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volume 21, numero 3, 2006

Microbiologia Medica 183

001

DIAGNOSTICA MICROBIOLOGICA DELLE GASTROENETERITI: PROTOCOLLI ANALITICI UTILIZZATI DAI LABORATORI DEL VENETO

Spolaore P., Fedeli U., Bertollo G.

Sistema Epidemiologico Regionale (SER) - Veneto, Via Ospedale 18

31033 Castelfranco Veneto (TV)

Introduzione. Al fine di interpretare ed elaborare

corret-tamente i dati provenienti dagli archivi microbiologici nel contesto del progetto regionale di sorveglianza epidemio-logica delle infezioni, il SER ha condotto un’indagine conoscitiva sui protocolli adottati dai Laboratori di Microbiologia del Veneto per la diagnostica microbiologi-ca delle gastroenteriti.

Metodi. L’indagine è stata condotta nel 2005 mediante

l’invio di una specifica scheda informativa sulla ricerca degli enteropatogeni nei campioni di fecali. Hanno rispo-sto all’indagine i Servizi/Settori di Microbiologia di tutte le Aziende ULSS ed Ospedaliere della Regione Veneto, per un totale di 23 Laboratori.

Risultati. I risultati dell’indagine dimostrano che la quasi

totalità dei Laboratori di Microbiologia effettua la ricerca “di routine” dei tre principali enteropatogeni: 23/23 ricer-cano Salmonella spp., 22/23 Shigella spp., 19/23 C.

jeju-ni. Nessun Laboratorio ricerca “di ruotine” Norovirus nei

campioni fecali e solo 4/23 lo ricercano su specifica richiesta.

La maggioranza dei Laboratori dichiara di essere in grado di effettuare, prevalentemente su “richiesta specifica”, la ricerca degli altri enteropatogeni riportati nella Scheda Informativa (Y. enterocolitica, E. coli O157:H7, Rotavirus, G. lamblia, Cryptosporidium spp.). Solo alcuni Laboratori dichiarano di non effettuare “in nessun caso” la ricerca di E. coli O157:H7 (3/23) e Cryptosporidium spp. (2/23).

Per l’isolamento primario degli enteropatogeni batterici, i Laboratori utilizzano una tipologia molto varia di terreni colturali ed in differenti combinazioni; emerge l’uso improprio del Brodo Selenite per l’arricchimento di Shigella spp. nei campioni fecali. Fra i metodi “non coltu-rali” utilizzati per la ricerca degli enteropatogeni si con-ferma la notevole diffusione dei tests rapidi immunocro-matografici.

Conclusioni. L’indagine ha fatto conoscere il percorso

analitico e la metodologia che i Laboratori della Regione Veneto adottano per la diagnostica microbiologica delle gastroenteriti, ed ha evidenziato una buona aderenza alle Linee Guida proposte dalle maggiori Società Scientifiche nazionali ed internazionali.

002

CORYNEBACTERIUM UREALYTICUM:

UN CASO CLINICO DI ENCRUSTED CYSTITIS

Besutti V.1, De Canale E.1, Dal Bello F.1,2, Mengoli C.1,2, Palù G.1,2

Polverino B.3,Tata S.3, Antonello A.3, D’Angelo A.3

1Microbiologia e Virologia, Azienda Ospedaliera di Padova

2Microbiologia e Virologia, Dipartimento di Istologia, Microbiologia

e Biotecnologie Mediche

Azienda Ospedaliera - Università Padova

3Clinica Nefrologica I Azienda Ospedaliera-Università di Padova

Introduzione. La EC alcalina è un’infiammazione

ulcera-tiva cronica della vescica, caratterizzata da depositi di stru-vite. Questa malattia è stata correlata con la colonizzazio-ne di batteri ureolitici a seguito di procedure urologiche invasive.

Caso clinico. PMR, 67 anni, IVU ricorrenti,

macroematu-ria e calcolosi vescicale dopo cateterizzazione urinamacroematu-ria nel 2004; dal 2005 incontinenza vescicale. La diagnostica per immagini evidenzia calcificazioni nella parete vescicale e idroureteronefrosi bilaterale. Il laboratorio evidenzia fun-zione renale normale, pH urinario ≥8, piuria >40 x hpf, microematuria. Numerosi calcoli emessi quotidianamente risultano costituiti da ossalato di calcio e da struvite. Urinocolture routinarie risultano negative.

Materiali e Metodi. Materiale bioptico vescicale e tre

campioni di urina da catetere vengono seminati su: agar cioccolato, agar sangue, agar CNA, Mac-Conkey e CPS3.

Tutti i terreni sono incubati a 37°C per 48 h; i primi tre in microaerofilia, gli altri due in aerobiosi. Vengono eseguite colorazioni al Gram. Per l’identificazione viene utilizzato API Coryne (bioMérieux) e il sequenziamento dell’unità ribosomiale 16S (rDNA). L’ antibiogramma viene effettua-to mediante E-test.

Risultati. Le indagini colturali presentano crescita

soltan-to nei terreni al sangue. Il microrganismo viene identifica-to come Corynebacterium urealyticum. Le urinocolture presentano costantemente una carica microbica ≤103

ufc/ml, dal materiale bioptico si ottengono ≥105ufc/gr.

Le MIC (ug/ml) ottenute: Vancomicina 0.5, Eritromicina 0.023, Claritromicina <0.016, Ciprofloxacina >32, Tetraciclina 0.75, Teicoplanina 0.25, SXT >32, Gentamicina >256, Linezolid 0.047.

Conclusioni. La carica tissutale di Corynebacterium

urealyticum è suggestiva per un suo ruolo eziologico.

Dopo 2 settimane dall’inizio della terapia con Vancomicina e di lavaggi vescicali con soluzioni acidifi-canti si è ottenuto un miglioramento della patologia vesci-cale con riduzione progressiva dell’espulsione di calcoli, della macroematuria, delle incrostazioni vescicali, attenua-zione significativa dell’idroureteronefrosi e dell’inconti-nenza vescicale. Ai controlli routinari il pH urinario risul-ta <7, la piuria ≤ 10 per hpf, la ricerca del microrganismo nelle urine è risultata negativa.

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