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Guarda lo spostamento degli oggetti

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Academic year: 2021

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(1)

alessandro de francesco

(2)

cosí le cose della casa quando tutti sono usciti permangono nella luce obliqua

e accade di avvistare un frigo o una poltrona nella finestra del palazzo di fronte

di ricordare quel quadro in un corridoio del pompidou

e pensarlo sussistente nella notte senza occhi

salendo le scale

una testa femminile verso la finestra sul pianerottolo deserto si volta di scatto non può accettarne il volto

è costretto al risveglio esce a tiergarten

mentre cammina guarda i rami

ed è la solita vertigine quando si mostra negli oggetti ma subito ci appare inverosimile

restiamo senza dire niente

continua questa inspiegabile assenza di dati su tutto le cose tacciono poco a poco

(3)

nell’oscurità fuori piega il pigiama per la notte mentre lui si addormenta cammina in giardino voltando le spalle uno spostamento nella percezione sblocca la figura dietro di lei

sta ferma non dice e non vuole niente si limita forse ad osservare ma senza occhi

raccoglie nei contorni tracciati dai capelli

la presenza di tutti nel sonno che allontana

(4)

sparizioni

viene dentro

forse negromanzie dai tubi del deumidificatore ai piedi del letto di neve

tessuto organico si dilata

(5)

mentre discendendo

al di sotto del ponticello si trova verso due figure al bordo dell’acqua non si volgono

in diagonale sul letto dentro ai battiti del sudore

ci è ricordata la retromarcia verso il bosco

la notte al di là della casetta piena di birra e adesivi partivamo dal parcheggio

dal grido in lingua straniera pronunciato nel sonno

(6)

gli sorride immobile come sempre accanto allo scivolo nella neve

ma non capisce se è lei

mentre inconsapevole entra da una finestra

svolazzando a giro spacca i soprammobili bisogna prenderlo lo getta nell’aria ma non può accettare

di sentirlo scendere

in cucina squilla un telefono nella strada deserta

accanto al duomo percorre il corridoio

sotto al lettone di metallo vede articolarsi la bocca con gli occhi sgranati cerca di risponderle

emette un brusio i battiti aumentano alle prime ombre del mattino

(7)

la gomma blu degli ascensori

che è adesso una formazione di tempo nell’odore del rivestimento

e noi che siamo qui

che le particelle calde del fiato e gli sguardi nel suono delle cinghie

gli sguardi verso le maniglie

si sale in testa le nebulose corpuscolari il vagone delle città siderali

(8)

tre eventi

I. (dilatazione)

certo inconsapevole ondeggia dal marciapiede alla strada emettendo versi

quasi subito lo travolge una bicicletta resta a dibattersi nello stesso punto dell’urto per il collo spezzato non può spostarsi le ali che frullano bruscamente nel sangue private di funzione

dalla fermata dell’autobus esattamente di fronte

un uomo si getta lo zaino ondeggia gli è sopra lo finisce

calpestandolo in modo ritmico tacendo

si gira torna sul marciapiede allargando le braccia è sudato respira affannosamente

resta la dilatazione del corpo deformato sui rumori della città

II.

tentando di premere l’icona desiderata

la freccia si agita sbattendo ai lati dello schermo quasi incontrollata

cerco senza esito un motivo nel pannello di controllo raggiunto a stento pestando sul sensore

riavvio poi spengo

quando riaccendo la macchina è immemore

dell’accaduto

III. (aderenza)

inutile tentare di avvertirlo

nel piazzale degli autobus la corriera in retromarcia non sa di lui dietro la ruota

e lui senza esserci nella coscienza del movimento all’indietro

non pensando all’azione degli oggetti

anche se nel continuo e non voluto ondeggiamento pare uscirne come quando noi proviamo a liberare i fatti dalle cause

alla fine è uno scoppio d’ossa sul rumore del diesel restano aderenti al pneumatico le ali

(9)

bolle nel tempo srotolamenti

di coscienza senza esserci

è quell’odore tipico di tutte le cucine

(10)

in questi spazi minimi dove si trova il gesto che fa crollare il vuoto quotidiano che per un attimo dopo il caffè dà la certezza di non poter tornare nel luogo in cui qualcosa respirava e sanguinava nell’erba

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