L'ECONOMISTA
GAZZETTA SETTIMANALE
S C I E N Z A E C O N O M I C A , F I N A N Z A , C O M M E R C I O , B A N C H I , F E R R O V I E , I N T E R E S S I P R I V A T I
Anno XXXIII Voi. XXXVII Firenze, 18 Novembre 1906 N. 1698
S O M M A R I O : Una aocieria di Stato? — La Banca Commerciale Italiana — A. F.. L'Argentina nelvente-simo secolo — D. DE FACENDIS, Un dovere che risorge. (Dopo la Convenzione di Berna - Settembre 1906) — R i v i s t a D i b l i o g r a f i c a : Prof. Luigi Fontana Russo, Trattato dì politica commerciale — Michel Augé- Laribé, Le problème agraire du soeialisme. La viticulture industrielle du Midi de la France - Albert B. Martinez et
Maurice Lewondowski, L'Argentine au X X siècle — R i v i s t a e c o n o m i c a e f i n a n z i a r i a : Il calore dei
titoli degli agricoltori - I prestiti anglo-russo-persiano, tedesco e ungherese - 1 trattati di commercio tedeschi - I dazi doganali e diritti marittimi - La 'produzione dello zucchero in Europa - La nuova ferrovia messicana - La costruzione di navi americane - Le condizioni dei commercio e dell'agricoltura di Baviera — R a s s e g n a d e l c o m m e r c i o
i n t e r n a z i o n a l e : Il commercio della California nel primo semestre 1906 - Il commercio del Congo Francese e della
(lugana nel 1905 - Il commercio deWAlgeria durante i primi nove mesi del 1906 — I servizi idraulici in Italia dal 1890 al 1906 — Le tasse di fabbricazione in Italia — La colonizzazione nel mondo — Banche popolari e Cooperative — Cernere di commercio — Mercato monetario e Rivista delle Borse — Società commerciali ed industriali — Notizie commerciali.
UNA ACCIAJERIA DI STATO ?
Le recenti vicende che colpiscono la Società delle Acciaierie di Terni hanno fatto sorgere in molti la idea che la sola soluzione possibile per vincere le difficoltà nelle quali il Governo si trova per le sue forniture militari, sia la crea-zione di una acciajeria di Stato. E già il Bo-nomi in un recente articolo dell' Avanti! propu-gna una simile soluzione.
E' ben vero che l'on. Giolitti avrebbe di-chiarato alia Commissione degli operai, che si sono presentati a lui per protestare contro l'ac-collo delle corazze per la nave « San Giorgio » ad una Ditta anonima, che egli non credeva op-portuna la creazione di una acciajeria di Stato; ma sappiamo per prova che gli uomini politici non tengono molto alla coerenza, e se la oppor-tunità politica lo domandasse, è certo che l'on. Giolitti, come del resto qualunque altro uomo di Stato, sconfesserebbe sè stesso, senza timore che ciò nuoccia alla sua posizione politica. Di simili esempi pur troppo se ne sono avuti, e non pochi. Per questo appunto crediamo fin d'ora di esprimere il nostro avviso contrario ad una simile soluzione, tanto più che vi sono altri mezzi per impedire gli inconvenienti che si sono lamentati. Certo le acciajerie di Terni hanno avuto un contegno tale che le conseguenze attuali erano inevitabili.
Una Società industriale che ha per suo prin cipale cliente lo Stato, ha da tener conto di ele-menti che possono esser trascurati dagli altri in-dustriali; tanto più poi. nel caso concreto, nel quale notoriamente lo Stato aveva esso stesso cercato di far sorgere e prosperare quella Società con una serie di provvedimenti a suo favore; poi-' chè riteneva che fosse di interesse nazionale avere
uno stabilimento in paese, capace di fornire le corazze alle navi che si costruivano per la di-fesa militare.
Che se è vero che la Società, non ostante tali speciali favori, ha attraversato periodi finanzia-riamente difficili, tali da mettere persino in forse la sua esistenza, si deve tener conto, a parte i possibili errori che la Società stessa abbia potuto commettere nella sua organizzazione tecnica ed amministrativa, che si tratta di un periodo, nel quale lo Stato e tutta la economia nazionale soffrirono di una lunga crisi che colpì tutte o quasi tutte le industrie.
Ma, cessata o finita la acutezza della crisi, la Società di Terni non h? avvertito abbastanza il pericolo che correva, spingendo, con dividendi cospicui, eccessivi, le azioni a prezzi enorme-mente alti. Abbiamo visto dal dividendo di L. 21 per azioni da 500 lire di capitale versato, pas-sare a 35, a 75, a 100, a 120 lire, e le azioni cor-rere da 400 a 600, a 1000, a 2000, toccando quasi le 3000 lire di quotazione.
Era troppo evidente che coloro, i quali, per qualsivoglia motivo, vigilano sulla finanza pub-blica e sull'impiego del denaro dei contribuenti, si allarmassero per tali cospicui guadagni e per il prezzo cosi alto delle azioni ; e credessero e fa-cessero credere che per la massima parte fossero gli altri prezzi delle forniture allo Stato quelli che permettevano una rimunerazione così esagerata al capitale della Società.
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18 novembre 1906
E più ancora la Società non ha tenuto conto
sufficiente della pubblica opinione, già sveglia ed
allarmata, quando, forzando la situazione dei
suoi rapporti collo Stato volle far parte di un
trust
internazionale, per il quale rendeva
impos-sibile ogni concorrenza straniera che lo Stato
avesse voluto provocare, per evitare il monopolio
delle forniture, di cui si credeva vittima.
Infine è venuto quest'ultimo episodio del
ri-catto, episodio ancora molto oscuro e che venne
fatto conoscere in modo da accrescere la sfiducia del
pubblico e da determinare ribassi ancora
mag-giori sulle azioni di Terni. — Anche qui vogliamo
credere di essere ignari delle ragioni per le quali
così improvvisamente fu dato in pascolo al
pub-blico quello scandalo; ma giudicando dai fatti, quali
la stampa ci ha fatto conoscere, riteniamo che
nulla poteva immaginarsi di più adatto a
scuo-tere la fiducia dei possessori di azioni di quella
Società, sia per la impressionabilità ben nota del
pubblico, sia per la prova di inabilità offerta da
coloro, che dovevano avere tutto l'interesse a
man-tenere la Società di Terni, più che fosse possibile,
in un ambiente sereno.
Infine tra gli errori che furono commessi in
questo doloroso periodo, non va taciuto quello
dello zelo eccessivo di certi difensori, che non si
peritarono di spargere le più strane ed
invero-simili accuse contro la stessa organizzazione della
Società, pur intendendo di difenderla. Infatti si
è persino affermato il dubbio che nelle acciajerie
di Terni venisse, a danno della Società,
falsifi-cata la composizione delle corazze, affine di
scre-ditare, davanti alle prove di collaudo, i prodotti
di quello stabilimento. Ora è chiaro che
qualun-que Società può essere vittima di un contabile
poco onesto che falsifichi i registri ; ma che sia
possibile in uno stabilimento metallurgico che
venga adulterata la composizione delle corazze,
senza che nessuno dei tanti preposti se ne
ac-corga, sorpassa evidentemente il credibile. Un
altro difensore ha rilevato che il ri basso di 1000 lire
nelle azioni di Terni voleva dire la perdita di
alcune diecine di milioni di ricchezza pubblica ;
come se il rialzo da 500 a 3000 non volesse dire
che, a suo tempo, i possessori di azioni hanno
guadagnato molte e molte diecine di milioni di
più di quelle ora perdute.
Tutto questo è parrossismo di polemica, e
non saggio andamento di una industria seria e
bene organizzata, quale deve essere quella di uno
stabilimento di primo ordine.
Ciò non ostante, noi siamo d' avviso che una
acciajeria di Stato sarebbe un errore, perchè le
corazze costerebbero di più, e probabilmente non
sarebbero migliori.
Piuttosto ci domandiamo se non sarebbe il
caso di evitare la causa di tutti questi
scanda-losi procedimenti, la quale causa sta
principal-mente nell' eccessivo prezzo delle azioni e
nel-l'alta cifra dei dividendi dati agli azionisti.
E considerando che l'essere esclusivo
for-nitore dello Stato, costituisce una specie di
pri-vilegio, ci domandiamo se non fosse il caso che
Io Stato divenisse in qualche modo compartecipe
degli utili che esso Stato determina col prezzo
che accorda alle corazze.
Se ad esempio la Società fosse lasciata
li-bera di distribuire agli azionisti sino al 7 O/o
sul capitale versato, ed al di là di quesca somma
lo Stato diventasse compartecipe del dividendo
in una misura scalare progressiva, per esempio del
20 O/o dal 7 all'8 O/o del dividendo, del 40 O/o
dall'8 al 9 0/q ecc. ecc., sino ad avere una
par-tecipazione dell'80 0/0, — il lato finanziario dei
rapporti tra le Acciajerie di Terni e lo Stato
sa-rebbe regolato abbastanza equamente, per non
dar luogo agli inconvenienti che ora si
lamen-tano, e che sono la causa precipua di tutto
que-sto movimento che si avverte contro le Terni.
Lo Banco Commerciale italiano
il
Vediamo ora alcune cifre che riguardano
le operazioni attive compiute dalla Banca ;
e prima di tutto lo sconto degli effetti
cam-biari ed il movimento degli effetti per incasso.
Gli effetti che furono scontati nei diversi
anni presentano un ammontare secondo le
se-guenti cifre in milioni di lire:
Ammontare degli Ammontare degli effetti scontati effetti scontati 1895 milioni 512,8 1901 milioni 1223,4 1896 » 687,3 1902
. *
1328,5 1897 » 682,0 1903 » 1564,5 1898 » 917.1 1904 » 1986,9 1899 » 848,8 1905 > 2587,7 1900 » 1016,0 2587,7Uno sconto sull'Italia di due miliardi e
mezzo, rappresenta senza dubbio un lavoro di
grande importanza, non solo, ma per essere la
cifra degli sconti sempre crescente, prova anche
che l'ultima così alta somma non è
occasio-nale, bensì il frutto di una intensificazione di
attività che si è regolarmente svolta.
E la economia del paese deve
necessa-riamente essersi appoggiata con crescente
fidu-cia a questo Istituto, da cui traeva così larghe
disponibilità.
Nè meno in proporzione si sviluppò il
ramo degli effetti all'incasso, come lo
deno-tano le cifre seguenti:
Ammontare degli Ammontare dogli effetti all'incasso effetti all'incasso 1895 milioni 19,0 1901 milioni 148,1 1896 » 27,3 1902 148,1 1897 45,1 1903 235,6 1898 » 86,4 1904 » 262,1 1899 » 77,6 1905 » 362,8 1900 » 137,9 » 362,8
Sono le importanti relazioni strette dalla
Banca con gli altri Istituti del Regno e
del-l'estero, che dànno una così cospicua cifra di
efl'etti all' incasso.
nel 1905 gli effetti scontati
ammontare in franchi:
per il seguente
per la Francia » la Svizzera » il Belgio » l'Inghilterra » l'Austria » la Germania » diversi milioni 1,433,3 » 77.7 » 29,8 » 100,0 » 68,0 » 350,0 » 31,3 Totale milioni 2,090,1Sono quindi più di due miliardi che
nel-l'anno 1905 la Banca Commerciale ha
scon-tato di effetti sull'estero. Notevoli le cifre della
Francia, quasi un miliardo e mezzo, della
Ger-mania 350 milioni, e dell'Inghilterra 100
mi-lioni circa.
Sono cifre colossali che impressionano,
tanto più in quanto segnano un crescendo
co-spicuo, e dimostrano, da una parte l'aumento
della attività del paese, dall' altra T aiuto che
esso ebbe dall' Istituto. Due miliardi di sconti,
di cui quasi uno e mezzo colla Francia
rap-presentano certo una porzione molto
impor-tante di tutto il movimento cambiario che
corre tra l'Italia e l'estero; e la Banca
Com-merciale ha così in mano una forza
finanzia-ria di primo ordine per il nostro commercio,
ed è da augurarsi che essa continui sempre
a farne quell'uso imparziale e spassionato che,
del resto, risulta dalle cifre stesse che essa ha
fatto fin qui.
La attività della Banca Commerciale si
è anche largamente spiegata sulle operazioni
che riguardano il mercato dei titoli. Come è
naturale, aprì gli sportelli ai riporti quanto
più ampi erano i mezzi di cui essa disponeva,
ed a poco a poco fece anche l'ufficio di
in-termediario per la sua clientela, comprando e
vendendo titoli per conto di terzi.
Per non affaticare soverchiamente il
let-tore con molte cifre, diamo qui il movimento
dei riporti e dell'acquisto e vendita di titoli
per conto proprio e per conto di terzi
sol-tanto per gli ultimi cinque anni. E si ha:
Biporti Acquisto di titoli Vendita di titoli 1901 milioni 1,162,4 502,3 498,7 1902 » 1,475,3 549,1 542,8 1903 » 1,600,2 637,7 635,5 1904 » 1,554,4 616,3 613,5 1905 > 1,858,4 1,005,6 1,003,2
Questo grande movimento è la prova della
influenza che la Banca Commerciale esercita
anche sul mercato dei titoli, giacché la sua
azione evidentemente non può a meno di
pe-sare sull'indirizzo del mercato stesso; quando
un solo Istituto tra riporti ed acquisti e
ven-dite di titoli segna una cifra di quasi quattro
miliardi, si può dire che quell'Istituto,
ope-rando in un mercato debole come l'Italia,
esercita una azione prevaiente. Del resto non è
il caso di lamentarsene, poiché la tendenza
odierna è verso la centralizzazione delle forze,
ed è quindi in ossequio a questa tendenza,
la quale ha senza dubbio molti lati buoni, che
il numero degli Istituti di credito ordinario, i
quali esercitino sul mercato una vera influenza,
rimane limitato assai.
Però è d'uopo anche avvertire che tale
situazione di prevalenza, assegna agli uomini,
che dirigono il potente Istituto, molta
respon-sabilità e molti doveri, soprattutto per ciò che
riguardai rapporti dell'Istituto stesso col
mer-cato dei titoli. La forza poderosa di cui i
dirigenti dispongono mercè la Banca, a cui
sono preposti, come può fare molto bene, così
può tare molto male. Ed è quindi tanto più
degna di rilievo la loro condotta, di aver
vo-luto mantenere molto ristretto il lavoro
spe-culativo, mirando invece principalmente al
vero progresso economico del paese, aiutando
le imprese già solide o nascenti in condizioni
da non metter dubbio sul loro successo.
Di alcune altre manifestazioni dell'azione
della Banca vorremmo parlare, ma per non
dilungarci soverchiamente, ci limiteremo a
no-tare ì risultati finanziari della sua attività,
cioè gli utili che essa ha potuto conseguire.
Già della parte che fu rivolta alla riserva
ab-biamo detto precedentemente, per cui ci
li-mitiamo qui a considerare gli utili distribuiti
agli azionisti.
Eccone il prospetto:
Utile netto Dividendo »/„ alle azioni 1895 1,293,364 1,063,110 8 ' / . % (1) 1896 1,560.424 1,300,000 6 V. °/o 1897 1,635,751 1,400,000 7 — » 1898 2,635,098 2,250,000 7 7 j > 1899 3,012,027 2,550,000 8 7 , * 1900 3,982.476 3,400,000 8 7 , » 1901 5,340,258 4,800,000 8 — » 1902 5,362,027 4,800,000 8 — » 1903 5,377,068 4,800,000 8 — » 1904 7,109,085 6,400,000 8 — » 1905 8,148,369 7,200,000 9 — *
Se si considera il rapido aumento di
ca-pitale che ebbe la Banca, non si può a meno
di rilevare la costanza del dividendo, anche
quando il capitale veniva aumentato ; il che
dimostra che il nuovo capitale rispondeva ai
bisogni della Banca e degli affari che essa
compieva.
Ber esplicare tanta attività la Banca
do-vette moltiplicare le proprie sedi ed agenzie;
si è visto che nel primo anno 1895 essa ne
aveva tre: Milano, Firenze, Genova; nel 1896
si aggiunge Roma; nel terzo anno Torino;
nel 1899 Napoli; nel I960 si aprirono le due
succursali di Livorno e Venezia; nel 1901 la
agenzia di Savona; nel 1902 le agenzie di
Bergamo, Pisa e Padova; nel 1903 Palermo e
Catania; nel 1904 la Banca apri i suoi uffici
ad Alessandria, Bari, Bologna, Busto Arsizio,
Lucca; nel 1905 a Parma, baluzzo, Udine,
Vi-cenza; Biella, Brescia, Carrara, ed ora
nel-l'anno corrente 1906 a Ferrara, Perugia e
Verona.
Nuovo personale, quindi nuovi locali e
tutto quanto di spese si rende necessario ad
una così rapida espansione. Ecco quindi il
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prospetto delle spese di Amministrazione e di
quelle per le imposte e tasse:
Spose, d'am-Anni Utili lordi ministraz;,
imp. e tasse 1895 2,450,529 1,006,941 1896 2,830,498 987,724 1897 3,541,057 1.388.091 1898 5,314,847 1,917,319 1899 6,570,063 . 2,528,949 1900 8,048,902 2,835,338 1901 9,786,640 3,225,867 1902 10,626,978 3,778,269 1903 12,045,016 4,473,080 1904 15,000,304 5,451,294 1905 19,407,025 7,017,519
„ del ca- °'o sugli pitale utili lordi
g . 41.— 4(93 34.89 4.62 39.19 6.39 36.07 6.32 38.49 4.72 35.22 5.37 32.96 6.30 35.55 5.59 37.13 6.81 36.34 (*) 6.68 36.15 (*)
Questo prospetto fa vedere che dopo i
primi anni, le spese, comprese le imposte e
tasse, si sono mantenute intorno al 6 0/0 del
capitale sociale, al 36-37dell'utile lordo
risul-tante dal bilancio; le quali proporzioni non
si possono chiamare eccessive, sebbene sieno
alquanto alte. Giova però notare che la Banca
è sempre in divenire, e quindi deve colle sue
spese di Amministrazione precorrere, e non
seguire, i crescenti bisogni della complessa
azienda. Quando l'aumento degli affari sarà
meno rapido e meno importante, il che pure
un tempo dovrà avvenire, allora è probabile che
la Banca possa anche accrescere il lavoro,
senza aumentare di altrettanto la spesa, e
quindi le percentuali discendano.
Va notato pure l'aggravio per imposte e
tasse. Ragionevolmente tali
1895 1896 1897 1898 1899 1900 23.92 1 16.94 26.15 25 — 2 8 . 6 0 25,74 1901 1902 1903 1904 1905 21.27 % 26.22 » 31.85 » 29.87 » 39.42 »
Queste cifre sono la prova del non
giu-sto sistema tributario riguardo alle società
anonime.
(*) Nell'importo delle « S p e s e d'Amministrazione, Imposte e Tasse « è compresa la partita « Bolli ».
( Continua)
aggravi
dovreb-bero essere in proporzione degli utili
distri-buiti agli azionisti, i quali utili sono i soli
reali; gli altri, perchè soggetti a tutte le vi
cissitudini di una azienda cosi complessa, sono
utili mutabili, in certo modo, e non
divente-ranno reali, se non quando sadivente-ranno dagli
azio-nisti conseguiti.
Ora le imposte e tasse ebbero sul
divi-dendo distribuito la seguente proporzione:
L'ARGENTINA NEL VENTESIMO SECOLO
E stato recentemente pubblicato a Parigi
un interessante volume: L'Argentina nel
vente-simo secolo
, di Albert B. Martinez,
ex-sottosegre-tario di Stato al Ministero delle Finanze in
Fran-cia, e di Maurice Lewandowski, dottore in diritto.
L'interesse del libro è aumentato da una dotta
introduzione di Charles Pellegrini già presidente
della Repubblica Argentina.
E' notorio quanta importanza abbia
rag-giunto questo paese (del quale spesso ci siamo
occupati nella Rivista Economica) nel consorzio
delle nazioni civili; il suo movimento
commer-ciale, la sua potenza economica è in questi ultimi
tempi tanto cresciuta, che lo sguardo dell'
Eu-ropa vi si dirige con curiosità, ed anche con
in-teresse, da che un grandissimo numero degli
emi-granti nostri vi si dirige tutti gli anni in cerca
di lavoro.
Non può dunque non attrarre ogni studioso
di cose economiche un libro che esponga con
or-dine e con criterio quanto dell'Argentina si sa
attualmente, un libro che parli delle ricchezze
del suo suolo, dei rapporti suoi, dal punto di
vi-sta finanziario e economico, colle varie nazioni
del mondo.
Diamo dunque uno sguardo critico al libro
dei signori Martinez e Lewandowski.
La destinazione del libro (così ne scrive l'ex
presidente della Repubblica Argentina Pellegrini
nella introduzione) è di far conoscere in Francia
(e perchè no anche agli altri paesi?) la
situa-zione e l'avvenire economico della sullodata
Re-pubblica,
E ben a ragione vi si dice che il volume
arriva a momento opportuno, perchè negli ultimi
dieci anni l'Argentina ha sopportato disastri di
tutte le specie in fatto di agricoltura, minaccio
di guerra che la costrinsero a enormi spese, crisi
commerciali e industriali cosiffatte, da far temere
seriamente della vitalità di questa Repubblica;
sciagure tutte dalle quali il paese seppe
vitto-riosamente uscire, dando prova di una energia e.
di una costanza nel lavoro veramente ammirevoli.
Ma un'altro scopo ha il libro, uno scopo che
chiameremo più che altro di cultura. Pesa
sul-l'America del Sud una prevenzione, invero non
giustificata: che cioè l'Argentina, il Chili, il
Bra-sile, il Venezuela, l'Equatore, siano all' incirca
la stessa cosa; invece, oltre all'essere separati da
enormi distanze, sono paesi aventi usi diversi,
cultura e civiltà differenti.
Il volume dei signori Martiuez e
Lewando-wski è diviso in quattro parti : si esamina cioè
l'Argentina dal punto di vista economico, da
quello agricolo, da quello commerciale, da quello
finanziario.
Dal punto di vista economico, gli Autori
dopo un accurato sguardo alla geografia del paese,
con speciale attenzione ai porti che ne
costitui-scono la fonte principale di ricchezza, si fermano
sulle strade ferrate argentine e sul loro sviluppo
rapidissimo.
corrisposto lo sviluppo agricolo delle Provincie j
principali, come Bnenos-Ayres, Santa Fè,
Cor-do va, le tre che forniscono, esse sole, 1'80 per
cento all'esportazione totale.
Ecco come le vie ferrate sono distribuite a
seconda delle concessioni:
Ferrovie dello Stato 2,440 Ferrovie particolari 17,000 Ferrovie secondarie e tramvay a vapore 452
Totale 19,301
Ma quello che è un problema veramente
vitale per l'organizzazione economica
dell'Argen-tina, è l'immigrazione e la colonizzazione.
La popolazione dell'Argentina nel 1902
ascen-deva a 5,022,248 di abitanti, dei quali 2 milioni
circa residenti nella Provincia di Buenos-Ayres.
Quando però si pensi che la superficie
dell'Ar-gentina è di tre milioni di chilometri quadrati,
che cioè si ha una densità di 1.66 persone per
chilometro, è evidente la necessità dell'aumento
della popolazione. Il territorio di Pampas,
com-posto di 146 chilometri quadrati, conta appena
26 mila abitanti !
Il problema tu intravisto da un pezzo, è
fin dai tempi di Rivadavia, l'iniziatore di tanti
progressi, fu iniziata la colonizzazione: questa fu
continuata con entusiasmo da altri arditi
inno-vatori ; senonchè essa non ha dato ancora i
frutti sperati e necessari. Gli Autori concludono
che la colonizzazione non deve esser stata
pra-ticata secondo i dettami della scienza e della
esperienza, e che avvenimenti di ordine diverso,
superiori alla volontà umana, devono aver
con-trastato e impedito le lodevoli intenzioni dei
go-vernanti, dai quali furono emanate leggi diverse
impiantate a diversi sistemi di colonizzazione.
A questa ragione, che senza dubbio deve
aver pesato per ottenere la conseguenza
sud-detta, ci sembra che si debba aggiungere il non
esser passato che poco tempo, dacché i mezzi di
colonizzazione sono applicati con energia: la
colonizzazione è fenomeno che non dà
general-mente subita i suoi frutti, o li dà, sui principio,
lentamente: ed è da confidare, con un po' di
pa-zienza, che le lande dell'Argentina si ricuoprano
adagio adagio di popolazione forte, lavoratrice,
fidente nel miglioramento futuro del paese.
L'immigrazione fu favorita fin dal 1852, nel
qua! anno fu votata una legge fondamentale
avente per scopo « di tendere al progresso
ge-nerale e di assicurare la libertà per tutti i
cit-tadini, per la loro posterità e per tutti gli
uo-mini dell'universo che volessero abitare il suolo
argentino » ; e a questa liberale legge corrispose
una forte corrente di immigrazione europea che
portò un avanzamento di cultura, di progresso
agricolo e industriale insieme.
Nel 1854 infatti entrarono neh' Argentina
2,524 persone; nel 1855, 5,9Ì2; nella decade dal
1860 al 1869, 134,325; in quella dal 1870 al
1879, 264,869; e infine dal 1880 al 1889 ben
1,020,902 immigranti.
Ecco come si ripartisce l'immigrazione
ar-gentina, a seconda dei diversi paesi: è ben utile
esporre questo quadro specialmente per noi
ita-liani:
Dal 1857 al 1903:
Italiani 1,331,536 Spagnuoli 414,973 Francesi 1(0,293 Inglesi 35,435 Austro- Ongheresi 37,953 Tedeschi 30,699 Svizzeri 25,775 Belgi 19,521 Altre nazioni 92,238 Totale 2,158,423Continueremo in altro fascicolo 1' esame di
altre parti dello interessantissimo volume.
A. F.
UN DOVERE CHE RISORGE
(Dopo la convenzione di Berna - Settembre 1906),
« In avvenire accanto ai trattati di
com-mercio noi avremo dei trattati di lavoro ». Questo
pensiero, che il Luzzatti esprimeva al Congresso
di Parigi del 1900, può oggi contare non
disprez-zabili vittorie, quali il trattato Franco-italiano
del 1904 e la convenzione internazionale di
re-cente firmata a Berna da ben 13 Stati. Non è
qui mio intento di esporre il cammino che l'idea
d'una codificazione internazionale del lavoro,
lan-ciata per la prima volta dalla Svizzera fin dal
1881, ha fatto finora coi Congressi di Berlino e
Bruxelles del 1890, riusciti a proclamare voti
piuttosto platonici, col Congresso di Parigi del
1900, dal quale venne fuori l'Associazione
Inter-nazionale per la protezione del lavoro, con la
con-ferenza di Basilea del 1904 e la concon-ferenza di
Berna del Maggio 1905, di cui la convenzione
26 Settembre 1906 potrebbe considerarsi diretta
filiazione. Ritenendo come dimostrati i benefici
effetti derivanti da un comune accordo nel
proi-bire ogni lavoro notturno alla donna, qui
inco-mincio con l'affermare che l'assunzione di un
ob-bligo, senza provvedere ai mezzi per soddisfarlo,
è destituita di ogni carattere di serietà; nè uso
reticenze nel rivolgere tale asserzione al nostro
Governo.
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L' ECONOMISTA
18 novembre 1906
voro industriale è sviluppato di un servizio di
ispezione, funzionante sotto l'autorità dello Stato,
e che offra, per l'applicazione delle leggi
guaren-tigie analoghe a quelle che presenta in Francia
il servizio dell'Ispettorato del lavoro » ; ed all'art. 5
si aggiunge : « Ciascuna delle parti contraenti si
riserva la facoltà di denunciare a qualsiasi epoca
la presente convenzione.... qualora riconosca che
la legislazione relativa al lavoro delle donne e
dei fanciulli non sia stata rispettata dall'altra
parte.... per mancanza di una ispezione
suffi-ciente etc. ».
Nel dicembre 1905 il Ministro Rava
pre-sentava alla Camera una legge sull' Ispettorato
del layoro, e faceva notare nella relazione che tale
legge rispondeva anche alla necessità di
adem-piere all'impegno assunto verso la Francia. Un
simile progetto era ripresentato dàil'on. Pantano
durante il breve Ministero Sonnino ; ma i
pette-golezzi del parlamentarismo non rifuggono dal
mettere la coda anche là dove si tratta di vere
questioni di onore, e la legge fu respinta non
senza meraviglia e disapprovazione dell'opinione
pubblica. La Francia, che pure ai nuovi problemi
del lavoro mostra il suo grande interessamento
con 1' istituirvi anche un nuovo Ministero, nella
sua amichevole cordialità tace e noi ci
acconten-tiamo di rimandare.
Ed ecco che la questione si ripresenta non
più dinanzi ad uno ma a dodici Stati, con
i quali, all'art. 5 della recente convenzione di
Berna, abbiamo stabilito « A ciascuno degli Stati
contraenti incombe la cura di prendere i
provve-dimenti amministrativi che saranno necessari per
assicurare nel suo territorio la stretta esecuzione
delle disposizioni della presente convenzione ».
Come risponderemo a questo nuovo impegno, se
non così esplicito, certo altrettanto imperioso del
primo? Si decideranno i nostri governanti a
met-terci alla pari delle altre nazioni prima che la
convenzione entri in vigore? E' un dovere im
prescindibile. Rammentiamo che i trattati,
man-canti di una vera sanzione giuridica se non quella
derivante dal diritto necessario riconosciuto dalla
comune volontà dei contraenti, trovano la maggior
garenzia nella buona fede di essi, nelle loro oneste
intenzioni a mantenere quanto hanno stipulato;
di qui quel carattere di grande delicatezza che
viene agli accordi tra nazioni, e che noi per
una parte abbiamo finora trascurati nel dar vita
ad un diritto nuovo.
La fine del secolo X I X potrà ascrivere a
sua gloria l'inizio di quel movimento che i primi
anni del sècolo X X già praticamente svolgono, e
che l'avvenire, speriamo, vorrà completare ; col
quale la protezione e il miglioramento delle classi
lavoratrici di là dai confini degli Stati troveranno
il loro giusto riconoscimento nei sentimento di
solidarietà umana, che deve avvincere tutti i
po-poli e sollevare gli umili che, lavorando, vivono.
A noi dunque incombe seguirlo scrupolosamente.
D O M E N I C O D E F A C E N D I S .
K1Y15T/1 BIBLIOQMFIC/1
P r o f . Luigi F o n t a n a - R u s s o . - Trattato di
po-litica commerciale.
— Milano, TJ. Hoepli, 1907,
pag. 840 (L. 9).
Sebbene la Germania specialmente ci abbia
dato opere cospicue sull'argomento trattato
dal-l'Autore, non era piccola impresa certamente
in-traprendere per gli italiani un lavoro con questo
titolo. Diciamo subito che, non ostante le mende
che si notano in questo volume, specialmente
quella di abbracciare troppa materia, il tentativo
è abbastanza riuscito e l'Autore ha imbastito la
tela di un libro che potrà via via essere
conve-nientemente emendato.
Le difficoltà della materia non sfuggirono del
resto allo stesso Autore, che ha dovuto
premet-tere alla trattazione della materia, oggetto del
suo lavoro, abilmente dissimulata, una non breve
trattazione economica, "che esorbita dai limiti di
una semplice esposizione della teoria commerciale.
Ma ripetiamo, l'A. aveva già abbastanza
osta-coli da superare e non insisteremo su tali mende
generali.
Ma non possiamo a meno di rilevare alcune
sproporzioni che nuociono allo scopo che si è
proposto l'Autore.
Per esempio può sembrare temerario esporre
in trattato scientifico, consacrandovi una ventina
di pagine, un tema come questo: — Come si
difen-dono i due sistemi del libero scambio e del
pro-tezionismo. — E per necessità di cose ha dovuto
omettere fra l'altro ogni dimostrazione del
pro-tezionismo come mezzo di corruzione politica. Cosi,
per il limite in cui l'Autore ha dovuto tenere
circoscritta la abbondante materia, la esposizione
delle teorie del cambio e dell'aggio sono riuscite
poco chiare ed incomplete; — non è infatti esatto
il dire che l'aggio sia un effetto del corso forzoso
delia carta; abbiamo l'esempio attuale in casa
nostra, a tacere di altri: il corso forzato è in
vigore e non esiste aggio. Ed è ancora un
er-rore il dire: l'argento è sempre deprezzato
ri-spetto all'oro (pag. 111). E nemmeno si può dire
che l'aggio sìa sempre determinato dal grado di
svilimento della carta inconvertibile rispetto
al-l'oro; poiché abbiamo tante volte veduto oscillare
ampliamento l'aggio, senza che nessun
cambia-mento si verificasse nella circolazione
inconver-tibile.
Questi pochi rilievi che facciamo intorno a
questa opera del prof. Fontana-Russo ed i molti
altri che omettiamo, non sono però in
contraddi-zione con quello che abbiamo detto in principio
che il tentativo merita incoraggiamento.
Michel A u g é - L a r i b é . - Le problème agraire du
socialisme. - La viticulture industrielle du Midi
de la France. — Paris, V. Giard et E. Brière, 1907, pag. 362 (6ir.).
caratteri moderni, dove la specializzazione è spinta
fino alla monocoltura ed alla ricerca di prodotti
d'un tipo quasi .uniforme, e dove l'affitto delle
terre e la mezzadria sono scomparsi, di fronte al
salariato. Tuttavia, egli dice, « le tendenze
eco-nomiche rimangono qui diverse, esitanti e
con-tradittorie; il progresso del capitalismo non è più
decisivo che altrove; e questo fatto dal punto di
vista della pratica, non è per il socialismo senza
importanza ».
Già alcuni studiosi socialisti avevano
accen-nato al fenomeno agrario, ma nessuno aveva,
prima del sig. Augé-Laribé approfondito il tema
collo stqdio accurato della evoluzione di una
re-gione, per mezzo della specializzazione della
col-tura.
Dopo una introduzione, nella quale l'Autore
espone il suo metodo di investigazione e le
ra-gioni per le quali ha creduto di adottare tale
metodo, nella prima parte ci descrive la antica
produzione vinicola della Linguadoca e nella
se-conda la individualizzazione della viticoltura, per
entrare poi più addentro nella questione
econo-mica, ed esaminare le condizioni del proletariato.
Lo spazio non ci permette di riassumere in
questa rubrica la interessante conclusione, ma ci
proponiamo di esaminarla in modo speciale.
Intanto vogliamo segnalare questo lavoro, che
dimostra, non solo la valentia dell'Autore, ma
an-che come sia utile per il progresso degli studi
partire sempre da fatti speciali per poi
genera-lizzare.
A l b e r t B. Martinez e t M a u r i c e L e w o n d o
-w s k i . - L'Argentine au XX siècle. — 2ème
ed., Paris, A. Colin, 1906, pag. 432 (5 fr.).
Gli Autori ci danno un lavoro già accolto
molto favorevolmente dal pubblico, tanto che ne
vediamo la seconda edizione, certo per la
ob-biettività delle loro osservazioni distribuite con
molto ordine e con grande chiarezza. Infatti non
pare che gli Autori, scrivendo quest'opera,
ab-biano avuto alcun preconcetto, ed abab-biano solo
mirato a dimostrare quali sieno le condizioni di
quel paese e quali sieno gli elementi, dai quali
si può ritenere che gli sia riservato in un tempo
non lontano uno splendido avvenire.
E ciò che è veramente degno da notarsi, non
si trova nel libro, pur tanto interessante, nessun
accenno a quelle delicate questioni di nazionalità,
che avrebbe potuto far credere ad uno spirito
meno imparziale informatore del lavoro.
Dopo una prefazione del Pellegrini, che fu
presidente della Repubblica Argentina, gli
Au-tori espongono il loro tema diviso in quattro
parti, in cui parlano della Argentina dal punto
di vista economico, agricolo, commerciale,
indu-striale e finaziario.
L'Italia occupa un posto troppo importante
in quella repubblica, perchè non dobbiamo
occu-parci più estesamente di questo lavoro, che
an-diamo riassumendo pei nostri lettori. Infatti
vediamo in questo stesso volume che gli
immi-granti nella Argentina nel 1903 furono 2,158,423
e di questi ben" 1,331,536 erano italiani, seguiti,
da lontano però, dagli spagnuoli che furono in
numero di 414,973.
J .
RIVISTA ECONOMICA E FINANZIARIA
Togliamo dall' Economista d'Italia quale fu
il valore dei titoli delle Società
p e r a z i o n i i n I t a l i a
nel mese di ottobre
1906:
Istituti di credito Società di trasporti Metallurgia Gas ed elettricità Industria zuccheri Condotti d'acque Prodotti chimici Tessitura e filatura Mulini Automobili Imprese immobiliari Industrie diverse 866,976,000 873,272,000 474,586,610 239,240,500 217,535,000 98,410,400 119,029,000 271,595,000 60,482,000 115,628,000 .,23,825.258 298,201,000 Totale 3,758,780,798Il totale dei titoli fu di n. 241.
— Si annunzia che la relazione della Oom-,
missione di inchiesta promossa dalla Società
de-gli agricoltori italiani, circa il r i p o s o f e s t i v o
d e g l i a g r i c o l t o r i ,
dopo aver riconosciuto
il principio generale in forza del quale è equo e
necessario il riposo settimanale per ogni
cate-goria di lavoratori, considera brevemente le
con-seguenze che deriverebbero dal riposo festivo
ob-bligatorio, specialmente per gli agricoltori.
La relazione dice che è ben noto che la
grande maggioranza degli operai, specialmente
quelli abitanti nelle città, e quelli prossimi a
paesi o borgate, dedicano una buona parte del
giorno di riposo alla bettola ed al giuoco. Da
questo vizio non vanno esenti neppure i
conta-dini, giornalieri e salariati, i quali, se stanno
senza bere vino durante la settimana, si danno,
nella domenica, ad un uso smodato del vino-.
Secondo la relazione, il riposo domenicale
aprirà le porte delle bettole, degli spacci di
li-quori e dei locali di giuoco anche a quei
lavora-tori che, come i salariati agricoli, dovevano
ri-manere lontani per causa del loro lavoro, e
l'au-mento sicuro dei reati ci indicherà che la grande
massa dei consumatori domenicali di bevande
al-cooliche è notevolmente aumentata.
Occorre dunque il riposo, dice la relazione,
ma occorre anche il rimedio a questo stato di cose.
Per conseguenza la relazione crede anche in
vista alle peculiari condizioni della agricoltura
e dei lavoratori agricoli in Italia, che le seguenti
conclusioni siano meglio rispondenti all'attuale
momento sociale ed economico:
1) Nelle campagne italiane non è
vera-mente sentito il bisogno di una legge che
im-ponga. ai lavoratori il riposo festivo, tanto più
che da essi non sono mai giunti voti e premure
perchè tale riposo venisse loro concesso. Per
con-seguenza è miglior cosa che, almeno per ora, il
legislatore, chiamato ad occuparsi del riposo
set-timanale o festivo che giustamente spetta ai
voratori, non si occupi di quelli della terra,
la-sciando che essi continuino nella loro secolare
abitudine di riposare in domenica e in molte
altre feste religiose e civili.
sala-726
18 novembre 1906
riati, provveda a che il riposo da essi non
do-mandato non sia incentivo all'aumento del
con-sumo delle bevande alcooliche, con danno
gravis-simo per la loro salute, per la loro morale e con
il conseguente sperpero del sudato salario.
— Si ha da Teheran che il contratto per il
prestito anglo^russo-persiano
sarà
prossimamente firmato.
Il contratto era pronto da una settimana, ma
l'opposizione del clero e del partito popolare ne
ha ritardata la firma.
— Il bilancio dell'Austria del 1907 prevede
la necessità di un prestito austriaco di
250 milioni di corone in rendita ammortizzabile.
La data della emissione del prestito non è
ancora fissata. Ma se il Parlamento austriaco
vota i nuovi crediti militari, si emetterà fino
dalla primavera un prestito di 125 milioni di
corone ossia la metà dei bisogni totali.
— Il bilancio dell' Ungheria prevede un
prestito ungherese
di 294 milioni di
corone di rendita 4 per cento, dei quali 152
mi-lioni di corone destinate all' ingrandimento delie
strade ferrate.
— Si ha da Berlino che a giorni dovranno
discutersi al Reichstag importanti t r a t t a t i d i
c o m m e r c i o t e d e s c h i
e cioè colla
Spa-gna, cogli Stati Uniti, coli' Inghilterra.
L'accordo colla Spagna concluso il 12
feb-braio 1899 termina col 31 dicembre p. v. Finora
non è stato possibile giungere ad una
conclu-sione, perchè le pretese esagerate dei protezionisti
della Catalogna, e la poca condiscendenza del
Governo hanno impedito l'accordo.
Il trattato provvisorio cogli Stati Uniti scade
il 30 giugno 1907. Ancora non vi è nessuna
speranza di giungere all'accordo per
l'intransi-genza dei rappresentanti nord-americani, e anche
perchè la Germania non vuole revocare le sue
leggi proibitive contro l'importazione della carne
salata e in conserva, rifiuto che da molti è
ri-ferito alle rivelazioni sulla fabbricazione delle
conserve.
L'accordo provvisorio coli'Inghilterra è in
vigore fino al 31 dicembre 1907. In origine
que-sto accordo comprendeva anche le relazioni
com-merciali con le colonie inglesi finché la
Germa-nia si è vista costretta a disdirlo per il Canada
col quale dal 1905 vive in guerra doganale. Pare
per il rinnovo dell'accordo si chiederà da parte
delia Gei-mania l'esclusione anche di altre
colo-nie del Regno Unito, specialmente l'Australia,
che ha tentato ripetutamente di aggravare con
misure apparentemente igieniche, la situazione
dell' importazione tedesca.
— Riproduciamo quali resultati dettero i
dazi doganali e diritti marittimi
nelle ultime tredici decadi:
Le dogane, nel periodo dal 1° luglio all'11
novembre (13 decadi), hanno dato al Tesoro un
provento di L. 104,700,000, superando di lire
12,800,000 il provento del corrispondente periodo
1905 e di L. 18,000,000 la previsione del bilancio.
A questo notevole incremento avendo
con-tribuito:
10 zucchero con L. 1,861,485 11 granturco » 1,108,593 il grano » 83,050
ne segue che dieci milioni e più dell'aumento
ac-certato sono dovuti principalmente alla maggior
importazione del caffè, del petrolio e del cotone
in bioccoli; ossia a tre voci che sono indizio non
trascurabile di progressivo benessere sociale e di
progressivo incremento industriale.
L'introduzione dello zucchero forestiero
ac-cenna a diminuire; segno è che l'eccezionale
im-portazione, constatata nei primi mesi'dell'esercizio,
era dovuta all'esaurimento dello stock per la
scarsa produzione -nazionale nella campagna
sac-carifera del 1905.
— Il noto economista 0. Licht di
Magde-burgo valuta come segue la p r o d u z i o n e
dello zucchero in Europa:
Paesi 1906-07 tonn. 1905-66 tonn. Germania Austria Francia Belgio Olanda 2,000,009 1,375,000 800,000 275,000 190,000 2,415,136 1,509,870 1,089,684 328,770 '207,189 Totali Russia Diversi 4,840,000 1,800,0J0 480,000 5,550,649 988.090 415,000 Totali gen. 6,570,000 6,953,649
Secondo queste cifre la campagna saccarifera
1906-907 darà una diminuzione di 383,645
ton-nellate.
Aggiungendo al totale generale dello
zuc-chero di barbabietola quello dello zuczuc-chero di
canna, si avrebbero queste cifre:
Produzione 1996-07 tonn. Barbabietola 6,570.000 Canna 4,710,000 Totale 11,280,000 1905-03 tonn. 6,953,649 4,438,249 11,391,898
Così la produzione mondiale dello zucchero
si prevede inferiore a quella della campagna
pre-cedente di circa tonnellate 111,898.
— Il Foreìgn Office di Londra pubblica un
dettagliato rapporto del Vice-Console inglese a
Salina Cruz sulla n u o v a f e r r o v i a m e s
-s i c a n a
attraverso l'istmo di Tehuantepec
te-sté aperta all'esercizio.
Eccone alcune sommarie notizie :
La ferrovia cominciata nel 1851, dopo molte
soste e traversie, fu finita dall'Atlantico al
Pa-cifico nel 1882; ma ben presto si constatò che
le sue condizioni di stabilità e di sicurezza non
avrebbero mai consentito di farne una linea di
traffico internazionale.
contratto a metà, per spese o profitto, col Go- i
verno messicano.
Il contratto decorreva dal 1° luglio 1902, ed
alla distanza di quattro anni la ferrovia è stata
ricostrutta completamente e potrà servire per treni
di qualsiasi peso e velocità. I due porti saranno
terminati entro l'anno corrente, ed allora la nuova
ferrovia potrà entrare in attiva concorrenza con
quella dell'istmo di Panama.
Tutte le principali Compagnie di navigazione
americane ed europee, le quali ora toccano Colon
sull'istmo di Panama, si sono dichiarate pronte a
far capo al porto di Coutzwalvs non appena verrà
loro notificato che il porto è pronto per ricevere
i loro vapori.
Due linee di' navigazione sul Pacifico
toc-cano già Salina Cruz, di modo che un
movi-mento di 600,000 tonnellate di merci è già
assi-curato alla nuova linea di comunicazione.
— Un recente rapporto del Lloyd Register
of Shipping
fa notare per quanto riguarda la
costruzione di navi americane
un
rallentamento di attività dei cantieri di
costru-zione nel Regno Unito.
A fine di settembre erano in costruzione 512
navi di un tonnellaggio totale di 1,264,767
ton-nellate e cioè di 60 mila tonton-nellate circa meno
che al 30 settembre 1905.
Per quel che concerne la ripartizione del
tonnellaggio tra i cantieri di costruzione, la
pre-ponderanza è raggiunta dai cantieri di Clyd con
232,613 tonnellate, di Sunderland con 190,389
tonnellate.
La maggior parte del tonnellaggio è
desti-nato al Regno Unito: questa parte si eleva in
effetto a 985,394 tonnellate.
La differenza si ripartisce nel seguente modo:
Tonnellate 41,000 29,260 29,170 24,400 23,380 20,600 19.006 16,682 Germania America del Sud Colonia inglese Egitto Italia Austria-Ungheria Norvegia Francia
Nel terzo trimestre del 1906, furono lanciati
in Inghilterra 193 vapori, contenenti 466.216
ton-nellate e 23 velieri con 7,354 nell'insieme.
— Il console britannico a Monaco di
Ba-viera ha inviato al Foreign Office un rapporto
sulle condizioni del commercio e
dell'agricoltura di B a v i e r a
nella ri
correnza del centenario della sua costituzione.
I progressi fatti dalla Baviera dalla pace di
Presburgo, quando Napoleone I premiò il Grande
Elettore di Baviera della sua fedeltà elevandolo
alla dignità reale, sono stati grandissimi in ogni
ramo dell'umana attività e Monaco è divenuto
indiscutibilmente il maggiore centro intellettuale
della Germania intera.
II centenario della sua presente costituzione
politica è stato dalla Baviera festeggiato con una
splendida esposizione industriale ed artistica a
Norimberga, che si è distinta soprattutto per la
qualità piuttosto che la quantità delle cose esposte.
La popolazione della Baviera è ora di 6.524,372
abitanti, dei quali 3,190,647 maschi e 3,327,725
femmine.
Il 70 per cento della popolazione è di fede
cattolica, il 26 per cento protestante, il 0.83 per
cento israelita e la rimanente percentuale va
di-visa fra molte altre confessioni.
Il Governo bavarese spende annualmente la
somma di 1,521,470 sterline per l'istruzione
ele-mentare, e nel 1905 soltanto 8 reclute si
dichia-rarono analfabete nell'atto di entrare a prestare
servizio militare.
Un progetto è stato presentato ora alla
Ca-mera per la riorganizzazione del servizio per le
ferrovie di Stato per la Baviera ed il
Palati-nato. che comprende in complesso numero 7870
chilometri. Si stabiliranno sei direzioni
comparti-mentali alle quali verrà anche affidata la
vigi-lanza sui laghi e sui canali, ove la navigazione
è esercitata per conto dello Stato. Gradualmente
il numero degli impiegati ferroviari verrà
ri-dotto da 10,600 quale è attualmente a 88.70 con
una economia di oltre 100,000 sterline annue.
Anche il personale postale e la spesa relativa
verranno ridotte sensibilmente col nuovo anno.
La Baviera possiede le 12 stazioni telefoniche e
telegrafiche situate alla maggior altitudine in
Germania, e queste stazioni sono tenute in pura
perdita e. piuttosto per osservazioni scientifiche
che non per uso del pubblico. Alcune sono aperte
durante l'estate solamente, altre durante
l'an-nata intiera.
Negli ultimi 8 anni lo Stato ha aumentato
la superficie tenuta a foresta, di oltre 10,000
ettari.
Rassegna del commercio internazionale
II commercio della California
nel primo semestre 1906.
— Dalle
sta-tistiche doganali americane abbiamo i dati
se-guenti :
Il valore complessivo delle merci importate
in S. Francisco, durante la prima metà dell'anno
corrente, fu di dollari 22,584,733.
Alla stessa epoca del 1905 tale cifra
am-montava a doli. 22,400,679 ; si ebbe perciò un
aumento di doli. 184,060 sul primo semestre
del-l'anno precedente.
Tale aumento tende a consolidarsi e non vi
è dubbio sullo splendido avvenire di S. Francisco,
destinata a divenire la metropoli del Pacifico ed
il centro commerciale dell'occidente dogli Stati
Uniti con l'Estremo Oriente.
L'immane disastro da cui fu funestata la
città, anziché ritardare, affretterà questo evento,
giacché malgrado le enormi perdite finanziarie,
gli all'ari non hanno subito modificazioni, ed il
commercio ha già ripreso il suo andamento
ordi-nario ed in alcuni rami si è anzi intensificato.
Ecco le cifre pel primo semestre del 1906
della importazione italiana, in paragone di quelle
delle tre maggiori nazioni importatrici europee :
728
L' ECONOMISTA
18 novembre 1906
Ad illustrazione di ciò, consideriamo
l'im-portazione in California di alcuni articoli principali.
Nei guanti di pelle il campo è tenuto dalla
Germania con doli. 83,149 contro 8,832 dall'Italia
e 1,839 dalla Francia. La ragione di questa nostra
inferiorità non va ricercata tanto nella qualità
del prodotto, come ordinamento commerciale da
parte della Germania, Dell'introdurre e smerciare
l'articolo.
Il valore totale dei lavori artistici importati
in S. Francisco nel 1° semestre fu di dollari
14,325 e cioè 7324 dalla Francia; 3015 dalla
Germania; 2553 dall'Italia e 1086 dall'Inghilterra.
Nei prodotti chimici, ad eccezione del tartaro
e del sommaco, l'Italia non può sostenere la
con-correnza di altre nazioni, ed alcuni di essi
ven-gono abbondantemente prodotti in California, come
la soda e la potassa.
Il totale della importazione durante i sei mesi
è stato di dollari 109,971, e l'Italia figura
sola-mente per 13,221.
Sul mercato californiano non esistono acque
minerali
di provenienza nostra, mentre sopra un
totale di doli. 27,822 la Francia figura per 14,037
e la Germania per 12,590. Ora sarebbe
facilis-simo introdurre l'uso di qualche acqua minerale
italiana fra la nostra colonia ed estenderne quindi
la conoscer a e la vendita fra l'elemento
ame-ricano.
Nelle ritingile e sardine sott'olio, il campo
è tenuto ir contrastato dalla Francia ; su un
to-tale di do
1!. 101,284 essa figura per 88,940.
Se-guono Sv. zia e Norvegia.
Il p. edotto italiano è pure importato, mail
consumo è minimo, perchè limitato alla sola
no-stra colonia.
1
.' importazione totale di porcellane e
maio-liche
decorate ed ornate, nel 1° semestre fu di
doli. 143,902. I due terzi di tale commercio sono
rr ppresentati dal traffico dell'Estremo Oriente
che ne ha il monopolio assoluto. Sopra un valore
di doli. 98,199 il Giappone figura per 90,803 e
la Cina per 7,392.
II commercio del Congo Fran»
c e s e n e l 1 9 0 5 .
— L' Ufficio coloniale
stabi-lisce le cifre del movimento commerciale del Congo
Francese nel 1905.
Il commercio totale (e cioè importazione e
esportazione riunite di merci di tutte le specie)
si è elevato a una somma di 24,311,891 franchi.
Vi è un aumento di 2,118,228 fr. sull'annata
pre-cedente e 8,863,833 fr. sulla media
quinquen-nale anteriore al 1905.
Alla importazione i valori hanno raggiunto
la cifra di 10,339,146 fr. Essi sono così superiori
di 1,321,006 fr. a quelli dell'anno precedente e
di 2,883,922 fr. alla media quinquennale.
Le esportazioni hanno raggiunto la cifra di
13,932,745 fr. in aumento di 1,797,282 fr.
sul-l'anno precedente, e di 979,011 fr. sulla media
quinquennale.
L'Ufficio coloniale pubblica pure quale fu la
parte presa dalla Francia in questo movimento,
che fu di 9,188,095 fr. dei quali 4.451,753 alla
esportazione.
II c o m m e r c i o della G u y a n a
n e i 1 9 0 5 . — U Ufficio Coloniale
stabilisce
come segue le cifre del movimento commerciale
della Guyana nel 1905.
li commercio totale (importazione e
esporta-zione riunite di merci di tutte le specie) si è
ele-vato a una somma di 21,378,866 fr. e cioè vi è
una diminuzione di 966,004 fr. sull'anno
prece-dente e un aumento di fr. 1,912,294 sulla media
quinquennale anteriore al 1905.
Alla importazione i valori hanno raggiunto
la cifra di 11,439,375 fr.
Essi sono così inferiori di 252,375 fr. a
quelli dell'anno precedente, e superiori di 1,196,176
franchi alla media quinquennale.
Le esportazioni hanno raggiunto la cifra di
9,939,491 fr. in diminuzione di 713,719 fr.
sul-l'anno precedente, e un aumento di 755,618 fr.
sulla media quinquennale.
L'Ufficio coloniale pubblica anche la parte
presa dalla Francia in questo movimento
com-merciale, che fu di 16,446,556 fr. di cui 7,811,818
franchi alla importazione, e 8,634,738 alla
espor-tazione.
Il commercio tra le Colonie francesi
rappre-senta 529,606 fr. dei quali 514,580 fr. per la
importazione e 15,026 per la esportazione.
Gli scambi coi paesi stranieri si sono elevati
a franchi 4,402,704 dei quali 3,112,977 alla
im-portazione.
Il commercio dell'Algeria
du-rante i n o v e primi mesi del 1906.
— Il quadro delle importazioni e delle
esporta-zioni dell'Algeria durante i nove primi mesi del
del 1906 si riassume come segue:
Importazione 1906 1905 (in migliaia di franchi) Materie animali 18,637 17,481
» vegetali. 57,741 44,743 » minerali 17,787 15,558 Fabbricazioni 189.026 186,371
Totale 283,191 264,153
La differenza in più nel 1906 è dunque di
fr, 19.038,000.
Esportazione 1903 1905 (in migliaia di franchi) Materie animali 54,154 49,883
» vegetali 117,669 102,230 » minerali 23,446 19,726 Fabbricazioni 8,106 8,776
Totale 203,395 180,615
La differenza in più nel 1906 è dunque di
fr. 22,780,000.
i « Z I IDRAULICI ! ITALIA DAL 1890 AL 1906
L ' o n . Gianturco, Ministro dei lavori pubblici, ha stabilito di pubblicare una relazione sui servizi idrau-lici dal 1° luglio 1890 al 30 giugno 1906. Ecco come l'on. Gian tu reo spiega in una circolare agli uffici di-pendenti, lo scopo e le modalità del lavoro:Uno dei più importanti compiti dell'amministra-zione dei lavori pubblici è senza dubbio quello di una attività energica e continua per vincere la forza deva-statrice dei fiumi e torrenti che intersecano il nostro territorio e per conseguire dalle acque tutti quei van-taggi che tanto contribuiscono alla prosperità della Nazione.
volse il Governo le sue cure di attuazione con ingenti spese. Ma la lotta è continua, perenne.
Ad aumentare le conquiste molto contribuì certa-mente la conoscenza dei riportati trionfi, epperò con saviezza di consiglio si vennero in passato pubblicando relazioni intorno ai servizi idraulici, I ultima delle quali si riferisce al biennio finanziario 18J8-90.
Il riflesso che un breve periodo di tempo non è bastevole a formare la coscienza di lutto quanto si at-tiene alla complessa materia dei servizi idraulici, su cui spesso influiscono avvenimenti imprevedibili; e il continuo succedersi in questi ultimi anni di nuove ! norme e riforme negli ordinamenti dell'ammin stra- j zione idi-aulica, han resa finóra quasi incerta l'oppor-tunità del momento di pubblicare una nuova relazione, , la quale con precisa compiutezza e con unità omogenea mostri i progressi degli istituti, dell'indirizzo e dei fini cui tendono gli importantissimi servizi idraulici. Ma ora io stimo — dice il Ministero — che po'ssa essere l'intento attuato ed il Ministero ne ha già
in-trapreso il lavoro. | Mentre esso attende allo studio ed alla
compila-zione di quelle parti della relacompila-zione che possono for- _ marsi con gli elementi del Ministero esistenti, gli uf-fici del-genio civile dovranno con tutta sollecitudine e non più tardi del 30 novembre p. v., compilare e trasmettere al Ministero i prospetti, che, come per le !
precedenti relazioni serviranno per continuare, con la ! nuova, la serie delle, notizie storiche e statistiche in-torno alle piene, alla gestione delle opere idrauliche ed a concessioni di acque.
Vengono perciò trasmessi in ciascun ufficio, in sufi- | Sciente numero ed in relazione ai servizi cui esso prov-vede, i moduli stampati per la compilazione dei
se-guenti prospetti: ; 1) prospetto delle piene avvenute dal 1° luglio
al 30 giugno nei corsi d'acqua aventi opere idrauliche classificate in prima o seconda categoria;
2) prospetto dei rapporti altimetrioi delle corone arginali coi livelli di massima piena-al 30 giugno 1906; 3) prospetto delie spese di piena dal 1° luglio al 30 giugno nei corsi d'acqua aventi opere idrauliche classificate in prima o seconda categoria ;
4) prospetto dei lavori e delle spese per opere. idrauliche di prima categoria dal 1° luglio al 30 giugno;
5) prospetto dei la -ori e delle spese per opere idrauliche di seconda categoria dal 1» luglio al 30 giugno ;
6) prospetto delle sommità arginali concesse ad enti o privati per uso di strada;
7) prospetto delle concessioni di derivazioni d'ac-qua accordate dal 1» luglio 1890 al 30 giugno 1906;
8) stato delle derivazioni e degli usi delle acque pubbliche al 30 giugno 1906;
9) prospetto delle piene avvenute nei corsi d'ac-qua o loro tronchi non classificati nella prima e nella seconda categoria.
I quadri 1, 3, 4 e 5 saranno compilati separata-mente per ogni anno finanziario, a cominciare dal 1° luglio 1890 fino al 39 giugno 1906..
In ciascun quadro figureranno tutti i corsi d'ac-qua, ancorché non vi siano state piene o non vi siano state fatte spese ; vi si farà annot ;zione dei motivi pei quali non si espongono cifre, ma si segneranno sempre le lunghezze delle arginature, in guisa che nei vari quadri risultino identiche.
I quadri n. 1 e », riguardanti le piene, saranno accompagnati da una relazione speciale sommaria in-formativa, la quale, risalendo anche alle cause, dia op-portune notizie intorno ai lavori e spese di rilevante importanza. Si riferirà pure intorno ai lavori, il cui andamento non sia-stato regolare, accennando le cause. Stimasi utile che nella nuova rela^ one sia pur fatto cenno delle più importanti piene torrentizie e e delle frane avvenute negli ultimi 15 anni, e perciò dovranno gli uffici fornire sommarie notizie sulle cause e sulla importanza delle dette piene o frane, sui danni da esse prodotti, sui rimedi adottati e se ed in quanto siano questi riusciti efficaci.
Ed a tale proposito gli Uffici dovranno dare le no-tizie richieste nel prospetto n. 9 per i fiumi e torrenti o loro tronchi non classificati nella prima o seconda ca-tegoria.
II prospetto n. 6 sarà pure accompagnato da una sommaria relazione la quale indichi gli inconvenienti cui abbia per avventura dato luogo l'uso delle
som-mità arginali come strade, esponendone le cause ed i rimedi adottati o da adottarsi.
Quanto alle derivazioni d'acqua, di cui ai prospetti n. 7 ed 8, quantunque si riconosca la grande difficoltà di calcolare esattamente la somma delle forze idrauliche ricavabili da un corso d'acqua, credesi tuttavia oppor-tuno che gli uffici alleghino ai prospetti stessi brevi cenni circa la presunta ulteriore disponibilità delle forze idrauliche ricavabili dai singoli corsi d'acqua sottoposti alla loro giurisdizione, di fronte all'ammon-tare di quelle già utilizzate. Il risultato dei calcoli ese-guiti, espresso in cavalli dinamici, dovrà essere anno-tato nella apposita colonna inserita nel rapporto n. 8.
Gradirebbesi inoltre — conclude il Ministro — avere notizie a parte delle pubblicazioni fatte dagli ufficìalil del genio civile intorno alle opere idrauliche, alle derivazioni d'acqua od alla navigazione fluviale nel periodo dal lo.luglio 1890 al 30 giugno 1906, affin-chè possa la relazione contenere anche un indice biblio-grafico delle pubblicazioni stesse.
LE TASSE DI FABBRICAZIONE IN ITALIA
Le tasse di fabbricazione riscosse dallo Stato dal 1 luglio 1903 al 30 giugno 1906 ammontarono complessi-vamente a lire 134,941,181.40, con una differenza in più di lire 2,959,446.34 rispetto all'esercizio precedente.
Il maggior introito fu dato allo zucchero con lire 74,194,012,68, seguito dagli spiriti, con lire 32,331,523. Vengono quindi il gas-luce e l'energia elettrica con lire 8,243,890.45; i fiammiferi con lire 9,344,851,75; la birra con lire 4,453,020.36; le polveri piriche 'con lire 2.237,813.19: la cicoria preparata e prodotti similari con lire 1,9Ì8,636.37: il glucosio con lire 1,167,697.59; gli oli minerali con lire 636,812.23 e le acque gassose con lire 113,758.45.
Le tasse per licenza di vendita o licenza di eser-cizio ammontarono a lire 299,939,70 e i proventi even-tuali e accessori e contravvenzionali ammontarono a lire 13,725.63.
La provincia di Ferrara introitò il massimo di tasse di fabbricazióne e cioè lire 22,336,595.10 Tra le provinole che dettero notevoli introiti di tasse di fab-bricazione durante l'esercizio 19)5-1906 si notano an-che quelle di Ancona (lire-16,296,917 86) ; Bologna (lire 10 692,764.39); Milano (lire i2,524,963.17) e Ravenna (lire 5,930,506.17).
Il minor provento per tasse di fabbricazione du-rante lo scorso esercizio finanziario fu dato dalla pro-vincia di Reggio Calabria con lire 9,161,45.
Lil COLONIZZAZIONE NEL MONDO
Un articolo di F. Austin del T-he World's Work, . riprodotto dalla « Rivista delle Riviste » passa a ras-segna le immense regioni che ancora rimangono a co-lonizzare. In tutti i continenti, meno I' Europa vi sono estensioni enormi di terre lasciate quasi interamente in abbandono.
Pochi paesi soffrono per eccesso di popolazione, e quei popoli che avrebbero bisogno di espandersi diffi-cilmente sono in grado di farlo. Occorrono all'uopo l'energia e l'abilità che caratterizzano la civiltà occi-dentale e non saranno le popolazioni sovrabbondanti dell'Estremo Oriente che faranno fiorire i deserti. Sola eccezione fra esse è quella del Giappone.
Aprire ad una estesa colonizzazione il Canada occi-dentale, le zone irrigate ed irrigabili degli Stati Uniti,. e la Siberia meridionale, rappresenta pel mondo una espansione non meno importante di quella resa possi-bile dalla scoperta dell'America.
Col moltiplicarsi dei ritrovati della scienza aumen-tano le popolazioni e insieme i loro bisogni, che le spingeranno a cercarsi nuovi territori abitabili.
Di questi alcuni già cominciano a venire coloniz zati con una relativa intensità; tali, il Canadà occi-dentale, l'Argentina e l'Australia occidentale.