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La forza del mito: l'eroico viaggio di J. Campbell attraverso la mitologia comparata

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Academic year: 2021

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MeTis. Mondi educativi. Temi, indagini, suggestioni 8(1) 2018, 279-281 ISSN: 2240-9580

RECENSIONE - REVIEW

Pancera C. (2017). La forza del mito: l'eroico viaggio di J. Campbell

attra-verso la mitologia comparata. Bergamo: Moretti&Vitali di Antonella Cagnolati

Sulla comunicazione tramite immagini simboliche è uscito un libro di Carlo Pancera, La forza del mito: l'eroico viaggio di J. Campbell

attraverso la mitologia comparata, Moretti&Vitali, Bergamo, 2017.

Questo libro, una sintesi delle molteplici opere di Joseph Cam-pbell (1904-87), è inteso a servire da introduzione, da avviamento alla lettura diretta delle sue numerose e dense tematiche e problematiche, e alla conoscenza dello studioso anche attraverso la sua biografia intel-lettuale. Omaggio tanto più dovuto dal momento che nell’ottobre 2017 ricorreva il 30° anniversario della morte (a 83 anni d’età).

Nella Parte Prima l’autore ha cercato di dare conto del percor-so formativo di Campbell entro le rive dell’alveo in cui ha potuto scorrere la sua vita, con i paesaggi geografici e umani (sociali e cul-turali) che ha attraversato, incontrando chi si trovava ad affiancarsi o incrociare con la propria vita anche la sua (come accade per tutti noi in quel segmento temporale che ci compete). E si è trattato spesso di grandi personaggi della storia culturale del Novecento.

Nella Parte Seconda prevale una rassegna critica delle sue nu-merose opere, e delle problematiche implicate, che spaziano dalla mitologia, alla sociologia, alla biologia, alla psicologia, alla storia, e all’antropologia culturale per finire con l’analisi dei simboli e delle metafore, e quindi con la semiotica. In effetti Campbell era favore-vole negli studi dei miti a un approccio multiculturale e a una me-todologia interdisciplinare.

L’Autore si augura dunque che questo libro possa essere un contributo a rivalorizzare Joseph Campbell, e il suo apporto di ri-flessioni, significative non solo per il Novecento che egli ha attra-versato quasi per intero, ma significative anche per accrescere la consapevolezza dell’epoca nostra che stiamo vivendo (anche nella

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storia moderna e attuale si sono configurati dei miti), e di quella che ci attende. L’Autore ha cercato di rimarcare il carattere multi-forme della costruzione del pensiero di Campbell, come si è svolto lungo il tempo e le fasi del suo ciclo di vita, con mutamenti, ripen-samenti. Il suo è stato un pensiero che è andato sviluppandosi e arricchendosi nei decenni, partendo dalla apparentemente “sempli-ce” constatazione della omogeneità della conformazione non solo fisica-organica, ma anche psichica del genere umano.

E soprattutto Campbell partì dalla presa d’atto che simboli e immagini presenti nelle visioni dei miti, delle leggende, delle fiabe e di tutte le narrazioni, siano tra gli elementi di tipo persistente sul lunghissimo periodo e che dunque formino parte fondamentale della generale cultura dell’homo sapiens in quanto tale, dato che ri-spondono al bisogno di comunicare con narrazioni su temi di con-tenuto significativo e profondo. Per cui Campbell vede la varietà culturale negli spazi geografici e nei tempi storici, come la eviden-ziazione della ricchezza delle molteplici possibili espressioni dell’umano.

Tra le arcaiche immagini simboliche dell’area mitopoietica del Levante mediterraneo e mesopotamico, troviamo il mostro che minaccia il regno di Gilgamesh, l’enigma della sfinge che interroga Edipo, il labirinto in cui si addentra Teseo per incontrare il toro-uomo, Signore (Minos) del mondo oscuro degli istinti, che sta sotto al palazzo. La relazione con l’animale totemico che è contestual-mente da rispettare e da sacrificare, e mille e una altra storia di cui ogni epoca e cultura ha forgiato con i propri remakes, presentano tutte le medesime scansioni e fasi narrative, sotto le più diverse allegorie.

Nel corso della sua vita si va accentuando in Campbell il ri-chiamo vivente del racconto mitico (ad es. con le considerazioni sull’eroe che è in effetti ciascuno di noi nell’affrontare le prove del-la vita) come narrazione simbolica e di valore metaforico che è del- la-trice di un messaggio profondo. Inoltre indica a ciascuno di perse-guire la propria bliss, cioè quella serenità e soddisfazione che ci for-nisce un sentimento di pienezza interiore e di realizzazione delle nostre potenzialità: «il mito è la segreta apertura attraverso cui le

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inesauribili energie dell’Universo si riversano nella manifestazione culturale umana» (p. 45).

Perciò Campbell è andato alla ricerca nelle molteplici mitologie di una Grande Visione di base strutturatasi nelle epoche preistori-che e protostoripreistori-che, poi variamente modulate ed espresse secondo le culture locali dei differenti gruppi etnici. La comunicazione per immagini simboliche nella narrazione mitologica svolge per J. Campbell almeno quattro fondamentali funzioni: quella psicologica e

pedagogica, per modellare il mondo dell’interiorità secondo le visioni

delle rispettive culture; quella di convalidare lo specifico ordine so-ciale in cui si vive; quella di restituire una nostra immagine del mon-do; e quella di mantener vivo nella coscienza il senso della meraviglia e la curiosità della scoperta, ovvero la creatività.

Riguardo alla prima, Campbell rileva come vi sia piuttosto che non un contrasto, anzi un intreccio inestricabile tra i condiziona-menti delle pressioni dell’ambiente (naturale e culturale) con l’attivazione di meccanismi irriflessi di risposta, e d’altro canto la sollecitazione a trovare nuovi e creativi modi di affrontare le i-nattese e inedite problematiche che l’Uomo si trova a dover sor-montare (cfr. il suo Bios and Mythos). Le narrazioni che vengono tramandate oralmente come patrimonio culturale (spesso ritmate, danzate, e drammatizzate) sono sempre state un filo d’Arianna per affrontare la vita, in ogni comunità etnica e culturale.

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