Premessa
Questa raccolta di saggi è stata pensata prevalentemente per la didattica: non ha quindi né l’ambizione di essere un’antologia ampia e completa, né la pretesa di dare una sistemazione nuova ai problemi che affronta.
Le sue pagine vogliono accompagnare gli studenti dentro l’a-rea d’interferenza fra due temi: quello economico-topografico della curtis e quello politico della signoria rurale, definibile anche come signoria territoriale di banno. Sono due temi che hanno avuto trattazioni esaustive e aggiornate ma indipendenti fra loro: lo scopo del corso di Storia medievale è stato invece di presen-tarli in parallelo, in modo che si potesse constatare come nei se-coli IX-XI la distribuzione in più villaggi e l’articolazione per cur-tes del latifondo abbiano consentito la formazione dei dominatus, a g e v o l a n d o n e a d d i r i t t u r a u n a m a g g i o re c a p a c i t à d i c o n d i-zionamento del territorio. Appunto in questa base articolata si deve cercare la causa della non coincidenza fra latifondo e signo-ria, perché la seconda è di norma molto più estesa della prima.
Il primo capitolo è quello che più degli altri si impegna a for-nire un quadro elementare: sia definendo alcuni concetti con chiarimenti anche terminologici (curtis, banno, districtus), sia riassumendo i principali passaggi delle lezioni.
Il secondo capitolo, corrispondente al saggio di Toubert, sot-trae la definizione di curtis dalla staticità atemporale implicata dalle esigenze di chiarezza del primo capitolo: in queste pagine si apprendono i tempi d’affermazione, l’evoluzione, le varianti regionali della più caratteristica azienda agraria del medioevo.
Il terzo capitolo, una relazione di Fumagalli, informa del qua-dro ambientale in cui i diversi tipi di curtes funzionavano: carat-teri delle campagne altomedievali, condizionamenti naturali, in-terventi dell’uomo sul paesaggio.
Il quarto e il quinto capitolo, rispettivamente di Violante e del curatore, hanno una funzione didattico-metodologica e due
fun-NOTA EDITORIALE:
Nel capitolo I (Villaggi e curtes come basi economico-territoriali per lo sviluppo
del banno) G. Sergi ha ampiamente e liberamente rielaborato, integrandoli con
i contenuti di alcune lezioni, interventi suoi comparsi nel mensile «Storia e dos-sier» (aprile 1988, aprile 1990); il saggio di P. Toubert, Il sistema curtense: la
produzione e lo scambio interno in Italia nei secoli VIII, IX, X , è tratto dal vol.
6 degli Annali della Storia d’Italia, dal titolo Economia naturale, economia
monetaria, Torino, Einaudi, 1983; la relazione di V. Fumagalli, Il paesaggio delle campagne nei primi secoli del medioevo, è tratta dal I volume de L’ambiente vegetale nell’alto medioevo (Atti della XXXVII Settimana di studio
del Centro italiano di studi sull’alto medioevo), Spoleto 1990; l’articolo di C. Violante, Un esempio di signoria rurale «territoriale» nel secolo XII: la «corte» di
Talamona in Valtellina, è tratto dai Mélanges E.-R. Labande. Études de civilisa-tion médiévale (IXe-XIIesiècles), Poitiers 1974; quello di G. Sergi, L’evoluzione
di due curtes dell’abbazia torinese di S. Solutore, è tratto da Società, istituzioni, spiritualità. Studi in onore di Cinzio Violante, Spoleto 1994.
Ringraziamo enti, autori ed editori per aver concesso l’autorizzazione a ri-produrre qui i contributi.
zioni contenutistiche. La prima è quella di mettere in contatto gli studenti con il lavoro degli storici quando scrivono nelle pubbli-cazioni specialistiche: vi si trovano dati specifici da scartare per la preparazione dell’esame, sono da individuare gli argomenti di fondo, si può seguire lo studioso nelle sue procedure dimostrati-ve. Per quanto riguarda i contenuti, i due saggi illustrano sia il momento più avanzato, di declino e di profonda trasformazione, delle curtes dal punto di vista aziendale, sia una loro permanen-te capacità di costituire base per popermanen-teri signorili.
G. S.
I
Villaggi e curtes
come basi economico-territoriali
per lo sviluppo del banno
d i GI U S E P P E SE R G I
1. La «curtis» nella trama dell’insediamento a villaggi
Il percorso economico-politico normale del grande posses-sore medievale è quello che lo conduce dalla signoria fondiaria (semplice possesso di terre, solo in parte caratterizzato dalla capacità di condizionarne gli abitanti) alla signoria «di banno» (con vero dominio, esercitato su un territorio, cioè su un di-stretto compatto e ben confinabile). Ebbene, mentre compie la sua carriera questo personaggio ha i suoi possessi organizzati in «curtes»: possiede cioè un certo numero di aziende curtensi, e raramente si accontenta di una sola.
Che cos’è la curtis che ha dato il nome alla cosiddetta «eco-nomia curtense»? Si sbaglia se si pensa a un’azienda compatta e accentrata: in realtà la curtis è un’unità teorica e gestionale in cui, soprattutto dall’VIII all’XI secolo, sono organizzate presenze fondiarie disperse, facenti capo di solito a più villaggi. Ecco, solo se si tiene ben conto del modello insediativo prevalente in gran parte dell’Europa altomedievale - cioè quello in cui vari villaggi ritagliano e condizionano intorno a sé la superficie agraria e boschiva - ci si può fare un’idea realistica delle aziende agrarie d’allora. E per comprendere bene sia la dislocazione della curtis, sia i suoi principi organizzativi, è indispensabile aver presente lo schema di un tipico villaggio medievale, con il suo centro inse-diato (con case, orti e stalle), la fascia circostante di coltivo e quella, ancora più esterna, di pascoli o di boschi sfruttati per la produzione. Ma su questo può essere più chiaro il disegno che è qui allegato.