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Dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie
in Medicina e Chirurgia
Corso di Laurea Magistrale in Medicina e Chirurgia
Polidermatomiosite: analisi di una casisitica monocentrica in
relazione a nuove opzioni terapeutiche
RELATORE
Dott. Antonio Gaetano Tavoni
CANDIDATA
Isabella Banchini
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INDICE
Riassunto... 6 1. Introduzione ... 8 1.1. Definizione ... 8 1.2. Classificazione ... 9 1.3. Epidemiologia ... 10 1.4. Eziologia ... 11 1.5. Patogenesi ... 11 Dermatiomiosite: immunopatogenesi ... 12 Polimiositi: immunopatogenesi ... 14 1.6. Quadro clinico ... 15 Manifestazioni generali ... 15 Manifestazioni muscolari ... 15Coinvolgimento della muscolatura degli organi viscerali ... 16
Manifestazioni cutanee ... 17 Calcinosi cutanea ... 20 Letto ungueale ... 21 Manifestazioni polmonari ... 21 Interessamento cardiaco ... 22 Manifestazioni gastrointestinali ... 23 Sindromi overlap ... 24
1.7. Associazione con neoplasia ... 25
1.8. Esami bioumorali ... 27
Indici aspecifici ... 27
Indici specifici ... 27
Autoanticorpi nelle miopatie infiammatorie idiopatiche ... 29
Anticorpi antinucleo (ANA) ... 29
Autoanticorpi miosite-specifici (myositis specific autoantibodies MSAs) e miosite associati (myositis associated autoantibodies MAA) ... 33
Autoanticorpi miosite specifici (myositis specific autoantibodies, MSAs)... 34
Anticorpi miosite associati (myositis associated autoantibodies, MAA) ... 38
4
Elettromiografia ... 40
Risonanza magnetica nucleare ... 42
Ultrasonografia ... 44
Valutazione dell’impegno polmonare... 44
1.10. Diagnosi ... 45
Diagnosi differenziale ... 49
1.11. Terapia ... 51
Corticosteroidi ... 51
Immunosoppressori. ... 52
Terapia di seconda linea in pazienti con PDM ... 55
Immunoglobuline Endovena (IGEV) ad AlteDosi ... 55
Micofenolato mofetile ... 56 Farmaci biologici ... 57 Leflunomide ... 58 1.12. Prognosi ... 60 2. Analisi sperimentale ... 61 2.1. Pazienti e metodi ... 61 Follow up ... 62 Biopsia muscolare ... 62 Elettromiografia ... 62 Interessamento esofageo ... 63 Interessamento polmonare ... 63 Analisi statistica ... 63
Valutazione dell'attività della malattia ... 66
Il periodo libero da malattia ... 67
Risultati ... 68
Studio sierologico... 71
3. Discussione ... 74
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Tabella 1. Classificazione secondo Bohan e Peter (1975) ... 9
Tabella 3. Principali fenotipi clinici associati a MSAs ... 37
Tabella 4. Anticorpi riscontrabili nelle polidermatomiositi ... 39
Tabella 5.Polimiosite- dermatomiosite (PDM): criteri di classificazione3 ... 46
Tabella 6. Criteri di diagnosi ... 48
Tabella 7. Altre cause di miopatia ... 50
Tabella 8. Risultati delle biopsie muscolari (dati disponibili: 33/56 pazienti) ... 65
Tabella 9. Analisi statistica(test t di Student) effettuata mediante SPSS-IBM; ... 69
Tabella 10. Riduzione del dosaggio di metilprednisolone per os giornaliero nei pazienti in terapia con terapia biologica o o a base di MMF ... 70
Tabella 11.Frequenza (%) dei MSA e MAA nelle varie forme di miopatia infiammatoria idiopatica :PM, DM, ALTRO (S.me overlap, miopatia da corpi inclusi )... 73
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Riassunto
Con il termine Polidermatomiosite si intende un gruppo eterogeneo di rare malattie
autoimmuni sistemiche, che trovano un elemento comune nel coinvolgimento
infiammatorio della muscolatura scheletrica. Polimiosite (PM), dermatomiosite (DM),
miosite da corpi inclusi e sindrome antisintetasica ne costituiscono i fenotipi principali.
Il quadro clinico è caratterizzato da progressivo deficit di forza muscolare, tipicamente
a carico della muscolatura dei cingoli e prossimale degli arti. Di frequente, possono
essere coinvolti vari altri organi, in particolare cute, polmoni, cuore e tratto
gastrointestinale.
A formare il sospetto diagnostico contribuiscono clinica, esami ematochimici con
elevazione caratteristica di CPK e altri enzimi muscolari (LDH); d’interesse sempre
maggiore nella pratica clinica si dimostra la positività per autoanticorpi
miosite-specifici (MSA) e miosite-associati (MAA); la diagnosi viene sempre affiancata da
esami strumentali, quali elettromiografia e risonanza magnetica muscolare.
La terapia farmacologica della polidermatomiosite si avvale principalmente dell’utilizzo di glucocorticoidi e DMARDs (Disease Modifying Anti Rheumatic Drugs). In alcuni pazienti, tuttavia, non è possibile ottenere un buon controllo di
malattia con le terapie tradizionali; può essere, perciò, indicato ricorrere a farmaci
alternativi, come immunoglobuline endovena (IgEV), farmaci biotecnologici
(Rituximab) e Micofenolato mofetile (MMF).
Scopo dello studio: Obiettivo principale dello studio è l’analisi retrospettiva di una
casistica monocentrica di pazienti con Polidermatomiosite in trattamento con terapia di
prima e seconda linea e un sottogruppo in trattamento con biofarmaci o farmaci di
7
Obiettivo secondario è l’analisi immunofenotipica di un sottogruppo di pazienti.
Pazienti e metodi: Sono stati esaminati 56 pazienti con diagnosi di Polidermatomiosite,
afferenti presso l’UO di Immunoallergologia dell’AOUP. Di questi, 32 avevano
diagnosi di Dermatomiosite, 14 di polimiosite, 2 di sindrome da anticorpi antisintetasi, 1
di miosite da corpi inclusi, e 3 si presentavano con una sindrome overlap
miosite/Sclerosi sistemica.
Risultati: L’analisi della nostra casistica monocentrica di pazienti conferma globalmente
l’efficacia della terapia con Rituximab e Micofenolato Mofetile associata a IgEV e altri DMARDs. Il sottogruppo trattato con tale associazione farmacologica dimostrava
aumento del periodo libero da malattia rispetto al gruppo non trattato con Rituximab o
MMF. La terapia con Rituximab o MMF ha consentito di ridurre significativamente la
dose giornaliera di corticosteroidi necessaria a mantenere un buon controllo di malattia.
Eventi avversi di grado moderato-grave tali da portare a sospensione della terapia si
sono verificati in circa un terzo dei pazienti.
42 pazienti tra quelli presi in analisi sono stati sottoposti a screening sierologico di
secondo livello, mediante immunoblotting su strip per anticorpi miosite associati e
miosite specifici. Complessivamente, anticorpi anti-sintetasi sono stati riscontrati nel
19% del campione. L’88% di essi erano anticorpi anti Jo-1. Il 60% (3 su 5) dei pazienti
con anticorpi anti Jo-1 presentava malattia interstiziale polmonare associata, similmente
ai dati riportati da altri autori2. Della nostra casistica, un paziente aveva positività per NXP2 ma non presentava neoplasie associate; un altro paziente con TIF1γ , invece, presentava associato mieloma.
8
1.
Introduzione
1.1. Definizione
Con il termine polidermatomiosite (PDM) si intende un gruppo eterogeneo di malattie
muscolari acquisite, ad andamento cronico, dovute a cause ancora ignote e caratterizzate
da un processo infiammatorio a carico della muscolatura scheletrica 3. La polimiosite e
la dermatomiosite (PM-DM) sono patologie incluse tra le malattie del connettivo e
appartenenti al gruppo delle miopatie infiammatorie idiopatiche (IIM)2,4-6. Sono
caratterizzate da infiammazione cronica a carico della muscolatura scheletrica, dolore,
astenia muscolare ed eventuale coinvolgimento dermatologico.2,3,7
Le IIM comprendono, in realtà, un gruppo eterogeneo di malattie:
La PM, che esordisce tipicamente tra i 50-60 anni;
La DM, che mostra due picchi d’incidenza, tra 5-15 anni e tra 45-60 anni; La miosite a corpi inclusi (MCI), tipicamente riscontrata nella popolazione dopo
i 50 anni, rara nella popolazione più giovane;
La dermatomiosite clinicamente amiopatica (CADM), con esordio tipico in età
adulta8.
Circa il 10-40% dei pazienti affetti da PM-DM presenta anche un’altra patologia del
9
1.2. Classificazione
Tradizionalmente (Bohan e Peter, 1975, vedi Tabella 1) veniva distinta una forma
idiopatica che comprendeva due entità: polimiosite e dermatomiosite, PDM paraneoplastica, PDM dell’infanzia e PDM associata ad altre connettivopatie7
.
I Polimiosite dell’adulto II Dermatomiosite dell’adulto III Dermatomiosite paraneoplastica IV Dermatomiosite del bambino
V Dermatomiosite associata ad altre connettivopatie
Tabella 1. Classificazione secondo Bohan e Peter (1975)
La miosite a corpi inclusi, ritenuta un tempo variante della PM, è ora considerata come un’entità separata.
La classificazione di Love9 individua 4 subset di malattia, sulla base della presenza di
autoanticorpi specifici:
anti Jo-1 e altri anti tRNAsintetasi Sindrome antisintetasica
Anti Mi-2 DM;
anti-SRP PM;
anti-PM/SScforme overlap di scleromiosite, oppure miosite o sclerosi
10
Una più recente classificazione10 individua 6 entità con fenotipo clinico distinto:
Dermatomiosite dell’adulto (DM);
Dermatomiosite giovanile (JDM);
Dermatomiosite clinicamente amiopatica (CADM);
Miosite da corpi inclusi (MCI);
Polimiosite (PM);
Miopatia necrotizzante immuno-mediata (IMNM).
1.3. Epidemiologia
Si tratta di una patologia rara: l'incidenza combinata di dermatomiosite (DM) e
polimiosite (PM) è stata stimata in 2-10 casi per milione di abitanti all’ anno nella
popolazione generale4. C'è una predominanza nel sesso femminile su quello maschile
con rapporto di circa 2:1. Le stime di prevalenza spaziano da 5 a 22 per 100.000
abitanti3.
Sebbene le miopatie infiammatorie possano insorgere in qualsiasi età, sono stati
11
1.4. Eziologia
L’eziologia è multifattoriale. Come per altre malattie autoimmuni, è stata osservata una predisposizione genetica legata ai geni del sistema maggiore di istocompatibilità (major
histocompatibility complex, MHC), definito nell’uomo human leukocyte antigen
(HLA).2In particolare ricorrono gli alleli HLA di classe II e III, deputati rispettivamente
al controllo delle risposte immuni mediante la codifica di determinate glicoproteine sulla
superficie delle cellule immunocompetenti e di proteine della cascata del complemento.
Tra gli alleli HLA di classe II i più importanti sembrano essere i DR e i DQ( DRB1*
0301; DQA1 *0501 ). L’aplotipo HLA-B8/DR3/DR52/DQ2 viene riscontrato in una
significativa proporzione di pazienti affetti da MCI.
Importante è anche l’effetto di trigger ambientali, tra cui quelli di origine virale. Tra i virus implicati troviamo Coxackie , Parvovirus, Enterovirus, HIV e HTLV-12,11,12.
Tra gli agenti non infettivi, sono stati chiamati in causa alcuni farmaci, come
D-penicillamina, L-triptofano e ipocolesterolemizzanti, così come la somministrazione esogena di GH, l’innesto di protesi chirurgiche di silicone o collagene, l’esposizione a polveri di silice, monomeri di cloruro di vinile e altri solventi organici3.
1.5. Patogenesi
Le caratteristiche istopatologiche e l’alta frequenza di autoanticorpi nel siero dei pazienti suggeriscono che l’autoimmunità possa svolgere un ruolo decisivo. Autoanticorpi sierici sono rilevabili in oltre il 50% dei soggetti affetti.
12
Gli anticorpi clinicamente più importanti sono distinti in due gruppi in base alla loro
specificità: anticorpi miosite specifici (MSA) e anticorpi miosite associati (MAA).
PD e DM sono due malattie diverse dal punto di vista patogenetico: nella polimiosite il
danno è mediato da linfociti T citotossici CD8+ che si localizzano a livello endomisiale;
nella dermatiomiosite si hanno infiltrati perimisiali e perivascolari di linfociti T CD4+5,13
Nella DM il danno vascolare rappresenterebbe il primum movens della malattia, mentre
nella PM il bersaglio è rappresentato dalle cellule muscolari.
Dermatiomiosite: immunopatogenesi
Figura 1 .Sezione trasversale di biopsia muscolare : si notano infiltrazione perivascolare e infiammazione perimisiale, così come necrosi perifascicolare(tipici di DM)1
Il target antigenico primario è rappresentato dall'endotelio vascolare dei capillari
endomisiali e, in misura minore, dei vasi di maggiore calibro. Si presume che la malattia
13
C3, il quale forma in seguito i frammenti C3b e C4b. questo, conduce alla formazione di
C5b-9 (MAC), la componente litica della via del complemento 5
MAC, C3b e C4b sono rilevabili precocemente nel siero dei pazienti 14 . La loro
deposizione nei capillari avviene prima che siano visibili alterazioni infiammatorie o
strutturali nel muscolo. Microscopicamente, le alterazioni complemento-mediate
cominciano con il rigonfiamento delle cellule endoteliali seguito da vacuolizzazione,
necrosi dei capillari, infiammazione perivascolare, danni ischemici alla fibra muscolare .
La caratteristica atrofia perifascicolare è probabilmente un riflesso della relativa
ipoperfusione nella periferia dei fascicoli muscolari. 4,15,2,16 Infine, c'è marcata riduzione
del numero di capillari per fibra muscolare, con dilatazione compensatoria del lume dei
restanti capillari 14.
Il rilascio di citochine e chemochine relative al attivazione del complemento portano a
upregolazione di VCAM-I e ICAM-I sulle cellule endoteliali. Da notare che l'aumento
dell'espressione dei geni inducibili dell’ interferone di tipo 1 è evidente anche nel sangue
periferico e i livelli sembrano essere correlati all'attività della malattia17. Queste
osservazioni hanno portato all'ipotesi che il DM possa essere causato dalla
sovraespressione dell'interferone di tipo 1 da parte delle cellule dendritiche nel regioni
perivascolari e perimisiali e questo può essere tossico per i capillari vicini e le fibre
perifascicolari vicine18
L'analisi immunofenotipica degli infiltrati linfocitari mostra cellule B e cellule CD4 +
nel perimisio e nelle regioni perivascolari19,e cellule dendritiche plasmacitoidi nelle
14
Polimiositi: immunopatogenesi
Figura 2. Infiltrato infiammatorio linfocitario tra le singole fibre muscolari (endomisiale) [Fonte: UpToDate1]
La polimiosite sembra essere provocata da un danno miocitario cellulo-mediato. Si
osservano linfociti T citotossici CD8+ e macrofagi vicino alle fibre muscolari
danneggiate. Le cellule autoreattive T CD8+ contengono perforina e granuli di granzimi,
che sono diretti verso la superficie della fibra muscolare e inducono necrosi al momento
del rilascio.
La seconda più importante caratteristica nell' anatomia patologica delle PM è
l'espressione di antigeni di HLA di classe I e II ,che normalmente non si riscontra, nel
sarcolemma5. È probabile che la upregulation di MHC-I sia legata alla continua
sovraespressione di citochine e chemochine nei muscoli di questi pazienti (MHC-I è
15
1.6. Quadro clinico
Manifestazioni generali
Dermatomiosite (DM) e polimiosite (PM) sono patologie multisistemiche con una
grande varietà di manifestazioni cliniche5,20.
La maggior parte dei pazienti presenta debolezza muscolare prossimale, con deficit di
forza in una moltitudine di movimenti, tra cui il più eclatante è la deambulazione.
Caratteristiche eruzioni cutanee sono tipiche di DM.
Interstiziopatie polmonari, disfagia, e poliartrite sono comuni in DM e PM, con sintomi
costituzionali; il fenomeno di Raynaud è presente in alcuni pazienti, circa il 35%.
Possono essere presenti caratteristiche che si sovrappongono con altre malattie
reumatiche sistemiche, come lupus eritematoso sistemico (LES) e sclerosi sistemica
(sclerodermia). Malessere generale, febbre e calo ponderale sono riscontrabili nella
forma secondaria a neoplasia maligna 3. Nei bambini e nei giovani adulti è frequente che l’esordio sia di tipo febbrile.
Manifestazioni muscolari
La debolezza muscolare è il sintomo più comune di DM e PM (oltre il 90% dei pazienti
con PM) 3. Essa interessa in modo prevalente e simmetrico la muscolatura prossimale
16
Manifestazioni cutanee spesso precedono o accompagnano la debolezza, che si trova, al
momento della presentazione, in solo il 50-60 per cento dei pazienti con DM5,20 . La
progressione è molto lenta: nella PM e DM avviene in settimane o mesi, nella MCI nell’arco di anni.
Le prove di sollevamento, di abduzione delle braccia e la caduta della testa sul collo
evidenziano meglio la compromissione. Nella fase acuta ci possono essere astenia
pseudoparetica e false artralgie. I pazienti di solito riportano uno sviluppo insidioso o
subacuto della debolezza muscolare, con progressivo deterioramento nel corso di un
periodo di diversi mesi . I pazienti possono descrivere crescente difficoltà a salire le
scale o alzarsi da una sedia.
Allo stadio cronico, la miosclerosi con perdita di sostanza muscolare conferisce al
malato un aspetto irrigidito, pseudo-parkinsoniano, con atteggiamento in semiflessione7.
Oltre al cingolo scapolare e pelvico, possono essere interessati anche i muscoli del collo,
quelli respiratori e masticatori, della deglutizione e della fonazione. I muscoli
oculomotori non sono mai interessati, neppure nei casi più avanzati e non trattati. La
muscolatura distale è raramente interessata nella PM, mentre è comune nella MCI, nella quale l’interessamento muscolare è talvolta asimmetrico.
Coinvolgimento della muscolatura degli organi viscerali
Sono più frequentemente coinvolti i muscoli della faringe e del terzo superiore dell’esofago, causando quadri anche gravi di disfagia. Possono essere interessati i muscoli respiratori con lo sviluppo dal punto di vista clinico di un quadro restrittivo.
17
Manifestazioni cutanee
Sono caratteristiche della DM. Esse sono:
Papule di Gottron
:Maculo-papule, di colore
eritemato-violaceo.Presenti nel
30% dei pazienti con DM 3,21-23
. Si ritrovano sulla superficie
estensoria
delle interfalangee prossimali, sulle interfalangee distali o sulle metacarpo-falangee.
Sono espressione di una vasculite cutanea.
Segno di Gottron
: La definizione utilizzatain letteratura individua
come segno di Gottron24
Figura 4. Segno di Gottron in un bambino affetto da dermatomiosite [Fonte : UpToDate1]
18
la presenza di macule eritematose violacee o papule sulle superfici estensorie
delle articolazioni in siti diversi dalle mani, in particolare i gomiti, ginocchia, o
le caviglie.
Rash liliaceo palpebrale
:Segno poco sensibile
ma specifico, visto
che si ritrova nel 25%
dei pazienti con DM
ma non in altre
connettiviti2,3.Spesso
accompagnato da
edema, può essere
associato a sensazione
di prurito o tensione. I pazienti possono avere rash che può imitare l'eritema
malare del LES. A differenza di quelli con LES, i pazienti con DM spesso hanno
coinvolgimento della piega nasolabiale, e questo può essere utile per distinguere
queste due eruzioni fotosensibili.
Manifestazioni eritematose si possono trovare anche su dorso e torace
anteriore(“segno della V”, Figura 5).
19
Figura 5.”Segno della v”: rash eliotropo esteso a collo e torace[fonte: UpToDate1].
Segno di Holster
Segno di atrofia epidermica, con la presenza di iperpigmentazione ed ipopigmentazione, così come teleangectasie. Simanifesta in genere nelle
aree foto esposte.
20
Lesioni al cuoio
capelluto
Le alterazioni del cuoio
capelluto possono essere poco specifiche, con alopecia non cicatrizzante, oppure
sono simili a quelle della dermatite seborroica o della psoriasi, con placche
rilevate e desquamanti. Le lesioni si verificano in un'elevata percentuale di
pazienti con DM24-26.
Calcinosi cutanea
È una manifestazione molto più frequente nella dermatomiosite dell’infanzia, rispetto alla forma dell’adulto, dal momento che nei bambini e adolescenti può colpire dal 30 al 70%dei pazienti27. Consiste nella comparsa di noduli sottocutanei di colore
bianco-Figura 6. Lesioni psoriasiformi nello scalpo di un paziente [fonte: UpToDate1]
21
giallastro, della grandezza di alcuni millimetri di diametro, duri alla palpazione,
estremamente dolorosi, che in genere crescono sulle preminenze ossee o nella sede di
traumi ripetuti. Tali noduli sono formati da depositi di calcio che possono fuoriuscire
attraverso la superficie cutanea, esponendo il paziente a infezioni.
Letto ungueale
Alla capillaroscopia si possonoosservare caratteristiche anse
capillari alla base delle unghie
che appaiono con morfologia
tipica (megacapillari, fenomeni
neoangiogenetici, aree
desertiche, microemorragie) ed il perionchio diviene ispessito e irregolare; vi è anche
pitting ungueale.
Manifestazioni polmonari
Presenti in circa il 50% dei casi; condizionano la prognosi e la mortalità del
paziente3,7,28.
22
L’impegno polmonare varia sia per tipo che per gravità: il quadro più comune è la polmonite interstiziale cronica, spesso associata sierologicamente alla presenza di
anticorpi anti-tRNAsintetasi e in particolare agli anti- Jo129.
La pneumopatia interstiziale viene diagnosticata tramite prove di funzionalità
respiratoria e radiografia del torace.
I test di funzionalità respiratoria rivelano insufficienza respiratoria di tipo restrittivo e
ridotta capacità di diffusione polmonare, mentre alla radiografia si ha rinforzo della
trama interstiziale, fino a quadri di ispessimenti lineari diffusi detti “ a nido d’ape”. Indipendentemente dal tipo di esordio, l’interstiziopatia polmonare può precedere, seguire o insorgere contemporaneamente all’impegno muscolare ed in generale la
presenza e la severità del quadro polmonare non è correlata alla gravità del quadro
muscolare3. I sintomi principali sono dispnea, tosse e dolore toracico.
Sono inoltre possibili polmoniti ab ingestis,30causate da miositi dei muscoli della deglutizione, in particolare del terzo prossimale dell’esofago.
Interessamento cardiaco
Il coinvolgimento cardiaco con evidenze istologiche della miocardite è ben descritto in
DM e PM e sono frequenti manifestazioni subcliniche, incluse le anomalie della
conduzione e l'aritmia rilevata dagli studi elettrocardiografici31,32. Disturbi
elettrocardiografici sono riscontrabili nel 50% dei casi31; questi comprendono blocco
atrio-ventricolare di I,II e III grado e blocchi di branca destra e sinistra. I pazienti con
23
retrospettivo del 2016 ha mostrato un rischio aumentato, rispettivamente, di tre e quattro
volte maggiore di IMA tra 350 e 424 pazienti con DM e PM, rispetto a quelli senza una
miopatia infiammatoria35.
Questi disturbi sono da attribuirsi sia al coinvolgimento infiammatorio del muscolo
cardiaco, che al restringimento del lume dei vasi mediante iperplasia della tonaca
muscolare liscia33.
È stata osservata anche proliferazione intimale, che potrebbe causare sintomi clinici
come l'aritmia e l'angina pectoris dei piccoli vasi del miocardio.32
In conclusione, il coinvolgimento cardiaco è riconosciuto come una manifestazione
clinicamente importante nei pazienti con polimiosite o dermatomiosite, e come un indice
prognostico negativo36
Manifestazioni gastrointestinali
Possono esserci difficoltà nella deglutizione con disfagia, (conseguenza del
coinvolgimento dei muscoli preposti alla deglutizione), presente nel 25% dei pazienti2 all’esordio. La disfagia si osserva soprattutto con acqua ,saliva e cibi liquidi, mentre, più tardivamente, è presente anche con cibi solidi.
24
Sindromi overlap
Con il termine di sindromi overlap o da sovrapposizione si definisce un gruppo di
pazienti che presentano contemporaneamente o in stretta successione temporale sintomi
di diverse malattie autoimmuni del gruppo delle connettiviti3.
Le sindromi antisintetasi o sindromi da anticorpi anti aminoacil tRNAsintetasi (Jo1)
formano un gruppo distinto, caratterizzato da anticorpi anti aminoacil-tRNA sintetasi e
evidenze cliniche riferibili a miosite artrite, malattia polmonare interstiziale37.
Questi pazienti manifestano fenomeno di Raynaud, artropatia infiammatoria deformante
che spesso interessa le articolazioni interfalangee distali e fibrosi polmonare, talora
subclinica.
La polimiosite può presentarsi con astenia o mialgia (o entrambe), aumento della CPK e
aldolasi, oltre ai segni EMGrafici. Sono possibili anche segni cutanei come l'edema
palpebrale e le papule di Gottron. I segni sclerodermici interessano le dita della mano (a
salsicciotto o francamente sclerotiche) e la zona periorale.
La sindrome PM/Sclerosi sistemica è caratterizzata dalla sovrapposizione di
caratteristiche cliniche di sclerodermia e polimiosite, presenza nel siero di anticorpi anti
PM/Scl, fenomeno di Raynaud, infiammazione dei tendini e interessamento polmonare
interstiziale.
Generalmente i pazienti sono giovani donne o bambini con mialgia, miosite, artralgie,
aspetti cutanei di tipo sclerodermico e miositico e fenomeno di Raynaud.
La miopatia varia notevolmente nel corso della malattia. Talora, infatti, mancano segni
25
Tuttavia i segni cutanei (eritema ed edema palpebrali, papule di Gottron (lesioni
rossastre, rilevate, desquamanti, localizzate sulle superfici estensorie delle articolazioni
interfalangee prossimali e distali) sono presenti in 1/3 dei casi38.
Le dita sono inizialmente a salsicciotto, ma a causa della concomitante miopatia
evolvono verso aspetti marfanoidi con atrofia degli interossei molto caratteristici.
La fibrosi polmonare è presente, ma non particolarmente accentuata.
1.7. Associazione con neoplasia
La presenza di neoplasia è segnalata nel 7-30 % dei pazienti 3. L ’associazione è certa
con la DM, ma non con la PM39.
Le evidenze di un'associazione tra cancro e miopatie infiammatorie comprendono:
Evidenza epidemiologica da grandi studi di popolazione40,41
Relazione temporale tra la diagnosi del cancro e della miopatia
Miglioramento o risoluzione della miopatia dopo il trattamento del cancro
Recidiva o sviluppo di miopatia associata alla ricaduta del cancro
I collegamenti precisi tra malignità e miopatia infiammatoria rimangono completamente
sconosciuti 42. Tuttavia, la relazione temporale in alcuni pazienti tra lo sviluppo del
cancro e la diagnosi di miopatia infiammatoria ricorda quella osservata nei disturbi
paraneoplastici neurologici in cui gli antigeni mirati a una risposta immunitaria vengono
26
Queste osservazioni43 suggeriscono che il legame tra neoplasie maligne e miopatie si
riferisca alla espressione di autoantigeni comuni tra tessuto canceroso e tessuto
muscolare in alcuni pazienti con dermatomiosite (DM) o polimiosite (PM), e che la
risposta immunitaria diretta a cellule tumorali possa anche riguardare autoantigeni simili
nel tessuto muscolare con conseguente danno muscolare.
Tutti i tipi di tumori solidi possono risultare correlati, riflettendo la prevalenza nella
popolazione della stessa età, ma gli adenocarcinomi della cervice, del polmone, delle
ovaie, del pancreas, della vescica e dello stomaco rappresentano circa il 70 per cento dei
tumori associati a miopatie infiammatorie40,41,44,45.
I fattori che devono indurre il sospetto di neoplasia sono l’età avanzata, il sesso femminile, la presenza di una malattia resistente alla terapia e recidivante, in particolare
se con rash cutaneo esteso e atipico o con prurito severo.
Molti autori raccomandano l’esecuzione di una mammografia ed una valutazione pelvica, completa di visita ginecologica, ecografia transvaginale e controllo routinario
del CA 125 nelle donne, uno screening per il cancro della prostata nell’uomo, ed una
radiografia del torace e valutazione dell’addome in tutti i pazienti.
Alcuni anticorpi sierici in DM e PM conferiscono un rischio positivo alla malignità,
mentre altri sono associati ad un rischio negativo;
Rischio positivo - La "miosite associata a tumore" (CAM) negli adulti è stata associata a diversi studi con anticorpi al fattore intermediario di trascrizione
(TIF) -1gamma (anti-p155, anti-p155 / 140) e con anticorpi alla proteina a
27
Rischio negativo - Al contrario, sembra che la presenza di alcuni anticorpi miosite- specifici (anti-sintetasi anticorpi, anti-Mi-2, anti-SRP) e anticorpi
associati alla miosite (anti-RNP, anti-PM-Scl, anti-Ku) sia associata ad un
minore rischio di malignità, ma ad un aumento del rischio di malattia polmonare
interstiziale in DM 47. Sono necessari ulteriori studi per determinare l'utilità di
questi autoanticorpi per la screening del cancro nei pazienti con miosite.
1.8. Esami bioumorali
Sul piano delle alterazioni bioumorali la PDM comporta l’aumento degli indici di
flogosi come VES e PCR, segni di danno muscolare; può essere presente anemia(
soprattutto nelle dermatomiositi).
Indici aspecifici
Nelle PDM si osserva, nell’80-90% dei casi, un aumento degli indici di flogosi: VES, PCR, α-2 globuline.2,3,7,48
Indici specifici
Le lesioni della muscolatura striata ( scheletrica e cardiaca) comportano la liberazione in
circolo di enzimi citoplasmatici miocellulari e di mioglobina, nonché l’aumento della
creatinuria.
Gli enzimi muscolari sono la creatinfosfochinasi (CPK), la lattico deidrogenasi(LDH),la
28
Questi indici risultano elevati nell’80-90% dei casi.
L’enzima più rappresentativo è la creatinfosfochinasi(CPK), la cui analisi risulta utile anche per il monitoraggio della malattia e della risposta alla terapia farmacologica; il suo
aumento rispecchia il grado di necrosi cellulare.Il livelli sierici di CPK possono variare
ampiamente. Nei pazienti non trattati con malattia muscolare attiva, è di solito più di 10
volte il limite superiore del normale (ossia almeno 2000-3000 unità / l). Nei casi più
gravi, la concentrazione può essere elevata più di 50 volte o addirittura 100 volte (vale a
dire, fino a 10.000 a 20.000 unità / L), e talvolta si riscontrano livelli più alti.
Si deve però sottolineare come l’aumento della CPK non sia dimostrabile nel 30-40% dei pazienti all’esordio della malattia; talvolta non si riesce a dimostrare un aumento della CPK nemmeno nelle fasi acute della malattia. Questo accade più frequentemente
nei pazienti con MCI, con forma giovanile o in quelli con PDM associata a connettivite
sistemica o a neoplasia.
La mioglobina è una proteina respiratoria presente nei muscoli scheletrici e nel muscolo cardiaco, formata dall’eme (al quale si lega l’ossigeno) e da un singolo polipeptide (globina). In caso di necrosi, essa si riversa in circolo e quindi arriva al rene dove è
filtrata attraverso il glomerulo. A livello tubulare viene riassorbita con meccanismo di
soglia, per cui quando gli aumenti nel siero sono molto cospicui, il riassorbimento
tubulare è insufficiente, e la mioglobina passa nelle urine.
Il 70-80% dei pazienti con miosite in fase attiva presenta aumento della mioglobina
sierica (mentre la mioglobinuria è più rara). La mioglobinemia e la mioglobinuria sono
29
La creatina è prodotta dal fegato, passa in circolo e poi viene catturata dal muscolo, che
la utilizza per formare il creatininfosfato. Sempre in sede muscolare, dalla creatina
deriva la creatinina, la quale passa in circolo e viene eliminata con le urine.
In caso di necrosi muscolare, l’escrezione urinaria della creatina aumenta, e ciò è dovuto sia al rilascio in circolo da parte delle miocellule danneggiate, sia alla sua ridotta
utilizzazione da parte del muscolo leso. Il rapporto creatinuria/ creatininuria risulta
elevato in caso di miosite.
Autoanticorpi nelle miopatie infiammatorie idiopatiche
Anticorpi antinucleo (ANA)
Con il termine generico di anticorpi anti
nucleo(ANA) si indicano autoanticorpi
appartenenti soprattutto alla classe delle IgG,
rivolti contro gli acidi nucleici e le varie
proteine nucleari (catene del desossiribosio,
nucleosidi e basi presenti sulla singola elica)
Figura 8 . Immunofluorescenza diretta su linee Hep-2
30
Il gold standard per la determinazione degli ANA è rappresentato
dall’immunofluorescenza, eseguita un tempo su fegato di ratto e oggi su linee cellulari umane Hep-2(Figura 8).
Questo test fornisce due tipi d’informazioni: la quantità di anticorpo presente (titolo) e il
pattern d’immunofluorescenza.
Autoanticorpi sierici contro antigeni nucleari o citoplasmatici (antinuclearantibody,
ANA)si ritrovano nel 60-80% dei pz con polimiosite-dermatomiosite3,9,50. Essi non sono
diretti contro componenti specifiche del tessuto muscolare, bensì verso complessi
macromolecolari ubiquitari.
La ricerca degli ANA è espressa insieme al titolo di positività. È considerato positivo un titolo ≥ 1:160.
La ricerca di ANA trova il suo significato clinico nella fase di:
screening diagnostico, perché ha una funzione di elemento o criterio diagnostico;
approfondimento per la definizione di sottogruppo o subset di malattia autoimmune sistemica
monitoraggio, per definire un follow-up del decorso e/o della malattia, con variazioni significative del titolo della positività.
Gli ANA sono riscontrabili come esame di prima linea, potendo associarsi ad altre
malattie autoimmuni.
Tra le condizioni morbose non immunologiche in cui si riscontra la presenza di ANA si
31
iatrogene. Gli ANA si possono ritrovare anche in individui senza condizioni patologiche,
in particolare in donne sopra i 40 anni e nella popolazione anziana51,52.
Il tipo di quadro osservabile in immunofluorescenza è correlato alla specificità
anticorpale e alla struttura antigenica bersaglio, nucleare o citoplasmatica.
Esiste una relazione tra il pattern osservato all’immunofluorescenza indiretta (IFI) e la
presenza di uno specifico autoanticorpo
Nell’ambito della fluorescenza nucleare abbiamo tali pattern:
Pattern omogeneo: la fluorescenza copre tutto il nucleo in ogni sua parte
Pattern punteggiato (“speckled”) : la fluorescenza nell’area nucleare assume un pattern punteggiato. Si associa a numerose specificità anticorpali tra cui:
topoisomerasi I (Scl 70) SSA/Ro SSB/La Sm Ku
Anti-DSF70
Pattern nucleolare: la positività è concentrata nell’area del nucleolo ( RNA) nucleolare. Distinguiamo:
1. Fluorescenza nucleolare granulare: RNA Polimerasi I, II e III
Anti-NOR 90
2. Fluorescenza nucleolare omogenea: Anti-PM/Scl Anti-Nucleolina
Positività ANA-IFA
Omogenea • nDNA Anticentromero • CENP-B
Speckled • Sm • RNP • SSA • SSB Nucleolare • PMScl • RNA polimerasi • Ku - To/Th
Diffuse grainy • Topoisomerasi
32
Nell’ambito della fluorescenza citoplasmatica si distinguono:
Pattern granulare: fini granulazioni disposte per lo più vicino al nucleo, corrispondono ad anticorpi diretti contro le tRNAsintetasi. Tale quadro è molto
frequente nella polimiosite con associata fibrosi polmonare
Pattern mitocondriale : fluorescenza a granuli irregolari, aspetto simil-filamentoso. malattie associate: cirrosi biliare e colangite sclerosante primitive.
Pattern ribosomiale: fluorescenza densa, che ricopre tutto il citoplasma, legata ad anticorpi anti-proteina P ribosomiale, associati a neuro-LES.
Fluorescenza dei filamenti scheletrici: spesso associati a epatite cronica attiva e altre malattie infiammatorie croniche.
33
Autoanticorpi miosite-specifici (myositis specific
autoantibodies MSAs) e miosite associati (myositis
associated autoantibodies MAA)
Gli anticorpi sierici clinicamente più importanti vengono divisi in due gruppi, in base
alla loro specificità per la diagnosi di miosite: I MSA sono appunto specifici per le
mio-siti idiopatiche; i MAA si associano alle miomio-siti idiopatiche, secondarie o in overlap con
altre connettiviti, ma non sono specifici essendo riscontrabili anche in altre connettiviti
senza impegno mu-scolare infiammatorio Gli autoanticorpi sierici specifici sono di
seguito riportati e sono distinti in:
Autoanticorpi miosite specifici,myositis specific autoantibodies
(MSAs) caratteristici di Polimiosite/Dermatomiosite, sono descritti in più
del 40% dei pazienti con PM/DM 53,54;
Autoanticorpi miosite associati, (MAA) presenti in altre patologie
autoimmuni associate con Polimiosite/Dermatomiosite, o nelle sindromi
in overlap con altre connettiviti. Non sono specifici, essendo risontrabili
34
Autoanticorpi miosite specifici (myositis specific
autoantibodies, MSAs)
Gli autoanticorpi miosite-specifici sono diretti verso tre bersagli proteici:
amminoacil-tRNAsintetasi ( includono gli anti JO-1)
proteina Mi-2, una elicasi;
complesso proteico denominato signalrecognitionparticle (SRP).
Anticorpi anti tRNAsintetasi:
Sono diretti contro ribonucleoproteine citoplasmatiche che intervengono nel processo di traduzione dell’RNA messaggero a livello ribosomiale. I più rilevanti per frequenza e significato clinico sono diretti contro le amminoacil-tRNAsintetasi, enzimi ad attività
sintetasica che catalizzano il legame ATP dipendente di ciascun amminoacido allo
specifico RNA di trasporto (tRNA) durante la sintesi proteica. Attualmente sono stati
individuati anticorpi contro diversi enzimi: l’anti Jo-1 è diretto contro la
istidil-tRNAsintetasi, anti PL-7 contro la treonil-istidil-tRNAsintetasi, l’anti PL-12 contro la alanil-tRNAsintetasi, l’anti OJ contro la isoleucil-tRNAsinteatasi.
Anticorpi anti Jo-1
Gli anticorpi anti-Jo-1 sono autoanticorpi specifici più comuni nella polidermatomiosite
35
nome deriva dalle iniziali del primo paziente in cui fu identificato l'autoanticorpo.
Gli anticorpiAnti-Jo-1 sono diretti contro istidil-tRNAsintetasi, un gruppo di enzimi che
catalizzano l'attacco di aminoacidi specifici ai loro tRNA durante il processo di sintesi
proteica.
L’antigene Jo-1 è tradizionalmente considerato appartenere alla categoria degli ENA (antigeni nucleari estraibili), anche se in realtà numerosi studi hanno dimostrato che tale
antigene è presente prevalentemente, se non esclusivamente, nel citoplasma55.
Questi anticorpi sono fortemente associati a diversi reperti clinici, tra cui la malattia
polmonare interstiziale (ILD), il fenomeno di Raynaud, l'artrite e le mani del meccanico 9,56
.
Altri anticorpi anti-sintetasi sono gli anti-PL-12 e PL-7, che si trovano in circa il 3-4%
dei pazienti, e l'anti-Ej e anti Oj, riscontrabili nell'1% dei pazienti53,54. Gli anticorpi
Anti-Jo1 si associano a malattia polmonare interstiziale con un'incidenza del 90%57.
La combinazione di miopatia infiammatoria, malattia polmonare interstiziale (ILD),
artrite, fenomeno di Raynaud, e mano del meccanico caratterizzano la sindrome
antisintetasi50,58.
Anticorpi Anti-SRP
Alla fine degli anni 80, alcuni autori59 hanno segnalato SRP come un target
autoantigenico nelle miositi. L'autoantigene SRP è un complesso RNP
(proteine-7SLRNA) di 54 kDa e 72 kDa.
La particella di riconoscimento del segnale (SRP) è coinvolta nella traslocazione delle
proteine di nuova sintesi nel reticolo endoplasmatico. Gli anticorpi anti-SRP sono stati
trovati in circa il 5% dei pazienti con miopatia infiammatoria e sono stati descritti quasi
36
I pazienti con anti-SRP possono presentare insorgenza acuta, grave miopatia con elevata
alterazione degli enzimi muscolari e sintomi sistemici, tra cui la disfagia che può essere
refrattaria aitrattamenti standard58.
I pazienti con Anti-SRP sembrano avere una frequenza inferiore di polmonite
interstiziale, mentre il coinvolgimento cardiaco è stato il più frequentemente
riportato9,58,62-64.
Gli anticorpi anti-SRP sono associati a miopatia grave e malattia aggressiva che può
essere difficile da controllare, anche con glucocorticoidi ad alta dose e agenti
immunosoppressori.38
Anticorpi anti Mi-2
Sono diretti contro un elicasi coinvolta nell'attivazione trascrizionale53.
Tra i pazienti con DM, gli anticorpi anti-Mi-2 sono presenti in circa il 7 per cento dei
caucasici e in circa il 30 per cento di quelli provenienti dall'America centrale65. Sono
associati all'insorgenza relativamente acuta di DM, sono tradizionalmente associati a un
classico “segno della V” e possono rispondere bene alla terapia9.
Altri autoanticorpi miosite – specifici
Altri autoanticorpi specifici miosite sono stati descritti in diverse popolazioni di pazienti
con miosite. L'utilità clinica di questi autoanticorpi in pazienti sospettati di DM o PM
non è ben accertata.
Gli autoanticorpi miosite specifici che mirano al piccolo enzima attivatore modificatore
37
La maggior parte dei pazienti con anti-SAE presentava malattia cutanea che si è
progressivamente associata alla miosite con funzionalità sistemiche tra cui la disfagia55.
Questo nuovo autoanticorpo ha una forte associazione con l'aplotipo HLA-DRB1 *
04-DQA1 * 03-DQB1 * 0366.
Tabella 2. Principali fenotipi clinici associati a MSAs
Anticorpi Quadro clinico
Anti-Jo-1 e altri anti-sintetasi Sindrome antisintetasi: esordio acuto,
interstiziopatia polmonare, febbre,
Raynaud, artrite, “mechanic’s
hands”; risposta moderata alla terapia
Anti-Mi-2 Dermatomiosite: esordio acuto,
rashcutaneo; prognosi favorevole e buona risposta alla terapia
Anti-SRP Polimiosite severa: esordio acuto, astenia
importante, impegno cardiaco; scarsa risposta alla
38
Anticorpi miosite associati (myositis associated
autoantibodies, MAA)
Anticorpi anti-PM/Scl
Questo antigene è costituito da un complesso antigenico, localizzato nel nucleolo,
formato da due proteine 110 kD (PM/Scl-100), principale autoantigene, e 80kD
(PM/Scl-75). Gli autoanticorpi principali identificati sono contro l'antigene PM/Scl-100;
in alcuni pazienti si rilevano autoanticorpi contro la proteina PM/Scl-75.
Gli anticorpi PM/Scl si rilevano nei pazienti affetti da polimiosite(5–8%), sclerodermia
(2–3%) o da sindrome overlap polimiosite/dermatiomiosite/Sclerosi sistemica(24–50%).
Anticorpi anti-Ku
L'antigene Ku ha una localizzazione nucleare, è costituito da due proteine di peso
molecolare 70 e 80 kD, ha la funzione di regolare una protein-chinasi DNA-dipendente,
che catalizza la fosforilazione di fattori di trascrizione tra i quali l'RNA polimerasi I e II.
Gli autoanticorpi anti Ku si rilevano nei pazienti affetti da sindrome overlap
miosite/altre connettiviti.
Anticorpianti Ro-52
Gli autoanticorpi anti SSA/Ro-52, oltre che essere markers specifici di Sindrome di
Sjogren, rilevabili nel LES (Lupus Eritematoso Sistemico) e nel LES neonatale, sono
presenti con maggiore frequenza in pazienti affetti da miosite associati alla positivita' per
l'antigene Jo1 . E' utile quindi ricercare gli autoanticorpi anti antigeni miosite specifici
39
ANTICORPI MIOSITE SPECIFICI ANTICORPI MIOSITE ASSOCIATI
TIF 1γ PM-SCL 100 NXP2 PM-SCL 75 SAE Ro-52(SSA) Mi-2 Ro-60(SSA) PL-7 OJ JO-1 EJ PL-12 SRP
40
1.9. Esami strumentali
Elettromiografia
L’elettromiografia è ampiamente utilizzata . Le PDM presentano una serie di reperti caratteristici:
Fibrillazione spontanea a riposo ( potenziali d'azione motori spontanei generati dalla contrazione di singole fibre);
Potenziali positivi a dente di sega (“onda lenta positiva, OLP”), che indicano un’aumentata attività giunzionale;
Complessi polifasici durante la contrazione volontaria, con riduzione d’ampiezza dei potenziali d’azione delle unità motorie, che indica la perdita di tratti di fibre muscolari;
Anomalie dell'attività inserzionale: possibile quadro di denervazione, con diminuzione di tale attività elettrica.
41
Figura 9. Tracciato elettromiografico normale
Figura 10. Tracciato emg di un paziente in fase acuta di PM: tracciato polifasico, debole ampiezza dei potenziali d'azione.
42
Figura 11. Emg in paziente affetto da PDM in fase acuta: si notano attività spontanea a riposo e presenza di onde lente positive
Risonanza magnetica nucleare
La risonanza magnetica nucleare (RMN) muscolare è molto utile per lo studio delle miositi infiammatorie, e può essere inoltre impiegata come guida per l’esecuzione della biopsia muscolare. Le immagini T1 pesate mostrano un’alterazione della normale anatomia, con aree di atrofia muscolare e sostituzione del tessuto muscolare con tessuto
adiposo. Le immagini T2 pesate mostrano arre di flogosi muscolare. Le alterazioni sono
generalmente simmetriche e a carico della muscolatura prossimale.
La risonanza magnetica sta acquisendo sempre maggiore importanza nella diagnosi di
IIM e per la guida delle opzioni di trattamento67,68. I pazienti con controindicazione
43
infiammazione, infiltrazione adiposa e atrofia . La risonanza magnetica può anche
guidare la posizione della biopsia muscolare per aumentarne la resa.
Una recente review69 ha rilevato che la risonanza magnetica aveva una sensibilità
dell'89-100% quando si utilizzavano immagini T1 pesate.
Sebbene non vi sia un chiaro consenso sull'uso dell'imaging RM per il monitoraggio
dell'attività della malattia, la risonanza magnetica può essere considerata come uno
strumento per differenziare l'attività dalla malattia cronica.
44
Ultrasonografia
L’ecografia muscolare è una metodica che consente di indagare l’entità e la localizzazione dell’infiammazione. Permette, inoltre, tramite l’utilizzo dell’eco doppler, lo studio della vascolarizzazione tissutale.
In caso di miopatia infiammatoria acuta, il riscontro ecografico più frequente è l’ipoecogenicità del muscolo, dovuta all’edema interstiziale.
In caso di miopatia infiammatoria cronica, invece, il reperto più comune è rappresentato
da aumento di tessuto fibrotico e tessuto adiposo, che si manifestano come aree
iperecogene.
Nella PM e nelle MCI prevalgono le forme degenerativo-atrofiche, caratterizzate da
iperecogenicità, mentre nella DM prevalgono gli aspetti infiammatori, caratterizzati da
ipoecogenicità del segnale, tipici delle forme acute.
Valutazione dell’impegno polmonare
La radiografia convenzionale del torace non è in grado di evidenziare alterazioni fino agli ultimi stadi di malattia, quando ormai l’interstiziopatia ha raggiunto il grado di fibrosi polmonare; pertanto tale esame non è di aiuto nella diagnosi, né nel
monitoraggio.
L’HRCT, (TC torace ad alta risoluzione) invece, è una tecnica estremamente sensibile
per lo studio dell’impegno polmonare. Con tale tecnica è possibile distinguere, analogamente a quanto rilevabile nell’interstiziopatia polmonare associata ad altre connettiviti e nelle forme idiopatiche, diversi tipi di lesioni, alcune delle quali, come
45
l’aspetto a “vetro smerigliato”, sono ritenute espressione prevalente di alveolite in fase attiva, mentre altre, come l’irregolarità dei margini pleurici, l’ispessimento
dell’interstizio e soprattutto il cosiddetto polmone “ad alveare” sono espressione di quadri di fibrosi già costituita.
La valutazione dell’impegno polmonare comprende anche prove di funzionalità respiratoria con diffusione del CO.
1.10. Diagnosi
I criteri usati classicamente sono quelli di Bohan e Peter del 1975 .
Secondo questi criteri, la diagnosi di PM è definita, probabile o possibile quando sono
presenti rispettivamente 4, 3 o 2 criteri; la diagnosi di DM è definita probabile o
46
1) Aumento enzimi muscolari 2) Debolezza muscoli prossimali 3) Alterazioni elettromiografiche 4) Alterazioni bioptiche
5) Rash cutaneo caratteristico Polimiosite Definita: 4 criteri Probabile: 3 criteri Possibile: 2 criteri Dermatomiosite
Definita: 3 criteri oltre al rush cutaneo
Probabile: 2 criteri oltre al rush cutaneo
Possibile: 1 criterio oltre al rush cutaneo
Tabella 4.Polimiosite- dermatomiosite (PDM): criteri di classificazione3
I criteri di Bohan e Peter hanno il limite di non distinguere le polimiositi dalle miositi da
corpi inclusi.
La diagnosi di MCI può essere sospettata sulla base delle caratteristiche cliniche e
bioumorali dell’impegno muscolare, ma la conferma definitiva si ha con l’esame
istologico, che dimostra le tipiche inclusioni nucleari e citoplasmatiche. Per ovviare a
questo, sono stati introdotti nuovi criteri classificativi2, che si basano sull’immunopatologia caratteristica di PM, DM e MCI.
La diagnosi di polimiosite viene considerata definita se un paziente ha una miopatia
47
raccolti creatina chinasi, e infiammazione repertata nella biopsia muscolare (vd.Tabella
5).
Se la biopsia presenta diffusa espressione di antigeni MHC-I ma non di cellule T o
vacuoli, la diagnosi di polimiosite è probabile . Poiché la stessa istologia può essere vista
anche in alcuni pazienti che hanno la tipica miosite da corpi inclusi, la diagnosi viene
posta prendendo un secondo campione alla biopsia e in relazione al quadro clinico.
La diagnosi di dermatomiosite è definitiva se la miopatia è accompagnata dalla
caratteristica eruzione cutanea e istopatologia. Se nessun eruzione viene rilevata, ma la
biopsia del campione è tipica per dermatomiosite, la diagnosi di dermatomiosite è
probabile; viceversa, se la tipica eruzione cutanea è presente, ma la debolezza muscolare
48
Tabella 5. Criteri di diagnosi
Polimiosite Dermatomiosite miopatica Dermatomiosite amiopatica
Definita Probabile Definita Probabile Definita
Debolezza muscolare miopatica
Presente Presente Presente Presente Assente
Reperti
elettromiograficiª
Miopatici Miopatici Miopatici Miopatici
Non specifici
Enzimi muscolariᵇ
Elevati Elevati Elevati Elevati Elevati
Biopsia muscolareᶜ infiammazion e primaria con il complesso CD8 / MHC-1 Espressione di MHC-1, assenza di infiltrati CD8 positivi Infiltrati perifascicolari, perimisiali e perivasolari; atrofia perifascicolare Infiltrati perifascicolari ,perimisiali e perivasolari; atrofia perifascicolare Reperti non specifici
49 Rash cutaneo o
calcinosi
Assente Assente Presente Non rilevabile Presente ªL’elettromiogramma (EMG) presenta il caratteristico tracciato miogeno, dovuto alla miosite, con la tipica triade: potenziali polifasici di ampiezza diminuita, potenziali di fibrillazione a riposo, scariche ripetute70
ᵇTutti gli enzimi sierici di origine muscolare risultano elevati: aldolasi, lattico-deidrogenasi, SGOT, ma l’esame più sensibile è la creatin-fosfochinasi, che aumenta fino a 50 volte in malattia attiva. Gli esami di laboratorio mostrano anche innalzamento degli indici di flogosi, in particolare la VES.
ᶜLa biopsia muscolare è il test più importante per stabilire la diagnosi2,23,71,72
. La biopsia deve essere eseguita su un muscolo colpito clinicamente o reperito con EMG ( solitamente quadricipite o deltoide).
L’esame istologico del pezzo così ricavato mostra miosite con edema e degenerazione delle fibre muscolari. Queste presentano dimensioni ineguali, con nuclei centralizzati e focolai di rigenerazione. Il secondo elemento è un’infiammazione interstiziale con reazione fibrosa.
Diagnosi differenziale
Le più comuni condizioni di debolezza muscolare dalle quali la PDM deve essere
differenziata sono quelle dovute ad alterazione del sistema nervoso centrale e periferico
e le distrofie muscolari.
Nella PDM mancano alterazioni neurologiche, mentre nei disturbi del sistema nervoso
centrale e periferico mancano le alterazioni bioumorali e strumentali caratteristici delle
miopatie.
La diagnosi differenziale con la distrofia muscolare può essere più complicata, dato che
in questa patologia si possono riscontrare aumento della CPK e alterazioni
elettromiografiche e bioptiche simili a quelle della PDM. La presenza di una storia familiare, un esordio lento e insidioso e l’interessamento dei muscoli estensori del collo fanno propendere per la diagnosi di distrofia muscolare; la presenza di segni e sintomi
50
sistemici e l’interessamento dei muscoli flessori del collo orientano verso la diagnosi di
PDM.3
La miopatia iatrogena può essere causata dall’uso di corticosteroidi o composti fluorurati; in questi casi la CPK ha valori normali e l’esame istologico risulta privo di segni di infiammazione. Anche le miopatie endocrine , da alterazioni elettrolitiche e la
polimialgia reumatica sono caratterizzate da normalità della CPK e da assenza di
infiammazione alla biopsia.
Tra le miositi infettive le più somiglianti alle PDM sono quelle virali o da parassiti,
caratterizzate da interessamento muscolare diffuso e andamento subacuto o cronico; le
miositi batteriche hanno, invece, andamento acuto.
DIAGNOSI
DIFFERENZIALI
DI
DEBOLEZZA
MUSCOLARE
Disordini del sistema nervoso periferico e centrale Distrofie muscolari
Miopatie iatrogene Miopatie endocrine
Miopatie da alterazioni elettrolitiche Polimialgia reumatica
Miositi infettive (virali, batteriche, micobatteriche, fungine, parassitarie)
Rabdomiolisi acuta
Microembolizzazioni di ateromi o carcinomi
51
1.11. Terapia
Gli obiettivi della terapia delle PDM sono volti a migliorare la capacità di svolgere
attività della vita quotidiana e a migliorare le manifestazioni extramuscolari (rash,
disfagia, dispnea, artralgia, febbre).
Nel complesso, le dermatomiositi rispondono meglio delle polimiositi.
La terapia farmacologica delle MII si avvale principalmente dell’utilizzo di glucocorticoidi e DMARDs (DiseaseModifyingAntiRheumaticDrugs).
In alcuni pazienti, tuttavia, non è possibile ottenere un buon controllo di malattia con le
terapie tradizionali e può essere indicato ricorrere a farmaci alternativi, come
immunoglobuline endovena (IgEV) e farmaci biotecnologici (Rituximab).
Corticosteroidi
Sono i farmaci di elezione in quasi tutte le forme di PDM.
I glucocorticoidi normalizzano i livelli di enzimi muscolari sierici e migliorano o
conservano la forza muscolare.
La terapia di base prevede la somministrazione di prednisone alla dose di 1 mg / kg / die,
con dose totale in genere non superiore a 80 mg al giorno.
Dopo 4-6 settimane di alte dosi di glucocorticoidi per via orale, la dose di prednisone viene lentamente ridotta gradualmente monitorando l’attività della malattia, alla dose minima efficace utilizzando la linea guida generale (riduzione del 20-25% ogni mese)73.
Se non vi è miglioramento è consigliabile aggiungere gli immunosoppressori3 (circa il
52
monoterapia)74. La durata complessiva della terapia con glucocorticoidi per via orale è in
genere 9-12 mesi.73
Immunosoppressori.
Per la frequente mancata risposta, anche a dosi elevate, la comparsa di effetti collaterali della terapia steroidea, o per l’impossibilità di ridurre la dose di steroide a causa di riaccensioni della malattia, viene di solito aggiunto un farmaco immunosoppressore,
spesso già al momento della diagnosi. Il trattamento precoce è associato a minori danni
muscolari
Il primo immunosoppressore usato nelle PDM è stato il metotrexate per via
intramuscolare.
METOTREXATE
Il metotrexate è un antimetabolita antagonista dell’acido folico, che si lega
irreversibilmente alla diidrofolato reduttasi inibendola, con conseguente inibizione della
sintesi, riparazione e replicazione del DNA. Può essere somministrato per via
sottocutanea, con dose iniziale è di 10-15 mg alla settimana, aumentata gradualmente
fino a 20-25 mg alla settimana. Un’altra via di somministrazione è quella orale, in dosi
di 7,5-15 mg alla settimana.
Diversi studi retrospettivi hanno suggerito l'efficacia del metotrexate nei pazienti con
PM e DM, anche in quelli in cui la monoterapia iniziale con glucocorticoidi aveva
53
Poiché il metotrexate può causare fibrosi polmonare, esso dovrebbe evitato in pazienti
con malattia polmonare interstiziale associata e in pazienti con anticorpi Jo-138.
Altri immunosoppressori utilizzati nelle PDM sono l’azatioprina e la ciclofosfamide,
entrambe per via orale, alla dose di 1,5-2 mg/kg/die.
AZATIOPRINA
I nucleotidi purinici sono necessari sia per lo sviluppo e la sopravvivenza dei linfociti T
maturi; l'attivazione dei linfociti T è stata, infatti, associata ad una aumentata produzione
di purina.
L’azatioprina, un derivato della 6-mercaptopurina, è un inibitore della sintesi della de novo purina; quindi, questo farmaco esaurisce adenosina e guanosina nei nucleotidi nelle
cellule T attivate, portando ad immunosoppressione.
L’azatioprina ha mostrato un’efficacia analoga al metotrexate in studi comparativi75 ,
specialmente per il trattamento dell’interstiziopatia polmonare in corso di miosite79,80. L’azatioprina viene somministrata per via orale a partire da 50 mg / giorno con aumento della dose da 25-50 mg ogni 1-2 settimane fino a 1,5 mg / kg / giorno. Se la risposta è
inadeguata dopo 2-3 mesi di terapia, la dose può essere aumentata fino a 2 o 2,5 mg / kg
/ die. I disturbi gastrointestinali rappresentano i più comuni effetti collaterali riferiti dai
pazienti durante il trattamento con azatioprina, ai quali raramente possono aggiungersi
soppressione midollare (specialmente nei pazienti con deficit di TPMT, motivo per cui è
consigliabile eseguire prima uno screening per la assenza di tale enzima), tossicità
54 CICLOFOSFAMIDE
Si tratta di un agente alchilante in grado di interferire con il ciclo cellulare di cellule in
attiva fase di crescita o a riposo.
Il trattamento con ciclofosfamide è generalmente riservato ai pazienti con malattia
polmonare interstiziale grave o rapidamente progressiva, caratteristiche di miositi con
sovrapposizione di vasculiti sistemiche o quelli refrattari a diversi altri agenti di seconda
linea73. I motivi includono una scarsità di rapporti che suggeriscono efficacia nella
malattia primaria e la preoccupazione per i suoi gravi effetti collaterali, in particolare
soppressione midollare, epatotossicità e la, seppur rara, relazione con lo sviluppo tardivo
di neoplasie (tumore della vescica)81,82.Il dosaggio più usato è 500-750mg ogni
20-30giorni per 5-6 mesi3.
CICLOSPORINA
La Ciclosporina è un agente immunosoppressivo con azione sulle cellule T : inibisce la trascrizione dei geni dell’IL-2, impedendone così la produzione.
L’impiego della ciclosporina può essere efficace nel 50-70% dei pazienti con PM / DM refrattari alle altre terapie di prima linea a una dose fino a 150 mg due volte al giorno 4,83-86
.
IDROSSICLOROCHINA
Gli antimalarici, principalmente clorochina e idrossiclorochina, derivano dal nucleo di
chinoleina del chinino. La loro indicazione terapeutica iniziale era il trattamento di
attacchi di malaria, ma, a causa delle attività anti-infiammatorie e immuno-modulanti,
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Gli antimalarici sono stati utilizzati nel trattamento dei sintomi cutanei della
dermatomiosite almeno dal 1984, quando alcuni autori87 hanno riferito l'uso di
antimalarici nel trattamento delle miositi idiopatiche autoimmuni.
Terapia di seconda linea in pazienti con PDM
Nei pazienti che non hanno risposto a una combinazione di prednisone, metotrexate o
azatioprina, non esiste un consenso sulla terapia di seconda linea.
Le opzioni più spesso includono: terapia combinata di metotrexate e azatioprina,
immunoglobuline endovena a alte dosi (IGEV), Micofenolato mofetile o Rituximab.88
Immunoglobuline Endovena (IGEV) ad AlteDosi
Le preparazioni commerciali di IgEV contengono IgG monomeriche in concentrazione
> al 95% con presenza di tutte le sottoclassi IgG in proporzione simile a quella sierica e
trascurabili quantità di IgM, IgA ed altre proteine plasmatiche.
La modalità di azione delle immunoglobuline per via endovenosa (IVEg) è complessa,
probabilmente coinvolgente sia meccanismi Fc che o Fab-2 dipendenti89.
Le IgEV, quindi, interagiscono con diverse componenti del sistema immunitario, tra
cui: citochine, complemento, recettori Fc e diverse molecole di superficie cellulari.
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immunitario(per esempio: linfociti B e T, cellule dendritiche) e regolano un'ampia
gamma di geni.
Ad oggi, la terapia con IgEV è raccomandata nei pazienti che presentano PM / DM
refrattari a corticosteroidi, metotrexate e / o azatioprina90.
La dose standard è di 400mg/ kg per 5 giorni al mese per 3-6 mesi in infusione, ma la
dose o l'intervallo possono essere modificati in base alla gravità della malattia e la
risposta alla terapia73,91,92. I vantaggi importanti delle IGEV sono : la sicurezza d’uso durante un'infezione attiva
la possibilità di essere usato in concomitanza con altri agenti immunosoppressori. La terapia con IgEV è ben tollerata e il limite maggiore a un più largo utilizzo è l’elevato
costo.
Micofenolato mofetile
Un farmaco recentemente introdotto nella terapia delle PDM è il micofenolato mofetile
(MMF), un profarmaco dell’ acido micofenolico. Esso agisce come inibitore reversibile
della monofosfato deidrogenasi: inibisce la sintesi del nucleotide guanosina che, a sua
volta, provoca l'inibizione della proliferazione dei linfociti T e B .
Negli ultimi dieci anni, MMF ha guadagnato popolarità nella gestione della malattia
polmonare interstiziale miosite-associata (MA-ILD) e nella malattia polmonare
interstiziale associata a connettivopatie91,93,94.
MMF viene somministrato per via orale iniziando a 250-500 mg due volte al giorno e
aumentato di 250-500 mg ogni 1-2 settimane fino alla dose target di 1500-3000 mg / die.
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Farmaci biologici
Rituximab (RTX) è un anticorpo monoclonale chimerico che ha come bersaglio
l'antigene CD20 sulle cellule B. L'anticorpo si lega al cluster di differenziazione
20 (CD20), espresso sulle cellule B, causando l'apoptosi di queste cellule con
citotossicità anticorpo e complemento-mediata.
RTX, promuovendo la deplezione rapida e a lungo termine delle cellule B circolanti e
associate ai tessuti linfoidi, porta a un reclutamento più basso di queste cellule effettrici
in siti di deposizione di complessi immuni, riducendo così l'infiammazione e il danno
tissutale.
Poiché fino all'80% dei pazienti con IIM mostrano autoanticorpi circolanti e cellule B
all'interno delle fibre muscolari infiammate, la terapia con RTX trova un forte razionale d’impiego95,96
.
Rituximab è stato utilizzato con successo in casi refrattari alla terapia di DM e PM;
sebbene non sia ancora possibile formulare raccomandazioni precise, l'analisi globale di
tutti i casi in letteratura supporta l'utilizzo di Rituximab in alcuni pazienti con miosite
refrattaria alle terapie97,98.
Non ci sono linee guida specifiche per quanto riguarda il regime ottimale di Rituximab
nei pazienti con PM / DM; esso viene solitamente somministrato in due dosi da 1 g a