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ASSEMBLEA ORDINARIA STRAORDINARIA DEI SOCI

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Academic year: 2022

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(1)

ASSEMBLEA ORDINARIA STRAORDINARIA

DEI SOCI

27 MAGGIO 2015

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Relazione Tecnica

relativa all’attività 2014

(2)

INDICE

ORGANIZZAZIONE DELLA DOMANDA DI RICERCA E SPERIMENTAZIONE 3

Sistema Gestione Qualità 4

Organigramma Responsabili di Settore e di Area 12

ANALISI DEI SETTORI DI COMPETENZA 13

Settore frutticolo 13

Settore orticolo 39

Settore sementiero 67

Settore colture estensive e Agroenergie 83

Settore vitivinicolo e olivo-oleicolo 108

RACCOLTA E VALUTAZIONE DELLE ESIGENZE DI RICERCA E SPERIMENTAZIONE 137

Disciplinari di produzione integrata 137

Attività del Servizio “Progetti e sviluppo” 146

PRIORITÀ DI RICERCA E SPERIMENTAZIONE 149

Settore frutticolo 149

Settore orticolo 155

Settore sementiero 158

Settore colture estensive e Agroenergie 160

Settori vitivinicolo e olivo-oleicolo 162

Settore economico 166

STATO DI AVANZAMENTO DEI PROGETTI DI RICERCA SPERIMENTAZIONE 168

PROGETTI FINANZIATI NELL’AMBITO DELLA L.R.28/98 169

Settore frutticolo 169

Settore orticolo-sementiero 178

Settore colture estensive e Agroenergie 192

Settore vitivinicolo e olivo-oleicolo 196

Progetti intersettoriali 208

PROGETTI REALIZZATI NELL’AMBITO DI CAPITOLI FINANZIARI DIVERSI DALLA L.R. 28/98 216

GESTIONE DELLE NOVITÀ VEGETALI 230

LE NOVITÀVEGETALI 231

ATTVITA’ DIVULGAZIONE COMUNICAZIONE 239

ATTIVITÀ DI DIVULGAZIONE 240

(3)

3

ORGANIZZAZIONE DELLA DOMANDA DI

RICERCA E

SPERIMENTAZIONE

(4)

Sistema Gestione Qualità

Sistema Gestione Qualità

Dal 2002 il Sistema Qualità CRPV è certificato in base alla norma UNI EN ISO 9001:2008 per il seguente campo applicativo:

- organizzazione della domanda di ricerca a favore dei soci e di terzi nella filiera agroalimentare;

- organizzazione e gestione dei programmi di ricerca, sperimentazione e realizzazione delle iniziative nell’ambito delle filiere delle produzioni vegetali e divulgazione dei risultati;

- valorizzazione e protezione delle novità vegetali”.

Scopo dichiarato della norma ISO 9001 è di raggiungere i propri obiettivi e soddisfare i

“clienti” mediante un sistema efficace e che sa migliorarsi. La logica della norma indica la necessità di capire che cosa vogliono i clienti, fissare i propri obiettivi, stabilire con quali processi raggiungerli, padroneggiare e migliorare tali processi. Si tratta di termini rilevanti per i vertici di ogni organizzazione che divengono il motore del sistema di gestione per la qualità. La soddisfazione dei clienti, la bontà degli obiettivi, l’efficacia dei processi costituiscono i punti essenziali del Sistema Qualità, la cui vera finalità è aiutare l’azienda nell’ottenere i propri obiettivi.

Politica della qualità

L'obiettivo principale del CRPV è quello di garantire la soddisfazione della base sociale e del cliente attraverso la fornitura di servizi ideati sulle loro esigenze ed aspettative: la base sociale, il cliente e il rispetto dei requisiti richiesti sono posti al centro degli interessi e delle risorse dedicate dall'azienda. Per conseguire tale obiettivo, la Direzione ha delineato la propria politica che si basa sui seguenti punti fondamentali:

- rinforzare l'immagine dell'Azienda e dei prodotti/servizi (potenziamento del sito crpv.it);

- definire i profili/ruoli e le competenze assegnate al personale responsabile dell'esecuzione delle attività (evoluzione mansionario);

- coinvolgere in maniera "attiva" tutto il personale, sia nel mantenimento che nel miglioramento dei servizi offerti (programma di formazione/addestramento permanente);

- migliorare sistematicamente i processi/attività aziendali e le infrastrutture aziendali (adeguamento hardware e software e potenziamento sistemi in rete -internet, intranet, extranet);

- monitorare e misurare costantemente i risultati conseguiti (censimento periodico soddisfazione clienti/fornitori);

- mettere a disposizione risorse congrue per il perseguimento del miglioramento continuativo (%

del Volume della produzione annua);

- individuare ipotesi progettuali e fonti di finanziamento al fine di sviluppare la ricerca competitiva privata /base sociale e non solo;

- in risposta ai nuovi scenari comunitari, attivarsi per la partecipazione a reti di ricerca per favorire la partecipazione delle imprese socie a programmi europei di ricerca e innovazione.

Valutazione del grado di soddisfazione clienti (base sociale)

Nel corso del 2014 si è potuto valutare il grado di soddisfazione dei clienti della base sociale attraverso l’analisi della commesse da parte dei soci (es. progetto MASPes da New Plant e Pempa-Corer e progetto NSure da OI Pera), o sul riconoscimento della validità dei progetti realizzati nell’ambito di alcuni bandi (es. Consorzio dei Vini Reggiani per il progetto Valutazione attitudine alla vendemmia meccanica del vitigno Lambrusco, Distretto del Pomodoro per il progetto Concimazione azotata del pomodoro da industria, Consorzio della patata italiana di

(5)

Assemblea Ordinaria dei Soci – Relazione

qualità per il progetto Sperimentazione a supporto della pataticoltura regionale). Altre valutazioni del grado di soddisfazione hanno riguardato la realizzazione di attività svolte in altre regioni: Mis.

124 del PSR Regione Lazio (progetti da imprese diverse) e Mis. 124 del PSR Regione Puglia (progetti in collaborazione con Apofruit). L’analisi non ha evidenziato particolari elementi di insoddisfazione da parte dei committenti dei singoli progetti.

Visite ispettive a fornitori e Aree interne CRPV

Scopo delle visite ispettive è di garantire che i processi aziendali certificati siano conformi alle attività/servizi svolti dai fornitori (unità operative e liberi professionisti). Al fine di ottimizzare la risorsa tempo, molti settori hanno preferito l’organizzazione di comitati di progetto allo scopo di verificare lo stato di avanzamento delle attività e l’emergere di eventuali criticità.

Altre verifiche sono state svolte contestualmente alla presentazione dei risultati di prove realizzate presso aziende sperimentali.

Nelle tabelle che seguono sono riportate in dettaglio le verifiche effettuate nell’ambito dei vari settori/aree dai responsabili di progetto e quelle svolte dal responsabile gestione qualità nei confronti dei settori/aree stesse.

Verifiche esterne su Unità Operative coinvolte nei progetti di Ricerca e Sperimentazione Tipo Grandi

colture

Vitivinicola e olivo oleicola

Orticola e

colture da seme Frutticola Produzione

Integrata Totale Comitati di

progetto 6 3 3 12 7 31

Visite guidate 7 6 14 2 4 33

Mostre

pomologiche - 3 2 6 - 11

Verifiche prove 3 3 8 11 - 25

Totale 16 15 27 31 11 100

Verifiche interne Settori/Aree CRPV

SETTORE/AREA 20/11/14 27/11/14 02/12/14 16/12/2014

Settore Grandi colture

Settori Vitivinicolo e olivo oleicolo

Settore Frutticolo

Settore Orticolo e colture da seme

Area Produzione Integrata

Area progetti e sviluppo

Area Diffusione

Area Novità Vegetali

Sulla base delle verifiche esterne sono state individuate alcune criticità (ambientali e/o fitosanitarie) che hanno reso impossibile svolgere le attività progettuali previste (es.

Caratterizzazione tecnologica e qualitativa del vigneto trebbiano, causa attacco di peronospora;

SAT Ortofrutta e Vite, causa mancata insorgenza dell’avversità target; Difesa e sostenibilità, causa insorgenza didimella nel melone). Tali condizioni hanno determinato la richiesta di proroga nel caso del progetto sul vitigno trebbiano e di varianti tecniche per gli altri due progetti sulla difesa.

Nel settore delle Novità Vegetali si registra un comportamento ormai consolidato da parte di gran parte dei concessionari nel non rispettare, nonostante le ripetute sollecitazioni, l’invio della documentazione contrattuale (mappe e coordinate geografiche vivai). In considerazione anche del tempo richiesto per l’invio dei solleciti da parte del Responsabile del settore, si propone di attivare un’azione correttiva che prenda in considerazione interventi più persuasivi nei confronti dei concessionari inadempienti.

(6)

Processi aziendali e loro indicatori

Nella figura che segue è riportato lo schema che rappresenta i processi aziendali e le loro interazioni. In particolare sono formalizzati quattro macro-processi relativamente alle attività che impattano sull’analisi dei requisiti espressi dalla Base Sociale e/o richiesti dal cliente, dei requisiti cogenti e sulle modalità di realizzazione del prodotto-servizio:

- PA-01 Organizzazione della domanda di R&S e realizzazione delle iniziative;

- PA-02 Organizzazione della domanda di Divulgazione e realizzazione delle iniziative;

- PA-03 Valorizzazione Novità Vegetali;

- PA-04 Organizzazione R&S e divulgazione e realizzazione di iniziative su specifiche da ente committente.

Tali processi sono in continuo monitorati tramite una serie di indicatori qualitativi (definiti

“indicatori di processo”); nelle tabelle che seguono si riportano quelli rilevati nel 2014 per i vari processi certificati del CRPV.

1) Organizzazione della domanda di ricerca e sperimentazione e realizzazione delle iniziative Organizzazione della domanda di ricerca e sperimentazione (LR 28/98)

INDICATORE SISTEMA DI

CALCOLO

PIANO STRALCIO 2014

OBIETTIVI PIANO STRALCIO 2015

n. proposte presentate numerico 12 16

n. proposte idonee numerico 12 16

n. proposte finanziate numerico 12 15

quota modifica sul budget richiesto % - 22,43 15%

quota di partecipazione ai CT % 33

quota di cofinanziamento % su budget richiesto 10 30

budget nuovi progetti

budget poliennali (già ammessi) budget complessivo 2014

Numerico

867.567 1.100.636 2.246.480

750.000

(7)

Assemblea Ordinaria dei Soci – Relazione

Realizzazione delle iniziative di Ricerca e Sperimentazione Settore Frutticolo

INDICATORE SISTEMA DI CALCOLO Valore per

Anno 2014 Obiettivi Anno 2015

n. richieste di modifiche progetto Numerico 0 0

quota modifiche sul budget approvato % di perdita sul budget

approvazione 0 0

mesi di proroghe richieste Numerico 0 0

distribuzione attività progettuali sul territorio regionale

% di presenza nelle singole

province (ER = 100) 70 70

quota raggiungimento risultati % risultati ottenuti sul totale

previsto 100 100

Settore Orticolo e colture da seme

INDICATORE SISTEMA DI CALCOLO Valore per

Anno 2014 Obiettivi Anno 2015

n. richieste di modifiche progetto Numerico 0 0

quota modifiche sul budget approvato % di perdita sul budget

approvazione 0 0

mesi di proroghe richieste Numerico 1,2 0

distribuzione attività progettuali sul territorio regionale

% di presenza nelle singole

province (ER = 100) 46 70

quota raggiungimento risultati % risultati ottenuti sul totale

previsto 100 100

Settore Grandi colture e agroenergia

INDICATORE SISTEMA DI CALCOLO Valore per

Anno 2014 Obiettivi Anno 2015

n. richieste di modifiche progetto Numerico 0 0

quota modifiche sul budget approvato

% di perdita sul budget

approvazione 20 21

mesi di proroghe richieste Numerico 0 0

distribuzione attività

progettuali sul territorio regionale

% di presenza nelle singole

province (ER = 100) 55 60

quota raggiungimento risultati % risultati ottenuti sul totale

previsto 50 50

Settore Vitivinivolo e olivo-oleicolo

INDICATORE SISTEMA DI CALCOLO Valore per

Anno 2014 Obiettivi Anno 2015

n. richieste di modifiche progetto Numerico 1 0

quota modifiche sul budget approvato

% di perdita sul budget

approvazione 0 0

(8)

mesi di proroghe richieste Numerico 6 0 distribuzione attività

progettuali sul territorio regionale

% di presenza nelle singole

province (ER = 100) 75 75

quota raggiungimento risultati % risultati ottenuti sul totale

previsto 100 100

Area Produzione integrata

INDICATORE SISTEMA DI CALCOLO Valore per

Anno 2014 Obiettivi Anno 2015 n. richieste di modifiche

progetto Numerico 0 1

quota modifiche sul budget approvato

% di perdita sul budget

approvazione 0 0

mesi di proroghe richieste Numerico 0 0

distribuzione attività sul territorio regionale

% di presenza nelle singole

province (ER = 100) 75 75

quota raggiungimento risultati % risultati ottenuti sul

totale previsto 100 100

2) Organizzazione domanda di divulgazione e realizzazione iniziative

INDICATORI SISTEMA DI CALCOLO Anno 2014 Obiettivi

Anno 2015 n. iniziative di comunicazione

diretta Numerico 120 90

n. articoli tecnici Numerico 45 40

n. monografie Numerico 2 1

n. pagine pubblicate Numerico 350 330

n. trasmissioni televisive Numerico 15 da 15’ 10

n. presenze iniziative divulgative Numerico 6.000 4.500

n. richieste di modifiche iniziative Numerico 12 0

quota modifiche sul budget approvato

% di perdita sul budget

approvato 0 0

mesi di proroga richieste Numerico 3 0

quota realizzazione iniziative divulgative autogestite

% realizzato sul totale

preventivato 0,3 0,3

distribuzione attività divulgative sul territorio regionale

% di presenza nelle singole province (ER = 100)

Emilia: 53,1 PC: 5,3 PR: 9,7 RE: 4,4 MO: 10,6 BO: 14,2 FE: 8,9 Romagna: 46,9 RA: 22,1 FC: 20, 4 RN: 4,4

n.d.

(9)

Assemblea Ordinaria dei Soci – Relazione

3) Valorizzazione novità vegetali

INDICATORI SISTEMA DI CALCOLO Anno 2014 Obiettivi Anno 2015

n. piante moltiplicate per

singola varietà e/o semi numerico

Arboree: 517.800 Fragola:

10.152.707 Orticole: 419

Si ipotizza un incremento di piante vendute

importo incassato per singola varietà e

budget complessivo

valore

X singole varietà cfr prospetto 323.224,00

Si ipotizza un

incremento degli introiti

n. adesioni Numerico 313 313

N. protezioni realizzate Numerico 2 2

4) Realizzazione iniziative su richieste clienti

Mis 124 Puglia: Apofruit – BiodiverSO;

Apofruit – Regerfrup

SISTEMA DI

CALCOLO Anno 2014 Obiettivi Anno 2015

1. n. di richieste evase

(sperimentazione, monitoraggio, divulgazione

1. numerico 2 2

2. budget realizzato 2. % sul fatturato

totale 16,5 83,5

3. distribuzione geografica aziende committenti ER

3. % per singole province (ER

= 100) e su extra ER

100 Pu 100 Pu

4. scostamenti rispetto del contratto 4. economico 100 Puglia 100 Pu

ASTRA – Ortofrutta e vite SISTEMA DI CALCOLO

Valore per

Anno 2014 Obiettivi Anno 2015

n. richieste di modifiche progetto Numerico 1 0

quota modifiche sul budget approvato % di perdita sul

budget approvazione 0 0

mesi di proroghe richieste Numerico 0 0

distribuzione attività progettuali sul territorio regionale

% di presenza nelle singole province (ER = 100)

67% 67%

quota raggiungimento risultati % risultati ottenuti

sul totale previsto 100 100

INDICATORI SISTEMA DI CALCOLO Anno 2014 Obiettivi Anno 2015

1. n. di richieste evase

(sperimentazione, monitoraggio,

divulgazione) numerico 2 6

2. budget realizzato % sul fatturato totale 100% 100%

3. distribuzione geografica aziende

committenti ER % per singole province (ER

= 100) e su extra ER

1 provincia Regione Lazio (Latina), 1 provincia ER (Ravenna)

1 provincia Regione Lazio (Latina)

4. scostamenti rispetto del contratto economico 0 0

(10)

Analisi dei fornitori

L’elenco fornitori 2014 si compone di 222 nominativi articolati come indicato nella tabella che segue. Al fine di rendere più fruibile l’Elenco Fornitori entro il mese di maggio si farà un’analisi degli scambi economici tra CRPV e Fornitori negli anni 2012, 2013 e 2014; saranno cancellati i nominativi di coloro che non hanno avuto rapporti economici in almeno uno degli anni considerati. Le loro schede saranno archiviate in una cartella denominata Fornitori sospesi. In caso di loro riutilizzo, dovrà esser seguita la medesima procedura impiegata per i nuovi fornitori.

Tabella categoria fornitori

Qualificati 177

Fornitori di servizio 94

Ricercatori e Sperimentatori 48

Fornitori di materiali 35

Qualificati con riserva 4

Fornitori di servizio 1

Ricercatori e Sperimentatori 2

Fornitori di materiali 1

Esclusivi 41

INDICATORI SISTEMA DI CALCOLO Anno 2014 OBIETTIVI ANNO

2015

Incidenza n.c. verso funzioni aziendali

Incidenza reclami (da base sociale e clienti) *

Numerico o economico

Numerico ed economico

30

0

Ridurre del 50%

* Non risultano presenti alcun reclamo e/o segnalazioni di disservizi da parte dei “clienti”

Il numero di non conformità registrate a carico dei fornitori è relativamente limitata; in particolare sono registrate:

2 NC nei confronti di Unità operative (ASTRA – Innovazione e sviluppo),

1 NC nei confronti di tutti i Concessionari convenzionati con CRPV (Novità Varietà Vegetali)

Il numero di non conformità interne, rilevate nelle visite ispettive, sono 4 riferite al Sistema Qualità, 1 al Settore Orticolo, 1 al Settore Frutticolo, 1 al settore Progettazione e 3 all’Area Divulgazione. Alcune delle non conformità rilevate sono derivate da una interpretazione soggettiva del bando in riferimento alla ammissibilità delle spese operative. In tutti i settori, comunque, risulta evidente una sofferenza derivante dalla difficoltà di pianificazione dei lavori anche, seppur non sempre, causati da una ripetitività di apertura bandi lungo il corso dell’anno, spesso in periodi agronomici rilevanti per la verifica delle prove. Sono state rilevate inoltre un certo numero d’osservazioni: 2 Filiera Grandi colture, 2 Area Difesa, 3 Settore Frutticolo, 2 Settore orticolo, 1 Area Divulgazione, 3 Filiera Vitivinicola e Oleicola.

Le non conformità registrate presso le UO Partner nei progetti sperimentali, riguardavano sostanzialmente problemi organizzativi e di struttura. Considerando che le NC non hanno determinato perdite economiche dirette, ma un maggior aggravio nei confronti del personale

(11)

Assemblea Ordinaria dei Soci – Relazione

CRPV si propone di accettare la classificazione sopra indicata, raccomandando tuttavia una maggior attenzione da parte di tutti i soggetti operanti nel CRPV ad osservare le procedure concernenti il rapporto con i fornitori.

(12)

Organigramma Responsabili di Settore e di Area

(13)

ANALISI DEI SETTORI DI COMPETENZA

SETTORE FRUTTICOLO

Situazione mondiale

L’analisi delle principali specie di frutta fresca coltivate in climi temperati (esclusi agrumi e uva da tavola) (tab. 1) evidenzia nel 2013 una leggera crescita rispetto all’anno precedente (2012) in termini di superfice totale (+2,5%) cui corrisponde un più marcato incremento produttivo (+4,5%). In termini di tonnellate prodotte i maggiori aumenti si riscontrano nell’actinidia (+13,8%), nel susino (+7,7%) e nella fragola (+6,1%). Incrementi di poco inferiori alla media riguardano il melo (+4,3%), l’albicocco (+3,9%), il pero (nashi compreso) (+3,7%) e il pesco (nettarine comprese) (+3,4). L’unica crescita poco significativa riguarda il ciliegio che fa registrare un incremento dell’1,6%.

Tab.1- Area investita e produzione delle principali specie frutticole coltivate in climi temperati (escluso agrumi e uva da tavola) nel Mondo (fonte: FAO)

Specie 2011 2012 2013

Area (ha) Prod (ton) Area (ha) Prod (ton) Area (ha) Prod (ton) Melo 4.982.974 76.053.680 5.170.143 77.488.543 5.217.601 80.822.521 Albicocco 495.177 3.687.105 488.355 3.957.392 504.319 4.111.076 Ciliegio 394.580 2.135.198 402.211 2.258.001 405.129 2.294.455 Actinidia 196.405 2.792.773 209.534 2.865.173 243.879 3.261.474 Pesco e nettarine 1.543.748 21.011.482 1.530.852 20.933.673 1.538.174 21.638.953 Pero e nashi 1.672.163 24.035.659 1.756.410 24.311.085 1.766.984 25.203.754 Susino 2.486.959 10.996.946 2.495.766 10.708.07 2.660.799 11.528.337 Fragola 333.621 6.758.581 339.451 7.294.536 361.662 7.739.622 TOTALE 12.105.627 147.471.424 12.392.722 149.816.610 12.698.547 156.600.192

Nel considerare l’andamento degli investimenti delle singole specie si rileva che la superficie coltivata a melo nel mondo è in fase di continua espansione. L’offerta è andata costantemente aumentando negli ultimi anni fino a raggiungere gli oltre 80,8 milioni di tonnellate (ottenute su una superficie di oltre 5,2 milioni di ettari) del 2013. Il continente asiatico (in particolare la Cina) è al primo posto con quasi 51,8 milioni di tonnellate, pari al 64% della produzione mondiale (tab. 2); da rilevare che a livello varietale quasi 3/4 dell’offerta cinese è rappresentata dalla cultivar Fuji. Forti investimenti a melo si riscontrano anche in Europa con oltre 15,9 milioni di tonnellate che corrispondono al 20% della produzione globale. Seguita dal Nord America (in particolare Stati Uniti) dove si producono quasi 4,5 milioni di tonnellate pari al 6%

della produzione mondiale.

La produzione di pere (nashi compreso) da diversi anni cresce con un tasso del 2-3% e oggi ammonta a circa 25,2 milioni di tonnellate, conseguite su una superficie di oltre 1,7 milioni di ettari. Il fenomeno va attribuito alla forte crescita delle produzioni asiatiche (soprattutto cinesi) che rappresentano il 77% dell’offerta mondiale (circa 19,5 milioni di tonnellate). Da tenere, tuttavia, in debito conto che lo standard varietale di questi paesi si basa su tipologie di tipo asiatico (nashi) e quindi non direttamente concorrenti con le produzioni europee. Quest’ultime costituiscono 12% della produzione globale (circa 3 milioni di tonnellate), mentre un altro 4% (un milione di tonnellate) proviene dal continente sudamericano. Interessante è l’offerta di pere

(14)

provenienti dall’Argentina e dal Cile, in gran parte destinata all’esportazione contro-stagione verso l’Europa.

In crescita anche la produzione di pesche e nettarine, aumentata negli ultimi anni fino a raggiungere nel 2013 oltre 21,6 milioni di tonnellate, ottenute su una superficie coltivata di oltre 1,5 milioni di ettari (in lieve calo rispetto al 2011). Questa situazione sembra anch’essa addebitabile in modo particolare al continente asiatico, che produce da solo oltre 14,4 milioni di tonnellate di pesche e nettarine, pari al 67% dell’offerta mondiale. La produzione europea è invece in calo ed è passata da 4,3 milioni di tonnellate del 2011 (20% del totale) a quasi 4 milioni di tonnellate del 2013 (18% del totale). In leggero calo anche le produzioni del Nord America, queste ultime concentrate in gran parte negli sati della California e Florida, superate da quelle del continente sudamericano (Cile, Brasile, Argentina e Uruguay) che nel 2013 ha prodotto oltre un milione di tonnellate, pari al 5% della produzione mondiale di pesche e nettarine.

Tab. 2 - Il ranking dei continenti più produttivi: produzione e percentuale sulla produzione mondiale nel 2013 (fonte: FAO)

Area ton % Area ton %

MELO ALBICOCCO

1° Asia 51.795.857 64% 1° Asia 2.463.865 60%

2° Europa 15.958.484 20% 2° Europa 886.617 22%

3° Nord America 4.463.609 6% 3° Africa 651.588 16%

ACTINIDIA CILIEGIO

1° Asia 1.884.230 58% 1° Asia 995.450 43%

2° Europa 708.741 22% 2° Europa 841.338 37%

3° Oceania 385.337 12% 3° Nord America 312.680 14%

PESCO E NETTARINE PERO E NASHI

1° Asia 14.416.441 67% 1° Asia 19.452.003 77%

2° Europa 3.993.234 18% 2° Europa 3.006.895 12%

3° Sud America 1.066.763 5% 3° Sud America 1.025.974 4%

SUSINO FRAGOLA

1° Asia 7.436.089 65% 1° Asia 3.845.553 50%

2° Europa 2.935.223 25% 2° Europa 1.484.987 19%

3° Sud America 496.455 4% 3° Nord America 1.379.817 18%

Sempre stando ai dati forniti dalla FAO, nel mondo si producono oltre 4,1 milioni di tonnellate di albicocche su una superficie di circa 0,5 milioni di ettari. Il bacino di maggiore concentrazione produttiva è quello Mediterraneo: il principale paese produttore è la Turchia dove si raccolgono mediamente oltre 0,5 milioni di tonnellate, seguito da Iran e Pakistan. Questo fa si che l’intero continente asiatico, con oltre 2,4 milioni di tonnellate prodotte, contribuisca per il 60%

alla produzione mondiale di albicocche. I paesi di rilevanza importante in Europa, dove nel complesso si produce il 22% dell’offerta globale (oltre 0,8 milioni di tonnellate), sono l’Italia, la Grecia, la Spagna e la Francia. Produzioni interessanti, dell’ordine di 100-150 mila tonnellate, si registrano anche in altri paesi nordafricani e medio-orientali (Algeria, Marocco, Siria, Egitto), mentre l’intero continente africano, con oltre 0,6 milioni di tonnellate prodotte, contribuisce per il 16% all’offerta mondiale di albicocche.

Con oltre 2,6 milioni di ettari investiti e una produzione di circa 11,5 milioni di tonnellate, il susino (sia europeo che cino-giapponese) è coltivato in diverse parti del mondo. L’offerta è cresciuta

(15)

nell’ultimo decennio soprattutto nel continente asiatico, che ha segnato un fortissimo incremento produttivo balzando al primo posto nella classifica delle aree di maggiore produzione con oltre 7,4 milioni di tonnellate, pari al 65% dell’intero raccolto mondiale (circa il 50% proviene dalla Cina).

Seguono l’Europa (in ripresa del 4%) con il 25% della produzione globale (circa 2,9 milioni di tonnellate (in massima parte di tipo susino europeo) e il Sud America (4%) dove gran parte dei quasi 0,5 milioni di tonnellate prodotte provengono dal Cile e dall’Argentina.

Il ciliegio nel mondo fa registrare una lenta ma costante crescita: in termini di superficie è passato nel periodo 2011-2013 da circa 390 mila a oltre 405 mila ettari. Meno costante il trend produttivo, passato da 2,1 a quasi 2,3 milioni di tonnellate, segno che questa coltura risente ancora fortemente della sensibilità alle condizioni atmosferiche. Il ciliegio è diffuso in diversi areali, tuttavia la maggiore concentrazione si può osservare in Asia (Medio Oriente) dove si raccoglie il 43% della produzione mondiale (quasi un milione di tonnellate), in Europa (37% e oltre 0,8 milioni di tonnellate) e in Nord America (14% e circa 0,3 milioni di tonnellate). Tra i principali paesi produttori figurano la Turchia e l’Iran, con circa 0,3-0,4 milioni di tonnellate l’anno prodotte ciascuno, gli Stati Uniti e il Canada. Nell’Emisfero Sud va segnalata l’importanza del Cile, che produce annualmente circa 35 mila tonnellate di ciliegie, in parte destinata all’esportazione contro stagione in Europa.

La produzione di actinidia nel mondo ammonta a oltre 3,2 milioni di tonnellate, ottenute su una superficie di circa 243 mila ettari. In Europa è concentrato il 22% dell’offerta mondiale e l’Italia, con oltre 483 mila tonnellate prodotte nel 2013, può vantare l’assoluto primato produttivo per questa coltura. La Nuova Zelanda, con una produzione leggermente inferiore, di cui il 90%

esportata, è il primo paese produttore dell’Emisfero Sud. Interessante la produzione sudamericana (soprattutto cilena), in crescita negli ultimi anni e anch’essa quasi tutta esportata, soprattutto verso l’Europa. Da segnalare l’enorme produzione asiatica (oltre 1,8 milioni di tonnellate pari al 58%

della produzione mondiale di kiwi), sulla cui vera entità si fatica ancora oggi a disporre di dati attendibili. Si tratta in massima parte di varietà locali (es. Qin-mei, Miliang, Jinkui, Chuanmi) e standard qualitativi lontani dai parametri richiesti dai mercati internazionali.

La coltivazione di fragola nel mondo è in lenta ma progressiva crescita passando nel periodo 2011-2013 da oltre 333 a oltre 361 mila ettari, cui corrisponde una produzione anch’essa in crescita e oggi intorno a 7,7 milioni di tonnellate. Il continente asiatico è il principale produttore con oltre 3,8 milioni di tonnellate (50% della produzione mondiale), seguito dall’Europa (quasi 1,5 milioni di tonnellate e 19% del totale) e a ruota dal Nord America con oltre 1,3 milioni di tonnellate pari al 18% dell’offerta globale. I principali paesi produttori europei sono la Spagna, la Polonia, l’Italia e la Germania. Si segnalano forti incrementi produttivi anche in altri paesi del Mediterraneo, come l’Egitto e il Marocco; mentre nel continente asiatico sono la Corea del Sud e il Giappone i paesi maggiori produttori di fragole.

Situazione europea

La coltivazione di frutta fresca (esclusi agrumi e uva da tavola) in Europa nel biennio 2012-2013 è cresciuta in media del 7,7% in termini di superficie (attestandosi su oltre 2,6 milioni di ettari) e del 10% in termini di tonnellate prodotte (queste ultime ammontano a circa 29,8 milioni) (tab. 3), in netta controtendenza rispetto al biennio precedente. Gli incrementi produttivi hanno riguardato soprattutto il susino (28,9%), il pero (+22,3%) e il ciliegio (+14,6%), mentre aumenti leggermente inferiori alla media si sono registrati nella fragola (+9%) e nell’actinidia (+8,7%), e in misura minore nel melo (+6,8%) e nel pesco (nettarine comprese) (+4,8%). In termini di superficie investita cresce soprattutto il susino (+31,9%), seguito a distanza dall’actinidia (+7,3%), dalla fragola (+6,4%), dal pero (+5,3%), dal pesco (+2%) e infine dal melo (+1,3%). In controtendenza il ciliegio (-2,1%) e l’albicocco (-0,8%).

In base ai dati del 2013, il melo occupa in Europa una superficie di oltre un milione di ettari, capaci di una produzione di quasi 16 milioni di tonnellate. Primo paese produttore è la Polonia con oltre 3 milioni di tonnellate (20% della produzione europea), seguita dall’Italia con circa 2,2 milioni di tonnellate (14%) e dalla Francia (oltre 1,7 milioni di tonnellate e 11%) (tab. 4).

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Le varietà più diffuse nelle aree del Centro-Sud Europa sono Golden Delicious e Granny Smith (Golden, in particolare, rappresenta da sola 1/3 del totale delle mele prodotte nella vecchia Europa). Forti aumenti di volumi si registrano per le varietà dei gruppi Gala, Fuji e Pink Lady®.

In flessione, invece, l’offerta per Red Delicious e per le varietà più diffuse nei Paesi centro- settentrionali (Elstar e Jonagold). Nei nuovi Paesi membri, l’assetto varietale si mantiene alquanto eterogeneo (Golden Delicious e Idared sono le varietà principali).

Tab. 3 - Area investita e produzione delle principali specie frutticole in Europa (fonte: FAO)

Specie 2011 2012 2013

Area (ha) Prod (ton) Area (ha) Prod (ton) Area (ha) Prod (ton) Melo 1.042.682 15.204.042 1.035.479 14.939.019 1.048.766 15.958.484 Albicocco 106.316 922.966 101.652 865.411 100.886 886.618 Ciliegio 193.328 854.143 190.567 733.854 186.613 841.338

Actinidia 38.515 693.770 38.750 652.171 41.584 708.741

Pesco e nettarine 284.150 4.324.183 266.304 3.808.630 271.685 3.993.234 Pero 193.738 3.338.619 177.488 2.458.221 186.885 3.006.895 Susino 524.522 2.748.368 477.807 2.277.071 630.213 2.935.223 Fragola 154.420 1.372.550 152.501 1.362.327 162.315 1.484.987 TOTALE 2.537.671 29.458.640 2.440.548 27.096.702 2.628.946 29.815.519 Tab. 4 - Il ranking dei paesi più produttivi, produzione e percentuale nel 2013 (fonte: dati FAO)

Area ton % Area ton %

MELO ALBICOCCO

1° Polonia 3.085.074 19% 1° Italia 198.290 22%

2° Italia 2.216.963 14% 2° Francia 133.646 15%

3° Francia 1.737.482 11% 3° Spagna 131.800 15%

ACTINIDIA CILIEGIO

1° Italia 447.560 63% 1° Italia 131.175 15%

2° Grecia 162.800 23% 2° Spagna 97.200 11%

3° Francia 55.999 8% 3° Ucraina 81.200 10%

PESCO E NETTARINE PERO

1° Italia 1.401.795 35% 1° Italia 743.029 24%

2° Spagna 1.329.800 33% 2° Spagna 425.700 14%

3° Grecia 666.200 17% 3° Olanda 327.000 11%

SUSINO* FRAGOLA

1° Serbia 738.278 25% 1° Spagna 312.500 19%

2° Romania 512.459 17% 2° Polonia 192.647 12%

3° Bosnia Herzegovina 226.898 8% 3° Russia 188.000 12%

*Italia al 4° posto *Italia al 12° posto

L’offerta europea di pere è salita nel 2013 a 3 milioni di tonnellate. Da sola la produzione italiana (743 mila tonnellate) rappresenta il 24 % dell’offerta europea, mentre una quota rilevante è ripartita tra Spagna (14% pari a circa 425 mila tonnellate) e Belgio-Olanda (11% e 327 mila tonnellate). In Portogallo gli investimenti sono stabili, ma il considerevole incremento delle rese medie ha portato l’offerta di questo Paese (circa 170 mila tonnellate) su livelli rilevanti nel

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prevalgono le produzioni più precoci, e soprattutto quelle della cultivar locale denominata Blanquilla (equivalente dell’italiana Spadona estiva), ma crescono anche le produzioni di Conference. Quest’ultima rappresenta la principale varietà coltivata in Belgio-Olanda. In declino o stabili quasi ovunque altre importanti cultivar come Kaiser e Decana, mentre stentano ad affermarsi pienamente nuove varietà, eccetto qualche cultivar a maturazione estiva (es. Carmen).

Rispetto all’offerta mondiale, nell’ultimo decennio il peso della produzione europea di pesche e nettarine si è progressivamente ridimensionato. Oggi (dati 2013) tale offerta ammonta a quasi 4 milioni di tonnellate, ottenuta su una superficie di oltre 271 mila ettari in gran parte concentrata nei paesi del bacino Mediterraneo (Italia, Spagna, Grecia e Sud della Francia). L’Italia è il principale produttore europeo e mantiene la quota di mercato maggiore (35%) grazie a un’offerta di circa 1,4 milioni di tonnellate. Questo primato è tuttavia interessato dal continuo incremento dell’offerta proveniente dalla Spagna che, con oltre 1,3 milioni di tonnellate rappresenta il 33% dell’offerta di pesche e nettarine europea (da segnalare il forte incremento delle pesche platicarpe). Il Paese iberico è leader soprattutto nel periodo commerciale precoce ed extra- precoce. La produzione greca ammonta a quasi 0,7 milioni di tonnellate (17% della produzione europea). il Paese ellenico si presenta come competitore per le pesche destinate alla trasformazione industriale (percoche) di cui è leader europeo. La Francia ha visto negli ultimi anni ridimensionare fortemente gli investimenti e conseguentemente la propria potenzialità produttiva, oggi assestata su circa 300 mila tonnellate. Essa mantiene, tuttavia, una discreta competitività per quanto riguarda le pesche e nettarine a polpa bianca, caratterizzate da elevati standard gustativi.

Interessanti anche le produzioni di pesche e nettarine provenienti dai paesi della sponda sud del Mediterraneo (Egitto, Algeria, Tunisia e Israele) e dalla Turchia, che complessivamente ammontano a circa 1,3 milioni di tonnellate.

La coltivazione dell’albicocco è estesa in Europa per circa 100 mila ettari, con un potenziale produttivo di oltre 886 mila tonnellate. Principali Paesi produttori sono, nell’ordine:

Italia (quasi 200 mila tonnellate pari al 22% dell’offerta europea), Francia (134 mila mila tonnellate e 15%) e Spagna (132 mila tonnellate e 15%), tutti situati sulla sponda Nord del Mediterraneo. Da segnalare una certa competizione da parte di alcuni Paesi sulla sponda africana e asiatica del Mediterraneo (Marocco, Tunisia, Egitto e Turchia).

L’Europa produce quasi 3 milioni di tonnellate di susine (sia europee che cino-giapponesi) su una superficie di circa 630 mila ettari. La Serbia è il primo paese produttore con oltre 738 mila tonnellate, pari al 17% dell’offerta europea, seguita dalla Romania (oltre 512 mila tonnellate e 17%) e dalla Bosnia Herzegovina che produce quasi 227 mila tonnellate di susine pari all’8% della produzione europea (in gran parte si tratta di susine europee destinate alla trasformazione industriale). Altri paesi di una certa rilevanza sono l’Italia (al quarto posto), la Francia, la Spagna, la Polonia, l’Ungheria e la Germania. In Italia e Spagna è ampiamente coltivato anche il susino cino-giapponese.

Sempre in base ai dati FAO, in Europa si coltivano oltre 186 mila ettari di ciliegio (sia dolce che acido), con un potenziale produttivo di circa 840 mila tonnellate. L’Italia è il primo paese produttore, con un’offerta di oltre 131 mila tonnellate (15% del totale), seguita dalla Spagna che dopo l’entrata in produzione dei nuovi e più moderni impianti, è una realtà in forte ascesa: la produzione in questo paese ammonta ormai a quasi 100 mila tonnellate (11% del prodotto europeo). In calo l’offerta francese, superata ormai dall’Ucraina che può contare su oltre 81 mila tonnelate di ciliegie in gran parte però afferenti a varietà di tipo acido destinate all’industria di trasformazione. Importanti anche le produzioni di ciliegio dolce in Ungheria e acido in Romania, Grecia e Germania.

La produzione europea di actinidia ammonta a circa 700 mila tonnellate ed è ottenuta su una superficie di oltre 41 mila ettari. Il 63% del kiwi europeo è prodotto il Italia, che con quasi 448 mila tonnellate ottenute nel 2013 è il primo Paese produttore di kiwi nel Mondo. Il peso sempre maggiore dell’offerta italiana è dovuto a un incremento della capacità produttiva del nostro Paese avvenuto negli ultimi anni grazie anche al rinnovato interesse economico per questa coltura, nonostante la nota patologia batterica cui è interessata. Seguono, in ordine d’importanza, la Grecia

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con circa 162 mila tonnellate (23% della produzione europea) e la Francia con quasi 60 mila tonnellate prodotte (8%). Altri Paesi come Spagna e Portogallo concorrono all’offerta comunitaria con una superficie complessiva di poco inferiore ai 2 mila ettari e un’offerta di circa 20 mila tonnellate. Il loro ruolo al momento non sembra determinane per sovvertire gli equilibri commerciali internazionali, anche n considerazione del fatto che buona parte di quella produzione è destinata al mercato interno. L’assortimento varietale è essenzialmente composto dalla cultivar Hayward a polpa verde, anche se recentemente si assiste alla sempre più frequente introduzione di nuove varietà appartenenti al gruppo polpa gialla.

In Europa la coltivazione della fragola è in fase di sostanziale stagnazione anche se va detto che un leggero incremento, sia in termini di superficie coltivata che di produzione ottenuta, si è registrato nel 2013. Gli ettari coltivati sono circa 162 mila e l’offerta complessiva è assestata attorno a 1,4 milioni di tonnellate. La Spagna, con una produzione di oltre 312 mila tonnellate (19% del totale) è leader tra i Paesi produttori europei per il mercato fresco. La Polonia è il secondo paese produttore con oltre 192 mila tonnellate (in gran parte destinate all’industria di trasformazione), seguita a ruota dalla Russia dove di fragole se ne producono 188 mila tonnelate (entrambi i paesi detengono ciascuno il 18% dell’offerta europea). Di una certa rilevanza anche le superfici coltivate a fragola in Germania, Francia e Regno Unito. L’Italia (ex terzo paese produttore di fragole in Europa) è scesa nel 2013 al dodicesimo posto.

Situazione in Italia

In base ai dati ISTAT nel nostro Paese il comparto frutta fresca (escluso agrumi e uva da tavola) nel passaggio dal 2013 al 2014 presenta nel complesso una netta ripresa sia in termini di superficie coltivata (+9%) che di prodotto raccolto (+16 %) (tab. 5). Incrementi produttivi consistenti si registrano su quasi tutte le specie: susino +32%, melo +25%, actinidia +24%, pero +15% e albicocco +12%. Aumenti meno importanti si hanno per il settore delle pesche e nettarine (+2%), mentre in controtendenza risultano le produzioni di ciliegio (-18%) e fragola (-7%). Tutte le specie, a eccezione del pero (rimasto sostanzialmente stabile), hanno avuto crescite di superficie con valori compresi tra il 23% dell’actinidia e il 2% del ciliegio.

Tab. 5 - Superficie investita (ha) e produzione (ton) delle principali specie frutticole in Italia Specie

2012 2013 2014 2014-2013 (%)

Area (ha)

Prod (ton)

Area (ha)

Prod (ton)

Area (ha)

Prod (ton)

Area (ha)

Prod (ton) Actinidia 17.065 314.205 19.249 388.622 23.752 483.252 23% 24%

Albicocco 12.294 184.530 15.967 198.573 17.626 222.690 10% 12%

Ciliegio 28.276 103.584 28.467 135.302 28.969 110.763 2% -18%

Fragola 1.981 40.858 2.338 40.116 2.600 37.394 11% -7%

Pesco/nettarine 75.910 1.513.251 64.676 1.356.282 70.061 1.379.428 8% 2%

Melo 47.496 1.942.469 47.179 1.956.051 52.505 2.454.094 11% 25%

Pero 32.199 615.510 30.831 660.150 30.870 758.423 0% 15%

Susino 12.113 188.763 10.171 162.901 12.266 214.880 21% 32%

TOTALE 227.334 4.903.170 218.878 4.897.997 238.649 5.660.924 9% 16%

(Fonte dati: ISTAT, consultazione del 15-04-2015)

Passando ad analizzare le singole colture, per quanto concerne il melo, l’Italia mantiene pressoché inalterato la propria posizione leader (seconda solo alla Polonia) a livello europeo, con un potenziale produttivo di 2-2,5 milioni di tonnellate ottenute su una superficie di circa 50 mila ettari. Il Trentino-Alto Adige, con oltre 1,6 milioni di tonnellate mantiene il primato nazionale con il 66% della produzione melicola italiana. Seguono il Veneto (quasi 300 mila tonnellate e 12%

della produzione totale) e l’Emilia-Romagna (176 mila tonnellate e 7%) (tab. 6). Sul piano varietale va segnalato il forte dinamismo che sta interessando questa specie, con l’immissione sul mercato vivaistico di nuove mele derivanti da programmi di breeding soprattutto privato (molte

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di nuove varietà resistenti alla ticchiolatura dotate di frutti con caratteristiche estetiche, organolettiche e di conservabilità paragonabili alle migliori di tipo tradizionale.

Tab. 6 - Il ranking delle regioni più produttive, produzione e percentuale sulla produzione italiana nel 2014

Area Ton % Area Ton %

MELO ALBICOCCO

1° Trentino-Alto Adige 1.625.000 66% 1° Emilia-Romagna 74.480 33%

2° Veneto 296.705 12% 2° Basilicata 44.210 19%

3° Emilia-Romagna 176.242 7% 3° Campania 38.324 17%

ACTINIDIA CILIEGIO

1° Lazio 150.170 30% 1° Puglia 38.152 33%

2° Piemonte 84.401 17% 2° Campania 24.485 21%

3° Veneto 81.555 16% 3° Emilia-Romagna 16.625 14%

Emilia-Romagna al 4° posto

PESCO E NETTARINE PERO

1° Emilia-Romagna 416.489 29% 1° Emilia-Romagna 529.044 69%

2° Campania 315.716 22% 2° Veneto 82.024 11%

3° Piemonte 135.047 10% 3° Sicilia 57.460 7%

SUSINO FRAGOLA

1° Emilia-Romagna 83.941 38% 1° Emilia-Romagna 6.934 18%

2° Campania 36.914 17% 2° Veneto 6.771 17%

3° Piemonte 28.067 13% 3° Trentino-Alto Adige 5.890 15%

(Fonte dati: ISTAT, consultazione del 15-4-2015)

In Italia l’albicocco, con oltre 17 mila ettari investiti (capaci di una produzione di oltre 220 mila tonnellate), rappresenta la tipica coltivazione delle fasce collinari e pedemontane, dove trova diffusione quasi solo negli ambienti più vocati e protetti, caratterizzata da uno standard varietale in continua evoluzione: oggi prevalgono le varietà dotate di frutti a buccia sovraccolorata di rosso, di grossa pezzatura e lunga shelf life. Gli areali di coltivazione più importanti si confermano essere la l’Emilia-Romagna, la Basilicata e la Campania, dove si concentrano 2/3 della produzione nazionale di albicocche.

La coltivazione del ciliegio nel nostro paese sta vivendo una seconda giovinezza. Dopo il forte ridimensionamento avvenuto tra gli anni ’60 e ’90, da quest’ultimo periodo le produzioni sono costantemente cresciute, stabilizzandosi da una decina d’anni intorno alle 110-130 mila tonnellate, ottenute su una superficie di quasi 30 mila ettari. La Puglia con il 33% della produzione nazionale, la Campania (21%) e l’Emilia-Romagna (14%) sono le regioni dove si concentra la maggior parte della produzione cerasicola italiana. Interessante anche per questa specie l’evoluzione varietale con l’introduzione di nuove cultivar capaci di coniugare alcune qualità preferite dal consumatore (grosso calibro, colore intenso e brillante, polpa consistente e ottimo sapore) con quelle di natura agronomica come la precocità di entrata in produzione, la facilità di gestione della pianta, la costanza produttiva, l’uniformità di maturazione e la tolleranza allo spacco da pioggia (cracking).

Con oltre 480 mila tonnellate prodotte, l’Italia è il primo paese produttore di actinidia al mondo. Dopo un trend in crescita, anche grazie alle favorevoli condizioni di mercato (oltre il 70%

del prodotto italiano è destinato all’export) e al tentativo di diversificare le produzioni con l’introduzione delle nuove varietà a polpa gialla, nel 2012 questa coltura ha subito un forte ridimensionamento sia in termini di superficie (passata da oltre 22 mila ettari del 2011 a poco più di 17 mila ettari) sia in termini di produzione (ridottasi a circa 314 mila tonnellate), per poi

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invertire tale tendenza nel biennio successivo. Questo anche grazie alle misure messe in atto con successo per contrastare la diffusione del cancro batterico causato da Pseudomonas Syringae pv actinidiae. Il Lazio, con oltre 137.000 tonnellate prodotte (pari al 35% dell’offerta nazionale) è la regione in cui si concentra la massima produzione di kiwi, seguita dall’Emilia-Romagna (67 mila tonnellate e 17%) e dal Veneto (62 mila tonnellate e 16%).

Negli ultimi anni, nonostante la profonda crisi che ha interessato il settore, la peschicoltura italiana ha sostanzialmente mantenuto la sua posizione di vertice a livello europeo, contribuendo, con circa 1,4 milioni di tonnellate, per poco meno della metà alla produzione comunitaria (UE-27) di pesche e nettarine. L’Emilia-Romagna si conferma la regione principale per questa specie, capace di incidere per il 29% dell’offerta nazionale (era il 30% nel 2011), seguita a ruota dalla Campania (in calo al 22%) e dal Piemonte (10%) che nell’ultimo anno ha scavalcato il Veneto. Produzioni interessanti, dell’ordine di qualche decina di migliaia di tonnellate, si ottengono anche in Puglia e in Basilicata. Sul piano varietale prosegue l’avanzata delle nettarine a discapito delle pesche e, nel settore delle nettarine, l’affermarsi delle varietà a gusto dolce (subacide) rispetto a quelle di sapore tradizionale.

La pericoltura italiana, nonostante il ridimensionamento degli ultimi anni, resta leader in Europa con oltre 750 mila tonnellate prodotte su una superficie di quasi 31 mila ettari. La coltura è caratterizzata da una forte concentrazione della produzione su poche cultivar: 6 varietà rappresentano, infatti, quasi il 90% dell’offerta di pere nazionale. La principale è Abate Fetel, che copre circa 1/3 della produzione nazionale, seguita da William (23%), Conference (14%), Coscia (7,7%) - principale cultivar per le aree del Sud - Kaiser e Decana del Comizio (5% ciascuna). In ascesa anche Carmen che oggi rappresenta l’unica vera novità in questo settore. L’Emilia- Romagna con oltre 500 mila tonnellate contribuisce da sola al 69% della produzione italiana, seguita, con molto distacco, dal Veneto (82 mila tonnellate e 11% del prodotto nazionale) e dalla Sicilia (57 mila tonnellate e 7%); quest’ultima produce quasi esclusivamente pere estive.

La produzione italiana di susine si realizza su una superficie che oggi si è assestata intorno a 10-12 mila ettari, con un potenziale produttivo di circa 170-200 mila tonnellate. L’Emilia- Romagna è la regione in cui le coltivazioni sono più estese e si registra il raccolto più consistente (80 mila tonnellate, pari al 38% del totale nazionale), seguita dalla Campania (37 mila tonnellate e 17%) e dal Piemonte (28 mila tonnellate e 13%) che nell’ultimo anno ha scavalcato il Lazio. Sul piano varietale va segnalata una certa difficoltà di espansione delle cultivar cino-giapponesi, le cui cause vanno ricercate in due fattori decisivi: il primo è che la quasi totalità delle cultivar di questo gruppo è suscettibile al giallume europeo delle drupacee (patologia provocata da fitoplasmi, contro la quale non esistono metodi di lotta); il secondo è che molte di esse provengono da programmi di breeding attivi in ambienti molto differenti dai nostri (es. California) e di conseguenza non trovano condizioni climatiche ottimali che possano garantire adeguate rese produttive.

La coltivazione delle fragole, sia in pieno campo che in coltura protetta, è diffusa su gran parte del territorio nazionale, ma secondo i dati Istat sono soprattutto poche regioni nelle quali si concentra la produzione: Campania, Emilia-Romagna, Veneto e Trentino-Alto Adige. La quota che ciascuna di esse detiene varia dal 15 al 18% della produzione totale che ammonta a circa 40 mila tonnellate ottenute su una superficie che si aggira intorno ai 2-2.500 ettari. Sul piano varietale va segnalato il fenomeno “Candonga” (prodotta in Basilicata) che, anche grazie a una sapiente ed efficiente azione promozionale in grado di esaltarne le ottime qualità organolettiche, sta conquistando uno spazio importante sul mercato nazionale delle fragole. Interessante anche l’evoluzione della tecnica colturale con la diffusione delle piante fresche “cime radicate” in alternativa a quelle “frigoconservate”.

Situazione in Emilia-Romagna

In base ai dati Istat 2014 in Emilia-Romagna la superficie in produzione delle le principali colture frutticole ammonta a poco più di 52 mila ettari, con un potenziale produttivo di quasi 1,4 milioni di tonnellate (tab. 9). Le specie più coltivate in regione sono il pero, con oltre 18,5 mila

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