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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.27 (1900) n.1371, 12 agosto

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i; ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA. FINANZA, COMMEBCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

Anno XXYII - Yol. XXXI

Domenica 12 Agosto 1900

N. 1371

1 D O V E R I D E L G O V E R N O

Se questi giorni di lutto, così profondamente sentito da tutta la nazione, suggeriscono qual che pensiero che si elevi al di la delle urgenze dell'oggi, primo di tutti è certamente un sen-timento che è nella generale persuasione : — essere cioè necessario un mutamento nel modo di considerare i doveri del Governo.

Alcune manifestazioni più o meno autorizzate degli uomini più o meno in vista nella politica, lasciano credere che i vieti sistemi non sieno an-cora abbastanza sfatati nei risultati che pos-sono dare. E vi pos-sono giornali che attribuiscono a questo od a quel più cospicuo uomo politico il convincimento che sia necessario ricorrere a mezzi repressivi per impedire od almeno atte-nuare la decadenza palese delle funzioni del Governo.

Non ci meravigliamo di ciò; la storia ci mostra che di fronte ai grandi avvenimenti gli uomini opportunisti, a vista corta, violenti come i loro avversari, hanno creduto sempre che i metodi repressivi avessero efficacia per portare rimedio ai mali sociali; ed egualmente la storia prova colla inesorabile eloquenza dei fatti, che quei metodi non hanno mai avuto efficacia. Non è quindi ai seguaci di sistemi condannati dalla esperienza che rivolgiamo la parola, ma a coloro che, .veramente compresi dei doveri che incombono al Governo, spingono il loro sguardo più lontano del prossimo domani e sentono la responsabilità non solamente dei loro atti, ma anche delle conseguenze dei loro atti.

E la verità della situazione si manifesta in tutta la sua cruda verità al solo pensare al modo con cui i Governi in questi ultimi anni hanno condotta la azienda pubblica.

Non vi è discorso della Corona, non vi è esposizione finanziaria, non vi è dichiarazione di Ministero, che non sia piena di promesse le quali, per quanto ripetute, per quanto solenne-mente affermate, non furono mantenute. E' inu-tile incolpare questa o quella causa, allegare questo o quello avvenimento, il fatto è mate-maticamente preciso; — i Governi, o diretta-mente, o per mezzo della più alta dignità dello Stato, hanno ripetutamente (atte delle promesse al paese, e specialmente alla parte meno ab-biente del paese, e non mettiamo in dubbio, la vo-lontà di adempiere la promessa non sarà

mancata, ma volle la fatalità che Governo e P a r l a -mento si manifestassero impotenti a dare quello che promettevano, anzi nemmeno a far vedere il principio della esecuzione delle ripetute e so-lenni promesse.

E' naturale quindi che non solo sia scossa, ma sia perduta quasi completamente la fiducia, subitochè pubblicamente ed autorevolmente si riconoscono i mali, si avverte urgente la ne-cessità dei rimedi e per qualsivoglia motivo i poteri dello Stato si palesano impotenti, inca-paci a fare quello che, non si dubita, vorreb-bero fare.

Questo sistema che dura da tanti anni, e che ha dato frutti così cattivi (le due elezioni di do-menica scorsa lo mostrano), da gettare tanta parte della popolazione in braccio al sociali-smo, va abbandonato assolutamente. Il Governo, qualunque esso sia, deve comprendere che la sua funzione è ben diversa da quella di man-tenere più o meno bene lo statu quo, e di vi-vere comunque sia alla giornata. Vi sono que-stioni di indole diversa, ma tutte di molta im-portanza che domandano di essere risolute in un senso piuttosto che in un altro ; la pertur-bazione degli animi si fa sempre più intensa, quanto più i cittadini che sperano nell'avvenire del paese e sono disposti a sacrifizi per r a g -giungere la meta, si sentono costretti, per se-guire il Governo, ad un continuo mutamento

di ^ propositi, di intendimenti, di idee.

È uno sperpero continuo di energia che, per la mutabilità dell'indirizzo politico nelle più grandi questioni, si domanda alla nazione. Non sapere che cosa si vorrà domani circa ai più grandi problemi che interessano la coscienza, la in-telligenza, la economia del paese, è creare una perturbazione profonda nel pensiero stesso della nazione.

I luttosi fatti recenti mostrano ad evidenza di quali preziosi elementi di energia disponga il paese, e come il sentimento della unità della patria e della forma di Governo che ha voluto darsi, sia profondo e radicato nella immensa maggioranza dei cittadini.

Ma la nazione, nello stesso tempo, lo mani-festa ad ogni occasione, non può più a lungo tollerare la incertezza di ogni idea, di ogni con-cetto, di ogni principio in chi incarna il Go-verno; e domanda ai Governi ed al Parlamento ciò che pare poco, ma sembra sia ancora, difficile; siate qualehecosa.

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498 L' E C 0 N 0 M I S T A 12 agosto 1900 nuovo indirizzo, od almeno indurrà a

sce-gliere un nuovo indirizzo ? — Non ne vediamo ancora i sintomi, ma lo auguriamo ; in mezzo alla generale decadenza di ogni fede e di ogni convinzione moderna, è la sola speranza che rimane.

N O R D E S X J I D V Una questione spinosa, complessa, ardua e, diciamolo pure, antipatica è stata messa sul tappeto in questi ultimi tempi e ha già dato occasione a numerosi scritti e a polemiche non meno abbondanti. Essa verte sulle condizioni che^sono state fatte rispettivamente al Nord e al Sud d'Italia dall'unità politica conseguita in gran parte nel 1860. L a politica del nuovo re-gno ha giovato più al Nord o al Sud d'Italia? Quale delle due grandi divisioni del nostro paese si è trovata più avvantaggiata dall' unione, e quindi dalle spese fatte dallo Stato, quale, in via relativa, è maggiormente aggravata dalle imposte, quale è stata messa in migliori con-dizioni nei riguardi dei lavori pubblici, dell'istru-zione, della giustizia, ec., ec. ? Il Nord e il Sud si trovavano, primi del 1860, ciascuno in una data condizione economica, tributaria,civile e sociale; quarant'anni dopo che Nord e Sud d'Italia si sono uniti e quindi sono stati soggetti alla medesima legislazione, chi si è trovato maggiormente av-vantaggiato dalla unione, chi può ora accam-pare il diritto a maggiori riguardi, a provve-dimenti più tutelari, a una maggiore cura da parte dello Stato e fors'anche a "una revisione legislativa che s'ispiri alla giustizia distributiva nelle spese e nei tributi?

Rispondere a codeste domande non è certo cosa facile, tutt'altro; e per questo, e per la na-tura stessa del problema che vorrebbesi risol-vere, siamo disposti a molta indulgenza verso quegli scrittori che se ne sono occupati, e fra gli altri verso il Nitti che ha esaminato l ' a r -gomento dal punto di vista che maggiormente può interessare l ' E c o n o m i s t a , cioè da quello economico e finanziario.

Ma il carattere del problema, i pericoli che esso può creare col solo indicarne i termini, le difficoltà di giungere a risultati veramente sicuri, dovevano rendere il Nitti più cauto nelle conclusioni e indurlo a indagini meno in-complete di quelle che ha fatto. Il suo studio non è ad ogni modo privo di interesse; può di-scutersi, perchè abbastanza sereno, obiettivo, e fondato su una larga raccolta di dati eh' egli ha riunito ed elaborato in altra opera. ?) Se,

come dicevamo in principio, il problema è an-tipatico - nel senso che costringe a discutere sui benefici e sui danni che possono avere a -vuto le regioni d'Italia in seguito all'unità

po-' ) F I U N C E S C O S. N I T T I , Noni e Suri; un volume di pag. 207 con 37 incisioni. - Torino, Roux e Viarengo.

s) il Bilancio dello Stato dal 1862 al 1896-97. —

Prime linee di una inchiesta sulla ripartizione terri-toriali' delle entrate e delle spese dello Stato in Italia. Napoli, presso l'Autore.

litica, in seguito cioè a un fatto che vorremmo sottratto alla discussione, perchè fonte di soli benefici e per tutti - se è antipatico diciamo, è però doveroso di prenderlo in esame, una volta eh' esso viene posto in termini non più generici, ma precisi, col rigore del calcolo e con l'in-tenzione di trarne deduzioni definitive. E il libro del Nitti si presta a un esame abbastanza sod-disfacente; non che tutto quanto in esso si trova abbia eguale importanza, e ne ha ad esempio una meschina, secondo noi, là dove studia se gì' impieghi dello Stato sieno invasi dai meri-dionali o dai settentrionali, non che tutti gli elementi dei calcoli sieno stati presi in conside-razione o che lo scrittore abbia cercato sempre di rendersi ragione dei fatti, ma perchè pone chiaramente i termini del dibattuto problema e mostra attraverso quali calcoli e ragionamenti il suo autore sia giunto a certe conclusioni, delle quali, come vedremo, non si può negare la im-portanza; se non altro pei dubbi che solleva nella mente e nell' animo degli imparziali.

Nord e Sud del Nitti è adunque libro

sug-gestivo, che vuol essere letto da quanti non si adagiano nel pericoloso quietismo intellettuale che fa sfuggire i problemi più ardui, ma vera-mente vitali della nostra esistenza nazionale; è libro che va studiato, e seriamente studiato, dai nostri legislatori, ai quali incombe il dovere di togliere — se ve ne sono — le cause di squilibrio, di sperequazioni, di malcontento, di dissenso fra le varie regioni d'Italia; è libro che ha il pregio di dire apertis oerbis quello che pensano non pochi meridionali e di rispon-dere ad affermazioni, spesso inesatte o ingiuste, di non pochi settentrionali.

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12 agosto 1900

ad esempio che il Piemonte è più ricco e la Basilicata più povera d'altre regioni. Cosi per il concorso delle difficoltà obiettive e per i di-fetti di carattere subiettivo, qualche affermazione e conclusione del Nitti potrà parere e realmente è o non sufficientemente dimostrata o addirit-tura infondata.

Pure, fatta questa avvertenza, rimane in Nord

e Sud materia sufficiente da ponderare e da

discutere. L'autore, nella lettera dedicatoria al-l'on. Luigi Roux, dichiara che l'Italia se qual-che cosa deve esser nel mondo, non può esser che unitaria. Una Lombardia o una Sicilia au-tonome, egli aggiunge, non sarebbero nulla, se anche questo non senso storico noi potessimo solo per maligna ipotesi ammettere. E allora perchè questo studio, il quale sembra fatto piut-tosto per risvegliare quei dissidi regionali che il tempo pareva avesse sopito? L a domanda non la facciamo noi, ma se la pone con fran-chezza lo stesso Nitti. E risponde che il suo libro, qualunque significato si voglia dargli, non è che la difesa dell'unità contro un pericolo che le sovrasta e che noi dobbiamo eliminare. Su ciò siamo pienamente d'accordo con lui. Unitari per profonda persuasione che solo unita l'Ita-lia possa essere libera da ogni servitù, pen-siamo che se vi sono sperequazioni, squilibri, ingiustizie vere e proprie nell'azione dello Stato, rispetto alle singole regioni, che se le imposte non sono equamente distribuite, che se,in breve, tra Nord e Sud vi sono veramente pel fatto

della nostra legislazione amministrativa,

tri-butaria, economica, ecc., gravi differenze di

trat-tamento sia opera eminentemente patriottica il correggere quelle leggi, che cagionano simili disparità nell'azione dello Stato o una non giu-sta applicazione dei tributi o ancora una mi-nore somma di benefici d'ogni sorta per l'una o l'altra regione. E opera patriottica, diciamo, per-chè tutto ciò che concorre a togliere di mezzo cause di dissensi, di malcontento, di antagoni-smo, rafferma l'unità politicad'Italia, la consolida e la cementa, impedendo che si formino gruppi regionali a difesa di interessi trascurati, o mano-messi, a riparo di ingiustizie a cosi dire territo-riali. Il pericolo che sovrasta l'unità è che alle tante cause di malcontento politico si aggiunga, e con azione che non potrebbe essere se non grandemente malefica, quella dei dissapori fra Nord e Sud, derivanti da vere o da supposte

di-seguaglianze nei benefici e negli oneri tra le due grandi divisioni dell'Italia, e per scongiurare quel pericolo non v' è altro mezzo che far piena luce sulla rispettiva posizione del Nord e del Sud e, a fatti provati, provvedere in relazione, senza indugio e con lo zelo che deve accompagnare ogni opera di giustizia riparatoria.

Ora, l'impressione generale complessiva che la-scia il libro del Nitti è la conferma che su alcuni punti lo Stato italiano, e con questa espressione vogliamo significare la legislazione e l'ammini-strazione nel più lato senso della parola, non hanno tenuto conto sufficientemente dei biso-gni, delle condizioni, dello sviluppo del Mezzo-giorno. Ciò derivò forse in parte dalla igno-ranza, almeno parziale in non pochi legislatori e amministratori, delle condizioni e dei bisogni

del Sud, e in parte da quell'errore colossale che fu commesso confondendo 1' unità politica con l'uniformità in ogni cosa, e supponendo che ciò che poteva servire, giovare e adattarsi al Nord dovesse servire, giovare, adattarsi anche al Sud. Ma fatta la debita parte a tutto ciò, non biso-gna dimenticare che le stesse condizioni, diffe-renti sotto molteplici aspetti, nelle quali si trova-vano il Nord e il Sud rendetrova-vano quasi direbbesi fatale, che 1' unità contribuisse al più rapido svolgimento del Settentrione. E là dove avrebbe dovuto sopperire "specialmente l'opera delle po-polazioni, un concorso di cause storiche, sociali ed economiche tolse che venisse esercitata un'azione immediata, rapida ed efficace per met-tersi al livello delle altre regioni, che fosse compiuta un'opera di rinnovamento civile, eco-nomico e sociale che ponesse il Sud in condi-zione di poter trarre dall' unità politica quei vantaggi di cui essa era capace a sollievo dei danni che pur ne dovevano derivare. Nitti am-mette che 1' unità d'Italia non poteva esser fatta se non col sacrifizio di alcune regioni, sopratuttq del Mezzogiorno continentale, e ri-conosce che nell' opera del nuovo Stato non vi fu malevolenza, ma che ogni cosa fu effetto anzi di necessità.

Questo pensiero toglie ogni asprezza al di-battito e agevola lo studio sereno della que-stione ; ciò che faremo esaminando alcune parti del libro.

GLI AGRARI li GERMANIA E IL LORO PROGRAMMA

Alla fine del 1892, in una rivista agrono-mica, la Landwirthsehaftliche Thierzueht, certo Ruprecht pubblicò un appello agli agricoltori tedeschi, riprodotto poi da tutta la stampa a -graria : « Ciò che io propongo - egli diceva - è, nè più nè meno ,che di seguire l'esempio dei socialisti, e di dichiarare formalmente la guerra al governo. Bisogna che noi gli mostriamo che non abbiamo l'intenzione di lasciarci ancora a lungo trattare cosi male come sinora e che gli facciamo sentire la nostra potenza. Biso-gna infine parlare pubblicamente in termini chiari ed esprimere il legittimo malcontento che si manifesta tutte le volte che si riuniscono degli agricoltori, il cui sguardo va al di là dei limiti del loro campo di patate e di barbabie-tole ». E cosi via, insisteva sulla necessità di farsi sentire e di fare della politica agraria, di acquistare forza nel Parlamento. L'appello di Ruprecht ebbe un'eco in tutta la Germania agricola. Il 18 febbraio 1893 un'assemblea co-stituente di agricoltori si riunì a Berlino ed il

Bund der Landwirthe fu fondato.

I grandi proprietari del nord e dell'est, i no-bili prussiani nella loro lotta contro le grandi potenze commerciali e industriali e contro la massa dei consumatori non possono far senza alleati. Il potere politico che è lo strumento di

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500 V E C O N O M I S T A

cui hanno bisogno per riconquistare la loro sovranità economica è diventato pel suffragio universale, una questione di numero. E il nu-mero dei grandi proprietari è piccolo; perciò si rivolgono a tutti gli agricoltori. Le varie forme di proprietà, essi dicono, lungi dal rappresen-tare interessi contrari, come vorrebbero far credere i liberali che cercano di seminare la discordia fra gli agricoltori, sono strettamente solidali ; tutti concorrono al bene comune. In certe regioni la piccola proprietà domina, in altre la media, in altre la grande; sono le par-ticolarità del suolo, delle condizioni di coltura che determinano la presenza dell' una o del-l'altra; ciascuna, nella sua sfera d'azione, adempie utilmente alla sua funzione. La pic-cola proprietà è un insegnamento vivo; essa insegna al lavoratore dei campi e all'artigiano che ciascuno può conquistare col lavoro e il risparmio una zolla di terra. L a media pro-prietà ha pure la sua funzione. « Il contadino tedesco resta infatti il guardiano più fedele della forza del popolo e del senso della legalità. I suoi figli formano col loro numero e il loro valore la spina dorsale dei nostri eserciti ». Infine in certe regioni, la grande proprietà sola conviene; su vaste estensioni poco feconde del-l'est la piccola coltura sarebbe assolutamente impraticabile; la grande coltura è spesso sola in grado di fare certe esperienze dispendiose, di cui le piccole proprietà utilizzano in seguito i felici risultati, e la grande proprietà colle sue foreste e le sue aziende industriali fornisce spesso al piccolo contadino 1' occasione di la-vorare e di accrescere cosi i suoi redditi, o di vendere sul posto a buoni patti i prodotti del suo campo, le sue barbabietole e le sue patate. Gli agrari non si limitano, del resto, ad af-fermare l'armonia della grande e della piccola proprietà, essi affermano egualmente l'armo-nia degl'interessi dei proprietari - grandi e piccoli - e dei lavoratori dei campi, braccianti e giornalieri. Il contadino o il grande proprie-tario fondiario, essi dicono, paga i suoi sala-riati secondo i suoi redditi ; se vendesse a

mi-f

fiori patti i suoi cereali e il suo bestiame arebbe salari migliori. Il miglioramento della situazione del lavoratore dei campi dipende dal miglioramento della situazione del suo padrone. Lo Stato favorendo il secondo, favorirebbe an-che il primo. E in tal modo gli agrari formano un insieme compatto di tutti gì'interessi rurali, che si tratta di opporre ad altri interessi.

Ma non bisogna credere che gli agrari di-chiarino la guerra a tutti gì' interessi urbani. Anche questi sono divisi e di varia natura. Ogni progresso della grande industria aggrava la situazione della piccola. L'aumento del numero delle grandi officine, l'accrescimento della po-tenza dei loro motori, il perfezionamento delle macchine, sono altrettante cause che, aumen-tando la produzione, fanno abbassare i prezzi e crescono d'altrettanto per conseguenza le diffi-coltà colle quali sono alle prese i piccoli me-stieri, di cui la produttività non è punto cam-biata, che reclamano sempre lo stesso lavoro per eseguire lo stesso prodotto e che devono, per sostenere la concorrenza, dare questo prodotto

ogni giorno al più basso prezzo possibile. Pa-rimente ogni progresso del grande commercio non già del grande commercio all'ingrosso, ma di quello al minuto, rende al piccolo commercio, più difficile, più dolorosa la lotta per l'esistenza. I grandi magazzini, i grandi bazars, le case di vendita a credito, le società cooperative di con-sumo, che possono, acquistando in grande quan-tità, vendere a più basso prezzo, tolgono ai piccoli venditori al minuto una parte della loro clientela, e si svolgono sempre più a loro spese. Cosi i piccoli commercianti si trovano schiac-ciati dalla concorrenza delle grandi imprese di vendita al minuto e i piccoli fabbricanti e gli artigiani per la concorrenza dei grandi stabili-menti industriali, come i grandi produttori di grano e di bestiame lo sono per la importa-zione di grano e di bestiame estero. Esiste una crise del piccolo commercio e una crise della piccola industria come esiste una crise agra-ria e per lottare, contro la crisi si è formato un movimento di piccoli commercianti e un movi-mento di artigiani, come quello degli agrari. E come gli agrari domandano allo Stato di op-porre alla importazione di prodotti dell' agri-coltura estera dei dazi doganali elevati ; i pic-coli commercianti gli domandano di fermare la concorrenza delle grandi case con una imposta fortemente progressiva sulla vendita, e gli ar-tigiani domandano l'abolizione della libertà in-dustriale, il ritorno all'antico regime corporativo, il ristabilimento degli esami ili capacità, che conferiscono col titolo di maestro il diritto di aprire un laboratorio, e lo ristabilimento di cor-porazioni obbligatorie di artieri, privilegiate dallo Stato e protettrici dei piccoli mestieri dietro la muraglia dei loro privilegi, contro le inva-sioni dei grandi stabilimenti industriali.

Contro il libero giuoco delle forze economiche, contro la libera espansione delle nuove potenze economiche, gli uni e gli altri domandano allo Stato la costituzione di un regime protettore. II movimento dei piccoli commercianti, e quello degli artigiani, si trovano orientati nello stesso senso del movimento agrario.

Ai piccoli commercianti e agli artigiani -che occupano un posto intermedio fra 1' alta borghesia industriale e commerciante, da una parte, ed il preletariato dall'altra, e che per questa ragione si designano in Germania in un senso preciso col nome di classi medie

(Mittel-stand) gli agrari domandano d'essere, nella città,

i loro alleati. Non hanno essi forse il mede-simo nemico: il capitale, molla comune di tutte le grandi imprese industriali e commerciali ?

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L ' E C O N O M I S T A 501 classe media delle città dipende da quella della

agricoltura, se gì' interessi dell'una e dell'altra comandano di avere una identica politica e se la potenza del numero è la condizione del suc-cesso delle loro rivendicazióni, che vi è di più naturale, di più necessario, della loro unione'? E' con questi argomenti che gli agrari sono stati indotti a iscrivere nel programma della lega « la difesa degli interessi degli artigiani e degli onesti piccoli commercianti, interessi cosi strettamente uniti a quelli dell'agricoltura ». E la Lega si dichiara pronta a mettere tutta la sua potenza al servizio delle rivendicazioni di questa classe. Quanto alle altre parti del pro-gramma si riferiscono alla agricoltura, e sarà facile di riconoscere essenzialmente in esse la espressione dei voti della grande proprietà fondiaria.

La legislazione imperiale accorda ad ogni tedesco il diritto di muoversi a suo piacere, di fissare il suo domicilio dove gli piace. Ora si è veduto come la grande produzione agricola sia colpita dalla emigrazione delle popolazioni rurali. La Lega degli agricoltori vuole la sop-pressione della libertà di locomozione, della li-bertà di domicilio, o, per adoperare il suo lin-guaggio « degli abusi di questa libertà ». Suc-cede frequentemente dice il « Piccolo ABC elettorale della Lega » ( K l e i n e s Wahl ABC p. 45) che un lavoratore di campagna abban-doni il suo servizio pesante, ma sano, e vada a stabilirsi alla città per vivervi in libertà e potervi godere dei piaceri della città. Ma invece vi trova la mancanza di lavoro, un alloggio malsano, la fame e la miseria. E dunque ne-cessario nell'interesse stesso dei lavoratori dei campi, di sopprimere gli eccessi della libertà di domicilio. Per questo bisognerebbe che una disposizione di legge rendesse assai difficile ai giovani sino a una certa età, sino a 17 o 18 anni, l'abbandono della campagna; bisognerebbe che un'altra disposizione obbligasse il lavora-tore dei campi che vuol stabilirsi alla città di dimostrare che possiede per un certo tempo mezzi sufficienti per procurarsi in città un al-loggio sano e un nutrimento sufficiente.

Allo scopo di impedire la concorrenza fatta all'agricoltore da certi rami d'industria, la Lega domanda che sia regolata la vendita dei pro-dotti industriali che imitano i propro-dotti agricoli, come ad esempio la margarina. Ma è contro il grande commercio che sono dirette le rivendi-cazioni più importanti.

Già, all'interno del mercato nazionale, gl'in-termediari diminuiscono gli utili del coltivatore ; cosi la Lega degli agricoltori tende a elimi-narli, e a questo fine reclama la fondazione di magazzini pei cereali, amministrati da società cooperative di produttori, e che mettano i pro-duttori associati in rapporto diretto coi consu-matori; essa domanda alle amministrazioni dello Stato, alle sussistenze militari, di acquistare direttamente dagli agricoltori. Ma è sopratutto il commercio internazionale, intermediario fra la produzione straniera e il consumo nazionale e quindi agente della concorrenza, estera ch'essa cerca di paralizzare.

I grandi canali che permettono di eseguire i

| trasporti a tariffe basse, favoriscono la impor-tazione dei prodotti esteri; essa quindi combatte la costruzione dei grandi canali. Secondo la le-gislazione attuale, le merci in transito nei dosks non pagano diritti di dogana che tre o quattro mesi dopo il loro arrivo; i grandi commercianti possono cosi fare venire in anticipazione, senza supplemento di spese, quantità considerevoli di prodotti esteri e profittare di tutti i movimenti di aumento sino all'ora della depressione defi-nitiva dei corsi, determinata dall' abbandono stesso delle merci importate da essi ; — la Lega degli agricoltori ha inscritto nel suo programma la soppressione delle disposizioni legislative che favoriscono in tal modo la importazione. I mer-, cati a termine conchiusi alla borsa hanno al

tendenza a produrre un richiamo di merce estera e quindi a operare un livellamento dei corsi dai vari paesi, nel senso del ribasso la una delle prime manifestazioni dell'attività po-litica della Lega fu di chiedere un regolamento delle operazioni di Borsa e in particolare la interdizione dei contratti a termine sui cereali. La lega, considerando le differenze del cambio nei vari paesi come una sollecitazione pel grande commercio internazionale ad acquistare nei paesi dove il cambio è alto (Repubblica Argentina ad es.) per vendere in altri dove è basso (Germania ad es.) e vedendo quindi nelle differenze del cambio, per ciò che riguarda la Germania un premio alla importazione, domanda « la fissazione internazionale dei valori mone-tari nel senso del rialzo di valore dell'argento. »

Ma sopratutto < la Lega reclama misure le-gislative che nell'interesse dei produttori, come dei consumatori, siano atte a dare una fissazione media del prezzo dei cereali, ben inteso pel momento, sotto riserva degli obblighi contratti dall'Impero. Ma fatta riserva per questa fe-deltà ai trattati, la Lega combatte la politica commerciale odierna e chiede sia. stabilita più presto che è possibile una tariffa doganale au-tonoma ».

Siccome è impossibile di prevedere, dicono, sino a qual punto potranno scendere i prezzi dei cereali esteri importa, se vuoisi evitare il rin-vila^ dei prezzi sul mercato nazionale e quindi il rinvilio dei prezzi dei prodotti indigeni, di essere sempre in grado di alzare i dazi doga-nali in proporzione del ribasso dei corsi sul mercato mondiale. Alla politica dei trattati a lunga scadenza deve sostituirsi una politica di tariffe doganali autonome. Questa è la riven-dicazione essenziale, suprema della Lega. Ora, i principali trattati di commercio non scadono che nel 1903 e nel 1904, Che cosa fare intanto per impedire il rinvilio dei prezzi? Non vi

sa-ebbe un mezzo per neutralizzare, almeno in parte, 1' azione dei trattati di commercio sino al momento della loro abolizione? Lo Stato, non | potrebbe adottare qualche misura che senza

violare gl'impegni, presi, tutelasse gl'interessi • degli agricoltori ? E qui che interviene il « gran

mezzo » della Lega, il progetto Kanitz.

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502 L ' E C O N O M I S T A Stato e i prezzi di vendita devono regolarsi

sulla media dei corsi del mercato tedesco du-rante il periodo 1850-1890. Ad esempio, la se-gala, il cui prezzo medio è stata negli ultimi 20 anni di 150 marchi per 1000 chilogrammi, dovrebbe essere venduta dallo Stato secondo il corso medio del periodo 1850-1890 a 161 marchi, e questo fisserebbe a un dipresso a 161 marchi il prezzo di vendita delle segale prodotte in Germania. Lo Stato, col suo mono-polio del commercio dei cereali esteri, diver-rebbe il regolatore dei prezzi, il regolatore della vita economica del paese.

(Continua).

JL COMMERCIO INTERNAZIONALE ITALIANO

nel 1° semestre 1900

Come abbiamo accennato nel precedente sguardo sommario, sebbene le cifre complessive del commercio internazionale accennino ad un aumento della importazione e ad una diminu-zione della esportadiminu-zione, l'analisi degli elementi che costituiscono le differenze sono tali da non modificare la impressione che avevano fornito le cifre dell'anno passato. Accenniamo ad al-cune voci principalissime, prima della importa-zione, poi della esportazione.

Nella prima categoria è entrato meno vino per 620,000 lire, ma è entrato più olio d'oliva per 5.1 milioni e di cotone per 1.2 milioni. E' noto che il raccolto medio non è stato buono, e quindi la differenza, transitoria del resto, si spiega.

Nella seconda categoria l'importazione sa-rebbe stata di un milione circa in meno, se non vi fosse stata una maggiore importazione di 5.2 milioni di tabacco in foglie. E' noto che fu stabilito di aumentare o meglio di integrare lo stock di approvvigionamenti di tabacco delie manifatture dello Stato, e sono quindi spiega-bili i maggiori acquisti e quindi la maggiore importazione, ma nulla ha da vedere col com-mercio propriamente detto.

L a terza categoria, che dà 6.5 milioni in più di importazione segna le seguenti voci principali:

Sodio greggio L . 1,554,000 E urne e solfalo doppio di rame » 2,984,000 Generi medicinali » 1,380,000

Meno 1' ultima voce, le altre due sono pro-dotti necessari alla industria.

In questa categoria da 1.3 milioni di minore importazione, che è dovuta quasi unicamente

all'indaco, di cui notiamo un milione meno di

quintali.

Piccolissima variazione offre la quinta e se-sta categoria ; nella ultima invece si trova una minore valuta di 1.3 milioni nelle lane lavate e di 1.4 di lane meccaniche tinte; mentre in-vece le lane pettinate non tinte hanno dato 1.7 milioni di maggiore importazione.

Nella nona categoria, i 2.7 milioni di minore importazione sono dovuti alle seguenti diverse voci principali :

Bozzoli secchi . . . Seta t r a t t a greggia

asiatica

Id. europea Id. semplice ad-doppiata torta o tinta Cascami di seta . . . + 2,908,000 + 1,025,000 - f 2,221,000 Diminuzioni — 7,044,000 1,500.000

Nella nona categoria legno e paglia, la dif-ferenza è di un milione in più ; le doghe per

botti, i bastimenti, le canne e giunchi greggi co-stituiscono la differenza.

Nessuna variazione importante nella decima ed undecima categoria.

Invece va notata nella categoria dodicesima una maggiore importazione di 25.8 milioni; an-che qui diamo le seguenti voci principali :

Aumenti

Minerali di rame 2 , 0 7 9 , 0 0 0 Ferro ed acciaio in pani. . . . 9 3 2 , 0 0 0

» » lavorati o in fili . 2 , 3 7 5 , 0 0 0

Rotaie 5 9 6 , 0 0 0 Rame in pani 2 , 2 5 9 , 0 0 0

Macchine 7 , 0 0 0 , 0 0 0 Apparecchi in rame 5 , 0 0 0 . 0 0 0

L a categoria tredicesima ha 6.2 milioni di minore importazione; le pietre preziose per 900,000 lire in più; i fosfati minerali per 1.1 milioni in più, ma è diminuita di 8.8 milioni la entrata del carbon fossile.

L a piccola differenza della categoria decima quarta contiene però una maggiore entrata di 14.3 milioni di grano tenero ed una minore en-trata di 12.1 milioni di granturco.

Nella categoria animali, ecc., entrarono in meno 2 milioni di grassi ma si ebbero in più 3.3 milioni dai cavalli, un milione dai pesci, quasi un milione dal corallo, avorio,

madre-perla e tartaruga, e quasi un milione, dai

concimi.

Finalmente nell'ultima categoria oggetti

di-versi la differenza di mezzo milione in più è

costituita da 800,000 dalla gomma elastica e da 1.5 milioni in meno dagli oggetti da

col-lezione antichi.

Guardiamo ora, altrettanto rapidamente, la esportazione.

L a prima categoria spiriti, bevande e vini da 14.9 milioni in meno sono composti prin-cipalmente : Aumento Diminuzione. Vini in botti. » in bottiglie. Olio d' oliva . » volatili . 1 , 9 6 4 , 0 0 0 4 5 0 , 0 6 0 1 7 , 2 3 5 , 0 0 0 2 3 0 , 0 0 0

L a seconda categoria dà un aumento di un milione, dovuto sopratutto ai confetti e

con-serve con zucchero e miele.

(7)

12 agosto 1000 L' E C O N O M I S T A 7 Nella quarta, invece, si riscontrano quasi 2

milioni in meno la esportazione della gomma. Nella quinta sono aumentate le seguenti voci principali :

Canapa greggia L. 5 1 1 , 0 0 0 Lino greggio » 1 3 6 , 0 0 0 Stoffa di lino e canapa . . . . » 4 7 4 , 0 0 0 Canapa, lino, j u t a pettinati . . . » 2 0 8 , 0 0 0 Cordami » 4 4 8 , 0 0 0 Filati di canapa greggi . . . . » 9 5 8 , 0 0 0 Tessuti d i j u t a » 1 2 5 , 0 0 0 di lino » 1 0 1 , 0 0 0 Oggetti uniti » 1 6 0 , 0 0 0

Sono invece in diminuzione i pizzi e tulli per L. 184,000.

Nella categoria cotine, che è la sesta, si hanno le seguenti principali variazioni :

Aamet.to Diminuzione Cotone in bioccoli ere. 112,000 — Filati semplici greggi — 2,842,000

» tinti. 15 1,000

Tessuti lisci greggi. — 317,000 Tessuti lisci

imbian-chiti o tinti — 1,358,000 Tessuti operati 186,000 — Maglie ' — 205,000

In complesso 4 milioni di minore esporta-zione.

La categoria della lana sarebbe complessi-vamente in equilibrio senza la minore esporta-zione di un milione di tessuti di lana scardassata.

La esportazione della categoria seta ha una importanza speciale per l'Italia ; il complesso della categoria segna 6.7 milioni in più, che sono il risultato delle seguenti cifre principali :

Aumenti Diminuzioni

Bozzoli — - 409,000 Seta tratta semplice. — — 12,124,000

» addoppiata, - f 12,340,000 — » tinta - - 1,272,000 Cascami greggi e

pet-tinati - - 5,202,000 Cascami tinti •+ 1,414,000 — Tessuti di seta o

mi-sti + 12,217,000 — Oggetti cuciti - - 376,000

Nel complesso la categoria indica una minore esportazione di materia di prima fabbricazione ed una maggiore di prodotti manufatti.

Nella categoria nona un aumento nella espor-tazione di alcune voci come le radiche da

spaz-zole, le botti, i mobili, compensa la minore

esportazione di un milione nei bastimenti ; la, categoria chiude con un aumento di 3 milioni e mezzo dati dalle treccie e dai cappelli di

paglia.

Non hanno importanza le differenze della de-cima categoria, e poco quella della undede-cima che dà un milione di maggiore esportazione

dovuto principalmente alle varie specie di pelli

crude, e ai guanti.

Nei minerali e metalli la cui categoria dà una diminuzione di esportazione per 3.2 milioni si trovano le seguenti principali variazioni :

Aumenti Diminuzioni

Minerali di ferro . . . — — 812,000 ài zinco.... — — 1,996,000 Lamiere di terrò

ri-coperte di stagno,

rame ecc + 592,000

Baine in pani — — 801,060 Piombo in pani,

fo-gli o tubi — - 427,000 Parti di macchine . . — — 115,000 Strumenti di ottica, di calcolo - f 599,000 — Argento grezzo — — 570,000 Lavori d'argento . . . — — 142,000 Gioielli - f 166,000 —

La categoria decimaterza dà una diminuzione di 400,UDO) lire nei laterizi; un aumento di 2,187,000 nello zolfo-, qualche aumento nelle

terraglie, nei oetri e cristalli ecc. ecc.; nel

com-plesso della categoria 1.7 milioni di aumento nella esportazione.

Alla categoria susseguente oltre a minori differenze nelle gramaglie e nei prodotti di

fa-rina, vi è una diminuzione per 2.5 milioni

ne-gli aranci e limoni mentre aumenta di 1.4 mi-lioni l'esportazione delle frutta fresche, di 2.2 milioni le mandorle, di due milioni i legumi,

ortaggi, funghi e tartufi.

L a categoria quindicesima indica un aumento negli animali, di cui ecco l'elenco:

Cavalli. . . . + 2 + L. 1.000 Muli -f- 158 -I- » 102,700 Asini . . . . — 304 — » 30,000 Bovi - f 1,426 + » 598,920 T o r i . • . . . — 691 — » 210,350 V a c ch e . . . . — 5 — » 1,100 Giovenchi. . . — 6 — » 1,380 Vitelli . . . . + 1,117 + » 111,700 Ovini . . . . + 5,277 - f » 78,555 Caprini. . . . + 90 » 1,260

E in sostanza cresciuta l'uscita degli animali

suini, del pollame, della carne fresca, della

cacciagione. Si ha un aumento di 1.1 nella

esportazione del formaggio e di 1.6 nelle uova

di pollame.

L a diminuzione più forte è quella di 6 mi-lioni nel corallo-, ciò produce che la categoria si chiuda con 4.5 milioni di minore esporta-zione.

L'ultima categoria ha piccoli mutamenti e nel complesso indica un aumento di 220,000 lire.

Rivista Bibliografica

Charles Gida. — La coopéralion. Confèrences de pro-P'.yanile. - Paris, Larose, 1900, pag. v n - 3 1 4 (7 franchi)

(8)

504 L' E C 0 N O M I S T A 12 agosto 1000 scrive il Gide, non aveva nulla da dare, ho dovuto

diseppellire alcune delle conferenze e degli studi pubblicati in passato e diventati introvabili e, per renderli presentabili, li ho raccolti in volume. Crediamo che di questa pubblicazione si ralle-greranno tutti coloro che s'interessano alla cooperazione e quegli altri che già cònoscono il brio, l'ingegno e la dottrina del prof. Gide. Difatti queste conferenze di propaganda servi-ranno nel loro insieme a far conoscere molti fatti che interessano la storia della cooperazione francese e a diffondere idee chiare sui fini e sui mezzi della cooperazione. L'Autore ha rac-colto undici conferenze o articoli di riviste e per la varietà degli aspetti dai quali i principi cooperativi sono esposti, il lettore può formarsi un concetto esatto delle vedute dalla più larga portata che il Gide accarezza a proposito della cooperazione. Egli però ha in vista il più spesso le cooperative di consumo, ed è noto, del resto, che, a suo credere, è per mezzo del consumo or-ganizzato sul sistema cooperativo che è possibile di instaurare la produzione cooperativa.

Gli argomenti svolti nel libro che annuncia-mo sono questi : la cooperazione e il partito operaio in F r a n c i a ; l'avvenire della coopera-zione; della cooperazione e delle trasformazioni ch'essa è chiamata a realizzare nell'ordine eco-nomico ; il movimento cooperativo in Francia; l'idea di solidarietà quale programma econo-mico ; i nemici della cooperaziorie ; le dodici virtù della cooperazione ; il regno del consu-matore ; cooperazione e concorrenza ; la guerra tra commercianti e cooperatori e l'evoluzione commerciale ; le profezie di Fourier. Alcune di queste conferenze hanno dato luogo a discus-sioni importanti ; altre hanno importanza perchè tracciano i principi e il programma della scuola cooperativista.

E' quindi un volume che merita d'essere letto e la. cosa è veramente facile, perchè l'Autore sa unire la forma brillante e attraente alla chia-rezza delle idee.

Alessandro Groppali. — l.es finances italiennes. — (Extra/I de la « lìevue internationale de Sociolo-gie »). — Paris, Giard et Brière, 1900, pag. 40.

Il prof. Groppali, dopo avere esposto verso la fine del 1897 nella Reoue Internationale de

So-ciologie le condizioni economiche e politiche

dell'Italia, per completare il quadro ha fatto una succinta esposizione delle finanze italiane. Egli si è occupato dapprima dello Stato, attin-gendo i dati dallo studio del prof. Flora sul nostro sistema tributario e poscia mettendo a profìtto le opere del Conigliani, del Camanni ed altri ha tratteggiato il sistema delle spese e dei tributi locali. Lo studio che il Groppali ha presentato ai lettori della rivista diretta da René Worms è interessante e pur troppo scon-fortante ; ma è vero, e riesce nella sua sintesi rapida certo di non piccolo ammonimento a cercare di rimediare, sia pure a poco a poco, ma con idee chiare e con programma ben de-finito, ai difetti che presenta il regime finanzia-rio italiano. A chi non può, per mancanza di tempo, leggere le opere maggiori segnaliamo questa breve pubblicazione veramente istruttiva.

Gustav Schrnoller. — Grundriss der allgemein'n Vo'kì-wirtuchaflsh lire. — Erster, grosserer Te l. — Leipzig, Duncker e Humblot, 1909, pag. i x - 4 8 2 (12 inarchi).

L'insigne capo della scuola storica in eco-nomia ha pubblicato la prima parte, la mag-giore, di un suo corso di Economia politica generale. È questo un avvenimento non piccolo per gli studiosi e noi ci affrettiamo a segna-larlo. L'Autore offre con questa opera il corso di economia generale che da 36 anni, or in una parte or nell'altra, va svolgendo e nella prima parte oltre che delle basi fondamentali, psicologiche ed etiche e della letteratura e dei metodo, tratta nel primo libro della terra, delle genti e della tecnica e nel secondo della co-stituzione sociale dell'economia, considerata nei suoi principali organi e nelle sue cause essen-ziali. La seconda parte che sarà, pare, circa la metà della prima, il prof. Schmoller la de-dicherà al processo sociale della circolazione dei beni e della ripartizione del reddito, nonché ai risultati complessivi dell'evoluzione storica.

Il carattere di quest'opera è veramente sto-rico e sociologico a un tempo, e qualunque sia il giudizio che si voglia dare su singole parti è certo ch'essa si distingue per molti pregi dalle trattazioni ordinarie dell'economia politica. L'Au-tore ha giustamente avvertito nella intitolazione che egli si occupa dell'economia generale; di-fatti non abbiamo qui un vero corso di scienza economica, secondo le divisioni solite, nè l'Au-tore si è tenuto strettamente entro i confini della Economia politica. Si può quindi discutere la ripartizione della materia adottata dallo Scamoller e la importanza e lo svolgimento dato ad alcune parti; ma tutto ciò potrà tro-vare posto adatto nelle riviste strettamente scientifiche. Qui vogliamo avvertire che l'opera dello Schmoller è del maggiore interesse per gli studiosi, precisamente per la trattazione spe-ciale e in parte nuova data alla materia, per i ravvicinamenti con altre scienze, per le illustra-zioni storiche, per l'abbondanza delle indicaillustra-zioni bibliografiche, per le trattazioni di carattere sto-rico e sociologico premesse allo studio dei fatti economici.

(9)

del-12 agosto 1000 L' E C O N O M I S T A 5 0 5 l'impresa e dello sviluppi delle forme

d'indu-stria e di affari.

Il compimento di quest'opera sarà vivamente desiderato dagli studiosi ed è da augurare che una buona traduzione italiana la renda acces-sibile al maggior numero di essi nel nostro paese.

Duca di Gualtieri. — Il regima rappresentai ivo e la sucàlà moderna. — Un voi. in-8 edito da Roux e Viarengo, Torino (L. 2).

«Il regime rapprentativo, che godeva fino a pochi anni fa le simpatie generali, che era l'or-goglio dell'Inghilterra ove nacque e si svolse, l'aspirazione intensa e comune dei popoli con-tinentali, ha deluso tutte le concepite speranze ».

Con queste parole il Duca di Gualtieri (che nel precedente suo volume: L'evoluzione

demo-cratica delle istituzioni inglesi, si è rivelato ec-cellente scrittore e acuto analizzatore di que-stioni politico-sociali) incomincia la trattazione di questo suo stulio: un lavoro chiaro, giusto, ben con lotto, ricco di osservazioni profon le, di dissertazioni acute, di dimostrazioni esaurienti.

Perchè il regime rappresentativo, l'unico co-nosciuto degno di popoli liberi, ha avuto si grande sventura? è caduto tanto in discredito?

A dimostrarlo l'autore analizza i varii coef-ficienti necessarii al suo retto funzionamento, osservando se ognuno si trovi o possa trovarsi

sul retto cammino, date le condizioni sociali moderne; quindi giudica il carattere e gli effetti delle innovazioni apportate al regime rappre-sentativo, poi studi i l'opera degli uomini poli-tici, ministri e deputati, che in tutti gli Stati costituzionali sostengono il potere supremo e l'ambiscono, lo combattono e t'appoggiano; passa in esame le condizioni della presente so-cietà moderna, e esamina infine se a questa possa ancora convenire, dati i grandi muta-menti inorali, materiali ed economici avvenuti nel corso di questo secolo, il regime rappresen-tativo, o quale altro regime se non questo possa essere più atto a soddisfare le nuove, maggiori esigenze dei popoli moderni.

Rivista Economica

occupa in rapporto all'importanza delle sue casse di risparmio.

Se prendiamo come termine di confronto il n u -mero dei depositanti, ossia dèlie persone clie pos-seggono un libretto, ogni cento abitanti, troviamo clic i diversi paesi devono essere classificati nell'or-dine seguente:

Alcuni dati sullo Casse di risparmio dei principali paesi. Pel nostro commercio col Portogallo. -Iloti delle Camere di commercio inglesi. - Casse postali di risparmio in Italia.

Alcuni dati sulle Casse di risparmio del

prin-c i p a l i p a e s i . — D' superfluo notare ebe la situa-zione delle c a s s e di ris unii o non può dare il qua-dro completo dei de >osiii effettuati nei diversi paesi. A seconda dell'ambiente in mezzo al quale vivono — le casse possono avere maggiori o minori coetti -centi di sviluppo ; legislazione, regolamenti interni delle c a s s e ; condizioni economiche del paese; coe-sistenza di altri i finiti che ricevono depositi, ecc. Ma al caso nostro basterà l'esposizione delle se-guenti tavole, dalle quali il letto.e potrà facilmente formarsi u n ' i d e a della posizione che eiascun paese

Poss ssori di un librello ogni 100 abitanti: 1. D a n i m a r c a con 46 „ 12. Ausfr Ung. con 12 li 2. Svizzera » 42 M 13. Slati Uniti » 7 69

y Belgio » 4 ' 80 14 Giappone » 6 70

4 Svezia » 33 50 15. ' anadà » 3 91

5. Norvegia » '21» 70 16 Romania » 2 10 6. Germania » 2 5 82 17. Russia » 2 09

7. F r a n c i a » 2-"> 10 18. Bulgaria » 1 69

8. A usti- ilia » 20 oo 19. Spagna » 1 10

9. Inghilterra » 21 81 20. Serbia » 0 •0

10. Olanda » 18 4 9 21. Grecia > 0 >9 11. Italia » 13 80

In rapporto alla somma depositata in inedia per ciascun abitante, abbiamo invece il seguente ordine di elassitìcazion -:

Media per ciascun abitante :

con franchi con franchi

1. D a n i m a r c a 389. il) 12. Ttalia 68. 2 0 2. Svizzera 3 3 5 . 3 0 13. Canada 56. 5 5 3. Ge mania 1 8 i 20 14. Olanda 54 15 4. Norvegia l s 5 . 83 15 Portogallo 1 2. 7 0 5. Australia 1S3. — 16. Iìus-ia 10. 2 5 6. Belgio 1 38. •• 0 17. Spagna 8. 75 7. Stati Uniti 156. 10 18. Giappone 5. 9 5 8. A ustr. Ung. 133 4 0 19. Ruinania 5. 80 9. Svezia 12 j. 8 0 20. Serbia 3. 5 0 10 F r a n c i a 110. 9 0 21. Grecia 1. 55 11, Inglii terra 103. io 22. Bulgaria 1. 4 5 Il paese che ha maggior numero di depositanti è la G e r m a n i a : ne conta 1 3 . 5 ' 0 , 0 0 0 » 9. 665, ODO » 8,!Ki7,t,00 5 , 4 2 1 , I I 0 0 , 4 , 9 7 ( 1 , 0 0 0 , I, U 0 3 . 0 0 0 » 2 , 7 5 3 , ODO » 2,16D,OOÒ » 1 , 6 6 1 , 0 0 0 » 1 , 3 0 0 , 0 0 0 » 1 , 0 6 3 , 0 0 0 > 1 , 0 1 3 , 1 Od » 92.3,000 6 1 3 , 0 0 0 2 1 2 , 0 0 0 la Germania la Fi ancia l'Ingbilt. rra 1' A u s t r i a - U n g h e r i a 1' Italia il Giappone il Belgio la Russia europea la Svezia la Svizzera la Danimarca 1' Australia l ' O l a n d a la Norvegia la Spagna

I.a Bnlsraria 41 mila, la Serbia 11,000, la G r e c i a solo 5 mila.

(10)

506 L* E C 0 N

già con 3 8 4 ; il Canadà con 2 9 9 ; l'Olanda con 2 7 1 ; il Giappone con 2 3 6 ; la Spagna con 154; il Porto-gallo con 6 2 ; la Bumanìa con 31 ; la Serbia con 8 ; e la Grecia e la Bulgaria con 3.

Poi nostro commercio col Portogallo. — Il

conte Gerbaix de Sonnaz, nostro ministro a Lisbona, scrive che gli industriali e commerci inti italiani per riuscire sui mercati portoghesi dovrebbero teuer conto delle seguenti osservazioni :

ci) Servirsi delle vie di mare e non mai delle vie di terra che sono più lunghe e molto più costose.

Varie linee di vapori toccano Lisbona ed i porti italiani.

1. L a « Ligure-Brasiliana, » di bandiera italiana, tra Genova ed il F a r à ;

2. L a linea germanica Africa Orientale, pel Canaio di Suez (ogni quindici giorni va da Napoli a Lisbona e viceversa);

3. Vi ó pure una linea olandese che fa scalo a Lisbona ed a molti porti italiani.

bl Inviare commissionari a studiare la piazza, ov-vero mettersi in rapporto con italiani, stabiliti da anni a Lisbona, che fanno molto rettamente il com-mercio di commissioni.

c) Imitare i tedeschi accordando more nei p a g a -menti, dopo chieste tutte le necessarie guarentigie.

d) Aver c u r a che le merci siano assolutamente eguali ai campioni ed evitare, perciò, di mandare pri-ma una buona merce e poscia una merce scadente ; gravissimo errore in cui spesse volte cade il com-mercio italiano, e che ci è vivamente rimproverato all'estero e tanto nuoce al nostro sviluppo commer-ciale.

e) Considerare che se il regno del Portogallo non h a che pochi mercati importanti per le merci s t r a -niere, vi sono le colonie portoghesi, ed in particohir modo quelle dell'Africa occidentale, che possono of-frire un vasto campo di commercio e che giù hanno arricchito non pochi stranieri, specialmente inglesi e tedeschi.

Voti delle Camere di commercio inglesi. — Si

è testé tenuto a L o n d r a un Congresso delle Camere di commercio del Regno Unito, il quale si é chiuso esprimendo una serie di voti per mezzo dei consueti « ordini del giorno » fra i quali ci pare debbano es-tere segnalati i seguenti. Uno dei più importanti, e certamente di attualitù, dato Io spirito imperialista che aleggia su tutto il pensiero inglese, fu quello di raccomandare diverse misure per istringere sempre più i legami politici ed economici delle Colonie colia Metropoli.

Un altro voto fu quello concernente il regime do-ganale degli zuccheri, in relazione ai premi d'espor-tazione concessi da parecchi Stati, che le Camere di commercio vorrebbero veder aboliti, tanto più che alcuni governi — A u s t r i a - U n g h e r i a e Germania — vi sarebbero propensi Si vorrebbe una convenzione colla clausola formale dell'interdizione a l l ' e n t r a t a degli zuccheri riceventi il premio d'esportazione, il che gioverebbe agli zuccheri coloniali, ora in condi-zioni inferiori.

Significativo è il voto che il sistema decimale dei pesi e misure riceva sanzione legislativa in tutte le parti dell' Impero Britannico, eccetto 1' India, e che l'uso ne sia reso obbligatorio entro due anni, du-rante i quali 1' insegnamento del sistema prenda po-sto nei programmi scolastici delle scuole primarie, serali, ecc.

L e Camere hanno pure invitato il Governo a stu-diare coi Governi degli altri paesi i mezzi di giun-gere all'assimilazione dei metodi di statistica com-merciale, come pure a studiare cogli stessi Governi un'intesa s u l l ' o g g e t t o dei m - r c h i di fabbrica e di commercio anche per quanto riguarda la limitazione, del termine per cui i marchi souo concessi.

0 M I S T A 12 a g o s t o 1900 Casse postali (li risparmio in Italia. —

Situa-zione alla fine di Aprile 1900.

Libretti in corso al fine di marzo . . N. 3,701,229 Libretti emessi nel mese di aprile . . » 43,786

N 3,745,015 Libretti estinti nell'aprile » 11,261 E r a n o accesi al fine aprile libretti. . N. 3,733,754 Depositi in fine di marzo . . . L . 149,5o2,y48.29 Depositi dell'aprile » 3u,641,883.26

L . 680.144.831.55 Rimborsi dell'aprile » 30,809,487.86 Rimanenza depositi fine aprile . L. 649,335.343.69

Notevole aumento nel numero dei libretti, una lie-ve diminuzione nel eredito dei depositandi conseguenza delle esigenze fine marzo, che per il piccolo com-mercio e la piccola industria rappresentano una somma di qualche entità.

Per la polizia e sicurezza sulle ferrovie

L e Convenzioni per 1' esercizio delle strade ferrate approvate con legge del 27 aprile 1885, autorizzando la spesa di oitre 144 milioni da spendersi in quattro anni, per l'esecuzione delle opere necessarie a met-tere, le ferrovie in stato di ordinaria manutenzione, crearono tre fondi di riserva per provvedere ai danni cagionati alle strade da forza maggiore, per vare la parte metallica dell'armamento e per rinno-vare il materiale rotabile reso inservibile, e costi-tuirono la Cassa degli aumenti patrimoniali per prov-vedere a nuovi lavori e a nuove provviste in conto capitale, imponendo all'Ispettorato governativo una ingente mole di attribuzioni, estranee alla sorve-glianza, propriamente detta, della polizia, sicurezza e regolarità dell'esercizio delle ferrovie.

Onde avvenne che l'attività del R. Ispettorato, intenta al rapido svolgersi dei molteplici lavori, che in pochi anni importarono la spesa di centinaia di milioni, rimase quasi interamente assorbita da sif-fatto cumulo di funzioni, e poco potè esplicarsi la sorveelianza v r a e propria sull' esercizio.

Anche l'azione dell'Amministrazione centrale, di-stolta dall'esame dei progetti d nuovi lavori e dalle esigenze finanziarie che ne derivano, si limitò allo esercizio del diritto che h a il Governo di determi-nare gli orari e il numero dei treni, e ad altri prov-vedimenti più di studio che di vera sorveglianza, fra i quali meritano di essere specialmente ricordati:

a ) la costituzione di una Commissione perma-nente pei servizi del porto di Genova ;

b) la costituzione di analoga Commissione per-manente pei servizi del porto di Venezia ;

e) la nomina di una Commissione (fatta con decreto ministeriale del 5 novembre 1887) incaricata di riferire sui ritardi dei treni e proporre i mezzi atti a farli cessare ;

d) la nomina di una Commissione d'inchiesta con incarico di studiare le cause degli eventuali a c -cidenti e suggerire gli opportuni provvedimenti per prevenirli ;

e) L a creazione di una Divisione nell'Ammini-strazione centrale dell'Ispettorato, incaricata di di-rigere t u t t a la materia relativa alla polizia, sicurezza e regolarità del servizio.

(11)

12 agosto 1 0 0 0 L' E C O N O M I S T A 507

ferrovie secondarie e sulle tr&mvie a trazione mec-canica, e dai regolamenti emanati nel 1868 e nel 1873, l'uno per la polizia, sicurezza e regolarità dell'eser-cizio, l'altro pel sindacato e la sorveglianza delle strade ferrate.

Ma queste disposizioni, nel loro complesso, si di-mostrano all'atto pratico non corrispondere alle cre-sciute esigenze del servizio ferroviario, onde il bi-sogno di una riforma di quelle disposizioni si imponeva.

Intanto, mentre si attendeva a questo lavoro di graduale riforma, sopravvenne un giudicato della Corte di cassazione di Roma, in materia di contrav-venzione per ritardo di treni, che dimostrò 1' oppor-tunità di un provvedimento legislativo.

Giudicò quella Suprema Corte che tali contravven-zioni rivestono carattere contrattuale, e che per ciò il conoscere di esse spetta al Collegio arbitrale pre-visto dalla legge del 27 aprile 1885.

Evidentemente 1' azione del Governo perdeva ogni efficacia, quando esso sia ridotto a discutere come contraente, e non per diritto d'impero, in una ma-teria, nella quale è chiamato unicamente a tutela di un interesse pubblico.

Ebbe cosi origine la legge del 21 dicembre 1899, che fu intesa a chiarire e qualificare la responsabi-lità delle Società per i ritardi dei treni, dando alle relative contravvenzioni carattere penale a sensi del nostro Codice, e portandole per conseguenza al

giu-dizio del magistrato ordinario.

Indipendentemente dalle riforme regolamentari, successivamente approvate onde fosse reso più effi-cace l'intervento dell' Ispettorato in materia di si-curezza e regolarità dell'esercizio ferroviario, fu og-getto di particolare studio del Governo la lamentata frequenza della manomissione e dei furti dei bagagli e delle merci sulle Strade Ferrate.

Il R. Ispettorato generale, d'accordo col Ministero dell' interno, ha studiato i mezzi che parvero più adatti per far cessare, o almeno attenuare, il male. E non è a dire che le Società ferroviarie, alle quali furono fatti dal Governo continui eccitamenti, e che sentono anch' esse il danno morale e materiale di questa piaga, non si siano prestate volonterose nel dare esecuzione a ciò che dal Governo fu domandato e suggerito : non mancò anzi, da parte loro, l'inizia-tiva di vari provvedimenti.

A completare i quali, d'accordo col Ministero di grazia e giustizia, fu stabilito di richiamare l'appli-cabilità al personale défilé ferrovie dell' art. 180 del nostro Codice penale nel caso di omissione o inde-bito ritardo nella denuncia di un reato di azione pubblica, non potendosi negare la veste di pubblici ufficiali agli agenti ferroviari. E d il resultato ne fu soddisfacente.

Nell'interesse della sicurezza e regolarità dell' eser-cizio, furono adottati perfezionamenti nel materiale rotabile, dotandolo di freni continui e ponendo nelle vetture i segnali d'allarme per uso dei viaggiatori, e negl'impianti sulle linee e nelle stazioni, riguar-danti la segnalazione e le manovre degli scambi, che tanto interessano la sicura e regolare circola-zione dei treni.

Se non che un grave pericolo era sempre minac-ciato alla sicurezza dell'esercizio dalle difficili con-dizioni di aereazione di talune delle nostre princi-pali gallerie, pericolo che venne a porsi maggior-mente in luce per un fatto luttuoso avvenuto sulla linea Novi-Genova 1' 11 agosto 1»98.

Mentre un treno merci, a doppia trazione, risaliva la galleria dei Giovi, tutto il personale di servizio cadde colpito di asfissia, a cagione della irrespira-bilità dell'aria.

Mancando cosi di governo, il treno, abbandonato al proprio peso, retrocedette con crescente velocità, finché, arrivato alla località detta Piano orizzontale dei Giovi, andò ad urtare violentemente contro un

treno viaggiatori, ivi fermo in attesa di via libera. Nella violenza dell'urto si ebbero tredici morti e pa-recchi feriti.

Il problema dell'aereazione delle lunghe gallerie, materia di speciali ricerche per gli studiosi di cose ferroviarie, ebbe una soluzione pratica per opera dell'ing. Saccardo, regio direttore capo per le nostre strade ferrate. Il sistema da lui immaginato richiamò subito l'attenzione del Governo e delle nostre Società maggiori, e fu nel 1892 sottoposto a pratiche esperienze, con favorevole risultato, nella galleria P r a -tolino, della linea Faenza-Firenze, e ad altre anche più accurate e complete, eseguite nell'anno 1894 nella galleria di Pracchia della linea Pistoia-Bologna.

Ed é degno di particolare nota che, basandosi sui risultati di queste esperienze, la Compagnia del Got-tardo ha recentemente dotato del ventilatore Sac-cardo la sua granilo galleria, e una Commissione, no-minata dal Ministero dei lavori pubblici in Francia, discutendo i risultati ottenuti dall'applicazione del ventilatore alla galleria di Pracchia, ha espresso pa-rere che esso pienamente soddisfi, tecnicamente, eco-nomicamente e nel campo pratico, alla soluzione del problema proposto.

Applicato con felice esito alla Galleria dei Giovi, ora sono in corso i lavori, e saranno fra alcuni mesi compiuti, per 1' applicazione dello stesso ventilatore alla grande galleria di Ronco Bull' altra linea — la succursale — dei Giovi.

Finalmente, a sussidio e complemento di questi impianti e di questi studi, fu affidato a persone di speciale competenza tecnica l'incarico di fare accu-rate -ricerche analitiche sul combustibile usato pel servizio dei treni, a fine di accertare se le cattive condizioni di respirabilità di talune gallerie fossi-ro peggiorate dall'uso di carbone di qualità non buona.

I risultati delle analisi fatta dai professori Piutti e Tassinari valsero a fissare taluni criteri per sta-bilire se la qualità del combustibile è tale, nei ri-guardi del potere calorifero e del contenuto delle ce-neri, da assicurare un buon servizio, e fornirono utili ammaestramenti.

Allo scopo di ricercare i mezzi per efficacemente combattere il pernicioso effetto della òombustione dei carboni, furono ordinati nuovi studi, affidandoli al prof. Arnaldo Piutti per la parte chimica e al prof. Angelo Mosso per la parte fisiologica, i quali si proposero di esaminare chimicamente 1' aria della galleria dopo il passaggio dei treni, studiarne gli effetti fisiologici sul personale di servizio ai treni stessi, e avvisare ai rimedi.

Le ricerche e gli esperimenti iniziati nelle due grandi gallerie dei Giovi, con la cooperazione della Società Mediterranea, non diedero, fin qui, i risultati atteso : ma continuano però gli studi, da parte del prof. Piutti, per stabilire se e quali disposizioni si potrebbero ineludere nel regolamento governativo per la polizia, regolarità e sicurezza dell'esercizio delle strade ferrate, allo scopo di determinare le qualità chimiche e fisiche ehe dovrebbero avere i combustibili fossili da usarsi per l'alimentazione dei focolari delle locomotive percorrenti gallerie di diffi-cile aereazione e giova sperarne una soluzione sod-disfacente.

Lo zolfo italiano adi Stati Uniti

L a produzione dello zolfo negli Stati Uniti, con-frontata col consumo che se ne fa, è insignifieante, come dimostrano le seguenti cifre :

(12)

508 L ' E C O N O M I S T A 12 agosto 1000

Il poco zolfo che si scava negli Stati Uniti si trova n e l l ' U t a h ; negli scorsi a m i si lavoravano al-cune miniere nella Luisiana, m i si abbandonarono causa le difficoltà dell', scavazione.

I depositi dell' Utah sono estesi e producono ec-cellente qualità di minerale, ma per le forti spese di trasporto il prodotto è ristretto al mercato locale. Continuano pure le ricerche nel Taxas, ina finora senza successo; per cui gli Stati Uniti continuano ad importare ancora il 08 per cento dello zolfo di cui abbisognano e di questo i 5(6 provengono dalla S eiiia.

II consumo dello zolfo negli Stati Uniti è in con tinno aumento in conseguenza dell'immenso sviluppo delle industrie, la maggior parte delle quali diretta-mente o indirettadiretta-mente sono tributarie dello zolfo. F r a queste industrie primeggi i quella della carta, nella quale si consumano circa 170 kg. di zolfo per tonnellata e dove non si teine concorrenza dello zolfo piritico.

Si deve principalmente a queste grandi industrie, se gli Stati Uniti sono ancora il primo mercato dello zolfo siciliano, perché nell'altra dell'acido solforico lo zolfo metalloide è stato quasi interamente sostituito dalle piriti di zolfo.

Nell'industria della carta lo zolfo serve per la preparazione della pasta di legno. F a t t o bollire nel-l'acqua di calce allo stato di anidride, lo zolfo pro-due : il solfato di ealce che è il migliore solvente della parte minerale del legno d'abete impiegato nel-l'industria cartacea.

I.o specchietto eli' segue indica la quantità di zolfo consumata negli Stati Uniti nel triennio 1896-98:

Zolfo nazionale Td. importato Piriti nazionali Id importate 1896 4,696 138,168 51.968 9 1,076 Tonnellate 1697 2 031 136,563 6 t , 4 4 0 116,796 1898 1,071 178,246 85,567 113,746 Consumo totale 281,908 319.838 378,362 Nonostante l'aumento enorme che si é verificato sul consuino dello zolfo l'importazione dello zolfo greggio è stata quasi stazionaria, se si eccettua il 1898, la cui forte import azione è dovuta alla guerra.

Coinè abbiamo osservato, quasi tutto io zolfo im-portato negli Stati Uniti proviene dalla Sicilia: nel 1898 soltanto piccola porzione provenne dal Giap-pone e dal Messico.

Si è parlato e si cont nua a pai lare di possibili con-correnze allo zolfo siciliano da parte dei suddetti due paesi e di altri; sarà bene riferire ciò che scri-ve il sig. A. Ravioli che fa pratica commerciale a Nn .va York.

Cominciamo dal Giippone. È vero ohe Io zolfo giapponese ha mi costo di produzione inferiore a quello dello zolfo siciliano, ma il Giappone è troppo distante dai porti orientali degli Stati Uniti perchè il suo zolfo possa fare concorrenza al nostro.

Adesso l'es .oitazione di zolfo dal Giappone può, tutto al più influenzare i mercati Occidentali, ai quali infatti è diretta la piccola esportazione a t -tuale, ma l'importanza di questi mercati è limita-tissima.

I paesi consumatori di zo'fo sono nella Nuova Inghilterra e negli Stati al di qua del Mississipl; ora a questi paesi lo zolfo giapponese non può ar-rivare né dai porti del pacifico, perchè troppo costoso è il trasporto ferroviario, nè da quelli dell'Atlantico, perchè troppo lungo il viaggio per mare. Inoltre lo zol o giapnonose è di qua ità inferiore al nostro.

Infatti l'esportazione dello zolfo dal Giappone agli Stati Uniti che nel 1 3 4 9 - 9 0 superò le 2 1.0 K) tona. ; nel 1893-99 è stato di pari superiore alle 40J0.

Nel 1893 un nuovo paese cominciò a figurare nella esportazione di zolfo agli Stati Uniti, sebbene per quantità minine, il Massico. Ma nel 1899 il Messico non figura più tra gli esportatori di zolfo nella U-nin -e.

Ora. data la sua grande vicinanza agli Stati Uniti, se l'industria, dello zolfo si dovesse veramente svi-luppare su larga scala nel Messico, potrebbe dan-neggiare assai l'esportazione della Sicilia

Questa industria risale al 1897, in cui si produs-sero circa 1300 tonn. di minerale, i depositi si tro-vavano nella vecchia California. Risalendo il Colo-rado lo zolfo si trasporta neli'Arizoma e di li per ferrovia nei mercati dell'est.

Il taglio dell'Istmo iiiflitsce sull'industria solfi-fera messicana, economizzando nel trasporto.

Lo zolfo è s t i t o scoperto nel picco Orbzabo e si è costituita una compagnia per sfruttarne i

giaci-menti. Collo sviluppo economico del paese anche la industria dello zolfo potrà prendere maggiore esten-sione, trattandosi di terreno vulcanico e quindi in-dubbiamente ricco di minerale z ltìfero. Per le stesse ragioni anche le Filippine sono ricche di zolfo, e, quando quelle isole saranno pacifi afe, gli ameri-cani non tarderanno a sfruttarne la ricchezza mi-neraria.

Checché sia per l'avvenire, si può intanto conclu-dere elie, perchè il nostro zolfo po-sa sostenere la concorrenza e far fronte, ai pericoli presenti e futuri, bisogna che i produttori siano in grado di poterlo cedere a prezzi sempre più convenienti.

Bisogna quindi che i produttori in Sicilia, me-diante perfezionamenti tecnici, si mettano in grado di poter dare il loro prodotto al più buon mercato possibile.

Mercato monetario e Banche di emissione

Contro l'aspettativa, la Banca d'Inghilterra non ha aumentato il saggio minimo ufficiale, il qu ile ri mane ni 4 per cento. Lo sconto privato che pei pe-riodi più lunghi aveva sorpassato il 4 per cento, è tornato a que-to livello. A questo ha contribuito il resultato splendido della emissione di ! 0 milioni di sterline in Buoni del Tesoro Questo prestito è stato sottoscritto largamente per conto degli Stati Uniti, anzi se ne è favorita la sottoscrizione per poter cosi rafforzare la situazione della B inca d'Inghilterra ed evitare che nell'autunno i soliti bisogni monetari per mettere in movimento, come dicono, i prodotti, de-terminino l'esodo della moneta dall'Inghilterra ali i America. Si vedrà in seguito se ogni causa di ritiri di oro da I ondra sia stata rimossa; intanto è certo che i bis igni monetari sono a Londra sempre note-voli.

L a Banca d'Inghilterra ai 9 coir, aveva l'incasso di .'<0 milioni e mezzo di sterline in diminuzione di 604,0 )9, il portafoglio era scemato di 1 milione e mezzo, la circolazione di 284,000 e i depositi dello Stato crebbero di 184,000 sterline.

L a situazione monetaria di Nuova York si man-tiene facile; il danaro è trattato fra 1' 1 I[2 e il 2 per cento.

A Berlino il mercato è ora in condizioni tranquille, lo sconto bancario è al disotto di quello ufficiale tra 4 I|2 e 3 l|2 per cento.

A Parigi perdurano le buone condizioni monetarie come lo dimostra la situazione della Banca di Fran-cia al 9 corrente: l'incasso di 3369 milioni è in au-mento di 25 milioni.

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