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Agrobatterio del mirtillo

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Academic year: 2021

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AGRICOLTURA • AMBIENTE • TECNICA • TURISMO RURALE

PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO

giugno 2019 nr. 2 anno LXIV

Periodico trimestrale della Provincia autonoma di Trento

I pascoli delle api

23

I pipistrelli

28

Strada del vino e dei sapori

8

Dolomiti UNESCO

18

www.trentinoagricoltura.it

La nuova zootecnia

di montagna

TRENTO CDM

(2)

56

TECNICA •

TERRATRENTINA

Agrobatterio

del mirtillo

La coltivazione del mirtillo in Trentino è presente nelle aree con terreno a rea-zione acida, come il versante orografi-co sinistro della Valsugana e la Valle di Cembra. Nelle altre zone in cui i suoli hanno reazione alcalina la coltivazio-ne è attuata fuori suolo, sistemando le piante in contenitori con substrato a reazione acida. Con questa tecnica si sono realizzati diversi impianti, pri-ma nell’Alto Garda e poi in altre aree della provincia, fra cui anche la Valle di Non, dove sono stati messi a dimora, dal 2015 fino ad oggi, circa 10 ettari di mirtillo, prevalentemente con varietà a maturazione precoce quali la cv. Duke. Nel corso della stagione 2018, in alcuni impianti di mirtillo messi a dimora in vaso è stata riscontrata la presenza di piante con tumori riconducibili a quelli provocati da batteri del genere Agro-bacterium, confermata anche da alcune analisi. I rilievi di questa patologia risul-tano difficili da effettuare sia a livello visivo che analitico, sia per la presenza di piante asintomatiche che per l’alta variabilità genetica dei ceppi batterici anche in piante sintomatiche, come è stato illustrato nella recente giornata

tecnica dei piccoli frutti a San Michele all’Adige.

Il batterio è normalmente presente nell’ambiente e colpisce fino a 600 specie vegetali diverse, può infettarle in diversi momenti del ciclo produttivo, sia durante la crescita in vivaio che in campo. L’agrobatterio si combina in ma-niera definitiva alle cellule delle radici, grazie alla presenza di elementi genetici mobili, i plasmidi, indispensabili per por-tare a termine il processo patogenetico e legarsi a livello genetico con le cellule della pianta. L’ingresso del patogeno nella pianta avviene attraverso le ferite dovute a diverse cause: tagli di potatura, grandine, lesioni delle radici, ecc. La tra-smissione da piante malate a sane può quindi avvenire soprattutto attraverso gli strumenti da taglio (potatura), ma anche con la contaminazione del terreno o del substrato.

I sintomi della batteriosi compaiono principalmente sull’apparato radica-le della pianta e al colradica-letto, sui quali si formano dei tumori, inizialmente di

colorazione crema/marron chiaro, per poi diventare più scuri (foto 1). In alcuni casi le piante colpite appaiono di vigoria ridotta, le foglie dapprima assumono una colorazione rossastra, poi bruna ed infine possono disseccare (foto 2). Non sempre il batterio manifesta subito que-sta sintomatologia sulla vegetazione, in quanto può manifestarsi anche dopo molto tempo dall’infezione.

Per il contenimento di questa patolo-gia non esistono mezzi di lotta diret-ta, ma è possibile intervenire soltanto con misure preventive da adottare per ridurre l’inoculo e le infezioni, quindi per limitarne la diffusione; nemmeno l’asportazione dei tumori e delle parti sintomatiche consente la ripresa fun-zionale e vegetativa delle piante, come nel caso di altre batteriosi.

L’impiego di sistemi per il contenimento biologico ha una certa efficacia solo se si esegue preventivamente sulle radici delle piante in vivaio, ma non una volta che il batterio si è instaurato.

Fra le misure preventive è fondamentale controllare la sanità delle piante, scar-tando quelle che presentano necrosi, cancri nel legno o piccole galle/tumori su colletto o radici, predisporre le copertu-re antigrandine per evitacopertu-re lesioni sulle piante e distribuire della pacciamatura nel contenitore per ridurre lo sviluppo di malerbe, che possono essere a loro volta infettate.

In presenza di piante colpite è consiglia-bile adottare delle pratiche per impe-dire l’ulteriore diffusione nell’impianto, eliminando le piante deperite in modo irreversibile, eseguendo la potatura con clima asciutto e disinfettando gli attrezzi utilizzati. Anche l’eliminazione del sub-strato contaminato e la disinfezione dei contenitori sono pratiche raccomandate per contenere questa patologia. di Tommaso Pantezzi, Sandro Conci, Maurizio Chini, Daniele Prodorutti

Presenza di tumori da agrobatterio a livello del colletto

Pianta con vigoria stentata per la presenza di agrobatterio.

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