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Torino congiuntura, 2013. Trimestrale marzo 2013, Anno 14, n. 50. Analisi congiunturale luglio-settembre 2012 e ottobre-dicembre 2012

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trimestrale marzo 2013 anno 14 - n. 50

(analisi congiunturale luglio - settembre 2012 e ottobre - dicembre 2012)

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Torino

ongiuntura

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SOMMARIO

pag.

SCENARIO INTERNAZIONALE Nel 2013 l’Eurozona ancora in contrazione 2 SCENARIO NAZIONALE Riviste al ribasso le previsioni 2013 per l’Italia 3 LA CONGIUNTURA INDUSTRIALE Contrazione della produzione industriale torinese nel 2012 4

FOCUS CONGIUNTURA Imprese e investimenti nell’anno della crisi 7

LA DINAMICA DELLE IMPRESE Nel 2012 crolla il sistema imprenditoriale torinese 8 IL COMMERCIO ESTERO Nel 2012 continua la crescita degli scambi commerciali 10

della provincia di Torino

CREDITO Crescono i depositi bancari torinesi 11

FALLIMENTI Aumentano i fallimenti in provincia di Torino nel 2012 12 APPROFONDIMENTI Osservatorio sulle spese delle famiglie torinesi: quindicesima edizione 13 Le imprese innovative in provincia di Torino 13 Non solo braccia: un’indagine sull’impiego di lavoro immigrato 15 nelle imprese del torinese

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il FMI- il debito sovrano dei Paesi periferici potrebbe tornare nuova-mente sotto pressione, anche se la BCE limiterebbe presumibilnuova-mente l’aumento degli spread. I progressi più rapidi verso un’unione ban-caria completa nell’Area Euro potrebbero far crescere la fiducia delle imprese e delle famiglie, che a loro volta potrebbero sostenere la do-manda e anche migliorare l’impatto delle riforme strutturali.

Al di là dell’Europa, anche la Cina rallenta la sua corsa, anche se dovrebbe crescere del 7,5% nel corso di quest’anno, la variazione positiva più bassa degli ultimi 23 anni. La frenata dell’industria va a sommarsi all’aumento del costo del lavoro, alla crescita delle persone in cerca di occupazione, allo yuan che si apprezza sempre di più sul dollaro e al rischio crescente di inflazione.

Rallenta ma continua la crescita negli USA. L’espansione dell’attivi-tà resta debole nel manifatturiero, ma risulta più sostenuta nei servizi. Secondo l’agenzia di rating Fitch l’economia statunitense crescerà dell’1,9% quest’anno e del 2,8% nel 2014. Queste previsioni vengo-no pure confermate dal FMI.

Buone notizie anche dal Giappone, che dalla fine del 2012 sta cre-scendo in misura maggiore degli Stati Uniti, grazie agli effetti sull’e-conomia reale delle politiche espansive promosse dal governo del Primo Ministro Shinzo Abe, che ha accantonato per ora i problemi del debito puntando tutto sulla crescita economica. E’ prevista per il 2013 una crescita attorno al +2,5%.

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Permane la situazione di vulnerabilità nel sistema economico mon-diale: non vi sono miglioramenti significativi nell’area Euro, che nel 2013 dovrebbe contrarsi dello 0,3%. Anche se si sono allentate le tensioni finanziarie, l’attività economica rimane debole e questa de-bolezza ha contagiato anche i Paesi “più forti” come la Germania, dove il Pil, secondo le previsioni elaborate dal Fondo Monetario Inter-nazionale nel mese di aprile, quest’anno è atteso in crescita solo dello 0,6% (+1,5% nel 2014).

In calo nel 2013 è previsto pure il Pil francese (-0,1%). mentre il prossimo anno dovrebbe aumentare dello 0,9%. Per il Paese d’oltral-pe si evidenziano difficoltà anche sul fronte occupazionale: il tasso di disoccupazione dovrebbe salire infatti dal 10,2% del 2012 all’11,6% nel 2013.

I problemi dell’Eurozona – ha confermato il capo economista del FMI Olivier Blanchard- non riflettono solo la debolezza della periferia (Italia, Spagna, Grecia e Portogallo), ove è prevista una sostanziale contrazione, ma anche una certa debolezza del nucleo forte (Germa-nia e Francia).

Il quadro della periferia europea rimane particolarmente teso. La Spagna dovrebbe subire una riduzione del Pil pari all’1,6% nel 2013 (dato rivisto al ribasso dello 0,1% nei confronti delle previsioni elabo-rate dal FMI a gennaio), mentre nel 2014 dovrebbe aumentare dello 0,7%.

Quest’anno il Portogallo evidenzierebbe un’economia in contrazio-ne del 2,3%, mentre il Pil greco dovrebbe accusare una riduziocontrazio-ne del 4,2%. In entrambi i Paesi è prevista una crescita del Pil pari al +0,6% nel prossimo anno. Le prospettive della disoccupazione in Spagna, Portogallo e Grecia sono pesanti: nel 2013 il tasso è previsto nell’or-dine al 27%, al 18,2% e al 27%.

Nessuna stima è stata fornita dal Fondo Monetario Internaziona-le riguardo a Cipro “a seguito della crisi in corso nel Paese”, vista come possibile rischio di contagio nel breve termine. Secondo il FMI, nell’attuale situazione l’Eurozona deve rafforzare l’Unione monetaria ed economica”, anche perché i tentativi per sostenere l’architettura dell’area potrebbero subire uno stallo. In questo caso – ha spiegato

Scenario internazionale

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porto al Pil e le scorte sono a livelli bassissimi. Contemporaneamente si sono allentate le tre cause del regresso: credit crunch, iper – restri-zione dei bilanci pubblici e frenata della domanda globale. Secondo il Centro Studi di Confindustria, basilare per la ripartenza dell’economia del nostro Paese è che si stabilizzi la situazione politica interna e che vengano attuate le riforme attese ormai da tanto tempo.

L’occupazione rappresenta una delle principali emergenze che do-vrà risolvere il nuovo governo: la sua diminuzione sta ulteriormen-te erodendo il reddito disponibile delle famiglie, sceso nel 2012 del 2,1% a valori correnti. Il tasso di risparmio è invece risalito dai minimi storici (dall’8,1% all’8,9%), spinto all’insù dall’incertezza che frena.

Secondo l’Osservatorio Findomestic Prometeia, i consumi delle famiglie italiane nel 2012 hanno fatto registrare un forte calo (3,4%) e la contrazione dovrebbe proseguire nel 2013. Secondo l’indagine Confesercenti – Swg solo il 16% degli intervistati si attende un miglio-ramento delle condizioni economiche nel 2013 (era il 32% lo scorso anno). Per mantenere i volumi di vendita, le imprese sono costrette a ridurre i prezzi e i margini.

L’andamento degli ordini interni di beni strumentali che, sulla base delle elaborazioni condotte da Confindustria, anticipa di tre mesi la dinamica degli acquisti di macchinari e mezzi di trasporto, dopo es-sere peggiorato nel terzo trimestre (saldo del -53 contro il -50.1 dei tre mesi precedenti) è migliorato nel quarto trimestre (saldo a -51). Questo potrebbe lasciare intravedere un rilancio della spesa per beni capitali già nel corso della prima parte del 2013.

La diminuzione degli spread sovrani (2,50% fra BTP e Bund decen-nali a gennaio 2013, 5,34% a luglio 2012) produce un calo dei tassi su BTP e riduce il costo della raccolta in Italia: il tasso pagato sulle nuove obbligazioni è diminuito a 3,33% a novembre (5,55% a inizio 2012) e andrà sotto al 3% nei prossimi mesi. Tuttavia, non si sblocca ancora il credito nel nostro Paese: il 30,5% delle imprese lamenta peggiori condizioni.

Una buona notizia per il nostro paese arriva riguardo alla chiusura della procedura di infrazione per deficit eccessivo da parte della Ue, che avrà certamente un impatto positivo sul bilancio del 2014, mentre

nel 2013 non si libereranno risorse immediate.

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Il 2012 ha registrato una contrazione del Pil italiano del 2,4%, se-condo i dati diffusi dall’ISTAT. La crisi recessiva che ha colpito l’Italia, la secondo in cinque anni, proseguirà anche nel 2013 quando, se-condo le ultime previsioni elaborate dall’OCSE, il Pil italiano subirà una riduzione dell’1,8%. Nel 2014 è prevista una modesta crescita pari allo 0,4%.

Secondo l’OCSE nel 2013 non si manifesterebbe nessuna ripre-sa e gli effetti di consolidamento di bilancio e le condizioni restrittive del credito potrebbero pesare non poco sull’andamento delle attività economiche. Nel 2014 dovrebbe arrivare la ripresa, ma la crescita resterebbe lenta, nonostante il rafforzamento delle esportazioni.

Questo trend di contrazione è confermato dai dati del Pil nel primo trimestre 2013 (-0,5% rispetto ai tre mesi precedenti e -2,3% rispetto allo stesso periodo del 2012).

Si tratta del settimo calo consecutivo (l’ultima crescita era avvenuta nella seconda metà del 2011): una recessione così lunga non si era verificata dal primo trimestre del 1990.

Anche il Fondo Monetario Internazionale, nel suo Outlook globa-le di primavera, prevede nel 2013 una contrazione del Pil italiano dell’1,5%, stima peggiore rispetto allo scorso gennaio (-1,1%). Il rap-porto indica in aumento anche i prezzi al consumo – +2% nel 2013 e +1,4% il prossimo anno – variazioni comunque inferiori rispetto al +3,3% registrato nel 2012. Il serio problema è rappresentato dalla disoccupazione: il tasso dovrebbe salire dal 10,6% del 2012 al 12% e raggiungere il 12,4% nel 2014.

Secondo il Fondo Monetario Internazionale, l’”Italia è sulla buona strada per il risanamento dei conti” e non “dovrebbe essere necessa-ria nessuna nuova manovra, al limite qualche piccolo aggiustamen-to”. Sarà però opportuno, a causa del più elevato livello del debito, mantenere avanzi primari molto più ampi di Francia e Belgio nei pros-simi dieci anni.

La fase recessiva dell’economia italiana, la seconda in cinque anni, ha provocato una contrazione dei consumi, ben oltre quanto giustifi-cato dalla situazione oggettiva e dai bilanci familiari ed aziendali: gli acquisti dei beni durevoli sono scesi molto di più del reddito reale disponibile, gli investimenti hanno raggiunto il minimo storico in

rap-Scenario nazionale

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oNtrazioNe dellaproduzioNeiNdustriale toriNeseNel

2012

La produzione industriale torinese ha manifestato un an-damento negativo anche nella seconda parte del 2012: il ter-zo trimestre ha messo a segno un’altra pesante diminuzione (-7,4% nei confronti dello stesso periodo dell’anno preceden-te); è apparsa un po’ meno negativa la variazione registrata

nel quarto trimestre (-4%1). Il 2012 ha chiuso con una

ridu-zione media della produridu-zione manifatturiera del 6,1%, una

delle peggiori degli ultimi dieci anni. Anche il fatturato dell’in-dustria manifatturiera subalpina ha subito una flessione: nel terzo trimestre -7,7% nei confronti del corrispondente perio-do del 2011, nel quarto invece -4,2%.

AndAmentodellAproduzioneindustriAleinprovinciAdi torino Grafico 1

FONTE Camera di commercio di Torino, 165° Indagine congiunturale trimestrale sull’industria manifatturiera torinese

La congiuntura industriale

(1) A partire dall’indagine congiunturale del primo trimestre 2011, Unioncamere

Pie-monte ha ampliato il campione delle imprese manifatturiere alla fascia da 2 a 9 addetti e le imprese sono state riclassificate secondo i nuovi settori dell’ATECO 2007. I dati possono non essere perfettamente confrontabili con quelli delle serie precedenti. Le imprese torinesi del campione esaminato risultano 341, con un numero di addetti pari a 72.994 e un fatturato di 34.998 milioni di euro.

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Si conferma quindi il perdurare della crisi recessiva in atto dalla fine del 2011 che colpisce tutti i settori e le tipologie di impresa. Gli ordinativi interni hanno confermato il trend de-crescente della prima parte dell’anno (-8,6% rispetto allo stes-so periodo dell’anno precedente nel terzo trimestre e -7,2% nel quarto trimestre); gli ordinativi esteri hanno invece tenuto (solo nel terzo trimestre hanno accusato una leggera flessione pari allo 0,3% nei confronti dello stesso trimestre del 2011 e sono ritornati a crescere, seppur in misura modesta, negli ulti-mi tre mesi del 2012, +0,8%).

Se si effettua un bilancio del 2012, tutti i settori manifattu-rieri hanno manifestato un andamento negativo. Negli ultimi tre mesi del 2012 hanno fatto eccezione i comparti dei mez-zi di trasporto e delle industrie elettriche ed elettroniche, che

hanno registrato una variazione positiva della produzione ri-spetto al corrispondente intervallo del 2011 (rispettivamente del +1,6% e del +0,1%).

Nel 2012 le performance meno negative sono state conse-guite dalle industrie meccaniche (variazione media annua del -2,2%) e dalle industrie dei mezzi di trasporto (-3,9%). Le per-formance peggiori sono, invece, state appannaggio delle in-dustrie chimiche e materie plastiche (-10,3%) e delle inin-dustrie dei metalli (-7,5%).

A livello dimensionale, tutte le fasce di addetti hanno mani-festato un andamento negativo della produzione nei quattro trimestri 2012: la classe di addetti da 10 a 49 ha ottenuto la diminuzione meno consistente (variazione annua del -5,9%), mentre la peggiore è apparsa la dimensione più piccola (-7,7%).

FONTE Camera di commercio di Torino, 165° Indagine congiunturale trimestrale sull’industria manifatturiera torinese

AndAmentodellAproduzioneindustriAledellAprovinciAdi torinopersettori - 2012 Grafico 2

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Per quanto concerne i mercati, in tutti e quattro i trimestri del 2012 gli ordinativi interni hanno manifestato una contra-zione, più accentuata nella seconda parte dell’anno, mentre gli ordinativi esteri hanno tenuto, nonostante la crisi recessi-va. Il 2012 si è quindi concluso con una variazione media an-nua del -7,4% per gli ordinativi interni e una leggera crescita per gli ordinativi esteri (aumento medio annuo del +1%).

Le performance peggiori sul mercato nazionale sono sta-te otsta-tenusta-te dai settori dei mezzi di trasporto (variazione me-dia annua del -8,1%) e delle industrie meccaniche (-7,7%); il comparto che ha realizzato il calo meno consistente, risulta quello tessile e dell’abbigliamento (-1,9%%).

Per quanto concerne i mercati internazionali, i risultati mi-gliori sono stati realizzati dalle industrie dei mezzi di traspor-to (incrementraspor-to medio annuo del +4,4%), alimentari (+3,3%) e della meccanica (+3,1%), mentre la flessione più elevata è stata appannaggio delle industrie tessili e dell’abbigliamento (-5,6%).

Se si considera la dimensione aziendale, gli ordinativi in-terni sono diminuiti in tutti i trimestri del 2012 per tutte le classi dimensionali: le variazioni medie annue più negative sono state registrate dalle fasce di addetti fra 0 e 9 (-11,8%) e oltre i 250 (-7,6%).

Per quanto concerne gli ordinativi esteri, le performance migliori sono state realizzate dalla classe da 0 a 9 addet-ti (incremento medio annuo del +2,8%) e dalla dimensione maggiore (+3,7%).

L’occupazione industriale (del campione analizzato) al ter-mine del quarto trimestre 2012 ha evidenziato un calo del 3,64% nei confronti dello stesso trimestre dell’anno prece-dente, variazione peggiore di quella registrata nei tre mesi precedenti (-2,93%).

A livello settoriale, negli ultimi tre mesi del 2012 le diminu-zioni più elevate sono state conseguite dalle industrie dei me-talli (-4,93%), da quelle tessili e dell’abbigliamento (-3,94%) e dei mezzi di trasporto (-3,19%).

Per quanto concerne la dimensione aziendale, la flessio-ne occupazionale più rilevante è stata ottenuta dalla classe da 0 a 9 addetti (-8,56% nei confronti del quarto trimestre del 2011) e la più modesta dalla fascia oltre i 250 addetti (-2,33%).

I dati INPS relativi alla Cassa Integrazione Guadagni in provincia di Torino hanno evidenziato che nel 2012 le ore complessive autorizzate sono ammontate a oltre 85 milio-ni con una flessione del 7,6% nei confronti dell’anno prece-dente. Sono diminuite le ore autorizzate di CIG straordinaria (-30,5%) e in deroga (-7,6%), mentre quelle autorizzate di CIG ordinaria hanno manifestato un incremento del 118,6%.

FONTE Elaborazione Camera di commercio di Torino su dati Inps

numerodioredicAssAintegrAzioneguAdAgni AutorizzAteinprovinciAdi torino

Grafico 3

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ramento delle condizioni offerte dagli istituti di credito, chi a fronte di richieste di rientro su prestiti già concessi o di maggiori garanzie su nuovi finanziamenti, chi a seguito dell’aumento dello spread su prestiti già concessi.

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aNNo dellacrisi

Dalla 165° indagine congiunturale sull’industria manifatturiera, realizzata da Unioncamere Piemonte in collaborazione con gli uffici studi delle Camere di commercio provinciali, nel corso dell’ultimo trimestre del 2012, trovano - ancora una volta - evidenza le difficoltà del sistema imprenditoriale piemontese, ed in particolare torinese, nel mettere in atto o prevedere a medio termine le più diversificate forme di investimento.

Nel 2012 resta dominante la quota di imprese torinesi che non ha effettuato alcun tipo di investimento (il 44% delle rispondenti) - pur inferiore alla media piemontese superiore al 51% - e chi ha potuto investire, l’ha fatto senza superare i 25mila euro (il 25,7%) o tutt’al più fermandosi al di sotto della soglia dei 100mila euro (il 16%). Si è trattato, nell’80% dei casi, di acquisti di macchinari e attrezzatu-re, di elaboratori e sistemi elettronici (il 31,2% delle risposte), con un’ulteriore quota del 29% di investimenti “altri” (mobili per ufficio, autocarri, automobili,ecc..) ed un confortante 27% di imprese che hanno scelto di investire in ricerca e sviluppo.

Quasi due imprese su tre, hanno finalizzato tali investimenti alla sostituzione di impianti e attrezzature obsoleti, mentre un ulteriore terzo ha puntato al miglioramento dell’efficienza e alla flessibilità dei processi produttivi. È significativo anche il fatto che una parte di imprese abbia destinato parte dei propri investimenti all’aumento della capacità produttiva (il 22%), nonché all’introduzione di nuovi prodotti (il 21%) e che tali percentuali, nelle previsioni di nuovi inve-stimenti per il 2013, raggiungano rispettivamente il 29% ed il 27%. Quanto ai canali di finanziamento adottati, resta ampiamente do-minante il ricorso all’autofinanziamento (nel 46% dei casi), spalleg-giato dal canale bancario (il 38%). Tuttavia, a differenza di quanto emerso dalla medesima indagine a fine 2011 - quando il 70% delle imprese rilevò un inasprimento delle condizioni bancarie - nell’an-no appena concluso nell’an-non sembranell’an-no esser state queste ultime ad ostacolare la propensione ad investire da parte delle imprese mani-fatturiere intervistate: solo il 32% delle imprese segnala un

peggio-Focus congiuntura

FinAlizzAzionedegliinvestimentieFFettuAtinel 2012 eprevisti nel 2013 dAlleimpresemAniFAtturieredellAprovinciAdi torino

Grafico 4

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(analisi congiunturale luglio - settembre 2012 e ottobre - dicembre 2012)

FONTE Camera di commercio di Torino, 165° Indagine congiunturale trimestrale

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2012

crolla

ilsistema impreNditoriale toriNese

Sulla base dei dati InfoCamere relativi alla dinamica demografica delle imprese torinesi, al 31.12.2012 risultavano registrate 234.499 imprese, con una variazione dello stock del -1,24% rispetto all’anno precedente.

Nel 2012 si è assistito ad un ulteriore rallentamento del tessuto imprenditoriale torinese: il tasso di crescita (calcolato al netto delle cessazioni d’ufficio) è sceso dal +0,36% del 2011 al -0,15% del 2012,

valore inferiore a quanto registrato a livello nazionale ma lievemente migliore rispetto a quello piemontese.

Nel 2012 tutti i principali settori hanno registrato una contrazione in termini di consistenza rispetto all’anno precedente, fatta eccezione per le attività dei servizi di alloggio e ristorazione ed i servizi pubblici, sociali e personali che, rispettivamente, registrano un incremento ri-spetto all’anno precedente pari al +1,3% e al +0,5%. In generale,

co-La dinamica delle imprese

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FONTE Elaborazioni Camera di commercio di Torino su dati InfoCamere

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munque, si replicano le dinamiche che hanno avuto luogo nel 2011: l’industria manifatturiera evidenzia una nuova e significativa diminu-zione di consistenza (-2,4%), l’edilizia ed i servizi prevalentemente orientati alle imprese, dopo un 2011 di rallentamento, registrano una diminuzione rispettivamente del -1,7% e del -0,6% rispetto all’anno prima. Per il secondo anno consecutivo il commercio risulta in calo (-1,7%) così come continuano a ridursi le imprese agricole (-1,6%).

Dal punto di vista della natura giuridica, per la maggioranza del-le forme giuridiche adottate daldel-le imprese, si registra un tasso di crescita in flessione rispetto al 2011 ad eccezione delle società di capitali (il 28% delle imprese totali) che, sebbene siano cresciute leggermente meno rispetto all’anno precedente (2,10%; +2,29% nel 2011), continuano ad essere la base solida del tessuto imprendito-riale torinese. Le imprese individuali, che rappresentano oltre il 53% del tessuto imprenditoriale subalpino, non solo hanno registrato una diminuzione del tasso di crescita nell’ultimo anno, ma hanno anche

evidenziato un’inversione di tendenza passando dal +0,35% del 2011 ad un -0,64% nel 2012. Le società di persone (il 28%) han-no continuato la decrescita registrando un tasso di crescita pari a -0,78%; buono l’andamento registrato dalle “altre forme giuridiche” (il 2,1%), con un tasso di crescita del +2,41% contro +1,87%.

Per quanto riguarda le imprese giovanili, a fine 2012 ammonta-vano a 26.166 (l’11,2% del totale), in flessione rispetto all’anno precedente. Le ripartizioni settoriali, mostrano un maggiore orienta-mento delle imprese giovanili alle attività dell’edilizia (il 24,4%) ed al commercio (il 27,5%), ma anche un maggior peso del settore della ricettività e ristorazione (l’8,3%).

Quanto alle imprese femminili, a fine 2012 in provincia di Torino risultavano registrate 56.059 imprese in rosa (+0,8% rispetto al 2010) con un tasso di crescita al netto delle cessazioni d’ufficio su base annua del +0,02%. A livello settoriale, le imprese femminili si concentrano principalmente nei settori del commercio (il 30,3% del totale contro il 25,5% registrato per il complesso delle imprese pro-vinciali), dei servizi orientati prevalentemente alle imprese (il 24,8%) e dei servizi pubblici sociali e personali (l’11,8%). Si riscontra una minore presenza nei comparti delle costruzioni (il 4,2%), dell’agri-coltura (il 6,8%) e dell’industria manifatturiera (il 7,4%).

Infine le imprese straniere che a fine 2012 raggiungevano le 22.200 unità, il 2,3% in più rispetto al 2011. Torino rappresenta la prima provincia piemontese per numero di imprese straniere ed è la terza in Italia (dopo Milano e Roma) con un peso pari al 9,5% del totale provinciale.

Fra le imprese straniere il settore edile rappresenta il più impor-tante per consistenza imprenditoriale (il 36%); se accorpato al com-mercio, poi, questi due settori da soli arrivano a rappresentare oltre i due terzi del totale; sono meno rilevanti, invece, il manifatturiero in senso stretto, l’agricoltura ed i servizi prevalentemente orientati alle imprese. Nel corso del 2012, tutti i settori hanno riscontrato una crescita del numero di imprese straniere attive al loro interno, fuor-ché il commercio (-1,5%) che segnala un più diffuso malessere fra le diverse componenti imprenditoriali.

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impreseinprovinciAdi torinopersettorediAttivitàeconomicA Grafico 6

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N

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2012

coNtiNuala crescita

degli scambicommercialidella proviNciadi

t

oriNo

Nel 2012 il valore delle esportazioni torinesi ha superato i 18 mi-liardi di euro, +0,9% rispetto all’anno precedente (dati ISTAT), con un incremento inferiore a quello registrato per il Piemonte (+2,9%) e alla media italiana (+3,7%).

Le importazioni sono state pari a 13,6 miliardi di euro, -10,7% ri-spetto all’anno precedente: a seguito di questa significativa riduzio-ne degli acquisti subalpini dall’estero, il saldo positivo della bilancia commerciale è aumentato passando da +2,8 miliardi di euro a +4,6 miliardi di euro (+63% nei confronti del 2011).

Volendo analizzare più nel dettaglio la composizione degli scambi commerciali della nostra provincia, per quanto concerne le espor-tazioni, si rileva la preminenza dei mezzi di trasporto (il 35,2% delle esportazioni complessive subalpine; -4,3% nei confronti del 2011) e della meccanica (il 24,6%; +8,2%). Particolarmente brillanti si sono rilevate le performance del settore degli apparecchi

elettri-Il commercio estero

esportAzionipersettorievAriAzione % inprovinciAdi torino

Anno 2012

Grafico 7

FONTE Elaborazioni Camera di commercio di Torino su dati ISTAT

ci (in quinta posizione per importanza rivestita sulle esportazioni complessive), con un +8,7%, e dei prodotti alimentari e bevande (rispettivamente +9,4% e il 3,8%).

II principale mercato di destinazione delle merci torinesi rimane la Germania (che importa il 13,4% del totale provinciale, valore in diminuzione del 3,8% rispetto al 2011.). Seguono in seconda ed in terza posizione rispettivamente la Francia (il 12,5%; -2,4%) e gli Stati Uniti (il 7%; +12,1%). Perde due posizioni la Polonia (il 6,5% del totale; -14%), preceduta dal Regno Unito che, con il 6,6% delle esportazioni torinesi nel complesso, guadagna la quarta posizione. In sesta e settima posizione si conferma la presenza di Turchia (il 5,4%; -3,3%) e Spagna (il 5,3%; -6,5%), seguiti a breve distanza dal Brasile (il 4,3%; +12,7%). Chiudono in nona e decima posizione Svizzera (il 3,2%; -6,5%) e Cina (il 2,7%; +7,7%).

Nel 2012, il principale bacino di riferimento si è confermato la Ue 27, con il 57,7% dell’export torinese diretto verso quest’area, mentre le quota degli altri paesi europei, del continente americano e dell’A-sia ammontano rispettivamente al 12,3%, al 15,7% e al 9,6%.

principAli pAesidestinAtAridellemercitorinesi

Anno 2012

Grafico 8

FONTE Elaborazioni Camera di commercio di Torino su dati ISTAT

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rescoNoi depositibaNcari toriNesi

Sulla base delle statistiche creditizie elaborate dalla Banca d’Italia2,

a fine dicembre 2012 l’ammontare degli impieghi torinesi erogati dalle banche e dalle casse depositi prestiti era pari a 64.659 milioni di euro, con una flessione dello 0,3% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, ma in crescita dello 0,8% nei confronti di settembre 2012.

Se si disaggregano gli impieghi subalpini per settore di attività economica della clientela, gli impieghi delle famiglie (pari a 23.482 milioni di euro al 31 dicembre 2012) hanno accusato la flessione più rilevante, pari a -1,7% nei confronti di fine dicembre 2011 (sono rimasti sostanzialmente invariati rispetto al 30 settembre 2012). Scendono anche gli impieghi delle amministrazioni pubbliche (-3,7% nei confronti di fine dicembre 2011 e -5,4% rispetto ai tre mesi precedenti).

Hanno, invece, manifestato un leggero incremento, gli impieghi delle

Credito

(2) A partire dal giugno 2011 è stato modificato il criterio di rilevazione degli

impie-ghi e i depositi, includendo anche quelli erogati/presso le casse depositi e prestiti. Le nuove serie non sono più confrontabili con quelle delle rilevazioni precedenti.

sistemAcreditizioinprovinciAdi torino

(Impieghi/Depositi erogati/presso banche e casse depositi e prestiti per settori di attività economica della clientela)

Impieghi (in mln di euro) Depositi (in mln di euro)

Situazione Situazione Situazione Situazione Situazione Situazione 30/12/2012 31/9/2012 31/12/2011 30/12/2012 31/9/2012 30/6/2011

Famiglie 23.482 23.505 23.887 37.527 35.709 34.476

Società finanziarie diverse

da istituzioni finanziarie monetarie 5.630 4.965 5.142 9.679 8.769 9.323

Società non finanziarie 25.822 25.403 25.757 6.914 6.828 7.249

Istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie 276 267 254 859 856 833

Amministrazioni pubbliche 9.445 9.980 9.810 401 496 765

Unità non classificabili e non classificate 4 4 3 154 149 146

Totale 64.659 64.124 64.853 55.534 52.807 52.792

Tabella 1

FONTE Banca d’Italia

imprese (pari a 25.822 milioni di euro, +0,3% rispetto al 31 dicembre 2011 e +1,6% rispetto al 30 settembre 2012). In forte crescita sono, infine, apparsi gli impieghi delle società finanziarie diverse da istituzioni finanziarie monetarie (+9,5% rispetto a fine anno dell’anno precedente e +13,4% rispetto a fine settembre 2012).

I depositi subalpini presso banche e casse depositi e prestiti al termine del 2012 erano pari a 55.534 milioni di euro, con un aumento del 5,2% nei confronti dello stesso periodo dell’anno precedente (la stessa variazione è registrata se si effettua il confronto con il 30 settembre 2012).

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Fallimenti

Credito

a

umeNtaNoifallimeNti iNproviNciadi

t

oriNo Nel

2012

Nel corso del 2012 le dichiarazioni di fallimento in provincia di Tori-no soTori-no state 599, con un aumento rispetto all’anTori-no precedente del 24,5%.

In particolare, le statistiche elaborate con cadenza mensile dalla Camera di commercio di Torino evidenziano che il numero maggiore di fallimenti ha riguardato i settori delle costruzioni (il 24,2% in au-mento del +26,3% rispetto al 2011), dell’industria manifatturiera (il 24%; +43,8%) e del commercio (il 21,9%;+5,6%)

L’88,5% dei fallimenti ha riguardato le società e l’11,5% le imprese individuali; in entrambi i casi si registra un aumento dei fallimenti ri-spetto al 2011 (in particolare per le società del 23,8% e per le imprese individuali del 30,2%).

FAllimentiinprovinciAdi torinopersettorediAttività.

Anno 2012

Grafico 9

FONTE Camera di commercio di Torino

Crescono soprattutto i depositi delle famiglie (+8,8% nei confronti di fine dicembre 2011) e delle società finanziarie diverse da istituzioni finanziarie monetarie (+3,8%). Per contro i depositi delle imprese subiscono una flessione del 4,6% nei confronti di fine dicembre dell’anno precedente e quelli delle amministrazioni pubbliche una diminuzione del 47,6%.

Nei confronti dei tre mesi precedenti, i depositi subalpini delle società finanziarie diverse da istituzioni finanziarie monetarie manifestano l’incremento più consistente (+10,4%), seguiti da quelli delle famiglie (+5,1%) e delle imprese (+1,3%).

Non si arresta la crescita delle sofferenze bancarie: a fine dicembre 2012 in provincia di Torino ammontavano a 3.157 milioni di euro, con un aumento del 18% nei confronti dello stesso periodo del 2011 e +4,7% rispetto a fine settembre 2012. Il rapporto fra sofferenze e impieghi sale dal 3,18% del 31 dicembre 2011 a 4,88% dello stesso periodo del 2012.

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a carni e salumi (rispettivamente 25% e 24%), pane e cereali (15% in entrambi i periodi), dolci e drogheria (12% in entrambi i periodi). La spesa per l’intero aggregato non alimentare, diminuita di oltre l’11% tra il 2009 e il 2010, si è poi mantenuta quasi costante tra il 2010 e il 2011 (è passata da 1.920 euro a 1.904 euro, con una perdita inferiore all’1%). In calo risulta la spesa relativa ad alcune categorie di beni e servizi non primari come le spese per il tempo libero (-10%), per la cura e igiene personale (-20%), per le assicu-razioni (-17%) e per i pasti fuori casa (-10%)

Le famiglie interpellate direttamente sulla situazione economi-ca nel 2011 hanno inoltre dichiarato per l’80% di aver subito una diminuzione di capacità di spesa, valore che nel primo semestre del 2012 sale all’88%. Le rinunce all’acquisto hanno riguardato soprattutto i mezzi di trasporto, i prodotti tecnologici, gli elettrodo-mestici, oltre che le uscite: ristoranti, pizzerie e locali di spettacolo. La ricerca completa è disponibile sul sito internet della Camera di commercio di Torino alla pagina www.to.camcom.it nella sezio-ne Studi/Osservatori e rapporti annuali/Osservatorio sulle spese delle famiglie torinesi.

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e impreseiNNovativeiN proviNcia di

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oriNo

La Camera di commercio ed il Politecnico di Torino hanno presen-tato lo scorso 11 dicembre la nuova edizione dell’Osservatorio sulle imprese innovative in provincia di Torino. L’Osservatorio, realizzato da oltre 10 anni, nel 2012 ha analizzato un campione di oltre 2.566 imprese selezionate in base a 9 criteri di innovazione, con oltre 400 rispondenti al questionario d’indagine. Quanto alla sua struttura, il campione è costituito per circa il 70% da piccole imprese con meno di 50 dipendenti; circa 2 terzi delle imprese operano in settori ad in-tensità tecnologica medio-alta, con un’incidenza elevata di imprese manifatturiere hi-tech (il 32%, ad es. aerospaziale, elettronica, ecc.) e dei settori del software e dei servizi ICT (19%).

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sservatoriosulle spese

delle famiglie toriNesi

:

quiNdicesima edizioNe

Il 16 ottobre scorso è stata presentata dalla Camera di com-mercio di Torino la quindicesima edizione dell’Osservatorio sulle spese delle famiglie torinesi, indagine annuale dell’ente camerale. Il progetto di ricerca da è stato condiviso con il CERIS-CNR, con la collaborazione di Ascom e Confesercenti Torino. Lo studio mo-nitora la struttura e i livelli della spesa sostenuta dai nuclei familiari in base alle loro caratteristiche, individuando abitudini di acquisto e preferenze dei consumatori: l’indagine nel 2011 ha coinvolto un campione di 240 famiglie torinesi, a cui è stato fornito un libretto di acquisti, dove riassumere le spese correnti della famiglia nel corso della settimana, e un questionario, dove annotare le spese effettuate a intervalli più lunghi (p. es. per beni durevoli, per l’abita-zione, etc.). Il campione rispecchia in modo proporzionale la distri-buzione delle famiglie della città di Torino secondo caratteristiche socio-demografiche importanti ai fini dell’analisi, come il numero dei componenti e la situazione famigliare (single, coppia senza fi-gli, coppia con figli). Quest’ anno, per il quarto anno consecutivo, è stato possibile indagare la spesa media mensile nel primo seme-stre del 2012 grazie all’analisi delle risposte fornite da 160 nuclei familiari, corrispondenti al 67% delle famiglie previste dal campio-ne annuale dell’indagicampio-ne, la cui rilevaziocampio-ne è tuttora in corso.

Nel 2011 la crisi economica, che aveva pesato molto sulla con-trazione della spesa determinatasi durante l’anno precedente, non porta ulteriori deterioramenti, lasciando la spesa totale pari al 2010 (2.223 euro medi mensili contro i 2.226 nel 2010). Il risultato si ottiene con un aumento di spesa nel settore alimentare (+4,6%), considerato di ordine primario, e una contestuale lieve diminuzio-ne delle altre spese (inferiore all’1%).

Nel primo semestre 2012 si registra una spesa media mensile in calo (-3,4%) rispetto al primo semestre 2011 e si pone anche lievemente al di sotto del primo semestre 2010.

La spesa per il comparto alimentare nel periodo tra il 2010 e il 2011 è cresciuta da 305 a 319 euro mensili (+4,6%). Le quote maggiori sia nel 2011, sia nel primo semestre 2012, sono destinate

Approfondimenti

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La maggioranza delle imprese rispondenti ha dichiarato nell’ul-timo biennio tassi di crescita positivi del fatturato (il 63,1%) e dell’export (il 56,4%). Tra le imprese intervistate, negli ultimi due anni hanno prevalso innovazioni di prodotto (il 67%) rispetto a quelle di produzione o gestionali-organizzative.

L’innovazione non è stata tanto difensiva (per riduzione costi, il

30%) quanto piuttosto proattiva, volta all’identificazione di nuove nicchie di mercato (il 61,3%). Il 42% delle aziende ha in campo progetti di innovazione a medio/lungo termine.

Per quanto concerne le fonti esterne di conoscenza innovativa, le imprese indicano in primo luogo i clienti guida (37%), seguiti dai competitori diretti localizzati prevalentemente all’estero (57%).

Grafico 10 Grafico 11

FONTE Osservatorio sulle imprese innovative in provincia di Torino- edizione 2012 FONTE Osservatorio sulle imprese innovative in provincia di Torino- edizione 2012

Approfondimenti

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(analisi congiunturale luglio - settembre 2012 e ottobre - dicembre 2012)

incidenzAnelcAmpionedidiFFerentitipologiediinnovAzione reAlizzAtetrAil 2009 eil 2011

importAnzAdidiFFerentiobiettividelleAttivitàdiinnovAzione

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Il dato sul ruolo dei clienti guida è coerente con il livello medio di concentrazione del fatturato delle imprese analizzate: per un terzo circa del campione i primi tre clienti valgono infatti oltre il 60% del fatturato annuo. Il 30% delle imprese ha comunque realizzato ac-cordi strategici per attività di R&S.

Le imprese del campione analizzato individuano i principali vin-coli alle attività di innovazione nella mancanza di risorse finanziarie (49%) e nella carenza di finanziamenti pubblici (54%), oltre che nella incertezza sulla domanda di mercato per i nuovi prodotti o servizi (40%).

È importante sottolineare come tra gli ostacoli all’innovazione abbia un impatto non trascurabile il fattore legato alla mancanza di adeguati canali di distribuzione per i prodotti innovativi (27%). Ciò sembra indicare la presenza di un sottoinsieme di imprese locali con un potenziale innovativo inespresso per via di un ancora non efficace processo di internazionalizzazione. Il fattore finanziario re-sta comunque preponderante tra i vincoli. La composizione delle fonti di finanziamento per la realizzazione di investimenti in R&S vede, infatti, una prevalenza netta dell’autofinanziamento per il 65% delle imprese. Il credito bancario a lungo termine è stato una fonte finanziaria rilevante per solo il 26% delle imprese.

La ricerca completa è disponibile sul sito internet della Camera

di commercio di Torino alla pagina www.to.camcom.itnella

sezio-ne Studi/Osservatori e rapporti annuali/Osservatorio sulle imprese innovative in provincia di Torino.

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oNsolo braccia

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iNdagiNe sull

impiego dilavoro immigrato Nelle impresedel toriNese

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Il tradizionale rapporto realizzato dalla Camera di commercio di Torino e da FIERI - Forum Internazionale ed Europeo di Ricerche sull’Immigrazione – sulla presenza di stranieri nel nostro territorio, nel 2012 ha voluto descrivere il complesso fenomeno del lavoro straniero, studiando, anche grazie alla collaborazione con l’Osser-vatorio sul mercato del lavoro della Provincia di Torino, le forme dell’inserimento dei lavoratori stranieri nelle imprese della provin-cia di Torino.

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lioccupatistraNieri

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aNalisiquaNtitativa

Secondo i dati Istat sulle forze di lavoro, nel 2011 gli occupati stranieri in provincia di Torino erano poco meno di 130 mila, pari al 14% del totale. Negli ultimi due anni (dal 2009 al 2011) sono cresciuti di quasi 5 mila unità, pari ad un incremento percentuale del 4%. Nello stesso periodo gli occupati nazionali in provincia di Torino, sono cresciuti solo dello 0,3%.

Si conferma quindi anche a Torino come nel resto del Paese una tenuta dell’occupazione straniera, almeno per quel che riguarda i livelli assoluti, anche se, dato il parallelo aumento della popolazio-ne straniera e le conseguenti difficoltà di assorbimento da parte del mercato del lavoro, nel 2011 ben un disoccupato su tre è risul-tato essere straniero.

Sono lavoratori subordinati l’87% degli stranieri rispetto al 78% degli italiani, mentre è autonomo il 13% degli stranieri contro il 22% degli italiani. Degli oltre 129 mila stranieri occupati, 60mila sono donne (pari al 46% del totale), il 14% di tutte le occupate. Gli occupati stranieri sono mediamente più giovani degli italiani: il 73% ha meno di 45 anni, mentre i nazionali con meno di 45 anni rappresentano il 55% degli occupati torinesi.

Il settore di occupazione prevalente è quello delle costruzioni, dove gli stranieri rappresentano il 33% degli occupati in totale e il 36% degli occupati uomini. Tra le donne, come atteso, il settore

Approfondimenti

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prevalente è quello dei servizi dove si trovano l’84% delle occu-pate straniere. All’interno di questo ampio ed eterogeneo settore, spiccano l’ambito della ristorazione, che occupa l’8% delle donne straniere, e quello del lavoro domestico, in cui è impiegato il 45% delle occupate straniere.

Gli stranieri sono maggiormente concentrati in lavori di bassa specializzazione: nelle mansioni non qualificate, infatti, gli stranieri contano per il 34% del totale rispetto al 4% delle mansioni ad alta specializzazione. I salari medi degli stranieri non raggiungono la soglia dei 1.000 euro al mese. In media, le donne straniere occu-pate in provincia di Torino percepiscono 775 euro al mese. Va un po’ meglio agli uomini che percepiscono in media 1.176 euro al mese. Gli stranieri guadagnano circa il 26% in meno degli italiani, pari a 336 euro in meno al mese.

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listraNiericheassumoNo

A fine 2011 in provincia di Torino risultavano 31.235 posizioni imprenditoriali intestate a stranieri, con un incremento del +3,7% rispetto al 2010 e del +118% dal 2002 ad oggi: oltre la metà delle posizioni imprenditoriali straniere si riferisce ad imprese individuali cui fan seguito le società di persone e quelle di capitale.

Grazie ad un archivio costruito ad-hoc da parte dell’Osservatorio sul Mercato del Lavoro della Provincia di Torino, è stato possibile guardare agli avviamenti fatti nel periodo 2008 - 2011: ne è risul-tato che 15.756 ditte individuali con titolare straniero hanno effet-tuato avviamenti per 15mila lavoratori (una media di un lavoratore per impresa).

Quasi metà degli avviamenti ha riguardato assunzioni a tempo indeterminato, effettuati da imprenditori dell’Europa orientale (in primo luogo romeni) a cui seguono gli imprenditori asiatici (per la quasi totalità imprenditori cinesi).

Gli imprenditori stranieri hanno avviato al lavoro principalmente lavoratori uomini e giovani: l’80% degli avviamenti effettuati ha ri-guardato uomini, un quarto ha coinvolto un giovane sotto i 25 anni,

mentre quelli relativi a lavoratori oltre i 40 anni hanno rappresenta-to solo il 20% del rappresenta-totale.

Gli imprenditori stranieri assumono principalmente lavoratori stranieri, soprattutto se il titolare è asiatico o magrebino. Tra gli stranieri assunti vengono privilegiati quelli della stessa naziona-lità dell’imprenditore: gli imprenditori albanesi risultano quelli più “multiculturali” dal punto di vista degli avviamenti, i cinesi quelli più “nazionalisti”.

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lioccupatistraNieri

:

aNalisiqualitativa

Il ricorso al lavoro immigrato da parte delle imprese italiane è un fenomeno di proporzioni e caratteristiche ormai strutturali: la ricer-ca ha analizzato le ragioni principali di questo fenomeno secondo la prospettiva dei rappresentanti delle associazioni datoriali, cer-cando di comprendere perché gli immigrati siano diventati sempre più numerosi e decisivi nei diversi settori dell’economia italiana e, più nello specifico, quali fattori abbiano indotto le aziende italiane a rivolgersi sempre ai lavoratori stranieri.

Da un lato si evidenzia la carenza di offerta di lavoratori italiani a svolgere certi lavori o mansioni, per ragioni di ordine salariale, di condizioni di lavoro e di prestigio sociale: si parla dunque di un evidente fenomeno strutturale di sostituzione.

Dall’altro tuttavia emergono elementi di preferibilità della mano-dopera immigrata rispetto a quella italiana di tre tipi:

● il primo è relativo al livello educativo e alle qualifiche di cui gli

stranieri sono in possesso, spesso superiori alle mansioni ef-fettivamente ricoperte, concentrate principalmente in settori a bassa produttività, a ridotto valore tecnologico, presso imprese piccole o molto piccole, ancora largamente basate su sistemi produttivi tradizionali

● il secondo punto di forza fa leva su doti psicologico-culturali,

e in particolare su un vero e proprio “capitale motivazionale” di cui gli immigrati sono dotati, in misura maggiore rispetto alla maggioranza dei nativi, di una forte spinta alla riuscita legata

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alle condizioni socio-economiche da cui provengono. Questo capitale si concretizza nella disponibilità ad accettare lavori e mansioni anche lontani dalle competenze possedute e dal li-vello di istruzione ottenuto, e spesso anche dalle aspettative iniziali; si traduce in elasticità e capacità di adattamento anche in situazioni di pressione, come quelle imposte dalla crisi eco-nomica in corso

● Il terzo aspetto consiste, infine, in specifiche competenze

tec-nico-professionali. Queste sono talvolta il frutto di precedenti esperienze lavorative, ma anche di ‘specializzazioni etniche’ so-cialmente costruite. La concentrazione di certi gruppi nazionali in determinati settori o occupazioni, come nel caso dei romeni e degli egiziani nell’edilizia o dei sikh nel caseario, non è, infatti, sempre il risultato di scelte e di esperienze pregresse o di predi-sposizioni naturali, ma anche l’esito dell’incontro fra domanda e offerta di lavoro prodotto dai legami comunitari e dalle reti sociali.

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eclutameNtoefidelizzazioNedellamaNodoperastraNiera

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ilruolodeiNetworkcomuNitari

L’incontro fra domanda (da parte delle imprese italiane) e offerta (di lavoratori stranieri) avviene attraverso diversi canali, anche in base alla dimensione delle imprese. Nelle aziende medio-grandi, che garantiscono ancora posti di lavoro stabili, per i quali la com-petizione con i lavoratori italiani è forte, vi è innanzitutto una mino-re percentuale di stranieri. Qui si seguono generalmente procedumino-re formalizzate gestite da uffici o personale apposito, si ricorre so-prattutto alle agenzie interinali, o ad altri canali formali.

Presso le piccole e micro-aziende, che costituiscono la maggior parte del tessuto imprenditoriale italiano, e dove i lavoratori stra-nieri sono maggiormente presenti, le procedure di selezione della manodopera sono poco professionalizzate e si basano su canali informali. Lo strumento principale di reclutamento è il passaparola.

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estireuNaforza

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lavoromulticulturale

La presenza di lavoratori stranieri presso le aziende italiane pone nuove sfide nella gestione del personale, caratterizzato da una crescente eterogeneità culturale e religiosa. In questo con-testo, anche in Italia è stato recentemente introdotto il concetto di diversity management. Anche in questo caso le problematiche legate alla gestione della forza-lavoro immigrata sono fortemente influenzate dalla dimensione delle aziende. Nelle imprese piccole, soprattutto se a gestione famigliare, si osservano relazioni azien-dali fortemente personalizzate, dove la negoziazione e la gestione delle istanze specifiche dei lavoratori stranieri avvengono perlopiù su basi informali e attraverso accordi ad hoc. La valorizzazione delle competenze e delle potenzialità dei migranti ai fini di aumen-tare la competitività d’impresa sembra invece un traguardo ancora molto lontano in Italia.

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Testata registrata presso il Tribunale di Torino con provvedimento n. 43 del 12 aprile 2007 Direttore responsabile: Guido Bolatto

Redazione: Settore Studi, Statistica e Documentazione, Camera di commercio di Torino

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Per maggiori informazioni: www.to.camcom.it/euroflash

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