Galileo e Dante: cenni sulle dimensioni dell’Inferno
Mary Ellen D’InnocenzoSe è stata cosa difficile e mirabile .... l'aver potuto gli uomini per lun-ghe osservazioni, con vigilie continue, per perigliose navigazioni, mi-surare e determinare gl'intervalli de i cieli, i moti veloci ed i tardi e le loro proporzioni, le grandezze delle stelle, non meno delle vicine che delle lontane ancora, i siti della terra e de i mari, cose che, o in tutto o nella maggior parte, sotto il senso ci caggiono; quanto più maravi-gliosa deviamo noi stimare l'investigazione e descrizione del sito e fi-gura dell'Inferno, il quale, sepolto nelle viscere della terra, nascoso a tutti i sensi, è da nessuno per niuna esperienza conosciuto; dove, se bene è facile il discendere, è però tanto difficile l'uscirne, come bene c'insegna il nostro Poeta in quel detto:
Uscite di speranza, voi ch'entrate.
Galileo Galilei DUE LEZIONI ALL'ACCADEMIA FIORENTINA CIRCA LA FIGURA, SITO E GRANDEZZA DELL'INFERNO DI DANTE - 1588. Il giovane Galileo fu invitato dall’Accademia Fiorentina a tenere nel 1588 “Due lezioni circa la figura, sito e grandezza dell’Inferno di Dante”.
Il primo che si pose la domanda della struttura dell’Inferno, descritto da Dante, fu Brunelleschi, nel contesto di lettura della Divina Commedia non solo come opera religiosa e morale, ma anche come raffigurazione realisti-ca, in quel passaggio culturale della percezione dello spazio e della sua rap-presentazione tipica del 1400.
Galileo aveva 25 anni, aspirava ad una cattedra di matematica e di astro-nomia, era alla ricerca di una occupazione, l’Accademia Fiorentina notò questo giovane ambizioso e già noto erudito, e gli affidò questo compito che non verteva solo sullo studio dell’Opera, ma anche di difesa dell’Acca-demia e della città stessa.
La controversia faceva riferimento alle diverse interpretazioni di un fioren-tino, Antonio di Tucci Manetti, e un lucchese, Alessandro Vellutello.
Manetti fu biografo di Brunelleschi, e studiò gli aspetti geometrici in modo approfondito della struttura dell’Inferno. I risultati furono pubblicati in una edizione della Divina Commedia nel 1481 da Landino, precettore di Lo-renzo il Magnifico.
Nel 1544 in una edizione della Divina Commedia vi era riportato un com-mento di Vellutello che ribaltava le conclusioni di Manetti, polemizzando e ironizzando con gli accademici fiorentini.
Aver trovato gli antichi testi scritti a penna, ma più i moderni im-pressi a stampa incorrettissimi…la seconda, che diciamo esser quan-to a la correzzione del tesquan-to, di questa ardirò dire che, se ’l poeta stesso resuscitasse, non la intenderebbe altramente lui, per che, avenga che tutti gli antichi testi scritti a penna, ma piú i moderni im-pressi a stampa, per la ignoranzia de gli scrittori e impressori, o di chi li fece scriver od imprimere, sieno incorrettissimi..
Le radici del risentimento dei fiorentini verso i lucchesi, era riferito all’azio-ne strategica del Bruall’azio-nelleschi di allagare Lucca, tagliando le sponde del fiu-me Serchio, ma i lucchesi riuscirono ad avere questa informazione utiliz-zandola a discapito dell’esercito fiorentino, che battè in ritirata.
L’edizione del Vellutello ferì l’orgoglio fiorentino e vollero risolvere la que-stione affidando ad un tipo di argomentazione non contestabile tale con-troversia, ma anche a solidi riferimenti letterari, e la persona che poteva affrontare questo tipo di esposizione era Galileo.
Galileo è consapevole che la fisica e la matematica non consistono soltan-to di calcoli dal punsoltan-to di vista tecnico, ma contribuiscono ai dibattiti cultu-rali, paragonabile a quello delle materie umanistiche.
Galileo inizia la prima lezione con un esame della tesi di Manetti contrap-posta a quella di Vellutello.
L'ordine che terremo nel nostro ragionamento, in dichiarare la prima opinione, sarà questo:
Prima considereremo la figura ed universal grandezza dell'Inferno, tanto assolutamente quanto in comparazione di tutta la terra.
Nel secondo luogo, vedremo dove ei sia posto, ciò è sotto che superfi-cie della terra.
Terzo, vedremo in quanti gradi, differenti tra loro per maggiore o mi-nor lontananza dal centro del mondo, ei sia distribuito, e quali di essi gradi siano semplici, equali composti di più cerchi o gironi, e di quan-ti.
Nel quarto luogo, misureremo gl'intervalli che tra l'un grado e l'altro si trovono.
Quinto, troveremo le larghezze per traverso di ciascheduno grado, cerchio e girone.
Nel sesto luogo, avendo già considerate le predette principali cose, con brevità racconteremo tutto il viaggio fatto da Dante per l'Infer-no, ed in questo accenneremo alcune cose particolari, utili alla per-fetta cognizione di questo sito.
L’Inferno è una cavità conica il cui vertice si trova al centro della Terra, e il cui asse, a livello della superficie, è posto in corrispondenza di Gerusalem-me, il cerchio che ne è alla base ha un diametro uguale al raggio della Ter-ra, il settore infernale occupa un sesto dell’area del disco.
Ma volendo sapere la sua grandezza rispetto a tutto l’aggregato dell’acqua e della terra, non doviamo già seguitare la opinione di al-cuno che dell’Inferno abbia scritto, stimandolo occupare la sesta par-te dello aggregato; però che, facendone il conto secondo le cose di-mostrate da Archimede ne i libri Della sfera e del cilindro, troveremo che il vano dell’Inferno occupa qualcosa meno di una delle 14 parti di tutto l’aggregato: dico quando bene tal vano si estendessi sino alla superficie della terra, il che non fa; anzi rimane la sboccatura coperta da una grandissima volta della terra, nel cui colmo è Jerusalem, ed è grossa quanto è l’ottava parte del semidiametro.
Vellutello concepiva l’Inferno come proporzioni di un cilindro, con i relativi gradini costituiti da rette parallele, Galileo nota nella sua esposizione che non possono essere in tal modo, ma devono essere convergenti, in modo da essere stabili, anche se queste ipotesi alla successiva luce della teoria gravitazionale di Newton appaiono ingenue.
Ponendo che il burrato si alzi su con le sponde equidistanti tra di lo-ro, si troveranno le parti superiori prive di sostegno che le regga, il che essendo, indubitatamente rovineranno: perciò che essendo che
le cose gravi, cadendo, vanno per una linea che dirittamente al cen-tro le conduce, se in essa linea non cen-trovano chi le impedisca e sosten-ga, rovinano e caggiono.
Galileo argomenta le proporzioni dei gironi infernali con l’architettura del-la cupodel-la del Duomo di Firenze del Brunelleschi, con le nozioni attuali suldel-la gravità e la resistenza dei materiali la volta infernale descritta in questo modo è destinata a crollare, aumentando di 1 ordine di grandezza le di-mensioni il peso aumenta di 3 ordini di grandezza, con le relative conse-guenze.
Sì come alcuni hanno sospettato, non par possibile che la volta che l’Inferno ricuopre, rimanendo sì sottile quant’è di necessità se l’Infer-no tanto si alza, si possa reggere, e l’Infer-non precipiti …, oltre al rimanere non più grossa dell’ottava parte del semidiametro …. Al che facilmen-te si risponde, che tal grossezza è suffizientissima: perciò che, presa una volta piccola, fabricata con quella ragione, se arà di arco 30 braccia, gli rimarranno per la grossezza braccia 4 in circa, la quale non solo è bastante, ma quando a 30 braccia di arco se gli desse un sol braccio, e forse 1/2, non che 4, basteria a sostenersi.
Questi concetti saranno affrontati da Galileo con consapevolezza nella sua maturità nel “Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo”.
Sagredo: Io già mi sento rivolgere il cervello, e, quasi nugola dal bale-no repentinamente aperta, ingombrarmisi la mente da momentanea ed insolita luce, che da lontano mi accenna e subito confonde ed asconde imaginazioni straniere ed indigeste. E da quanto ella ha det-to parmi che dovrebbe seguire che fusse impossibil cosa costruire due fabbriche dell’istessa materia simili e diseguali, e tra di loro con egual proporzione resistenti.
Galieo tramite i versi di Dante trova anche le dimensioni di Lucifero. La faccia sua mi parea lunga e grossa
come la pina di San Pietro a Roma, e a sua proporzione eran l’altre ossa;
“Pina di San Pietro”
Inizialmente posta in San Pietro, dal 1608 venne collocata al centro dell'esedra del cortile del Bramante.
Dante connette la propria statura, quella di un gigante e quella di Lucifero in una proporzione:
Dante sta a un gigante come un gigante sta al braccio di Lucifero. Eseguendo la proporzione Lucifero è alto 1200 metri.
Le argomentazioni scientifiche di Galileo portarono alla vittoria della tesi di Manetti, ridando prestigio all’Accademia Fiorentina e alla città stessa.
Lo duca e io per quel cammino ascoso intrammo a ritornar nel chiaro mondo;
e sanza cura aver d’alcun riposo, salimmo sù, el primo e io secondo,
tanto ch’i’ vidi de le cose belle che porta ’l ciel, per un pertugio tondo.
“Inferno Dantesco – Manetti”
Bibliografia
Galileo. Contro i nemici del pensiero scientifico - Mario Livio Editore: Rizzoli - EAN: 9788817147408
https://www.liberliber.it/mediateca/libri/g/galilei/due_lezioni_all_ac-cademia/pdf/galilei_due_lezioni.pdf