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Giuseppe Finocchiaro, Vallicelliana segreta e pubblica. Fabiano Giustiniani e l'origine di una biblioteca universale, Firenze, Olschki, 2011

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304 bibliotheCAe.it editorialmente anche, se necessario,

gli esiti di qualche polemica contesa fra letterati professionisti, e vivendo nell’arco trisecolare della loro attività, tutte le varianti, positive e negative, di un lavoro prestato al servizio del pub-blico o delle autorità; accusando infi-ne, come moti altri artigiani del tempo, i primi disagi aziendali negli anni suc-cessivi alla peste e alla crisi secentesca.

L’indagine segue una, da tempo collaudata e rodata, metodologia che coniuga: la ricerca d’archivio e l’uso delle testimonianze originali reperibili da tali scavi documentari con l’inter-pretazione dei dati editoriali costruita sulla base del confronto e raffronto librario e dell’esame del manufatto materiale, affiancati dalla valutazione del contenuto disciplinare e tematico èdito (soprattutto nel caso dell’impor-tazione libraria cinquecentesca illecita e i rapporti degli stampatori con alcu-ne autorità ecclesiastiche).

Nella seconda parte del lavoro sono allestiti gli Annali che coprono l’intera produzione sino al XVII secolo, con le descrizioni bibliografiche allestite secondo un criterio short title ( però la paginazione è data per le cinque-se-centine e non per gli incunaboli) con il rinvio ai repertori d’uso, la localiz-zazione di un esemplare e la registra-zione di eventuali note d’esemplare interessanti (è taciuta l’ indicazione di posizione all’interno del volume esa-minato, cfr. scheda 10 di p. 298).

Anna Giulia Cavagna

Giuseppe finoCChiAro, Val-licelliana segreta e pubblica. Fabiano Giustiniani e l’origi-ne di una biblioteca universa-le, [Firenze], Leo S. Olschki, 2011,

XV, 193 p., ill; [32] c. di tav. (Mono-grafie sulle biblioteche d’Italia; 11), ISBN-13: 978-88-222-61250, € 25.

Una consistente messe di fonti, inedite, manoscritte, consente a F. di ripercorrere minuziosamente le origi-ni della biblioteca Vallicelliana, (1577 e poi 1581 con il lascito di A. Stazio) dalla prima sede e regolamenti, im-prontati alle Costituzioni dell’Ordine, ai suoi bibliotecari, fra cui il secondo Cesare Baronio, sino al funzionamento interno nel governo di prestiti, letture e organizzazioni della Tipografia pro-pagandistica, allestita già nel primo trentennio di vita. La biblioteca si con-figura come un luogo esplicitamente votato alla ricerca, mirata ma intellet-tualmente moderatamente aperta, una specie di laboratorio per l’indagine e la riflessione, confessionale, dove le fi-nalità propagandistiche e apologetiche si incrociano con una modernità di pensiero, di organizzazione e logistica interna.

All’alba del XVII secolo con il ge-novese oratoriano Fabiano Giustiniani si apre un secondo momento di vita per la biblioteca, con iniziative di in-ventariazione e indicizzazione (F. op-portunamente ricorda che l’Italia è la nazione che per prima avvia i catalo-ghi a soggetto) un riordino anche del mobilio e delle sale di lettura (dedi-cate a materie specifiche comeildirit-to). Giustiniani è l’autore del primo catalogo a soggetto della biblioteca

Index vniuersalis alphabeticus mate-rias in omni facultate pubblicato nel

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Recensioni 305 1612, ma con imprimatur di 2 anni

prima (che F. erroneamente definisce

privilegio di stampa ricorrendo alla

definizione di un diverso istituto giu-ridico; nella stampa è impresso alla carta [4] segnata †2v). Nel pieno Sei-cento la «biblioteca barocca» accoglie interventi di vari bibliotecari e operatori (fra cui artisti della caratura di Francesco Borromini); l’arrivo di lasciti e benefattori; la biblioteca si doterà di un funzionale archivio e di un gabinetto di curiosità.

Fra tutti questi elementi e fonti isti-tuzionali F. si muove con disinvoltura alla ricerca di: note di possesso (intel-ligentemente usate non a scopo stati-stico o banalmente descrittivo ma per desumere le pratiche d’uso e dunque intendendole come elemento storico e non pedissequamente nozionistico); antichi cataloghi; regolamenti e ordini, per smontare le varie vicende dell’ente, interpretarne la finalità ultima, confes-sionale, del suo esistere. La biblioteca non nacque per motivazioni di pietà o scopi pastorali, ma precisi program-mi di ricerca storico-umanistica a fini religiosi (la ricerca in certo senso non era libera ma orientata e infatti certi cataloghi venivan occultati appunto per non divulgare p. 21) per far stu-diare e far poi scrivere i propri letto-ri (cosa che fecero, come letto-risulta dalla consultazione dell’interno registro dei prestiti); fu dunque fin dal suo sorge-re un organismo ideologico votato alla comunicazione, che si servì della paro-la (scritta o stampata, dipinta o imper-sonata poco importa) per far parlare e scrivere, nato per affermare, difendere e diffondere la Riforma cattolica, la cui dottrina impronta, conseguentemente, l’ordine dei libri e la loro disposizione.

Nelle ricche appendici tutto il la-voro di smontaggio dei dati relativi

all’istituto e alla sua storia ritornano nelle trascrizione degli Indici,

costitu-zioni, decreti e mandati dell’ Ente, dei Possessori di manoscritti, incunaboli

e stampati postillati, dei Manoscritti della certosa di Trisulti e di quelli della Vallicelliana, e degli stampati; nell’e-lenco dei Bibliotecari, Archivisti e loro coadiutori e nella rassegna delle

Tavo-lette con i ritratti degli uomini illustri.

Chiude il volume l’elenco delle fonti manoscritte e a stampa, la bibliografia, l’elenco delle illustrazioni, dei mano-scritti vallicelliani e l’indice dei nomi.

Anna Giulia Cavagna

Paola zito, L’esagono imper-fetto. I libri proibiti della Bi-blioteca Brancacciana secon-do l’inventario del 1730 circa,

Pisa-Roma, Fabrizio Serra, 2012, 201 p., ill.; (Altera; 3), ISBN 978-88-6227-478-4, € 64,00.

A Napoli la prima libraria pubblica fu inaugurata nel 1691 con i libri della donazione del cardinale Francesco M. Brancaccio che l’aveva allestita a Roma e destinata per testamento alla capitale del Viceregno. Negli anni accrebbe la consistenza grazie al deposito legale, operante a partire dal 1742, o per via di successivi lasciti – attestandosi oggi su un patrimonio di 65 mila stampati circa – ma attraversò anche periodi di opacità e perdita di autonomia, rias-sorbita da altri Enti conservatori e di Studio.

Sono 4 i suoi cataloghi storici ma-noscritti: uno del 1647 diviso per classi; un successivo Indice alfabetico parziale per autori e titoli; un terzo

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