• Non ci sono risultati.

L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.27 (1900) n.1386, 25 novembre

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.27 (1900) n.1386, 25 novembre"

Copied!
16
0
0

Testo completo

(1)

1/ ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA. FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, F E R R O V I E , I N T E R E S S I P R I V A T I

Anno XXYII • Voi. XXXI Domenica 25 Novembre 1900 N. 1386

La situazione parlamentare ed il paese

Parve, ai più, strano che dopo tanti mesi di vacanza, dopo tanti e così gravi avvenimenti e dopo la insolita animazione del paese per le cose che lo riguardano davvicino, la Camera elettiva riprendesse i suoi lavori con manifesti segni di apatia, di svogliatezza, quasi di indif-ferenza. Eppure, a chi bene esamini la situa-zione, non deve sembrare strano questo fatto singolare; il Governo ed i diversi partiti par-lamentari tengono tale contegno, solo perchè non hanno mutato ancora il convincimento che do-minò sulle passate maggioranze e nei Governi che ne erano la espressione più o meno natu-rale ; il convincimento cioè che nulla si possa fare di quello che più evidentemente desidera la nazione.

Lo scolorito programma del Ministro Saracco, comparso nella Gazzetta Ufficiale come rela-zione al Re, il proposito manifestato dall' ono-revole Sonnino nel suo articolo pubblicato dalla

Nuova Antologia, che nulla oggi si possa fare,

le dichiarazioni degli organi dei diversi partiti, che i Capi non intendono di muover guerra al Ministero Saracco, non derivano che da un solo fatto, diremo quasi preesistente, e cioè la scarsa corrispondenza che passa tra il paese e la sua rappresentanza. Fatto che non è attribuibile a questa Camera specialmente, ma che già per-dura da molti anni e rende quindi la rappre-sentanza impotente e la nazione sempre meno ossequiosa nel giudicare tale impotenza.

Ed è tanto più deplorevole questo stato di cose, in quanto la nazione ha dimostrato anche re-centemente di quali slanci sia capace appena le sia detto, in linguaggio che valga a rassi-curarla, che si pensa ai suoi interessi ed ai suoi bisogni. Viene troppo spesso citato 1' esempio della vicina Francia, dove, si dice, le questioni di alto patriottismo vincono ogni divergenza di partito. Ma l'Italia non ha nulla da invidiare, da questo lato, alla vicina Repubblica. Alcuni mesi or sono, quando nella occasione del giu-ramento del giovane Re venne udito un insolito linguaggio, nel quale vibrava ad un tempo la coscienza di sè e del proprio dovere, ed il pro-posito di dedicare al bene del paese tutte le proprie forze, fu uno scatto di speranza che ar-rivò fino all'entusiasmo, e non soltanto i mo-narchici più fervidi, ma, si può dire, tutti i

par-titi applaudirono alla calda e convinta parola del nuovo monarca. Tuttavia non erano che

promesse, ma in quella solenne circostanza pareva al paese che si rinnovassero le sue sorti e le promesse tenne e tiene ancora come speranze.

Il Parlamento non vi è dubbio alcuno fu scosso assieme al paese e parve diventasse con-scio di una nuova missione a cui fosse chia-mato ; parve compenetrato delle difficoltà e dei pericoli della situazione e tutto animato dal pro-posito di rispondere all'appello dèi Sovrano per dar opera con lui a quella restaurazione tante volte invocata e tante volte mancata.

E passarono i mesi nell'attesa del solito pe-riodo dei lavori parlamentari, dal quale avrebbe dovuto scaturire il nuovo indirizzo.

Sventuramente l'eco dell'entusiasmo si è di-leguato e la ripresa del Parlamento non è dis-simile, se non è peggiore di quella degli anni decorsi.

Eppure, tutti riconoscono che vi è tanto da fare, da rifare, da migliorare.

Non sono i partiti avversari alla monarchia, nè quelli ostili alla unità della patria, nè coloro che vagheggiano nuovi ordinamenti sociali, che hanno dimostrato più efficacemente il male dello stato presente e la ingiustizia su cui si basa il sistema attuale; ma furono gli stessi partiti simultaneamente od alternativamente do-minanti che nei documenti ufficiali, nei quali avevano l'aria di studiare la soluzione di pro-plemi che non venivano mai a maturazione, furono essi che svelarono i maggiori inconve-nienti, le più forti ingiustizie, le più urgenti necessità. Vi è quindi, non la incoscienza del male a cui porre rimedio, ma la manifesta im-potenza della composizione parlamentare a tro-vare quei rimedi che superino le complicate procedure e trovino i necessari suffragi.

I Ministri si succedono rapidamente e cia-scuno di essi anche se altre volte abbia avuto il portafoglio, ha bisogno di studiare ogni que-| stione; al Parlamento cinque, ottto e dieci

re-lazioni su uno stesso argomento non bastano a illuminare le menti e le Commissioni hanno bi-sogno di intraprendere nuovi studi, e quando finalmente il progetto di legge viene davanti alla assemblea, essa trova subito che non è stato abbastanza studiato e in un modo e nel-l'altro si ricomincia daccapo.

(2)

L ' E C O N O M I S T A modo di sfuggire al Parlamento ed il Governo

operò da solo con decreti reali, anche là le in-certezze, i pentimenti, le titubanze si manife-stano stridenti come lo provano i tre decreti per i premi della marina mercantile.

Ma intanto il paese aspetta e consuma la propria pazienza; le promesse cento volte va-namente ripetute non trovano più credito e, ciò che è peggio, dalla scarsa fiducia nell'opera

si passa ad averne scarsa nell'autore. Sono più anni ormai che andiamo ripetendo che il Parlamento va sempre più differenzian-dosi dal paese e sempre meno ne avverte i desideri, le ansie, le sofferenze.

Ma non mai come ora, data la solennissima circostanza, gli occhi erano rivolti verso la Ca-mera nella attesa che si designassero i partiti sopra qualche importante ed utile questione. Tutti sappiamo che vi sono coloro che vogliono le riforme tributarie e quelli che non le vo-gliono ; non discutiamo le ragioni degli uni e degli altri, ma se nella Camera nettamente si fossero designate le due parti, presto o tardi, nella contesa.il paese avrebbe dato il suo re-sponso definitivo. Invece la prima disillusione venne dal Ministero che non manifestò, se non con timide frasi, il proprio sentimento, la se-condà viene dalla Camera elettiva, dove sem-bra principale preoccupazione quella di non svelare — tranne poche eccezioni — il proprio pensiero.

Però il paese pensa diversamente e può av-venire che non sia lontano il giorno in cui egli si trovi d'accordo col Monarca al di là e al di sopra di tutti. E' desiderabile ? No certamente, a nostro avvisò; ma bisogna che cui spetta com-prenda l'urgenza di un diverso contegno.

Per la abolizione del dazio consumo

, f r A

Intraprendiamo qualche considerazione sopra un argomento, che sembra interessi ora viva-mente la pubblica opinione, quello della aboli-zione del dazio consumo, nel convincimento che nella grande maggioranza dei contribuenti, specie quelli dei Comuni chiusi, si sia formato l'animo contrario a tale forma di balzello. Occorre ap-pena accennare pertanto quali sono i principali motivi che debbonoi consigliare una vigorosa azione per ottenere la abolizione del dazio con-sumo. E questi motivi li riepiloghiamo in cinque punti.

Il primo che interessa sopratutto gli stessi contribuenti, cioè il costo di percezione della tassa. Le ultime statistiche riferiscono che le « spese di riscossione inscritte nei bilanci co-munali » ammontano per i comuni chiusi al 12.91 per cento del dazio riscosso. Essendo di 217.2 milioni il prodotto lordo del dazio con-sumo comunale e governativo, di questi 217.2 milioni ben 23:7 vanno in ispese di riscossione. Il secondo che interessa tutti i cittadini; la forma colla quale la tassa viene percetta

spe-cialmente in alcuni Comuni chiusi minori. Sono noti gli aneddoti che in proposito si ripetono: i ceri per gli accompagnamenti funebri fuori della cinta daziaria ; il pezzo di sapone nuovo nella toeletta da viaggio ; - il pane fatto a pezzi per passare esente ecc. ecc. Ad ogni modo, anche senza tali racconti, che possono essere di fatti isolati, sta nel diritto del gabelliere di rovistare nel bagaglio, ed anche di perquisire sulla per-sona. Basta una lettera anonima che denunci il tale o la tale come contrabbandieri, perchè si passi alla visita. Il forestiero che volesse darsi il piacere di ammirare rapidamente le fa-mose cento città italiane, potrebbe avere il con-forto di vedersi visitare - se il gabelliere lo esige - con tutta minuzia il proprio bagaglio ad ogni città. E non basta: ognuno dei 330 Co-muni chiusi ha la sua propria tariffa con numero più o meno grande, ma dissimile di voci, e quindi alla sacramentale domanda: ha niente soggetto a dazio ; il viaggiatore avrebbe diritto, prima di rispondere, per evitare la contravven-zione, di chiedere la tariffa, di esaminarla per vedere se nel suo bagaglio vi sia qualche cosa soggetto al dazio. Fra tutte le gravezze, il dazio consumo fu chiamato, per la forma di perce-zione, il meno civile dei balzelli.

Il terzo punto è quello della ingiustizia nella distribuzione della gravezza, perchè non solo, contrariamente ad ogni canone fondamentale di equità, colpisce con eguale aliquota tutti i cittadini, qualunque sia il grado della loro ric-chezza, ma, per il modo con cui è applicata tale tassa, diventa eminentemente regressiva; cioè grava proporzionalmente molto più forte sulle piccole che sulle grandi fortune. Gli studi che sono stati fatti in molte città d'Italia per vedere in quale misura il dazio consumo colpisca i di-versi redditi dei cittadini, hanno dimostrato che, là dove vi è ancora il dazio sul pane e sulla farina, i redditi piccoli, cioè le famiglie meno abbienti, pagano aliquote straordinariamente superiori a quelle che pagano le medie e le ricche famiglie; e nei pochi Comuni dove il dazio sul pane e sulle fa,rine venne abolito, esiste e-gualmente una sperequazione, se non altrettanto forte, almeno sufficiente per dimostrare la re-gressività del balzello che si applica in ragione inversa della entità del reddito.

Il quarto punto è quello dell'abuso che se ne fa nella applicazione. Vi sono prodotti che pagano il 40, il 50 e perfino 1' 80 per cento del loro valore di dazio consumo. E tutti sanno che in certi casi la introduzione di alcune merci nel comune chiuso è ostacolata dal rapporto altis-simo che passa tra il valore della merce e la tassa a cui sarebbe soggetta. In questo modo, non solo si altera la normale condizione del mercato, ma si eccitano quelle sofisticazioni che poi, coi laboratori chimici e coi sequestri dei prodotti sofisticati, si vorrebbero evitare. La merce a basso prezzo non potendo entrare senza pagare un dazio enorme, manca nella città e quindi per le piccole borse si apprestano quelle sofisticazioni antigieniche che guastano la sa-lute. Per il vino, ad esempio, questo procedi-mento in alcune città è cosa normale.

(3)

25 novembre 1900 739• — • L' E C O N O M I S T A che per molte città porta la esistenza della cinta

daziaria, la quale produce da un lato la ere-zione di molti fabbricati subito fuori della cinta, dall'altra rende diffìcili e talvolta penose le co-municazioni tra l'esterno e F interno della cinta. Tutti vediamo nelle grandi città, la mattina, lunghe file di carri carichi che attendono alla barriera la visita degli agenti del dazio, e basta una costatazione un po' seria o un sospetto che induca a più lunghe indagini, perchè tutto il movimento di va e vieni per quella barriera sia arrestato o reso difficile. E solo a pensare il

tempo che uomini, bestie e veicoli perdono per

attendere ogni mattina il libero passaggio, ed a valutare quel tempo, si farebbe una cifra di costo effettivo del dazio consumo da sbalordire. Ma se per questi e per altri motivi si può dire che la grande maggioranza della

popola-zione aspira alla abolipopola-zione del dazio consumo, non tanto perchè tassa in genere, quanto per la natura sua e per la eccessiva misura con cui è applicata, l'accordo cessa quando si parla di abolizione immediata o graduale del balzello. Ad alcuni sembra che si possa dormire tran-quillamente nell' assetto attuale, o poco meno, della tassa, in omaggio all'empirico principio finanziario, che sia utile « pelare la gatta senza farla gridare»; acconsentirebbero essi a qual-che modificazione, ed anqual-che alla abolizione, ma soltanto quando si trovasse un'altra tassa od imposta che potesse assicurare un reddito eguale;

ma per intanto giudicano visionari ed eccita-tori del pubblico malcontento coloro che rivol-gono i loro studi a togliere il dazio consumo come un balzello contrario alle , esigenze più modeste della civiltà moderna. E per questo motivo che tratto tratto vien fuori la voce eli una tassa sull' imbottato che abbia a sostituire il dazio di consumo. A dir vero, dopo ì tatti di Sicilia e dopo i risultati di alcune elezioni, ì dormienti si sono a mezzo destati ed hanno com-preso che bisognava battere una via diversa, e che i nuovi tempi spingevano a nuovi metodi. Ed infatti alcune cospicue città italiane imi-tate anche da centri minori, hanno messo mano ad una radicale riforma sul dazio di consumo, od hanno intrapresi studi che dimostrerebbero per quanto tarda, la buona volontà di fare qualche cosa a vantaggio della giustizia da cosi 1 ingo tempo reclamata.

D'altra parte è degno di nota che di fronte a cosi grave questione, la quale tocca cosi da vicino il bilancio giornaliero delle moltitudini lavoratrici, ed in genere delle classi meno ab-bienti, i partiti popolari, sui quali m gran parte domina il partito socialista, non abbiano presa quella posizione che sarebbe sembrata più con-veniente ai loro principi, cioè esigere, sia pure come desideratum, di un non lontano avvenire, la abolizione totale del dazio di consumo. Egli è che nella impossibilità di introdurre economie che valgano a risarcire la perdita di quel bal-zello o nella mancinza di coraggio sufficiente

per domandare che alla tassa indiretta si so-stituiscano quante occorre imposte e tasse di-rette si mostrano incerti, combattono le mezze misure che qua o là si propongono, ma non sanno o non osano contrapporre tutto un piano

di riforme che soddisfi ai principi che hanno solennemente proclamato, cioè il sollievo delle classi meno agiate e la forma progressiva di una tassa principale.

Per cui avviene che in molti comuni almeno la discussione non sia posta tra due nuove ten-denze che rappresentino i due partiti che si con-tendono nelle elezioni il potere, ma piuttosto si vegga un affaticarsi negli uni per concedere il meno possibile di riforme, negli altri per ottenerne di più. Ma non appariscono ancora dei sistemi ben differenziati, ben precisati che sieno tra loro inconciliabili nello scopo, per quanto pos-sano dar luogo a temporanee transazioni. Gli uni sono malcontenti di quello che hanno latto fin qui, ma non osano toccare allo storico edi-ficio del sistema tributario le cose che esistono; — gli altri rinforzati dal numero accrescono la violenza della critica e la tenacia della oppo-sizione, ma non presentano un nuovo metodo di imposizioni locali che risponda alle necessita moderne. , ,

Forse la origine di tale stato di cose sta nel fatto che la materia imponibile è in Italia, a paragone dei bisogni, limitata e quindi il mar-gine per nuove forme non è sufficiente a por-tare radicali modificazioni, almeno nella più parte dei casi.

Vi è è vero, il nuovo concetto della munici-palizzazione dei servizi pubblici, al quale cetto molti si aggrappano, non tanto per con-vincimento, quanto per necessità in mancanza di meglio. Ma coloro che cercano di approfon-dire siffatto argomento, non possono a meno di vedere che esso rappresenta un pencolo ed in pari tempo un regresso. Un pericolo, perchè la municipalizzazione dei servizi pubblici vuol dire aumento della burocrazia già potente nei Co-muni e quindi maggior numero di elettori, le-gati direttamente od indirettamente alla azienda comunale, con tutto quello strascico di influenze, di organici,'di pensioni, che sono noti dovunque. Un regresso, perchè la moderna finanza sempre più va comprendendo la necessità che i servizi pubblici non debbono costituire una entrata, nè per lo Stato, nè per i corpi locali che li- eser-citano. L'ottenere una entrata dall esercizio dei

(4)

4• — • L' E C O N O M I S T A 25 novembre 1900 concessionari, mediante la quale si può

tran-quillare ogni coscienza anche sinistramente al-larmata.

Il fatto è questo intanto, che mentre dal 1878 al 1897 le entrate per tributi comunali sono aumentate da 236.9 a 351.0 milioni cioè di 115 milioni, il movimento delle diverse entrate fu il seguente;

Sovrimposta

Dazio Consumo . . . Tassa di famiglia e sul

va-lore locativo Altre tasse 1878 106.2 89.1 17.3 24.3 1897 132.9 157.4 23.1 37.6 236.9 351.0 Cioè il totale delle entfate per tributi comu-nali è aumentato del . . . . 48 per cento le sovrimposte del. . . . 25 » il dazio di consumo deh . . . 76 » la tassa di famiglia e sul valore

locativo del 35 » le altre tasse e diritti del. . . 54 » Mentre quindi tutti gli altri tributi di ogni genere hanno dato un aumento del 32 per cento, il dazio consumo è stato elevato del 76 per cento, cioè ben più del doppio degli altri, nei venti anni.

Basta questo solo fatto per spiegare una buona parte di quel movimento che ha sorpresi, per la sua intensità, i partiti dominanti, i quali non si sono accorti o finsero di non accorgersi, che mentre si aumentavano le spese da 409 a 554 milioni, il maggior carico dei bilanci si prele-vava in misura straordinariamente prevalente del dazio di consumo e sopratutto dai consumi più popolari.

Se non che, appunto perchè le entrate deri-vanti dal dazio consumo rappresentano poco meno della metà del totale delle entrate comunali per tributi, si ritiene da molti che sia vano ogni sforzo di riforma. Ove si trovano, si chiede, 157 milioni che si possano sostituire alla entrata dal dazio di consumo ?

E non vi ha dubbio, il problema è difficile, e domanda quindi di essere accuratamente stu-diato.

1/

mm

STATISTICO ITALIANO

Non si può prendere in esame il recente

Annuario statistico, pubblicato dalla Direzione

Generale della Statistica, senza che il pensiero ricorra allo sviluppo continuo e multiforme-della vita sociale, alla crescente importanza delle notizie statistiche, alla necessità sempre più manifesta che alla statistica sia fatta nei servizi civili dello Stato una posizione più larga e adeguata appunto alla sua importanza incon-testabile. E' cosi vivo e generale nella vita moderna il bisogno di avere dati che illustrino con precisione i fatti sociali, che un Annuario statistico, come quello testé pubblicato, dovrebbe

essere il vade meeum di tutti coloro che sono alla testa delle pubbliche amministrazioni, che seguono il movimento sociale e discutono i pro-blemi economici e s'interessano alle condizioni di vita della società italiana. Statica e dina-mica sociale trovano negli Annuari statistici generali le loro espressioni .concrete, e poche pubblicazioni sono più istruttive e. più sugge-stive di un annuario statistico che fornisca dati e ragguagli per un paese e dia modo di get-tare lo sguardo non. solo sulle condizioni pre-senti, ma anche su quelle passate.

Quale differenza tra gli Annuari dei nostri giorni a quelli di trenta o quarant' anni fa. Si confronti ad esempio il piccolo Annuario che nel 1858 pubblicava Cesare Correnti e che an-cor oggi si può leggere con grande interesse e profitto, con quello ultimo della nostra Dire-zione di statistica. Il primo riferisce poche ci-fre sull' Italia, ma si diffonde invece in consi-derazioni di carattere politico, geografico, storico ed anche morale; il secondo contiene una massa enorme di dati e quelle notizie illustrative che sono reputate indispensabili per comprendere certe variazioni nei dati, per illustrare l'ordina-mento politico, amministrativo ed economico del paese. Il primo non è, è vero, una pubblica-zione ufficiale e nel 1858 T Italia era ancora divisa politicamente, mentre il secondo esce dagli uffici governativi di una grande potenza ; ma si può credere che anche se nel 1858 si fosse pubblicato un Annuario statistico ufficiale non sarebbe stato molto più fornito di dati di quello che lo sia l'Annuario del Correnti, men-tre non avrebbe certo avuto le splendide pa-gine dettate da quell'intelletto superiore. Egli è che ormai la statistica penetra in tutte le più riposte manifestazioni della vita e calcola il numero dei concepimenti, come il numero dei cavalli-vapore, o i salari degli operai e i reati che deturpano la società; egli è che la stati-stica è divenuta una delle cognizioni indispen-sabili dell'uomo di governo, del legislatore, del-l'amministratore e dove essa è trascurata, la impotenza riformatrice, la ignoranza degli aspetti molteplici della vita sociale, gli errori di apprez-zamento sono le caratteristiche dominanti. Il numero, la cifra, ci domina e noi né siamo schiavi quando meno crediamo di esserlo ; per-chè sentiamo ad ogni momento che le nostre argomentazioni hanno bisogno di appoggiarsi ai fatti rappresentati con numeri, ossia consi-derati nella forma più palpabile, più univoca, più concreta.

Ebbene, il recente Annuario fornisce, come i precedenti, tale un complesso di dati che dav-vero, a volerlo far conoscere, c' è l'imbarazzo della scelta; e un' analisi anche sommaria del suo contenuto, che altra volta abbiamo tentata, occu-perebbe uno spazio di molto maggiore di quello che possiamo consacrare a questa utilissima pubblicazione. Neil' intento di richiamare su di essa l'attenzione dei nostri lettori, di segnalare loro una miniera di dati, l'uno più interessante dell'altro, proviamoci, tuttavia, a spigolare qual-che cifra.

(5)

26 novembre 1900 L' E C O N O M I S T A 741 al 1° gennaio 1857 per gli Stati che ora

com-pongono il regno, in 25 milioni in cifra tonda, al 31 dicembre 1899 calcolavasi in 31 milioni e tre quarti. Le condizioni degli italiani sono andate certo migliorando come ne fanno prova i dati statistici che l'Annuario riproduce, ma i miglioramenti vanno considerati in via asso-luta e in via relativa e se nel primo senso essi sono indiscutibili, nel secondo, cioè in paragone al grado di civiltà, di progresso, di benessere cui son giunti altri paesi, possono parere e certo sono discutibili. Se noi consideriamo anzi tutto l'Italia intellettuale, troviamo che il numero degli analfabeti va gradatamente scemando, tanto nel suo complesso, quanto in proporzione al numero degli abitanti e specialmenle nella popolazione adulta. Nel censimento del 1871 si contarono 73 analfabeti su 100 abitanti, nel 1881, 67 e nell' intervallo fra i due cen-simenti la proporzione degli analfabeti da 6 anni in più diminuì da 69 a 62. Nel 1897, nel complesso dei 69 comuni capoluoghi di provincia, 74 su cento sposi firmarono 1' atto di matrimonio e 26 erano illetterati. Ma agli estremi della scala vediamo da un lato le Provincie di Torino, Sondrio e Como, non pochi analfabeti dall'altro quelle di Girgenti, le Ca-labrie. con molti.

La popolazione scolastica è notevolmente cre-sciuta ; le scuole elementari pubbliche avevano nel 1871-72 oltre un milionee mezzo di alunni, nel 1895-96 oltre due milioni e un terzo, e per saltare senz' altro alle Università si nota che queste da meno di 9 mila studenti nel 1871-72 sono ora giunte ad averne più di 22 mila.

Pur troppo allo sviluppo della istruzione non corrispondono miglioramenti sensibili nella de-linquenza; e basterebbe a provarlo il fatto che il numero dei reati è venuto aumentando: essi sono saliti da 526,300 (1790 per ogni 100,000 abitanti) nel 1887, a 805,001 (2,573 ogni 100,000 abitanti) nel 1897. Questo aumento, è bene no-tarlo, è dovuto per la massima parte alle con-travvenzioni, le quali aumentano di circa 1.8 0[0 all'anno; ma in parte contribuiscono anche i

delitti i quali nell'ultimo decennio sono aumen-tati del 4 per cento 1' anno. Nel decennio suc-cessivo al 1887 la popolazione è pur essa an-data aumentando, ma in proporzione minore della delinquenza. Tenuto conto dell'eccedenza delle nascite sulle morti, dell' emigrazione an-nuale e dei ritorni degli emigrati dall'estero, la popolazione cresce dell'uno per cento l'anno.

Lasciando da parte ciò che riguarda l'agri-coltura e l'industrie, intorno alle quali ci ac-cade spesso di riferire dati, fermiamoci invece alle mercedi degli operai e al consumo di

al-cuni generi alimentari. . I salari nelle miniere presentano variazioni

sensibili: così nelle solfare di Romagna tro-viamo che i cavatori avevano nel 1897 la mer-cede di L. 2.15, ma in alcuni anni premer-cedenti era scesa anche a 1.65 e salita fino a 3.22; nelle solfare di Sicilia i picconieri a cottimo riceve-vano nel 1898 L. 4.50, mentre dieci anni prima la loro mercede è stata di L. 2.35 e per quelli a giornata si va da L. 1.66 nel 1895 a L. 2.80 nel 1898; nelle miniere della Sardegna ì

mina-tori sardi avevano nel 1898 una mercede di L. 1.95 e quelli continentali di L. 3.95, renza notevole che si spiega certo con diffe-renze considerevoli nel genere di lavoro. Nelle officine metallurgiche e meccaniche troviamo salari tra 2 lire e 5 lire. Neil' industria della seta, dove l'impiego delle donne è abbastanza largo, i salari sono più bassi, talvolta scendono al di sotto di una lira ; nell' industria della lana invece troviamo salari alti: ad esempio il la-nificio Sella pagava nel 1898 agli addetti alla lavatura della lana 4 lire, ai tintori delle lane e delle stoffe (a giornata) 2.25, agli ungiton delle lane e ai cardatori 3 lire, ai filatori (a cottimo) 4 lire. Le donne ricevevano salari più più bassi : così le torcitrici (a giornata) 1.50, le orditrici di catene (a cottimo) 2 lire, le

tes-sitrici 2.50, le pinzatrici (a cottimo) 1.50, le rica-matrici (a giornata) 2.15. Nel lanificio Rossi ì salari variavano tra 2.1Ó e 4.25 per gli uomini e da 1.30 a 1.50 per le donne. Neil' industria del cotone le mercedi non raggiungono i mas-simi che si trovano nell'industria della lana. E molti dati sono forniti dall'Annuario anche per le manifatture dei tabacchi.

Il numero di ore di lavoro per comperare un quintale di frumento veniva calcolato pel 1898 in 105, mentre pel 1894 era calcolato in 73, ma ciò dipendeva dal rincaro del prezzo del grano calcolato in 27 lire pel 1898 e in 19.22 pel 1893.

Riguardo al consumo di generi alimentari, risultano dai calcoli fatti dalla Direzione di Sta-tistica i seguenti rapporti per abitante e come media annua del periodo 1884-98 : — frumento chilog. 120; granturco 66 ; olio 5 1[2; vino litri 91. Per gli alcools sarebbe stata trovata una media annuale per abitante di poco più di un litro; per la birra 3[4 di litro per abitante. Per lo zuc-chero e per il caffè si ottengono queste medie annue: zucchero, anni 1883-86, chilog. 3.11; anni 1887-90, 2.66; anni 1891-99, 2.33; caffè, respettivamente per quei tre periodi, 0.567, 0.467, 0.420. Si può supporre, dice VAnnuario, che la diminuzione dipenda in parte dal cresciuto prezzo dei generi, dovuto agli inasprimenti delle tasse e dei dazi; si ignora se sia accresciuto anche il contrabbando.

Oscillante è stato il consumo medio per a-bitante del sale: nel 1898-99 esso fu di chilo-grammi 7.31, media la più alta ohe finora si sia avuta; nel 1880 esso fu di chilog. 6.30, media più bassa dal 1878 in poi. Il consumo del ta-bacco è stato di chilog. 0.562 nel 1898-99, e oscillò intorno a 550 grammi, Per gli altri pro-dotti non si hanno indicazioni statistiche.

Il movimento postale, altro indice importante della vita sociale ed economica, il movimento del risparmio e in genere lo sviluppo della pre-videnza meriterebbero pure qualche cenno, ma è tutto VAnnuario che andrebbe messo a con-tributo per presentare l'Italia con numeri. Noi ci fermiamo qui, non senza rallegrarci con la Direzione Generale di Statistica che, per quanto le era possibile, ha continuato la tradizione degli Annuari precedenti, migliorando, arricchendo, ampliando il nuovo documento statistico.

(6)

742• — • L' E C O N O M I S T A 25 novembre 1900 darà modo alla statistica italiana di raccogliere

elementi nuovi e sopratutto più esatti ; un pe-riodo di nuova e feconda attività sta quindi per aprirsi per la statistica ufficiale italiana, ed è desiderabile che lo Stato non continui a lesi-narle i mezzi dei quali ha grandemente biso-gno per poter conservare la sua posizione fra gli uffici di statistica dei paesi esteri, sempre più largamente dotati. Se è vero che occorrono anche le persone capaci e appassionate per i progressi della statistica ufficiale, è anche vero che esse non possono darci ciò che diuturna-mente domandiamo alla statistica, senza larghi mezzi per le indagini, la elaborazione, la pub-blicazione delle notizie raccolte.

La politica, e sopratutto la politica econo-mica, non può sperare di tentare qualche ri-forma utile se non le viene in aiuto, in ogni caso, un ricco materiale statistico. Di questo devono ancora persuadersi non pochi legisla-tori del nostro paese.

L'ELEMENTO FINANZIARIO E L'ELEMENTO E C l l I M l f f l

nella valutazione (lei minimo reale L'on. Saracco nella sua Relazione al Re, non ci ha esposto un disegno chiaro e preciso della politica finanziaria in modo da farne apprez-zare i meriti e mettere in vista i difetti: in modo da calmare le ansie paurose di nuovi ag-gravi negli uni e di dar corpo alle speranze di sollievi negli altri. Poiché dietro la sangui-nosa visione della tragedia chinese, in cui noi teniamo impegnate le nostre vite ed i nostri milioni, sorge nella troppo sfruttata gente no-stra l'incubo pauroso di nuove ingenti spese e quindi di nuove imposte.

Se volute difficoltà non verranno create, qualche cosa si potrà realizzare anche per la riforma delle imposte immobiliari.

0 sia la esenzione voluta dall'on. Giolitti, o sia il provvedimento di fan ore fatto intravedere dal Ministro Chimirrì, o sia il quid medium po-liticamente e finanziariamente opportuno cui ac-cennavamo nella proposta fatta nel fascicolo precedente di questa rivista, ci giova sperare che qualche cosa si farà

La insofferenza di una parte di contribuenti

realmente satura di miseria e la petulanza di

altri sapientemente saturi di misere illusioni co-stituiscono un fenomeno così graffe da far sì che tutta la vita politica italiana ne risente e ne risentirà per lungo tempo.

E' ora quindi di porre un freno all'irrompere crescente della unanime pubblica protesta: solo nella riforma tributaria si potrà trovare l'argine necessario ; e se le classi parlamentari conser-vatrici tentennano ancora e differiscono ad altro tempo la legittima soddisfazione di questo ur-gente bisogno, il partito liberale deve innalzare la bandiera della riforma, se non vuol vedersi condannato all'impotenza dal paese che soffre e che lavora.

Non siano queste promesse la solita fata Mor-gana tante volte messa innanzi agli occhi dei contribuenti alla vigilia delle elezioni o

;dell'a-pertura delle Camere, ma si delinei una buona volta tra le confuse nubi l'iride sperato; e su-perati gli immancabili ed ardui ostacoli finan-ziari e burocratici opposti dal Tesoro e dagli altri dicasteri, si giunga ad un sano provvedi-mento, il quale segni il principio embrionale di una nuova era di benessere e di giustizia tri-butaria.

Qualunque sia la natura del provvedimento, che verrà adottato per sovvenire alla piccola proprietà, la questione da risolversi in via pre-liminare è quale categoria di contribuenti debba

essere oggetto del benefizio legislativo.

Una prima cautela da non trascurare è che la misura del minimo reale di esenzione non deve essere alta come a prima vista si po-trebbe credere e come da molti in buona fede si invoca.

Questa osservazione si fonda sul fatto, che la misura troppo alta del minimo di esenzione :

1) ha un effetto eliminante per il pubblico erario ;

2) crea una stridente sperequazione nei

li-miti stessi del minimo.

Il primo inconveniente ha origine economico-, privata, ma dando luogo ad un processo di trasformazioni giuridiche, giunge a far sentire, i suoi effetti sulla pubblica finanza.

Esso è fondato sul fattore psicologico della

tendenza alla evasione all' imposta, che si

ri-solve in sminuzzamento della proprietà in fra-zioni minori del minimo stabilito, in sottrazione

di articoli imponibili e quindi in eliminazione

del gettito dell' imposta.

Ove la legge stabilisca un limite di esen-zione troppo alto, sarà facilitato il fraziona-mento della proprietà e così maggior quantità di beni immobili verrà sottratta al pagamento delle imposte, diminuendosi per tal guisa i red-diti dello Stato. Se invece il limite minimo verrà stabilito in una misura adeguata, l'inconveniente temuto non si verificherà.

Perchè la proprietà si frazioni occorrono atti di trapasso, trascrizioni e volture catastali, una serie di atti e di spese, che non sono e non possono essere consigliati dalla speculazione di lucrare il risparmio annuo di una o due lire d'imposta fondiaria. La operazione sarebbe tal-mente contraria al proposito dello speculatore, che la molla stessa dell'interesse ed il più ma-teriale calcolo aritmetico la sconsiglieranno in modo assoluto. Ove siffatti frazionamenti av-vengano, lo Stato si avvantaggerà delle tasse di registro, che saranno un largo anticipato compenso alle future eventuali perdite. Nè si deve trascurare un importante elemento di fatto, che cioè l'uomo tende ad accrescere la propria ricchezza e quindi, tranne rare e trascurabili eccezioni, si vedrà pur sempre che il proprie-tario di beni producenti il reddito veramente

mìnimo non imposto cercherà di accrescere il

(7)

25 novembre 1900 L ' E C O N O M I S T A

743 una applicazione produttiva di capitale

trattan-dosi di un fondo che per la sua piccolezza non presenta margine sufficiente ad una razionale cultura. E' da escludersi quindi per la catego-ria di fondi minimi il pericolo dell'ulteriore fra-zionamento : non valgono però le stesse ragioni pei fondi maggiori tanto più quando si consi-deri che per essi non sarebbe eccessivo lo smi-nuzzamento, e se pur fosse tale, sarebbe sempre reintegrato con 1' applicazione alla cultura di essi del sistema dell' associazione. . .

In conclusione, politicamente e

finanziaria-mente parlando, oltre che per le ragioni

ad-dotte nel fascicolo precedente di questa «vista anche per queste ora accennate ex sembra che l'adozione del limite di esenzione di L 10 d im-posta erariale come vorrebbe 1 on. Giolito, sia troppo alto: ma c'è pure un altro motivo, cioè

a esigenza giuridica di non creare una seconda

g r a v e sperequazione nell'applicazione stessa del

" T c e r i o che, per procedere ad una valutazione veramente giusta del minimo, sarebbe

indispen-sabile la perequazione : di questa impellente necessità, che da un quarto d. seco o e più tutti riconoscono, non sara possibile la reitoz zazione se non quando si smagli quella rete

& interessi che avvince la nostra - « a m o

zione finanziaria. Onde per adesso dobbiamo

rassegnarci a sopportare gli cffettileltcttonei caso concreto sarà, che tra i redditi ricono-sciuti per minimi, klcuni ve ne saranno vera-ramente, tali, ma non mancheranno quelli che saranno ben superiori.

tarma-v i sono terreni che al tempo della orma zione dei catasti erano improduttivi o davano una rendita impercettibile: pervirtùdel lavoro e per efficace concorso di capitali oggi hanno acquistato un grande valore e danno rendite tali che superano di molto la quota che si ^ r i chiaro11 che," se noi poniamo un limite di esenzione molto basso (L. 2 d'impostat era-riale principale), l'inconveniente lamentato, se pur si verificherà, rappresenterà un danno per lo Stato e pei privati poco significante, e sara giustificato,PsiaPper la necessita di segnare con Issa il principio sospirato della nuova era tri-butaria, sia per compensare ben maggiori in-giustizie che dalle classi infime sono sopportate, in materia di tributi indiretti. . .

Se invece alzeremo il limite di esenzione sino a L 20 o 25 (imposta e sovrimposta) troveremo che si verifica un fatto ben più grave: verranno esentati molti fondi che non ne avrebbero bi-sogno è quindi alla ingiustizia attuale di pagare melo del dovuto si sostituirà l'altra ingiustizia peggiore di sottrarsi ad ogni pagamento P So to questo punto di vista ci pare che sa-rebbeprovvedimento poco politico quello che

aLZ t creare col mezzo della esenzione,

S & T S & p ? « T t iKo

iscritti per un'imposta superiore alle L 12.5U.

P e r c i ò crediamo che per l a . s e c o n d a categoria di fondi (tra L. 2 e 12.50) sia opportuna a-dozione, del provvedimento suggerito dall'on.

Chimirri, che si connette a quello proposto g ^ . dall'on. Magliani nella seduta del 19 giugno 188-ed a talune disposizioui che erano in vigore negli Sta ti .pontificii e nel Reame di Napoli.

Siccome poi anche nella categoria suddetta dei fondi che ben potrebberò stare nella inte-riore, questo provvedimento ci sembra .accetta-bile perchè ha un carattere transitorio e dà modo appunto di ammettere la esenzione com-pleta p e r e s s i , quando sieno stati riconosciuti veramente insufficienti. .

Quanto si è detto riguarda solo la imposta sui terreni: ne è tutto.

Dovremo quindi prima occuparci dell imposta sui fabbricati, e continuare poi la analisi di altri fattori economici e finanziari, per la retta

valutazione del minimo reale, e per le sue

ap-l > ^i o m- LUIGI NINA.

LE IMPOSTE SUL COMMERCIO E L'

FI

In Francia, la principale imposta pagata dai commercianti é dagli industriali è quella di pa-tente, che assoggetta alcune classi d, cittadini a una contribuzione formata da due elementi, uno fisso e l'altro proporzionale.

Ecco come si esprime, a questo riguardo, la le e ee del 1880 : - « Ogni individuo, francese o straniero, che esercita in Francia un commercio, una industria, una professione non compresa nelle eccezioni determinate dalla legge,, è as-soggettato alla contribuzione delle patenti. Que-sta si compone di un diritto fisso e. di un di-ritto proporzionale: Il primo è stabilito avuto riguardo alla, popolazione e secondo una tariffa generale per le industrie e professioni enume-rate nel prospètto A ; avuto riguardo a la po-polazione e secondò una tariffa speciale per le industrie e professioni indicate nel prospettai*, senza aver riguardo alla popolazione per quelle che sono inscritte nel prospetto Gii commerci, industrie e professioni non nominati ìmquei prospetti noti sono -menò soggetti alla patente. I diritti ai quali essi devono essere sottoposti sono regolati, in base all'analogia delle opera-zioni o degli obietti del commercio, con decreto speciale del prefetto, reso sulla proposta del direttore delle contribuzioni dirette e dopo aver chiesto il parere del sindaco. Ogni cinque anni i prospetti addizionati contenenti la nomencla-tura dei commerci, industrie e professioni, clas-sificati per via di assimilazione da tre anni almeno, saranno sottoposti alla sanzione legi-S l L'Imposta delle patenti, assisa in base a .segni esterni, organizzata nel 1844, ha subito m se-guito numerose modificazioni di cui le più importanti sono quelle del 1880 e del 1898.

(8)

L ' E C O N O M I S T A 25 novembre 1900 744• — •

il pruno. Il diritto proporzionale è di 1/20 del valore locativo per le tre prime classi ; 1/30 per le classi 4 a , 6 ; 1/50 per le classi 7 e 8.

B — L' alto commercio, che forma la

cen-tesima parte del totale, e oioè : agenti fli cambio, banchieri, cambia-valute, alcuni commissionari, sensali, grandi magazzini, imprese di vetture e .di omnibus. Essi pagano una tariffa più alta, determinata dalla legge, più una tassa per per-sona impiegata, óltre il numero di cinque, alle scritture, al servizio, alla sorveglianza, agli acquisti, e' alle vendite esterne o interne.

. c - Le imprese industriali, fabbriche, ma-nifatture, compagnie di strade ferrate, di bat-telli a Vapore, di assicurazioni, banche, forni-tori miti tari, teatri, concerti; e quéste imprèse sono imposte senza aver riguardo alla

popola-zióne. 1 h

D — Un certo numero di professioni libe-rali, che non pagano che un diritto proporzio-nale, senza diritto fisso. Questo diritto è di 1/15 del fìtto. Qui il diritto di patente diventa una vera tassa locativa sopportata dagli architetti, avvocati, chirurghi-dentisti, periti, dottori in chirurgia e in medicina, cancellieri, uscieri, ingegneri civili, mandatari accettati dai tribu-nali di commercio, notai, officiali sanitari, re-ferendari, yéterinari, capi di istituti.

Il prospettori ohe comprende i commercianti ordinalri e gli artieri che tengono prèsso di sè operai comprende 1680 'professioni, 1,459,402 partite a ruoli e produce 54 milioni sopra 85 che fornisce l'impósta di patente. ìli prospetto B (grande commercio, alta banca, agenti di cam-bio) comprende 33 professioni, 18,356 partite, e produce 9 milioni. Il prospetto C comprende 307 professioni 195,572 partite e fornisce 18 milioni. Gl'inscritti in questi tre ruoli pagano i due di-ritti, T uno fisso e l'altro proporzionale.

Le modificazioni recate alla legge delle pa-tenti nel 1900 avranno per effetto di rialzare di circa 1,350,000 franchi la contribuzione dei grandi magazzini, di circa 1,330,000 franchi quella degli officiali pubblici e ministeriali, di 470,100 franchi quella dei negozianti di vino

all'ingrossò, :e di 334,000 franchi quella dei

raffinatori di zucchero e un certo numero di altri iscritti per somme minori. L'insìemè di questi aumenti rappresenta 4,4QO,GOO franchi che si vogliono applicare allo Sgravio deb patentabili delle classi 5, 6, 7 e 8.

In generale, la legislazione francese prende per base della sua classificazione unicamente i segni esterni : numero di operai, natura e importanza delle macchine, superficie delle cal-daie, volume dei recipienti ecc. ; essa evita qual-siasi inquisizione sui profitti del capitale, salvo nei casi in cui quest' ultimo sia noto, come nelle banche, oppure quando la entrata è ac-certata senza discussione possibile, come pei teatri. Le patenti rendono ora. allo Stato circa 132 milioni, e ai comuni e dipartimenti circa 68 milioni, ossia in totale 200 milioni di franchi.

Oltre le patenti vanno ricordate le contribu-zioni dirette, la tassa di verifica dei pesi e mi-sure, i centesimi imposti perla soppressione del monopolio dei sensali in merci ; diverse tasse analoghe a quelle dei pesi e delle misure di

verificazione degli alcoolometri e densimetri, visita dei farmacisti, prova degli apparecchi a vapore, ispezione delie fabbriche, diritti di ga-ranzia delle materie d'oro e d'argento.

F r a le contribuzioni indirette, i diritti di cir-colazione, di consumo, di fabbricazione, sui tra-sporti, sono altrettanti ostacoli messi al libero esercizio del commercio e dell'industria ; anche quando questi diritti sono sopportati dal con-sumatore, un disturbo non risulta meno per le transazioni, non fosse che per le verifiche, alle quali i commercianti e industriali sono soggetti. Fra i diritti di registro vanno citati il diritto di trasmissione di 5U centesimi ogni 100 fran-chi per i trapassi di valori nominativi, trasfor-mato in un diritto di abbonamento di 20 cen-tesimi per 100 franchi pei titoli al portatore, azioni od obbligazioni.

I diritti di bollo comprendono quello sulle quietanze e sugli ehèques, il bollo sui titoli di società, che queste pagano in generale per ab-bonamento in ragione di 6 centesimi per cento, quello di 1 per cento sui fondi di Stato esteri, quello di 50 centesimi per mille sulle lettere di cambio, biglietti di banca, warrants.

L'imposta di Borsa '/,„ per mille, colpisce il commercio dei valori mobiliari, quantunque gli agenti di cambio e i sensali se la facciano rim-borsare dai loro clienti. Del resto è sempre sui consumatori o sui clienti chc le imposte rela-tive al commercio e alle industrie ricadono in ultima analisi, ma siccome diminuiscono il loro consumo in ragione dell'aumento dei prezzi, i produttori e gl'intermediari sono essi pure in-direttamente colpiti. E' cosi che l'imposta di Borsa è sopportata dai clienti, ma diminuisce . la cifra degli affari degli agenti di cambr'o.

L a licenza è l'autorizzazione di esercitare un commercio, una industria, il cui esercizio è sottoposta alla preventiva autorizzazione. I ven-ditori di bevande spiritose , i birrai, i distilla-tori, i mercanti all' ingrosso di bevande spiri-tose, i fabbricanti delle carte da giuoco, i ven-ditori ambulanti di bevande spiritose, i fabbri-canti di polvere pirica, di zucchero, di glucosio, gl'intraprenditori di vetture pubbliche con ser-vizio regolare, non possono cominciare la fab-bricazione, la vendita o il servizio, che dopo avere ottenuta una licenza, che non vale che per un solo stabilimento e per l'anno in cui è rilasciato. Questo diritto varia da 5 a 100 franchi l'anno.

Tale sarebbe, secondo R. G. Lévy, l'enume-razione dei carichi che gravano in Francia sul commercio e l'industria. Ecco il loro gettito fi-. nanziario secóndo le medie degli ultimi bilanci

francesi :

Milioni

Contribuzioni dirette e centesimi addizionali:

Contribuzione delle patenti (Stato e Comuni) 200

Tasse assimilate alle contribuzioni dirette:

Diritti di verifica sui pesi e misure sugli

al-coolometri e densimetri 5 Diritti di visite delle farmacie, di prova e di

verifica degli apparecchi a vapore e dei re-cipienti pei gas liquefatti o compressi. Spese di sorveglianza delle fabbriche di margarina

(9)

26 novembre 1900 L ' E C O N O M I S T A 745

Prodotti del registro :

Trasferte dei valori mobiliari (diritti relativi) 49

Vendita di aziende commerciali 7 Diritto di registro sugli atti di società . . . 4

* » sulle aggiudicazioni e sui

mercati 6 Tasse sulle aperture di credito, obbligazioni di

somme prestate, ecc 16 Atti giudiziari (parte appossimativa del

com-mercio) 8

Prodotti del bollo:

Contratti di trasporti 39 Effetti negoziabili e non negoziabili, biglietti

di banca, warrants 15 Valori mobiliari 34 Imposta sullo operazioni di borse 6

Prodotti delle dogane:

Diritti di statistica 7 » di navigazione 8

Contribuzioni indirette:

Imposta sul prezzo dei biglietti e dei trasporti

ferroviari 55 Imposta sui trasporti con vetture d'altra specie 5

Licenze ai venditori di alcool, distillatori, ecc. 15 Totale 479 Ma oltre queste tasse che rendono circa 480 milioni di franchi, quante altre non potrebbero essere enumerate: 3 milioni c i r c a per brevetti d'invenzione, 6 milioni pel diritto di garanzia delle materie d'oro e d'argento, i dazi di impor-tazione che per lo meno in c a u s a dell'aumento dei prezzi, producono una diminuzione degli af-fari. L e leggi sull'assicurazione obbligatoria de-gli operai non possono essere trascurate. L a fi-scalità è grande in F r a n c i a e il commercio e l'industria se ne risentono in misura non indif-ferente.

Rivista Economica

Il salario degli operai agricoli in Inghilterra — La politica doganale della Germania.

Il salario degli operai agricoli in Inghil-terra. — Il sig. Wilson Fox, in una relazione recente, studia successivamente diverse categorie dei lavora-tori agricoli dell' Inghilterra, della Scozia t dell' Ir-landa, la natura delle loro occupazioni e ie condizioni del loro contratto di lavoro. L a statistica dei salari pagati alle diverse classi di lavoratori è presentata per contea, e si è tenuto conto dei compensi in na-tura che aumentano il salario in denaro. Per lo più

i dati riuniti si riferiscono al 1896, ma in certi casi si è potuto riunire delle serie ininterrotte di osser-vazioni, che permettono di seguire il movimento dei salari in località e presso aziende agricole deter-minate durante una cinquantina d'anni. La seguente analisi sceglie in quel voluminoso rapporto i dati principali della inchiesta.

Modo e durata del servizio. — In Scozia e nel paese di Galles, nel Nord dell' Inghilterra e dell'Irlanda, la maggior parte dei garzoni di fattoria sono fissati per un anno od un semestre e ricevono un salario fisso ; di solito, per i celibi, il vitto e l'alloggio sono dati nell'azienda agricola ; in molti distretti le per-sone sposate sono alloggiate gratuitamente nelle case messe a loro disposizione. È da osservare che nel paese l

di Galles e nelle contee del Nord d'Inghilterra, fuor di quelle del Northumberland e di Durham, gì' im-pieghi annuali o semestrali sono riservati esclusiva-mente ai celibi; la maggior parte delle persone spo-sate sono fisspo-sate a settimana.

Nel resto d'Inghilterra e nell'Irlanda meridionale la durata normale dell'impiego è d'una settimana, sia o no sposato l'operaio ; si osservano perù fre-quenti eccezioni a questa regola riguardo ai garzoni che hanno cura del bestiame e che sono Bpesso fìs-sati per più lungo tempo.

Salari annuali. — Il tasso ed il modo del paga-mento sono molto variabili nelle varie parti del Regno. In ogni modo è lecito considerare come ab-bastanza dimostrativi i seguenti dati che indicano la media dei salari del 1898 e ohe comprendono nel salario il valore dei compensi d'ogni specie:

Inghilterra 16 sh. 10 den. per settimana Galles 16 sh. 5 den. » Scozia 18 sh. 1 den. » Irlanda 10 sh. 1 den, > Le regioni dove si hanno salari alti sono anche quelle dove fioriscono la grande industria manifat-turiera e mineraria.

Si trovano sei contee nel Regno Unito ove l ' a m -montare dei salari sorpassa i 20 scellini e sono : Renfrew, Lanarck, Stirling, Dumbarton, Durham e Northumberland. E' in Scozia, nella contea di Ren-frew che la media dei salari è più alta: 21 sh. e 9 den. per_ settimana. In Inghilterra il Suffolk ha i salari più bassi : 14 sh. e 5 den. per settimana. In Irlanda i salari non sono alti come nel Regno Unito, poiché li si contano 18 contee ove nel 1898 la media del salario è stata inferiore a 10 scellini per settimana.

Il tasso dei salari agricoli per una serie d'anni. —

L'inchiesta ha permesso di raccogliere in un consi-derevole numero di imprese agricole del Regno Unito delle notizie che riguardano 1' ammontare dei salari in danaro pagati durante una lunga serie d'anni. I dati ottenuti ci mostrano che si è avuto un au-mento accentuato dei salari. Dal 1850 al 1899 il tasso medio dei salari in denaro si é elevato del 48 per cento in 33 imprese agricole. Si arriva alla stessa conclusione quando si limiti l'esame ad annate re-centi: dal 1895 al 1900 si ebbe in Inghilterra ed in Scozia e nel Paese di Galles un aumento nei salari. Le informazioni ricevute da tutti i punti del paese fino al mese di giugno 1900, segnano che continua tale movimento. In Irlanda vi furono pochi cambiamenti, se si eccettui i circondari delle città e delle regioni ove furono costruite le strade ferrate.

(10)

746• — • L' E C O N O M I S T A 25 novembre 1900

la mietitura. E' impossibile, citare a questo riguardo delle cifre precise, mancando di un nuovo censimento ci si deve fidare degli intraprenditori inglesi, scoz-zesi e gallesi, che pretendono che nel eorso degli ultimi 9 anni si sia prodotta una forte corrente di emigrazioni verso le città, portandovi sopratutto dei oiovani. Si assicura pure che l'emigrazione verso i centri urbani è dovuta non solamente al desiderio di guadagnare salari più alti, ma anche di trovare uri lavoro più elevato ed una occupazione meno dura e meno monotona.

E' da notarsi però che si hanno lagnanze per la deficienza della mano d'opera nei distretti del Nord dell'Inghilterra e della Scozia dove i salari sono alti, ed anche in quelli del Sud ove la durata del-l'impegno è in generale abbastanza corta.

Emigrazione degli operai agricoli. — Un grande numero di uomini, ed anche un numero considerevole di donne, se ne vanno dall'Irlanda ogni anno per occuparsi nei lavori agricoli in certe contee dell In-ghilterra e della Scozia. Alcuni emigrano in febbraio e si occupano nei lavori ordinari della fattoria tino all'autunno, data del loro ritorno ; il maggior numero tuttavia ritarda la partenza sino al giugno. Gli Irlandesi sono impiegati alla raccolta delle patate e delle barbabietole e in altri lavori. Gli uomini oc-cupati in Inghilterra nei lavori agricoli ordinari sono spesso retribuiti a cottimo, In certe parti del Lin-colnshire, del Cambrìdgeshire e del Wnrwickshire, essi intraprendono il raccolto a cottimo. Ma nelle contee del Nord sono di solito occupati a settimana o a mese. Oltre il loro salario in denaro si da loro la facoltà di alloggia, e nei granai. Devono procu-rarsi il nutrimento, che consiste sopratutto in pane, patate, the e latte, talvolta del lardo, ma spesso; padroni procurano loro viveri solidi e anche un po cu birra. . . . . In parecchi distretti, gli stessi operai ritrovano da lavorare nelle medesime fattorie per parecchi anni di seguito. Si calcola a più di 28.01)0 il numero degli operai agricoli irlandesi che hanno emigrato nel corso del 1899 ; 75 0)0 di questi venivano dalla contea cu Mayo. Negli ultimi anni l'impiego più generale delle macchine pei lavori delle raccolte diminuì in pro-porzioni considerevoli l'impiego dei lavoratori irlan-desi, sia in Inghilterra, che nella Scozia.

La politica doganale della Germania. - Quando il conte Caprivi, cosi scrive Arturo Raffalovieh nel-l'Economiste, rompendola con la politica d isolamento doganale, ritornò al regime dei trattati di commer-cio conclusi per un lungo periodo di anni, gli abbi-sognò di vincere fière resistenze.

Il partito agrario considerò come un tradimento la diminuzione dei diritti sui cereali, che servi per ottenere concessioni dalla Russia, dall Austria-Un-gheria, dalla Serbia ed ebbe la soddisfazione di fai cadere i l secondo c a n c e l l i e r e dell'Impero. Pochi anni

soltanto ci separano dall'epoca in cui scadono i trat-tati della Germania con molti paesi e già si prevede che la lotta sarà ancora più accanita di quella dei 1892-1893

Lo slancio industriale, e commerciale della Germa-nia, da qualche anno, è innegabile Lesso è stato più grande di quello dell'Inghilterra. E' vero che dopo un'ascensione meravigliosa di prosperità, pare sia ar-rivata all' apice e forse lo abbia sorpassato, a giu-dicarne almeno dai corsi della Borsa.

I capitali sono immobilizzati, il denaro è doman-dato 1 fondi di Stato tedeschi sono in sensibile ribasso. Ciò non impedisce che dal 1892 in po. la Germania non si sia arricchita. Questo incremento di benessere è indicato da sintomi evidenti; mentre nel 1890 s. avevano 219 emigranti per centomila abitanti, ogg; non se ne contano più che 44; la mano d opera e più richiesta e meglio rimunerata; 1 eccède nza del le nascite sulle morti è stata di 560,247 nel .890 e di

846,871 nel 1898; la mortaliià è discesa da 256 per

centomila abitanti a 218. . Il commercio estero è progredito, nel medesimo

periodo da 4271 milioni di marchi a 543o alla i n c i -tazione e da 3408 a 4010 all'espor-tazione.

Nel 1899 la cifra globale del commercio e di 10,104 milioni di marchi, contro 5962 milioni nel 1872, os-sia un aumento di 4186 milioni in 27 anni.

L'eccedenza delle importazioni sulle esposizioni è stata di 9 a 10 miliardi di marchi da una diecina di anni, e non è duopo dire che non è questo un se-gno d'impoverimento, quando si sa che sono entrati circa 750 milioni di marchi di metalli preziosi. E in forza del reddito dei suoi collocamenti d ogni ge-nere all'estero, della sua industria dei trasport, ma-rittimi, del suo commercio estero diffuso m tutto n mondo, che la Germania può importare più che non

CS ILalt'ra parte, se si considerano le relazioni della

Germania cogli Stati firmatari dei trattati del 18VG e del 1894, si vede che la differenza fra importazioni ed esportazioni tende a diminuire.

Se si esaminano in dettaglio i rapporti della Ger-mania con questi Stati si trova, anzitutto, che I im-portazione dell'Austria, nei due :anni che P'Medet-tero il trattato di commercio, fu di o82 e 569 milioni e nel 189S-lb99 di 627 e 715 milioni rispettivamente. E' l'importazione del legno che è specialmente cre-sciuta e rappresenta un sesto dell'importazione to-tale; l'aumento come valore è d. 80 milioni di ma, ehi. L'importazione dei minerali di ferro e quadruplicata; quella delle ligniti è cresciuta del 33 per cento; quella delle uova del 65 per cento. _

Si tratta dunque di materie prime necessarie alla industria e all'alimentaziane. Quanto alla esporta-zione della Germania in Austria e stata di 332 mi-lioni nel 1890 e di 450 nel 1899; ossia ebbe un au-mento di 119 milioni. L'esportazione del_ carbone e del coke è cresciuta di 44 milioni di quintali ossia del 66 per cento. Vi è inoltre un aumento di l i mi-lioni di marchi sui libri e la carta; d, 6 mi o,ni sulle cromolitografie, disegni, quadri ; di 10 milioni sulle macchine; di 4 milioni sulle materie

colo-vanti ecc. • Il trattato con l'Italia ha stimolato l'esportazione

tedesca. L'importazione dall'Italia è aumentata da 133 a 193 milioni; la s f a entra per 79 milioni ne! 1899 contro 54 nel 1891, le frutta per 21 con-tro 7. L'importazione del vino italiano che,a sentir loro, doveva rovinare i produttori tedeschi, ha dimi-nuito della metà. _ . .

La Germania acquista 5 milioni di più di canapa, 6 milioni di più di uova, 4 milioni di più d, uva : ma esporta 112 milioni di march, nel 1899 contro 87 nel 1890- il maggior valore riguarda il ferro e ì lavou in ferro, le macchine e .strumenti, il cuoio, le materie coloranti. La parte del commercio tedesco alla im-portazione in Italia è progredita d, 10.9 per cento a 12.1 mentre quella dell'Inghilterra e retrocessa da 21.8 a 18.6. ,. , „

Lo stesso o presso a poco si potrebbe dimostrale coi dettagli che riflettono il commercio tedesco col Belgio, la Svizzera e la Russia. Dunque la industria germanica ha tratto considerevole vantaggio da, trat-tati di commercio che le hanno assicurato non solo la stabilità dei diritti, ma ancora degli sgravi note-voli ; i suoi shocchi si sono estesi ed e interessata a mantenerli. . .. .

(11)

26 novembre 1900 L' E C O N O M I S T A 747

L' " OMNIBUS „ FINANZIARIO

Ecco qualche maggior particolare intorno

all'om-nibus finanziario che presenterà alla Camera il ministro delle finanze, on. < himirri.

li omnibus finanziario, che comprende 30 articoli, dispone sulle quote minime, sui trapassi di proprietà per atto traslativo o per eredità, sulla ricchezza mobile, e sul registro e bollo.

Quote minime. — Lo Stato non procederà all'ese-cuzione immobiliare contro il possessore di un fondo urbano o rustico per un debito complessivo d' im-posta che non superi le L. '25, compresi i decimi, quando sia esaurita infruttuosamente l'esecuzione sui mobili e erediti di quel possessore. La quota d'im-posta non riscossa sarà considerata come inesigibile.

Saranno retrocessi ai contribuenti espropriati i beni devoluti al demanio per debito d'imposta, se i beni stessi non siano peraltro stati già adibiti ad uso pubblico.

Alti di traslazione delle proprietà. — Gli atti di traslazione di proprietà saranno registrati col paga-mento di L. 1 quando non superino le L. 200; da 200 a 500 la tassa di registrazione sarà ridotta alla metà. In entrambi i casi sono ridotti ad un quarto i diritti notarili, le tasse di bollo, le tasse ipotecarie i e il diritto della voltura catastale.

Successioni. — Sono esenti da tassa le successioni in linea retta fino al 2° grado e fra coniugi che non 1

superino le L. 500: dalle 500 alle L. 1000 la tassa è ridotta della metà.

Il pagamento della tassa di successione potrà es-sere fatto ratealmente in cinque anni.

Il valore capitale dei beni immobili trasferiti a qualunque titolo è accertato col coefficiente unitario medio di capitalizzazione dell'imposta principale, ap-provato e riveduto ogni cinque anni per ciascuna provincia. Il coefficiente medio è stabilito da appo-sita Commissione provinciale.

Ricchezza mobile. — Le aliquote della ricchezza sono stabilite sulla base di un tanto per cento e cioè:

Al disopra delle L. 1300 per tutti i cespiti della ricchezza mobile delle categorie B, C e D è stabilita rispettivamente l'aliquo'a del 10, 9 e 7.50 per cento. Dalle L. 1300 in giù per l'imposta riscossa per ruoli :

nella categoria B : dal 9 per cento si discende fino al 3 per cento: e cioè da L. 1300 a L. 1201 ali-quota 9 per cento, da L. 1200 a L. 1101 aliali-quota 8 per cento, da L. 1100 a L. 1001 aliquota 7 per cento, da L. 1000 a L. 901 aliquota 6 per cento, da L. 900 a L. 801 aliquota 5 per cento, da L. 800 a L. 701 aliquota 4 per cento, da L. 700 a L. 601 aliquota 3 per cento;

nella categoria C : da L. 1301 a L. 1261 aliquota 7.50 per cento, da L. 1200 a L. 1101 aliquota 6.50 per cento, da L. 1100 a L. 1001 aliquota 5.50 per cento, da L 1000 a L. 901 aliquota 4.50 per cento, da L. 900 a L. 801 aliquota 3.50 per cento, da L. 800 a L. 701 aliquota 2.50 per cento;

nella categoria D : da L. 1300 a L. 1201 aliquota 6 per cento, da L. 1200 a L. 1101 aliquota 5 per-cento, da L. 1O00 a L. 901 aliquota 3 per per-cento, da L. 900 a L. 801 aliquota 2 per cento.

I redditi di un ammontare inferiore saranno esenti d'imposta.

1 redditi della categoria D,sui quali l'imposta si riscuote mediante ritenuta diretta operata dallo Stato, saranno esenti quando il loro ammontare non superi le L. 800 effettive e assoggettate all'aliquota ridotta del 5 per cento quando il loro ammontare non supera le L. 1000.

Sussidi, gratificazioni, indennità di trasferta non superiori alle L. 50 sono esenti da imposta.

Le retribuzioni di prestazione di opera manuale, mancante di continuità e di fissità, sono esenti da qualunque imposta di ricchezza mobile : egualmente i mezzadri e i coloni che coltivano il fondo col patto di dividere i prodotti.

Le guardie di città sono esenti dalla ritenuta di ricchezza mobile.

Queste esenzioni non tolgono il diritto dell'eletto-rato politico ed amministrativo a chi già lo possedeva.

Sono esenti inoltre dall'imposta di ricchezza mobile : i redditi e i maggiori profitti che proprietari e col-tivatori e i loro consorzi a qualunqne titolo ritraggano dalla manipolazione, trasformazione e miglioraménto dei prodotti e dei loro fondi ; di più i redditi che il proprietario percepisce anche distintamente dal prezzo d'affitto per il valore delle scorte vive e morte:

le costruzioni qualificate rurali dal 1* gennaio 1903 saranno esentate anche dall' imposta dei terreni ;

il bestiame necessario alla coltura del londo. Gl'impianti di stabilimenti di nuove industrie non esistenti nel regno saranno esenti per sei anni dalla tassa dei fabbricati e di ricchezza mobile.

La revisione della tassa di ricchezza mobile, ca-tegorie B e C, si farà ogni quattro anni.

Registro e bollo. — l'er i documenti di ogni specie, che non essendo soggetti alla formalità di bóllo o re-gistro fin dall'origine o non dichiarati esenti anche in caso d'uso, debbono essere prodotti in giudizio o si vogliano inserire in atti delle cancellerie giudiziarie o delle amministrazioni pubbliche, la registrazione si eseguisce con l'apposizione di marca da bollo di L. 1.20 senz' altra formalità dirgli uffici del registro.

Per gli assegni bancari la tassa di bollo sarà sod-disfatta con l'apposizione di una marca a tassa fissa; e per gli assegni provenienti dall'estero la marea sarà apposta da chi li munisce del visto di presen-tazione.

L'uso di queste marche è esteso a moltissimi atti, per i quali per lo leggi vigenti erano necessarie le formalità delta registrazione.

Quanto alle penalità sono stabilite notevoli agevo-lazioni ribassandone proporzionalmente in molti casi il limite.

Sono sensibilmente ridotte le sopratàsse o pene pe-cuniarie riguardanti le tasse di successione, di loca-zione per contratto verbale o per scritture non au-tenticate ecc.

P E R LA MARINA MERCANTILE

La Gazzetta ufficiale ha pubblicato I; annunziato decreto-legge sulla marina mercantile.

V'era già un precedente decreto-legge dinanzi alla Camera, il quale, disponeva che i benefici della legge del 96 fossero assicurati alle navi, la cui costruzione era stata denunziata fino al 23 novembre 1899; ma conveniva anche stabilire i monti per provvedere al-l'avvenire sulla base, che già annunziammo, di limi-tare il carico dello Stato a 10 milioni all'anno fra compensi di costruzioni e premi di navigazione pel-le navi denunziate e costruite dopo quel termine.

V'era a questo fine una proposta di legge Bettolo che si era cominciata a discutere, ma per le vicende parlamentari restò a mezzo lasciando tatto nell'in-certezza, onde ne veniva danno, come avverte la re-lazione che precede il decreto, alle industrie marit-time, e mancavano gli affari fra armatori e costrut-tori e il lavoro minacciava di cessare nei cantieri.

Onde il decreto-legge che dà norme certe sulla materia e mette a posto le cose cosi pel passato come per l'avvenire.

(12)

748 25 novembre 1900 Compensi eli costruzione. — Dei compensi di

co-struzione, secondo la legge del 96, beneficieranno in-teramente le navi dichiarate prima del 28 novem-bre 1899.

Alla restituzione daziaria per materiali venuti dal-l'estero è sostituito un compenso di L. 5 al quintale.

Per le navi dichiarate dopo il 28 novembre 1899 verrà corrisposto il compenso nella misura seguente: Ai piroscafi di velocità inferiore alle 12 miglia ed ai velieri in ferro ed acciaio, lire 45 per ogni ton-nellata di stazza lorda; ai piroscafi di velocità dalle

12 alle 15 miglia, lire 50; a quelli di velocità supe-rióre alle 15 miglia, lire 55, ed agli scafi in legno, lire 13.

Premi di navigazione. — Per le navi già in eser-cizio e rer quelle dichiarate anteriormente al_ 16 giu-gno 1899 il premio di navigazione è stabilito per ogni tonnellata di stazza lorda e per ogni mille mi-glia di percorso in cent. 40 fino al 15» anno di età ai piroscafi ; in cent. 20 fino al 21." anno di età ai velieri.

Per le navi dichiarate dopo il 16 giugno e per quelle costruite in avvenire, la durato della conces-sione di questi premi è stabilità: pei piroscafi fino al 10.» anno di età e pei velieri fino al 15'°.

La concessione del premio di navigazione sarà con-tinuata fino al compimento dell'età prescritta, anche dopo scaduta la legge del 1891.

Il percorso annuale da premiarsi non potrà supe-rare 32 mila miglia per i pirescafi di velocità infe-rióri alle 12 miglia, 40 mila per quelli di velocità dalle 12 fino a 15 miglia, 50 mila per quelli di ve-locità superiore a 15 miglia e 10 mila miglia per i velieri.

Non avranno diritto al premio le navi di costru-zione estera, quelle di costrucostru-zione nazionale vendute a stranieri o commesse da stranieri.

I premi di navigazione, come si vede, sono stati ridotti alla misura della legge del 1885 e ad una cifra unica rispettivamente per i piroscafi e velieri vecchi e nuovi ; la diversità sta soltanto pei secondi nella riduzione del limite d'età all'effetto dei premio.

Notevoli, fra gli altri, i seguenti articoli : Art. 10. — I compensi di costruzione ed i premi di navigazione fissati dal presente decreto per le navi a vapore, dichiarate dopo il 28 novembre 1899, non potranno concedersi ad una quantità maggiore di 20 mila tonnellate di stazza lorda dalla data del presente decreto al 30 giugno 1902, di altre 20 mila tonnellate per l'esercizio 1902-1903, e di 40 mila ton-nellate per ogni esercizio successivo e fino alla sca-denza della legge 23 luglio 1896, n. 318, e così per un totale al massimo di 200 mila tonnellate di stazza lorda. , . . . L'ordine di precedenza per ì compensi di costru-zione sarà determinato dall'epoca in cui ciascuna nave sarà compiuta e pronta a prendere il mare per l'esercizio del traffico ; quello per i compensi di ri-parazioni e per i premi di navigazione sara deter-minato dalla data della presentazione di tutti ì re-golari documenti per la loro liquidazione.

Le costruzioni eccedenti la produzione stabilita dal presente articolo saranno riportate in conto di quella dell'esercizio successivo. .

Art 11. — Il totale generale degli stanziamenti per g ì impegni passati e futuri non potrà mai su-perare i dieci milioni all'anno fino all'esercizio

1905-1906. . , . , , t.

Negli esercizi successivi lo stanziamento suddetto sarà stabilito in ragione degli impegni assunti, nei limiti prescritti dall'art. 10, senza però poter supe-rare i dieci milioni fissati dal precedente comma.

I residui degli stanziamenti, come delle eccedenze delle liquidazioni, si riporteranno da un esercizio al-l'altro, incominciando da quelli dell'esercizio 1899-900.

Per i compensi e premi, il cui pagamento verrà

trasportato all'esercizio od agli esercizi successivi a quello in cui vengono liquidati, non sarà dovuto alcun interesse.

Il decreto avrà effetto dal 1° gennaio 1901.

Mercato monetario e Banche di emissione Sul mercato inglese la situazione monetaria è ri-divenuta facile e. lo sconto privato che nella setti-mana precedente aveva raggiunto il saggio minimo ufficiale è ora inferiore a quello. La situazione della Ranca d'Inghilterra indica una condizione migliore. Il portafoglio è aumentato di 204,000 sterline e la riserva di 236,000, l'incasso è invece scemato di 64,000. La Banca ha dato per l'estero 276,000 sterline di cui 200,000 per l'Egitto. I depositi privati scemarono di 2 milioni e mezzo e la circolazione di 300,000 sterline. '

Sul mercato americano la situazione rimane buona; il saggio dei prestiti era nella settimana precedente al 3 per cento circa. Le Banche associate di Nuova York al 17 novembre avevano l'incasso in aumento di 2 milioni e mezzo, le anticipazioni e_ gli sconti erano in aumento di 2 milioni di dollari, i depositi salivano a 839 milioni e mezzo in aumento di 8 mi-lioni e mezzo.

I banchieri americani hanno comprato larghe par-tite di titoli ferroviari a Londra e a Berlino e ciò riduce i loro crediti su quelle piazze.

Anche a Berlino il saggio dello sconto, che si era teso, alquanto è ora più facile a 3 1[2 per cento. I bisogni sono in aumento, come avviene sempre verso quest'epoca dell'anno. La Beicksbanlc al 15 novembre aveva l'incasso di 789 milioni e tre quarti di mar-chi, la circolazione era di 1177 milioni in diminu-zione di 34 milioni, crebbero i depositi a vista di 55 milioni.

Sul mercato francese lo sconto resta a 2 3[4 per-cento, ma si alludono prossimi rincari del denaro. Il cambio su Londra è a 25.11 sull'Italia a 5 3]8.

La Banca di Francia al 22 corrente aveva l'in-casso in aumento di 10 milioni ; il portafoglio_ era scemato di 55 milioni e la circolazione di 51 milioni. In Italia nessuna variazione nei saggi dello sconto, i cambi ebbero queste variazioni :

su Parigi su Londra Berlino su Vienna

19 Lunedì.. 105. 80 26. 55 20 Martedì . 1G5. 70 26. 53 21 Mereoledì 105. 82 26. 56 •22 Giovedì . 105. 77 26. 55 23 Venerdì . 105. 75 26. 55 24 Sabato . . 105.80 26. 55 129. 8!) 110. 40 129.80 110.30 129. 85 110. 40 129.80 110.35 129.85 110.30 139.80 110.30

Situazioni delle Ranelle di emissione estere

a ^ Attivo « I . . . Passivo 13 22 novembre \ o r o . . . . F r . 2 , 3 0 9 , 1 3 7 , 5 0 0 -P Incasso a r g e u t 0. . , 1,114.306 000 + Portafoglio • 788 513.000 Anticipazioni » 696 883.000 -Circolazione. » 4 , 0 2 9 , 5 2 0 . 5 0 0 — Conto cor. dello St. » 390.386,000 + > » deiprtv. • 516-883,000 — Rapp. tra la ris. e le pas. 84,96 0i0

4-22 Novembre a ( Incasso metallico Steri. 3 1 , 5 8 4 , 0 0 0 — b .... ' Portafoglio » 2 6 . 0 1 6 , 0 0 0 + a Si O b i » | Riserva » 20,485,000 •+•

• Circolazione » 2 9 , 1 4 4 , 0 0 0 — 5 e , Conti eorr. dello Stato » 8 , 1 8 0 , 0 0 0 + 5 Passivo Conti eorr. particolari . 3 6 , 8 3 3 , 0 0 0 — l a Rapp. tral'ine o la oir. » 45 3[8 OlO

Riferimenti

Documenti correlati

A ltri sostenne che i lavoranti addetti alle imprese municipali possono creare malcontento e gelosie fra i la­ voranti delle imprese private; alla quale osservazione il

L'aumento nella frequenza dei convogli, l'isti- tuzione dei numerosi poinls d'arrét (fermate senza stazione), le facilitazioni negli abbonamenti, special- mente agli operai ed

Nessuna meraviglia quindi che la parte più intelligente della popolazione francese si oc- cupi dell'argomento e ne studi le conseguenze sotto i diversi aspetti che può presentare,

Una ricchezza ignorata e im- produttiva fino allora si è messa in moto verso i vari impieghi finanziari, nuove preoccupazioni sono sorte fra i risparmiatori della classe agiata

In uno indica l'attitudine utile dell'oggetto (valore d'uso); nel secondo la sua necessità di richiedere uno sforzo (valore di costo); nel terzo la differenza che passa tra

E non si è anche domandato: — tra le cause per le quali alcuni non riescono ad allevare l'unico figlio, o ad allevarne uno su due, non si deve annoverare anche quella che vi sono

Sfiniti dal viaggio, non raramente decimati da qualche epidemia, trovano un console od un vice-console, senza mezzi pecuniari per provve- dere ai casi ordinari e straordinari,

niera, orlarla, mettere i bottoni ecc., dura ap- pena qualche minuto secondo, grazie alla ra- pidità della macchina, e l'operaia ne può fare più di un migliaio al giorno. 2° il