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Catalogo della 2. Mostra salernitana d’arte : aprile 1933

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CATALOGO

D E L L A II M O S T R A

SALERNITANA D’ARTE

APRILE 1933 -X I

y

T I P I A N G E L O T R A N I V i a G. Vekdi , 18 - NAP OLI

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C A T A L O G O

T I P I A N G E L O T R A N I

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.

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-C O M IT A T O O R G A N IZ Z A T O R E

On. A v v . M A R IO J A N N E L L I - Podestà di Salerno \

Prof S A B A T O V IS C O - Coni. Prefettizio della Coni- / Presidenti

m issione A rch eo lo gica ;

D ott • A N T O N IO A N T O N U C C I - V ic e Prefetto

Prof. G IN O C H IE R IC I - Soprintendente a ll’ arte med. e niod. della Campania

Prof. A M E D E O M A IU R I - Soprintendente alle antichità della Cam pania e del Molise.

Prof. A N T O N I O M A R Z U L L O Ing. D O M E N IC O L O R IT O Ing. M IC H E L E D E A N G E L I S Barone C A R L O C H IA R A N D À Barone A G O S T IN O D E A N G E L IS Barone O D O A R D O C A S E L L A Com m . O T T A V I O D E S IC A

Prof. P IE T R O B A R IL L À - Rappresentante del Sindacato A rti­ stico della Campania.

Prof. P A O L O E M IL IO P A S S A R O Prof. A N T O N I O F E R R IG N O

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Al a * JAUA JA. ■ s Al.A -XI xn ALA xm P I A N T A D E I L O C A L I D E L L ’ E S P O S I Z I O N E ( 1 ° Pi a n o)

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A l a 2QC n P I A N T A D E I L O C A L I D E L L ' E S P O S I Z I O N E ( 2 ° Pi a n o)

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E L E N C O D E G L I A R T I S T I A L B I N O L. A V A L L O N E G. A V A L L O N E L. A V A L L O N E M. A V A L L O N E P. B A R T O L O Z Z I F. B E N O IS T C . L. B E R A G L I A G. B E R A G L I A A . B O S C O F O N S E C A P I M E N T E L F . B R A N C A C C IO G. B R O C H E D O N W . B R U N O P. C A M P A N I L E S. C A P O N E G. C A P O N E R. C A P U T O E .

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C A P U T O U. C A R U S O P. C A S E L L A B E R A G L I A A . C H A T E L A I N A . U. C H IA R O M O N T E G. C O R R E A L E B E R T O L A N I M. D ’ A G O S T I N O G. D ’ A M A T O R. D E A N G E L I S A . D E L L A M U R A A . D E M A R T IN O G. D E S P R E Z L I. DI S IM O N E N. D I C H IR IC O G . E S P O S IT O G F E R R IG N O A . F O R C E L L I N I U. F. F O R T E G. F R A N C O A . G A M B O G I G. G A R O F A L O A . G E R M A IN L . G I G A N T E G .

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H A C K E R T I. F . H A K E W I L L M. C. I N F A N T E V . L A G A R D E T T E R. I. L E G R A N D L. L O R I A V . L U C I B E L L O I. M A R T IN E Z Y C A B R E R A E . M A JO R T . M E R C A D A N T E B. M O N T E F O R T E E. M O N T E F U S C O V . M O R E L L I D. M O R E T T I G . M. M O R G H E N R M U T A R I E L L O M. N A P O L I A R G E N Z IA N O O. N IC O L E T T I M. P A D U L A S. P A O L I P. A P A O L I L L O L . P A S A N IS I M.

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A V V E R T E N Z A

Questa mostra retro spettila della produzione di alcuni

pittori che nacquero a Salerno o nei paesi della Provincia

non 'buoi essere una rassegna completa nè intende ri'belare

capilavori misconosciuti od ignoti; 'buole anzitutto ricordare

ai concittadini i nomi e le opere di artisti che con l'ingegno,

col lavoro, con l'amore puro e disinteressato per le cose

belle onorarono l'arte e la loro terra. Con questo intento

essa è stata promossa da S . E . il Prefetto della Provincia,

Gr. Uff. Dott. Domenico Soprano ed organizzata dalla

<< Commissione Archeologica

».

gA

(el procedere alla raccolta delle opere il Comitato

ha incontrato ostacoli insormontabili: la gelosa, diffidente

oculatezza con cui alcuni possessori custodiscono i loro

quadri; la difficoltà di rimuovere grandi dipinti dalla loro

collocazione e di rintracciarne altri portati all'estero hanno

imposto limiti che non è stato possibile superare. cMa, nono­

stante le sue lacune ed omissioni, la cMostra, con i saggi

numerosi e vari che contiene, potrà giovare alla più esatta

conoscenza di uno dei periodi più gloriosi della pittura napo­

letana e alla rivendicazione del nome e dell'arte di perso­

nalità ingiustamente obliate e neglette. L'omaggio reso a

questi pittori assume un particolare significato nel grande

risveglio di quest'ora primaverile, mentre nel cielo dell'arte

italiana purificato dal Fascismo già si scorgono i segni

forieri di una nuova aurora.

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M O S T R A D I A . S A B A T I N O

C O M M IS S IO N E O R D I N A T R I C E Ba r o n e De An g e l i s

Ba r o n e Ch i a r a n d à

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A N D R E A S A B A T IN O

Q

u a n d ol’amico veneziano Marcantonio Michiel, si fece il Pietro Summonte, nel 1524, per informare primo storico dell'arte napolitana, non ebbe a ricordare fra i pittori suoi contemporanei — dopo aver citato Cesare da Sesto e Polidoro da C aravaggio, venuti pochi anni innanzi da Rom a — che due soli regnicoli, Andrea di Salerno e Stefano da Caiazzo, « che cominciano con buona indole». Ma non doveva essere un novizio l ’artista che, in quello stesso anno, stendeva con il Priore della Badia della Trinità di Cava dei Tirreni il contratto per una cona a olio, nominandovisi per esteso « m agistro A ndrea S a ­ batino, pictore de Salerno ». Infatti fino dal 15 10 sappiamo per documenti il suo nome, a proposito di due altre cone ordinategli, una a Napoli, l ’altra per S. A rcangelo di Cava: entrambe perdute.

Cesare d ’Engenio, che nel 1623 scriveva la prima accurata guida delle chiese napolitane, ricordando un per­ duto affresco nel Duom o, ripete dopo un secolo il nome di «Andrea Sabatino, illustre pittor della Città di Salerno, che fiorì nel 1520 » e che il Vasari, nelle sue celebri V ite aveva ignorato. E infine Bernardo de Dom inici tessè la

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biografia d ’A ndrea fra quelle degli altri regnicoli, avanti il 1742, ricavando notizie dal D ’Engenio, dal D e Lellis, dal Celano e aggiun gendo di suo, in modo sostanzialmente esatto, meno che per la data della morte, che pose verso il 1545, avendo fatto nascere il pittore intorno al 1480.

In realtà, come attestarono i documenti pubbli­ cati nel 1869 da Padre Caravita, tra cui la copia dello stesso testamento di Andrea, datato da Gaeta il 24 novem bre 1530, egli dovette morire poco dopo. Vi nominava, infatti, i fratelli Leonardo, Giovanni e Gian Giacom o e il cognato, e pittore, Severo Jerace, tutori del figlioletto G iovan Battista; e l ’Jerace già nel '31 riscuo­ teva alcuni crediti rimasti. Racconta il D e Dom inici che A ndrea, figlio di G iovan Matteo, mercante, nacque a S a ­ lerno, ma venne giovinetto a Napoli e vi studiò pittura presso un compaesano, affine a Silvestro Buono. P ro b a­ bilmente egli, nel ricercare tra i salernitani un maestro ad Andrea, confuse Silvestro, che operò nella seconda metà del Cinquecento, con Pietro Buono, pittore di Salerno, assai attivo a Napoli fra il 1492 e il 1 5 1 2 : ciò ha, però tutta l’aria d ’essere una ragionevole induzione. E continua affermando che Andrea partì, poi, per Rom a, dove si mise alla bottega di Raffaello, lavorando nelle Stanze Vaticane, negli Appartam enti B orgia e in S. Maria della Pace. Quindi tornò a Salerno nel 15 12 , nè più si mosse dal R egno.

F u ben facile a Gustavo Frizzoni, il primo serio storico del Sabatino, notare, nel 1878, g li errori di questo racconto. Già qualche anno innanzi il Senatore Giovanni Morelli, esaminando le tavole della Vergine, del Battesimo,

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€ di quattro Santi, conservate nella Badia di Cava e at­ tribuite per tradizione al nostro pittore, era stato indotto dai caratteri dello stile a giudicarle opere di Cesare da Sesto; e il Frizzoni lo seguì. A pparve, così, palese che Andrea s’era ispirato, prima che a ogni altro, a codesto pia­ cevole pittore lombardo, formatosi allo stile di Leonardo e modificatosi nell’ambiente artistico di Rom a, pel con­ tatto con la maniera decorativa diffusavi da Melozzo, Perugino e Pinturicchio e poi con lo stile del giovane Raffaello, in un modo assai vicino a quello seguito negli stessi anni dal Sodom a e da Baldassarre Peruzzi. Cesare, infatti, era venuto poco dopo ad operare nel meridionale, lasciando a Napoli una pala nella chiesa di S. A rcangelo a Bajano (forse la stessa che si vede nella Collez. Cook a Richmond), e più tardi, a Messina, la grande A d ora­ zione dei M agi, o gg i esposta nella nostra Pinacoteca.

Ma il documento più certo della giustezza di tale ipotesi ebbe fortuna di rintracciarlo il sottoscritto, allorché riconobbe nelle quattro tavole conservate nel Municipio di Buccino i resti del polittico ordinato ad Andrea per la chiesa di S. Antonio, con contratto del primo gennaio 1512. Queste deperite pitture, ora trasportate per cura del Prof. Marzullo nel Museo Provinciale di Salerno, sono certo le più antiche di A ndrea che si conoscano — come conferma l ’ analisi dello stile — e mentre ci mostrano nelle im­ magini laterali di S. Antonio abate e di S. A gostino, una maniera ancóra goffa e provinciale, molto simile a quella usata nel polittico di S. Antonio a Portici, il 1513, da Stefano Sparano da Caiazzo (il povero pittore citato dal Summonte accanto ad Andrea) rivelano, invece, chiaramente

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nelle due tavole m aggiori la via seguita dal Sabatino per sollevarsi da tale bassura. Difatti, la Madonna delle Grazie che assiste, fra due angioli, le anime purganti — minu­ scoli ignudi sorgenti dal suolo — ripete qui lo schema usato da Cristoforo Scacco nel pannello centrale del suo trittico, condotto nel 1493, che si trovava a Penta, presso M ercato S. Severino (e dal 19 16 nella nostra Pinacoteca). L a colma e vivida im m agine del mantegnesco veronese, ormai barbaramente deturpata, tanto colpì la fantasia dei salernitani e di A ndrea! Ma la durezza maiolicata di quella pittura qui s’è fusa nella m orbida e bionda cera di cui A ndrea modella le carni delle sue figure con sentimentale e pur sensuale dolcezza, come a vago ricordo di, Leonardo. E d è proprio questo ingenuo, ma sensibile accento umano quello che vela di una timida carezza l ’ancora goffa imma­ gine della grassa e buona madre che si preme il seno e guarda, un pò incerta del suo alto compito d ’ausiliatrice. Ma il S. M ichele arcangelo, soave elegantone, troppo gonfio e cascante, rivela subito donde il nostro pittore traesse l ’ accento leonardesco. Esso può, infatti, passare per una buona copia d A n d re a da un originale di Cesare da Sesto!

Non apparirà, dunque, più dubbio — come le incer­ tezze della fattura facevano già sospettare e com e o g g i ritengono A dolfo Venturi e Bernardo Berenson — che anche le sei tavole della Badia di C ava siano tutte di mano del Sabatino, e all’incirca di questo momento d ell’arte sua quando egli doveva essere aiuto e com pagno del pittore milanese; e non soltanto suo imitatore. A ltri non avrebbe potuto fornirgli il disegno dei due angioli del Battesimo, copiati dal celebre quadro del Verrocchio a Firenze, com ­

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piuto da Leonardo giovinetto; nè lo schema della V ergine sorretta dagli angioletti sulle nubi, secondo il motivo raf­ faellesco della Madonna di Foligno; nè, sopratutto, questo primo e un pò gonfio manierismo romano e raffaellesco, mitigato di sentimentalità lom barde. D i esso si mostrava appunto, imbevuto Cesare da Sesto nel suo quadro napo­ litano; e Andrea lo seguì in tale accademizzare, di cui vistoso e delicato esempio sarà, poco più tardi, il polittico che s’ammira nella chiesa napolitana dei SS . Severino e Sosio.

Intanto, intorno al '1 5 , A ndrea doveva svolgere le perdute serie di aifreschi nella Cappella Carafa a S. D o ­ menico M aggiore (dopo il 1508), in S. Gaudioso (1 5 1 3 ? - 1516), nella Cappella Barrile al Duom o (1515), e forse più tardi in S. Maria delle G razie a Caponapoli; e il suo nome doveva affermarsi in tutto il regno. Nel 15 17 lavora, infatti, a Montecassino ; e delle pitture di Andrea lì conservate, pare a me che una possa riferirsi a que­ st’epoca e alla notizia che ivi egli affrescò due cappelle («sta, celata da un quadro, una sola lunetta con la Vergine e ingeli), e ne dipinse le cone. E la leggiadra immagine dela Madonna col Putto e S. Giovannino, fra S. Caterina

e

5

. Scolastica, dove il fare mite e grazioso di Andrea,

m; sempre un poco abbandonato e andante, trova un largo eqiilibrio di composizione, nei modi stessi della V ergine di C ava dei Tirreni.

L ’altra tavola ch ’è a M ontecassino — S . Benedetto chj accoglie Mauro e Placido, assai deperita — è ben più iniuenzata dai modi di Raffaello (che fecero con buon m«tivo pensare ad Andrea almeno per la predella della

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notevolissima pala di S. R estitula nel D uom o di N apoli, brutalmente guastata e ridipinta nel 1590 da Silvestro Buono e oggi restituita dal restauro al suo aspetto o ri­ ginale; ma che io credo di un ignoto artista che operò intorno al 15 15 e al cui esempio si deve molto del raf- faellismo del nostro pittore). Non sarebbe stata, com unque, ad influire sul gusto di lui la celebre Madonna del pesce, che Raffaello dipinse, circa il 1512 , per S. Dom enico m ag­ giore, ma altre opere del momento giovenile e peruginesco: e un’aura di quella indimenticabile grazia spira davvero in queste popolari derivazioni di Andrea, com e negli inte­ ressanti quanto sbiaditi affreschi dell’atrio di S. Gennaro fuori le mura e finanche nella piccola Adorazione dei Magi, esposta alla Quadreria dei Girolom ini: opere di gusto con­ tiguo a quello, per es. di Francesco da Tolentino nelle pale di S. Maria a Parete in Liveri (Nola).

Dal 15 19 è la V ergine col Bambino, S. Giuseppe e S. Caterina, firmata e datata dall’artista, e posta sul m ag­ giore altare di S. Antonio a N ocera Inferiore. Qui si rivelano nuovi elementi manieristici, e tanta varietà d ’ in­ flussi tende sempre più a deporsi in un fiacco accademismo, da cui si trova assai impacciata la natura paesana e in g e ­ nuamente poetica del Sabatino. Siam o alla debole Pietà del Duomo di Salerno, e m eglio alla pala della Adorazione dei M agi, un tempo lì anche esposta e ora alla nostra Pina­ coteca, e alla tavola della chiesa salernitana di S. G iorgio (la V ergine con quattro Santi e il Noli me tangere) fir­ mata e datata del 1523: buone com posizioni, quanto a mestiere, ma di povera ispirazione. In questo eclettism o veramente l’artista pare smarrito.

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Ma di quando in quando egli ritrova se stesso : nella schietta dolcezza della giovanetta orante a piè del S. N i­ cola di Bari, tavola pervenuta da Montecassino alla nostra Pinacoteca; e specie nella bella Deposizione dalla Croce, che il Celano ricordò a S. Teresa agli Studi nel 1692, e che poi si celò fino ad o gg i nei depositi del Museo N azio­ nale. Essa rivede la luce dopo un accurato restauro; e forse più d ’ogni altra di queste pale ci ridirà con i suoi toni intensi e schietti, e col suo patetico movimento la natura meridionalmente appassionata di Andrea. Ormai egli è esperto dell’arte sua e può più facilmente abban­ donarsi alla vena, facendosi forza delle semplici e gravi composizioni di F ra Bartolomeo, maestro allo stesso R a f­ faello, e che — come ben vide A dolfo Venturi — utilmente ispirò in questi ultimi anni il pittore salernitano. N e nasce quel capolavoro ch’è la commossa Pietà della Collezione Strossmayer di Zagabria, e il gruppo m aggiore dei dipinti di Montecassino: la « cona g ra n d e * eseguita da Andrea nel 1525 e completata fra il '29 e il '30.

Debole, nella sua vastità, resta tuttavia la tavola centrale con S. Benedetto, S. Mauro, S. Placido e i quattro Dottori della Chiesa (Pinacoteca); ma in tre delle sei storie di S. Benedetto conservate ancóra nella Badia cassinese — le tre altre sono di un aiuto, forse Severo Jerace, debolissimo — e nelle due più piccole, che s’ am ­ mirano nella nostra Pinacoteca, come ha saputo il Sabatino liberare la sua spontanea e fresca vena di poeta! Gli sfondi verdazzurri, largamente disposti come scenari d ’un sogno, i neri delle tonache monacali, il biancore puro e abbagliato della luce sulle mura e sul suolo, atmosfera mestamente

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serale, sono l ’ambiente d ’una dolce favola paesana, in cui la sommessa semplicità delle figure e dei gesti si fa tanto intima, che pare miracolata. Stupore della santità, sentito con domestica fragranza. Prontezza degli affetti in questi fam igliari incontri di santi e peccatori nella solitudine montana.

L ’affettuosità, il candido accento dell’anima d ’Andrea s’effonde, così, naturalmente e rende, con la pittura, una arte realmente napolitana a Napoli, che dal tempo degli affreschi cassinesi e di qualche tavola duecentesca — se non vogliam o ricordare Colantonio — n’era rimasta priva.

L e ultime opere d ’Andrea, come il polittico di Vallo della Lucania (1530), quello di S. E gid io al Monte A lbino e la cona d ell’altar m aggiore di S. G iorgio dei Genovesi a Napoli, s’inoltrano assai nel manierismo più accademiz- zante e duro, diffuso nel regno da Polidoro da C aravaggio e da altri romanisti; e specie le due di S. E gid io e di Napoli sono in gran parte fattura della bottega. Nulla esse aggiun gon o a quel momento di pura poesia in cui il modesto, ma geniale artista salernitano ha trovato la sua vera espressione: quella che fa di lui il solo maestro del Rinascimento Meridionale.

CSeryta ©*Ua£ani

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S A L A N. I.

i — L ’ Adorazione dei M agi e S. E lena (Pinacoteca del Museo di Napoli).

2. — Madonna col Bambino (R eggia di N apoli).

3. — S N icola d i B a ri e le tre fanciulle di M ira (Pinacoteca del M useo di Napoli).

4. — S. Agostino (Museo di Salerno)

5. — Madonna delle G razie » »

6. — S. A ntonio Abate » »

7. — S. M ichele A rcangelo » »

S A L A N. II.

1. — Santo Certosino (Pinacoteca del M useo di Napoli).

2. — D eposizione dalla Croce » » »

3 — S. Benedetto » » »

4. L o sposalizio mistico di S. Caterina (Chiesa di S. A nton io -

N ocera Infer.).

5 • — S. Benedetto accoglie M auro e Placido, presenti i 4 dottori

della chiesa (Pinacoteca del M useo di Napoli).

6. — Sacra fa m ig lia » » »

7 — Vestizione d i M auro e Placido (Pinacoteca del Museo di N apoli).

S A L A N. III. 1. — S. Sebastiano (Duom o di Ravello).

2. - Paolo (Pinacoteca del M useo di Napoli).

3. — Maddalena (Duom o di R avello).

4. — Madonna e Santi - N o li me tangere (Chiesa di S. G io rgio in Salerno).

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M O S T R A D E L L ’ O T T O C E N T O

C O M M IS S IO N E O R D I N A T R I C E Ba r o n e A . De An g e u s

Ba r o n e Ch i a r a n d à

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P IT T O R I S A L E R N IT A N I

D E L L ’O T T O C E N T O

E

n o t o che la pittura italiana del secolo X IX , rispetto

a quella dei secoli precedenti, è stata per lungo tempo soggetta a una interpetrazione aneddotica, fram­ mentaria, unilaterale. Solo da pochi anni le accurate indagini critiche di una schiera di valentissimi studiosi son valse a stabilire criteri generali, a correggere errori di valuta­ zione, falsi principii, giudizi azzardati. D elle tre m ag­ giori scuole pittoriche italiane dell’ Ottocento — la lom ­ barda, la toscana e la napoletana — quella che più ha sofferto delle esaltazioni rettoriche di incauti apologeti e dei sommarii giudizi di critici arcigni è stata la napoletana. Intorno a questa scuola molto si è discusso, e tutte le manifestazioni delle sue personalità più vive e preminenti — Gigante e Morelli, Palizzi e Tom a, Dalbono e Cam- marano, Mancini e Michetti — sono state sottoposte al vaglio di un minuzioso esame critico, non sempre obbiet­ tivo. Ma, poiché anche in arte esistono i rapporti gerarchici, se si vuole dare una completa visione d ’insieme di quel largo movimento d ’idee, di tendenze, di appassionate r i­ cerche che caratterizzò il mondo artistico partenopeo del sec. X IX non si possono trascurare e lasciare nell’ombra

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quegli artisti minori che, pur non avendo calcato nuove vie o dischiuso nuovi orizzonti, ebbero, accanto alle grandi figure di primo piano, una funzione sia pur modesta nello sviluppo artistico del secolo scorso ed espressero ciò che di più significativo e di caratteristico fermentava nell’arte e nella vita della società di quel tempo. F ra questi minori che se non emersero fra g li altri per doti eccezionali, ebbero un vero temperamento pittorico ed elaborarono con pron­ tezza e semplicità di modi quanto di vivo e di nuovo aveva prodotto il lavoro raccolto e profondo dei grandi Maestri, sono degni di una speciale attenzione e del m aggior rispetto gli artisti che nacquero a Salerno, o negli ameni dintorni. T ra d ’ A gostin o e Capone, tra della Mura e Scoppetta, tra Esposito e d ’ Am ato, tra Montefusco e Tafuri, tra Ferrigno e R occo, tra M onteforte e Caputo non intercorsero dei rapporti tali da costituire una scuola o una colonia artistica con caratteristiche proprie e in­ confondibili. T utti questi pittori iniziarono la loro carriera o compirono la loro educazione quando M orelli e Filippo Palizzi erano all’ apice dell’arte e della gloria e certamente gli esempi e g l’ insegnamenti dei due M aestri giovarono, più o meno direttamente, a inculcare nell’ animo dei giovani l’ elevato concetto della loro missione e a formare la loro individualità. Ma, a prescindere dai personali rapporti di colleganza e di discipulato, essi trovarono a Napoli, e specialmente nel glorioso Istituto di Belle A rti, l’ambiente favorevole allo sviluppo delle loro facoltà creative. A iutati e incoraggiati dai Maestri, sorretti dalla stima e dalla fidu­ cia dei colleghi e dei conterranei, con lo studio, con l’osser­ vazione, col continuo lavoro essi si vennero man mano

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form and o un lin g u a g g io p itto r ic o n el q u a le c o n tr ib u iro n o a co m p o rre la le g a d i n u o v e e sp re s s io n i i m o d i s c e lti d e lla trad izio n e s tilis tic a , il g u s to , la m o d a , le in flu e n ze s tra n ie re . D isch iu d en d o il lo ro s p ir ito a lle n u o v e id e e e a lle n u o v e tendenze re s ta ro n o s e m p re fed e li a un s o lo p r in c ip io : q u e llo della sin c e rità , e a d u n a s o la p a s s io n e : q u e lla p e r la v ita ; e non d im e n tic a ro n o m ai c h e la s o r g e n te di o g n i e m o z io n e , di o g n i b e lle z z a e ra n e ll’ in c a n to d e lla lo ro te r ra e n ella poesia d e i lo ro c u o ri.

* * *

Nella seconda metà del secolo X I X lo studio del viro in antitesi all’ accademismo — fenomeno comune a tuta la civiltà artistica europea — fu reazione salutare ccntro la schiavitù dei canoni fissi e delle forme conven- znnali. Ma tra le manifestazioni pittoriche regionali del nistro Ottocento la pittura napoletana ci appare come la pii sincera e la più spontanea. Dai cosiddetti « improvvi- saori e impressionisti » del Seicento, pittori di battaglie e di paesaggi, ai vedutisti, seguaci ed epigoni della scuola di Posillipo, ai romantici, ai veristi, ai pittori di genere il naturalismo, le ricerche di nuovi valori plastici e lumi- nitici costituirono i principii tradizionali della pittura.

Come per i piccoli maestri olandesi anche per i nostri aristi la realtà quotidiana e l ’ambiente divennero pre­ testo per una ricerca di espressioni pittoriche e suggestive. Mi il meticoloso realismo dei fiamminghi si appaga delle m nuzie descrittive dell’osservazione acuta e precisa, men­

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tre per g li artisti meridionali le notazioni di carattere veristico e documentario servono alla rappresentazione di un mondo nel quale i particolari realistici della cro­ naca e del costume si fondono in uno stile che spesso — come nella produzione di F . P. Michetti — si eleva fino al lirismo. Per appagare la loro innata tendenza al vero i nostri pittori chiesero l’ispirazione a quella stessa sorgente da cui scaturiva l ’ arte popolare, e così si formò una pittura umana e com unicativa che ebbe l ’ estro, la spontaneità, la freschezza, il ritmo delle canzoni ; che trovò accenti limpidi e schietti per cantare, attraverso la rappresentazione di un determinato paesaggio o l ’ evocazione di episodi caratteristici della vita popolare, l ’ incomparabile spettacolo del cielo sereno, del mare scintillante, degli usi e dei co­ stumi della terra nativa. Come l’ antica canzone, anche la pittura divenne diretta emanazione di quella passione, di quella gaiezza, di quella sana sensualità, di quell’ ironia bonaria e gioviale, di quei peculiari moti di idee e di affetti che formano i caratteri sostanziali della nostra poesia dialettale, in quanto la si consideri come autentica e g e ­ nuina espressione della psicologia del nostro popolo.

A questa pittura documentaria e folkloristica per cui la cronaca diventa sostanza d ’arte, Em ilio Cecchi ha rimproverato: « le banalità, il sazievole colore locale » cristallizzati nel manierismo della macchietta, del tipo, del vicolo, della scena di costume. Ma queste tipiche rappre­ sentazioni della vita di tutti i giorni furono nobilitate dall’amore di una esecuzione che seppe mettere in partico­ lare rilievo g li aspetti di un mondo attentamente scrutato nelle sue apparenze più pittoresche e suggestive; dalle ri­

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ceche di forti impressioni pittoriche, di nuovi valori illu- stativi ai quali ognuno cercava di dare l’impronta sua per esirimere un sentimento di poesia idilliaca o drammatica, liea o mesta. E in queste tele, dipinte più col sentimento eh; col colore (on se sert des couleurs mais on peint avec le sentim ent— diceva Chardin) e dove ogni cosa assume la sua fisionomia e il suo carattere proprio, la luce sfolgora nel’ ampiezza degli orizzonti e nelle aperte marine, si vela nel’ ombra del crepuscolo, s ’ attrista sulla nudità selvaggia dele rocce o sui dispersi casolari, allegra la rutilante po- ve:tà cenciosa di una folla multicolore.

* * *

Nella seconda metà del secolo X I X molti pittori napoletani abbagliati dalla splendente tavolozza di Mariano Fortuny cercarono nuovi effetti decorativi, fra abiti a stra­ scico, m erletti, ricami, galloni dorati, tappeti persiani, vesti sontuose. Contro questa nuova Accadem ia che - come disse Francesco Netti - aveva sostituito agli eroi nudi i signorotti vestiti, i giovani artisti, seguendo le vie trac­ ciate da Gigante e da Palizzi, vollero reagire. A vidi di libertà e di sole lasciarono i salotti e gli studii dove l ’aria diventava sempre più rarefatta per correre di nuovo all’aperto, per le vie, sulle sp iagge, al mercato, nelle Chiese, in campagna dappertutto dove fosse splendore di luce, fantasia di colori, animazione di folla. L o « Sposalizio in Basilicata» di Di Chirico e « la Processione del Corpus D o ­ mini » di Michetti — i due dipinti che destarono l’ammi­

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razione più fervida e convinta nella memorabile esposizione che si tenne a N apoli nel 1877 — furono tra le manife­ stazioni più notevoli e significative di questo rinnovamento a cui anche i pittori di Salerno parteciparono con impegno e con fede. Dedicandosi essi allo studio del vero con umiltà attenta, devota e consapevole e adeguando i loro mezzi espressivi alle esigenze dello sviluppo artistico del loro tempo ebbero alcuni dei doni più rari: un’anima entusiasta e giovanile, il senso poetico della vita, una vivacità di fantasia, una fluida vena narrativa che li portava spontaneamente a creare opere dove le ricerche disegnative e pittoriche tendevano ad ottenere non effetti d ’ illusione ottica, industriose combinazioni cromatiche, ma decisione di contorni, giustezza di rapporti tonali, esatto valore di chiaroscuro.

Non è possibile parlare diffusamente di questi pittori senza fare un’accurata analisi dei movimenti artistici che nel secolo scorso ebbero come centro Napoli. Basterà quindi accennare che sebbene diversi per incfóle e per intenti tutti ebbero in comune l ’amore per il loro paese e una tecnica talvolta non abbastanza elaborata, ma sempre lim pida e schietta, senza tormenti o riserve di origine intellettualistica e sempre obbediente a schiette, native im­ pressioni. Gaetano d ’A gostino, che iniziò la sua carriera riproducendo scene dell’antico mondo romano, trovò una delle più felici espressioni del suo temperamento impetuoso in certi quadretti di genere rappresentanti sagre popolari ove la robusta pennellata fa vibrare nella spessa e sapiente colorazione guizzi di luce lam peggiante in contrasto con le ombre proiettate. Raffaele D ’Am ato nell’ Orto della

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Ba-desso, seppe m aestrevolmente modulare i suoi verdi e i suoi toni di vecchie fabbriche chiare; Capone e Monte- fusco nella Pappa, nel Cantastorie rappresentarono le cose vedute con una vigile e scrupolosa fedeltà, attraverso vi­ sioni pittoriche intonate al loro sano e gustoso realismo; Della Mura, R u ggiero, Campanile, Vianelli riuscirono a ottenere nelle loro opere ineguali piacevoli effetti plastici e luminosi. L ’ansia delle ricerche, gli apporti di modi nuovi, le influenze straniere non valsero ad alterare i caratteri fondamentali della pittura di Esposito, di Tafuri e di Scop­ petta che restò legata ai valori tradizionali più belli e saldi dell’arte napoletana d ell’8oo. I viventi Loria, Rocco, Avallone, Ferrigno, Monteforte e Paolillo sono gli ultimi degni rappresentanti di quest’arte strettamente connessa agli spiriti e alle forme del suo tempo.

* * * *

Maestri di sincerità, creatori di semplici e pure ar­ monie, lontani da ogni arrivismo e da ogni superbia i pittori salernitani hanno compiuto un’opera che è destinata a restare anche come esempio di nobile e pertinace lavoro. Alcuni sono scomparsi e il loro nome non è rischiarato da una fama adeguata ai loro meriti; altri, nel pieno r i­ goglio delle loro forze, come Ulisse Caputo, Passaro, A v a l­ lone Pasquale, Mercadante, Albino, Nicoletti, con saggi diversi nelle forme e nei significati, si sono vittoriosam ente affermati nel mondo artistico e non hanno ancora fornito l ’intera misura delle loro possibilità.

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T ra i più giovani non mancano quelli dotati, ed essi, pur vivendo nel loro tempo, non si mostrano sordi ai richiami di quella voce che viene dalle tradizioni più belle della loro terra e che ha g ià dato ai loro predecessori accenti di appassionata umanità e di limpida poesia.

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d ella R. Sop rin ten d en za a ll’ arte m edioevale e m oderna d e lla Cam pania

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Nato a C ava dei T irren i nel 1825; m orì a N apoli nel 1896. Mosse il suo cam m ino artistico dagli insegnam enti di Filippo Palizzi, a cui restò leg ato per tutta la vita da una profonda immutabile devozione. A rtista sch ietto e sincero cercò di ren­ dere fedelm ente nelle sue tele, con uno spirito aderente alla realtà e con chiarezza di lin g u a gg io p ittorico, vedute e p aesaggi della sua terra: am pie vision i di pianure fu ggen ti a ll’orizzonte e agresti solitudini illum inate dalla luce d e ll’alba o del tram onto. I pochi dipinti esposti in questa M ostra valgon o a dare una chiara idea dell’arte sua, sem plice e serena, dom inata dal potente influsso del grande pittore abruzzese.

G A E T A N O F O R T E (Sala V )

Mancano dati precisi di questo pittore, assai m eno co n o ­ sciuto di quel che d o vreb b 'essere. N acq u e a Salerno probabil­ mente verso il 1797 e m orì in N apoli intorno al 1866. D i pro­ fessione architetto fu ben presto attratto dalla pittura e si dedicò in modo speciale e con ottim i risultati al ritratto. F u difatti ri­ trattista vigoroso di un raffinato m agistero tecn ico e di una singolare prontezza nel cogliere la vitalità espressiva del so ggetto. I ritratti esposti in questa M ostra, per il senso costruttivo, per la sapiente com binazione d elle om bre con la chiarezza delle parti illum inate, sono esem plari rappresentativi d e ll’arte sua. In un tem po in cui la pittura napoletana intristiva fra le pastoie e i convenzionalism i scolastici, G aetano F o rte ebbe il gran de merito di liberarsi dai ceppi d ell’A ccad em ia e di affermare la schiettezza e l ’indipendenza del suo tem peram ento pittorico con opere tutte im prontate a u n ’acuta e penetrante osservazione del vero.

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In coraggiato d a ll’am ico pittore D i C h irico, che gu id ò i suoi prim i passi sul cam m ino d ell’arte, lasciò g li studi d ’in gegneria e, vincendo la riluttanza paterna, si trasferì a Rom a per com p le­ tarvi la sua educazion e. N e ll’am biente rom ano si fece su b ito notare per la sua spiccata attitudine al disegno e per la bontà del suo carattere. T o rn ato ad A m alfi, si ritirò in un p icco lo studio offertogli dal C om u ne nei pressi d e ll’ ex C on vento dei Cappuccini e tra i lu ogh i, i costum i, le ridenti visioni d ella sua terra e della sua gen te tro vò una fresca sorgen te di ispirazione e di g io ia. In questo period o, che fu tra i più felici della sua vita, dipinse p aesaggi e m arine, ariosi e leg g eri, e quadretti di gen ere di una garbata e briosa p iacevolezza. Il «M edico del vil­

laggio-» o «Strada fa c e n d o » esposto alla Prom otrice del 1890

fu acquistato da R e U m berto per la Pinacoteca di C ap od im onte e per la grazia del so g ge tto , l ’esattezza dei piani, la giu sta intona­ zione può esser collocato tra i m igliori sag g i d ella sua p roduzione gio van ile. L u sin g ato dai successi che prim a di lui altri pittori napoletani avevano ottenuto a ll’estero si recò prim a a Parigi, poi a L on d ra e in G erm ania dedicandosi a ritrarre dal vero interni, strade, p aesaggi e in questi num erosi dipinti — rapide notazioni crom atiche di evid ente derivazione d alla p ittu ra im pressionista francese -— profuse la g en tilezza e l ’ elegan za d el suo tocco. T o r ­ nato in Italia si ferm ò a N apoli d ove visse fino al 1920 lavorando m oltissim o anche per illustrare copertine, lib ri, gio rn ali, riviste. Pittore di elegan ze e di b ellezze fem m inili ha qualche vo lta una viv a cità che fa ricordare il D e N ittis e i dipinti raccolti in questa M ostra per la finezza del d isegno, per la gen tile arm onia della colorazione sono sicure testim onianze d elle sue belle qualità d ’artista.

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G A E T A N O E S P O S IT O (Sale V ili e IX)

Nato a Salerno nel 1858 entrò giovanissim o n e ll’istitu to di Belle A rti di N apoli. D iscepolo, fra i m igliori, di D om enico Morelli e di Filippo Palizzi non aveva ancora venti anni quando espose alla Mostra del 1877 tre quadri che per la robustezza del m odellato e il vivace sentim ento del colore suscitarono l ’ammirazione dei critici e del pubblico. L a sua carriera si iniziò sotto g li auspici più lieti e il gio van e pittore assidua­ mente lavorando si diede alla ricerca d elle form e più adatte alla sua rude sincera e fervente anim a di artista. A rso dal d e­ siderio di dare alle sue opere la più larga potenza di espressione sintetica, carattere irrequieto e violento, assillato da un intim o dramma, non potè mai ragg iu n gere quel perfetto dom inio di se stesso e del vero che — com e è stato d etto — in ogni arte fa lo stile. N ella sua produzione vasta e disu gu ale non sono rari i dipinti di una fattura torm entata e laboriosa che lasciano scor­ gere sotto le pennellate nervose e insistenti lo sforzo di un artista turbato che anela a nuove conquiste a m isura che avanza e si cerca a misura che la visione d ilegu a dinanzi a lui. Ma nei suoi momenti felici riuscì a creare opere di una solida e sobria costruzione crom atica che possono considerarsi com e le tipiche manifestazioni della purezza e della forza del suo istinto p itto­ rico. O ppresso dal fantasm a di una donna che si u ccise per lui, chiuse tragicam ente la sua esistenza a S ala C on silin a nel 19 11.

G A E T A N O C A P O N E (Sala X)

Nato a M aiori nel 1845 iniziò i suoi studi n ell’istitu to di Belle A rti di N apoli sotto la gu id a del pittore Tom m aso D e V iv o . Stimato e protetto dai maestri ottenne per i suoi meriti speciali il prolungam ento d e ll’annua pensione che fin dal prim o anno gli era stata concessa dalla Provincia di Salerno. D a N apoli passò a Rom a a ll’A ccad em ia di S. L u ca dove frequentò lo

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studio di Cesare F racassini che lo pred ilesse fra g li altri suoi discepoli. G li insegnam enti accad em ici dei due pittori soprain ­ dicati valsero a fornirgli i prim i elem enti d ella sua ed u cazion e artistica, ma nessun deciso orientam ento determ inarono nel suo spirito che fu in vece pronto ad acco gliere le idee e ì m etodi nuovi che nel cam po artistico napoletano fecero germ in are i modi innovatori di D . M orelli e il p otente realism o di F ilipp o Palizzi. S orretto dalla stim a di questi due M aestri che g li furono largh i di suggerim en ti e di con sigli si stabilì a M aiori in una casetta don atagli dalla m unificenza del sig. B eniam ino Cim ini

senior e in questo asilo di pace, nella calm a e nel raccoglim en to

di una vita serena, si dedicò con incessante lena al suo assidu o lavoro. D ipinse so gg etti sacri nelle Chiese di C asalvelin o e di F iscian o , nella B adia d ella S S . T rin ità di C ava, nella C ollegiata di M aiori e vigorosi ritratti tra cui quello di G lad sto n e ; ma la sua diuturna attività pittorica si svolse sopratutto nella rap pre­ sentazione di lu ogh i e costum i caratteristici d ella sua region e che descrisse con u n ’attraente spigliatezza di narratore e di aneddotista.

M orì a M aiori nel 1924.

A N G E L O D E L L A M U R A (Sala X) N ato a M aiori nel 1867 ; v i m orì nel 1922.

N ipote del p ittore G aetan o Capone fu ed u cato a ll’arte dallo zio che fu il prim o a notare la sua vivissim a vocazion e per la pittura. N el 1885, espose alla Prom otrice S alvator R osa il suo prim o quadro « L a mia d o te ». Partecipò in s e g u ito a num erose altre E sposizioni italiane e straniere (Londra 1888 - Palerm o - G en ova - T o rin o 1892 - R om a 1893 - M ilano 1894).

D ella sovrana b ellezza d ella costiera am alfitana fu il pittore più innam orato e fedele e rappresentando nelle sue tele lu ogh i e m arine di M aiori o dei dintorni di A m alfi, addorm entati a ll’om bra d e ll’occaso o irradiati da un sole ab b aglian te, cercò di esprim ere

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l ’ intima gio ia del suo spirito e dei suoi occhi al cospetto del cielo sereno, del m are scintillante, dei villa g g i ridenti, im m ersi in quella luce che dona a tutte le cose la m agica vita dei colori.

La sua inesperienza degli impasti g li im pedi di rendere con tecnica sapiente il gio co arm onioso delle tinte tra i riflessi delle acque e le lim pide trasparenze d e ll’aria, ma le sue opere m igliori sono di una fattura così nitida e schietta che bastano a dim o­ strare le sue belle doti di sem plicità, di m isura e di finezza.

V IN C E N Z O M O N T E F U S C O (Sala XI)

Nato a C ava dei T irren i nel 1856 si trasferì a N apoli g io v a ­ netto per frequentarvi l ’istitu to di B elle A rti. F u allievo prima dello Sm argiassi per il p aesag gio , poi del M ancinelli per la figura. D al 1868 studiò alla scuola del M orelli che fu il suo vero M aestro. C oloritore versatile e pronto, dotato di un vivo temperamento, si dedicò a descrivere caratteristici episodi della vita popolare e in questi quadri di un realism o sano e g u stoso, riusci ad ottenere piacevoli effetti plastici e lum inosi. T rattò anche l ’acquarello e tentò un quadro di vasta com posizione: « Settembrini nella prigione di S. Stefano ». I dipinti esposti in questa M ostra rappresentano la som m a dei suoi m ezzi espressivi. Artista m aggiore della sua m odesta fam a m orì a Rom a povero e dim enticato nel 1912.

R A F F A E L E D ’A M A T O (Sale X I e XII)

Nacque a M aiori nel 1857; vi m orì nel 1921. A llie v o di Giacomo Di Ch irico tra il variare delle tendenze artistiche del tempo suo rim ase costantem ente fedele alla pittura di genere. Un suo quadro esposto alla Prom otrice del 1914 rappresentante la Cucina di S. Francesco per le qualità del colorito e la m i­

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nuziosa cura dei d ettagli fu giu d icato d egn o di un m aestro olandese. A rtista di buona tem pra, osservatore acuto ed attento, nei suoi dipinti, finem ente esegu iti in ogni parte dal vero , rap­ presentò con una tavolozza ristretta, m ancante di sonorità c r o ­ m atiche, m a con disinvolta franchezza di tocco interni, ved u te, paesaggi e gio co n d e costum anze popolari.

G A E T A N O D A G O S T I N O (Sala XII)

N ato a Salerno nel 1837; m orto a N apoli nel 1914. E ducato alla scu ola del M orelli si inspirò alla storia an ­ tica ed ebbe il sentim ento degli episodi di vita rom ana che rap­ presentò nei suoi quadri più n otevoli con prontezza e viva cità di im m aginazione. Un suo dipinto « I saltim banchi a Pom pei », esposto alla Prom otrice del 1877, per la origin alità della com ­ posizione, per la varietà d egli atteggiam enti, per la ferm ezza del disegno suscitò l ’am m irazione del pubblico e dei critici. A ltr i due dipinti « L a vita romana sotto Claudio » e « P r o P atria ad aera-

rium » costituiscono le testim onianze m igliori e più sign ificative

d e ll’opera coscienziosa e m editata di questo nobile artista che si dedicò anche, con buoni risultati, alla pittura ad acquarello ed a fresco. (Chiesa del G esù V ec ch io a N apoli: affreschi rappr.

A p o stoli; S ala del R ettorato n ella R . U n iversità di N apo li:

affreschi rappr. : Passaggio d e ll’ A n tica Università a ll’ Università

d egli Studii; Fondazione d ell’ Accadem ia Ercolanense; S ed e del-

l ’A ccad em ia R eale : affreschi rappr. : Scavi di E rcolano e Pom pei

a ll’epoca d i Carlo I I I ; C onservatorio di M usica: affresco rappr. S , Cecilia ni.').

N ella storia d ella pittura napoletana d e ll’800 il suo nom e può essere collocato accanto a quelli di Cam illo M iola e di G iu ­ seppe B oschetto, con i quali ebbe una n otevole con cord anza di gu sto e di tendenze.

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Nato a Salerno nel 1S57 com pì i suoi studi a ll’ istitu to di Belle A rti di N apoli. E spose la prim a vo lta alla Prom otrice Salvator Rosa nel 1880 e p artecipò in seguito a im portanti Mostre italiane e straniere con notevoli quadri rappresentanti ve­ dute e p aesaggi. Stab ilita a V en ezia la sua dim ora si dette intera­ mente a riprodurre monum enti e siti del V en eto cercando di ren­ dere nelle sue tele g li aspetti più caratteristici e suggestivi di quella regione. F ed ele allo spirito delle tradizioni paesistiche napoletane ad esse cercò di uniform are i suoi mezzi pittorici che continuam ente elaborò, sem plificandoli e m odernizzandoli. Dipinse anche quadri di argom en to sociale e scene di gen ere:

{L'alcool, Un p o ’ d i p olitica, L a polenta, ecc.); ma il suo nom e

e la sua fama restano d u revolm en te affidati ai paesaggi e alle vedute che sono le prove m igliori della sua fine perizia e del suo sicuro gusto.

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S A L A N. V. i . Si mono Cam panile

2. » » 3. » » 4. » » 5. » » 6. » »

7

. » » 8 Gaetano F orte

9

. » » 1 0 . » » 11. » » 1 2. » * » 1. P ietro Scoppetta 2. » »

3

. » » 4. » »

5

. » » 6. » » 7. » » 8. » »

— V ed u ta C ava dei T irren i (prop. E. Consiglio).

— A ssa lto al p ascolo (prop. Banco di N apoli).

— Piana di Pesto (prop. E . Consiglio). — V a c c h e al pascolo (prop. Banco di

N apoli) .

— R itorno al pascolo (prop. E. C onsiglio). — Piana di Salerno (prop. Palazzo R eale

di Capodim onte).

— C am pagna salernitana (prop. E . C o n ­ siglio).

— R itratto d ella suocera (prop. R . A c ­ cadem ia di B elle A rti - N apo li). — R itratto del padre (prop. R . A c c a ­

dem ia di B elle A rti - N apoli). — R itratto del canonico N ico la G iord ano

(prop. G ali. A rte M od. - Roma). — R itratto d e ll’arch. D om enico G helli

(prop. M useo di S . M artino). — R itratto del G en erale R occarom ana

(prop. R. A c c . di B elle Arti-N apoli).

S A L A N. V I.

P arigi (prop. R. Scoppetta).

R avello » »

M argherita fior d ’am ore (pr. R. Scop p etta) A u tu n n o (prop. Com m . F . G argano). Il m edico del villa g g io (prop. R e g g ia di

C apodim onte).

E state (prop. C om m . F . G argano).

I prim i passi (prop. R . Scoppetta)

(47)

9 io

ir

12

13

14

15

16

17

18 19 2 0 21 22 2 3 24 2 5 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42

P ietro Scop p etta — V itto rin a L ep an to (prop. R. Scoppetta)

» » — A n tic o convento » » » » — Balcone barocco » » » » — C ontadina di R avello » » » » — L a m od ella » » » » — In cam pagna » » » » — Staz. di F re ib u rg » » » » — D u e figure » » » » — Sch izzi a penna » » » » — Piccolo pescatore » » » » — T ip i am alfitani » » » » — Il F usaro » » » » — Fontana antica » » » » — A ra n ceto » » » » — A n g o lo del corso » »

» » — Il giornale d ella m oda » »

» » — Cantina napoletana » »

» » — L o scialle verd e » »

» — V a lle dei m ulini (prop. Banco di N apoli).

» — G io iosa (pr. R. Scoppetta).

» — F igu rin a elegan te » »

» — A n g o lo del C orso » »

» — S tu d io di bosco » »

» — A u tu n n o » »

» — Prim avera fiorita » »

» — Q uattro costum i di A m alfi » »

» — Im bronciata » »

» — S u lla via di Sorrento » »

» — L ’orafo » »

» — R itratto della sign ora G argano (prop.

Com m . F . G argano).

» — L ag o di L u crin o (pr. R. S coppetta)

» — Posillipo » »

» — S o tto il p ergolato » »

» — L o spillone » »

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S A L A N. V II.

V I S I O N I D I P A E S T U M dalle prim e scoperte ai recenti scavi. 1. Anonim o — I tem pli di Paestum (olio - propr. R eg g ia di

Caserta).

2. P ir o li — Paestum . I portici (la così detta Basilica) - (stampa). 3. B artolozzi F . (1725-1815) — - Il tem pio di C erere (proprietà

S . E . G uariglia).

4. A nonim o — Interno del tem pio di N ettuno (olio - prop. R e g ­ gia Caserta).

5. B artolozzi F . — Interno del tem pio di N ettu n o (propr. S. E . G uariglia).

6. P ira n esi G. B . (1720 - 1778) — Particolare d ella così detta B asilica.

7. » — (Pronao d ella così detta Basilica).

8. P itlo o (van) A. (1790 -18 37) — I tem pli di Paestum al tra­ m onto (propr. R egg ia di Capodim onte). 9. P iran esi — Interno d ella così detta B asilica.

10. » — L a così detta Basilica.

11 . Anonim o — I tem pli di Paestum (olio - propr. R e g g ia di Caserta).

12. P iran esi — Interno della così detta B asilica.

13. » — L a cella del tem pio di N ettuno.

14. V ertunni A. (1826-1897) — Interno del tem pio di N ettuno (olio - propr. M useo N az. S . M artino). 15. D esprez t . Giovanni (1740-1804) — V isio n e di Paestum . 16. E sposito G. (18 58 -19 11) — I tem pli di Paestum (olio - propr.

sig . G . B. G iacchetti).

17. G igante 6.(1818-1876) — A va n zi di Paestum (diseg. daW ensel) 18. P ira n esi — Pronao d ella così detta B asilica.

19. Anonim o — V ed u ta panoram ica di P aestum (propr. R eg g ia di Caserta).

20. P ira n esi — Il tem pio di Cerere.

21. B en oist F . (1813 - 1879) — L es trois tem ples de Paestum . 22. P iran esi — Particolare d ella cella del tem pio di N ettuno, 23. Broclieclon G. (1787-18 54) — I tem pli di Paestum .

(49)

24. Hakewell M. (m. 1842) - I tem pli di Paestum . 25. Tiranesi — Pronao del tem pio di N ettuno.

2 6 . » --- » » » » »

27. M oretti (}. M. (sec. X IX ) — I tem pli di Paestum. 28. Porta Sirena - stam pa anonim a.

29. Visione di Paestum - stam pa anonim a. 30. Piranesi — Il tem pio di N ettuno.

3 1. H ackert I . F . (1737-1807) — I tem pli di Paestum. 32. Anonimo — Paestum .

33. Bartolozzi F . — V ed u ta panoram ica di Paestum (dal Paoli). 34. L egrand L . — V ed u ta generale delle rovine di Paestum (1750). 35. Piranesi. — V isio n e d ’insiem e dei tem pli di Paestum .

Nella vetrina'.

Morg'hen E . (1758-1833) — V ed u te di Paestum . Jlajor T. (1720-1799) — Ruins o f Paestum .

Lagrardette (De) E . (sec. X IX ) — R uines de Paestum . Venuti D. (sec. X IX ) — I tem pli di Paestum . Paoli P . A. — D ella città di Paestum .

A l centro'.

Modello plastico del tem pio di N ettuno (dalla Soprint. A ntich.).

» » della così detta Basilica.

» » del tem pio di C erere.

» » della Porta M arina di R. Capone.

Testa bronzea di A p o llo (M useo Provinciale di Salerno). Di proporzioni m aggiori di q u elle che sono le com uni dim en­ sioni della m aggior parte dei bronzi pervenuti d a ll’antichità fino a noi, venne questa testa fortuitam ente ricuperata nelle acque del golfo di Salerno (a. 1930). Ignota è pertanto la sua provenienza e la sua originaria destinazione ; si può solo supporre che sco­ perta in età non determ inabile fra le rovine di Paestum , fosse dagli scopritori trasportata per m are assiem e ad altre anticaglie a Salerno e qui naufragasse in vicin anza del porto. Ma qualunque sia il suo luogo di o rigin e, certo è che per le sue dim ensioni, per il taglio della lam ina del bronzo alla base del co llo , doveva questa testa appartenere ad un gran de sim ulacro di culto e ad un tempio sacro ad A p o llo .

(50)

Il dio dal vo lto florido, giovan ile, quasi fem m ineo, incorniciato dalle ciocche torm entate e sconvolte dei capelli, quasi p ercosse da un vento im petuoso, è rappresentato n e ll’atto di vo lg ersi leggerm ente da un lato e di gu ard are pateticam ente e fissam ente innanzi a sè: ed è lo sgu ard o pieno di lum inosa e g rav e seren ità di un dio.

Il trattam ento p ittorico dei capelli a m asse violente di luci e

di om bre, con evid ente sprezzo dei particolari, ed i caratteri stilistici della testa, ci richiam ano al periodo ellenistico ed a q u elle scuole di arte che ebbero com e fine essenziale la ricerca del patetico e d ’effetto : Pergam o e Rodi.

L ’età della scultura è da assegnare tra la seconda m eta del I I P

e i prim i decenni del II0 sec. a. C. S A L A N. V i l i ,

i . Gaetano Esposito — M arina di N apoli (propr. ing. D .L orito).

2. » — V ec ch io pescatore (propr. M useo P ro v.

Salerno).

3. » — Cristo benedice i fanciulli (propr. R .

A ccad em ia B elle A rti — N apoli).

4. » — A l pozzo (propr. D . Perotti).

5. » — R itratto d el padre (propr. barone C .

Chiarandà).

6. » — Palazzo don n ’A n n a (propr. P. C aru so).

7. » — R itratto d e ll’incisore Pisanti (propr. R .

A ccad em ia B elle A rti — N apoli).

8. » — A sin e lli (propr. Ing. D . Lorito).

9. » — N udo (propr. Com m . Casciaro).

10. » — L a m ia m odella (propr. C . Casella).

11. » — Cristo presentato al p opolo (propr. R .

A ccad em ia B elle A r ti — N apoli).

12. » — T esta di m onaco (propr. b a ro n eC . C h ia ­

randà).

13. » — Paesaggio siciliano (propr. barone C .

(51)

14. W. Esposito — M ezza figura (propr. Ing. D . Lorito).

15. » — R itratto di V . M igliaro (pr. comm. Casciaro).

S A L A N. IX .

1. » — M um m arellara (propr. On. M. Iannelli)

2. » — Pacchiana (propr. Com une di Salerno)

3. » — R icordi di N apoli (propr. Banco Napoli)

4. » — R itratto di N ina Chiarandà (proprietà barone

C . Chiarandà)

5. » — M ezza figura (propr. T . Giosi)

6. » — In chiesa (propr. O . Casella)

7. » — R itorno dalla pesca (propr. C on siglio province

Econom ia Salerno)

8.

» — R itratto di signora (prop E. Buono)

9. » ■— S ta d io (testa di bimba) (prop. Banco di Napoli)

10. » — M um m arellara (propr. Com une Salerno)

11. » — G olfo di N apoli (propr comm. G . Casciaro)

12. » — Soffitto teatro S . M. C. T . (propr. E . Buono)

13. » — R itratto di signora (propr. O . Casella)

14. » — Scu gn izzo (propr. com m . Casciaro)

15. » — S cu gn izzo (propr. G . B. Giacchetti)

S A L A N. X .

1. (ìaetaiio Capone — Ritratto della sig .ra Beatrice del Plato (propr. B. Cimini)

2. » — S tu d io di zucche (propr. L. D ella Mura)

3- » — Il presepe (propr. com m . G . Gargano)

4- » — L a pappa (propr. L . D ella Mura)

5- Giacomo Di Chirico — R itratto del pittore Capone (propr. com m . Accardi)

6. Gaetano Capone — Il m acinato (propr. on M. Iannelli)

7- » — C ortile ( » )

8. » — L a zingara ( » )

9. Angelo D ella Mura — V ec ch io pozzo a R avello (pr. P. Caruso) 10. fìaetano Capone — E state (propr. avv. M ezzacapo)

(52)

11 . Gaetano Capone — « V iv a ’o R R e! » (propr. Palazzo R eale Capodim onte)

12. » — Inverno (propr. avv. M ezzacapo)

13. » — M acchia dal vero (pr bar. A . D e A ngelis)

14. Angelo D ella Mura — L a costiera di M aiori (propr. B. Cimini)

15. » — C astagneto (propr. B. Cimini)

16. Gaetano Capone — C attedrale di A m alfi (propr. R A cca d e ­ mia Belle A rti Napoli) 17. Angelo D ella Mura — Panoram a di M aiori (propr. barone

D e Angelis)

18. » — T o rre di S alicerch ia (propr. barone

D e A ngelis)

S A L A N. X I .

1. Vincenzo M ontefusco — D opo la messa (proprietà Palazzo R eale Capodimonìte)

2. » — V ed u ta di V en ezia (propr. R. A c c a ­

dem ia Beile A r ti N apoli) 3. Raffaele D ’Amato — L a cucina di S. F ran cesco (propr. on.

C . Sorgenti)

4. Vincenzo M ontefusco — S p iag gia di M ergellina (proprietà Banco Napoli)

5. » — F igu ra di donna (proprietà Palazzo

R eale Capodim onte) 6. Raffaele D ’Ainato — F rate in orazione (propr. P. Caruso)

7. » — L ’orto della badessa (propr. M unicipio

di Napoli)

8. » — Piog gia vicin a (prop. B. Cimini)

9. » — M arina di M aiori (proprietà ve d o va

D ’Am ato)

10. Vincenzo M ontefusco — L a benedizione d ella barca (propr. P rovin cia di N apoli)

1 1 . » — Cantastorie (propr. Palazzo R eale

Capodim onte)

(53)

3-4 -5- 6. 7 -8. 9' io 11. 1 2 . 13-’4 15-i 6 . 17-18. 19-2 0 . 2 1. 2 2. 23 -24. 25 -26. 27. 28.

Gaetano D ’A gostino Bagno pom peiano (propr. D .r Eliseo

D ’A gostin o)

» » — T e sta di S. Pietro (pr. G . D ’A gostino)

R. D’Amato — C arro con bufali (propr. ved. d ’Am ato) R. Tafuri — C ortile di A m pezzo di C ardia (pr. avv. R Sica) G. D’Agostino — Scena rom ana (propr. O . Casella)

R. Tafuri — V isio n i di P eru gia (propr. C av. M. Scaram ella)

■» — » »

G. Capone — N u d o (propr. R. Prefettura di Salerno) G. D’A gostino — A p p io C laudio (propr. O . Casella) R. Tafuri - V isio n i di Peru gia (propr. C av. M. Scaram ella)

» » »

R. D’Amato — R itorno dal lavoro (propr. ved . D ’Am ato) R. Tafuri — V ec ch io cortile di R avello (propr. P. Caruso) R. D’Amato — T e sta di m onaco (propr. ved. D ’Am ato) G. D ’A gostino — I quattro evangelisti (prop. com m . C a ­

sciaro)

Emanuele Caputo — Bosco (propr. sig na Caputo)

» — Paesagg io » » »

» — N atura m orta » » »

G. D’A gostino — C risto e gli apostoli (propr. G . D ’A gostino)

» — I saltibanchi a Pompei (propr. M unicipio

di Capua) R. Tafuri — Bosco (propr. cav. M. Scaram ella)

» — C ontadina con capretta (propr. cav. M. S ca ra ­

mella)

» — V isioni di Peru gia (propr. cav. M. Scaram ella)

» — C ortile (propr. D . Perotti)

» — V isio n e di Peru gia (propr. c a v. M. Scaram ella)

» — Bosco con contadina (propr. cav. M. S cara­

mella)

» — Il ponte dei sospiri (propr. a v v . R. Sica)

» — Caffè Florian (propr. Consiglio Prov. E cono­

(54)

30. » — R avello (propr. avv . R . Sica)

31. » — V isio n i di P eru gia (propr. cav. M. Scaram ella)

32. » — F o g lie secche (propr. avv. R . Sica)

33. » — V isio n i di Peru gia (propr. cav. M. Scaram ella)

S A L A N. X I I I .

In questa sala sono raccolti alcuni significativi sag g i d e ll’a t­ tività artistica che D om enico M orelli svolse nella P rovin cia di S a lern o .

1. Domenico M orelli — S. Pietro (cartoni per il Duom o di A m alfi) (propr. M unicipio Am alfi)

— S . T om m aso »

— S . A n d re a »

— S . S im o n e »

— S . Paolo »

— B o zzetto sipario teatro V erd i (propr. D . G . Pavoncelli)

7. » — S . M atteo (propr. M unicipio Am alfi)

8. » — S . L u ca

9. » — S . G iaco m o M inore (propr. M unicipio

10. » —- S . G iu d a T a d d e o (propr. M unicipio

Am alfi)

11. » — S . G iovanni (propr. M unicipio Am alfi)

12. » — S . B artolom eo »

13. » —- S . G iacom o M aggiore »

14. » — 30 tav o lette - studi di C ava dei T irren i

ed A m alfi (propr. G alleria d ’ A rte M oderna - Roma)

(55)

M O ST R A A R T E C O N T E M P O R A N E A

C O M M IS S IO N E O R D I N A T R I C E Pr o f. P . E . Pa s s a r o

(56)
(57)

1. Luigi P aolillo — U n giorno d ’autunno. 2. Angela Scialdone — N atura m orta (pastello). 3. Luigi P aolillo — L a figlia del giardiniere.

4. » — N e ll’ubertosa valle di Tram onti.

5. » — Un angolo paradisiaco della V illa Rufolo

(Ravello).

6. » — Pro aris et focis.

7. Flam inia Bosco Fonseca P im en tel — R itratto di bam bina. 8. Maria M utariello — Pergolato.

9. Vincenzo In fan te — Il viale. 10. Antonio Garofalo — Scena cavese.

11. » — S . L ib eratore (Cava dei Tirreni

12. » — C ortile ( »

13. » — S alita T o lom eo ( »

14. » — A vv o c atella ( »

15. » — V illa g g io D upino ( »

16. » — Controluce.

17. Maria Correale B ertolan i — G iorn o g rig io in costiera (da Paolillo).

18. Antonio Garofalo — V ecch ia fontana. 19. L uigi P aolillo — M arina salernitana. 20. Franco Ulderico F orcellini — Faraglioni. 21. L uigi P aolillo — S orriso autunnale. 22. P io Bruno — C asa di cam pagna. 23. L uigi P a o lillo — Cuori giovani.

24. R affaele D ’ Am ato — L a costiera da M aiori (acquarello) 25. P io Virilo — Panoram a da S. M aria a T o ri (Cava dei Tirreni).

S A L A N. X V

1. Remo Capone — Contadini al tram onto. 2. M atilde Pasanisi — Il T an agro.

3. A lfonso Franco — D alla loggia. 4. Elvira M artinez y Cabrera — Il viale.

(58)

5. Maria M utariello — Polveriera di Salerno. 6. Giuseppe Znnnotti — Cortile.

7. » — Chiostro dei Benedettini (Palermo).

8. » — P aesaggio da O gliara.

9. » — M arina di S . C atald o (Palermo).

10. » — Serenità.

ix . » — M arina di S. Erasm o.

12. » — Il dono di N atale.

13. » — Il bivio.

14. Salvatore P adala — C on iglio m orto.

15. Maria Correale B ertolan i — M istica pace. C ielo d ’oriente. 16. Nicolò I)i Sim one — M arina.

17. Salvatore P adala — A u to ritratto (pastello)

18. » — Germ ani.

19. Maria Correale B ertolan i — Cim itero di R edipuglia.

S A L A N. X V I 1. Manfredi N icoletti — A m alfi (Notturno).

2. » » — S. Chiara (N otturno).

3. Olga Xapoli A rgenziano — Riflessi.

4. » » » — V io lette m ie...

5. » » » — T ap p eto d ’oriente.

6. Olga Schiavo — V isio n e rustica. 7. Filom ena P roto — Il cieco.

8. Elvira M artinez y Cabrerà — Interno.

9. » » » —- Castagneto.

10. Gastone Gambogi — L ’alunno (bronzo). 11. Paolo Caruso — N atura morta.

12. » » — S tradetta per M inori.

13. » » — G iardino H o tel Caruso.

14. Luca Albino — Pacchiane, per la città.

15. » » — M ercato di M elloni.

16. » » — T o rre di M aiori.

(59)

i8. Luca Albino — Cucina del convento.

19 » » — C ostiera di A m alfi.

20 » » — M ercato - tem pera.

21. » » — M aiori - T o rre norm anna.

22. Paolo Caru so — G iardino H otel Caruso.

23 » — A m alfi. V ed u ta del porto.

24 » — C o rtile m astro Francesco.

25 » — Piazza di R avello.

26. » — Cortile.

27. Olga Sch iavo — M uta fo rtezza: la polveriera di Salerno.

28. » — O m bre sul sole.

29. Manfredi N icoletti — M inori. S. Trofim ena.

30. » — F esta di S. Pantaleone (Notturno)

31. » — L ’uscita della processione.

32 » — A u toritratto.

33. » — C on certo m usicale.

34. » — S . M aria a G radillo (Notturno).

S A L A N. X V I I

1. A ntonietta Casella R eraglia — Pergolesi (ritr. dal bronzo di A m endola).

2 Arturo B eraglia — M eriggio.

3 A ntonietta Casella D eraglia — L a collana d ’ambra. 4 Arturo D eraglia — Barche.

5 A ntonietta Casella D eraglia — Pesci. 6 A rturo B eraglia — M arina.

7 » — A b b an d on ato (plastilina).

8 » — Broncio (terracotta).

9 Guglielmo B eraglia — M onello (bianco-nero).

10 » — Donna che cuce (bianco-nero).

11 » — N u d o (pastello).

12 » — D op o la pioggia.

13 » — Pensierosa.

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