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53902961 intestato a Consulta di Bioetica O.N.L.U.S

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Consulta di Bioetica Onlus – Sede legale: via Morghen 5 – 10143 Torino

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Torino, 13 giugno 2013 IN ITALIA IL DIRITTO ALL’ABORTO GARANTITO DALLA 194/78 HA LA

PRECEDENZA SUL “PRIVILEGIO” DELL’OBIEZIONE DI COSCIENZA.

Considerazioni a margine della discussione in Parlamento e alle osservazioni di Paola Binetti Fa piacere rilevare che, una volta tanto, dopo il Convegno organizzato dalla Consulta di Bioetica Onlus in collaborazione con Marisa Nicchi (Sel) a Palazzo Marini in Roma dal titolo “Il buon medico non obietta? Prospettive a confronto” (6 giugno 2013), il tema dell’obiezione di coscienza alla 194/78 sia stato esaminato con attenzione dal Parlamento. Interpretiamo questo dato come un piccolo segnale del riavvicinamento della politica alle esigenze della società civile.

Fa ancora più piacere prendere atto che la linea prevalente del Parlamento riguardi la previsione della “obiezione sostenibile” ossia quella che può riguardare singoli operatori sanitari ma non la struttura che ha il dovere di erogare il servizio nei tempi previsti senza creare disagi che possono mettere in pericolo la salute della donna. In questo senso, la Consulta di Bioetica respinge la tesi della deputata Paola Binetti secondo cui solo da poco e da alcuni si vorrebbe affermare «il “diritto”

della donna ad interrompere una gravidanza indesiderata» (deputata Binetti: ilsussidiario.net, 13 giugno). È vero che quello di aborto NON è (ancora) un diritto umano, e che in Italia NON è un diritto costituzionale (come lo è, invece, negli USA), ma è pur sempre un DIRITTO in forza della 194/78, legge dello Stato che va applicata a tutela della salute della donna.

Per questo, anche alla luce dell’approfondita riflessione attuata al Convegno del 6 giugno, la Consulta di Bioetica ritiene che la clausola a favore della “obiezione di coscienza” era sensata per tutelare gli operatori che avevano scelto la professione sanitaria PRIMA dell’approvazione della legge. Ora l’aborto è una delle pratiche sanitarie a tutela della salute della donna e non si capisce perché chi liberamente sceglie di entrare nella professione pretenda di avere il diritto di eccepire al riguardo. Solo una vetusta concezione sacrale e corporativa della professione sanitaria può accreditare quest’idea, che non corrisponde più alle prospettive attuali sempre più tese a escludere

“favori” o “privilegi” per particolari categorie o caste. Se chi sceglie di fare il giudice non può poi

“obiettare” all’applicazione di leggi da lui ritenute ingiuste, non si vede perché chi sceglie di fare il medico possa avere il “privilegio” di obiettare a interventi sanitari a tutela della salute della donna.

Ecco perché la Consulta di Bioetica invita a ripensare l’intera questione dell’obiezione di coscienza come prevista dalla 194/78. Esprime altresì soddisfazione per il risultato conclusivo della discussione attuata in Parlamento che si pone in linea con quanto indicato affermando la prioritaria esigenza che le strutture sanitarie garantiscano i servizi di interruzione della gravidanza come presidio di tutela della salute.

Il Presidente Maurizio Mori

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