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Gli obiettivi della terapia delle PDM sono volti a migliorare la capacità di svolgere

attività della vita quotidiana e a migliorare le manifestazioni extramuscolari (rash,

disfagia, dispnea, artralgia, febbre).

Nel complesso, le dermatomiositi rispondono meglio delle polimiositi.

La terapia farmacologica delle MII si avvale principalmente dell’utilizzo di glucocorticoidi e DMARDs (DiseaseModifyingAntiRheumaticDrugs).

In alcuni pazienti, tuttavia, non è possibile ottenere un buon controllo di malattia con le

terapie tradizionali e può essere indicato ricorrere a farmaci alternativi, come

immunoglobuline endovena (IgEV) e farmaci biotecnologici (Rituximab).

Corticosteroidi

Sono i farmaci di elezione in quasi tutte le forme di PDM.

I glucocorticoidi normalizzano i livelli di enzimi muscolari sierici e migliorano o

conservano la forza muscolare.

La terapia di base prevede la somministrazione di prednisone alla dose di 1 mg / kg / die,

con dose totale in genere non superiore a 80 mg al giorno.

Dopo 4-6 settimane di alte dosi di glucocorticoidi per via orale, la dose di prednisone viene lentamente ridotta gradualmente monitorando l’attività della malattia, alla dose minima efficace utilizzando la linea guida generale (riduzione del 20-25% ogni mese)73.

Se non vi è miglioramento è consigliabile aggiungere gli immunosoppressori3 (circa il

52

monoterapia)74. La durata complessiva della terapia con glucocorticoidi per via orale è in

genere 9-12 mesi.73

Immunosoppressori.

Per la frequente mancata risposta, anche a dosi elevate, la comparsa di effetti collaterali della terapia steroidea, o per l’impossibilità di ridurre la dose di steroide a causa di riaccensioni della malattia, viene di solito aggiunto un farmaco immunosoppressore,

spesso già al momento della diagnosi. Il trattamento precoce è associato a minori danni

muscolari

Il primo immunosoppressore usato nelle PDM è stato il metotrexate per via

intramuscolare.

METOTREXATE

Il metotrexate è un antimetabolita antagonista dell’acido folico, che si lega

irreversibilmente alla diidrofolato reduttasi inibendola, con conseguente inibizione della

sintesi, riparazione e replicazione del DNA. Può essere somministrato per via

sottocutanea, con dose iniziale è di 10-15 mg alla settimana, aumentata gradualmente

fino a 20-25 mg alla settimana. Un’altra via di somministrazione è quella orale, in dosi

di 7,5-15 mg alla settimana.

Diversi studi retrospettivi hanno suggerito l'efficacia del metotrexate nei pazienti con

PM e DM, anche in quelli in cui la monoterapia iniziale con glucocorticoidi aveva

53

Poiché il metotrexate può causare fibrosi polmonare, esso dovrebbe evitato in pazienti

con malattia polmonare interstiziale associata e in pazienti con anticorpi Jo-138.

Altri immunosoppressori utilizzati nelle PDM sono l’azatioprina e la ciclofosfamide,

entrambe per via orale, alla dose di 1,5-2 mg/kg/die.

AZATIOPRINA

I nucleotidi purinici sono necessari sia per lo sviluppo e la sopravvivenza dei linfociti T

maturi; l'attivazione dei linfociti T è stata, infatti, associata ad una aumentata produzione

di purina.

L’azatioprina, un derivato della 6-mercaptopurina, è un inibitore della sintesi della de novo purina; quindi, questo farmaco esaurisce adenosina e guanosina nei nucleotidi nelle

cellule T attivate, portando ad immunosoppressione.

L’azatioprina ha mostrato un’efficacia analoga al metotrexate in studi comparativi75 ,

specialmente per il trattamento dell’interstiziopatia polmonare in corso di miosite79,80. L’azatioprina viene somministrata per via orale a partire da 50 mg / giorno con aumento della dose da 25-50 mg ogni 1-2 settimane fino a 1,5 mg / kg / giorno. Se la risposta è

inadeguata dopo 2-3 mesi di terapia, la dose può essere aumentata fino a 2 o 2,5 mg / kg

/ die. I disturbi gastrointestinali rappresentano i più comuni effetti collaterali riferiti dai

pazienti durante il trattamento con azatioprina, ai quali raramente possono aggiungersi

soppressione midollare (specialmente nei pazienti con deficit di TPMT, motivo per cui è

consigliabile eseguire prima uno screening per la assenza di tale enzima), tossicità

54 CICLOFOSFAMIDE

Si tratta di un agente alchilante in grado di interferire con il ciclo cellulare di cellule in

attiva fase di crescita o a riposo.

Il trattamento con ciclofosfamide è generalmente riservato ai pazienti con malattia

polmonare interstiziale grave o rapidamente progressiva, caratteristiche di miositi con

sovrapposizione di vasculiti sistemiche o quelli refrattari a diversi altri agenti di seconda

linea73. I motivi includono una scarsità di rapporti che suggeriscono efficacia nella

malattia primaria e la preoccupazione per i suoi gravi effetti collaterali, in particolare

soppressione midollare, epatotossicità e la, seppur rara, relazione con lo sviluppo tardivo

di neoplasie (tumore della vescica)81,82.Il dosaggio più usato è 500-750mg ogni 20-

30giorni per 5-6 mesi3.

CICLOSPORINA

La Ciclosporina è un agente immunosoppressivo con azione sulle cellule T : inibisce la trascrizione dei geni dell’IL-2, impedendone così la produzione.

L’impiego della ciclosporina può essere efficace nel 50-70% dei pazienti con PM / DM refrattari alle altre terapie di prima linea a una dose fino a 150 mg due volte al giorno4,83- 86

.

IDROSSICLOROCHINA

Gli antimalarici, principalmente clorochina e idrossiclorochina, derivano dal nucleo di

chinoleina del chinino. La loro indicazione terapeutica iniziale era il trattamento di

attacchi di malaria, ma, a causa delle attività anti-infiammatorie e immuno-modulanti,

55

Gli antimalarici sono stati utilizzati nel trattamento dei sintomi cutanei della

dermatomiosite almeno dal 1984, quando alcuni autori87 hanno riferito l'uso di

antimalarici nel trattamento delle miositi idiopatiche autoimmuni.

Terapia di seconda linea in pazienti con PDM

Nei pazienti che non hanno risposto a una combinazione di prednisone, metotrexate o

azatioprina, non esiste un consenso sulla terapia di seconda linea.

Le opzioni più spesso includono: terapia combinata di metotrexate e azatioprina,

immunoglobuline endovena a alte dosi (IGEV), Micofenolato mofetile o Rituximab.88

Immunoglobuline Endovena (IGEV) ad AlteDosi

Le preparazioni commerciali di IgEV contengono IgG monomeriche in concentrazione

> al 95% con presenza di tutte le sottoclassi IgG in proporzione simile a quella sierica e

trascurabili quantità di IgM, IgA ed altre proteine plasmatiche.

La modalità di azione delle immunoglobuline per via endovenosa (IVEg) è complessa,

probabilmente coinvolgente sia meccanismi Fc che o Fab-2 dipendenti89.

Le IgEV, quindi, interagiscono con diverse componenti del sistema immunitario, tra

cui: citochine, complemento, recettori Fc e diverse molecole di superficie cellulari.

56

immunitario(per esempio: linfociti B e T, cellule dendritiche) e regolano un'ampia

gamma di geni.

Ad oggi, la terapia con IgEV è raccomandata nei pazienti che presentano PM / DM

refrattari a corticosteroidi, metotrexate e / o azatioprina90.

La dose standard è di 400mg/ kg per 5 giorni al mese per 3-6 mesi in infusione, ma la

dose o l'intervallo possono essere modificati in base alla gravità della malattia e la

risposta alla terapia73,91,92. I vantaggi importanti delle IGEV sono :  la sicurezza d’uso durante un'infezione attiva

 la possibilità di essere usato in concomitanza con altri agenti immunosoppressori. La terapia con IgEV è ben tollerata e il limite maggiore a un più largo utilizzo è l’elevato

costo.

Micofenolato mofetile

Un farmaco recentemente introdotto nella terapia delle PDM è il micofenolato mofetile

(MMF), un profarmaco dell’ acido micofenolico. Esso agisce come inibitore reversibile

della monofosfato deidrogenasi: inibisce la sintesi del nucleotide guanosina che, a sua

volta, provoca l'inibizione della proliferazione dei linfociti T e B .

Negli ultimi dieci anni, MMF ha guadagnato popolarità nella gestione della malattia

polmonare interstiziale miosite-associata (MA-ILD) e nella malattia polmonare

interstiziale associata a connettivopatie91,93,94.

MMF viene somministrato per via orale iniziando a 250-500 mg due volte al giorno e

aumentato di 250-500 mg ogni 1-2 settimane fino alla dose target di 1500-3000 mg / die.

57

Farmaci biologici

Rituximab (RTX) è un anticorpo monoclonale chimerico che ha come bersaglio

l'antigene CD20 sulle cellule B. L'anticorpo si lega al cluster di differenziazione

20 (CD20), espresso sulle cellule B, causando l'apoptosi di queste cellule con

citotossicità anticorpo e complemento-mediata.

RTX, promuovendo la deplezione rapida e a lungo termine delle cellule B circolanti e

associate ai tessuti linfoidi, porta a un reclutamento più basso di queste cellule effettrici

in siti di deposizione di complessi immuni, riducendo così l'infiammazione e il danno

tissutale.

Poiché fino all'80% dei pazienti con IIM mostrano autoanticorpi circolanti e cellule B

all'interno delle fibre muscolari infiammate, la terapia con RTX trova un forte razionale d’impiego95,96

.

Rituximab è stato utilizzato con successo in casi refrattari alla terapia di DM e PM;

sebbene non sia ancora possibile formulare raccomandazioni precise, l'analisi globale di

tutti i casi in letteratura supporta l'utilizzo di Rituximab in alcuni pazienti con miosite

refrattaria alle terapie97,98.

Non ci sono linee guida specifiche per quanto riguarda il regime ottimale di Rituximab

nei pazienti con PM / DM; esso viene solitamente somministrato in due dosi da 1 g a

58

Leflunomide

Leflunomide è un nuovo farmaco immunomodulatorio che inibisce la sintesi di

pirimidina ed è indicato per il trattamento dell'artrite reumatoide. A basso dosaggio,

blocca la sintesi del DNA e dell'RNA in cellule T attivate e cellule B produttrici di

anticorpi, per i quali alti livelli di proliferazione e attività dipendono dalla sintesi della

pirimidina.

A dosi più elevate, è stato dimostrato che la leflunomide inibisce le tirosin-chinasi

responsabili della segnalazione precoce delle cellule T e B99.Inibisce,inoltre,anche

l'adesione dei leucociti alle cellule endoteliali vascolari e può influenzare anche la sintesi

di citochine100

Uno studio multinazionale, randomizzato in doppio cieco con placebo ha mostrato che la

leflunomide è un trattamento sicuro ed efficace per l'artrite psoriasica e la psoriasi101, e

uno studio aperto di fase II ha rivelato risultati simili per la psoriasi a placche102. Sono

attualmente in studio i benefici della leflunomide in casi di dermatite atopica grave103,

sarcoidosi104, e pemfigoide bolloso105.

Gli studi preliminari suggeriscono che il profilo di effetti collaterali della leflunomide è

più favorevole di quelli di altri immunosoppressori come l'azatioprina e la ciclosporina

A. Per gli eventi avversi minori che possono verificarsi (vasculite, pancitopenia

neuropatia periferica, polmonite interstiziale acuta, necrolisi epidermica tossica, eritema

59

Terapia Somministrazione Dosaggio Effetti collaterali Monitoraggio Metiplrednisolone PO 4-25 mg / die Ipertensione, aumento di

peso, iperglicemia, ipokaliemia, cataratta, irritazione gastrica, osteoporosi, infezioni, necrosi femorale asettica pressione sanguigna, glicemia / potassiemia Azatioprina PO 2-3 mg / kg /

giorno pancreatite, leucopenia, epatotossicità, macrocitosi, neoplasia, infezione, teratogenicità Enzimi epatici Metotrexate PO 7,5-20 mg settimanale Epatotossicità, fibrosi polmonare, infezione, neoplasia, sterilità, leucopenia, alopecia, irritazione gastrica, stomatite, teratogenicità Enzimi epatici Ciclofosfamide OS 1,5-2 mg / kg / giorno Soppressione del midollo osseo, sterilità,

cistite emorragica, alopecia, infezioni, neoplasie, teratogenicità

Emocromo mensile, analisi delle urine

Ciclosporina OS 4-6 mg / kg / die in due dosi giornaliere Nefrotossicità, ipertensione, infezione, epatotossicità, irsutismo,

tremore, iperplasia delle gengive, teratogenicità

Pressione sanguigna, creatinina / BUN, enzimi epatici, livelli di

ciclosporinemia Idrossiclorochina PO 200 mg 2 vv al

giorno

Nausea, fotosensibilità Enzimi epatici

Micofenolato

Mofetile PO 1 g due volte al giorno - 1,5 g due volte al giorno ipertensione, tremore, diarrea, nausea, vomito, tosse, teratogenicità, infezioni leucopenia, sepsi, vomito IV

immunoglobulina IV 0,4 gr/Kg/ per 4-5 gg al mese febbre, cefalea, nausea e vomito, IRA( raro) reazioni allergiche, nausea, artralgie

Rituximab IV 1 g ogni 2 settimane x 2

settimane

febbre, nausea,

citopenia e infezioni Ipotensione, nausea, suscettibilità alle infezioni

60

1.12. Prognosi

La prognosi è diversa a seconda del tipo di forma. La DM ha buona risposta alla terapia

e moderata prognosi, la PM ha discreta risposta alla terapia e moderata prognosi

tendendo maggiormente a recidivare.

In generale, le seguenti caratteristiche cliniche sono state associate ad una prognosi

peggiore:

 Ritardo nell'avvio del trattamento per più di sei mesi dall'insorgenza del sintomo75,106

 Presenza di disfagia107

 Malattia polmonare interstiziale28

 Associazione con neoplasia: le PDM associate a neoplasia hanno moderata risposta alla terapia. La prognosi è legata alla neoplasia sottostante.

61

2.

Analisi sperimentale

2.1. Pazienti e metodi

Il nostro studio si basa sull’analisi di una casistica di 56 pazienti seguiti presso l’unità di Immunoallergologia dell’università di Pisa. Di questi, 32 avevano diagnosi di Dermatomiosite, 14 di polimiosite, 2 di sindrome da anticorpi antisintetasi, 1 di miosite

da corpi inclusi, e 3 si presentavano con una sindrome overlap miosite/Sclerosi

sistemica. Tutti i pazienti avevano diagnosi di IMM secondo i criteri di Bohan-Peter74.

Tale coorte di pazienti è stata valutata sia dal punto di vista clinico, sia sotto un profilo

immunologico e terapeutico.

Il campione è composto da 36 femmine e 20 maschi, di età media 64 anni ( range 29~88

aa).

Il 16% dei pazienti presenta associazione con neoplasia, in accordo con i dati in

letteratura che riportano una prevalenza del 7-30%3.

L’associazione con neoplasia è risultata più frequente nei pazienti affetti da dermatomiosite (8 su 9) che in quelli affetti da polimiosite (1 su 9) ; in accordo con dati

in letteratura le CAM si associano più spesso a dermatomiosite39. Tra i pazienti con

cancro associato a miosite, c'erano due pazienti con carcinoma della ghiandola

mammaria, un paziente con seminoma, una con carcinoma tiroideo , uno con neoplasia

polmonare, uno con neoplasia del retto, una con carcinoma alla cervice uterina, e uno

62

Follow up

Dopo la diagnosi, tutti i pazienti sono stati rivalutati per i dati di laboratorio e la

progressione della malattia. Dopo la prima visita di controllo, tutti i pazienti sono stati

controllati con dati di laboratorio annuali. La durata media di malattia è di 5 anni ( min

2, max 10)

Biopsia muscolare

La biopsia muscolare era stata eseguita su 33 pazienti. La presenza di cellule infiammatorie nelle zone perivascolari e nell’interstizio era presente nel 70% dei casi. La componente infiammatoria consiste principalmente in linfociti e monociti; dopo

caratterizzazione immunoistochimica molte delle cellule mononucleate risultano linfociti

T. Altri reperti frequenti sono: aumento del connettivo endo-perimisiale,

polidimensionalismo fibrale. Nella tabella 8 sono presentate le varie tipologie di referto

delle biopsie muscolari.

Elettromiografia

Le analisi elettromiografiche, eseguite in 45 pazienti, mostrano reperti caratteristici e

patognomonici delle PDM:

 aumento della percentuale dei potenziali di unità motoria polifasici sui muscoli esaminati;

63

Interessamento esofageo

Sintomi disfagici erano presenti in 31 pazienti (55% del totale ): i nostri dati si

avvicinano a quelli disponibili in letteratura, dove la disfagia causata da anomalie

faringee ed esofagee è stata riportata nel 32-84% dei pazienti con miosite. Uno studio

radiologico morfodinamico dell’esofago con mezzo di contrasto radiopaco (solfato di

bario in sospensione)è stato eseguito in tali 31 pazienti. Di questi, 12 non presentavano

alterazioni; il restante campione analizzato tramite radiografia presentava ipotono ed

ipocinesi del viscere. Si apprezza inoltre comunemente ristagno in clinostasi sino a

livello dell'esofago toracico prossimale.

Interessamento polmonare

50 pazienti sul totale sono stati sottoposti a valutazione dell’impegno polmonare tramite

radiografia o HRCT. Su tale casistica, il 70% presentava alterazioni degli esami

specialistici di riferimento. Ispessimento interstiziale e altri segni di ILD ( interstitial

lung disesase) sono prevalenti (Grafico 2)

Analisi statistica

Per l’analisi dei dati è stato utilizzato il t test t di Student per dati non appaiati effettuata mediante SPSS-IBM.

64

Figura 13 .Distribuzione per sesso di 56 pazienti

Figura 14.Associazione con neoplasia in 56 pazienti affetti da polidermatomiosite 64%

36%

distribuzione per sesso

femmine

maschi

16%

84%

ASSOCIAZIONE CON NEOPLASIA

65

Grafico 1.Reperti delle biopsie muscolari di 33 pazienti

Tabella 7.Risultati delle biopsie muscolari (dati disponibili: 33/56 pazienti)

Reperto Numero(%)

Degenerzionefibrale, infiammazione perivascolare e interstiziale

6 (18%)

Infiltrato infiammatorio perivascolare e interstiziale, minima distruzione delle fibre

17 (52%)

Distruzione delle fibre senza infiltrato infiammatorio, atrofia, segni non specifici

9 (27%) Tessuto normale 1 (3%) 0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 Degenerzione fibrale, infiammazione perivascolare e interstiziale Infiltrato infiammatorio perivascolare e interstiziale, minima distruzione delle fibre

Distruzione delle fibre senza infiltrato infiammatorio, atrofia,

segni non specifici

66

Grafico 2 .Impegno polmonare (valutazione tramite rx/HRTC; dati disponibili di 50/56 pazienti)

Valutazione dell'attività della malattia

Nonostante il successo delle terapie tradizionali di prima e seconda linea, le

polidermatomiositi sono spesso recidivanti.

La nostra ricerca è volta ad analizzare l’andamento della malattia in risposta alla terapia

ricevuta.

Ad oggi, considerando la complessità e l’impronta multisistemica della malattia, non esiste un'unica misura standard per valutare l'attività della malattia. Sono state sviluppate

e utilizzate diverse misure di attività della malattia sia nella pratica che negli studi

clinici10.Un singolo indice non può coprire tutti gli aspetti del della malattia; quindi,

0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20

67

sono state usate combinazioni di markers sierologici, clinici e diagnostici per riflettere

l'attività della malattia.

Alla fine dei diversi schemi di trattamento proposti, il grado di risposta alla terapia è

stato definito come normalizzazione dei livelli di creatinchinasi (CPK), a cui è stata

affiancata la misurazione della latticodeidrogenasi (LDH); il loro aumento rispecchia il

grado di necrosi cellulare.

Sono stati considerati come periodi di riaccensione di malattia i periodi in cui i valori

sierici di CPK erano maggiori di 195 U/l (valori normali: 24-195 U/l).

Allo stesso modo, sono stati considerati periodi di riaccensione della malattia quelli in

cui i valori di LDH erano maggiori di 214 U/l ( valori normali: 135-214 U/l).

Il periodo libero da malattia

Riguardo al nostro subset di 56 pazienti, il 20% (11 pazienti) si presentava resistente

alla terapia (permanenza degli enzimi muscolari sopra i livelli normali nonostante la

terapia di seconda linea).

Di questi, 6 avevano diagnosi di dermatomiosite, 3 di polimiosite, 1 di miosite da corpi

inclusi e 1 di sindrome overlap polimiosite/sclerodermia.

L’80% dei pazienti presi in esame dimostrava, invece, una risposta alla terapia con normalizzazione degli enzimi sierici. Essendo le polidermatomiositi malattie croniche ad

andamento recidivante, si notano periodi di riaccensione della malattia, perciò la

normalizzazione degli enzimi in certi pazienti è stabile, mentre in altri essi tendono ad

elevarsi nonostante le terapie.

La risposta al trattamento steroideo, a cui tutti i pazienti sono stati sottoposti, si è

68

risposto alla terapia steroidea, negli altri è stato necessario ricorrere ad un secondo

farmaco, (idrossiclorochina, azatioprina, ciclofosfamide, ciclosporina, metotrexate,

immunoglobuline endovena ad alte dosi). Recentemente, a fianco della terapia di seconda linea “standard” con iVEg, in uso da circa 20 anni, sono state introdotte nuove terapie, di interesse sempre maggiore nella pratica clinica, quali il Micofenolato mofetile e l’anticorpo monoclonale Rituximab.

In tale gruppo di 53 pazienti è stato impiegato un solo immunomodulante in 24 casi;

due o più immunomodulanti in 29 casi.

Risultati

Nel nostro studio, l’indicazione principale alla terapia con Rituximab o Micofenolato Mofetile è risultata la refrattarietà della MII alle terapie tradizionali. L’aggiunta di questi

ultimi agenti immunosoppressori al trattamento standard con corticosteroidi e/o

DMADRssi è associato aumento del periodo libero da malattia da 31 mesi a 44 mesi. Per l’analisi dei dati è stato utilizzato il t test t di Student per dati non appaiati.

La terapia con Rituximab o MMF ha consentito di ridurre significativamente la dose

giornaliera di corticosteroidi necessaria a mantenere un buon controllo di malattia.

Eventi avversi di grado moderato-grave tali da portare a sospensione della terapia si

sono verificati in circa un terzo dei pazienti (28,5%).

L’analisi della nostra casistica monocentrica di pazienti conferma globalmente l’efficacia della terapia con nuovi agenti immunosoppressori nelle MII, sebbene i limiti dello studio non consentano una associazione statisticamente significativa (anche se i pz

69

test t non è significativo perché il secondo gruppo ha pochi soggetti, p=0,24, vedi tabella

9). TerStand AltraTer Media 31,42105263 43,7142857 Varianza 617,7098151 776,571429 Osservazioni 38 7 Varianza complessiva 639,8765518 Stat t -1,181551292 P(T<=t) una coda 0,121938663 t critico una coda 1,681070703 P(T<=t) due code 0,243877326 t critico due code 2,016692199

Tabella 8. Analisi statistica(test t di Student) effettuata mediante SPSS-IBM;

Figura 15.Confronto tra i periodi liberi da malattia nei due gruppi (terapia standard: 38pz; tp con MMF o Rituximab:7 pz)

0 10 20 30 40 50

terapia standard MMF/Rituximab

70

Tabella 9. Riduzione del dosaggio di metilprednisolone per os giornaliero nei pazienti in terapia con terapia biologica o o a base di MMF DIAGNOSI FARMACO UTILIZZATO DOSAGGIO METILPREDNISOLONE PRIMA DI AGGIUNTA FARMACO DOSAGGIO METILPREDNISOLONE DOPO AGGIUNTA FARMACO RIDUZIONE DOSAGGIO DM Rituximab 8 mg 8 mg 0% S.me overlap DM/SSc Rituximab 16 mg 8 mg 50% DM MMF 8 mg 4 mg 50% DM MMF 25 mg 5 mg 80% S.me overlap DM/SSc MMF 16 mg 4 mg 75% DM MMF 6 mg 4 mg 33% DM MMF 8 mg 2 mg 75%

71

Studio sierologico

42 pazienti tra quelli presi in analisi sono stati sottoposti a screening sierologico di

secondo livello, mediante immunoblotting su strip per anticorpi miosite associati e

miosite specifici. Il 76% di tali pazienti presentava positività agli anticorpi anti-nucleo

(ANA)in accordo con i dati in letteratura che riportano una prevalenza del 60-70%53. Il

pattern più frequente era quello granulare (grafico 3)

Grafico 3. Frequenza relativa degli ANA in 42 pazienti.

Anticorpi miositi specifici

Anticorpi anti JO-1

Complessivamente, anticorpi anti-sintetasi sono stati riscontrati nel 19% del campione L’88% di essi erano anticorpi anti Jo-1 (12%) . Il 60% (3 su 5) dei pazienti con anticorpi anti Jo-1 presentava malattia interstiziale polmonare associata, similmente ai dati

riportati da altri autori2.

7% 55% 7% 2% 5% 24%

ANA

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