'ingresso in
Europa, per il settore saccarifero italiano finisce l'epoca della protezione statale; l'istituzione
dell'Organizzazione Comune di Mercato (OCM) dello zucchero costringe, per la prima volta, i
produttori a dover fronteggiare la concorrenza degli altri paesi europei. Se prima è mancato lo
stimolo verso la ricerca e l'innovazione, ora questo stimolo diventa una priorità assoluta: gli industriali saccariferi italiani, costretti a migliorare i livelli di produttività, a contenere i costi di trasformazione industriale e i prezzi al consumo, in vista del confronto con gli altri paesi europei, sono impegnati, d'ora in poi, in un programma di ristrutturazione tecnologica dei propri impianti produttivi. Uno dei principi fondamentali su cui si basa l'OCM è il controllo della produzione interna, attraverso l'introduzione di un regime di quote, assegnate ad ogni singolo stato membro, che a sua volta le ripartisce tra le diverse imprese saccarifere nazionali.
Il contingentamento dello zucchero comporta di fatto una distribuzione delle quote che tende a promuovere la produzione dei paesi considerati storicamente più vocati al settore, ragion per cui risulta assai penalizzante per l'Italia. A fronte di un'esigua quota di produzione assegnata al paese, le società saccarifere sono indotte a concentrare la produzione negli stabilimenti nuovi e più moderni, ed a chiudere, di conseguenza, quelli più piccoli e più arretrati tecnologicamente, per i quali un'operazione di ammodernamento sarebbe troppo dispendiosa.
È esattamente in seguito a tale processo di concentrazione produttiva, originato dalla distribuzione delle quote di produzione, che gli zuccherifici di Granaiolo, Ceggia e Cecina, qui oggetto di studio, come molti altri in Italia interrompono la loro attività. Dopo il fallimento di svariati tentavi per ottenere un aumento della quota produttiva le Società, proprietarie di tali stabilimenti, preferiscono trasferire le quote negli impianti più moderni e con maggiori potenzialità produttive. Il sistema delle quote di produzione, introdotto con l'Organizzazione Comune di Mercato, dopo aver mutato radicalmente l'assetto del settore bieticolo-saccrifero, lo caratterizzerà per quasi quattro decenni, fino all'avvento della nuova riforma OCM del 2006
936. La spinta verso una progressiva liberalizzazione dei mercati agricoli, sull'onda del generale indirizzo verso la globalizzazione dei mercati, sancita dalla nascita dell'Organizzazione Mondiale del Commercio, ha portato l'Unione Europea a decidere per una riforma del settore saccarifero. L'obiettivo principale di tale riforma è rendere il settore più competitivo, in grado di reggere la concorrenza internazionale; obiettivo raggiungibile attraverso una politica di disincentivazione della produzione saccarifera e di riduzione progressiva del livello di sostegno accordato al settore. Il provvedimento dell'Unione Europea comporta l'avvio di processi di selezione e ridistribuzione della produzione, che favoriscono ancora una volta i Paesi più vocati al settore e, al loro interno, i gruppi aziendali più efficienti; mentre mettono in grosse difficoltà gli operatori più marginali,
936In merito alla riforma OCM 2006, vedi A. Zezza, op. cit.,
tra cui l'Italia, per i quali si prospetta l'uscita dalla produzione e la conseguente ulteriore dismissione di numerosi impianti. L'introduzione del regime delle quote, nel 1968, nonostante avesse determinato un processo di concentrazione produttiva e una riduzione progressiva del numero di zuccherifici, garantiva comunque una certa stabilità produttiva e consentiva alla Commissione Europea di poter adottare una serie di misure straordinarie per fronteggiare eventuali situazioni critiche. La riforma OCM del 2006, invece, e la conseguente parziale liberalizzazione dei mercati, ha esposto quello europeo ad una variabilità dei prezzi che non si era mai verificata prima. Tale riforma è da considerarsi soltanto come un primo passo verso una maggiore, se non totale, liberalizzazione della produzione e degli scambi in questo settore. L'ipotesi di una possibile abolizione delle quote produttive, così come proposto dalla Commissione europea nel 2011, in vista della riforma della Politica Agricola Comune (PAC) 2014-2020, risulterebbe assai nociva, poiché renderebbe ancora più incerta la produzione e acuirebbe ulteriormente il problema dell'instabilità dei prezzi, sopratutto per un paese come l'Italia, storicamente e strutturalmente caratterizzata da una scarsa competitività in confronto ai paesi nord europei. Se la nuova riforma venisse approvata e con essa l'azzeramento delle quote, dal 2016, la totale liberalizzazione del mercato dello zucchero porrebbe fine alla pluriennale politica di contenimento dell'offerta e all'abolizione di tutte le forme di restrizione della produzione, e destabilizzerebbe il settore bieticolo-saccarifero nazionale a causa del divario di competitività con la bieticoltura del nord Europa. La sopravvivenza dell'industria saccarifera nazionale è quindi strettamente legata al prolungamento dell'esistenza delle quote di produzione, per le quali i bieticoltori e gli industriali saccariferi chiedono a gran voce il mantenimento almeno fino al 2020, così da avere il tempo necessario per rafforzare il livello di competitività internazionale. Ad oggi, comunque, è difficile poter affermare se l’industria saccarifera italiana sarà in grado di sostenere la propria modernizzazione per affrontare la difficile sfida del mercato mondiale, caratterizzato da un'elevata competizione e fluttuazione, causate dal venir meno del classico regime protezionistico.
Le vicissitudini dei tre zuccherifici, qui oggetto di studio, sono esemplari della parabola
storica del settore saccarifero italiano e racchiudono le storie di molte altre fabbriche di
zucchero del nostro paese, legate tra loro dallo stesso amaro destino. Attività industriali che
nel corso di lunghi decenni sono state soggette a frequenti passaggi di proprietà; vittime di
ripetute minacce di chiusura; oggetto di forti contrasti tra bieticoltori e industriali; interessate
da programmi e provvedimenti dello Stato; ma soprattutto sono state il cuore pulsante di
intere comunità, che intorno a queste fabbriche hanno costruito con sacrificio e dedizione una loro specifica identità collettiva. Quello degli zuccherifici può essere considerato a tutti gli effetti uno dei più imponenti processi di dismissione industriale avvenuti del nostro paese.
Troppo spesso la conseguenza di tale processo è la dissoluzione di un consistente patrimonio culturale, composto da edifici, impianti produttivi, archivi e saperi tecnologici; un patrimonio che può essere ancora percepito attraverso la presenza sul territorio dei complessi industriali abbandonati e non ancora alterati da programmi di trasformazione urbanistica, oppure, grazie all'esistenza di fonti visive, archivistiche e di fonti orali, legate queste ultime alla memoria dei luoghi, delle tecnologie impiegate e dei cicli produttivi e trasmesse da tecnici e maestranze che hanno lavorato negli stessi stabilimenti.
Gli zuccherifici dismessi, per il loro particolare valore di testimonianza di storiche modalità
produttive e di condizioni di vita ad esse legate, costituiscono un patrimonio industriale da
intendere quale patrimonio storico-archeologico, quindi degno di essere salvaguardato
attraverso il recupero, il restauro e il riuso. L'opera di riqualificazione urbana, di cui queste
aree sono oggetto, può essere un'occasione preziosa per riacquistare porzioni importanti di
città e riprogettarle all'interno del tessuto urbano contemporaneo. I processi di trasformazione,
come nel caso dei tre zuccherifici oggetto di studio del presente lavoro, sono generalmente
affidati all'urbanistica cosiddetta negoziata e ai suoi strumenti di piano. La pubblica
amministrazione, attraverso la negoziazione delle norme del piano urbanistico (atti e
convenzioni) con i soggetti privati interessati alla trasformazione dei complessi industriali
dismessi, garantisce la tutela e la conservazione delle parti più significative degli edifici
esistenti, acquisendoli ad uso pubblico, insieme ad una cospicua parte delle loro aree di
pertinenza e senza l'esborso di risorse finanziarie. Le operazioni di riconversione richiedono
spesso tempi lunghissimi di attuazione, che portano ad un inevitabile degrado delle strutture,
condannate ad una lenta e irreversibile rovina. Questo è il caso degli zuccherifici di
Castelfiorentino e Ceggia, chiusi rispettivamente nel 1971 e nel 2001, per i quali sono stati
proposti dei progetti di recupero che però, fino ad ora, non hanno avuto nessuna attuazione; in
particolare la fabbrica di Castelfiorentino che, abbandonata a se stessa da oltre quarant'anni,
rischia di scomparire dal volto del territorio. Nei programmi di ristrutturazione urbanistica e
riqualificazione urbana delle aree industriali dismesse, il restauro degli edifici storici del
complesso industriale è subordinato, assai di frequente, alla realizzazione, da parte
dell'iniziativa privata, di una nuova edilizia residenziale; a Cecina, ad esempio, il recupero
dell'ex area industriale è ad un punto morto; a distanza di 7 anni dall'inizio dei lavori è stata
realizzata, in parte, soltanto una delle tre unità abitative previste, mentre il recupero del corpo
di fabbrica principale non è neppure iniziato, come se le regole del mercato edilizio
prevalessero su tutti gli altri valori. I modelli di intervento proposti per gli zuccherifici di
Castelfiorentino, Ceggia e Cecina, che prevedono il mantenimento ed il recupero
architettonico delle strutture storiche e di una parte degli spazi preesistenti, si attuano, infatti,
attraverso la realizzazione di una nuova edilizia, che va a saturare gli spazi vuoti presenti
attorno agli ex edifici industriali, creando così una sovrapposizione che modifica
sensibilmente l'idea di ciò che precedentemente era presente nell'area industriale. Il valore
architettonico di questi zuccherifici, relativo alle possibili compatibilità d'uso che alcune delle
loro parti principali possono presentare in funzione delle strategie di trasformazione previste,
è quello su cui maggiormente insistono i relativi piani di recupero. Dobbiamo sottolineare che
il patrimonio industriale degli zuccherifici è portatore anche di altri valori, oltre a quello
architettonico, e che la loro valorizzazione è ugualmente importante al fine di conservare e
mantenere viva la memoria storica di questi complessi industriali. Gli zuccherifici hanno,
innanzitutto, un valore paesaggistico; considerate le loro dimensioni e la loro localizzazione
nel territorio agrario, al margine dei centri urbani, con collegamenti alla rete viaria, ferroviaria
o idraulica ancora leggibili, rappresentano infatti una parte integrante del paesaggio, illustrano
l'evoluzione della società e degli insediamenti umani nel corso della storia, contribuendo alla
formazione dell'identità geografica e culturale del territorio. Anche i valori ambientali
dell'insediamento industriale costituiscono elementi preziosi da valorizzare; in molti casi, nel
corso degli anni successivi alla dismissione degli stabilimenti, in corrispondenza delle grandi
vasche di raccolta e di lavaggio delle barbabietole o di decantazione delle acque, si formano
spontaneamente rifugi per diverse specie vegetali e animali, delle vere proprie osasi naturali
che, come nel caso dello zuccherificio di Ceggia, costituiscono elementi importanti in vista
del recupero dell'area. La conservazione della memoria di questi complessi industriali passa,
infine, attraverso i loro valori storici e culturali, concretizzabili, ad esempio, attraverso la
predisposizione di centri documentari, posti all'interno degli edifici recuperati a nuove
funzioni, oppure attraverso specifici percorsi, tramite i quali ricostruire le precedenti tipologie
costruttive e il ciclo produttivo che le determinava, oltre ad una conoscenza delle attuali
tecnologie di produzione; una sorta di excursus tra passato e presente della produzione
saccarifera. In tal modo gli zuccherifici dismessi possono diventare la sede ideale per itinerari
culturali alternativi a quelli più tradizionali e, considerando i valori ambientali, di cui si è
detto precedentemente, rappresentare poli di attrazione turistica; inoltre, grazie alla
promozione di visite guidate ed attività di studio, possono rappresentare punti di riferimento
per il mondo scolastico. Nel caso specifico dello Zuccherificio di Cecina, il progetto di
recupero prevederebbe la realizzazione, al piano seminterrato dell'edificio principale, di uno
spazio espositivo, museale, relativo alla storia della fabbrica. Questo aspetto è molto
importante per mantenere viva la memoria storica, oltre ad essere una preziosa occasione di
apprendimento per il futuro, soprattutto considerata la poliedricità di questa attività
industriale. In virtù della sua importanza, quale elemento principale di continuità con il
passato, il museo, anziché essere progettato nel seminterrato, dovrebbe avere una maggiore e
una migliore visibilità ed essere così più facilmente accessibile al pubblico. Gli zuccherifici
sono dotati di impianti produttivi assai complessi e di notevoli dimensioni che, in seguito alla
chiusura degli stabilimenti, considerato anche lo stato di degrado, devono essere
necessariamente smantellati, e possono essere ricordati e resi visibili soltanto attraverso
disegni e fotografie. In alcuni casi, il piano di recupero prevede il mantenimento di singoli
macchinari o di porzioni di essi; un esempio ce lo fornisce ancora una volta lo Zuccherificio
di Cecina, per il quale sarebbe prevista la conservazione, sia della facciata principale della
caldaia Tosi e la sua ricollocazione come una stele nel verde pubblico, sia dell'ex vasca di
raccolta delle polpe, da riutilizzare quale sede per attività florovivaistiche. C'è da augurarsi
che almeno questo venga realizzato, in modo che questi congegni possano dare nel tempo il
senso di un complesso processo produttivo e di una lunga storia professionale ed umana.
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Fonti d'archivio
ARCHIVIO COMUNALE DI CASTELFIORENTINO
Categoria 11, classe II, fascicolo n. 2.
Categoria 11, classe II, fascicolo n. 3.
Categoria 15, classe VIII, fascicolo n. 1.
ARCHIVIO COMUNALE DI MONTEPULCIANO
Atti Carteggio 1930, categoria 11, classe 2, fascicolo 8.
Deliberazioni giunta dal 6 Agosto 1899 al 29 Settembre 1899.
Deliberazioni giunta dal 12 Gennaio 1899 al 31 Dicembre 1899.
Protocollo delle deliberazioni della giunta comunale dal 4 Giugno 1923 al 22 Dicembre 1924.
ARCHIVIO DELLA CAMERA DI COMMERCIO DI LIVORNO
Fondo Camera di Commercio ed Arti del Regno (1862-1910), serie Commercio, sottoserie Commercio estero, fascicolo 39.
ARCHIVIO DELLA CAMERA DI COMMERCIO DI VENEZIA
Registro ditte, fascicolo n. 23650, intestato a Zuccherifici Nazionali S.A.
Fonti a stampa
Architetti Francalanci B., Lari M., Padula G., (a cura di), Proposta di Progetto di recupero
Ex- Zuccherificio. Gentilmente fornita dall'architetto Padula G.
Architetti Francalanci B., Lari M., Padula G., (a cura di), Cartografia realizzata sulla base di estratti di mappa e visure catastali. Gentilmente concessa dall'architetto Padula. G.
Presso la Biblioteca Comunale Vallesiana di Castelfiorentino, materiale non inventariato:
Calendario di Castelfiorentino 2004, Contributo del dr. A. Casoli, fotografie di A.
D'Ambrosio, realizzato grazie al contributo economico della ditta Lorenzo Ciapetti e Figli, Stampa Federighi Colorgrafiche.
Franceschini R., Gradi S., Parnis D., “Lo Zuccherificio di Granaiolo (Castelfiorentino).
Indicazioni per il restauro e la riutilizzazione di un edificio di archeologia industriale in Toscana”, Università degli studi di Firenze, Facoltà di Architettura, Istituto di Storia dell'architettura e del restauro, A.A 1981-1982, Tesi di Laurea non pubblicata.
Norme per la costituzione e il funzionamento della Cassa di Soccorso fra gli operai della fabbrica zuccheri di Granaiolo, Castelfiorentino, Tipografia Giovannelli e Carpitelli, 1902.
Nucci F., Granaiolo, l'amara storia di uno zuccherificio. A Castelfiorentino la San Galgano della protoindustria toscana, in Microstoria, anno VII, n. 40, Marzo-Aprile 2005.
“La Martinella” del 8 Aprile 1899, del 27 Maggio 1899, del 3 Giugno 1899, del 14 Dicembre 1902.
“La Nazione” Empoli, del 29 Giugno 1971, del 22 Agosto 2005, del 10 Ottobre 2007.
“L'Eco della Valdelsa” del Gennaio-Febbario 1971, del Maggio 1971, del Agosto 1971.
“Il Tirreno” Empoli, del 7 Ottobre 2007.
Società di Mutuo Soccorso fra gli operai fissi dello zuccherificio di Granaiolo, Tipografia Giovannelli e Carpitelli, 1909.
Statuto Società anonima di cooperazione di Granaiolo, esemplare mutilo di dati editoriali.
Ringrazio il personale della Biblioteca Comunale Vallesiana di Castelfiorentino per la
costante collaborazione nel reperimento e nella consultazione del materiale, in particolare la
referente della biblioteca Laura Galgani.
Presso Istituzione Biblioteca Città di Arezzo
“La Nazione” Arezzo, del 31 Ottobre 1961, del 7 e 11 Agosto 1962, del 8, 14, 18 e 23 Settembre 1962.
Presso la Biblioteca Comunale di Ceggia, Rassegna stampa dello Zuccherificio, in particolare:
“Il Gazzettino”, del 9 Dicembre 2004, del 22 Ottobre 2005, del 5 Novembre 2006, del 22 Febbraio 2007.
“La Nuova Venezia”, del 9 Dicembre 2004, del 24 Ottobre 2005, del 5 Novembre 2006, del 24 Febbraio 2007.
“L'Azione” del 19 Dicembre 2004.
Presso il Museo della Bonifica della città di San Donà di Piave (Ve)
Itinerario sezione bonifica:
I. Lagune e paludi di Altino, Jesolo, Eraclea, Caorle, nel medioevo Ia. Il territorio del Basso Piave e la bonificare
II. Sistemazione idrologica del territorio nei secoli XVI, XVII, XVIII. I Consorzi di scolo III. Le prime bonifiche private a prosciugamento meccanico
IV. I primi consorzi di bonifica nel Basso Piave (1900-1916). Le opere distrutte dalla guerra nel 1917-1918
VI. La provvista dell'acqua potabile in bonifica
VII. La bonifica integrale. Congresso nazionale A.S San Donà di Piave nel Marzo 1922 VIII. La bonifica agraria nel Basso Piave prosciugato
IX. Opere pubbliche di bonifica realizzate nel Basso Piave IXa. Opere pubbliche di bonifica realizzate nel Basso Piave
X. Opere pubbliche di bonifica e odierno assetto idraulico del territorio XI. Le bonifiche sandonatesi e la sicurezza idraulica
XIa. Le bonifiche sandonatesi e la sicurezza idraulica
Fonti dal web
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http://www.anb.it/wp-content/uploads/2013/10/20131009104647702.pdf
“Campagna saccarifera Coprob, rispettate le previsioni”, pubblicato il 21 Ottobre 2013, disponibile all'indirizzo: http://agronotizie.imagelinenetwork.com/agricoltura-economia- politica/2013/10/21/campagna-saccarifera-coprob-rispettate-le-previsioni/35121
Comunicato stampa riforma della Pac e zucchero, del 21 Giugno 2013, disponibile all'indirizzo: http://www.demetra-codivabri.it/public/bachecanews/1209/2106zucchero.pdf
Documentazione fotografica relativa allo Zuccherificio di Ceggia, anno 2009, ad opera di Marcello Modica, disponibile all'indirizzo: http://www.st-al.com/archive/z_ceggia/scheda.htm
Documento preliminare, Piano di assetto del territorio Comune di Ceggia (adottato con D.G.C. n.94 del 04 Dicembre 2007, approvato con D.G.C n. 78 del 12 Agosto 2008), disponibile all'indirizzo: http://www.confindustria.venezia.it/nordestimpresa
%5CGuideSchede.nsf/weblink/310c1?OpenDocument.
“Ex zuccherificio tre anni d'attesa”, articolo del 8 Luglio 2013, disponile all'indirizzo:
http://www.portogruaro.net/news/scheda.php?categoria=13&news=35533.
Frascarelli A., “PAC 2014-2020: Luce verde alla relazione Dess”, 8 Giugno 2011, disponibile all'indirizzo: http://www.agricoltura24.com/pac-2014-2020-luce-verde-alla-relazione- dess/0,1254,54_ART_3105,00.html
Il quotidiano del Molise online, “Zuccherificio domani stop alla produzione. Incertezza sul nuovo bando”, articolo pubblicato il 5 Settembre 2013, disponibile all'indirizzo:
http://www.quotidianomolise.com/zuccherificio-domani-stop-alla-produzione-incertezza-sul- nuovo-bando
/Lamenza G., Veri R., Caniato L., La manutenzione quale strumento per l'eccellenza delle prestazioni industriali nel gruppo COPROB, Assago (MI), 18 Giugno 2013, disponibile all'indirizzo: http://www.festo-didactic.com/ov3/media/customers/1100/9_coprob.pdf
Monforte G., Ex zuccherificio, la Regione approva il piano di recupero, “La Nuova Venezia “
937Tutti i siti internet sono stati visitati per l'ultima volta in data 1 Aprile 2014.